Memos


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Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare.

Raffaele Liguori vi accompagna nel suo giro quotidiano di conversazioni.

Memos è andato in onda in onda sulle frequenze di Rp (e in streaming su radiopopolare.it)
Autore: Radio Popolare
Ultimo episodio: 02/07/21 9:00
Aggiornamento: 25/04/24 7:03 (Aggiorna adesso)
Memos di venerdì 02/07/2021
L’Italia e l’antirazzismo alla Chiellini. L’originale trovata del capitano della nazionale, e dei vertici del calcio italiano, di inginocchiarsi ma solo per cortesia verso la squadra avversaria. Che cosa significa? “Significa vedere il razzismo come un problema degli altri, delle squadre che hanno al proprio interno un giocatore nero”, dice a Memos la filosofa della politica Giorgia Serughetti (università di Milano Biocca). “Mentre ai calciatori, personaggi pubblici, si chiede – racconta Serughetti - di prendere una posizione in una campagna globale (Black Lives Matter) che è contro le violenze della polizia sugli afroamericani e, in generale, contro il razzismo”. La seconda parte della puntata di oggi si occupa della pericolosa “passeggiata”, chiamiamola così, che la sinistra sta facendo sui bordi di un buco nero rappresentato dai Cinque Stelle di questi giorni. Gli alleati principali del Pd sono in frantumi e l’alleanza di centrosinistra rischia di non nascere mai. Il tutto mentre la destra radicale di Meloni e Salvini conferma nei sondaggi la propria solidità. Memos ne ha parlato con Mario Ricciardi, direttore della rivista Il Mulino e filosofo del diritto all’università Statale di Milano. Con la puntata di oggi si conclude il ciclo di Memos. Il promemoria sull’attualità di Radio Popolare entra definitivamente negli archivi di Rp. Dopo 7 stagioni, quasi 900 puntate, Memos chiude. ?Grazie a tutte e a tutti coloro che si sono alternati in questi anni al microfono come ospiti di questa trasmissione. E’ stato un piacere incontrarli. Soltanto nel corso dell’ultima stagione Memos ha ospitato 205 persone (57% uomini, 43% donne). Ma soprattutto un grazie speciale va a voi ascoltatrici e ascoltatori per la vostra generosità verso Radio Popolare. Continuate così, grazie! (Qui trovate l’archivio di tutte le puntate, dalla prima del 6 ottobre 2014 all’ultima di oggi 2 luglio 2021. Ci sono anche i testi di sette anni di appunti quotidiani per ciascuna puntata. https:/ / popolare.openradio.eu/ podcast/ popolare-memos.htm).
Memos di giovedì 01/07/2021
Oggi a Memos si è parlato di frutta e di parole. Prima il rapporto dell’associazione Terra, diretta da Fabio Ciconte, sulla crisi del mercato ortofrutticolo italiano. Un mercato sempre di più messo alle strette dai vincoli della standardizzazione dei prodotti: “un cibo bello – sostengono gli autori del rapporto - non è sempre buono per l’ambiente e l’agricoltura”. E poi la sociolinguista Vera Gheno ci ha condotti alla ricerca delle parole consapevoli che rendono efficaci le nostre conversazioni (“Trovare le parole. Abbecedario per una comunicazione consapevole” con Federico Faloppa, Gruppo Abele Edizioni 2021).
Memos di mercoledì 30/06/2021
G8, vent’anni fa a Genova. Di cosa parlarono in quei giorni di luglio del 2001 i leader riuniti a Palazzo Ducale? Quali scenari della globalizzazione prefigurarono? Qual era il profilo politico dei protagonisti? Bush e i neocon. Blair, Schroeder e il centrismo della terza via. Chirac, il gollista. Berlusconi, l’americano amico di Putin. Ospite: Luigi Bonanate, professore emerito di relazioni internazionali all’università di Torino.
Memos di martedì 29/06/2021
“Per la civiltà e la giustizia sociale”. E’ iniziata la raccolta di firme per il referendum abrogativo che vuole legalizzare l’eutanasia in Italia. Entro il 30 settembre dovranno essere raccolte 500 mila firme. Il referendum è stato promosso dall’associazione “Luca Coscioni” e dai Radicali italiani. Tra i promotori c’è Marco Cappato, l’esponente radicale e dell’associazione Coscioni che aiutò a realizzare la volontà di Fabiano Antoniani, dj Fabo, di mettere fine alla propria vita. Cappato, che è stato ospite oggi a Memos, ha raccontato che solo “una persona su mille può accedere all’aiuto alla morte volontaria in Svizzera. Sono pochi anche coloro che possono ottenere qualche cosa di simile a una eutanasia clandestina o di fatto. Invece, il diritto e le regole – secondo Cappato - sono quelle che devono valere per tutti e che danno in modo uguale a tutti la libertà di poter scegliere alla fine della propria vita. E’ un fatto che in democrazia deve essere garantito indipendentemente dalle disponibilità economiche o dalle conoscenze del paziente”. Così conclude Marco Cappato: “non si tratta di essere a favore o contro l’eutanasia, ma di scegliere tra un’eutanasia clandestina che c’è già (come ricordava sempre il professor Umberto Veronesi), un’eutanasia fatta di disperazione, abbandono, solitudine; e un’eutanasia legale dove il compito delle istituzioni è quello di avere regole chiare, facilitare la conoscenza, la libertà e quindi la responsabilità individuale”.
Memos di venerdì 25/06/2021
Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare.

Raffaele Liguori vi accompagna nel suo giro quotidiano di conversazioni.

Memos è andato in onda in onda sulle frequenze di Rp (e in streaming su radiopopolare.it)
Memos di giovedì 24/06/2021
Uno sfregio alla rivoluzione di Franco Basaglia, l’inventore dei centri pubblici di salute mentale, lo psichiatra che guardava negli occhi il paziente prima ancora della malattia; il medico che ha privilegiato le terapie fatte di relazioni e rifiutato le costrizioni e le violenze. Lo sfregio arriva da alcune decisioni della giunta del Friuli Venezia Giulia, guidata dalla destra, che mettono in discussione il modello Basaglia e le sue strutture. Memos ne ha parlato con Fabiana Martini, giornalista e consigliera comunale d’opposizione a Trieste, del Pd; e con Giovanni Carrosio, sociologo dell’ambiente, docente all’università di Trieste. Le parole di qualche giorno fa di Alberta Basaglia, figlia del grande psichiatra morto nel 1980, suonano come un appello alla mobilitazione: “stanno uccidendo l’eredità di mio padre. Quando saranno distrutti gli ultimi baluardi che dimostrano l’efficacia della riforma Basaglia, sarà più facile rinnegare la sua rivoluzione culturale”.
Memos di mercoledì 23/06/2021
Caporali, imprese di comodo, criminalità: è la coalizione dello schiavismo che sfrutta il lavoro bracciantile, soprattutto dei migranti. Ma in Puglia i lavoratori sfruttati cominciano a denunciare i propri aguzzini. A Memos il racconto del Procuratore capo della Repubblica di Foggia, Ludovico Vaccaro. “Sono decine le inchieste sullo sfruttamento – dice il procuratore Vaccaro - decine le aziende sottoposte a controllo giudiziario. E’ importante che l’ultima inchiesta sia partita da una denuncia di due lavoratori sfruttati, perché testimonia un cambiamento di rotta. In passato i primi a fuggire al nostro arrivo erano i migranti, perché temevano di perdere il lavoro. Ora, abbiamo recuperato la fiducia dei lavoratori sfruttati anche grazie all’aiuto dei sindacati”. Memos ha ospitato anche un commento della sociologa Annalisa Dordoni, dell’università di Milano Bicocca. I braccianti nei campi della Puglia e i fattorini della logistica al nord condividono la condizione di sfruttati. “Il lavoro della logistica come quello dei braccianti – sostiene Dordoni - è soprattutto lavoro migrante che nelle nostre società occidentali è connesso a forme di sfruttamento e ricattabilità. In paesi come il nostro vi è una struttura del lavoro che costruisce il seguente quadro: da un lato vi sono bacini e fonti di reclutamento per circuiti di caporalato; dall’altro vi sono situazioni di irregolarità dal punto di vista giuridico (penso al cosiddetto reato di clandestinità e alle norme del pacchetto sicurezza) che portano ad una estrema ricattabilità e quindi possibilità di sfruttamento”.
Memos di martedì 22/06/2021
I profughi nel mondo sono più di 82 milioni, quasi quanto la popolazione di un paese come la Germania. Lo raccontano i dati dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (ACNUR), diffusi in occasione della Giornata mondiale per il rifugiato del 20 giugno scorso. A Memos Valerio Calzolaio, giornalista e saggista, e la sociologa dell’università di Torino Magda Bolzoni. .Secondo Calzolaio “i dati diffusi dall’ACNUR sottostimano il dramma di chi è costretto a fuggire. Per essere censiti in quei numeri bisogna avere o lo status di rifugiato internazionale o di profugo interno. Per molte persone in fuga, però, questo status non si raggiunge mai. Allora non vengono censiti o vengono uccisi prima dai disastri naturali o dalle persecuzioni, e sono decine di milioni. L’Italia - conclude Calzolaio - non fa niente per accogliere i profughi. Anche l’Europa non è certo virtuosa. La maggior parte di loro viene accolta nei paesi poveri, con l’eccezione della Germania”. La sociologa Magda Bolzoni ricorda quali sono i pericoli da cui le persone scappano. “Si fugge da situazioni diverse. Da guerre, instabilità, terrorismo, desertificazione, eventi legati ai cambiamenti climatici. Si fugge anche da forti diseguaglianze in termini di accesso ad acqua, cibo e servizi. Le migrazioni forzate e “non forzate” sono un mix difficile da distinguere. Molto spesso le motivazioni si sovrappongono - sostiene Bolzoni - : situazioni di guerra, instabilità, persecuzioni si sommano a discriminazioni e attentati alla vita personali”.
Memos di venerdì 18/06/2021
Lina Khan, 32 anni, giurista laureata a Yale, docente alla Columbia Law School, è stata nominata dal presidente Usa Biden a capo dell’antitrust americana (FTC). E’ apertamente schierata contro i monopoli di Big Tech. La nomina di Khan potrà avere conseguenze a livello mondiale. Le concentrazioni di potere di società come Facebook, Amazon, Apple, Google, Netflix, Microsoft colpiscono la concorrenza e possono essere un danno anche per la democrazia. Nel 2017, in un paper sul Yale Law Journal (https:/ / www.yalelawjournal.org/ note/ amazons-antitrust-paradox) Khan ha denunciato la legislazione antitrust americana, ritenuta insufficiente di fronte alle minacce di monopoli come Amazon. “L'attuale quadro dell'antitrust - scriveva Lina Khan - non è in grado di catturare l'architettura del potere di mercato nell'economia moderna. Non possiamo conoscere i potenziali danni alla concorrenza posti dal dominio di Amazon, se misuriamo la concorrenza principalmente attraverso il prezzo e la produzione. In particolare, l'attuale dottrina sottovaluta il rischio di prezzi predatori e l'integrazione tra diverse linee di business che possono rivelarsi anti-concorrenziali”. Memos ha parlato di Lina Khan e delle conseguenze che può avere la sua nomina ai vertici dell’antitrust Usa, con la giornalista e saggista Roberta Carlini e l’economista Andrea Roventini, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Memos di giovedì 17/06/2021
Demografia asiatica e africana. In queste aree il XXI secolo continuerà ad essere un secolo di crescita della popolazione, come lo è stato il ‘900 per tutto il pianeta. La Cina, paese più popoloso al mondo ancora per poco, ha imboccato il sentiero dell’invecchiamento dei suoi abitanti, come accade da tempo in Occidente. Inoltre, nei prossimi anni inizierà un vero e proprio declino demografico cinese. In Italia il 2018 è stato l’anno della svolta, con la quota di anziani over 60 che ha superato i giovani under 30. Ma in Italia l’assistenza agli anziani non autosufficienti è quasi all’anno zero. E la riforma, di cui sta discutendo la commissione Paglia, spinge sulla domiciliarità dell’assistenza. Il rischio è far ricadere solo sulle famiglie il peso dell’aiuto agli anziani non autosufficienti. Memos ha ospitato oggi il demografo Alessandro Rosina e la sociologa Chiara Saraceno.
Memos di mercoledì 16/06/2021
Economia e sicurezza. L’Occidente in versione novecentesca (G7 e Nato) punta il dito contro Cina e Russia. A Memos ne abbiamo parlato con l’economista Alessia Amighini, docente all’Università del Piemonte Orientale e co-direttrice dell’Osservatorio Asia dell’Ispi; e con l’analista strategico Alessandro Politi, direttore del centro di ricerca “Nato Defense College Foundation”. Secondo Politi “la Nato ha trovato un consenso su come trattare Russia e Cina”. La Russia, sostiene Politi, è un problema oggettivo. “La Crimea è stata annessa in un modo totalmente illegale. In più c’è metà dell’Ucraina sottratta alla sovranità legittima del governo di Kiev. La Cina, invece, viene trattata sostenendo che rappresenta sia una sfida che un’opportunità. C’è, quindi, un trattamento differenziato tra Russia e Cina”. A ciò l’economista Alessia Amighini aggiunge un dato che riguarda la Russia e i suoi annunci (vedi il ministro degli esteri Lavrov) di volersi svincolare dal dollaro. “La Russia – sostiene Amighini - gioca in questo modo una carta nuova e lo fa in combutta con Pechino (che da tempo ha deciso di muoversi verso la propria de-dollarizzazione, ndr) perché da sola non riuscirebbe”.
Memos di martedì 15/06/2021
Ambiente e biodiversità, tutela degli ecosistemi e degli animali. E’ iniziato il lungo iter di modifica dell’articolo 9 della nostra Costituzione. La settimana scorsa il primo sì del Senato a larghissima maggioranza. La modifica costituzionale riguarda anche l’articolo 41. Si introduce tra i principi il rispetto della salute e dell’ambiente. Memos oggi ha ospitato Annalisa Corrado, co-portavoce di Green Italia; e Andrea Pertici, costituzionalista dell’università di Pisa. “Come ecologisti non possiamo che essere contenti”, sostiene Annalisa Corrado. “L’ambiente, l’ecosistema, la salute arrivano nell’ossatura del nostro ordinamento, nel fondamento primario del nostro paese. Questo significa che l’importanza di questi temi è arrivata al massimo del livello istituzionale possibile. E’ molto importante, anche solo dal punto di vista culturale. Sarà un riferimento che potrà essere utilizzato per far leva sul decisore politico, quando dovesse allontanarsi da questo principio. Dopodichè, il problema sta nell’attuazione”. Il costituzionalista Andrea Pertici è d’accordo con Annalisa Corrado: “non si può che dire bene dell’aggiunta di ambiente, biodiversità ed ecosistemi. Tuttavia – sostiene Pertici – il problema è ciò che verrà dopo. L’inserimento in un principio costituzionale di ambiente, biodiversità, dipenderà dalle leggi. E, come ci insegna la storia costituzionale italiana, molti principi che sono stati inseriti nella Costituzione nel 1948 hanno avuto attuazione soltanto molti anni dopo”.
Memos di venerdì 11/06/2021
Rimettere in sesto il rapporto tra esseri umani e natura, squilibrato dalla biodiversità maltrattata, dagli allevamenti intensivi e dalle emissioni di CO2. A Memos Sofia Belardinelli, ricercatrice di bioetica e etica ambientale all’università di Napoli, collaboratrice del magazine online di divulgazione scientifica dell’università di Padova “Bo Live” (https:/ / ilbolive.unipd.it/ ) e di Micromega. Del rapporto tra umano e natura discuteranno gli ospiti delle “Giornate della laicità” a Reggio Emilia nei prossimi tre giorni. A Memos la direttrice scientifica degli incontri Cinzia Sciuto, filosofa e giornalista di Micromega, presenta i temi degli incontri (https:/ / www.giornatedellalaicita.com/ ).
Memos di giovedì 10/06/2021
Memos oggi vi ha riproposto l'intervista a Branko Milanovic, uno dei maggiori studiosi delle disuguaglianze economiche e sociali. Milanovic è un economista, insegna negli Stati Uniti. Il suo ultimo libro pubblicato in Italia si intitola "Capitalismo contro capitalismo" (Laterza, 2020).
Memos di mercoledì 09/06/2021
Joe, le taxeur. Così la settimana scorsa titolava il quotidiano francese Liberation. Joe Biden, l’esattore. Secondo il quotidiano di sinistra francese è l’uomo delle tasse del momento. All’interno degli Stati Uniti ha aumentato le tasse sulle imprese dal 21 al 28%; all’estero ha premuto sui G7 per la tassa minima sulle multinazionali. La Casa Bianca di Biden sta cercando a tutti i costi di recuperare dal passato almeno l’immaginario del New Deal rooseveltiano o della Great Society di Lyndon Johnson. Riforme e politiche fiscali redistributive verso il basso. E così di equità, tasse sui ricchi, redistribuzione fiscale si torna a parlare dopo un quarantennio di tabula rasa neoliberista. E’ solo un’operazione cosmetica, di “fiscalwashing”? Oppure si vuole mettere mano alle diseguaglianze crescenti nelle nostre società? In questo caso basta la leva fiscale per ricomporre divari e disuguaglianze? Memos ha ospitato oggi Tommaso Faccio, docente di diritto tributario alla Nottingham University Business School e segretario generale della Commissione per la riforma della tassazione delle multinazionali (ICRICT). Insieme a lui, Elena Granaglia, docente di Scienza delle Finanze all’università di Roma Tre, che fa parte del Coordinamento del Forum Disuguaglianze Diversità.
Memos di martedì 08/06/2021
Il PNRR non se ne occupa, l’opinione pubblica appare distratta da altro. Perché sembrano non interessare più le concentrazioni nel settore della comunicazione e dell’informazione? Da qui parte la conversazione di oggi a Memos con Flavia Barca, consulente ufficio studi Rai, e Vincenzo Vita, giornalista, già parlamentare e sottosegretario in governi di centrosinistra, esperto di media e informazione. “Le concentrazioni editoriali di oggi – racconta Vita - sono difensive. Gli editori del mondo analogico sono terrorizzati dai nuovi oligarchi delle piattaforme digitali (Facebook, Google, Amazon, Microsoft). I vecchi editori decidono le concentrazioni al solo scopo difensivo e nella speranza che aggregandosi possano difendersi meglio. Le concentrazioni di oggi – conclude Vita - hanno un sapore un po’ diverso da quelle che abbiamo conosciute in altre epoche degli anni ruggenti”. Per Flavia Barca ci sono due temi chiave. “Il primo tema – sostiene - è il significato delle concentrazioni. Si tratta di processi figli degli sconvolgimenti economici degli ultimi anni e che rappresentano un cambiamento radicale dei paradigmi di competizione. Oggi per competere e sopravvivere sui grandi mercati della comunicazione – racconta Flavia Barca - è necessario essere grandi, BIG, e ciò significa espandersi a livello internazionale e concentrarsi a livello nazionale. C’è un secondo tema fondamentale, riguarda l’esigenza di una spazio pubblico di discussione. Governo e cittadinanza-attiva dovrebbero contrapporre a queste concentrazioni un dibattito pubblico. La mancanza di uno spazio di discussione limita i ragionamenti sugli assetti proprietari, su ciò che queste concentrazioni producono in termini di pluralismo, di trasparenza dell’informazione”.
Memos di venerdì 04/06/2021
Il blocco che non blocca. E’ quello dei licenziamenti. La sociologa del lavoro Giustina Orientale Caputo (dell’università Federico II di Napoli) ha raccontato a Memos che le statistiche dell’Istat mostrano tutt’altra situazione rispetto al blocco dei licenziamenti. “Nel periodo aprile 2020-aprile2021 – racconta la professoressa Orientale Caputo – sono diminuiti gli occupati permanenti (con contratto a tempo indeterminato) di 222 mila unità. Mentre nello stesso anno sono stati assunti in 229 mila con contratti a tempo determinato. La realtà dell’Istat è la seguente: primo, nonostante il sacrosanto blocco dei licenziamenti, in Italia sono stati persi 222 mila posti di lavoro; secondo, le contemporanee assunzioni a termine di 229 mila lavoratori/ trici potrebbero voler dire che negli ultimi decenni in Italia c’è stato un processo di sostituzione delle tipologie di lavoro. E cioè – conclude la sociologa della Federico II – che a fronte di contratti permanenti, con garanzie, gli imprenditori preferiscono assumere lavoratori senza protezioni. Le imprese dunque chiedono un lavoro meno garantito, più flessibile, a condizioni più basse e con una qualità sempre peggiore”. A Memos oggi anche il giurista Alessandro Somma (dell’università La Sapienza di Roma) per il quale il Piano per la ripresa (PNRR) contiene diverse stringenti condizionalità che lo fanno assomigliare in alcuni tratti ai vecchi Memorandun imposti dalla Troika (Bce, Fmi, Commissione europea) ai paesi europei in crisi finanziaria.
Memos di giovedì 03/06/2021
Scuola, sta per finire un anno di restrizioni e pendolarismo forzato tra lezioni a distanza e in presenza. Memos ha ospitato un’insegnante di scuola elementare, Antonella Meiani, e un neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, Stefano Benzoni. “Le tracce negative di quest’anno sono sicuramente tante”, racconta Meiani. “C’è anche un desiderio che sento dai bambini e dalle bambine – aggiunge Meiani - e cioè quello di riappropriarsi del mondo, del loro corpo e di tutto quello che al corpo è stato negato”. Stefano Benzoni ha messo in evidenza quanto il malessere dei bambini e dei ragazzi fosse presente già in precedenza. “La realtà – sostiene Benzoni - è che la situazione della gestione della salute mentale era già critica in passato. Prima del Covid la situazione era la seguente: le richieste delle famiglie alle unità di neuropsichiatria infantile erano raddoppiate negli ultimi dieci anni e le risorse pubbliche dedicate dallo stato alla neuropsichiatria infantile dimezzate. Eravamo in una situazione in cui solo un utente su due riusciva ad accedere ai servizi, solo un utente su tre riusciva a ricevere un intervento e solo uno su tre riusciva ad essere accolto in un reparto per il ricovero. Oggi – prosegue Stefano Benzoni – scopriamo che non ci sono letti di neuropsichiatria infantile, ma non è l’emergenza Covid! Anche prima della pandemia i letti per la neuropsichiatria infantile non c’erano. Ma di questo non si parlava. Ora, la pandemia ci ha permesso di parlarne e questo è un bene, se ne parliamo bene. E’ un bene che si recuperi una attenzione verso il tema della salute mentale, un’attenzione che non può seguire mode e contingenze. Perchè? Perchè la metà delle persone che hanno un disturbo psichiatrico in età adulta ha avuto un esordio di problemi psicologici e psichiatrici in età infantile”. Stefano Benzoni conclude la sua ricostruzione di un quadro drammatico di disattenzione verso i problemi della salute mentale, ricordando che di fronte alla carenza cronica di risorse occorrono interventi mirati e coordinati.
Memos di martedì 01/06/2021
La Repubblica italiana e i suoi 75 anni. Domani 2 giugno è un anniversario speciale per la Repubblica nata dalla Resistenza al nazifascismo. Il 2 giugno 1946 si vota per il referendum monarchia-repubblica e per l’Assemblea Costituente. Per la prima vota in Italia votano anche le donne. In 75 anni di storia quante “repubbliche” ha avuto l’Italia? Memos ha chiesto ad alcuni/ e studiosi/ e di raccontarne almeno quattro: la repubblica dei valori civili (Maurizio Viroli, filosofo e teorico della politica), la repubblica della parità di genere (Marilisa D’Amico, costituzionalista), la repubblica della sovranità violata (Massimo Villone, costituzionalista) e la repubblica dei partiti (Simona Colarizi, storica).
Memos di venerdì 28/05/2021
PNRR e salute. Un gruppo di scienziati ha bocciato il piano di Draghi: “non c’è alcun riferimento alla prevenzione”. A Memos il professor Francesco Forastiere, medico ed epidemiologo, ha spiegato le conseguenze di questa omissione, dopo averle scritte in un articolo per la rivista online “Scienza in rete”. Oggi a Memos siamo tornati a parlare delle origini incerte del virus Sars-Cov-2. La pandemia di Covid-19 è la conseguenza di un salto di specie dagli animali agli umani? Oppure è frutto di un errore di laboratorio? Ospite in trasmissione la dottoressa Elisa Vicenzi che è a capo dell’unità di ricerca in “Patogeni Virali e Biosicurezza” dell’Ospedale San Raffaele di Milano. “Conoscere l’origine del virus Sar-Cov-2 è importante anche per il futuro”, racconta la dottoresssa Vicenzi. “Se non conosciamo l’origine di questa pandemia – sostiene - come potremo affrontare le prossime pandemie?”
Memos di giovedì 27/05/2021
Sperimentazioni. La stagione delle elezioni dei sindaci è di fatto aperta. Si voterà in autunno (la data non è ancora stata fissata) nelle principali città italiane: da Roma a Milano, da Torino a Napoli, a Bologna. Coinvolti in totale quasi un migliaio di comuni, tra grandi e piccoli. In queste elezioni si sperimentano alcune forme di organizzazione della politica che prendono spunto da alcune pratiche americane. Memos presenta oggi due casi: TiCandido (con il Forum Disuguaglianze&Diversità) e Futura. La prima si ispira al modello organizzativo dei “political action committee” americani, i PAC. La seconda invece fa proprio il modello dei “caucus” statunitensi, cioè le assemblee dove si designano i candidati. Ospiti per parlare delle due esperienze: Mattia Diletti, ricercatore in scienza politica alla Sapienza di Roma. Insegna scienza politica e Sistemi politici e istituzionali; Marwa Mahmood, consigliera comunale Pd a Reggio Emilia; Ugo Mattei, giurista e attivista per i beni comuni, candidato sindaco a Torino.
Memos di mercoledì 26/05/2021
Appalti pubblici, regole a rischio. Il governo Draghi vuole modificare le norme attuali. E’ uno degli impegni presi con la Commissione europea nel PNRR (pag.61). Le indiscrezioni sulle modifiche hanno preoccupato i sindacati, soprattutto per le parti che riguardano subappalti e massimo ribasso. A rischio ci sono salari e sicurezza di chi lavora. Quella degli appalti è materia molto tecnica, ma ciò non significa che sia una cosa solo per “tecnici”. Gli appalti pubblici toccano questioni importanti: il funzionamento di servizi e infrastrutture essenziali; il livello di legalità in un paese; le condizioni di lavoro. Su questo tema, potremmo dire, si gioca un pezzo importante dello stato di salute di una democrazia. Memos oggi ha ospitato Michele Corradino, già membro dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione (ANAC), oggi magistrato e presidente di sezione del Consiglio di Stato (autore di “L’Italia immobile”, Chiarelettere 2020). Con Corradino abbiamo ricostruito un vademecum minimo dei contratti pubblici. Che cos’è un appalto pubblico? Chi sono i soggetti coinvolti? Quali sono i criteri di assegnazione dei lavori? Quali sono i rischi della deregulation sul massimo ribasso e sui subappalti? Ospite a Memos anche Sara Spartà, giurista, specialista in appalti pubblici e studi sull’amministrazione pubblica. Spartà ha analizzato l'intreccio tra appalti e mafie, le infiltrazioni della criminalità organizzata.
Memos di martedì 25/05/2021
“I primi fondi del PNRR dovrebbero arrivare in Italia durante l’estate e il processo di approvazione del piano italiano da parte dell’Europa dovrebbe essere abbastanza rapido”. A Memos l’intervista con l’economista Marco Leonardi, capo dipartimento alla programmazione economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, uno dei luoghi dove è stato elaborato il Piano per la ripresa. Che effetti avrà sulla crescita dell’economia? Voi stimate un moltiplicatore superiore a 1 (per ogni euro di spesa si genera più di un euro di crescita del Pil). Alcuni sostengono si tratti di una stima ottimistica? “Per essere onesti, sulle stime dei moltiplicatori hanno sempre sbagliato tutti. Il tema vero - sostiene Marco Leonardi - è quanti di questi soldi del Piano, 191 miliardi, riusciremo a spendere in maniera rapida e solida, come sapremo trasformarli in opere, infrastrutture servizi. Questo è il moltiplicatore vero, la sua stima è quella che è”. Leonardi rivendica la scelta europea di aver prima stanziato i fondi e poi richiesto di fare le riforme. “Ricordiamoci - dice - che se avessimo affrontato la crisi come nel 2008 e nel 2011, cioè imponendo riforme, austerità e tagli della spesa pubblica invece di fare politiche espansive, avremmo sbagliato anche questa volta come sbagliammo allora”. Perché le politiche contro le disuguaglianze non sono al centro del PNRR? “La parte sull’inclusione – racconta Leonardi - è saldamente dentro il piano, dove c’è istruzione, ricerca, sanità, asili nido, lavoro. Sono parti che riguardano l’inclusione, il piano non è solo digitale e verde. Molti altri paesi hanno parti più contenute sull’inclusione. Noi ci siamo impegnati molto se guardiamo le cifre su sanità, lavoro, istruzione e ricerca. Quindi non è che non c’è. Per quanto riguarda le disuguaglianze – prosegue il professor Leonardi - la tassazione della ricchezza tendenzialmente è una cosa giusta. Va bene la proposta del segretario del Pd Letta sulla tassa di successione, andrebbe rafforzata sicuramente, ma il posto giusto è la riforma fiscale. Non è dentro il PNRR, ma è un suo accompagnamento. A fine mese dovremmo presentare le linee di una delega al governo a fare la riforma fiscale. Dovrebbero essere approvate in parlamento a fine luglio. La commissione di esperti per affrontare la riforma fiscale, che a questo punto spero produca un ragionamento sulla tassa di successione e una tassa sulla ricchezza, dovrebbe partire subito dopo l’estate. Quindi – conclude il suo ragionamento l’economista di Palazzo Chigi - una riforma fiscale potrebbe avere una sua definizione, se non quest’anno, l’anno prossimo. Non sfuggono a nessuno i tempi un po’ lunghi di questa riforma fiscale. In parlamento le forze politiche non sono tutte d’accordo, quindi è un tema che verrà discusso a lungo, non solo in questo governo, ma anche nei governi prossimi”.
Memos di giovedì 20/05/2021
“Ricomporre i divari” (Il Mulino, 2021) è il titolo di una ricerca fatta da una settantina tra architetti, urbanisti, geografi, sociologi, per lo più del Politecnico di Milano. L’Italia delle aree metropolitane, delle aree interne e l’Italia di mezzo è l’oggetto della ricerca. Le principali politiche in queste aree (per l’abitare, per la mobilità, per trasporti, sanità e scuola) possono essere anche politiche per l’uguaglianza sociale e la transizione ecologica? Che differenze ci sono, su questi temi, tra la ricerca del Politecnico e il PNRR? Risponde Arturo Lanzani, geografo e urbanista del Politecnico di Milano, uno dei coordinatori della ricerca. A Memos anche la sociologa Giovanna Procacci e il suo resoconto sul processo di Locri all’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
Memos di mercoledì 19/05/2021
Mafia e PNRR, la criminalità organizzata e l’arrivo in Italia di miliardi di euro dall’Europa. Come si preparano le mafie? Ospite a Memos il sociologo Rocco Sciarrone: “le mafie – racconta - trovano nelle situazioni di emergenza un habitat ideale per prosperare, svolgere i loro affari, offrire i loro servizi e quindi affermarsi. Il flusso di denaro legato all’emergenza sanitaria rappresenta una struttura di opportunità favorevole per l’azione delle mafie”, sostiene il professor Sciarrone. Ospite a Memos anche Alessandra Dolci, magistrata a capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano. Quali settori rischiano di più? “Il settore della gestione dei rifiuti”, spiega Dolci. “E quindi quelli delle energie rinnovabili, dell’economia sostenibile in generale. Poi c’è il settore storico della presenza mafiosa che è quello dell’edilizia. E il settore del turismo e della ristorazione. Ci sono anche i settori della logistica, dei servizi a basso impatto tecnologico”. In che modo le mafie cercheranno di accaparrarsi i fondi del PNRR? “Da anni – dice Alessandra Dolci - fanno sistema con un certo mondo imprenditoriale, si avvalgono di abili professionisti e quindi direi che sono in grado di architettare operazioni di carattere societario complesse per intercettare questi fondi”. E’ stato fatto tutto il possibile per evitare che la mafia metta le mani sul Pnrr? “Tutto ciò che era prevedibile – sostiene la procuratrice antimafia - è stato fatto. Credo molto nel sistema della prevenzione. Esempio: il registro dei titolari effettivi delle società, che doveva essere istituito negli scorsi mesi. Per quanto ne so, è ancora in attesa del decreto attuativo. E’ un elemento molto importante per disvelare situazioni di opacità dietro le quali si cela la presenza della criminalità organizzata”. Ospite a Memos anche Leonardo Ferrante, di Libera e Gruppo Abele, sul monitoraggio civico e il Pnrr.
Lezioni di antimafia: Nando dalla Chiesa
Decimo e ultimo incontro del quinto ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatore: Nando dalla Chiesa. Il titolo della sua lezione: “In nome di tutte le vittime, in nome della giustizia”. La lezione si è svolta il 10 maggio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 14/05/2021
“O facciamo la riforma della giustizia o perdiamo tutti i 191 miliardi del Recovery. Il governo si sta giocando tutto”. Parola della ministra della giustizia, Marta Cartabia. Gli interventi sull’ordinamento giudiziario ci saranno, sono fuori discussione. Dal processo penale a quello civile, fino al Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo garante dell’autonomia delle toghe. Quale sarà la direzione politica che prenderanno queste riforme? E’ ancora difficile dirlo. Preoccupa, però, il fatto che questa tornata riformatrice avvenga in uno dei momenti di maggiore crisi della magistratura. In questi ultimi due anni c’è stato prima il caso Palamara, con l’intreccio tra esponenti politici, membri del Csm, magistrati, per pilotare nomine e posti di potere. E poi, più recentemente, il caso dei verbali dell’avvocato Piero Amara e lo scontro tra magistrati su come gestirli. C’è poi il contenuto di quelle carte: la loggia massonica raccontata da Amara, fatta di magistrati, politici, forze dell’ordine, imprenditori, esiste davvero? Nuovamente, si intravede un intreccio tra pezzi di politica e di magistratura con l’obiettivo di condizionare scelte politiche e orientamenti giudiziari delle toghe. Preoccupa, come dicevo, il fatto che la debolezza attuale della magistratura possa rafforzare le posizioni di chi la vuole meno indipendente dagli altri poteri. Memos ha ospitato oggi la giurista Grazia Mannozzi, docente di diritto penale all’Università dell’Insubria; e Alberto Vannucci, docente di scienza politica all’Università di Pisa.
Memos di giovedì 13/05/2021
Che cos’è un brevetto? Sospenderne l’applicazione sui vaccini anti-Covid fa aumentare la produzione dei vaccini stessi? Disapplicare il brevetto sui vaccini blocca il circuito dell’innovazione delle imprese farmaceutiche? Memos ha girato queste e altre domande a Massimo Florio, economista all’Università Statale di Milano. Sulla svolta di Biden, il sostegno alla sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid, il professor Florio sostiene che il capo della Casa Bianca aprirà un negoziato con Big Pharma e da una posizione di forza. Per tre ragioni: la prima, ci sono stati oltre dieci miliardi di finanziamenti da parte del governo Usa alla ricerca farmaceutica. La seconda ragione è che i brevetti che attualmente sono stati depositati dalle industrie farmaceutiche, in particolare da Moderna e da Pfizer, utilizzano in maniera cruciale una serie di invenzioni che sono state sviluppate all'interno dell'istituto diretto da Fauci (principale consulente in materia di vaccini degli Usa). La terza ragione è che la Food and Drug Administration (agenzia di regolazione del farmaco), avendo approvato i vaccini in solo un anno (di solito ne occorrono dieci), ha dato un vantaggio enorme alle imprese farmaceutiche. Memos ha ospitato oggi anche l’antropologa della Statale di Milano Angela Biscaldi. La professoressa Biscaldi è autrice di uno studio sulle conseguenze delle misure anti-Covid sui nostri cinque sensi (“La perdita dei sensi di prossimità”, Treccani 2021).
Memos di mercoledì 12/05/2021
Democrazia europea cercasi. Il 9 maggio scorso, festa dell’Europa, c’è stato il lancio della “Conferenza per il futuro dell’Europa”. Un’assemblea che coinvolgerà 450 tra deputati, nazionali ed europei, governi, Commissione e gruppi di rappresentanze di cittadini. Non è ancora chiaro come verranno utilizzate le conclusioni di un anno di discussioni e proposte sull’Europa. L’Unione Europea resta un’architettura istituzionale molto sbilanciata dove i governi nazionali gestiscono il grosso del potere, dove la Commissione dipende dai governi nazionali e il parlamento europeo eletto dai cittadini ha meno poteri di qualsiasi parlamento nazionale. La democrazia delle istituzioni europee resta ancora incompleta. Memos ne ha parlato con Piervirgilio Dastoli, collaboratore di Altiero Spinelli, storico dell’integrazione europea. Ospite anche l’economista Antonella Stirati (Università di Roma 3) per parlare dell’Europa del futuro attraverso Next Generation EU: gli effetti dei piani di rilancio sulla crescita dell’economia; le scarse risorse effettive messe a disposizione dall’Europa ai governi nazionali al di là della grandi cifre stanziate; la gestione dei debiti pubblici accumulati, tra rischi di ritorno a forme di austerità fiscali e appelli alla cancellazione di quote di debito.
Lezioni di antimafia: Daniela Marcone, Lorenzo Sanua e Rosy Tallarita
Nono incontro del quinto ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatori/ trici: Daniela Marcone, Lorenzo Sanua e Rosy Tallarita. Il titolo della loro lezione: “La domanda di verità dei familiari delle vittime e la giustizia negata”. La lezione si è svolta il 3 maggio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 07/05/2021
Ultradestra, la ricerca di Cas Mudde oltre la democrazia liberale. Oggi Memos ha ospitato il politologo olandese Cas Mudde, 54 anni, che insegna ad Athens (Geogia, Stati Uniti) e a Oslo (Norvegia), per parlare del suo ultimo libro “Ultradestra” (Luiss, 2020). Mudde indaga l’ultradestra definita come “la destra antisistema, ostile alla democrazia liberale”. Questa destra, secondo il politologo olandese, si divide in due sottogruppi: l’estrema destra, che rifiuta l’essenza della democrazia, vale a dire la sovranità popolare e il principio di maggioranza. L’altro sottogruppo dell’ultradestra è la destra radicale che, invece, accetta l’essenza della democrazia, ma si oppone ad elementi fondamentali della democrazia liberale (diritti delle minoranze, stato di diritto, separazione dei poteri). Nell’intervista a Memos Cas Mudde dà un’interessante spiegazione del perché l’ultradestra è uscita dalla marginalità politica in Occidente. Secondo il politologo olandese, dopo l’11 settembre nella discussione politica c’è stato “il passaggio dai temi socio-economici ai temi socio-culturali. Da un lato l'11 settembre ha posto in primo piano questioni come l'identità, l'insicurezza; dall'altro, c’è stata la convergenza tra centrodestra e centrosinistra sulle questioni economiche. Quindi – conclude Cas Mudde - i partiti principali avendo meno da discutere delle questioni socio-economiche, hanno iniziato a discutere di più su questioni legate all'identità e alla sicurezza e queste sono le questioni che fanno guadagnare l'estrema destra”. L’intervista a Cas Mudde è preceduta da una breve introduzione della teorica della politica, Nadia Urbinati.
Memos di giovedì 06/05/2021
Governare la società del dopo Covid. E’ il titolo di un documento politico scritto da un gruppo di studiosi (economisti, sociologi, scienziati politici) e offerto alle forze politiche della sinistra. Da Gianfranco Pasquino a Piero Ignazi, da Elena Granaglia a Valeria Termini, Mario Ricciardi, Giovanni Dosi: ecco il network di studiosi che dopo un paio di incontri, tra dicembre e marzo scorsi, ha elaborato quel documento di sintesi (https:/ / ripensarelasinistra.it) presentato oggi a Memos da Salvatore Biasco (economista) e Nadia Urbinati (teorica della politica). Per il professor Biasco l’obiettivo centrale del loro lavoro è stato “immaginare una società del post-Covid che sia partecipata, che mobiliti le persone mentre corregge le varie disuguaglianze, dove l’economia sia governata, il capitalismo sia costretto a produrre risultati coerenti con l’interesse pubblico”. Per la professoressa Urbinati il lavoro del network ha indicato in cinque funzioni i caratteri che possono individuare le forze politiche del campo del centrosinistra a cui il documento si rivolge. “La prima – sostiene Urbinati – è la funzione del pubblico, dello stato. La seconda: gli indirizzi strategici connessi a missioni di ricerca. Terza: indirizzi generali capaci di aver ripercussioni nel Mezzogiorno e nelle aree in ritardo del centro-nord. Quarta: le grandi imprese pubbliche orientate da mandati specifici coerenti e per un obiettivo-paese. Quinta – conclude Urbinati – la governance e l’architettura dei processi che non devono essere calati dall’alto”.
Memos di mercoledì 05/05/2021
La pandemia, la morte che si trasforma e la recessione delle nascite. Memos ha ospitato oggi Asher Colombo, sociologo all’università di Bologna e presidente dell’istituto di ricerca “Carlo Cattaneo”. Colombo ha appena pubblicato un saggio (“La solitudine di chi resta. La morte ai tempi del contagio”, Il Mulino 2021) in cui racconta come lo sconvolgimento della vita sociale causato dal Covid_19 abbia avuto riflessi sulla morte e i suoi riti (l’ultimo saluto, il funerale, la sepoltura). Sono riti, occasioni di socialità, sospesi dalla pandemia e, a differenza di altri aspetti, non più recuperabili. Il professor Colombo per spiegare i mutamenti dell’idea sociale di morte ha condotto una serie di interviste a medici, infermieri, sacerdoti, imprese funebri e, soprattutto, ha analizzato i testi dei necrologi. “Il cambiamento principale riguarda la sostituzione della buona morte con la cattiva morte”, dice il professor Asher Colombo. “La “buona morte” è quella in cui il defunto muore circondato dai propri cari, una morte – racconta Colombo - a cui ci si prepara. Improvvisamente, con la pandemia, arriva la “cattiva morte” oppure - come dice un medico che ho intervistato - la “morte antica”, una morte a cui non siamo più preparati. Il libro – conclude il sociologo - descrive le varie strategie che le famiglie hanno utilizzato per ricucire la ferita inferta dalla pandemia col sequestro della ritualità tradizionale della morte”. La puntata di Memos si conclude con un’intervista al fondatore del giornale “Il Bullone”, Bill Niada.
Lezioni di antimafia: Maria Luisa Iavarone
Ottavo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatrice: Maria Luisa Iavarone, presidente dell’Associazione A.R.T.U.R. (Adulti Responsabili per un Territorio Unito contro il Rischio) contro la marginalità e il bullismo e docente all’Università di Napoli Parthenope...Il titolo della sua lezione: “Dalle colpe dei minori alle assenze degli adulti tra responsabilità educativa e pedagogia civile”. La lezione si è svolta il 26 aprile 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto”.
Memos di venerdì 30/04/2021
Bassa produttività, alta disuguaglianza (2). Torniamo sui contenuti del PNRR, dopo la puntata di ieri. Memos oggi ha ospitato la sociologa Chiara Saraceno e l’economista Gianfranco Viesti (autore di “Centri e Periferie”, Laterza 2021).
Memos di giovedì 29/04/2021
Bassa produttività, alta disuguaglianza. Il PNRR deve raddrizzare i principali squilibri economici e sociali dell’Italia, insieme al clima e alla transizione digitale. Mission impossible? Il PNRR da 273 pagine è stato appena licenziato dal Parlamento. Nel documento del governo si indica la bassa produttività come il male dei mali dell’economia. Nella visione di Draghi la produttività – più che le diseguaglianze – diventa l’obiettivo, il punto di riferimento di tutte le politiche, insieme agli altri due fattori: la crescita dell’economia e dell’occupazione. Memos oggi ha ospitato due economisti: Patrizia Luongo, del Forum Disuguaglianze e Diversità, e Andrea Roventini, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Memos di mercoledì 28/04/2021
Si potevano salvare, ma non è stato fatto. Per la strage di migranti, con oltre cento vittime, nel Mediterraneo ci sono dei responsabili. Li ha denunciati papa Bergoglio, a cui ha chiesto di provare vergogna. Li ha indicati il direttore per il Mediterraneo dell’OIM (organizzazione internazionale per le migrazioni), Laurence Hart: ”La responsabilità c'è ed è innanzitutto politica. In questo momento – sostiene Hart - più che mai è importante fare squadra e invece qui ognuno continua a giocare la sua partita. Dovrebbero essere tutti seduti allo stesso tavolo, Italia, Malta, Libia, gli altri paesi costieri, ma soprattutto l'Europa”. Memos ha ospitato oggi Cecile Kyenge, ex ministra dell’integrazione nel governo Letta (2013), ex parlamentare europea (2014-2019), oggi medica di medicina territoriale anti-Covid nel padovano. Ospite anche la giornalista e scrittrice Bianca Stancanelli e il sociologo di Eurispes e presidente dell’associazione Tempi Moderni, Marco Omizzolo.
Lezioni di antimafia: Gianrico Carofiglio
Settimo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatore: Gianrico Carofiglio, scrittore, parlamentare per una legislatura con il Pd, ex magistrato. Il titolo: “Il racconto della giustizia fra realtà e finzione romanzesca”. La lezione si è svolta il 19 aprile 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 23/04/2021
Un gigantesco trasferimento di ricchezza, dai poveri ai ricchi. In vent’anni, tra il 1995 e il 2016, il 50% più povero della popolazione (25 milioni di persone) ha perso l’80% della propria ricchezza. Nello stesso periodo lo 0,1% più ricco (50 mila persone) ha aumentato del 70% la quantità di ricchezza a disposizione. E’ una delle conclusioni di un articolo appena pubblicato da Cepr (https:/ / tinyurl.com/ RicchiPoveriIta) sulla concentrazione della ricchezza in Italia e sulle disuguaglianze. Memos ha ospitato uno degli autori: Salvatore Morelli, economista all’università di Roma Tre e membro del coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità. “È un’ “inversione nelle fortune” avvenuta nelle nostre società dalla metà degli anni ’90 ai giorni nostri”, racconta Morelli a Memos. “Nel ’95 uscivamo da una crisi finanziaria molto grave, iniziava una fase di declino macroeconomico dell’Italia. Si tratta di un periodo non solo di grande stasi dei redditi aggregati della nostra economia, ma anche di varie riforme strutturali (mercato del lavoro, pensioni) e del susseguirsi di almeno una grave crisi finanziaria seguita da una crisi del debito sovrano”. A Memos Morelli spiega le ragioni che hanno fatto dell’Italia, nel corso di quel ventennio, un paese che arricchisce i più ricchi e impoverisce i più poveri.
Memos di giovedì 22/04/2021
Quali segnali arrivano dalla Germania della grande transizione politica, del passaggio da Angel Merkel ai suoi eredi? Memos è tornato sul tema anche oggi e lo ha fatto con due analisti. Nadia Urbinati, teorica della politica che insegna alla Columbia University di New York; e Alfio Mastropaolo, scienziato della politica dell’università di Torino. Per Nadia Urbinati ci sono due segnali che arrivano dal caso tedesco. “Il primo è che chi ha governato durante il Covid_19 ha pagato un costo alto. La Cdu di Merkel è crollata. Dall’altro – prosegue la professoressa Urbinati – tra le opposizioni c’è il partito verde che si presenta in modo diverso. Annalena Baerbock è una novità, è riuscita a contenere alcune caratteristiche tradizionali dei verdi: la severità dei principi, una quasi religiosità nei comportamenti, la virtuosa etica nel controllo dei propri bisogni e comportamenti per difendere la natura. Baerbock – secondo Urbinati - ha smussato gli angoli fideisti, oltranzisti dei verdi e ha assegnato al partito una capacità di aspirare alla leadership del paese”. Anche per Alfio Mastropaolo sono due i segnali che arrivano dalla Germania. Secondo il politologo i sondaggi dimostrano che “c’è ancora una larga fetta dell’elettorato tedesco che non vuole la destra populista al governo. Inoltre i due partiti storici sono in declino. La socialdemocrazia e i democristiani. Quindi – prosegue il professor Mastropaolo - anche la destra tradizionale tedesca è in difficoltà. Quindi c’è un problema: difficile trovare una soluzione alla crisi che non sia né la proposta populista tradizionale; né la proposta neoliberale, declinata dalla Cdu e – bisogna riconoscerlo – anche dalla Spd. C’è il tentativo di trovare una Terza Via con la proposta dei verdi – conclude Mastropaolo - che però non credo sia replicabile in altri paesi”.
Memos di mercoledì 21/04/2021
La Germania e il dopo Merkel. I Grunen – dopo il sorpasso della Cdu negli ultimi sondaggi - sognano una cancelliera verde, Annalena Baerbock, neo-candidata alla guida del governo per il partito verde. I democristiani della Cdu e della Csu (il partito regionale bavarese di Markus Soeder) sperano invece di non azzuffarsi più dopo i litigi sull’eredità di Angela Merkel che hanno portato alla scelta del candidato centrista Armin Laschet. “La Cdu esce indebolita da questo scontro, avrà delle conseguenze a livello territoriale – racconta a Memos il giornalista Lorenzo Monfregola - soprattutto nelle regioni orientali dove Soeder avrebbe probabilmente evitato una perdita di voti verso Afd e la destra nazionalista ”. Ospite a Memos anche Alexandra Geese, deputata europea dei verdi tedeschi, che così descrive la neo-candidata verde. “Annalena Baerbock – racconta Geese – è una donna che non ha paura e che ha voglia di arrivare ai vertici per cambiare davvero le cose. Ha valori e obiettivi molto chiari - prosegue l’eurodeputata dei Verdi - che sono soprattutto la tutela del clima, e quindi combattere la crisi climatica in modo finalmente radicale ed efficace, ma anche creare una società in cui ci sia più giustizia sociale. Allo stesso tempo – conclude Alexandra Geese - è bravissima a trovare compromessi. E’ stata capace di impostare un dialogo con l’industria tedesca che inizialmente è stata estremamente scettica verso i verdi al governo”.
Lezioni di antimafia: Mauro Palma
Sesto incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatore: Mauro Palma, garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. ..Il titolo della sua lezione: “Costituzione ed esecuzione penale. Il ruolo del Garante”. La lezione si è svolta il 23 marzo 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 16/04/2021
Il cristianesimo puro di Bergoglio e lo spirito primitivo del capitalismo di Boris Johnson. Il papa, parlando di vaccini e della loro condivisione, ha definito il condividere la proprietà l’essenza del “cristianesimo puro, non del comunismo”. Il premier britannico, invece, ha attribuito il merito della disponibilità di vaccini in Gran Bretagna non agli investimenti pubblici che ci sono stati, ma al “capitalismo e all’avidità” che lo anima. Quale spirito dei tempi interpretano Bergoglio e Johnson? “Johnson interpreta la voglia di un ritorno al passato”, dice il sociologo Marco Revelli, ospite a Memos. Per l’economista Laura Pennacchi, ospite della puntata di oggi, “la straordinaria novità di Bergoglio non è tanto nel rapporto con le origini del cristianesimo, quanto con la visione sociale dell’oggi da parte della Chiesa e con l’eredità politica che ci lascia il neoliberismo”. E come giudicare il neoliberismo che tenta di autoriformarsi? Il riferimento è a diverse prese di posizione, più o meno recenti, di ambienti del capitalismo globale (Pennacchi ne parla nel suo ultimo libro “Democrazia Economica”, Castelvecchi). Ad esempio, il documento della Business Roundtable americana (associazione dei manager più potenti negli Stati Uniti) che due anni fa ha chiuso con la dottrina Friedman (1970) che affidava all’impresa il solo obiettivo di massimizzare i profitti, trascurando qualsiasi altro obiettivo, anche di tipo sociale. Per Pennacchi e Revelli i tentativi di autorevisione del neoliberismo sono il riconoscimento di un fallimento e il tentativo di evitare un tracollo.
Memos di giovedì 15/04/2021
Gran Bretagna, un fallimento la lotta al riciclaggio del denaro sporco di mafie e colletti bianchi. L’Economist ha lanciato l’allarme: “stiamo perdendo la guerra” (https:/ / www.economist.com/ finance-and-economics/ 2021/ 04/ 12/ the-war-against-money-laundering-is-being-lost). C’è una responsabilità del sistema bancario che non controlla adeguatamente, sostiene il settimanale britannico. Ma una colpa ce l’hanno anche quei governi che hanno “esternalizzato al settore privato gran parte del lavoro di polizia”, in pratica c’è stata una privatizzazione dell’apparato di controllo. Ma ciò che l’Economist non dice riguarda altre modalità di lotta al riciclaggio: come si fa a combattere la ripulitura del denaro di origine criminale quando ci sono paesi (i paradisi fiscali o finanziari), riconosciuti dalla comunità internazionale, che sono ritenuti dei porti sicuri per custodire capitali di dubbia provenienza? Memos oggi ha ospitato il criminologo dell’università di Oxford in Gran Bretagna, Federico Varese. Nella seconda parte della puntata di oggi siamo tornati sulla vicenda delle intercettazioni dei giornalisti da parte delle procure di Trapani e Locri con la sociologa Giovanna Procacci che sta seguendo – anche per Memos – il processo di Locri contro l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
Memos di mercoledì 14/04/2021
La giustizia della sorveglianza. Appare così la giustizia esercitata “in nome del popolo italiano” dalle parti delle procure di Trapani e di Locri. Sorvegliati. E’ questa la condizione degli oltre quaranta giornalisti finiti nella rete delle intercettazioni delle procure di Trapani, dove indagano le Ong e le loro operazioni di salvataggio nel Mediterraneo; e di Locri, dove sotto inchiesta (ora sotto processo, da quasi due anni) c’è finito il sistema dell’accoglienza dei migranti costruito dall’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano. Salvataggi e accoglienza! E un pezzo dell’informazione che li ha raccontati. Ora hanno scoperto tutti di essere stati ascoltati per mesi. Conversazioni, si legge negli articoli che le hanno rivelate, che riguardano anche la vita privata delle persone. Il sistema della sorveglianza ha squadernato in pubblico un catalogo di conoscenze riservate, private, professionali, numeri, indirizzi. Tutti ora consultabili on demand da parte di magistrati, avvocati della difesa e delle parti civili. L’ascolto attraverso le intercettazioni, oltre che pratica invasiva e a volte l’unica ad esempio per le indagini di mafia, è anche una pratica oggettivamente dissuasiva. Potrebbe indurre ad una silenziosa discrezione su temi fondamentali, immigrazione e accoglienza. Memos oggi ha ospitato uno dei giornalisti che ha rivelato sul proprio giornale le intercettazioni di Trapani, si tratta di Andrea Pellegrino (Domani). Ospite anche l’avvocata Caterina Malavenda, esperta di diritto dell’informazione.
Memos di martedì 13/04/2021
Passato e futuro del Covid_19. Qual è l’origine del virus SARS-CoV-2? Le quattro ipotesi (e i relativi giudizi) fatte dagli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità inviati a Wuhan: la trasmissione zoonotica diretta dall'animale all'uomo (spillover, da possibile a probabile); il passaggio per un ospite intermedio seguito da spillover (da probabile a molto probabile); l'introduzione del virus nella comunità attraverso la catena del freddo di conservazione dei cibi (possibile); l'introduzione del virus nella comunità per un incidente di laboratorio (estremamente improbabile). Memos ne ha parlato con Simonetta Pagliani, medica di medicina generale, che scrive Scienza in Rete. Stefano Vella, docente di Salute Globale all’università Cattolica di Roma ha invece raccontato alcuni scenari futuri legati all’evoluzione della pandemia. “Questo virus – sostiene il professor Vella - resterà con noi per sempre. L’ipotesi probabile è che la pandemia si trasformerà in una endemia, il virus resterà intorno a noi”.
Memos di venerdì 09/04/2021
Gli eccedi nazifascisti in Jugoslavia, centinaia di migliaia le vittime. Il 6 aprile 1941, ottant’anni fa, l’invasione della Jugoslavia da parte dei militari fascisti italiani. Oggi un appello al presidente Mattarella di oltre un centinaio di storici (Giulia Albanese, Giovanni De Luna, Chiara Colombini, Davide Conti, Eric Gobetti, Marcello Flores, Paolo Rumiz e tanti altri) cerca di dare luce ad una vicenda rimasta da allora in un cono d’ombra della storia. (Qui si può leggere l’appello con le adesioni https:/ / www.reteparri.it). Memos ha ospitato gli storici Eric Gobetti e Raoul Pupo. Pupo è il curatore di una importante mostra online sui fatti del 1941 a cui ha lavorato anche Gobetti. La mostra si intitola “A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-1943” (qui è possibile visitarla https:/ / www.occupazioneitalianajugoslavia41-43.it).
Memos di giovedì 08/04/2021
Quanto “green” è il piano di Biden per le infrastrutture? Memos ha ospitato Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, anche per fare alcune valutazioni sul ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani. E poi sempre oggi a Memos: inflazione da anti-Covid. E se i piani di rilancio dell’economia facessero ripartire una spirale inflazionistica? Lo abbiamo chiesto all’economista Valeria Termini (Università Roma Tre), studiosa di energia ed economie sostenibili.
Memos di mercoledì 07/04/2021
A fine mese scadono i termini per consegnare il Recovery Plan italiano all’Europa. “Un piano che avrà effetti non sufficienti sull’economia”, dice uno studio pubblicato sulla Review of Political Economy da un gruppo di economisti italiani. Oggi alle 13 a Memos è stato ospite uno di loro, Riccardo Realfonzo, e Rossella Muroni, deputata, ex presidente di Legambiente. “Il Next Generation EU può avere effetti non sufficienti, può essere inadeguato per l’economia – racconta il professor Realfonzo - I 750 miliardi di euro previsti sono solo un terzo di quanto messo in campo dagli Stati Uniti di Biden. Nel nostro articolo siamo arrivati alla conclusione che le risorse messe in campo in Europa non riusciranno a determinare una ripresa adeguata della produzione e del Pil. L’impatto sulla crescita sarà modesto. Il Pil italiano non dovrebbe riuscire a tornare ai livelli del 2019 entro il 2025. Nonostante le ingenti risorse che saranno investite – conclude il professor Realfonzo - il Pil italiano rimarrà ben al di sotto dei livelli del 2019 e del 2007”. A Memos la deputata Muroni ha poi raccontato che il PNRR portato al voto per alcuni pareri in aula nei giorni scorsi era ancora la bozza del governo Conte2. Il governo Draghi, secondo Muroni, porterà il piano aggiornato in parlamento prima di consegnarlo alla Commissione di Bruxelles entro il prossimo 30 aprile.
Memos di martedì 06/04/2021
Reddito di cittadinanza, tra misura di contrasto alla povertà e misura di distribuzione del reddito. A seconda dei casi – spiega a Memos Elena Granaglia, economista all’università di Rome Tre e del Forum Diseguaglianze e Diversità – può essere o meno giustificato legare il percepimento di un assegno ad un percorso di reinserimento lavorativo. “Ad esempio, se il reddito di cittadinanza (rdc) è visto come misura di contrasto alla povertà – racconta la professoressa Granaglia - allora è coerente prevedere una forma di attivazione al lavoro. Diversamente se pensiamo al rdc come misura redistributiva (...) allora non avrebbe senso richiedere di lavorare”. A Memos Elena Granaglia ricorda i punti di forza (contrasto alla povertà) e di debolezza (obbligo lavori di comunità) delle norme attuali sul rdc. Inoltre, l’economista del Forum Disuguaglianze Diversità segnala che all’interno del PNRR (Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza) ci sono pochi riferimenti ai temi della redistribuzione del reddito, dell’equità e della giustizia sociale. “La ragione – dice la professoressa Granaglia – è che abbiamo una visione del welfare basata su due gambe: una gamba del capitale umano (rafforzare le persone perché possano poi aiutarsi da sé), e un’altra gamba dove si dà solo un aiuto residuale agli esclusi e vulnerabili”.
Memos di venerdì 02/04/2021
Crolla il saldo migratorio in Italia. Nel 2020 si è registrato il livello più basso della differenza tra entrate e uscite dall’Italia negli ultimi venti anni (80 mila circa). Sono dati dell’Istat che l’Istituto Cattaneo di Bologna ha rielaborato in una propria ricerca. Nel primo decennio degli anni Duemila il saldo migratorio era stato in media di 250 mila unità; negli anni dieci è calato a 200 mila unità. Nel 2020, come dicevamo, 80 mila. Memos ha ospitato il presidente del Cattaneo, il sociologo Asher Colombo, per presentarci i risultati della loro ricerca. In chiusura della trasmissione il commento di Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale che si occupa di immigrazione.
Memos di giovedì 01/04/2021
Lo stragismo terroristico mafioso del 1993 e i suoi mandanti esterni a Cosa nostra. La procura di Firenze, che indaga su Dell’Utri e Berlusconi, potrebbe essere vicina ad una svolta. Lo ha raccontato a Memos Attilio Bolzoni, giornalista e scrittore, cronista e studioso di mafia da quarant’anni, scrive per il quotidiano Domani. Secondo Bolzoni le indagini della procura fiorentina “sono arrivate ad un punto mai raggiunto nei trent’anni precedenti. Ritengo – racconta Bolzoni - che i magistrati di Firenze abbiano degli elementi – e non solo quelli fiorentini – per arrivare ad una decisione clamorosa”. Nel corso della puntata Bolzoni ricorda anche gli ultimi sviluppi del caso di Antonello Montante, l’ex capo della Confindustria siciliana, due anni fa condannato in primo grado per associazione a delinquere e corruzione.
Memos di mercoledì 31/03/2021
Europa e Stati Unti, i piani multi-miliardari per rilanciare l’economia e uscire dalla crisi pandemia. Negli Usa il presidente Joe Biden sta tentando - con il piano approvato ai primi di marzo - una manovra di redistribuzione del reddito per contenere le disuguaglianze. Ma c’è chi agita, forse fuori tempo massimo come l’ex capo economista del Fmi Olivier Blanchard, lo spettro dell’inflazione. In Europa i tempi si annunciano molto più lunghi di quelli americani, con l’incognita del giudizio della Corte costituzionale tedesca sulla legittimità del Recovery Plan in Germania. Entro l’estate dovrebbero essere varati i piani nazionali e arrivare i primi anticipi degli stanziamenti europei. L’Europa sta provando una via d’uscita morbida dall’austerità. E a Berlino gli economisti della cancelliera Merkel hanno già trovato una nuova formula per sostituirla: il pragmatismo fiscale. Memos oggi ha ospitato gli economisti Annamaria Simonazzi, professoressa di economia politica, e Francesco Saraceno, docenti di macroeconomia internazionale ed europea a Sciences Po (Parigi) e Luiss (Roma).
Memos di martedì 30/03/2021
E’ stato uno degli assiomi del neoliberismo delle origini: colpire e affondare il pubblico, esaltare il privato. E lo è ancora, laddove la dottrina neoliberista resta imperante. Soltanto l’anno della pandemia è riuscito a scalfire il dogma “privato è bello”. Chi, fino ad un momento prima della diffusione del virus, era stato il difensore ortodosso della sanità privata, si è dovuto ricredere – almeno a parole – rivalutando l’indispensabile carattere pubblico della sanità. Memos oggi ha ospitato i curatori del libro “Pubblico è meglio” (Donzelli, 2021), Altero Frigerio e Roberta Lisi. Si tratta di una raccolta di conversazioni sul perché il pubblico è meglio. Ospiti a Memos anche il costituzionalista Gaetano Azzariti, la giornalista Monica Di Sisto, l’ecologista Anna Donati, la sindacalista della Cgil Gianna Fracassi e l’economista Andrea Roventini.
Memos di venerdì 26/03/2021
Una laurea honoris causa per la scuola e l’insegnamento. E’ quella ricevuta da Francesco Lorenzoni, maestro elementare per 40 anni a Giove (Terni), una vita impegnata nell’insegnamento, nella sperimentazione e nell’innovazione scolastica. L’università Milano-Bicocca ha riconosciuto il carattere straordinario dell’attività in campo scolastico, e della formazione primaria, del maestro Lorenzoni ospite oggi a Memos. La laurea – dice Lorenzoni – “è un riconoscimento a me, ma anche a tante maestre e maestri che si impegnano costantemente con le bambine e i bambini per migliorare questa nostra scuole di base”. La puntata si chiude con un aggiornamento della sociologa Giovanna Procacci sul processo in corso a Locri contro l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
Memos di giovedì 25/03/2021
Il vaccino e i suoi usi non convenzionali. Sì, proprio così! Con le fiale anti-Covid ci sono paesi che hanno deciso di giocare una propria partita geopolitica. La Cina, con le sue dosi di vaccino, sta puntando soprattutto sull’Africa, tramite l’Etiopia. L’India, con la sua enorme industria farmaceutica, sui paesi vicini (Bangladesh, Sri Lanka, Myanmar). La Russia è divisa tra Africa e America Latina. Memos ha ospitato oggi lo studioso di relazioni internazionali David W. Ellwood. Negli anni si sono modificati anche i modi di concepire i vaccini. Dall’antipolio all’anti-Covid il passaggio è stato epocale. “Dal sistema basato su scienza e mercati aperti - racconta l’economista Ugo Pagano del Forum Disuguaglianze Diversità - si è passati ad uno fondato sulla chiusura di entrambi, sia la scienza che i mercati”. E’ il capitalismo basato sulla privatizzazione della conoscenza e sui monopoli intellettuali.
Memos di mercoledì 24/03/2021
Il valore dell’acqua. E’ il tema centrale del rapporto Onu sull’acqua di quest’anno, presentato lunedì 22 marzo a Parigi. Come si valuta l’acqua? Cosa crea il valore dell’acqua? Quanto pesano ancora – nel valutare il valore dell’acqua – i paradigmi economicisti (valore d’uso e di scambio)? Perché è, invece, importante che assumano valore anche quei paradigmi, oggi trascurati, che fanno riferimento all’immaterialità, come la cultura, la creatività e altri? Per parlarne Memos ha ospitato Cinzia Thomareizis, del comitato italiano “Contratto Mondiale sull’Acqua” e Matteo Colleoni, docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio e delegato per la sostenibilità dell’Università Milano-Bicocca. Entrambi sono anche tra i curatori di un progetto sul consumo responsabile dell’acqua (BeviMi) che coinvolgerà gli studenti di tre università milanesi: Bicocca, Statale e Politecnico. Il progetto – presentato a Memos – partirà il prossimo autunno con l’inizio del nuovo anno accademico.
Lezioni di antimafia: Sebastiano Ardita
Quinto incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatore: Sebastiano Ardita, magistrato, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Messina, già direttore generale dell’ufficio detenuti e responsabile dell’attuazione del regime 41bis. Titolo della quinta lezione: “Storie vissute di ricatto allo Stato, tra leggi speciali e condizioni carcerarie dei detenuti”. La lezione si è svolta il 9 marzo 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 19/03/2021
P2, quarant’anni fa la scoperta degli elenchi di Licio Gelli. Il 17 marzo 1981 la perquisizione nell’ufficio del “venerabile” negli stabilimenti della Giole di Castiglion Fibocchi (Arezzo) permette di svelare un “sistema di potere occulto” che voleva governare l’Italia. Così lo chiama uno dei suoi scopritori, il giudice Giuliano Turone che 40 anni fa, insieme al suo collega Gherardo Colombo, inviò una pattuglia di finanzieri di Milano ad effettuare le perquisizioni. “Il sistema P2 – racconta il giudice Turone a Memos - è un meccanismo grazie al quale gruppi di potere fanno sì che le decisioni rilevanti vengano prese attraverso percorsi sotterranei e invisibili, in modo tale da dare la sensazione ai cittadini di essere governati da una democrazia, ma in realtà da una democrazia svuotata dall’interno dei suoi caratteri essenziali”. Due mesi e mezzo dopo la perquisizione di Castiglion Fibocchi, il 4 luglio 1981, viene ritrovato quel documento che è un po’ la carta politica e ideologica della P2. E’ il cosiddetto “piano di rinascita democratica”, redatto tra il ‘75-76. “Il Piano di rinascita democratica di Gelli – secondo Giuliano Turone - non è altro che una sorta di costituzione, regolamento, di quel colpo di stato strisciante che era il sistema di potere occulto. Dal piano emerge lo statuto del sistema di potere occulto P2 che, non a caso, tra il ‘75-76 e la fine del 1980 ha il suo massimo di potere e gestisce – sostiene il giudice Turone -tutto quello che accade in quel quinquennio. Grazie alle indagini, fatte allora e successivamente, è emerso che il sistema di potere occulto lo troviamo dappertutto. C’è sia dietro al caso Moro, che dietro la strage di Bologna”. Le analisi di Giuliano Turone sono raccolte in un libro dal titolo “Italia Occulta” (Chiarelettere, 2021) che la prossima settimana uscirà in una edizione aggiornata.
Memos di giovedì 18/03/2021
La memoria delle vittime innocenti di mafia. Si avvicina la giornata nazionale del 21 marzo, dal 2017 proclamata con una legge dello stato. Ospite di Memos Enza Rando, vicepresidente di Libera, l’associazione che ha ideato le manifestazioni in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Con Rando abbiamo fatto un bilancio della gestione dei beni confiscati a 25 anni dalla legge sul riutilizzo a fini sociali dei beni sottratti ai mafiosi: circa la metà dei beni non viene riutilizzata. Ricordati anche i tentativi di condizionamento della gestione dei beni da parte di gruppi di interessi, la vicenda Montante (l’ex vicepresidente di Confindustria con delega alla legalità) e la scalata all’agenzia nazionale dei beni confiscati. Chiude la puntata Pierpaolo Farina, ideatore e direttore di Wikimafia-Libera Enciclopedia sulle mafie, che ha presentato l’incontro di stasera su “Mafia e Potere” con la responsabile della DdA di Milano Alessandra Dolci, la giurista Stefania Pellegrini e il sociologo Nando dalla Chiesa.
Memos di mercoledì 17/03/2021
250 mila posti di lavoro a rischio, un centinaio i casi di gravi crisi aziendali. E’ l’Italia del crack pandemico che sta sul tavolo del ministro dello sviluppo Giorgetti. Quando se ne occuperà il ministro? Quali azioni verranno decise? In quali condizioni arriveranno queste imprese quando si saranno esaurite le politiche di aiuto e al loro posto arriveranno gli interventi selettivi? Memos ha ospitato Silvia Spera, che per la Cgil si occupa delle crisi industriali, e l’economista Fedele de Novellis (Refe Ricerche).
Memos di martedì 16/03/2021
Osservatorio sulla violenza contro le donne (https:/ / ovd.unimi.it). E’ stato presentato all’università Statale di Milano in un incontro online al quale hanno partecipato - tra gli altri e le altre - anche Marilisa D’Amico, costituzionalista e prorettrice della Statale, curatrice dell’evento; e Manuela Ulivi, avvocata, presidente e co-fondatrice della Casa di Accoglienza Donne Maltrattate (CADMI) di Milano. Entrambe sono state ospiti di Memos. L’evento “Settimana della Legalità” (https:/ / lastatalenews.unimi.it) nasce dalle celebrazioni delle giornate per la memoria di Guido Galli, magistrato e docente universitario, assassinato il 19 marzo 1980 proprio alla Statale di Milano da un gruppo terroristico di Prima Linea. A Memos l’avvocata Ulivi racconta: “il femminicidio è solo la punta dell’iceberg. Noi dobbiamo pensare che ci sono migliaia e migliaia di donne che subiscono violenza psicologica, economica e poi anche fisica. I centri anti-violenza - prosegue Ulivi - hanno fatto un lavoro molto importante, e cioè far emergere tutto questo, aiutando migliaia di donne”. Per quanto riguardo l’Osservatorio sulla violenza contro le donne, “faremo attenzione – dice la professoressa D’Amico – a come la violenza viene non solo giudicata, ma anche rappresentata. Cercheremo di trattare con l’Osservatorio questo fenomeno complesso sulla base di una ricchezza, la più ampia possibile, di dati: decisioni, fatti, norme”.
Memos di venerdì 12/03/2021
Senza il Sud non c’è ricostruzione possibile dell’Italia. E’ il senso di un documento in dieci punti firmato da un gruppo di docenti universitari e destinato al governo Draghi impegnato in questi giorni nella stesura del Recovery Plan. Memos ha ospitato uno dei promotori, l’economista Gianfranco Viesti (Università di Bari). Con lui hanno firmato Enrica Morlicchio e Paola de Vivo (Università Federico II di Napoli), Alfio Mastropaolo (Università di Torino) e Maurizio Franzini (Università La Sapienza di Roma), e altri/ e. Ospite a Memos oggi anche Maria Panariello, dell’associazione ambientalista Terra! che si occupa di diritti e agricoltura. Panariello ha curato l’ultimo rapporto di Terra! sulla diffusione del caporalato in Europa.
Memos di giovedì 11/03/2021
Riarmo italiano. Cresce la spesa militare. L’aumento che si ricava dalle carte della legge di bilancio del 2021 è chiaro. Dal bilancio del ministero della Difesa risulta una crescita di circa 1 miliardo e 600 milioni di euro, passando da 22 miliardi e 940 milioni a 24 miliardi e 540 milioni. Memos ho ospitato Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne della Rete italiana Pace e Disarmo, collaboratore di AltraEconomia. Perché cresce la spesa militare? Nel Recovery Plan ci sono fondi che finiranno all’industria degli armamenti? Perché gli Stati Uniti (anche nella versione dell’amministrazione Biden) vogliono che gli alleati europei della Nato spendano di più per la difesa? Ospite anche Serena Giusti, docente di Relazioni internazionali alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e ricercatrice dell’Ispi. Che idea di Europa ha la Casa Bianca di Joe Biden? Se l’obiettivo strategico che Washington assegna all’Europa è quello di contenere la Russia e la Cina, quali sono le posizioni dei principali paesi europei?
Memos di mercoledì 10/03/2021
McKinsey, il Mef e il Recovery Plan. E’ solo un “aiutino” al governo oppure il colosso americano della consulenza strategica con i suoi supporti orienta anche le scelte dell’esecutivo sul piano (PNRR)? Le rivelazioni di Radio Popolare del 5 marzo scorso generano ancora molti interrogativi. Memos ha ospitato l’economista Giovanni Dosi, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa: “è una tendenza che viene da lontano – dice il professor Dosi riferendosi ai contratti delle PA con società di consulenza private – Viene dal liberalismo integralista che si è affermato dal 1980 in poi nei diversi paesi. Il mantra era: pubblico è brutto, privato è bello. Si è poi esteso il dominio delle cose che prima erano pubbliche e che poi sono diventate private. Tutta l’evidenza suggerisce che non è vero – conclude Dosi - basti pensare alle privatizzazioni delle partecipazioni statali in Italia: un fallimento!”. Ospite a Memos anche Sabina De Luca, una lunga carriera nella Pubblica Amministrazione (PA), oggi fa parte del coordinamento de Forum Disuguaglianze e Diversità. “Veniamo da moltissimi anni di prolungato disinvestimento nella PA del nostro paese. Ci sono diffuse inadeguatezze. Se oggi non cogliamo l’opportunità di un piano come il Recovery Plan per rafforzare la nostra PA, allora saremo sempre tentati di ricorrere a scorciatorie come quelle delle consulenze esterne. Consulenze – aggiunge De Luca – che di per sé non sono un male, se aggiungono quella competenza specialistica che momentaneamente la PA non possiede, ma i cui utilizzi la PA è in grado di orientare in modo preciso ”.
Lezioni di antimafia: Lucia Castellano
Quarto incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatrice: Lucia Castellano, direttrice generale al ministero della Giustizia, già direttrice del carcere di Bollate. Titolo della lezione: «Carcere dei diritti e pena scontata sul territorio: costruire sicurezza sociale». La lezione si è svolta il 22 febbraio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 05/03/2021
Occupazione e salari, quando il divario di genere è vera disuguaglianza. A Memos la sociologa Enrica Morlicchio, dell’università Federico II di Napoli, racconta l’importanza del lavoro per le donne come fattore di riscatto. “L’occupazione – dice la professoressa Morlicchio - è lo strumento principale di emancipazione delle donne; significa avere la libertà di decidere della propria vita, di uscire dalle mura domestiche, significa creare un capitale sociale, come dicono i sociologi”. In Italia l’occupazione penalizza le donne: ci sono i più bassi tassi di occupazione d’Europa, la disoccupazione recente è soprattutto femminile (secondo l’Istat, a dicembre 2020 su 101 mila posti di lavoro persi in un mese, 98 mila erano di donne). Anche gli stipendi erodono il diritto alla parità salariale di genere. “Gli ultimi dati di Eurostat – spiega il sociologo Simone Fana – sono significativi. Il gap salariale è dettato dal fatto che le donne sono occupate in rapporti di lavoro di breve durata, spesso sono rapporti temporanei e part-time. Il part-time riguarda una donna su due e, tra queste, per una donna su cinque si tratta di part-time involontario. Questa condizione – secondo l’Eurostat – determina una differenza del 20% tra le retribuzioni annuali delle donne e quelle degli uomini”.
Memos di giovedì 04/03/2021
Vaccini, il mercato non ce la fa. Occorre una infrastruttura pubblica a livello europeo per produrli e distribuirli. E’ la proposta di Massimo Florio, economista all’università Statale di Milano, per superare le tendenze alla concentrazione del mercato farmaceutico. Perchè il mercato non ce la fa? La ragione - secondo il professor Florio - è che l’industria farmaceutica prima dell’emergenza Covid ha preferito concentrarsi sui farmaci per le malattie croniche, molto più redditizi di quelli per le malattie infettive. Ma si può curare la salute avendo come obiettivo la massimizzazione del profitto e non il bisogno di cura delle persone? No, secondo Massimo Florio. E per questa ragione occorre una “BioMed Europea”, una infrastruttura pubblica sul modello Cern o Agenzia Spaziale Europea, per fare ricerca, produrre e distribuire farmaci e vaccini che il mercato – in una situazione ordinaria - non produrrebbe a sufficienza. Oltre al professor Florio, Memos ha ospitato oggi anche Viviana Galli, coordinatrice dell’Alleanza europea per ricerca e sviluppo responsabili e farmaci a prezzi accessibili. Con lei abbiamo parlato dei contratti sui vaccini stipulati dalla Commissione europea con un gruppo di aziende farmaceutiche.
Memos di mercoledì 03/03/2021
Un mese di Draghi. Il 3 febbraio scorso l’ex presidente della Bce riceveva l’incarico da Mattarella di formare il governo. A Memos ne parliamo con Ida Dominijanni, giornalista e saggista, e con Gianfranco Pasquino, professore emerito di scienza politica all’università di Bologna. Che cosa significa il silenzio programmatico di Draghi? Governo politico, con ministri dei partiti e non: è stata una spartizione? “C’è una forma gerarchizzata di governo - sostiene Dominijanni – C’è un gotha nelle mani di tecnici e il resto ai partiti. Le leve principali del potere e della spesa sono nelle mani della banca centrale, di manager pubblici e privati, dell’alta burocrazia, di esercito e polizia”. Per il professor Pasquino “la qualità di questa democrazia è bassa. Sento – dice Pasquino – una leggera restrizione del dibattito pubblico. Alcune cose non si possono dire. Draghi è stato osannato”. Cosa pensa delle trasformazioni nel M5S? “Positive, se non perde la rappresentanza dei ceti sociali svantaggiati. Il Cinque stelle – sostiene Pasquino – può servire da contrappeso alla carica tecnocratica già fin troppo presente al governo”.
Memos di martedì 02/03/2021
Che fine ha fatto il WTO? Dopo l’esordio e la contestazione altermondialista dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, tra la metà e la fine degli anni ‘90, il WTO è entrato in un cono d’ombra dal 2001, senza più riprendersi. Il multilateralismo è andato così in soffitta, mentre il modello neoliberista è rimasto l’unico pilastro del governo del mondo. Di WTO si è ripreso a parlare recentemente, con l’arrivo della nuova Direttrice Generale Ngozi Okonjo-Iweala, ex ministra delle Finanze della Nigeria, prima donna ad assumere questo ruolo di massima responsabilità. Il WTO è anche il luogo dove sta prendendo corpo una campagna internazionale contro il monopolio di Big Pharma sui vaccini anti-Covid_19. A ottobre India e Sud Africa hanno presentato al Wto una richiesta di sospendere l’applicazione dei brevetti per i trattamenti del Covid-19, secondo l’accordo sulla proprietà intellettuale dell’organizzazione (Trips). La richiesta è sostenuta da un centinaio di paese, esclusi gli Usa e i paesi dell’Unione Europea. Memos oggi ha ospitato due economisti: Alessia Amighini, dell’università del Piemonte Orientale (“Finanza e Potere. Lungo le Nuove Vie della Seta”, Bocconi 2021); e Paolo Guerrieri dell’università La Sapienza di Roma.
Memos di venerdì 26/02/2021
Vaccini, transizione ecologica e digitale, ambiente e democrazia, centralità delle relazioni sulle cose. Luciano Floridi, docente di filosofia ed etica dell’informazione all’università di Oxford, riprende a Memos alcuni temi della sua ricerca scientifica. La centralità degli esseri umani che vacilla, messa in discussione da quattro secoli di rivoluzioni da Copernico a Turing, passando per Galileo e Freud, rappresenta uno spartiacque nella storia dal XVI secolo ad oggi. Lo spazio lasciato vuoto dall’individualità, secondo Floridi, può essere riempito da un nuovo paradigma, più adeguato al XXI secolo, che privilegia le relazioni alle cose.
Memos di giovedì 25/02/2021
Europa, tra aiuti e vaccini. Non si parla d’altro nel vecchio continente: dei soldi del Recovery Plan e dei vaccini che non arrivano a sufficienza per combattere la pandemia. Fondamentale il programma Next Generation EU, ma non basta. “Se dal progetto di aiuti e prestiti – dice Lorenzo Marsili ospite di Memos - scaturirà quell’unione fiscale, politica ed economica capace di rimettere in moto un sistema finanziario ed economico che non funziona più, allora avremo compiuto un primo passo, uno spartiacque, in un cammino verso una federazione economica e politica europea”. Lorenzo Marsili è saggista, filosofo, direttore di European Alternatives (ong internazionale). A Memos parliamo di alcune tracce del presente che possono servire a capire quale sarà il futuro dell’Europa. I rischi di una transizione ecologica che ignori l’ambiente; il pericolo che la transizione digitale non sia un processo lineare, ma che possa portare ad una torsione della democrazia (attraverso i monopoli delle Big Tech, il capitalismo della sorveglianza). E poi il futuro della vigilanza sui conti pubblici dei paesi dell’Unione. E’ finita definitivamente l’austerità, torneranno e in che forma i patti di stabilità e i fiscal compact? Infine, la prova dei vaccini per questa Europa malata di Covid-19. Un mezzo fallimento. Com’è stato possibile? La Commissione di Bruxelles si rivela più adatta a capire i codici del finanzcapitalismo che non della salute pubblica e dei vaccini? Memos ne ha parlato con Laura Iacovone, economista dell’università Statale di Milano, esperta di industria farmaceutica.
Memos di mercoledì 24/02/2021
Draghi, Giavazzi e il fisco. Gli stralci sulle tasse del discorso di Draghi sulla fiducia al Senato sono identici ad un articolo dell’economista della Bocconi del 30 giugno scorso apparso sul Corriere della Sera. Il capo del governo ha saccheggiato da quel testo di Giavazzi diverse cose: la riforma fiscale danese (meno tasse ai redditi più alti) portata ad esempio in quel discorso; e poi il metodo della commissione di esperti; e ancora i riferimenti storici alle riforme Vanoni e Visentini. Il testo di Draghi sembra scritto da Giavazzi. All’ex capo della Bce non è scappata né una virgoletta né la citazione di una fonte. Ma Giavazzi, affermato sostenitore del pensiero neoliberale e della sfortunata dottrina dell’austerità espansiva, è il maître-à-penser di Draghi sulle tasse? Il quesito non viene risolto nemmeno dallo scopritore della scopiazzatura, il giornalista Carlo Clericetti di Repubblica, ospite oggi a Memos. Ma se il modello di riforma fiscale di Draghi è quello “danese-Giavazzi”, come si concilia la sbandierata (da Draghi) progressività con la riduzione delle aliquote per i più ricchi? Su questo punto Memos ha intervistato l’economista della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Maria Enrica Virgillito. Per concludere la puntata, Memos ha chiesto a un costituzionalista dell’Università di Torino come il professor Francesco Pallante (“Elogio delle tasse”, Edizioni Gruppo Abele 2021) quali sono le ragioni che hanno spinto i costituenti a scegliere (art.53) la progressività come principio fondamentale del sistema fiscale.
Lezioni di antimafia: Piercamillo Davigo
Terzo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatore: Piercamillo Davigo, già presidente della Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione. Titolo della lezione: «Legislazione e processo penale in Italia nella repressione dei fenomeni criminali». La lezione si è svolta l’8 febbraio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 19/02/2021
Jean-Paul Fitoussi è un economista francese. Studioso di integrazione europea, disuguaglianze, benessere e sostenibilità ambientale. Con i due Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen, Fitoussi ha elaborato una misura dell’economia e del progresso sociale alternativa al Prodotto interno lordo (Pil). Nel calcolo della “ricchezza delle nazioni” – sostengono i tre economisti - vanno incluse variabili come istruzione, salute, reddito familiare, conseguenze ambientali della crescita. Fitoussi è stato ospite a Memos per parlare di Draghi e della “svolta keynesiana” in Europa, con il Next Generation EU e le centinaia di miliardi di euro da spendere dopo anni di austerità. “Non ci credo, nemmeno per un secondo, non hanno cambiato idea!”, dice il professor Fitoussi che cita il precedente del G20 di Londra del 2009. Furono stanziati, pochi mesi dopo lo scoppio della bolla dei subprime, circa mille miliardi di dollari per uscire dalla crisi finanziaria, ma un anno dopo fu scatenata la crisi dei debiti sovrani. Il professor Fitoussi parla anche della sinistra a Memos. “Senza uguaglianza non esiste la sinistra. Così come le disuguaglianze oggi hanno tradito la democrazia. E questo – conclude l’economista francese – è il dramma in cui viviamo. Non sarà facile tornare indietro ad una concezione egualitaria della democrazia”.
Memos di giovedì 18/02/2021
Usare la paura per governare. Manipolare le emozioni per riscuotere consensi. Sono i danni collaterali della pandemia. Il caso della Germania, le rivelazioni del quotidiano tedesco Die Welt sul carteggio tra il ministro dell’interno Horst Seehofer e l’istituto della sanità pubblica tedesco Robert Koch. Pagine e pagine di mail in cui il ministro chiede all’istituto di preparare report sulla pandemia capaci di spaventare, traumatizzare i tedeschi e prepararli così ad accettare le misure restrittive anti-Covid. A Memos Michael Braun, corrispondente da Roma del quotidiano berlinese Tageszeitung. E i commenti della sociologa Giorgia Serughetti e del filosofo Roberto Escobar.
Memos di mercoledì 17/02/2021
Virus, vaccini e varianti. Quanto è alto il rischio che il virus Sars-Cov-2 diventi endemico, non “stagionale”? I vaccini sono capaci di bloccare anche la trasmissione dell’infezione, oltre che la malattia? Tra le varianti in circolazione, quella inglese è più letale del virus “originario”? Memos ha girato queste e altre domande a Ilaria Dorigatti, epidemiologa all’Imperial College di Londra, una delle più autorevoli università in campo medico e scientifico. La professoressa Dorigatti, insieme ad altri colleghi, un anno fa (metà gennaio 2020) lanciò il primo allarme sul pericolo del nuovo coronavirus rappresentato dai numerosi contagi che cominciavano a riscontrarsi anche fuori dalla Cina. Ilaria Dorigatti si occupa di sviluppo di modelli statistici per capire come si trasmettono i virus nelle popolazioni. Collabora con un epidemiologo di fama internazionale come Neil Ferguson, consulente del governo britannico che ha convinto Boris Johnson a fare marcia indietro sulla politica anti-Covid.
Memos di martedì 16/02/2021
Quanto ecologica sarà la transizione del governo Draghi? Memos ha ospitato oggi Giovanni Carrosio, sociologo del territorio e dell’ambiente all’università di Trieste, uno dei curatori del progetto “Riabitare l’Italia” e tra gli animatori del Forum Disuguaglianze Diversità. Carrosio esprime una prima impressione “a caldo” sul nuovo ministero della transizione ecologica. “La sensazione – dice il professor Carrosio – è che questo ministero sia senza ecologia, nel senso che tutto è sacrificato sull’altare della de-carbonizzazione che diventa lo strumento per tentare un nuovo ciclo di accumulazione. Sembrano sparire le dimensioni ecologiche della crisi ambientale. La questione ambientale – conclude il sociologo – non si può affrontare solo con l’innovazione tecnologica, come se non importassero le dimensioni territoriali e le interconnessioni tra i territori nel nostro modello di sviluppo”. Ospite a Memos anche Annalisa Corrado, ingegnera meccanica e co-portavoce di Green Italia. “Noi ecologisti – racconta Corrado - avevamo sempre auspicato una sorta di cabina di regia molto alta (addirittura in seno alla Presidenza del Consiglio) proprio perché contrastare il cambiamento climatico in modo serio e veloce prevede di poter agire su tematiche ampie: l’energia, la mobilità, le infrastrutture, i trasporti, l’allevamento, l’agricoltura, la biodiversità, le bonifiche. Insomma – conclude la co-portavoce di Green Italia - ci vuole una rivoluzione per arrivare agli obiettivi degli accordi di Parigi. E per fare in modo che questa rivoluzione non pesi sulle fasce più deboli della popolazione, non bisogna dimenticare le necessarie infrastrutture sociali. Ci vuole coordinamento, mentre i ministeri hanno sempre lavorato ciascuno sul proprio pezzo”. Infine, nella puntata di oggi la giornalista Vanessa Ricciardi (Domani) ha ricostruito alcuni tratti del profilo politico del ministro Roberto Cingolani, attraverso sue dichiarazioni e interviste rilasciate in passato.
Memos di venerdì 12/02/2021
Propaganda, revisionismi, abusi politici della storia. L’evento “Giorno del Ricordo” rivela col passare del tempo il suo volto più autentico: e cioè, trasformare le violenze “politiche” dei partigiani jugoslavi negli anni ‘43-’45, le foibe, in violenze “etniche”. “Non c’è stata alcuna pulizia etnica di istriani e dalmati, si è invece trattato di un esodo”, racconta a Memos Raoul Pupo, storico dell’Università di Trieste. Chi vuole forzare la verità su quelle violenze? Negli anni – sostiene a Memos lo storico Eric Gobetti - “i partiti di destra hanno cercato di far sì che questa giornata del 10 febbraio diventasse un memoriale di destra, se non vogliamo dire neo-fascista”. E per far questo gli italiani del “confine orientale” devono essere rappresentati come vittime “etniche”, gli stessi fascisti devono sembrare vittime. “Questa modalità di commemorazione – scrive lo storico Gobetti nel suo ultimo libro “E allora le foibe?”- rischia dunque di far passare i fascisti per vittime, ma anche le vittime per fascisti”. Conclusione: è in corso un tentativo di rovesciamento dei ruoli tra vittime e carnefici, di narrazione di improbabili accostamenti tra Shoah e foibe, di colonizzazione da destra della memoria di quegli anni per “trasformare – dice il professor Pupo - il Giorno del Ricordo nella memoria delle vittime del comunismo”.
Memos di giovedì 11/02/2021
Democrazia e monopoli non stanno insieme. Negli Stati Uniti è un principio antico, un cardine della legislazione contro i “trust” di fine ‘800. Oggi un rapporto della Commissione giustizia del Congresso Usa lo riafferma con un documento di quasi 500 pagine che punta il dito contro i monopoli di Big Tech (Google, Amazon, Facebook, Apple; https:/ / tinyurl.com/ BigTechAntitrust, ottobre 2020). Non solo il reddito, anche il capitale tende a concentrarsi in forme monopolistiche (dal digitale al farmaceutico, dall’auto ai media) mettendo in tensione gli equilibri della democrazia e i principi della giustizia sociale. Memos ha ospitato l’economista Michele Polo, studioso di politica industriale e legislazione antitrust all’università Bocconi di Milano.
Memos di mercoledì 10/02/2021
Calabria, il maxiprocesso “Rinascita Scott” di Lamezia Terme e le relazioni criminose tra clan, professionisti, imprenditori. E politici. Il racconto di Alessia Candito, giornalista di Repubblica che sta seguendo il processo.  E poi, la nuova stagione elettorale con il “ritorno” in Calabria di Luigi De Magistris. Ospite anche Federico Varese, criminologo dell’università di Oxford (GB), tra i più autorevoli studiosi di organizzazioni criminali. “Com’è possibile - si chiede il professor Varese - che un’organizzazione criminale possa penetrare la società così a fondo? Cosa pensa di fare la politica per ribaltare quest’equilibrio perverso in cui sembra che la ‘ndrangheta sia un altro degli attori nel contesto e non venga, invece, rigettata dai professionisti e dalla politica stessa?”. La ‘ndrangheta delle collusioni con la politica e senza confini è invece quella che emerge dall’”Atlante illustrato della ‘ndrangheta” (Rizzoli 2020). A Memos il suo autore Giovanni Tizian, giornalista di Domani. La puntata di oggi si conclude con un aggiornamento sul processo di Locri contro l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano. Grazie alla sociologa Giovanna Procacci per avercelo inviato.
Lezioni di antimafia: Giacinto Siciliano
Secondo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e realizzato con Radio Popolare. Relatore: Giacinto Siciliano, direttore del carcere di San Vittore a Milano. Titolo della lezione: «Cuore e coraggio nell’azione e nell’esperienza di un direttore». La lezione si è svolta il 25 gennaio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 05/02/2021
Pandemia, clima e politica. Conversazione con lo storico Adriano Prosperi, professore emerito di Storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Lo storico parla del Covid che invade il nostro presente di clausura e distoglie lo sguardo dalle emergenze del futuro, come il clima. Prosperi  riprende un tema del suo ultimo libro: il passato dimenticato e la storia “vituperata e marginalizzata” (“Un tempo senza storia”, Einaudi 2021). E poi la politica e la sua crisi.
Memos di giovedì 04/02/2021
Il lavoro e la fatica, il lavoro e l’identità, il lavoro e l’algoritmo digitale. Sono solo alcuni dei racconti possibili del lavoro, oggi. Che cos’è il lavoro? A Memos risponde la sociologa Annalisa Dordoni, dell’università Bicocca di Milano (autrice dell’introduzione a “Perchè lavoro?”, Feltrinelli 2020). Ospite anche il giuslavorista Antonio Aloisi (“Il tuo capo è un algoritmo”, Laterza 2020): come si protegge il lavoro oggi, la sua dignità?
Memos di mercoledì 03/02/2021
Un mese di Draghi. Il 3 febbraio scorso l’ex presidente della Bce riceveva l’incarico da Mattarella di formare il governo. A Memos ne parliamo con Ida Dominijanni, giornalista e saggista, e con Gianfranco Pasquino, professore emerito di scienza politica all’università di Bologna. Che cosa significa il silenzio programmatico di Draghi? Governo politico, con ministri dei partiti e non: è stata una spartizione? “C’è una forma gerarchizzata di governo - sostiene Dominijanni – C’è un gotha nelle mani di tecnici e il resto ai partiti. Le leve principali del potere e della spesa sono nelle mani della banca centrale, di manager pubblici e privati, dell’alta burocrazia, di esercito e polizia”. Per il professor Pasquino “la qualità di questa democrazia è bassa. Sento – dice Pasquino – una leggera restrizione del dibattito pubblico. Alcune cose non si possono dire. Draghi è stato osannato”. Cosa pensa delle trasformazioni del M5S? “Positivo se non perde i ceti sociali svantaggiati. Il Cinque stelle – secondo Pasquino – può servire da contrappeso alla carica tecnocratica fin troppo presente al governo”.
Memos di martedì 02/02/2021
Paesi ricchi vs. paesi poveri: diseguali anche nella distribuzione di vaccini anti-Covid19. E’ uno squilibrio che il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Ghebreyesus, ha definito“un catastrofico fallimento morale”. A Memos ne abbiamo parlato con la giornalista scientifica Chiara Sabelli (Scienza in rete) e l’economista Francesco Saraceno (Luiss Roma e SciencesPo Parigi).
Lezioni di antimafia: Nando dalla Chiesa
Primo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e realizzato con Radio Popolare. Relatore: Nando dalla Chiesa, sociologo, direttore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata (UniMi) e presidente della Scuola Caponnetto. Titolo della lezione: «Dalle rivolte nelle carceri del marzo 2020 alla scarcerazione dei boss: le contraddizioni della cultura progressista». La lezione si è svolta l’11 gennaio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare (https:/ / t.co/ X7YYhvVVVt?amp=1) e della Scuola "Antonino Caponnetto" (https:/ / t.co/ y41Xmu25sg?amp=1).
Memos di giovedì 28/01/2021
L’inumano che non passa. Dopo aver fatto irruzione nella storia del Novecento con lo sterminio nazista di Auschwitz, la Shoah degli ebrei, oggi permangono nelle società forme di disumanità. Chiara Volpato e Marco Revelli le hanno raccontate in due loro libri. Volpato, psicologa sociale, ha scritto in “Deumanizzazione” (Laterza, 2011) di come le diverse forme del disumano finiscono per legittimare altre forme di violenza, ne sono in qualche modo la premessa (ad esempio nel caso della violenza maschile contro le donne). Lo storico e sociologo Revelli ha descritto (in “Umano, Inumano, Post-umano”, Einaudi 2020) le linee di frattura che separano l’umano sia dall'inumano che dal post-umano (dove il primato dell’umanità vacilla, ad esempio di fronte alle intelligenze artificiali).
Memos di mercoledì 27/01/2021
Giorno della Memoria, 27 gennaio 1945 la liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz. Si ricordano le vittime della Shoah, in quel campo quasi un milione di ebrei furono uccisi nelle camere a gas. Vittime anche rom e sinti, omosessuali, oppositori politici. Oggi si ricordano anche le vittime del fascismo italiano, delle leggi razziali e del sostegno dato dal regime mussoliniano alla logica genocidaria nazista. Ospite di Memos lo storico Simon Levis Sullam, dell’università di Venezia. Chiude la puntata la riproposizione della testimonianza di due sopravvissute allo sterminio nazista ad Auschwitz, le sorelle Tatiana e Andra Bucci, di 81 e 83 anni.
Memos di venerdì 22/01/2021
Conversazione sul Pci (seconda puntata, ieri la prima). Cent’anni fa nasceva il Partito Comunista d’Italia e trent’anni fa il Pci decideva di sciogliersi. Una storia lunga che ha riguardato milioni e milioni di persone in Italia. Una storia che è un pezzo fondamentale della biografia civile e politica di questo paese nel corso di settant’anni. I suoi leader, tutti uomini, sono stati Bordiga e Gramsci, Togliatti e Longo, Berlinguer e Natta fino all’ultimo segretario Occhetto. Il Pci, il partito dell’antifascismo, della Costituzione repubblicana e poi della via italiana al socialismo. Il partito che ha vacillato di fronte ai fatti di Ungheria e Praga. Il partito del compromesso storico e delle lotte per i diritti, il partito della questione morale. Il conflitto con i movimenti e gli intellettuali. Fino al crollo del Muro di Berlino, la Bolognina, la Cosa, lo scioglimento nel congresso del febbraio 1991, a pochi mesi dalla dissoluzione dell’Urss. Una lunga storia che Memos ha cercato di ripercorrere in buona parte con lo storico Angelo D’Orsi, allievo di Norberto Bobbio e biografo di Antonio Gramsci.
Memos di giovedì 21/01/2021
Conversazione sul Pci. Cent’anni fa nasceva il Partito Comunista d’Italia e trent’anni fa il Pci decideva di sciogliersi. Una storia lunga che ha riguardato milioni e milioni di persone in Italia. Una storia che è un pezzo fondamentale della biografia civile e politica di questo paese nel corso di settant’anni. I suoi leader, tutti uomini, sono stati Bordiga e Gramsci, Togliatti e Longo, Berlinguer e Natta fino all’ultimo segretario Occhetto. Il Pci, il partito dell’antifascismo, della Costituzione repubblicana e poi della via italiana al socialismo. Il partito che ha vacillato di fronte ai fatti di Ungheria e Praga. Il partito del compromesso storico e delle lotte per i diritti, il partito della questione morale. Il conflitto con i movimenti e gli intellettuali. Fino al crollo del Muro di Berlino, la Bolognina, la Cosa, lo scioglimento nel congresso del febbraio 1991, a pochi mesi dalla dissoluzione dell’Urss. Una lunga storia che Memos ha cercato di ripercorrere in buona parte con lo storico Angelo D’Orsi, allievo di Norberto Bobbio e biografo di Antonio Gramsci. Quella di oggi è la prima di due puntate. La seconda, domani.
Memos di mercoledì 20/01/2021
La Russia di Putin e la rivoluzione di Navalny. Reazioni indignate in Europa e Stati Uniti per l’arresto di Alexei Navalny, il principale oppositore del leader russo. Sbrigativo il ministro degli esteri Lavrov: “l’Occidente cerca un diversivo alla crisi del modello di sviluppo liberale”. Ospiti a Memos la giornalista Anna Zafesova e la politologa Mara Morini dell’università di Genova. “Navalny ha in testa – dice Zafesova – almeno due rivoluzioni: una nelle urne e una nelle piazze, anche se molto difficile perché dominate dai controlli di Putin. Ce n’è poi una terza: spingere l’elite putiniana a staccarsi dal capo del Cremlino”. Anche Mara Morini vede necessario allargare le crepe all’interno del sistema di potere putiniano: “se dovrà esserci una rivoluzione, Navalny dovrà trovare il sostegno di una o più fazioni che stanno sostenendo Putin”.
Memos di venerdì 15/01/2021
Freddo intenso in arrivo nel prossimo fine settimana. Non è la prima volta che succede in questo inverno pandemico. I fenomeni di “freddo estremo” sono la conferma della malattia del nostro pianeta: il riscaldamento climatico. Uno studio pubblicato in questi giorni sulla rivista "Nature Climate Change" sostiene che a causare il freddo estremo è l’aumento della temperature dell’oceano Pacifico settentrionale, tra Siberia e Alaska, tra Giappone e California. Lo studio è stato fatto da ricercatori delle università di Milano-Bicocca e di Harvard, negli Stati Uniti.  Memos ha ospitato Claudia Pasquero, professoressa associata di Oceanografia e Fisica Atmosferica alla Bicocca e una degli autori della ricerca. A Memos oggi anche il direttore scientifico del Kyoto Club Gianni Silvestrini, per commentare la ricerca e i contenuti del Recovery Plan sulla transizione ecologica.
Memos di giovedì 14/01/2021
Vita da giovani. Se hanno tra i 14-18 anni sono lasciati fuori dalle loro scuole per colpa del Covid. Se hanno qualche anno in più, non riescono nemmeno a frequentare le università. Infine, quando arriva l’età dell’impiego una parte di loro, i millennials, finiscono nel “buco nero del mercato del lavoro”, come lo ha chiamato il demografo Alessandro Rosina. “E’ una generazione debole, sia dal punto di vista demografico (un milione in meno rispetto ai loro fratelli maggiori di dieci anni fa) che dei percorsi professionali”, ha spiegato Rosina. Memos ha parlato oggi anche con la sociologa Chiara Saraceno, caustica nel giudizio su giovani e Recovery plan: “per le giovani generazioni – sostiene - non c’è niente di più di qualche trickle-down” (una sorta di mancia che, nell’ideologia reaganiana degli anni ‘80, indicava quella ricchezza che sgocciola dai ricchi nelle tasche dei poveri).
Memos di mercoledì 13/01/2021
Nella puntata di oggi torniamo sul lavoro e il Covid. “La pandemia ha avuto un impatto drammatico sull’occupazione nei paesi europei”, ha raccontato a Memos Stefano Scarpetta, direttore per l’occupazione, il lavoro e gli affari sociali dell’Ocse (organizzazione che raccoglie una trentina di paesi industrializzati). “Nell’anno della pandemia (nov2019-20) – ha aggiunto Scarpetta - sono stati persi 390 mila posti di lavoro. Ad aggravare il dato ci sono gli oltre 479 mila che hanno smesso di cercare un lavoro nello stesso periodo”. Con l’economista Riccardo D’Orsi dell’università di Leeds (GB), invece, abbiamo parlato di declino dell’economia italiana e austerità. Uno studio fatto dall’economista e ricercatore spiega le cause del “baco” del sistema produttivo italiano: e cioè del calo della produttività del lavoro. A partire dalla metà degli anni ‘90 – sostiene D’Orsi - sono state le politiche restrittive (bilanci pubblici in attivo, al netto della spesa per interessi) a causare il declino della produttività.
Memos di martedì 12/01/2021
L’occupazione alla prova del Covid-19. Cosa succederà ai posti di lavoro nelle imprese italiane quando a fine marzo finirà il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione speciale Covid?Quanti posti di lavoro verranno dichiarati persi per sempre? Che cosa rischiano centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori? Memos ha ospitato Tania Scacchetti, della segreteria nazionale della Cgil, e l’economista Massimo Amato, dell’università Bocconi.
Memos di mercoledì 23/12/2020
Lavoro sfruttato e lavoratori de-umanizzati. A Ischia di Castro (nel viterbese) si vive da schiavi e si muore di fatica. Una storia degli orrori che si consuma all’interno di un’azienda agricola con la famiglia di padroni che minaccia e sfrutta le sue vittime, spesso ai limiti dell’indigenza. A Memos il racconto del cronista di Repubblica Clemente Pistelli. Ma quanto è ancora diffuso il caporalato in agricoltura, nonostante la legge del 2016? Jean René Bilongo, sindacalista della Flai Cgil, ci racconta l’ultimo rapporto agromafie e caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto-FlaiCgil. Infine chiude la puntata una storia di riscatto: nel 2011 lo studente del Politecnico di Torino Yvan Sagnet guida la protesta contro i caporali a Nardò (Lecce), fa nascere il movimento che porterà alla legge del 2016 e nel 2017 fonda l’associazione NoCap e viene ordinato da Mattarella Cavaliere al Merito della Repubblica per la sua lotta contro il caporalato.
Memos di martedì 22/12/2020
Dialogo sulle emozioni e altruismo. All’università Milano-Bicocca una ricerca rivela che favorire forme di dialogo sulle emozioni tra i bambini degli asili nido genera comportamenti prosociali, altruistici. Che cosa lega il discorso sulle emozioni ad un atteggiamento empatico verso gli altri? Come si svolge il dialogo sull’emotività tra soggetti che maneggiano con qualche difficoltà il linguaggio verbale? Parlare delle emozioni (proprie e altrui) apre all’altruismo anche ad altre età, non solo per i bambini e le bambini dei nidi? Memos ha girato queste domande a Elisa Brazzelli e Ilaria Grazzani, entrambe psicologhe dello sviluppo, e curatrici della ricerca condotta presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’università Milano-Bicocca.
Memos di venerdì 18/12/2020
Aspettando il vaccino anti-Covid. Come si verifica l’efficacia delle dosi, sarà in grado di bloccare la trasmissibilità del virus tra individui e impedire che il paziente vaccinato si infetti? E poi, ancora, il vaccino a chi verrà somministrato per primo, quali strutture lo forniranno, con quali tempi? A Memos la biologa Stefania Salmaso e la medica Simonetta Pogliani. La puntata si chiude con il racconto della sociologa Giovanna Procacci che ci aggiorna sul processo di Locri all’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
Memos di giovedì 17/12/2020
Anziani e bambini, dai dati Istat esce un’Italia che invecchia. Ma è sbagliato rappresentare le due generazioni come se fossero in conflitto, sostiene a Memos la sociologa Enrica Morlicchio, dell’università “Federico II” di Napoli. Oggi a Memos anche Alessandro Sòlipaca, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane dell’università Cattolica di Roma. L’Osservatorio ha curato un’analisi della variabilità del tasso di letalità del Covid-19 (decessi su positivi) per regione: si va da un massimo del 5,4% in Lombardia a un minimo dell’1,3% in Campania, con una media del 3,5% a livello nazionale.
Memos di mercoledì 16/12/2020
Conte, l’accentratore. Palazzo Chigi e i superpoteri su Recovery Plan e servizi segreti. Detrattori e critici del capo del governo sono convinti che questo sia il quadro che meglio definisce l’avvocato del popolo, ora. Memos ha ospitato Rino Formica, un osservatore della politica, di cui è stato un protagonista fino all’inizio degli anni ’90. Formica, 93 anni, dirigente del partito socialista di allora, è stato più volte ministro. Per Formica le ambizioni di Conte portano dritto al Quirinale. Conte – secondo la tesi dell’ex ministro delle finanze - punterebbe alla presidenza della Repubblica, per il dopo Mattarella, rafforzando i suoi poteri, dai servizi segreti alla gestione dei fondi del Recovery Plan. Ospite a Memos anche il deputato Pd, e membro del Comitato parlamentare sui servizi segreti, Enrico Borghi.
Memos di martedì 15/12/2020
Sanità e corruzione, un binomio su cui prosperano anche le mafie. Memos presenta l’ultimo rapporto di Libera con uno dei suoi curatori, Alberto Vannucci, dell’Università di Pisa, tra i più noti ricercatori sulla corruzione. L’impatto della corruzione sulle cure sanitarie si vede - dice Don Ciotti - “nel prezzo pagato in termini di vite umane non salvate a causa dell’idolatria del denaro”. A Memos anche Pierpaolo Farina, sociologo, di Wikimafia: “mafia alla milanese, il piatto che non possiamo più permetterci di mangiare” è il titolo dell’evento di stasera alle 18:30 sul canale YouTube Wikimafia.
Memos di venerdì 11/12/2020
Università e Recovery Plan: quanti sono i fondi destinati alla ricerca e all’università? Come verranno investiti? In generale, di cosa ha bisogno l’università italiana? E poi, in attesa che arrivino gli investimenti, come verranno accolte le matricole negli atenei tra chiusure e didattica a distanza? Memos ospita l’economista dell’università di Siena, Alberto Baccini, tra i fondatori di “Roars” (rivista online che si occupa di ricerca e  università). Infine, presentiamo la neonata “Rete delle Università italiane per la Pace” promossa dalla Conferenza dei Rettori. Enza Pellecchia, giurista e avvocata dell’università di Pisa, è la coordinatrice di RUniPace.
Memos di giovedì 10/12/2020
Giornata mondiale dell’Onu per i diritti umani. “Per una ripresa migliore”, dice lo slogan ufficiale alludendo al dopo Covid-19. Difficile crederci. Un cambio di rotta che rafforzi il rispetto dei diritti umani appare complicato. Memos ha ospitato Danilo De Biasio, direttore del Festival dei Diritti Umani, per parlare anche di libertà di espressione. La giornata di oggi vede anche la mobilitazione delle università per la pace (http://runipace.org) con decine di iniziative in tutta Italia. Ne parla l’economista della Scuola Normale Superiore di Pisa, Mario Pianta che interviene ad un seminario dell’università di Pisa con una storia del pacifismo italiano dagli anni ‘80 ad oggi.
Memos di mercoledì 09/12/2020
2021, stagione municipale. La prossima primavera andranno al voto le principali città italiane: da Roma a Milano, da Napoli a Torino, e poi Bologna, Trieste. L’Italia metropolitana e la politica nazionale: quali sono le differenze? Cosa rappresenta l’Italia dei Comuni? Risponde il sociologo Filippo Barbera (Università di Torino, Forum Disuguaglianze&Diversità, collettivo Economia Fondamentale e associazione Riabitare l’Italia) che presenta anche una proposta di “Nuovo Comune”, elaborata insieme al geografo e urbanista Arturo Lanzani (Politecnico Milano). Ospite a Memos anche l’economista del Forum Disuguaglianze&Diversità, Patrizia Luongo che racconta l’Italia delle differenze territoriali vista dalla parte “dei vuoti e dei pieni”, oltre il classico dualismo nord-sud.
Memos di venerdì 04/12/2020
Covid-19, tra vaccini e cause profonde. Utilizzare i primi, senza rimuovere le seconde. L’arrivo più o meno certificato dei primi vaccini sta generando un senso di sollievo. Legittimo. Ciò che invece appare illegittimo e inaccettabile, soprattutto agli occhi di alcuni scienziati, è la rimozione delle cause profonde della pandemia che potrebbe accompagnare l’arrivo dei vaccini. Possiamo pensare di debellare Covid-19 ignorando le origini della diffusione del virus Sars-CoV-2? Memos ha ospitato oggi il filosofo delle scienze biologiche Telmo Pievani, grande esperto di teoria dell’evoluzione, docente all’università di Padova, per farsi guidare in un viaggio all’origine del virus. Come siamo arrivati fin qui con la pandemia da Covid-19? Il professor Pievani utilizza come guida un importante articolo scientifico pubblicato recentemente sulla rivista american Cell (https:/ / www.cell.com/ cell/ pdf/ S0092-8674(20)31012-6.pdf). Uno dei due autori è il noto immunologo statunitense Anthony Fauci. Spiega il professor Pievani: “Dopo millenni di convivenza con i virus, negli ultimi vent’anni è successo qualcosa di nuovo: una serie di attività umane, di devastazione dell’ambiente, hanno reso molto più probabile il salto di specie di questi virus dagli animali agli umani. Le attività di deforestazione, di commercio illegale di animali esotici, e così via, ci hanno fatto entrare in un’epoca in cui queste pandemie diventano più frequenti e più violente”. Le azioni umane, dunque, hanno reso gli umani ancora più vulnerabili, fragili. Un tema che Telmo Pievani ha ripreso nel suo ultimo libro “Finitudine. Un romanzo filosofico su libertà e fragilità” (Raffaello Cortina, 2020).
Memos di giovedì 03/12/2020
Recovery Fund e transizione ecologica. Il governo procede lentamente. I progetti che dovrà discutere con la Commissione europea, per ottenere i 209 miliardi di prestiti e sussidi, non sono ancora pronti. Quasi il 40% di quei fondi - come richiesto da Bruxelles - dovrà essere destinato agli investimenti per clima ed energia. Qual è la visione di fondo del governo? Qual è l’idea di Conte sulle cause ultime del cambiamento climatico? E’ possibile parlare di transizione ecologica senza mettere in discussione il modello economico che l’ha resa indispensabile se vogliamo salvare il pianeta? L’era del petrolio sta per chiudersi a favore delle energie rinnovabili? Quali effetti produrrà il cambio alla Casa Bianca Biden-Trump? Memos ha ospitato l’economista Valeria Termini (“Energia. La grande trasformazione”, Laterza 2020); e il direttore di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio.
Memos di mercoledì 02/12/2020
Il Recovery Fund che non ti aspetti: 5 miliardi di euro alla Difesa, di cui quasi 2 miliardi solo per la cybersecurity. Memos ne ha parlato con uno dei principali studiosi in Italia di sicurezza nel campo cibernetico, Andrea Calderaro, docente di relazioni internazionali alla Cardiff University. Dal mondo digitale arrivano minacce anche al sistema sanitario italiano. E poi le “relazioni pericolose” tra le definizioni di cyberguerra intesa come intrusione o sobataggio digitale (secondo “Cybercrime”, il Trattato di Diritto penale); e di capitalismo della sorveglianza, definito dalla studiosa di Harvard Shoshana Zuboff come la trasformazione dell’esperienza personale in una materia prima di prodotti vendibili attraverso operazioni digitali non rilevabili, mascherate, indecifrabili.
Memos di martedì 01/12/2020
1970, il primo dicembre di cinquant’anni fa la legge sul divorzio viene approvata dal parlamento. Pochi mesi prima veniva approvato lo Statuto dei lavoratori e delle lavoratrici. Entrambi aprono una stagione di riforme, accompagnata da movimenti e lotte sociali per i diritti, dentro e fuori la fabbrica. Quello stesso decennio, gli anni ’70, è testimone del sangue e dei lutti della strategia della tensione, dello stragismo fascista e di stato. Ed è anche il decennio attraversato dalla violenza del terrorismo brigatista. A Memos ne abbiamo parlato con Vittoria Franco, filosofa, è stata parlamentare per tre legislature e tra le fondatrici del Pd; e con il sociologo e scienziato della politica Marco Revelli.
Memos di venerdì 27/11/2020
“L’economia di Francesco”, la tre giorni di incontri digitali voluta da papa Bergoglio. Si è svolta una settimana fa, duemila partecipanti, giovani studiosi di economia under 35. Il messaggio del papa argentino: “l’attuale sistema economico mondiale è insostenibile”. Inoltre, terzo settore e filantropia non bastano, il cambiamento deve riguardare stili di vita e modelli di produzione e consumo. Bergoglio vuole una mobilitazione dei giovani per cambiare la “narrazione dell’economia”. Memos ha ospitato Lucia Capuzzi, giornalista, che ha seguito l’evento per il suo giornale, l'Avvenire. Tra i nomi noti che si sono confrontati con i giovani economisti durante la tre giorni c'è Vandana Shiva, Muhammad Yunus, Jeffrey Sachs, Mariana Mazzucato. Tra loro anche il sociologo Mauro Magatti, dell’università Cattolica di Milano, ospite di Memos. Magatti ha parlato di Bergoglio e di Assisi, e del suo ultimo libro “Nella fine è l’inizio” (Mulino 2020), scritto con la sociologa Chiara Giaccardi.
Memos di giovedì 26/11/2020
La solitudine del capitalismo. E’ l’unico sistema economico sopravvissuto alla fine della guerra fredda. E’ la tesi dell’economista Branko Milanovic, della City University di New York, ospite oggi a Memos. “Capitalism, alone” è il titolo del suo ultimo libro appena tradotto in Italia (“Capitalismo contro capitalismo”, Laterza 2020). Cosa vuol dire che il capitalismo è rimasto solo, unico sistema economico del pianeta, dagli Stati Uniti alla Cina? Capitalismo contro capitalismo è lo scontro tra due regimi di uno stesso sistema, il capitalismo appunto. Uno scontro tra Occidente e Oriente, tra capitalismo “liberale” e capitalismo “politico”, come li chiama il professor Milanovic. Quanto durerà l’egemonia solitaria del capitalismo? L’economista serbo prevede tempi lunghi, perché non vede “un’alternativa chiara”. L’ideologia del neoliberismo è stata messa in crisi dal crash finanziario del 2008, ma non il capitalismo. Oggi non esistono alternative, come quella rappresentata da Marx e dal socialismo nell’Ottocento, oppure dalla socialdemocrazia nel secolo scorso. “Quindi – conclude Branko Milanovic - se non abbiamo un'alternativa e guardiamo a ciò che succede oggi....beh, ci rendiamo conto che ciò che accade oggi durerà ancora per molto tempo”.
Memos di mercoledì 25/11/2020
Giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne. Memos ha ospitato la statistica Linda Laura Sabbadini che dal prossimo primo dicembre guiderà il Women Twenty Engagement Group, gruppo di supporto alla presidenza italiana del G20. Le vittime, prima di tutto le donne vittime della violenza degli uomini. Sono loro la priorità, spiega la studiosa dell’Istat. La senatrice Alessandra Maiorino (M5S) ha illustrato il contenuto del suo disegno di legge che punta a rafforzare (anche con finanziamenti pubblici) la struttura dei cosiddetti “centri per uomini maltrattanti”. Infine, il sociologo Stefano Ciccone, presidente dell’associazione “Maschile Plurale”: abbandonare il modello patriarcale per uscire dal vicolo cieco della frustrazione maschile che genera violenza (autore di “Maschi in crisi? Oltre frustrazione e rancore”, Rosenberg&Sellier 2019).
Memos di martedì 24/11/2020
Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare.

Raffaele Liguori vi accompagna nel suo giro quotidiano di conversazioni.

Memos è andato in onda in onda sulle frequenze di Rp (e in streaming su radiopopolare.it)
Memos di venerdì 20/11/2020
“L’Europa cancelli i debiti dei governi dovuti alla pandemia, non è accettabile che ricadano sui cittadini e sulle generazioni future”. Sono le parole del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, scritte cinque giorni fa su twitter e anticipate ventiquattro ore prima in un’intervista a Repubblica. Parole che hanno scatenato reazioni allarmate e contrarie a Sassoli. E’ lunga la lista dei no: dalla Bce (Lagarde) alla Commissione europea (Gentiloni), dal governo italiano (Amendola) al Pd (Zingaretti). Memos ha ospitato due economisti, Alessia Amighini (Università del Piemonte Orientale) e Francesco Saraceno (SciencePo e Luiss) per cercare di capire cosa comporta la cancellazione, anche solo parziale, del debito pubblico; cosa significa voler sollevare le generazioni future dal costo della pandemia; quanto questa proposta di Sassoli risente del clima “costituente” di questi tempi, dove scelte impossibili fino a pochi anni fa sono diventate pratiche condivise contro la crisi (ad esempio, la sospensione del patto di stabilità, gli eurobond e il recovery fund).
Memos di giovedì 19/11/2020
Medici di base, tra emergenza Covid-19 e le patologie “extra Covid”. Pina Onotri, medico di base, segretaria generale del Sindacato Medici Italiani (SMI) racconta a Memos: “50 mila operatori sanitari oggi sono malati o in quarantena. Negli ospedali non si riescono a coprire i turni, sul territorio è complicato trovare i sostituti. Chi resta deve farsi carico dei propri pazienti e anche di quelli dei colleghi. La fatica fisica e mentale - conclude Pina Onotri - comincia a farsi sentire anche per noi ed è impensabile riuscire a lavorare, come stiamo facendo, sette giorni su sette, 12 ore al giorno, senza un attimo di pausa. Siamo al collasso”. Memos ha ospitato anche Giovanni Corrao, docente di Statistica medica alla università Milano-Bicocca per parlare dell’approssimarsi di nuovi picchi statistici nella diffusione del contagio da coronavirus e nella pressione esercitata sulle strutture sanitarie.
Memos di mercoledì 18/11/2020
Sospendere i brevetti su farmaci e vaccini per tutta la durata della pandemia. E’ uno dei modi per garantire “un equo accesso” a quel “bene comune” che sono i vaccini, in particolare i vaccini che si stanno sperimentando contro il Covid-19. La deroga all’efficacia delle norme che tutelano i diritti di proprietà intellettuale è anche l’oggetto di una richiesta avanzata da due governi, indiano e sudafricano, al WTO (l’organizzazione mondiale del commercio), in particolare al Consiglio dei TRIPs (l’acronimo si riferisce agli accordi sulla tutela della proprietà intellettuale siglati nel 1994 insieme a quelli che diedero vita al WTO). La proposta ha avuto il sostegno di diversi stati del WTO e poi del WHO (l’organizzazione mondiale della sanità), del Vaticano e di alcune personalità internazionali come il Nobel per l’economia Joseph Stiglitz e decine di organizzazioni della società civile. Il Consiglio dei TRIPs si riunirà il 20 novembre e in quell’occasione potrebbe prendere una decisione sulla richiesta di deroga dei brevetti sui vaccini anti-Covid19. Memos ha ospitato oggi Nicoletta Dentico, giornalista, esperta di commercio internazionale, di diritti umani; e Silvio Garanttini, il grande farmacologo italiano, fondatore dell’Istituto Farmacologico “Mario Negri” di Milano. Entrambi hanno scritto un articolo per l’accesso al “vaccino per tutti” appena pubblicato da Sbilanciamoci.info.
Memos di martedì 17/11/2020
Il caso Autostrade per l’Italia-Benetton, gli arresti dei manager Aspi e le accuse pesanti della magistratura. La gip di Genova Paola Faggioni svela la terribile equazione dei manager finiti ai domiciliari: meno manutenzioni-più risparmi-più dividenti=massimizzazione dei profitti. “Le manutenzioni le abbiamo fatte in calare, più passava il tempo meno facevamo … così distribuiamo più utili … e Gilberto e tutta la famiglia erano contenti“. A parlare così, intercettato, è Gianni Mion, amministratore delegato di Edizione Holding (la società dei Benetton in cima alla catena di controllo che arriva fino ad Autostrade per l’Italia). Memos ha ospitato Marco Zatterin, giornalista e vice-direttore della Stampa. Su massimizzazione dei profitti e limiti all’attività delle imprese (vedi Costituzione italiana, articolo 41) Memos ha sentito l’economista e studiosa Laura Pennacchi.
Memos di venerdì 13/11/2020
La sinistra in Europa e gli Stati Uniti di Joe Biden (2). Quanto durerà l’ideologia trumpiana dopo Trump? Il centrismo è la cifra distintiva del successo di Biden? Lo rivendica Tony Blair, l’interprete della “terza via” negli anni ’90. Dice l’ex leader laburista oggi a Repubblica: “la lezione della vittoria di Biden è che il populismo di destra non può essere battuto da un populismo di sinistra”. Kier (Kier Starmer, l’attuale  leader laburista, ndr) è sulla strada giusta. Punta al centro”. Pronti dunque a ricommettere gli errori del passato, quelli di Clinton e di Blair, e di Obama, gli errori che hanno contribuito alla vittoria della destra nazionalista e razzista tra Europa e Stati Uniti? Riformisti e liberal si preparano a ripercorrere la strada delle mancate riforme sullo strapotere della finanza e sulle disuguaglianze sociali? Memos ne parlato con lo storico Miguel Gotor, già parlamentare del Pd e poi di Articolo1-Mdp nella scorsa legislatura.
Memos di giovedì 12/11/2020
La sinistra in Europa e gli Stati Uniti di Joe Biden. C’è una lezione che i partiti socialisti e progressisti europei possono trarre dai democratici americani, uniti contro Trump e forse divisi dopo la vittoria? Memos ne ha parlato con Gianni Cuperlo (presidente della Fondazione PD) e  con Lorenzo Marsili (attivista europeista, tra i fondatori di Diem25, il movimento per la democrazia in Europa lanciato da Yanis Varoufakis). Marsili avverte il pericolo che ci si illuda di risolvere i problemi con un semplice ritorno ad una normalità pre-Trump. “Quel passato, l’amministrazione Obama e le disuguaglianze irrisolte - sostiene Marsili - sono stati la piattaforma di lancio del successo trumpiano. Oggi occorre un piano per evitare che i “mostri” usciti di scena possano ritornare nuovamente”. Anche per Cuperlo non può bastare il ritorno al prima di Trump. “L’idea che noi possiamo rimettere indietro le lancette - racconta Cuperlo - significherebbe tornare a molte delle cause che hanno prodotto l’insorgere e il successo della destra. Sarà  responsabilità dell’amministrazione Biden dare un segnale esplicito che si è compresa la lezione”.
Memos di mercoledì 11/11/2020
Stati Uniti, il dopo voto in casa democratica: Biden, i centristi clintoniani e i progressisti di Sandrers e Ocasio-Cortez. In che modo il presidente-eletto riuscirà a tenere unito il partito? E in Europa, qual è il destino comune delle sinistre “riformiste” e “radicali”? Cosa resta delle divisioni del passato, ad esempio della frattura degli anni ’90 sulla globalizzazione neoliberista (governabile, per i riformisti; irriformabile, per i critici del capitalismo neoliberista)? E ora, come possono costruire un piano comune a partire dalle grandi emergenze del clima e della pandemia? Memos ha ospitato Rossella Muroni, deputata di LeU, ex presidente di Legambiente; e Emanuele Felice, economista dell’università di Chieti-Pescara, responsabile Economia del PD.
Memos di martedì 10/11/2020
Stati Uniti, pesa e divide l’eredità della vittoria democratica su Trump. La sconfitta del leader della destra protezionista e nazionalista americana, appoggiato dai movimenti dell’estremismo suprematista bianco, rappresenta un momento di svolta, non solo negli Stati Uniti. Ma l’importanza della vittoria di Biden su Trump ha riacceso le divisioni nel partito democratico tra centristi, da un lato, e progressisti e socialisti democratici, dall’altro. I centristi di Biden chiedono un “ritorno alla normalità”, a quando Trump non c’era e nemmeno il Covid-19 era una minaccia. I progressisti e i socialisti democratici, da Bernie Sanders a Alexandria Ocasio-Cortez, chiedono invece cambiamenti radicali (clima, giustizia sociale, pandemia). Queste divisioni nell’area liberal, democratica e di sinistra americane finiranno per arrivare anche in Europa? Come evitare a sinistra, qui da noi, di lacerarsi tra “riformisti e no global” (per usare un lessico da fine anni ‘90) in tempi di crisi profonde (clima, disuguaglianze, sanità) e che richiedono cambiamenti radicali? Memos lo ha chiesto oggi alla sociologa e scienziata della politica Donatella Della Porta e allo storico e sociologo Marco Revelli.
Memos di venerdì 06/11/2020
Stati Uniti, Trump all’attacco di “big media, big money and big tech”. Con la conta elettorale quasi agli sgoccioli - e che sta dando ragione al democratico Joe Biden - il presidente uscente replica la parte della vittima di un complotto contro la sua rielezione. Trump nel suo messaggio di stanotte ha infatti accusato media, finanza e grandi imprese tecnologiche di aver interferito nel risultato elettorale. Biden, da parte sua, ha predicato ancora pazienza fino all’ultimo voto scrutinato. Cosa significano gli attacchi di Trump ai poteri forti dei media e dell’economia alla vigilia della sua probabile uscita dalla Casa Bianca? Per rispondere a questa e ad altre domande Memos ha ospitato l’economista Salvatore Biasco e il direttore della rivista Il Mulino (e filosofo del diritto) Mario Ricciardi.
Memos di giovedì 05/11/2020
Stati Uniti, voto popolare da record: Biden sfiora i 72 milioni; Trump oltre i 68 milioni (quasi 6 in più rispetto al 2016). Affluenza mai vista da un secolo a questa parte: superiore al 65%. Sono i dati della “ripoliticizzazione” della politica americana, racconta Ida Dominijanni, giornalista e saggista, ospite oggi a Memos. La conta delle schede intanto prosegue, a due giorni dall’Election Day. Il candidato democratico Joe Biden va verso l’elezione alla Casa Bianca. Ospite della puntata anche l’economista Anna Maria Simonazzi (università La Sapienza di Roma): il lascito di Trump a Biden, la Trumponomics tra protezionismi e monopoli, diseguaglianze fiscali e BigTech.
Memos di mercoledì 04/11/2020
Stati Uniti, la conta dei voti delle presidenziali è solo all’inizio. Trump si è già dato per vincitore e ha minacciato di ricorrere alla Corte Suprema, se verrà contraddetto. Ma il voto postale, riserva di consensi democratici, potrebbe spegnere gli entusiasmi del presidente uscente. Biden, intanto, invita alla pazienza e ad aspettare fino allo spoglio dell’ultima scheda. Memos ha ospitato Mattia Diletti, docente di scienza politica alla Sapienza di Roma. Diletti ha studiato il sistema politico statunitense ed è tra i curatori dello speciale per le elezioni Usa dell’Enciclopedia Treccani. Ospiti anche Ida Dominijanni, giornalista e saggista che scrive su Internazionale e Huffington Post; e Nadia Urbinati, teorica della politica che insegna alla Columbia University di New York.
Memos di martedì 03/11/2020
Il “fattore anziano”, l’ipotesi di confinamento della popolazione over 70: serve ad evitare il costo di un lockdown? Serve a riportare i giovani a scuola? Memos ha ospitato due studenti universitari di Milano. L’economista Carlo Favero ha illustrato la sua proposta di separazione giovani-anziani. Un’idea che, secondo Favero, servirebbe a ridurre i contagi e ad evitare un lockdown generalizzato. Ma la proposta dell’economista ha scatenato anche grossi interrogativi. Ad esempio, perchè i costi per la salute di chi viaggia in treni pendolari affollati per andare al lavoro non vengono mai conteggiati nelle analisi costi-benefici?
Memos di venerdì 30/10/2020
L’antropologo Marco Aime, dell’università di Genova, commenta l’intervista di ieri a Arjun Appadurai, antropologo statunitense di origine indiana. I temi: Covid-19 globalizzazione e disuguaglianze; ruolo dello stato e responsabilità delle persone; promesse e fallimenti. Aime analizza anche i recenti fatti di terrorismo di matrice islamista accaduti in Francia, l’ultimo dei quali compiuto ieri a Nizza.
Memos di giovedì 29/10/2020
L’ospite di oggi è un grande studioso della contemporaneità, uno dei principali rappresentanti dell’antropologia culturale. E’ il professor Arjun Appadurai che insegna “Comunicazione e cultura dei Media” alla New York University. Appadurai è uno dei maggiori studiosi della globalizzazione. L’antropologo statunitense di origine di indiana vive a Berlino, dove Memos lo ha raggiunto. Un paio di settimane fa è uscito l’ultimo libro di Appadurai tradotto in italiano. Si intitola “Fallimento” ed è stato scritto insieme a Neta Alexander, studiosa di “Media e arte cinematografica”. Il libro è pubblicato da Raffaello Cortina Editore. Nell’intervista a Memos il professor Appadurai parla di globalizzazione e Covid-19, di stato e responsabilità, di promesse e fallimenti.
Memos di mercoledì 28/10/2020
Lo spettro del debito pubblico italiano non si aggira più per l’Europa. Perchè l’agenzia americana di valutazione Standard&Poor’s, qualche giorno fa, ha migliorato l’outlook (la sua previsione) sul debito italiano, passando da negativo a stabile? Perchè lo spread tra titoli italiani e tedeschi, Btp e Bund a 10 anni, è ai minimi , 131 punti, degli ultimi 30 mesi (dall’aprile 2018, dopo le elezioni e prima della nascita del governo Conte-Salvini-DiMaio)? E’ l’effetto del “Recovery Fund” e quindi una delle conseguenze dei cambiamenti imposti dalla crisi da Covid-19? Memos oggi ha ospitato due economisti: Antonella Stirati dell’università di Roma 3 (autrice di “Lavoro e salari. Un punto di vista alternativo sulla crisi”, L’Asino d’Oro 2020) e Francesco Saraceno della Luiss di Roma e di SciencePo a Parigi (“La riconquista. Perchè abbiamo perso l’Europa e come possiamo riprendercela”, Luiss 2020).
Memos di martedì 27/10/2020
Che infanzia si vive nel distanziamento fisico? Che adolescenza è quella in cui è vietato stare insieme, assembrarsi, toccarsi? Quella da Covid19 è solo un’altra faccia dell’esistente rarefazione di contatti sociali tra i giovani? Memos ne ha parlato con la sociologa Marina D’Amato (“Ci siamo persi i bambini”, Laterza 2014) e con il neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta Stefano Benzoni (“Figli fragili”, Laterza 2018).
Memos di venerdì 23/10/2020
Salute ed economia si possono tenere insieme nell’era della pandemia da Covid-19? E’ possibile tutelare la salute senza stravolgere il sistema delle imprese e le persone che vi lavorano? La sanità territoriale, anello mancante del sistema sanitario italiano, perché non viene ripristinata? E’ una questione di costi o di interessi che ruotano attorno alla galassia dei grandi ospedali? Memos ha ospitato due economisti: Enza Caruso, dell’università di Perugia e studiosa di economia sanitaria; Andrea Roventini della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Memos di giovedì 22/10/2020
Il futuro della pandemia da Covid-19, tra speranze generiche e aspettative più o meno solide. Quanto durerà? Ci accorgeremo di aver superato un punto di non ritorno nella diffusione del virus? E il vaccino, quanto sarà efficace? Memos ha ospitato oggi la biologa Stefania Salmaso, che ha lavorato per oltre trent’anni all’Istituto Superiore di Sanità e ha diretto il Centro Nazionale di Epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità. Con lei il professor Paolo Vineis, epidemiologo, docente di epidemiologia ambientale all’Imperial College di Londra, vicepresidente del Consiglio superiore della Sanità.
Memos di mercoledì 21/10/2020
Covid-19, tra paura dell’infezione e logoramento psicofisico (“pandemic fatigue”). Come la pandemia alimenta la stanchezza e la sfiducia verso obblighi e divieti. Con Chiara Volpato, psicologa sociale all’università di Milano-Bicocca: “questo stato d’animo – sostiene Volpato - può avere conseguenze pesanti: da un lato può ingenerare un senso di sfiducia verso le istituzioni che prendono le decisioni; dall’altro, c’è un pericolo di depressione, chiusura delle persone, determinato dal prolungarsi dell’incertezza”. Ospite a Memos anche lo storico della medicina Gilberto Corbellini (UniSapienza Roma). “Non so se siamo di fronte ad un passaggio cruciale – racconta Corbellini – ma, di sicuro, dopo questa pandemia le cose non torneranno più come prima. A livello planetario tenderanno a cambiare tutta una serie di scenari di carattere politico, economico, sociale. Il ritorno alla cosiddetta normalità – conclude lo storico - sarà un qualcosa che noi al momento ancora non sappiamo”.
Memos di martedì 20/10/2020
Responsabilità e Libertà per combattere la pandemia da Covid-19, e non solo. Si può andare oltre lo scontro tra “responsabili e negazionisti”? Si possono tenere insieme, da un lato le richieste di alcuni governi di limitare le attività (sociali per lo più) e, dall’altro, il rifiuto di chi non vuole ottemperare ai divieti anti-pandemia in nome di un’idea “primitiva” di libertà? Difficile, ma occorre partire da una riconsiderazione dell’idea di libertà. Non esiste una concezione assoluta di libertà, sostiene Nadia Urbinati, teorica della politica, ospite a Memos. “Viviamo in una condizione di limitazione della libertà in quanto siamo in relazione con altri – racconta Urbinati - e questa è la condizione della costruzione della nostra civiltà”. La filosofa Giorgia Serughetti, anche lei ospite a Memos, sostiene che “la libertà richiede un tipo di limitazione che è data dalla necessità di vivere con gli altri. E’ importante vedere nell’altro il limite alla propria libertà e la condizione di possibilità della propria libertà. E’ ciò è tanto più significativo – prosegue Serughetti – in una pandemia: l’altro è colui che ti limita, ma anche colui che ti protegge attraverso le misure di precauzione che vengono prese a nostra tutela”.
Memos di venerdì 16/10/2020
Il caso Padoan, tra conflitto di interessi e arroganza del potere. L’ex ministro dell’economia, oggi deputato del Pd, è stato designato tre giorni fa presidente di Unicredit, una delle principali banche private europee. Padoan ha accettato il nuovo ruolo. La nomina sarà effettiva dalla prossima primavera. L’ex ministro passerà così - senza soluzione di continuità - dall’incarico di rappresentante della Nazione (come recita la Costituzione) a quello di rappresentante dei correntisti e azionisti Unicredit. Un tradimento della fiducia dei suoi elettori che si consuma nel pieno rispetto delle norme, visto che in Italia la legge sul conflitto di interessi non prevede vincoli particolari o cosiddetti “periodi di raffreddamento” nel passaggio da un incarico all’altro. Ospite Federico Anghelè, direttore dell’organizzazione no-profit “The Good Lobby”, una sorta di guardiano dei modi di accesso al potere attraverso campagne di sensibilizzazione dei cittadini. L’organizzazione si è occupata di conflitto di interessi, evasione fiscale, corruzione, attività di lobbying. Memos ha ospitato anche il giurista Alessandro Somma su conflitto di interessi, norme giuridiche, poteri economici e libera concorrenza. Chi prevale su chi? Quando le legislazioni antitrust intervengono ex post e non prevengono la formazione di monopoli o posizioni dominanti.
Memos di giovedì 15/10/2020
La politica italiana e le sue svolte possibili, dopo le ultime elezioni. Consolidamento dell’alleanza Pd-M5S e leadership destra contendibile, sostiene l’analisi dell’Istituto Cattaneo di Bologna. Ospite a Memos, Salvatore Vassallo direttore del Cattaneo e docente di scienza politica all’Università di Bologna. Sulle conseguenze europee delle possibili svolte italiane, soprattutto a destra, Angela Mauro, giornalista di Huffington Post, corrispondente da Bruxelles.
Memos di mercoledì 14/10/2020
Torino, la marcia dei quarantamila, il 14 ottobre 1980. La rivolta silenziosa dei quadri della Fiat spegne 35 giorni di protesta operaia ininterrotta davanti ai cancelli di Mirafiori. Sindacato e vertici Fiat di fronte alla trasformazione della fabbrica fordista. Ospiti la sociologa Adriana Luciano e lo storico Marco Revelli, entrambi in quegli anni docenti all’università di Torino. Nel corso della puntata abbiamo riproposto la testimonianza di Diego Novelli, 89 anni, giornalista e storico dirigente del Pci, allora sindaco di Torino.
Memos di martedì 13/10/2020
Un alfabeto corale sul lavoro, dalla A di algoritmo alla Z di Zenit. Un dizionario civile sulla dignità di chi lavora: C come Carta dei diritti universali, G come Generazione del non lavoro (lavoretti, precarietà), M come Mafia, no grazie!, W come Women. Si intitola “Lavorare, è una parola” (Donzelli), a 50 anni dallo Statuto dei lavoratori e delle lavoratrici. E’ una raccolta di saggi curata da due giornalisti, oggi ospiti a Memos: Altero Frigerio (già direttore di RadioArticolo1, web radio Cgil) e Roberta Lisi (coordinatrice di GIULIA Lazio, associazione di giornaliste). Ospite della puntata di oggi anche la sociologa Giovanna Procacci, tra le fondatrici del Comitato “11 giugno”, per raccontarci a che punto si trova il processo contro l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano.
Memos di venerdì 09/10/2020
Salute mentale, alla ricerca di un diritto. Domani, 10 ottobre, è la giornata mondiale della salute mentale. In Italia, a 42 anni dalla legge 180 che ha chiuso i manicomi, c’è ancora bisogno di “un cambio di paradigma e di una trasformazione culturale”, dice Nerina Dirindin, economista, studiosa tra le più note di welfare e sanità. Dirindin è stata ospite di Memos insieme a Massimo Cozza, psichiatra, direttore del Dipartimento di Salute Mentale, Asl2 Roma.
Memos di giovedì 08/10/2020
Droghe, come sono cambiati i consumi nei mesi della pandemia da Covid-19? I giovanissimi e l’aumento della domanda, quanto è consistente? Gli interventi dello stato, tra controllo repressione e risposta sociale. Le lacune del governo e la mancata convocazione della conferenza nazionale sulle droghe, come previsto dal TestoUnico 309/ 90. Memos ha ospitato la giornalista Elena Ciccarello, direttrice di LaViaLibera (rivista dell’associazione Libera); Leopoldo Grosso, presidente onorario del Gruppo Abele di Torino, psicologo e psicoterapeuta; Matteo Mauri, viceministro dell’interno e deputato del Pd.
Memos di mercoledì 07/10/2020
La rassegna “RaccontiamociLeMafie” di Avviso Pubblico. Quest’anno la sesta edizione si è svolta in streaming. Causa pandemia, Gazoldo degli Ippoliti, in provincia di Mantova, non ha potuto ospitare i dibattiti sui temi dell’impegno civile e politico contro le mafie. Il sindaco Nicola Leoni, ospite di Memos, ha raccontato come si è svolta quest’ultima edizione. Di legalità e contrasto alle mafie ci ha parlato anche il neo-sindaco di Legnano, Lorenzo Radice (centrosinistra). La puntata di oggi si è conclusa con il giornalista e saggista Giovanni Tizian, autore di “Mafia e pandemia” (Piemme).
Memos di martedì 06/10/2020
Povertà, la trappola del divano. Il divano è quello citato, un paio di settimane fa, anche dal presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. E’ un simbolo dell’ozio indotto dal reddito di cittadinanza, sostiene l’esponente del Pd. Ma allora si può aiutare chi è povero senza condizionalità, senza subordinare l’aiuto ad una prestazione lavorativa, senza colpevolizzare il povero? E’ possibile superare l’aut aut “operosi o fannulloni”? Memos ha ospitato oggi la sociologa Enrica Morlicchio (Università Federico II di Napoli) e l’operatore sociale Andrea Morniroli, socio della cooperativa sociale Dedalus di Napoli e tra i fondatori del Forum Disuguaglianze Diversità. Chiude la puntata l’intervento di Federica De Lauso, ricercatrice dell’ufficio studi della Caritas italiana.
Memos di venerdì 02/10/2020
Trent’anni di Germania riunificata, dal 3 ottobre 1990. E’ riuscito l’esperimento voluto allora dalla grandi potenze e da Helmut Kohl e poi portato avanti da Angela Merkel, l’allieva dello storico cancelliere? Trent’anni dopo, dalle paure di Thatcher e Mitterand per il ritorno di una “grande Germania” siamo passati ad una ordinaria accettazione di un’Europa a guida tedesca. In questi mesi l’Europa è guidata temporaneamente da Angela Merkel (presidente di turno dell’Unione) e da Ursula Von der Leyen (presidente della Commissione): due tedesche e nessuna preoccupazione da Roma a Parigi, da Atene a Lisbona, da Lubiana a Tallin. Memos ha ospitato la giornalista e scrittrice Christiane Kohl, e lo storico Gian Enrico Rusconi, germanista.
Memos di giovedì 01/10/2020
Agnelli-Elkann, la famiglia preferisce i giornali all’auto? Dopo il colpo di mano con cui ha cambiato i vertici dei giornali del gruppo Gedi (di sua proprietà), John Elkann è apparso meno determinato nella fusione Fca-Psa. Le ultime mosse sul futuro cda di Stellantis (il gruppo che nascerà a marzo 2021) vedono i “torinesi” in posizioni secondarie, non operative. E’ una fusione paritaria tra Fca e Psa oppure i francesi di Peugeot hanno preso in mano il timone del nuovo gruppo? Chi ha comprato chi? Giuseppe Berta, storico dell’economia, ospite di Memos, sostiene che «la guida operativa ed esecutiva del nuovo gruppo sarà nelle mani dell’amministratore delegato di PSA, Carlos Tavares». In altre parole è come se Fca fosse stata comprata da Psa. John Elkann preferisce i giornali alle auto? «Direi piuttosto che Elkann – racconta il professor Berta - vuole trasformare Exor in una holding di partecipazioni: non più un modello di capitalismo industriale di gestione diretta, ma un capitalismo che si limita ad amministrare i risultati finanziari». Ospite della puntata di Memos anche Barbara Tibaldi, della segreteria nazionale della Fiom-Cgil e testimone degli ultimi vent’anni di storia dell’industria dell’auto torinese.
Memos di mercoledì 30/09/2020
Berlusconi offre “una mano al governo” Conte. “Siamo sempre pronti”, dice. Mentre in parlamento presto di discuterà della riforma della legge Gasparri che regola il sistema radiotelevisivo. Scambio politico-televisivo in arrivo? Ospiti: Loredana De Petris, senatrice di Liberi e Uguali; Stefano Balassone, autore e produttore televisivo, scrittore; Francesco Devescovi.
Memos di martedì 29/09/2020
Alle origini del neoliberismo, due anniversari. Quarant’anni fa l’elezione di Ronald Reagan alla presidenza degli Stati Uniti (3 novembre 1980). Cinquant’anni fa la dottrina Friedman (Milton) e l’impresa neoliberista (responsabilità sociale, no grazie) appare per la prima volta sulle colonne del New York Times (13 settembre 1970). Due anniversari che convergono in un’unica storia, e cioè la rivoluzione conservatrice del neoliberismo. Ospiti: Marzia Maccaferri, storica, docente di Storia e Politica alla Quenn Mary University di Londra; e Emiliano Brancaccio, economista, docente all’Università del Sannio di Benevento.
Memos di venerdì 25/09/2020
Il Covid e la fine della scuola. Una studentessa milanese denuncia: “a scuola non esistono più momenti di aggregazione, non si possono fare più assemblee, non c’è più l’intervallo, bisogna stare in classe e non si può parlare con altri studenti. A causa del Covid la socialità è morta nella scuola italiana”. In un altro passaggio Miriam, la studentessa al primo anno di università, aggiunge che siamo arrivati “alla morte della scuola italiana”. Memos oggi ne ha parlato con Angela Biscaldi, antropologa culturale all’Università Statale di Milano; e Chiara Volpato, docente di psicologia sociale all’Università di Milano-Bicocca.
Memos di giovedì 24/09/2020
La disuguaglianza soffoca il pianeta. L’1% più ricco della popolazione mondiale inquina il doppio della metà più povera: 63 milioni di super-ricchi hanno emesso il 15% di Co2, mentre 3,1 miliardi di persone solo il 7%. E’ la principale conclusione del rapporto della ong Oxfam presentato nei giorni scorsi. Di fatto, la metà più povera è costretta a subire l’impatto dello stile di vita insostenibile di pochi milioni di persone. Memos ha ospitato Elisa Bacciotti, responsabile campagna di Oxfam Italia; e Patrizia Luongo, economista del Forum Diseguaglianze & Diversità.
Memos di mercoledì 23/09/2020
Un parlamento più piccolo, con 345 deputati e senatori in meno, dopo la vittoria dei SI al referendum. Cosa cambia per la qualità della democrazia in Italia? La perdita di rappresentatività del parlamento può essere recuperata con gli strumenti della democrazia diretta (referendum e legge di iniziativa popolare)? Ospiti a Memos i costituzionalisti Marilisa D’Amico (Università Statale di Milano) e Andrea Pertici (Università di Pisa). Di democrazia, e delle regionali in Toscana, Memos ha parlato con lo storico dell’arte Tomaso Montanari, ex presidente di Libertà e Giustizia.
Memos di martedì 22/09/2020
Referendum e Regionali, affluenza anti-Covid. La pandemia, che ha scoraggiato molti scrutatori per paura del contagio, non ha fermato la partecipazione al referendum popolare (sul taglio del numero dei parlamentari) e alle regionali, quasi il 54%. Cosa racconta l’alta partecipazione? Come si spiegano le differenze nel voto referendario tra il dato nazionale e il voto nelle grandi città (dove il No è stato maggiore della media nazionale)? Ospiti: Nadia Urbinati, docente di Teoria politica alla Columbia University di New York; Mario Ricciardi, direttore della rivista Il Mulino e docente di filosofia del diritto all’Università Statale di Milano.
Memos di venerdì 03/07/2020
Sono passati appena quattro mesi dall’inizio dell’emergenza Covid-19, dalla dichiarazione di pandemia da parte dell’OMS (11 marzo). Migliaia le vittime in Italia, centinaia di migliaia nel mondo. Restando in Italia, questi quattro mesi sono stati un susseguirsi rapido di eventi: dai primi segnali di contagio, alle zone rosse; dalla fase 1 al lockdown nazionale; poi la fase 2 e il resto di queste ultime settimane. Cosa resta di tutto ciò nella politica italiana? Memos lo ha chiesto a Ida Dominijanni, giornalista e saggista che scrive su Internazionale e Huffington Post. Quella di oggi è l’ultima puntata della stagione di Memos. Ringrazio il gruppo di autrici che hanno curato quest’anno la pagina conclusiva delle puntate di Memos. Il loro è stato un contributo preziosissimo al dibattito e alla discussione pubblica attraverso Radio Popolare. ..Grazie a Michela Bonserio (coordinatrice di Greenpeace Milano e organizzatrice di “Milano per il clima”), Giorgia Bulli (ricercatrice in scienza politica all’università di Firenze); Debora Migliucci, (storica, direttrice Archivio del Lavoro della Cgil di Milano), ..Paola Natalicchio, (giornalista e saggista), Giovanna Procacci, sociologa, tra le fondatrici del Comitato 11 giugno a sostegno dell’ex sindaco di Riace Lucano); Giorgia Serughetti (sociologa dell’università Milano-Bicocca), Anna Stefi (vicedirettrice di Doppiozero, insegnante di filosofia), Loredana Taddei (tra le fondatrici di “Se non ora quando”, ex responsabile nazionale politiche femminili della Cgil). Un ringraziamento va anche agli ospiti e alle ospiti di Memos. Sono state quasi duecento le persone che hanno parlato attraverso i microfoni di questa trasmissione in oltre 140 puntate. E poi, per concludere, il ringraziamento più sentito a voi che avete ascoltato questa trasmissione, a voi abbonati che rendete possibile il servizio pubblico rappresentato da Radio Popolare. Grazie a tutte e a tutti!!
Memos di giovedì 02/07/2020
Responsabilità, cause, colpe della pandemia da Covid-19. Memos ne ha parlato con l’epidemiologo Paolo Vineis, dell’Imperial College London, co-autore di “Prevenire” (Einaudi, 2020). La metafora dei tre debiti come descrizione della condizione umana: il debito socio-economico, debito ambientale e debito cognitivo. Chiude la puntata il messaggio di Giorgia Serughetti, sociologa a Milano-Bicocca, sul disegno di legge contro i crimini d’odio motivati da omofobia, transfobia e misoginia. “Un passo importante per il riconoscimento del diritto alla dignità di donne e persone LGBTQ. Ma la repressione non basta, ci vuole anche un cambiamento culturale profondo”.
Memos di mercoledì 01/07/2020
Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare.

Raffaele Liguori vi accompagna nel suo giro quotidiano di conversazioni.

Memos è andato in onda in onda sulle frequenze di Rp (e in streaming su radiopopolare.it)
Memos di martedì 30/06/2020
Compiti per il dopo-Covid19: la sinistra ce la fa o non ce la fa a superare i dogmi del neoliberismo sovranista? Di cosa si tratta? Di quel pilastro del pensiero neoliberale chiamato “stato minimo” e che dovrebbe essere contrastato da sinistra con potenti dosi di rivalutazione del “pubblico”. La sinistra all’assalto della narrativa neoliberista dovrebbe rilanciare un ruolo attivo dello stato, come programmatore e innovatore. E poi? Di sicuro dovrebbe abbandonare l’idea di uno stato piccolo, minimo, limitato al ruolo di “aggiustatore di ultima istanza” di guai provocati da altri. Altro corno del dilemma è la rivalutazione del conflitto sociale. Se il sovranismo programma il ribellismo individualistico, la jacquerie, il tumulto, la sinistra deve “offrire a sua volta una identità connotata socialmente, deve offrire una rappresentanza e contribuire al rinnovamento della politica” (S. Biasco su ParadoXa, Gennaio-Marzo 2020). Memos oggi ha ospitato la politologa Nadia Urbinati e l’economista Salvatore Biasco.
Memos di venerdì 26/06/2020
Temperature a livelli record in Siberia. Una settimana fa toccati i 38 gradi centigradi. Mai successo prima per le zone del circolo polare artico. Eppure, nonostante i segni ineludibili del surriscaldamento del clima si ripetano, in Italia è ancora difficile cancellare i circa 20 miliardi di sussidi pubblici a imprese e famiglie ritenuti “ambientalmente dannosi”. Sono i sussidi che alimentano l’economia fossile, e cioè una delle cause principali del “climate warming”. Memos ne ha parlato con Giulio Marcon, portavoce della Campagna Sbilanciamoci che in questi giorni ha presentato un rapporto (https:/ / sbilanciamoci.info/ come-eliminare-i-sussidi-ambientalmente-dannosi/ ) con dati, analisi e proposte. Chiude la puntata di oggi la sociologa Giovanna Procacci.
Memos di giovedì 25/06/2020
La mafia dimenticata. Agli Stati Generali dell’Economia della settimana scorsa nessuno è stato invitato per parlare dei capitali mafiosi e del loro drammatico peso sull’economia legale. Anche nella relazione Colao la mafia è assente. Perchè? Che cosa esprime questo oblio verso le organizzazioni criminali di stampo mafioso? Perchè quest’assenza dai luoghi dove si studia il rilancio economico e sociale dell’Italia? Memos lo ha chiesto ad Alberto Vannucci, docente di scienza politica all’università di Pisa, dove dirige il Master universitario in Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione. Chiude la puntata il messaggio di Loredana Taddei, tra le fondatrici di SeNonOraQuando, ex responsabile delle politiche femminili della Cgil.
Memos di mercoledì 24/06/2020
Stati Generali dell’Economia, tra gli ospiti della settimana scorsa non c’era alcuna associazione o studioso che si occupa di contrasto alle mafie. Nella relazione del “Comitato di esperti” guidato da Vittorio Colao nemmeno una riga su mafia e criminalità. Perchè? Da cosa dipende questa “dimenticanza”? Eppure le organizzazioni di stampo mafioso sono sempre più potenti, basta guardare gli ultimi dati della Guardia di Finanza di cui ha parlato oggi a Memos il giornalista di Repubblica Gianluca Di Feo. Quanto all’oblio del governo sulle organizzazioni mafiose Memos ha ospitato il sociologo dell’università di Torino, Rocco Sciarrone (co-autore di “Le mafie nell’economia legale”, Il Mulino, 2019).
Memos di martedì 23/06/2020
Tutelare l’ambiente per proteggere la nostra salute. Fino a qualche tempo fa ascoltando un’affermazione simile avremmo pensato all’inquinamento atmosferico come causa ambientale dei danni alla nostra salute. Oggi l’emergenza Covid-19 ci porta oltre. Le pandemia da coronavirus ha rafforzato la consapevolezza sulle connessioni crescenti tra ambiente e salute. La rottura di equilibri naturali e la distruzione di habitat - si dice - rendono più probabili i salti di specie e le zoonosi, come ha dimostrato l’emergenza coronavirus. Ecco, allora, che il modo più efficace per proteggerci da nuove pandemie è proprio la difesa dell’ambiente. Memos oggi ha parlato di ambiente, salute e Costituzione con Annalisa Corrado, ingegnera meccanica, co-portavoce di Green Italia, autrice di “Le ragazze salveranno il mondo” (People, 2020); e con Andrea Pertici, costituzionalista all’Università di Pisa e avvocato.
Memos di venerdì 19/06/2020
Chiusi in casa per evitare il contagio da Covid-19. Così abbiamo vissuto negli ultimi mesi. Un’esperienza primitiva, primordiale, un ritorno alle origini: la vita che cerca un rifugio domestico per sfuggire ad un pericolo concreto là fuori, anche se poco visibile. Che cosa rappresenta questa esperienza primitiva nella società della complessità? Com’è stato possibile che un semplice virus abbia finito per minacciare società complesse come le nostre? La separazione dei corpi esalterà l’individualismo o stimolerà nuove forme di socialità? Memos ha ospitato oggi Chiara Volpato, docente di Psicologia dei processi sociali all’Università di Milano-Bicocca; e Miguel Benasayag, filosofo e psicanalista.
Memos di giovedì 18/06/2020
Sono passati quattro mesi dall’annuncio del primo paziente di Covid-19 in Italia, il 38enne di Codogno. Era la notte tra il 20 e il 21 febbraio. Sono invece sette i mesi trascorsi dal primo contagio in Cina, nella provincia dell’Hubei. La data è quella del 17 novembre del 2019. Una data accertata da un’inchiesta giornalistica del marzo scorso fatta dal quotidiano South China Morning Post (quotidiano in lingua inglese di Hong Kong di proprietà della multinazionale cinese dell’e-commerce AliBaba). Memos oggi ha ospitato lo storico della medicina Gilberto Corbellini per ripercorrere i passaggi più importanti di questi mesi. Chiude la puntata il messaggio a cura di Giorgia Serughetti, sociologa dell’università di Milano-Bicocca.
Memos di mercoledì 17/06/2020
Frutti avvelenati. La filiera agricola e i segni dello sfruttamento delle persone e dell’ambiente. Memos ne ha parlato con Sara Manisera, giornalista freelance, laureata in scienze politiche con una tesi sul caporalato e lo sfruttamento dei migranti in agricoltura e la ndrangheta a Rosarno. E’ autrice di “Racconti di Schiavitù e lotta nelle campagne”(AUT/ AUT, 2019); e con Fabio Ciconte, giornalista, direttore dell’associazione ambientalista Terra!, portavoce della campagna “Filiera Sporca” contro il caporalato e lo sfruttamento del lavoro. E’ co-autore del libro “Il Grande Carrello. Chi decide cosa mangiamo” (Laterza, 2019).
Memos di martedì 16/06/2020
Progetti, politiche, azioni per uscire dalla crisi economica e sociale causata dai blocchi anti-Covid-19. Non solo gli Stati Generale dell’Economia in corso a Roma e voluti dal capo del governo Conte. Memos oggi ha ospitato l’economista Patrizia Luongo, ricercatrice presso il Forum Diseguaglianze e Diversità, co-autrice con Fabrizio Barca del libro “Un futuro più giusto. Rabbia, conflitto e giustizia sociale” (Il Mulino, 2020). Ospite anche Enrico Giovannini, economista e statistico, ex presidente dell’Istat, portavoce dell’ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), ha fatto parte del Comitato di esperti del governo presieduto da Vittorio Colao.
Memos di venerdì 12/06/2020
Scuola, è arrivata la fine di un anno vissuto soltanto a metà. Cosa resta di questi mesi passati fuori dalle aule? Che cosa annotano nel loro diario una maestra elementare, Antonella Meiani, e un maestro appena andato in pensione, ma sempre in contatto con la scuola, come Franco Lorenzoni? La maestra Meiani (autrice di “Tutti i bambini devono essere felici”, Terre di mezzo), ha scritto un titolo nel suo diario: una vita ribaltata. E’ quella vissuta nei mesi di chiusura. La scuola – racconta Antonella Meiani – si è presa tutto il tempo della mia vita”. Franco Lorenzoni (autore di “I bambini pensano grande, Sellerio 2020) nel suo diario ha preso nota di un grave problema scolastico: l’aumento della discriminazione. “Moltissimi bambini – ricorda Lorenzoni - sono stati reclusi nelle case e disconnessi, hanno perso contatti con i loro compagni e insegnanti. Quindi ci sono bambini che vanno risarciti per quanto è accaduto”.
Memos di giovedì 11/06/2020
Vaccini contro il Sars-CoV-2, la ricerca continua. A Memos Roberto Cauda, ordinario di Malattie Infettive all’Università Cattolica di Roma, ricostruisce le fasi di individuazione, produzione e distribuzione di un vaccino. A Memos oggi anche Nicoletta Dentico, responsabile del programma di salute globale di “Society for international Development”, giornalista, esperta di cooperazione internazionale. Con lei abbiamo visto i termini della guerra commerciale che si profila tra le varie aziende farmaceutiche impegnate nella ricerca del vaccino. Resta un interrogativo, per ora senza risposta: il vaccino sarà un bene comune oppure finirà impigliato nelle logiche del profitto codificate nelle norme internazionali sui brevetti e il commercio internazionale? Chiude la puntata di oggi il messaggio della sociologa Giovanna Procacci.
Memos di mercoledì 10/06/2020
La flessibilità del mercato del lavoro non aiuta la creazione di nuova occupazione. Ora lo dice anche uno studio pubblicato sulla rivista scientifica britannica Review of Political Economy. L’articolo è firmato da tre economisti: Emiliano Brancaccio insieme a Fabiana de Cristofaro e Raffaele Giammetti. La loro ricerca ha preso spunto dall’analisi di un’ampia letteratura economica sul tema. Oltre il 70% dei testi consultati, oggetto delle ricerca, sostengono che non vi è alcuna evidenza empirica di una correlazione tra deregolamentazione nel mercato del lavoro e aumento dell’occupazione. Memos ha ospitato l’economista Emiliano Brancaccio (Università del Sannio). Chiude la puntata il messaggio di Loredana Taddei, ex responsabile delle politiche femminili della Cgil e tra le fondatrici di “SeNonOraQuando”.
Memos di martedì 09/06/2020
Le conseguenze economiche della pandemia: dalle società diseguali a quelle ingiuste. Contro l’aumento di diseguaglianze/ ingiustizie occorrono politiche redistributive: un’imposta progressiva sulla ricchezza e una maggiore progressività nelle imposte sul reddito. Memos ne ha parlato con due economiste: Lucrezia Fanti, ricercatrice all’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, e Maria Enrica Virgillito, ricercatrice alla Scuola Sant’Anna di Pisa. Ospite anche Federico Rampini, corrispondente da New York di Repubblica (“Oriente e Occidente”, Einaudi 2020).
Memos di venerdì 05/06/2020
Cina e Stati Uniti. La stretta autoritaria di Pechino su Hong Kong (HK) e la rivolta antirazzista contro l’assassinio di George Floyd, il cittadino afroamericano ucciso da un poliziotto bianco a Minneapolis. Memos ne ha parlato con l’economista Alessia Amighini dell’università del Piemonte Orientale, co-direttrice dell’Osservatorio Asia dell’Ispi; e con Mattia Diletti, docente di Scienza politica all’università “La Sapienza” di Roma, studioso del sistema politico americano. Racconta l’economista Amighini: “la svolta imprevista, autoritaria, ad HK accelera il ritorno alla Repubblica Popolare Cinese previsto per il 2047 dal trattato con la Gran Bretagna del 1997. Questa svolta – prosegue Amighini - rappresenta anche un monito verso Taiwan dove nel gennaio scorso c’è stata la vittoria elettorale schiacciante del Partito progressista democratico (PDD)”. Negli Stati Uniti, invece, c’è un presidente, Trump, che minaccia di reprimere la rivolta antirazzista con l’esercito, che invita i governatori a “dominare i manifestanti”. Per questa ragione si è tirato addosso le critiche di una parte dell’establishment americano. Da Barack Obama all’ex presidente repubblicano George W. Bush, dal capo del Pentagono Mark Esper al suo predecessore James Mattis, all’ex governatore della California Arnold Schwarzenegger, anch’egli repubblicano. “L’isolamento di Trump è dovuto a molte scelte che anche i repubblicani criticano”, sostiene Mattia Diletti che aggiunge: “anche nel 2016 Trump non aveva l’establishment repubblicano dalla sua parte. Oggi il presidente è in difficoltà nei sondaggi. Trump pensa di ricompattare un pezzo di elettorato attorno a “legge e ordine” e all’uso della forza. Il capo della Casa Bianca – prosegue Diletti - parla ad un elettorato repubblicano che, secondo i sondaggi, è convinto che negli Stati Uniti siano discriminati i bianchi piuttosto che gli afroamericani. C’è un conflitto molto forte fra due parti di società che Trump alimenta trovando sempre un nemico. Prima era la Cina. Oggi sono i cosiddetti “antifa”. Da un presidente, però, ci si aspetta altro, ad esempio che tenga insieme la comunità. Ma non è lo stile di Trump. Inoltre – conclude Mattia Diletti - negli Stati Uniti c’è un processo di polarizzazione del sistema politico che ormai sembra arrivato ad un punto di non ritorno”.
Memos di giovedì 04/06/2020
La mappa del potere economico e finanziario in Italia potrebbe essere in corso di ridefinizione. Diversi indizi portano in questa direzione. Almeno quattro. 1) Il tentativo di Leonardo Del Vecchio di Luxottica di salire al 20% nel capitale di Mediobanca, assumendo di fatto il controllo non solo di piazzetta Cuccia, ma anche della controllata più importante, le Generali. 2) Il blitz di Intesa San Paolo (prima banca italiana) su Ubi Banca (quarta banca italiana); un tentativo di acquisizione che Unicredit (secondo banca del paese) sta cercando di ostacolare nel procedimento in corso davanti all’antitrust. Chi uscirà vincitore da questa partita consoliderà in modo rilevante la propria posizione di potere in Italia. 3) L’ascesa di Carlo Bonomi ai vertici di Confindustria renderà più assertiva la manifestazione di potere degli industriali e la collocherà in opposizione netta al governo PD-M5S. 4) Ultimo indizio, si fa per dire: il ribaltone alla testa del gruppo Gedi (Repubblica-Stampa, Espresso, giornali locali, radio, siti). E’ uscito di scena quel che restava della famiglia De Benedetti ed è arrivata al suo posto la Exor, la famiglia Agnelli-Elkann. Un terremoto politico-editoriale: licenziato il vecchio direttore Verdelli sostituito con Molinari, cambiata di fatto la linea politica-editoriale del giornale con una sterzata a destra. Sono quattro indizi che permettono di intravedere i confini labili, le sagome sfumate, di nuove alleanze di potere tra gruppi e società del capitalismo economico e finanziario italiano. Il tutto mentre in Italia stanno arrivando, e ancora arriveranno nei prossimi mesi, miliardi di euro di stanziamenti, fondi, prestiti, aiuti. Memos oggi ha ricostruito questa mappa del potere, guardando ai soggetti che cercheranno di occupare il crocevia dei flussi di denaro diretti verso l’Italia. Ospite della puntata il giornalista Gianni Dragoni, autore di un blog di analisi economiche e finanziarie dal titolo “Poteri deboli” (giannidragoni.it). Chiude la trasmissione di oggi il messaggio della sociologa Giorgia Serughetti dell’università Milano-Bicocca.
Memos di mercoledì 03/06/2020
Il Covid-19 e le città. Come la pandemia cambia la vita urbana? Il caso di Napoli oggi a Memos con il sindaco Luigi De Magistris. La densità di popolazione più alta d’Italia come si concilia con l’imperativo del distanziamento sociale? E poi, le differenze nella diffusione del contagio, la frattura nord-sud, quanto peserà sul dopo-emergenza? De Magistris a Memos affronta anche il tema dei poteri dei sindaci, la loro perdita di autorità a causa di quello che De Magistris ha definito nei giorni scorsi “un disegno eversivo dell’ordine costituzionale”.
Memos di martedì 02/06/2020
Il Covid-19 e le città. Come la pandemia cambia la vita urbana? Il caso di Napoli oggi a Memos con il sindaco Luigi De Magistris. La densità di popolazione più alta d’Italia come si concilia con l’imperativo del distanziamento sociale? E poi, le differenze nella diffusione del contagio, la frattura nord-sud, quanto peserà sul dopo-emergenza? De Magistris a Memos affronta anche il tema dei poteri dei sindaci, la loro perdita di autorità a causa di quello che De Magistris ha definito nei giorni scorsi “un disegno eversivo dell’ordine costituzionale”.
Memos di venerdì 29/05/2020
Fondo per la ripresa, 750 miliardi di euro tra prestiti e sussidi per i paesi più colpiti dalla pandemia di Covid-19. E’ la proposta della Commissione europea. La presidente Ursula Von der Leyen l’ha presentata come un piano emergenziale anti-recessione. Centinaia di miliardi (172 all’Italia, 140 alla Spagna) per tentare di far riprendere i paesi più colpiti dal disastro economico e sociale provocato dai blocchi alle produzioni e alla mobilità. Da dove arriveranno i soldi per finanziare le ricostruzioni? Verranno raccolti sui mercati finanziari attraverso l’emissione di bond europei. Proprio così. Se i dettagli della proposta non contraddiranno gli annunci generali di queste ore , si tratta di un risultato politicamente importante. Le obbligazioni europee non sembravano minimamente alla portata della Commissione Von der Leyen. Eppure, insieme all’uso delle web tax e plastic tax per rimborsare i bond in scadenza, è uno dei punti più avanzati della proposta di Bruxelles. Una proposta che supera ampiamente l’andazzo neoliberista a cui ci avevano abituato le ultime commissioni Barroso e Juncker. Memos ha ospitato oggi lo storico dell’Europa Piervirgilio Dastoli e l’economista Laura Pennacchi (autrice di una proposta per progetti di investimento per il lavoro e un nuovo modello di sviluppo, scritta di insieme a Daniele Archibugi e Edoardo Reviglio e pubblicata su https:/ / collettiva.it).
Memos di giovedì 28/05/2020
Covid-19 e Clima, l’infezione da coronavirus e il surriscaldamento del clima a causa dell’effetto serra. Tra i due fenomeni c’è una correlazione. “Una interazione”, ha scritto recentemente l’Economist (21 maggio 2020). Secondo il settimanale britannico “la chiusura di alcuni settori dell’economia ha portato a enormi tagli – ai livelli più alti dalla seconda guerra mondiale - delle emissioni di gas a effetto serra”. Ma contrastare il Covid-19 può entrare in conflitto con l’obiettivo di riduzione dei gas serra. Lo sostiene lo studioso di sistemi urbani, di trasformazioni delle città e del lavoro, Richard Sennet. Di fronte al decisore politico può presentarsi un dilemma: dover scegliere la “disaggregazione”, il distanziamento sociale, oppure optare per la “densificazione” che favorisce l’efficienza e la conservazione. Memos ne ha parlato oggi con Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club e co-autore di “Le trappole del clima” (Edizioni Ambiente, 2020). Chiude la puntata di oggi il messaggio Loredana Taddei, tra le fondatrici di “Se non ora quando”, ex responsabile nazionale politiche femminili della Cgil.
Memos di mercoledì 27/05/2020
La città in-attesa. E’ la città che spera di uscire dall’emergenza Covid-19. E’ una città che sta aspettando qualcosa di nuovo. Ma cosa? La sua rigenerazione come luogo di relazioni riqualificate, oppure un definitivo declino perché la città-metropoli è sinonimo di vicinanze, di promiscuità incompatibili con la convivenza con il virus che chiede distanziamento, separazione. A Memos si sono incontrati Alessandra Casu, urbanista dell’università di Sassari; e Gabriele Pasqui che insegna Politiche Urbane al Politecnico di Milano. Pasqui è stato anche il primo ospite del ciclo di seminari dell’università di Sassari intitolato “La città in-attesa”.
Memos di martedì 26/05/2020
La colonizzazione dello spazio extra-terreste fa un notevole passo avanti. Dopo le imprese realizzate dalle grandi agenzie spaziali governative, ora tocca ai privati. E così domani la SpaceX, società del miliardario sudafricano Elon Musk, spedirà sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per la prima volta due astronauti (finora aveva spedito rifornimenti per la stazione). Con il lancio di domani dalla base di Cape Canaveral Elon Musk metterà alla prova la capacità della sua azienda di progettare e realizzare un taxi dello spazio. La missione di domani segna anche il ritorno degli statunitensi (privati) nei viaggi verso la ISS con astronauti a bordo. Negli ultimi dieci anni piloti, ingegneri, astrofisici degli Stati Uniti avevano dovuto utilizzare e pagare l’affitto di veicoli spaziali russi. Memos oggi ha ospitato Umberto Guidoni, astrofisico e astronauta dell’agenzia spaziale italiana e di quella europea. Guidoni ha partecipato a due missioni spaziali a bordo dello Space Shuttle della Nasa (nel 1996 e nel 2001, in quest’ultima è stato a bordo della ISS).Tra il 2004 e il 2009 è stato parlamentare europeo. E Massimo Sideri, editorialista del Corriere della Sera e responsabile delle pagine del Corriere Innovazione, il magazine di culture, scienze e tecnologie (in versione cartacea e digitale).
Memos di venerdì 22/05/2020
Capaci, 28 anni dopo la strage siamo ancora alla ricerca dei moventi dell’assassinio di Giovanni Falcone. Domani 23 maggio si ricordano le vittime di quel massacro: oltre al giudice, a Capaci morirono sua moglie Francesca Morvillo, e gli agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Memos ha riproposto oggi una parte della testimonianza di Giovanni Costanza, l’autista di Falcone sopravvissuto alla strage, ospite nel febbraio scorso di Radio Popolare per il ciclo “Lezioni di Antimafia” (Scuola di formazione “Antonino Caponnetto”). A Memos oggi Pierpaolo Farina, sociologo, fondatore di Wikimafia, la libera enciclopedia online sulle mafie. Wikimafia ha organizzato questa settimana diversi incontri via web, ad esempio sulla memoria del giudice Falcone con il sociologo Nando dalla Chiesa; sulle verità svelate e ancora da svelare con l’ex pm Vittorio Teresi, il giornalista Enrico Bellavia e Giovanni Montinaro, figlio dell’agente ucciso a Capaci. Vittorio Teresi è stato procuratore a Palermo, uno dei pm del processo sulla trattativa stato-mafia: “chi ha ucciso Falcone? I suoi nemici – dice l’ex pm a Wikimafia – Chi erano i nemici di Falcone? Certamente i mafiosi, ma anche quegli uomini dello stato collusi con la mafia che sapevano bene una cosa: che se Giovanni avesse potuto continuare nella sua opera all’interno del ministero avrebbe fatto emanare quelle leggi che aveva in mente. Inoltre, i nemici erano quelli che sapevano un’altra cosa: che se Falcone fosse diventato procuratore nazionale antimafia , con quegli strumenti normativi in mano, avrebbe potuto ottenere quel risultato che tutti coloro che si occupano di combattere la mafia vogliono, e cioè la distruzione totale della mafia. L’obiettivo della fine totale, irreversibile delle mafie – conclude il magistrato Teresi - non è un obiettivo comune voluto da molti stati e da esponenti di questo stato”.
Memos di giovedì 21/05/2020
Chi ha paura dello stato imprenditore? E perché? Dopo 40 anni di delegittimazione dell’intervento statale (“lo stato non è la soluzione, ma è il problema”, diceva Ronald Reagan all'inizio degli anni ‘80), oggi lo stato sembra riguadagnare punti. Sotto la pressione della durissima crisi sanitaria ed economica si registrano forme di rivalutazione del suo ruolo. Dello stato sono gli aiuti, i sussidi, i prestiti, le garanzie. Alle persone, così come alle imprese. Il pubblico riemerge, mentre l’eccellenza del privato finisce nella polvere. E’ quanto riferisce la narrazione corrente, in questi tempi di pandemia. La nozione di “stato imprenditore” è il fortunato ritrovato scientifico dell’economista Mariana Mazzucato (“Lo Stato innovatore”, Laterza 2014) e dei suoi studi di questi ultimi anni. Una nozione che fa paura, ad esempio, al nuovo presidente di Confindustria Carlo Bonomi: “non abbiamo bisogno di uno Stato imprenditore, ne conosciamo fin troppo bene i difetti” (Corriere, 4 maggio 2020). E poi è bastato che Mazzucato fosse nominata nella task force guidata da Vittorio Colao, e consulente del governo Conte per le politiche industriali, per scatenare dimostrazioni (non richieste) e atti di fede pro “economia di mercato” e contro “statalismo, interventismo, populismo” (vedi “Appello a Mattarella” di Sgarbi, Henry-Levy, Vargas Llosa, Luttwak, Loewenthal, e altri – Repubblica.it 2 maggio 2020). Di tutto questo Memos oggi ha parlato con Filippo Barbera, sociologo dell’università di Torino. Chiude la puntata il messaggio di Giorgia Serughetti, sociologa a Milano-Bicocca, sui bambini e gli adolescenti, i dimenticati della #fase2.
Memos di mercoledì 20/05/2020
Le élite e il dopo Covid19: a cosa stanno lavorando? Cosa si pensa e come si agisce tra i soggetti più influenti della politica e dell’economia? Memos ha raccontato oggi due casi (uno negli Usa e l’altro in Italia) che mostrano soggetti all’opera nell’immaginare e influire sugli equilibri del prossimo futuro. Ospiti della puntata Mattia Diletti, professore di scienza politica all’università “La Sapienza” di Roma, studioso del sistema politico americano e delle elite; Alessandro Politi, analista politico e strategico, insegna geopolitica e geoeconomia al SIOI di Roma, un ente sotto la vigilanza della Farnesina. Nel caso americano la politica (il governatore di NY Andrew Cuomo) prende l’iniziativa e affida la progettazione di un pezzo di futuro a due big dell’economia digitale come il fondatore di Microsoft Bill Gates e Eric Schmidt (ex Ceo di Google). In Italia, invece, il potere economico (di settori maturi come l’auto e l’informazione) cerca di condizionare lo spazio pubblico (politica, comunicazione, cultura). E’ il caso FCA-Repubblica-Molinari, con la famiglia Elkann-Agnelli che ha dirottato con una spallata a destra le scelte politico-editoriali dell’intero gruppo Gedi. Sulla sua strada FCA ha trovato in queste settimane una Confindustria consonante nei metodi e negli obiettivi: tornare – anche ruvidamente - ad esercitare una forte influenza sui poteri che decidono l’utilizzo dei soldi pubblici; e poi bloccare culturalmente e politicamente il ritorno di politiche “pubbliche”, di politiche che vedono lo stato in un ruolo centrale e non subordinato ad interessi privati.
Memos di martedì 19/05/2020
Lo Statuto dei lavoratori, e delle lavoratrici, compie 50 anni. Diritti e rispetto della dignità umana per chi lavora e libertà di rappresentanza per i sindacati: sono i cardini su cui sono fondati i 41 articoli del testo votato il 20 maggio del 1970. Da allora lo Statuto ha subito pressioni e tentativi di manomissione (alcuni andati anche in porto, come lo svuotamento dell’articolo 18). Memos ne ha parlato con l’economista Marta Fana (co-autrice di “Basta salari da fame”, scritto con Simone Fana) e con Sergio Cofferati, ex segretario generale della Cgil, è stato sindaco di Bologna, europarlamentare per due legislature fino al 2019.
Memos di venerdì 15/05/2020
Le piante e gli umani. Il pericolo da coronavirus e quello da surriscaldamento globale del clima. Perchè gli umani si sono rivelati più reattivi verso il pericolo pandemico che non verso quello climatico? Memos ha ospitato il botanico Stefano Mancuso, che insegna all’università di Firenze, direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV). “Dipende – risponde il professor Mancuso – dalla nostra assoluta mancanza di visualizzazione di un problema futuro”. A proposito della pandemia da Covid-19, il botanico di fama internazionale ricorda che “esiste una correlazione strettissima tra cambiamento d’uso del suolo (per deforestazione, per attività estrattive, ndr) e i fenomeni di “spillover”, di salto di specie”. Ospite a Memos anche l’antropologa medica dell’università di Torino, Lucia Portis, tra le ideatrici di un blog di riflessioni sul tema contagio e isolamento (osservatoriolagiustadistanza.blogspot.com). La professoressa Portis spiega le ragioni della differente reattività tra pericolo pandemico e pericolo climatico. “La pandemia è un fatto sociale totale, un fatto che ha completamente modificato il nostro stile di vita. Questi due mesi e mezzo – racconta l’antropologa dell’università di Torino - sono stati eccezionali, non avremmo mai pensato di viverli così. Questa pandemia ha toccato tutti gli aspetti della nostra vita in modo profondo. Di conseguenza il rischio di contrarre la Covid-19 è stato molto vicino a noi. Invece – conclude la professoressa Portis - quando parliamo di surriscaldamento globale ci sembra qualcosa di lontano, non prossimo, e quindi la percezione del rischio si riduce”.
Memos di giovedì 14/05/2020
Lettera dal Direttore. Succede a Repubblica. Maurizio Molinari, in carica da tre settimane, scrive a tutte le redazioni e annuncia “il premio del Direttore”. Lo assegnerà tutte le settimane al miglior giornalista che gli verrà segnalato dalle strutture di governo del giornale. I quadri segnalano e lui decide. Il premio consisterà principalmente in 600 euro lordi in busta paga. Et voilà, il gioco è fatto: bentornati negli anni ‘50, nel paternalismo di casa Fiat, nell’esaltazione della gerarchia come unica relazione possibile sul posto di lavoro. E’ tutto drammaticamente vero, ed è tutto molto importante. Accade nel più grande gruppo in Italia che edita giornali di carta e informazione digitale. Che idea di giornalismo c’è dietro il “premio del Direttore”? Che idea di relazioni sindacali si vuole trasmettere alla FNSI (sindacato giornalisti) e ai redattori e alle redattrici del gruppo? L’arrivo di Molinari è il segno di una svolta, l’avvio dell’era Elkann-Agnelli-Fiat nel gruppo che fu l’Espresso di Caracciolo-Scalfari-DeBenedetti. Una stagione, quella Elkann-FCA, in cui forse rivedremo apparire un nuovo collateralismo tra la grande industria e i settori più conservatori, di destra, della politica e della società italiana. Di tutto questo Memos ha parlato oggi con Ida Dominijanni, giornalista e saggista, scrive su Internazionale e Huffington Post; e con lo storico e politologo Marco Revelli. In chiusura di puntata il messaggio, oggi a cura della sociologa Giovanna Procacci.
Memos di mercoledì 13/05/2020
Big Pharma, i vaccini contro l’infezione Covid-19 e la proposta di BioMed. Big Pharma, com’è noto, è la grande industria planetaria del farmaco, un settore che agisce badando prioritariamente alla profittabilità dei propri investimenti in Ricerca&Sviluppo piuttosto che alla cura e alla salute. BioMed è il nome di una infrastruttura pubblica, ancora allo stadio di proposta, che dovrebbe svolgere attività di ricerca e produzione sui farmaci rispondendo al criterio del diritto alla salute. Memos ha ospitato oggi due economisti, Laura Iacovone e Massimo Florio, dell’università Statale di Milano, autori di un articolo “Pandemie e ricerca farmaceutica” pubblicato su eticaeconomia.it. Iacovone e Florio sostengono che l’industria farmaceutica in questi ultimi anni è stata latitante nella ricerca e nella produzione di vaccini, ad esempio contro i coronavirus della Sars (2002) o della Mers (2012). Una latitanza dovuta a ragioni strutturali che rendono l’industria farmaceutica privata inadeguata a coprire alcuni rischi sanitari. Al suo posto – sostengono Iacovone e Florio - ci vuole una struttura pubblica e sovranazionale. “L’abbiamo chiamata BioMed Europa e dovrebbe essere strutturata come il Cern di Ginevra”.
Memos di martedì 12/05/2020
La crisi economica scatenata dalla pandemia di coronavirus comincia a vedersi anche nelle statistiche. Secondo l’economista Fedele de Novellis (Ref Ricerche), ospite a Memos, la crisi economica nei primi tre mesi del 2020 (Pil mondiale a -4%) ha già raggiunto livelli doppi rispetto alla recessione del 2008. Ospite oggi anche Loretta Napoleoni, economista e saggista: “se questa è la prima di una serie di pandemie – sostiene l’economista - allora saremo destinati a dover cambiare tutto del nostro modello di sviluppo”.
Memos di venerdì 08/05/2020
Una guerra fredda tra Cina e Stati Uniti. Washington accusa Pechino di manipolazione dolosa del coronavirus nei laboratori cinesi. La Cina risponde con la diplomazia della mascherina, insidia aree importanti dell’Occidente, soprattutto europeo, tende ad auto-narrarsi come un paese inclusivo, attento alla cooperazione. Memos ne ha parlato oggi con Alessia Amighini, economista dell’Università del Piemonte Orientale, co-responsabile dell’Asia Center dell’Ispi (Istituto di Studio di Politica Internazionale). Se l’Occidente oggi risente di un atteggiamento pressante da parte della Cina di Xi, dall’altro al proprio interno – in particolare in Europa – contribuisce ad alimentare pratiche che lo indeboliscono. Le divisioni europee di fronte alla gravissima recessione da pandemia sono un caso eclatante. Mes (fondo salva stati), QE (le operazioni delle Bce per sostenere i bond dei paesi più in crisi), sono ormai parti di un lessico corrente nello scontro politico europeo a cui, in questi ultimi giorni si è aggiunta anche la “Corte di Karlsruhe” (Corte costituzionale tedesca) che ha sentenziato contro la dottrina Draghi del Quantitative Easing. Memos ha ospitato oggi anche il giurista Alessandro Somma, dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Memos di giovedì 07/05/2020
“Siamo tutti sulla stessa barca”, hanno detto Papa Bergoglio e il capo del governo Conte nelle ultime settimane. Insieme a loro, tanti lo hanno ripetuto. Ma ne siamo sicuri? Siamo proprio sicuri che l’infezione da Covid-19, e tutto ciò che comporta, ci colpisca indistintamente? Oppure la pandemia - e i suoi effetti collaterali e conseguenziali – colpisce generando disuguaglianze, allargando divari, inasprendo sofferenze soprattutto in alcuni e meno in altri? I grandi fenomeni globali del nostro tempo sono generatori di disuguaglianze: non solo il Coronavirus, ma anche il riscaldamento del clima. Memos ne ha parlato oggi con Annalisa Corrado, portavoce di Green Italia (ha appena pubblicato “Le ragazze salveranno il mondo”, edito da People), e Vittorio Cogliati Dezza, tra i coordinatori del Forum Diseguaglianze e Diversità, autore di saggi sul ruolo delle scienze e dell’educazione scientifica, per otto anni alla presidenza di Legambiente fino al 2015. Chiude la puntata di oggi il messaggio di Giorgia Serughetti, sociologa all’università Milano-Bicocca.
Memos di mercoledì 06/05/2020
Ritorno al lavoro, una cosa da uomini maturi. L’allentamento dei blocchi riguarda soprattutto gli uomini e meno i giovani. Memos ne ha parlato con Alessandra Casarico (economista UniBocconi e redattrice LaVoce.info). Che ne sarà dell’occupazione femminile? E quella dei giovani? A Memos oggi è stata presentata la quinta edizione del Festival dei Diritti Umani “Da vicino nessuno è disabile” (festivaldirittiumani.it). Il direttore del Festival Danilo De Biasio spiega il legame tra diritti umani e disabilità. Chiude la puntata Giorgia Bulli, ricercatrice in scienza politica all’università di Firenze; studiosa dei movimenti della destra in Europa.
Memos di martedì 05/05/2020
Un’alleanza per mandare a casa Conte, installarsi nella stanza dei bottoni direttamente o con propri uomini e donne, e restaurare il neoliberismo in una forma aggressiva. E’ un’alleanza di fatto che si intravede nelle dichiarazioni del capo della Confindustria (ieri al Corriere della Sera) e nel documento “appello delle libertà al Presidente Mattarella” firmato da Sgarbi, A.Elkann, B.H. Levy, Elena Loewenthal, Luttwak, Paragone, Marcello Veneziani e altri. L’industriale Carlo Bonomi non vuol sentir parlare di stato-imprenditore; gli “appellanti delle libertà” già scorgono il profilo dello statalismo dietro le recenti rivalutazioni dell’intervento statale in economia (da Mazzucato a Prodi). E per questa ragione si ergono a difensori di ultima istanza “della democrazia liberale e dell’economia di mercato” minacciate da ciò che chiamano autoritarismo. Usano le libertà individuali come esercizi di ginnastica democratica svuotati di una sostanza egualitaria (art.3 Cost.). Ecco allora che il sostegno al reddito diventa per l’industriale Bonomi un “distribuire denaro a pioggia ai lavoratori attraverso reddito di emergenza, di cittadinanza e cassa integrazione”. Memos ne ha parlato oggi con Nadia Urbinati, politologa, tra i firmatari dell’appello “BastaAgguati” (cittavisibili.org), un appello che denuncia quella che Urbinati ha definito “una restaurazione neoliberale”.
Memos di giovedì 30/04/2020
Tra 25 aprile e Primo Maggio, i valori e la cura contro l’infezione da Covid-19. Che esperienza è stata la Festa della Liberazione dal nazifascismo nel silenzio delle piazze? E che cosa sarà il Primo Maggio di lavoratrici e lavoratori nelle stesse condizioni? Lunedì 4 maggio riprendono “produzioni e lavori”: quali lavori e quali produzioni? Cosa sarà il lavoro nella grave recessione che ci aspetta e cosa diventerà successivamente? Memos ne ha parlato con l’economista Laura Pennacchi e con la storico Marco Revelli. Chiude la puntata il messaggio della sociologa Giovanna Procacci: #4maggio, tra insofferenza e rabbia.
Memos di mercoledì 29/04/2020
La scuola, i costi della chiusura prolungata, la perdita di opportunità educative. E poi la grande occasione da non perdere a settembre, con la riapertura delle scuole: “dobbiamo pensare in grande la scuola, migliorarla in generale”, ha detto a Memos la sociologa Chiara Saraceno. Nella puntata di oggi anche l’economista Patrizio Bianchi, da una decina di giorni coordinatore del comitato di esperti nominato dal Miur per studiare le modalità di riapertura dell’anno scolastico a settembre. “Abbiamo un’occasione straordinaria, derivante da questa situazione drammatica, di superare le classi pollaio”, ha detto Bianchi a Memos. “Dobbiamo andare verso classi di dieci bambini”. Chiude la puntata di oggi Loredana Taddei, tra le fondatrici di “SeNonOraQuando”, ex responsabile delle politiche femminili della Cgil.
Memos di martedì 28/04/2020
Politica e affari, soft power e digital media. L’operazione Elkann-Repubblica (con la nomina alla direzione di Maurizio Molinari e il defenestramento di Carlo Verdelli) si situa al centro di vecchi e nuovi crocevia del mondo dell’informazione. Il presidente di FCA e Exor, Elkann, tenta l’operazione politica e culturale di spostare a destra il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. E allo stesso tempo prepara Repubblica a diventare l’ammiraglia di un progetto centrato sull’informazione digitale. Memos ne ha parlato con Sara Bentivegna, sociologa della comunicazione all’università “La Sapienza” di Roma, e con Marco Mele, giornalista ed esperto di media e comunicazione.
Memos di venerdì 17/04/2020
A Memos oggi abbiamo parlato di stati d’animo, ricordi, democrazia, libertà. E di 25 aprile: festa della Liberazione dal nazifascismo. Lo abbiamo fatto con la giurista Lorenza Carlassare, prima donna in Italia ad aver avuto una cattedra di diritto costituzionale. E con lo storico dell’arte Tomaso Montanari, docente all’Università per gli Stranieri di Siena.
Memos di giovedì 16/04/2020
Quali sono le cause strutturali della diffusione planetaria del Coronavirus? Di fronte alla pandemia siamo tutti uguali o diseguali? Quale deve essere il ruolo dello stato, nella crisi e dopo? Memos ne ha parlato con l’economista Maria Enrica Virgillito, ricercatrice alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. ..Il capo dell’Ocse Angel Gurrìa qualche giorno fa ha detto: “sarò chiaro: le economie avanzate soffriranno. Se faranno tutto bene, la sofferenza durerà anni. In caso contrario, non si riprenderanno affatto”. Il commento dell’economista Maria Enrica Virgillito: “sono parole che devono portare ad un ripensamento dell'organizzazione capitalistica a livello mondiale. Credo – aggiunge la ricercatrice - che ciò che stiamo osservando in questi giorni, a partire dall'arrivo della pandemia in Europa, sta mettendo in discussione non semplicemente il mercato in senso stretto, ma l'organizzazione capitalistica della società. Mi riferisco alla divisione del lavoro e della conoscenza, al ruolo dei rapporti di potere rispetto al processo economico”. Chiude la puntata il messaggio della sociologa Giovanna Procacci.
Memos di mercoledì 15/04/2020
Dieci milioni di bambini e adolescenti chiusi in casa per il contagio da Coronavirus, chi sta pensando a loro? “Bisogna mettere al centro dell’agenda politica le nuove generazioni e le loro famiglie”, dice a Memos la sociologa Chiara Saraceno, una dei portavoce dell’Alleanza per l’Infanzia, associazione arcipelago di diverse sigle (dall’Arci alla Cisl, dalla Cgil al Centro per la salute del bambino, alla Cooperativa sociale Dedalus). “Bambini e adolescenti – aggiunge Saraceno - sono il nostro futuro, ma spesso nelle decisioni non sono considerati centrali. Con la crisi sanitaria ed economica, i bambini e i ragazzi sono stati tutti riportati nell’alveo delle famiglie e delle loro risorse. Le risorse familiari sono però molto differenziate fra di loro, tra chi ha e chi non ha. In casa c’è chi ha le terrazze e chi no, chi ha spazio per studiare, per ritirarsi e chi no. La chiusura in casa non è la stessa esperienza per tutti i bambini e adolescenti”. Saraceno avverte anche dal rischio che ..la didattica a distanza diventi un fattore di crescita della disuguaglianza. “Pagheremo durissimamente il divario digitale, perché l’arretramento delle possibilità di apprendere e sviluppare le proprie competenze cognitive non è che si recupera con un corso a settembre. E’ un problema drammatico, c’è un milione e 800 mila ragazzi che non hanno accesso alla didattica a distanza; tra quelli che ce l’hanno, molti fanno fatica. Alcune scuole - conclude Chiara Saraceno - raccontano di aver perso dei propri studenti, di non riuscire più a mantenere i contatti con loro”. A Memos ospite anche il demografo dell’università Cattolica Milano, Alessandro Rosina. “I giovani 25-35enni – dice - che hanno già subito i colpi della crisi finanziaria del 2008, e non hanno vissuto la possibilità di una ripresa dell’economia, si trovano ora con progetti di vita in sospeso, progetti professionali non ancora consolidati, ancora alla ricerca di lavoro, o con un contratto a termine. Sono attualmente le categorie che subiscono di più l’impatto della crisi e che rischiano di essere le meno tutelate dalle misure di protezione. E’ una generazione – aggiunge il demografo - che subisce in sequenza due crisi e che proprio nella fase in cui stava cercando di risollevarsi viene risospinta nelle acque agitate della crisi da Covid19”. Chiude la puntata di oggi Loredana Taddei, tra le fondatrici di “SeNonOraQuando”, ex responsabile delle politiche femminili della Cgil.
Memos di martedì 14/04/2020
La vita e la morte ai tempi di Covid-19; il tramonto della pretesa di onnipotenza da parte degli umani. E poi: la scienza e le risposte mancanti agli interrogativi sul virus; la politica e le denunce inascoltate degli scienziati, dalle pandemie al surriscaldamento del clima. Memos ne ha parlato con il fisico teorico e filosofo della scienza Carlo Rovelli. Il professor Rovelli è uno dei fondatori della teoria della “gravità quantistica a loop”. Una teoria che è un tentativo di conciliazione tra i due pilastri della fisica contemporanea: la relatività generale e la meccanica quantistica, due pilastri che si contraddicono a vicenda. Rovelli ha realizzato in questi anni un’impresa non comune: è riuscito ad avere l’attenzione, la curiosità, di centinaia di migliaia di persone – sparse in tutto il mondo – sulla scienza e sul pensiero scientifico. Un’attenzione catturata con i suoi libri «Sette brevi lezioni di fisica», e l’«Ordine del Tempo» (Adelphi, 2014 e 2017).
Memos di venerdì 10/04/2020
Covid-19 spodesta il mercato e i neoliberisti. “Solo lo stato può intervenire con successo su salute e clima”. A Memos il sociologo e politologo Colin Crouch, professore emerito all’Università di Warwick, membro del Max Planck Institute di Colonia. Crouch ha coniato il termine postdemocrazia con un saggio del 2000 (“Coping with Postdemocracy”), tradotto poi in italiano nel 2003. La postdemocrazia è una malattia della democrazia, uno stadio della sua involuzione dove resta l’esercizio del voto, le elezioni, mentre svanisce la sostanza della democrazia dei diritti. "Combattere la postdemocrazia" (Laterza, 2020) è il titolo del suo ultimo libro. A Memos Crouch commenta la crisi economica in arrivo. Come sarà? Durissima, prevedono le principali istituzioni internazionali e i centri di ricerca. Come se ne uscirà? Quali politiche economiche verranno messe in campo? Quale sarà il ruolo dello stato e del pubblico, dopo gli anni fallimentari dell'ideologia neoliberista del mercato?
Memos di giovedì 09/04/2020
Pubblico e privato nella sanità (e non c’entra la par condicio). Memos ne ha parlato con Maria Elisa Sartor, professoressa a contratto alla Statale di Milano, insegna organizzazione sanitaria. Con Sartor abbiamo visto la storia del modello Lombardia: dall’epoca pre-formigoniana (prima del 1995), alla controriforma della prima giunta lombarda di centrodestra fino alle illusioni ottiche provocate dal progetto di riforma Maroni (2013) che ha finito poi per uniformarsi ai diciotto anni berlusconiani di riscossa della sanità privata. Chiude la puntata il messaggio della sociologa Giorgia Serughetti, dell’università di Milano-Bicocca.
Memos di mercoledì 08/04/2020
Covid-19, i governi e l’aristocrazia dei competenti. A Memos il filosofo e storico Michele Ciliberto, della Scuola Normale Superiore di Pisa. Quali rischi corre la democrazia nella delega agli esperti e ai competenti? Ciliberto parla del caso Ungheria. Il filosofo – tra i principali studiosi del pensiero di Giordano Bruno - si sofferma poi sulla fragilità degli umani e sulla lezione che dovranno imparare dall’esperienza del coronavirus. “Dovremmo capire – racconta il professor Ciliberto – quali sono i confini entro i quali ci muoviamo. Guardi che la libertà non è il disconoscimento del confine, ma è il riconoscimento del confine e del limite. L’uomo che ignora il limite si distrugge. Noi – conclude il filosofo e storico - dovremmo riuscire a ripensare il concetto di limite e di confine come qualcosa che spinge in avanti e non come qualcosa che ci riporta nella caverna. Dobbiamo ragionare sul limite: è essenziale per la libertà”. Chiude la puntata di oggi il messaggio di Michela Bonserio, coordinatrice di Greenpeace Milano e organizzatrice di “Milano per il clima”.
Memos di martedì 07/04/2020
La crescita della mortalità ai tempi di Covid-19...Come si è distribuito l’impatto del coronavirus sulla popolazione italiana? Una ricerca dell’Istituto Cattaneo rivela dati più realistici rispetto a quelli della Protezione civile. Risultati: l’impatto letale del coronavirus cresce passando dalle donne agli uomini e con l’età, ed è più alto in Lombardia e Emilia Romagna. A Memos ne ha parlato il sociologo Asher Colombo, presidente dell’Istituto di ricerca Carlo Cattaneo. Chiude la puntata il messaggio di Giorgia Bulli, ricercatrice in scienza politica all’università di Firenze; studiosa dei movimenti della destra in Europa.
Memos di venerdì 03/04/2020
A Memos oggi abbiamo parlato delle forme di protesta durante le emergenze con la sociologa Donatella Della Porta (Scuola Normale Superiore); del rapporto tra scienza e politica con Filomena Gallo, segretaria dell’associazione “Luca Coscioni”; e del rischio Covid-19 e interruzione volontaria di gravidanza, pandemia e diritti legge 194, con Loredana Taddei, tra le fondatrici di “SeNonOraQuando”, già responsabile delle politiche femminili della Cgil.
Memos di giovedì 02/04/2020
Memos oggi ha ospitato il racconto di Paolo Setti Carraro, medico chirurgo che ha operato in zone di guerra (dall’Afghanistan all’Iraq) e in mezzo al contagio di Ebola (Sierra Leone). Setti Carraro ha lavorato con Medici Senza Frontiere e con Emergency, la sua testimonianza incrocia le esperienze vissute all’estero – l’ultima delle quali è stata a Gaza - con la situazione italiana sotto la minaccia di Covid-19. Setti Carraro respinge la metafora bellica usata per descrivere i casi più drammatici che si sono verificati in alcuni ospedali italiani. “La definizione di questa epidemia come guerra è fuorviante – sostiene il medico milanese – e serve a generare ulteriore timore. In questo contesto si crea una situazione psicologica di rinuncia e di delega. Se si accetta l’idea di creare una psicologia di guerra – conclude Paolo Setti Carraro - è molto facile che le persone terrorizzate accettino una logica di delega di poteri: non ai competenti, ma a figure in grado di concentrare le scelte su di sé”. Chiude la puntata di oggi il messaggio della sociologa Giovanna Procacci.
Lezioni antimafia: Alessandra Dolci Nando dalla Chiesa
Le mani delle mafie sull’emergenza coronavirus. Esiste un rischio concreto che i capitali criminali finiscano per colonizzare le imprese in crisi. A Memos ne abbiamo parlato con Alessandra Dolci, magistrata a capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano; Nando dalla Chiesa, presidente della Scuole di Formazione “Antonino Caponnetto” e direttore dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata (Cross) dell’università Statale di Milano. La puntata di oggi di Memos è stata anche l’ultimo incontro del ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto”. L’incontro, a causa dei blocchi e divieti per l’emergenza coronavirus, non si è svolto nell’auditorium di Radio Popolare, ma nella forma di una conversazione radiofonica.
Memos di martedì 31/03/2020
Dalla sanità pubblica tradita dalla politica, ai pericoli per la democrazia che sono sempre in agguato dietro l’emergenza; dall’Europa dei nazionalismi (Orban e la deriva anti-democratica, e Merkel con gli “euro-egoismi”), alla minaccia globale delle mafie, pronte ad aggredire con i loro capitali criminali le imprese in crisi. Sono alcuni dei temi della conversazione di oggi a Memos con Rosy Bindi, già presidente della Commissione parlamentare antimafia nella scorsa legislatura, ministra della sanità nei governi Prodi e D’Alema alla fine degli anni ’90, eurodeputata tra l’89 e il ‘94. Bindi è stata anche ministra per le politiche della famiglia con il secondo governo Prodi (2006-2008), presidente del partito democratico tra il 2009 e il 2013, parlamentare in Italia dal ‘94 al 2018. Chiude la puntata di oggi il messaggio di Michela Bonserio, coordinatrice di Greenpeace Milano e organizzatrice di “Milano per il clima”.
Memos di venerdì 27/03/2020
Draghi, il debito pubblico e la “guerra” contro la pandemia Covid_19. L’ex presidente della Bce, in un articolo sul Financial Times (25 marzo), ha esposto la sua dottrina contro la crisi economica da coronavirus: gli stati devono intervenire subito e senza limiti. Per Draghi la risposta alla crisi “deve comportare un significativo aumento del debito pubblico”. E’ il crollo di un dogma...“Gli stati – ha aggiunto l’ex capo della Bce - lo hanno sempre fatto di fronte alle emergenze nazionali. Le guerre sono state finanziate da aumenti del debito pubblico”. Per commentare le parole di Mario Draghi, Memos ha ospitato due economisti: Marta Fana, ricercatrice che si occupa di mercato del lavoro; e Giovanni Dosi della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Un interrogativo su tutti, a proposito del Draghi-pensiero: perchè le guerre si possono finanziare con debito pubblico, mentre lo stato sociale no? Dosi e Fana spiegano le ragioni di Draghi, il suo essere un keynesiano riluttante, ma evidenziano allo stesso tempo anche le “omissioni” nel discorso dell’ex presidente della Bce.
Memos di giovedì 26/03/2020
Pubblico e comunità, paura e responsabilità. Cosa cambia nell’era dell’infezione pandemica Covid-19? Memos ne ha parlato oggi con la psicologa Chiara Volpato e con il sociologo e giornalista Carlo Bordoni. Chiude la puntata il messaggio, oggi a cura della sociologa Giorgia Serughetti.
Lezioni di antimafia: Roberta Mauri
Sesto incontro del ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Titolo: «In nome del padre». La lezione è stata tenuta da Roberta Mauri, figlia di Ambrogio Mauri, imprenditore simbolo della lotta alla corruzione. Ambrogio Mauri veniva escluso dagli appalti pubblici perché non pagava le mazzette nella Milano delle tangenti degli anni ‘80 e ‘90. Il 21 aprile del 1997 l’imprenditore di Desio si tolse la vita. Lasciò scritto su un biglietto: “dopo tangentopoli tutto e tornato come prima”. La lezione, a causa dei blocchi decisi per l’emergenza coronavirus, non si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare, bensì nella forma di una conversazione radiofonica trasmessa il 25 marzo 2020.
Memos di martedì 24/03/2020
Come usciremo dall’emergenza Covid-19? Aspetteremo il vaccino chiusi in casa e per quanti mesi? Le misure di isolamento di massa degli individui sconfiggeranno il virus oppure ne limiteranno soltanto la propagazione? E se fosse così (e cioè se le misure avessero solo una funzione mitigatrice del virus, ma senza debellarlo) allora dovremmo attenderci una ripresa dei contagi non appena venissero allentate le misure oggi in vigore, ad esempio in Italia? E ancora: gli strumenti digitali di sorveglianza, allo studio in Italia per scrutare i movimenti dei contagiati (sul modello della Corea del Sud), saranno in grado di garantire il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali? Memos ha ospitato oggi il virologo dell’università di Torino Sergio Rosati e il giornalista scientifico del Manifesto Andrea Capocci. Chiude la puntata il messaggio, oggi a cura di Giorgia Bulli, ricercatrice in scienza politica all’università di Firenze.
Memos di venerdì 20/03/2020
Cinque minacce alla sanità pubblica. Dal disinvestimento di risorse alla regionalizzazione, dalla privatizzazione e finanziarizzazione al lavoro penalizzato. Il ruolo decisivo della sanità pubblica nelle emergenze, come quella di queste settimane per l’infezione da coronavirus. Memos ne ha parlato con la sociologa Lavinia Bifulco, dell’’università Milano-Bicocca. Bifulco è autrice di un articolo su questi temi pubblicato di recente sul Manifesto e scritto insieme a due colleghi, Angelo Salento e Stefano Neri (tutti membri del collettivo dell’economia fondamentale). A Memos anche Massimo Brunetti, responsabile anticorruzione della AUSL di Modena. Brunetti fa parte dell’Associazione italiana integrità della salute.
Memos di giovedì 19/03/2020
Voglia di autorità: in Italia consensi record per il governo Conte, dice l’Osservatorio politico di Ilvo Diamanti. 7 su 10 lo sostengono. Non era mai accaduto prima. Alla voglia di autorità si aggiungono i rischi di scivolamento verso forme autoritarie di gestione dell’emergenza coronavirus. Dalla Lombardia, con il presidente Fontana, si evocano nuove strette. Che cosa ci può essere di più rigoroso di un impedimento ad uscire di casa, se non autocertificati? A Memos ne abbiamo parlato con i politologi Nadia Urbinati, della Columbia University di New York, e Piero Ignazi dell’università di Bologna. Chiude la puntata la sociologa Giovanna Procacci con il suo messaggio.
Memos di mercoledì 18/03/2020
Il mantra del “whatever it takes”, tra promesse di onnipotenza nell’affrontare la crisi e rischi di ulteriori colpi al sistema pubblico di welfare. La puntata di oggi di Memos ha ospitato la giornalista ed esperta di cooperazione internazionale Nicoletta Dentico e l’economista Mario Pianta dell’università di Urbino, tra i promotori di Sbilanciamoci.info. Ieri Conte ha promesso di agire “con qualsiasi strumento di reazione”. Due giorni fa Macron ha evocato lo stato di guerra e promesso di agire con “ogni energia, impegno, forza”. La crisi sanitaria sta avendo anche conseguenze economiche importanti. Che cosa rende pericolosa la prossima crisi? E’ solo una crisi dell’economia reale? Gli shock finanziari, la caduta delle borse, rischieranno di aggravarla? Chiude la puntata il messaggio di Loredana Taddei, tra le fondatrici di “Se non ora quando”, ex responsabile delle politiche femminili della Cgil.
Memos di martedì 17/03/2020
Da Wall Street alle sale di terapia intensiva dell'ospedale Sacco di Milano. Il coronavirus e le crisi multiple che ha generate in queste settimane. C’è una crisi produttiva che si sta trasformando in una crisi finanziaria, con i crolli delle borse e dei mercati finanziari. E poi c’è una crisi sanitaria con gli ammalati, i costretti in quarantena, gli isolati nelle loro abitazioni. A questi ultimi (famiglie, lavoratori, imprese) il governo sta cercando di dare delle risposte. Alle richieste di aiuto l’esecutivo ha offerto il decreto “Cura Italia”. Si tratta di misure che andranno valutate nella loro capacità di ridurre le disuguaglianze. A Memos ne abbiamo discusso con l'economista Alessia Amighini e il sociologo Cristiano Gori. Ospite della puntata anche il giurista Alessandro Somma. Ci ha parlato delle "sette vite" del Patto di Stabilità: proprio mentre si annuncia l’intenzione di sospenderlo, la sua efficacia resta intatta e i tentativi di riformarlo rinviati.
Memos di venerdì 13/03/2020
Un piano per finanziare sanità, welfare, investimenti pubblici in infrastrutture, istruzione e ricerca. La crisi per la Covid-19 potrebbe rappresentare uno spartiacque tra l’era passata dei tagli alle spese sociali e quella futura di un rilancio di politiche economiche keynesiane. Lo shock del coronavirus rischia di colpire violentemente l’economia internazionale. E le ricette neoliberali potrebbero rivelarsi un danno ancora peggiore del passato. Un gruppo di economisti italiani ha lanciato oggi un appello pubblicato sul Financial Times (https:/ / tinyurl.com/ appello-economisti) per un piano “anti-virus” alternativo alle vecchie politiche. Tra i firmatari c’è Emiliano Brancaccio, ospite oggi a Memos. Insieme a lui anche la sociologa Chiara Saraceno. La puntata di oggi si chiude con il messaggio di Anna Stefi, vicedirettrice di Doppiozero (rivista culturale online e casa editrice), insegnante di filosofia.
Memos di giovedì 12/03/2020
Riscaldamento globale e infezione da coronavirus, quando le emergenze hanno tempi di reazione diversi. Perchè a fronte del rischio Covid-19 si è scatenata una risposta rapida, mentre al rischio catastrofe ambientale si risponde con piani d’azione pluridecennali? Ha detto qualche giorno fa Greta Thunberg, alla Commissione ambiente del parlamento europeo: «i vostri obiettivi lontani nel tempo non serviranno a nulla se le emissioni continueranno ai livelli odierni, anche solo per qualche altro anno». Memos oggi ha ospitato Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, organizzazione non profit impegnata nella riduzione delle emissioni di gas serra. A Memos anche il costituzionalista Andrea Pertici: il parlamento e la crisi da coronavirus, le misure anti-crisi e la nostra Costituzione. Chiude la puntata il messaggio della sociologa Giorgia Serughetti, dell’università Milano-Bicocca.
Memos di mercoledì 11/03/2020
Emergenze e democrazia. Rischi autoritari e responsabilità civili. Quali sfide pone l'infezione da Covid-19? Memos ne ha parlato con la politologa Nadia Urbinati e lo storico Giovanni De Luna. Chiude la puntata il messaggio di Michela Bonserio, coordinatrice di Greenpeace Milano e organizzatrice di “Milano per il clima”.
Memos di martedì 10/03/2020
Tra rispetto delle regole e responsabilità critica. «Essere d’accordo con le misure anti-contagio, ma senza mostrare una fiducia cieca verso chi le ha decise. Se non saremo noi a prenderci il futuro nelle nostre mani, nessuno lo farà». Il filosofo e psicoanalista franco-argentino Miguel Benasayag è stato ospite di Memos. A proposito dei provvedimenti decisi in Italia, Benasayag ha detto: «io non userei la parola obbedire, parlerei di essere d’accordo con certe misure proposte dall’autorità sanitaria. Lascerei fuori l’idea dell’obbedienza, mentre considererei l’idea dell’essere responsabilmente d’accordo con certe misure».
Memos di venerdì 06/03/2020
«Una “shock therapy” per rilanciare l’economia. Non bastano i 7,5 miliardi di euro che il governo si appresta a stanziare per sanità, lavoro, imprese. Ce ne vogliono 20!». A Memos l’economista e senatore del Pd, Tommaso Nannicini, ha chiesto di triplicare la somma dell’intervento previsto dal governo. «Servono 20 miliardi – ribadisce l’economista del Pd - per evitare all’Italia e all’Europa una recessione dalla quale potremmo non riprenderci». A Memos oggi anche la giornalista scientifica Elena Comelli: in Cina l’emergenza coronavirus, con la chiusura delle fabbriche, ha portato ad un taglio del 25% delle emissioni cinesi di Co2 in tre settimane.
Memos di giovedì 05/03/2020
La geopolitica del virus. Quali conseguenze potrà avere l’epidemia di Covid-19 sugli equilibri internazionali? Blocchi, quarantene, isolamenti, necessari per fermare il contagio, finiranno per incentivare chiusure e muri? In altre parole, il virus sarà una spinta ai nazionalismi e ai sovranismi in giro per il pianeta? Memos ha ospitato oggi i giornalisti Ida Dominijanni e Ugo Tramballi. Ospite anche la sociologa Giovanna Procacci con il suo messaggio su coronavirus e biopolitica.
Memos di mercoledì 04/03/2020
La sanità pubblica indebolita da anni di tagli alla spesa e l’emergenza del coronavirus. A Memos la leader del Sindacato Medici Italiani (SMI) Giuseppina Onotri, medico: «abbiamo avuto dieci anni di scelte politiche sbagliate – sostiene Onotri – in campo sanitario. A partire da quelle sulla devolution sanitaria e sull’autonomia differenziata (contenute nella riforma del 2001): la salute dei cittadini è troppo importante per essere delocalizzata». Ospite della trasmissione di oggi anche il fisico Enzo Marinari che insieme ad alcuni suoi colleghi ha curato uno studio sulla diffusione del coronavirus che è causa della malattia respiratoria Covid19. In particolare lo studio rivela che i casi più gravi, quelli in terapia intensiva, e i decessi sono raddoppiati in media ogni 2,4 giorni nella settimana dal 24 febbraio al primo marzo (https:/ / tinyurl.com/ marinari). Chiude la puntata di oggi il messaggio di Loredana Taddei, tra le fondatrici di “Se non ora quando”, ex responsabile nazionale politiche femminili della Cgil.
Memos di martedì 03/03/2020
Come si comunica il rischio in una situazione di emergenza? E’ uno degli interrogativi che si sono posti in questi giorni di gestione dei focolai di coronavirus in Italia (quasi 1900 ad oggi). La comunicazione riguarda soggetti diversi: ci sono le autorità pubbliche, sanitarie e politiche. Poi ci sono i mezzi di informazione. E poi c’è la comunicazione tra le persone che si svolge sulle reti sociali e che oggettivamente fa parte della comunicazione pubblica. A Memos Pietro Greco, giornalista scientifico e Pietro Saitta, sociologo dell’università di Messina, si sono soffermati soprattutto su come hanno comunicato le autorità pubbliche e sanitarie. Ospite della puntata di oggi anche Stefano Catone, saggista e studioso della destra, per commentare l’ultima relazione dei servizi segreti italiani (il servizio di coordinamento Dis) in particolare su quella che l’intelligence italiana chiama “destra radicale”.
Memos di venerdì 28/02/2020
Sviluppo sostenibile e rischi pandemici. E’ il titolo di uno studio sulle cause primarie dell’infezione da virus di origine animale, cosiddetti zoonotici. Lo studio è stato pubblicato su una rivista scientifica americana (http://pnas.org) ed è coordinato da Moreno Di Marco, ricercatore esperto di biodiversità del dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’università La Sapienza di Roma. Secondo la ricerca lo sviluppo NON sostenibile (ad esempio fondato su alta densità di colture agricole e di allevamenti di animali) è causa del contagio da animali selvatici a umani, come nel caso del Covid19. Memos oggi ha ospitato Moreno Di Marco. La puntata si è chiusa con il messaggio di Anna Stefi, vicedirettrice di “Doppiozero” e insegnante di filosofia.
Memos di giovedì 27/02/2020
Dal contagio sanitario al contagio economico. Rischiamo la recessione in Italia? E’ tutta colpa di Covid-19? Quali effetti permanenti rischiano di avere i provvedimenti di governo e regioni? Quanto pesa l’emergenza virus sull’economica globale, a partire da quella cinese? A Memos l’economista Alessia Amighini, docente di politica economica all’università del Piemonte Orientale, ricercatrice nel programma Asia dell’Ispi (Istituto di studi di politica internazionale); ospite anche Fedele De Novellis, economista, partner del centro studi Ref Ricerche. Chiude la puntata il messaggio della sociologa Giorgia Serughetti: il virus, la paura, il controllo del potere sulle nostre vite.
Memos di mercoledì 26/02/2020
Razionalità e panico, paura e sicurezza; e poi regola, eccezione, contagio, immunità. E’ il lessico della crisi da coronavirus. Una situazione inedita, per i provvedimenti presi da governo e regioni per limitare il contagio. Non sorprendente, invece, per la reazione di paura, e anche panico, che si è diffusa in alcune parti della popolazione. Memos ne ha parlato oggi con i filosofi Laura Boella e Roberto Escobar. Chiude la puntata il messaggio Michela Bonserio, coordinatrice di Greenpeace Milano e organizzatrice di “Milano per il clima”.
Memos di martedì 25/02/2020
Covid-19, il virus e le sue paure. L’isolamento contro il contagio nella società iperconnessa. A Memos lo storico della medicina Gilberto Corbellini e l’antropologo Marco Aime. Chiude la puntata Giorgia Bulli, politologa e ricercatrice all’università di Firenze.
Lezioni di antimafia: Giuseppe Costanza
L’ospite della quarta lezione di antimafia è stato Giuseppe Costanza, autista personale del giudice Giovanni Falcone. Costanza era a bordo dell’auto con Falcone e la moglie Francesca Morvillo il giorno della strage di Capaci, il 23 maggio del 1992. Giuseppe Costanza è uno dei sopravvissuti a quella strage insieme ai tra agenti di scorta che seguivano l’auto di Falcone: gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello. La lezione si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare il 19 febbraio 2020.
Memos di giovedì 20/02/2020
La puntata di oggi di Memos è dedicata a due appelli-campagne, diversi tra loro ma che hanno in comune un’idea di società aperta: aperta nelle culture, nelle politiche. Domani a Roma si inaugura la scuola “Costituente Terra”. L’idea della scuola è corredata da un appello-proposta per una Costituzione della Terra. Gli autori sono i giuristi Valerio Onida e Luigi Ferrajoli, l’intellettuale Raniero La Valle; Maria Rosaria Guglielmi segretaria di Magistratura Democratica; la regista tedesca Margarethe Von Trotta, l’economista Riccardo Petrella e tanti altri. ..Sabato scorso a Scandicci, Firenze, è stata presentata la campagna per “Un’Europa, stessi diritti, una Repubblica”. E’ una campagna per la costruzione di un’Europa repubblicana ed egualitaria. Memos oggi ha ospitato Raniero La Valle e – per la campagna europea – il giornalista francese Eric Jozsef, corrispondente da Roma del quotidiano Libertation. Chiude la puntata il messaggio della sociologa Giovanna Procacci sulla fine dell’operazione Sophia.
Memos di mercoledì 19/02/2020
Quante “Italie” ci sono in Italia? E quali sono le differenze tra loro? E se quelle differenze sono dei veri e propri “divari” o “disuguaglianze” come si possono ricomporre, con quali politiche? Parliamo di fratture, fragilità, divari. E lo facciamo oggi riprendendo in parte una discussione che c’è stata due giorni fa al Politecnico di Milano organizzata dal Dipartimento d’Eccellenza Fragilità Territoriali, un convegno dal titolo “Ricomporre i divari. Politiche e progetti territoriali contro le disuguaglianze”. Memos ha ospitato uno degli organizzatori del convegno, Arturo Lanzani, urbanista e geografo; e Marianna Filandri, sociologa dell’università di Torino, coautrice di “Casa dolce Casa?” (Mulino, 2020), una ricerca sull’Italia dei proprietari di casa. Chiude la puntata il messaggio di Loredana Taddei, tra le fondatrici di “Se non ora quando”, ex responsabile nazionale politiche femminili della Cgil.
Memos di martedì 18/02/2020
La riabilitazione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Il Comitato europeo dei diritti sociali (organismo del Consiglio d’Europa) ha bocciato il Jobs Act: viola il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a ricevere un “congruo indennizzo o altra adeguata riparazione” in caso di licenziamento illegittimo. E’ un diritto sancito dalla Carta sociale europea che recita all’articolo 24: “tutti i lavoratori hanno diritto ad una tutela in caso di licenziamento”. Di fatto il Comitato dei diritti sociali riabilita la versione originaria dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori così come era stata scritta nel 1970, anno dell’approvazione dello statuto. Una riabilitazione politica, ma non giuridica. Le sue decisioni infatti non hanno conseguenze sugli ordinamenti giuridici dei singoli paesi. Memos ha ospitato Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil, e Domenico Tambasco, avvocato del lavoro.
Memos di venerdì 14/02/2020
La Germania senza una leadership, il crepuscolo della cancelliera Merkel e l’assenza di eredi. E poi le ambiguità democristiane verso l’estrema destra nel caso Turingia. A Memos la giornalista e saggista Christiane Kohl e lo storico Umberto Gentiloni. Chiude la puntata di oggi il sociologo Angelo Salento, uno dei fondatori dell’Economia Fondamentale, un collettivo di studiosi e ricercatori appena premiato dalla Fondazione “Friederich Ebert” di Berlino, importante istituzione politica in Germania vicina alla Spd.
Memos di giovedì 13/02/2020
Cina, sanità ospedaliera tra pubblico (poco) e privato (tanto). A Memos l’economista Francesca Spigarelli dell’università di Macerata, direttrice del China Center presso lo stesso ateneo, spiega come funziona la sanità nel paese del virus Covid-19. «La sanità privata – racconta la professoressa Spigarelli - è diffusa soprattutto negli ospedali. Nel 2018 la percentuale di ospedali privati era del 60%. Negli ospedali pubblici i cittadini pagano il 30% delle cure». Il sistema sanitario cinese è nel pieno di una grande riforma, racconta l’economista dell’università di Macerata. Dopo lo smantellamento della copertura pubblica dell’era Deng, alla fine degli anni ‘70, ora il progetto di riforma Healthy China 2030 punta ad estendere la copertura sanitaria pubblica ad oltre il 90% della popolazione. A Memos oggi anche la sociologa dell’università Milano-Bicocca Giorgia Serughetti con il suo messaggio sulla denatalità: “un filo spezzato tra presente e futuro”, dice Serughetti. Infine Arturo Lanzani, urbanista e geografo del Politecnico di Milano (Polimi), ha presentato il convegno “Ricomporre i divari”. Si parlerà di disuguaglianze sociali, territoriali e ambientali e delle politiche per superarle. Il convegno si terrà il 17-18 febbraio prossimi @Polimi ed è organizzato con il Forum Disuguaglianze e Diversità di Fabrizio Barca.
Memos di mercoledì 12/02/2020
Stati Uniti e Cina, lo scontro sul 5G all’ombra dell’epidemia di Covid-19. La nuova tecnologia digitale aprirà la corsa al controllo dell’intelligenza artificiale e della robotica. Memos ha ospitato Francesca Balestrieri, ricercatrice di matematica pura all’Istituto di Scienza e Tecnologia di Vienna, si interessa anche di intelligenza artificiale e nuove tecnologie. Balestrieri è co-autrice di “Guerra digitale. Il 5G e lo scontro tra Stati Uniti e Cina per il dominio tecnologico” (Luiss University Press, 2019). Ospite anche Salvatore Bragantini, editorialista del Corriere della Sera, già membro della Consob e amministratore indipendente di diverse società. Nella seconda parte della trasmissione Cristina Franceschi, presidente della Fondazione “Roberto Franceschi”, ha presentato il libro “Perchè non sono nata coniglio (Edizioni Alegre, 2020), la biografia scritta a più mani di Lydia Franceschi, 96 anni, madre di Cristina e di Roberto, il giovane studente della Bocconi ucciso da un colpo di pistola sparato da un poliziotto la sera del 23 gennaio 1973.
Memos di martedì 11/02/2020
Foibe, i ricordi pericolosi del presidente Mattarella. A Memos lo storico Angelo D’Orsi critica la dichiarazione di ieri del capo dello stato per il Giorno del Ricordo delle vittime delle foibe. Ci fu «una persecuzione contro gli italiani – ha detto Mattarella - ...che si risolse in una vera e propria pulizia etnica». La replica di D’Orsi a Memos: «sono affermazioni prive di fondamento. La cosa più grave – sostiene lo storico - è accettare un’equiparazione sostanziale tra la Shoah, un avvenimento terribile e mostruoso che ha segnato la storia del Novecento, e - mi si passi il termine - una piccola storia come è quella del Confine Orientale. Parlare di pulizia etnica – conclude il professor D’Orsi - è un falso nel falso». Memos ha ospitato la scrittrice Silvia Dai Pra’ che ha raccontato il suo viaggio oltre il Confine Orientale alla ricerca di tracce di storia della sua famiglia (Senza salutare nessuno, Laterza 2019). Sulla rivista “Il Mulino” Silvia Dai Pra’ ha suggerito un suo percorso letterario per la giornata del 10 febbraio. Chiude la puntata il messaggio a cura di Giorgia Bulli, ricercatrice in scienza politica all’università di Firenze; studiosa dei movimenti della destra in Europa.
Lezioni di antimafia: Cabras e Meli
Terzo incontro del ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Titolo: «In nome del futuro». La lezione è stata tenuta da Federica Cabras (dottoranda in studi sulla criminalità organizzata), autrice insieme a Nando dalla Chiesa del libro “Rosso Mafia. La ‘ndrangheta a Reggio Emilia”; e Ilaria Meli (ricercatrice di Cross, l'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata) impegnata negli ultimi anni in ricerche e studi sulle mafie autoctone a Roma. La lezione si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare il 5 febbraio 2020.
Memos di giovedì 06/02/2020
Austerità, fine di un’era? La Commissione europea ha annunciato ieri modifiche al patto di stabilità. Ci sarà una consultazione tra Commissione, Parlamento e governi nazionali. Obiettivo: «rilanciare la crescita attraverso lo scorporo degli investimenti “verdi”, anche per i paesi con alto debito», ha detto il Commissario agli affari monetari Filippo Gentiloni. L’annuncio di Bruxelles è solo una promessa per depotenziare la propaganda del fronte sovranista anti-europeo oppure un passo obbligato di fronte alla stagnazione in cui versa l’economia europea? Memos ha ospitato l’inviata speciale dell’Huffington Post, Angela Mauro e l’economista Francesco Saraceno (vice-direttore del centro di ricerca economica OFCE di SciencePo a Parigi e docente alla Luiss di Roma). Chiude la puntata il messaggio inviato oggi dalla sociologa Giovanna Procacci.
Memos di mercoledì 05/02/2020
Giustizia, lenta. Contro la durata eccessiva dei processi in Italia bisogna depenalizzare, sostiene Gherardo Colombo ospite oggi a Memos. L’ex pm di Mani Pulite, il giurista che ha seguito alcune delle inchieste più importanti degli ultimi quarant’anni (assassinio Ambrosoli, P2, Imi-Sir/ Lodo Mondadori), sostiene che dietro lo scontro di queste settimane sulla prescrizione «c’è una forte contesa tra chi pensa che la pena come retribuzione sia un imperativo categorico (i cosiddetti retribuzionisti sostengono che chi ha fatto del male deve essere ripagato con del male) e chi, invece, pensa che chi ha fatto del male debba essere recuperato. Tra i retribuzionisti puri c’era Immanuel Kant – conclude Gherardo Colombo - tra gli altri che vedono come essenziale la riconciliazione c’era Gandhi». La puntata di oggi si chiude con il messaggio di Loredana Taddei tra le fondatrici di “Se non ora quando”, ex responsabile nazionale politiche femminili della Cgil.
Memos di martedì 04/02/2020
Il nuovo coronavirus, tra allarmi e allarmismi. A Memos oggi sono stati ospiti Roberto Cauda, docente di malattie infettive alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica a Roma; e l’economista Alessia Amighini che insegna Politica economica all’università del Piemonte Orientale ed è ricercatrice del programma Asia dell’Ispi (Istituto di Studi di Politica Internazionale). Abbiamo parlato del nuovo virus, di come la storia umana è stata condizionata dalle epidemie, della vulnerabilità dello stato cinese e dell’autoritarismo che non ferma un virus.
Memos di venerdì 31/01/2020
Storia della Brexit. Come una faida per il potere nel partito conservatore britannico è diventata un fatto storico senza precedenti. Per la prima volta l’Unione Europea ha perso per strada un proprio paese membro. Certo, il Regno Unito non è mai stato tra i più affezionati al progetto europeo, ma ne è stato comunque un pilastro. Memos ha ospitato oggi lo storico Andrea Mammone, della Royal Holloway dell’università di Londra. Per parlare delle conseguenze della Brexit e delle emigrazioni dall’Italia ci ha aiutato Chiara Mariotti, economista che da anni vive a Londra e fa parte dell’associazione “Manifesto di Londra”. L’associazione ha lanciato un appello alla politica italiana: “occupatevi anche di noi, non siamo tutti cervelli in fuga, in dieci anni mezzo milione di persone ha lasciato l’Italia”, dicono i firmatari dell’appello. Chiude la puntata di oggi il messaggio curato da Anna Stefi, vice-direttrice di Doppiozero (rivista culturale online e casa editrice) e insegnante di filosofia.
Memos di giovedì 30/01/2020
Populismo e democrazia. Il primo è parte della seconda. A Memos oggi ne abbiamo parlato con la politologa Nadia Urbinati, che insegna teoria politica alla Columbia University di New York (autrice di “Io popolo. Come il populismo trasforma la democrazia”, Il Mulino 2019). Chiude la puntata la sociologa dell’università Milano-Bicocca Giorgia Serughetti.
Memos di mercoledì 29/01/2020
Futuro come promessa o come minaccia? Per il filosofo e psicoanalista franco-argentino Miguel Benasayag siamo nel pieno di una transizione che ci sta portando ad immaginare il futuro come una minaccia. «La democrazia – sostiene Benasayag - è molto insidiata da questa minaccia. La democrazia ha bisogno di desiderio, di possibilità, di virtualità, di pensare ad un futuro dove ciò che oggi subiamo possa sparire. Quando non è così le democrazie diventano sempre più autoritarie. Bolsonaro in Brasile, Salvini in Italia. Anche Macron che ha l’aria da moderno, invece è un autoritario terribile. Penso – prosegue il filosofo Benasayag - che ci sia un collegamento tra questa minaccia e la rottura dei legami tra individui e tra comunità. Quando hai paura la reazione normale è quella di chiudersi attorno alla propria famiglia, alla propria tribu; la reazione è l’individualismo. La nostra sfida – conclude Miguel Benasayag - è come possiamo uscire da questo futuro oscuro, minaccioso. Come possiamo creare una relazione, una pratica concreta che permetta di resistere da questo disastro». Miguel Benasayag è stato intervistato da Memos nei giorni scorsi, a margine di una lezione sulla complessità tenuta alla Fondazione Feltrinelli. Ospite della puntata di oggi anche la giornalista e scrittrice Bianca Stancanelli che ci ha ricordato la storia di Soumaila Sacko attraverso il suo libro intitolato “La pacchia. Vita di Soumaila Sacko, nato in Mali e ucciso in Italia” (Zolfo).
Memos di martedì 28/01/2020
Salvini ha perso l’Emilia Romagna e non è riuscito a prendersi la Calabria. Il centrosinistra, quello largo ma non larghissimo, ha vinto in Emilia-Romagna contro la candidata “ombra-di-Salvini” Lucia Borgonzoni. Ma il risultato forse più eclatante in quelle due regioni è del Movimento Cinque Stelle. E’ stato un tracollo, forse la coerente conclusione di una settimana che era iniziata con le dimissione e la fine dell’era Di Maio. I voti “grillini” (per usare un’espressione antica) sono finiti domenica scorsa in un buco nero, o meglio – dicono le analisi dei flussi - verso il Pd. A Memos ne abbiamo parlato con Elisabetta Gualmini, politologa, deputata europea del Pd, ex vicepresidente della regione Emilia-Romagna, e con Dario Tuorto, sociologo dell’università di Bologna. Ospite anche il deputato Pd Andrea Rossi, strettissimo collaboratore di Bonaccini che ha seguito tutta la campagna elettorale del presidente riconfermato.
Lezioni di antimafia: Linarello
Secondo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Titolo: «In nome della libertà di impresa». La lezione è stata tenuta da Vincenzo Linarello, presidente di Goèl, un gruppo cooperativo, comunità di persone, imprese e cooperative sociali che si oppongono alla ‘ndrangheta. La lezione si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare il 22 gennaio 2020.
Memos di giovedì 23/01/2020
L’Economist boccia la casa di proprietà. «Minaccia crescita, equità e fede nel capitalismo», ha scritto il settimanale britannico nell’articolo di copertina dell’ultimo numero. Memos ha ospitato l’urbanista e geografo Arturo Lanzani, del Politecnico di Milano per parlarne. Rosy Battaglia, giornalista civica e investigativa, ha poi raccontato il caso italiano: 31 milioni di abitazioni, di cui 7 milioni vuote o abbandonate. Chiude la puntata il messaggio della sociologa Giovanna Procacci.
Memos di mercoledì 22/01/2020
«La memoria che rifiuta il nazismo, il razzismo, la violenza. Nella giornata del 27 gennaio è questa la memoria che noi richiamiamo», ha raccontato a Memos la storica Anna Foa, tra le massime esperte di storia ebraica. Ospite anche Guido Crainz, storico e curatore insieme al germanista Angelo Bolaffi di un volume prezioso dal titolo “Calendario Civile Europeo”, un progetto dell’editore Donzelli. Crainz spiega che dietro la crisi dell’Europa di oggi c’è una responsabilità della cultura, oltre che della politica, nel non aver costruito un dialogo tra le diverse culture europee, una pubblica opinione europea. Il libro è un’antologia di analisi attraverso date storiche (c’è anche il 27 gennaio del 1945). Chiude la puntata di oggi l’assessora alla cultura e vice-presidente della regione Toscana, Monica Bardi, che racconta l’iniziativa con gli studenti di Firenze al Mandela Forum per il Giorno della Memoria.
Memos di martedì 21/01/2020
Calabria al voto, il testa-coda dei partiti. Il Pd ha presentato l’imprenditore del tonno, Pippo Callipo, un uomo che piaceva al M5S. Il Cinquestelle ha candidato un’economista che è stato vicino al Pd, Francesco Aiello, a sua volta osteggiato dal potente grillino calabrese, Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia. Infine la destra: in regione Calabria chi comanda oggi è Forza Italia e non la Lega di Salvini. Domenica prossima, 26 gennaio, si vota e a vincere al momento sembra essere soprattutto l’astensione. Alle ultime elezioni andò a votare solo il 44% dei cittadini calabresi, domenica la percentuale potrebbe essere ancora più bassa. Memos oggi ha ospitato da Reggio Calabria Alessia Càndito, giornalista di Repubblica. Il messaggio di oggi a cura di Paola Natalicchio (giornalista e saggista) è dedicato alla elezioni in Calabria.
Memos di venerdì 17/01/2020
Assalto all’economia verde. La finanza gioca la carta del Green Deal. Intesa San Paolo ha promesso investimenti per 50 miliardi di euro. Qualche giorno fa il boss dei fondi di investimento su scala globale Larry Fink di BlackRock ha detto: "Sempre più investitori si rendono conto che rischio climatico significa rischio d'investimento”. E quindi si corre ai ripari. Ma chi gestirà i flussi di capitale che verranno dirottati verso l’economia verde e i vari “green deal”? Chi deciderà i settori produttivi e le tecnologie da finanziare? Gli stati e i governi? I privati insieme ai governi? C’è il rischio che la grande finanza torni ad indirizzare le politiche come è accaduto negli ultimi decenni. Memos ne ha parlato oggi con l’ambientalista e deputata di LeU Rossella Muroni e con l’economista Emanuele Felice. Chiude la puntata un collegamento con Bologna, con Bruno Simili vice-direttore della Rivista Il Mulino, sulle ultime battute della campagna elettorale per le regionali in Emilia-Romagna.
Memos di giovedì 16/01/2020
Green New Deal, la risposta alla pazzia del capitalismo finanziarizzato. E’ la tesi dell’economista britannica Ann Pettifor, co-autrice nel 2008 del primo progetto di transizione ecologica. Un progetto che prevede come condizione necessaria il cambiamento dell’attuale sistema monetario e finanziario. Anna Pettifor è direttrice di PRIME, un pensatoio di macroeconomisti keynesiani che sostengono il ritorno ad un ruolo positivo del pubblico rispetto allo strapotere attuale del privato. Del progetto europeo di Green Deal, l’economista britannica dice che è poco ambizioso e con scarse risorse. Ann Pettifor nei giorni scorsi è stata ospite di un incontro alla Fondazione Feltrinelli di Milano insieme al professor Luca Fantacci, storico dell’economia e co-direttore dell’Osservatorio sulle nuove monete dell’università Bocconi. Memos in quell’occasione ha intervistato l’economista britannica. Chiude la puntata di oggi il messaggio di Giorgia Serughetti, sociologa dell’università Milano Bicocca.
Memos di mercoledì 15/01/2020
Cosa sono stati gli anni ‘80 in Italia? Tra le altre cose, è stato il decennio in cui Craxi ha cercato di imporre la propria egemonia politica e culturale. A Memos ne abbiamo parlato con lo storico Marco Revelli, a partire dall’intervista di Eugenio Scalfari al segretario del Pci Enrico Berlinguer del luglio 1981. E’ l’intervista famosa, quella sulla questione morale. Berlinguer descrive i partiti come “macchine di potere e di clientela”. Con il professor Revelli cerchiamo le differenze tra gli anni ‘80 di Berlinguer e quelli di Craxi. Chiude la puntata Davide Mattiello, ex membro e consulente della commissione parlamentare antimafia. Vent’anni fa la conferenza dell’Onu a Palermo contro mafie e corruzione. Oggi, dice Mattiello, ce ne vorrebbe un’altra per aggiornare quella di allora all’era digitale.
Memos di martedì 14/01/2020
La Spagna dei record. Ieri ha giurato il governo del socialista Pedro Sanchez, con il sostegno di Podemos. E’ il primo governo di coalizione dalla caduta del franchismo. E’ anche il primo governo, dalla fine della dittatura franchista, con due ministri comunisti. Sanchez ora è atteso alla prova sulla questione catalana, ieri ha nominato alla carica di Procuratrice Generale l’ex ministra della giustizia Doleres Salgado. Dovrebbe rappresentare un segnale di discontinuità rispetto al passato. Il governo di Madrid è atteso anche sulla questione sociale, soprattutto sulle politiche per la casa. Da Barcellona, la sindaca di Podemos Ada Colau ha indicato le priorità: combattere la speculazione sugli affitti che rende carissimi i canoni di locazione, definiti da Colau “abusivi”. Memos ha ospitato il giornalista Ettore Siniscalchi, autore del blog “Coseiberiche”, e Elena Comelli, portavoce di Sinistra per Milano. Chiude la puntata il messaggio di Giorgia Bulli, ricercatrice in scienza politica all’università di Firenze e studiosa dei movimenti della destra in Europa.
Lezioni di antimafia: Matrangola e dalla Chiesa
Primo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. «In nome della madre» è il titolo dell’incontro a cui ha partecipato Viviana Matrangola, figlia di Renata Fonte uccisa dalla mafia a Nardò (Lecce) nel 1984 per aver difeso la sua terra, la splendida area di Porto Selvaggio, dalla speculazione edilizia di gruppi affaristico-mafiosi; sul palco dell’auditorium di Rp anche il professor Nando dalla Chiesa, presidente della Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto”. La lezione si è svolta l’8 gennaio 2020.
Memos di giovedì 09/01/2020
Distensione fredda. Tra Iran e Stati Uniti è scoppiata la tregua, momentanea. In una settimana il pendolo delle relazioni Washington-Teheran ha oscillato da un estremo all’altro. Prima c’è stato l’assassinio del generale iraniano da parte dei droni americani e la pioggia di missili iraniani sulle basi statunitensi irachene. Poi le dichiarazioni distensive di oggi degli ambasciatori americano e iraniano all’Onu. Cosa determina il pendolarismo bellico tra Stati Uniti e Iran? Memos ha ospitato Silvia Colombo, responsabile del programma “politica estera italiana” dell’Istituto Affari Internazionali; e Annalisa Perteghella, ricercatrice Ispi su Medioriente e Nordafrica. Colombo e Perteghella hanno anche commentato gli ultimi sviluppi della politica estera italiana in Libia: l’incontro del capo del governo Conte con il generale Haftar e il mancato faccia a faccia con l’altro leader libico Al Serraj, lasciano mezzo pieno o mezzo vuoto il bicchiere della diplomazia italiana? ..Chiude la puntata di oggi Elena Comelli, giornalista scientifica del Sole 24 Ore, che ci ha portato nell’Australia degli incendi e nella nuova era del Pyrocene.
Memos di mercoledì 08/01/2020
Omicidio di mafia senza killer. A 40 anni dall’assassinio di Piersanti Mattarella, allora presidente della Regione Sicilia, ancora non si conoscono i nomi di chi lo ha ucciso. I mandanti, invece, sono già stati condannati in via definitiva e si chiamano Riina, Brusca, Greco, Provenzano. L’incerta pista nera sui killer recentemente ha trovato qualche robusta conferma, ma non siamo ancora alla svolta. A Memos ne abbiamo parlato con Attilio Bolzoni, giornalista e saggista, editorialista di Repubblica. Nella puntata di oggi è stato presentato il nuovo ciclo, il quarto, di “Lezioni di antimafia” con Nando dalla Chiesa, presidente della Scuola di formazione Antonino Caponnetto. Il nuovo ciclo di incontri si intitola: “In nome di...Storie e ritratti di donne e uomini contro mafia e corruzione”. Chiude la puntata di oggi il messaggio di Loredana Taddei, tra le fondatrici di “Se non ora quando”, ex responsabile nazionale politiche femminili della Cgil.
Memos di martedì 07/01/2020
Il secolo breve? Non è il ‘900, come sosteneva lo storico britannico Eric Hobsbawn. Potrebbe essere, invece, il XXI. Un secolo brevissimo. E’ quanto sostiene l’analista politico e strategico Alessandro Politi, ospite oggi a Memos. Politi analizza le conseguenze del raid americano su Bagdad del 3 gennaio scorso. Un attacco militare nel quale è stato ucciso uno dei massimi esponenti del regime iraniano, il generale Qassem Soleimani. Sulle strategie iraniane, Memos ha ospitato un commento di Guido Olimpio, giornalista del Corriere della Sera, che ha analizzato le parole di uno stretto consigliere dell’ayatollah Ali Kamenei. La puntata di oggi si chiude con un intervento dell’economista Luca Fantacci che presenta il nuovo osservatorio sulle monete complementari e digitali dell’università Bocconi.
Memos di martedì 24/12/2019
Ultima puntata del 2019. Con Ida Dominijanni, saggista e giornalista che scrive su Huffington Post e Internazionale, e con Mario Ricciardi, docente di filosofia del diritto all'Università Statale di Milano e direttore della rivista Il Mulino. Insieme a loro Memos traccia un bilancio, parziale, del 2019: 1. la neolingua dell'odio; 2. la deriva del continente anglo-americano e la global-exit di Trump e Johnson; 3. mafia e politica, il terribile binomio.
Memos di giovedì 12/12/2019
Piazza Fontana, la strage di stato. 50 anni fa la bomba alla Banca nazionale dell’agricoltura. Diciasette le vittime. Tre giorni dopo la diciottesima vittima. Giuseppe Pinelli precipita da una finestra della questura di Milano. E’ la morte di un anarchico, ferroviere, partigiano. Con lui, e con le altre vittime, muore anche un pezzo della democrazia in Italia. “Quella di piazza Fontana è la storia di una delle numerose stragi italiane del Novecento”, ha ricordato a Memos lo storico Miguel Gotor (“L’Italia nel Novecento”, Einaudi 2019). «L’uso di una violenza feroce e indiscriminata, rivolta verso cittadini inermi – racconta il professor Gotor a Memos - è avvenuto ogni volta che ci siamo trovati di fronte ad un cambiamento di regime politico o ad un’apertura sociale e politica in senso progressista. La strage, il botto della violenza, ha preparato il compromesso politico che è sempre stato successivo. Il compromesso politico serve a dare vita ad una svolta di tipo moderato che canalizzi quelle voglie di cambiamento, ..le annulli, le soffochi». Chiude la puntata di oggi il messaggio della sociologa Giovanna Procacci.
Memos di mercoledì 11/12/2019
Elezioni in Gran Bretagna, sfida tra alternative radicalmente opposte. Domani il voto, favoriti i conservatori. Memos ha ospitato il filosofo della politica Alessandro Mulieri, docente all’università di Lovanio in Belgio (autore di “Democrazia totalitaria”, Donzelli 2019), e l’economista Gianni De Fraja che insegna all’università di Nottingham e a Roma Tor Vergata. Ospite della puntata di oggi anche Valerio Calzolaio, giornalista e saggista, con il suo ultimo libro “La specie meticcia” (People 2019). Chiude la puntata il messaggio di Loredana Taddei, tra le fondatrici di “Se non ora quando” ed ex responsabile nazionale delle politiche femminili della Cgil.
Memos di martedì 10/12/2019
«Società ansiosa di massa, stratagemmi individuali, scomparsa del futuro, pulsioni antidemocratiche, uomo forte». E’ solo un elenco parziale delle espressioni che il Censis ha utilizzato quest’anno per descrivere la società italiana. Il 53esimo rapporto «sulla situazione sociale del Paese» è stato presentato la settimana scorsa a Roma. Memos lo ha commentato con l’aiuto di Ida Dominijanni, giornalista e saggista che scrive su Internazionale e Huffington Post. Ospite della puntata di oggi la sociologa Tatjana Sekulic che ha presentato un convegno sulla Germania a 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino che si terrà il 12 dicembre all’università Milano-Bicocca. Chiude la puntata il messaggio, oggi a cura di Paola Natalicchio, giornalista e saggista, e dedicato a Piero Terracina, testimone dell’orrore della Shoah, sopravvissuto al campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, morto l’altroieri a Roma all’età di 91 anni.
Memos di venerdì 06/12/2019
Disuguaglianze, per l’Economist sono solo un’illusione coltivata da populisti anti-élite e dalla sinistra. Il settimanale britannico lo ha scritto nel suo ultimo numero. Ecco il titolo della copertina: “Inequality illusions”. Gli articoli all’interno hanno titoli altrettanto significativi: “Misurando l’1%. Gli economisti stanno ripensando i numeri sulla disuguaglianza”. Oppure: “Egualitarismo, la disuguaglianza potrebbe essere più bassa di quanto si pensa”. Perchè l’Economist vuole spuntare gli artigli di chi denuncia l’ingiustizia sociale e il mondo diseguale? Quanto sono solide le ragioni scientifiche degli anti-Piketty? Memos lo ha chiesto all’economista e studioso delle disuguaglianze, Maurizio Franzini. Ospite anche il direttore della rivista Il Mulino, Mario Ricciardi. Chiude la puntata il messaggio di Anna Stefi, vicedirettrice di Doppiozero (rivista culturale online e casa editrice), insegnante di filosofia.
Memos di giovedì 05/12/2019
Cambiamento climatico, cambiamento del paradigma economico dominante. Per contenere il primo occorre implementare il secondo. Lo sostengono ormai molti economisti, oltre che decine di associazioni e gruppi impegnati contro il “climate change”. Memos ha ospitato l’economista Andrea Roventini (Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) per farsi raccontare cosa significa cambiare paradigma economico, che cos’è l’attuale modello di sviluppo, qual è il percorso che deve compiere la transizione dal vecchio al nuovo paradigma, quali sono le differenze tra i due sistemi (qui un articolo di Andrea Roventini https:/ / jacobinitalia.it/ una-nuova-economia-a-emissioni-zero/ ). Chiude la puntata di oggi la sociologa dell’università di Milano-Bicocca, Giorgia Serughetti.
Memos di mercoledì 04/12/2019
Le parole e la democrazia. Come comprenderle e non subirle. Essere cittadini e non sudditi del potere attraverso la conoscenza della lingua. Vera Gheno, sociolinguista e autrice di “Potere alle parole” (Einaudi, 2019), è stata ospite oggi a Memos. Con lei, e con lo storico dell’arte Tomaso Montanari, abbiamo anche analizzato gli ultimi risultati dell’indagine Ocse-Pisa sulla valutazione delle competenze degli studenti (lettura, matematica e scienze). Difficoltà di distinguere i fatti dalle opinioni, differenze socioeconomiche che allargano i divari cognitivi tra ricchi e poveri, sono alcuni dei dati della ricerca presentata ieri. La puntata di oggi si chiude con il messaggio della storica Debora Migliucci, direttrice dell’Archivio Lavoro della Cgil di Milano.
Memos di martedì 03/12/2019
Tutto in famiglia. Una parte rilevante della stampa italiana sta per finire nelle mani di un’unica famiglia, custodita in una cassaforte che contiene partecipazioni azionarie importantissime. La famiglia in questione è la Agnelli-Elkann. La cassaforte si chiama Exor. I pacchetti di azioni sono quelli dell’impero industriale dell’auto FCA (Fiat Chrysler Automobiles) e, presto, anche del gruppo editoriale Gedi che controlla quotidiani come Repubblica, Stampa e Secolo XIX, il settimanale L’Espresso, una ventina di testate locali, radio nazionali come DeeJay e Capital. ..La notizia di ieri sera è contenuta in un comunicato congiunto dei fratelli De Benedetti e del gruppo Exor di John Elkan. I fratelli De Benedetti cederanno a Elkann la loro quota di controllo del gruppo Gedi del 43%. Exor la aggiungerà al 6% già in portafoglio. Gli Agnelli-Elkann diventano così i proprietari di un gruppo editoriale di livello europeo. Che ne sarà del pluralismo dell’informazione in Italia? Il modello dell’editore puro, quasi mai esistito in Italia – salvo rare eccezioni – è destinato ad essere sempre più una chimera? Conta ancora il controllo dei giornali nella definizione degli equilibri di potere in Italia? Memos oggi ha ospitato due firme storiche di Repubblica: Sandra Bonsanti, già presidente di Libertà e Giustizia, e Giovanni Valentini che è stato anche direttore dell’Espresso negli anni ‘80. Chiude la puntata – nella Giornata internazionale delle persone con disabilità - Elvira Zaccagnino (editrice La Meridiana) che presenta un progetto editoriale per facilitare la lettura per chi ha disabilità cognitive. Il messaggio di oggi è a cura di Giorgia Bulli, ricercatrice in scienza politica all’università di Firenze; studiosa dei movimenti della destra in Europa.
Memos di venerdì 29/11/2019
Ondate di calore e piogge torrenziali. L’estate e l’autunno. Siccità e inondazioni. I fenomeni sono questi e li conosciamo. Ci stiamo abituando e non ci stiamo invece adattando. Se cade tanta pioggia su un terreno cementificato e impermeabilizzato, l’acqua non ha possibilità di essere assorbita e quindi va ad allagare strade e case. La capacita dei fiumi di smaltire le acque si riduce: il rilascio di grandi quantità d’acqua – causate dalle piogge abbondanti - non viene assorbito dal terreno e finisce nei corsi d’acqua. Ecco perché sono sempre più frequenti esondazioni e alluvioni. Potremmo continuare nella descrizione di questi fenomeni estremi, e sempre più frequenti. Rischieremmo di produrre un elenco di eventi che comincia a suonare “ordinario” alle nostre orecchie, che ci appare come un paesaggio sempre più riconoscibile e noto. Le manifestazioni dei fridays for future di questi mesi ci aiutano ad evitare questo rischio di assuefazione al paesaggio degli eventi estremi. Memos oggi ha ospitato Rossella Muroni, deputata di LeU, ex presidente di Legambiente; e Riccardo Valentini, docente di Ecologia all’università di Viterbo, membro dell’IPCC, il panel internazionale sui cambiamenti climatici dell’Onu, direttore del Centro Euro-Mediterraneo. Il messaggio conclusivo di oggi – sui temi del clima – è di Paola Natalicchio, giornalista e saggista.
Memos di giovedì 28/11/2019
Franca Imbergamo, magistrata, fa parte della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. A Memos racconta i compiti della procura nazionale, parla del progetto originario di Giovanni Falcone, un progetto in parte ancora da realizzare: «la procura antimafia, ad esempio, non può ancora svolgere indagini autonome», dice la magistrata. Franca Imbergamo, da pubblico ministero, ha svolto un ruolo determinante nell’affermazione della verità giudiziaria sull’omicidio mafioso di Peppino Impastato. Prima di arrivare alla DNAA, Imbergamo ha svolto indagini sulla criminalità economica mafiosa. La puntata di oggi si chiude con il messaggio della sociologa Giovanna Procacci, tra le fondatrici del Comitato 11 giugno di Milano a sostegno dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano.
Memos di mercoledì 27/11/2019
Antisemitismo in Europa, dalla Polonia alla Germania, all’Italia. La ricognizione dello storico Andrea Mammone, della Royal Holloway University of London, con un commento sulle accuse di antisemitismo al partito laburista britannico di Jeremy Corbyn. A Memos ospite anche la storica Marzia Maccaferri, del Queen Mary College University of London, sull’Italia come laboratorio politico in Europa. Chiude la puntata di oggi il messaggio di Loredana Taddei, tra le fondatrici di “Se non ora quando”, ex responsabile nazionale politiche femminili della Cgil.
Memos di martedì 26/11/2019
Finanza americana, tra collassi scampati e tempeste in arrivo. La cronaca di questi giorni racconta (lo ha fatto il Wall Street Journal) che negli Stati Uniti il colosso dei fondi speculativi Bridgewater ha scommesso un miliardo e mezzo di dollari sul crollo di alcuni dei principali indici azionari americani (S&P 500) e europei (Euro Stock 50). L’evento temuto dovrebbe verificarsi a marzo dell’anno prossimo. Oggi il Sole-24Ore racconta del crack evitato nel settembre scorso grazie ad un intervento multi-miliardario della Fed a sostegno della liquidità delle banche. Il mancato intervento della banca centrale americana – scrive il quotidiano di Confindustria – avrebbe potuto travolgere il mercato dei mutui Usa come nel 2008. Memos ne ha parlato con due economisti: Alessia Amighini, docente di «Politica economica» all’università del Piemonte Orientale; e Luca Fantacci che insegna «Storia, Istituzioni e Crisi del sistema finanziario globale» all’Università Bocconi.
Memos di venerdì 22/11/2019
Un’economia italiana sempre più periferica, dicono i dati Eurostat. Dal 2000 ad oggi ogni singola provincia italiana si è allontanata – in termini di Pil per abitante - dalla media europea (https:/ / tinyurl.com/ EurostatPeriferia). Aumenta, dunque, il divario tra l’Italia e il resto d’Europa. All’interno dell’Italia permangono poi i divari tra centro e periferia, aree urbane e aree interne. Esistono scambi tra i diversi poli? Come si agisce per ricomporre le fratture? Quali politiche pubbliche permettono di colmare i fossati? Memos ha ospitato Cristina Tajani, assessora al lavoro e attività produttive nella giunta Sala che amministra il comune di Milano; e Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari. Chiude la puntata di oggi il messaggio di Anna Stefi, vicedirettrice di Doppiozero (rivista culturale online e casa editrice) e insegnante di filosofia.
Memos di giovedì 21/11/2019
Emilia rossa la ri-trionferà? Salvini e la candidata leghista Borgonzoni puntano a sfilare la guida della regione al Pd e alla sinistra. Ma per ora, i sondaggi raccontano che il sorpasso della destra è ancora lontano, mentre la piazza emiliana si è animata di una nuova presenza antifascista. Il movimento delle sardine è un anticorpo contro la Lega, un vaccino democratico che in Emilia è sembrato mancare invece nel contrasto alla ‘ndrangheta (vedi il caso di Reggio Emilia). Memos oggi ha ospitato lo storico Luca Alessandrini (direttore dell’istituto “Ferruccio Parri” di Bologna) e l’eurodeputata del Pd Elisabetta Gualmini (politologa all’università di Bologna). Chiude la puntata il messaggio di Giorgia Serughetti, sociologa all’università Milano-Bicocca.
Memos di mercoledì 20/11/2019
30 anni fa la firma della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. L’Osservatoriosuidiritti.it oggi ricorda – come segno del cambiamento in questi trent’anni - che nel 1988 erano solo tre i Paesi che vietavano, per legge, a genitori e insegnanti di punire i bambini disubbidienti con uno schiaffo o una bacchettata sulle dita. Oggi, sono 58 i Paesi che proibiscono le punizioni corporali ai danni dei più piccoli. Memos ha ospitato la sociologa Chiara Saraceno e l’economista Maria Cecilia Guerra (sottosegretaria all’Economia nel governo Conte2). La professoressa Saraceno è tra le animatrici dell’Alleanza per l’Infanzia, associazione appena fondata a sostegno delle politiche di welfare a favore di genitori e figli. Chiude la puntata di oggi con il suo messaggio la storica Debora Migliucci, direttrice dell’Archivio Lavoro della Cgil di Milano.
Memos di martedì 19/11/2019
Tik Tok, l’assalto al cielo del social network cinese. Con un miliardo di utenti, Tik Tok – prima applicazione made in China pensata per l’Occidente - sfida i colossi digitali americani. Memos ne ha parlato con Stefano Feltri, giornalista, direttore del blog ProMarket.org dell’università di Chicago, e con Andrea Rossetti, filosofo del diritto all’università Bicocca di Milano. Chiude la puntata il messaggio di Giorgia Bulli, ricercatrice in scienza politica all’università di Firenze, studiosa dei movimenti della destra in Europa.
Memos di venerdì 15/11/2019
Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare.

Raffaele Liguori vi accompagna nel suo giro quotidiano di conversazioni.

Memos è andato in onda in onda sulle frequenze di Rp (e in streaming su radiopopolare.it)
Memos di giovedì 14/11/2019
Fine di un sodalizio? Tra Berlusconi e Dell’Utri si è rotto un patto pluridecennale? Il rifiuto di Berlusconi di testimoniare al processo d’appello di Palermo sulla trattativa stato-mafia, in cui l’ex senatore di Forzitalia è uno degli imputati, sembra aver messo in crisi un rapporto che è stato una fortuna economica e politica per Berlusconi. Memos ne ha parlato con il giornalista del Fatto Quotidiano di Palermo, Giuseppe Pipitone, e con il politologo dell’università di Pisa Alberto Vannucci. La puntata di oggi si chiude con il messaggio della sociologa Giovanna Procacci, tra le fondatrici del Comitato 11 giugno a sostegno dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano.
Memos di mercoledì 13/11/2019
Democrazia, una questione non solo dell’est Europa. Trent’anni dopo il Muro di Berlino, la promessa non mantenuta della democrazia riguarda non solo i paesi che si trovavano al di là della Cortina di Ferro. C’è una questione democratica anche al di qua, all’ovest, come ci ricorda – ad esempio - il politologo britannico Colin Crouch e la sua “post-democrazia”. Dopodomani a Roma se ne discuterà in un convegno organizzato dal Centro per la Riforma dello Stato: “Dopo il Muro. Europa, democrazia, sinistra a 30 anni dal 1989”. Tra i relatori c’è Ida Dominijanni, giornalista e saggista, ospite di Memos. La puntata di oggi ha ospitato anche l’economista Patrizia Luongo per un bilancio sulle 15 proposte per la giustizia sociale presentate nei mesi scorsi dal Forum Disuguaglianze Diversità. Chiude la puntata il messaggio di Loredana Taddei, tra le fondatrici di “Se non ora quando”, ex responsabile nazionale politiche femminili della Cgil.
Memos di martedì 12/11/2019
Che paese è l’Italia di oggi: il paese degli insulti a Liliana Segre, la senatrice a vita, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz? Che paese è l’Italia dove un ex ministro degli interni – il leghista Matteo Salvini – grida “ricomincia la pacchia” per attaccare un gruppo di donne e bambini indifesi solo perché hanno trovato un porto sicuro dove sbarcare? Che paese è l’Italia dove – secondo un sondaggio di Swg – il 55% degli intervistati giustifica atti di razzismo? Memos ha ospitato oggi la storica Anna Foa e lo storico, filologo, Luciano Canfora.
Memos di venerdì 08/11/2019
Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare.

Raffaele Liguori vi accompagna nel suo giro quotidiano di conversazioni.

Memos è andato in onda in onda sulle frequenze di Rp (e in streaming su radiopopolare.it)
Memos di giovedì 07/11/2019
Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare.

Raffaele Liguori vi accompagna nel suo giro quotidiano di conversazioni.

Memos è andato in onda in onda sulle frequenze di Rp (e in streaming su radiopopolare.it)
Memos di mercoledì 06/11/2019
Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare.

Raffaele Liguori vi accompagna nel suo giro quotidiano di conversazioni.

Memos è andato in onda in onda sulle frequenze di Rp (e in streaming su radiopopolare.it)
Memos di martedì 05/11/2019
Memos, speciale Cortina di ferro. Da oggi e fino a venerdì 8 novembre vi ripropongo quattro puntate andate in onda tra marzo e aprile scorsi. Le puntate sono dedicate ai mesi che precedettero il 9 novembre del 1989, la caduta del Muro di Berlino. Durante l'estate dell'89 dalla Ddr (Germania Est) all'Ungheria, dalla Polonia alla Cecoslovacchia, si aprirono alcuni varchi in quella Cortina che aveva diviso l'Europa in due per quarant'anni. Valentine Lomellini, storica all'Università di Padova, è l'ospite di oggi.
Memos di giovedì 31/10/2019
Il socialismo ci salverà? Per Jean-Paul Fitoussi, economista francese, studioso noto a livello internazionale, è l’unica soluzione alla crisi del sistema capitalistico. «Bisogna mettere degli elementi di socialismo nel sistema capitalistico in cui viviamo», dice il professor Fitoussi. «C’è bisogno di una protezione sociale reale, bisogna togliere la gente dall’insicurezza economica totale, serve una protezione dello Stato. Se no, a cosa serve lo Stato?», si chiede l’economista francese ospite oggi a Memos. Fitoussi parla di disuguaglianze, di riscaldamento climatico, come conseguenze di un sistema capitalistico che non funziona. Come se ne esce dall’emergenza climatica, professor Fitoussi? «Investendo nel futuro, però non si può chiedere ai poveri di investire la stessa somma che viene richiesta ai ricchi. Ed è per questo che le “carbon tax” non funzionano – dice Fitoussi - Il primo passo per una politica ambientale credibile è ridurre le disuguaglianze». Chiude la puntata di oggi il messaggio della sociologa Giovanna Procacci, tra i fondatori del Comitato 11 giugno a sostegno dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano.
Memos di mercoledì 30/10/2019
Germania, voglia di elezioni anticipate? Il leader dell’opposizione interna al partito della cancelliera, la Cdu, non ne fa mistero. “Se continuiamo a perdere, il governo Merkel non arriva al 2021(scadenza legislatura, ndr)”, ha detto Friederich Merz dopo la pesante sconfitta in Turingia. Gli alleati di governo (Cdu e Spd) perdono nelle elezioni regionali, mentre all’est cresce l’estrema destra: un quarto dei voti nei laender orientali sono ormai per l’Afd. Di chi è la colpa? “Del governo Merkel che non fa nulla per cambiare”, dice a Memos la giornalista e saggista tedesca Christiane Kohl. “I voti per l’Afd sono per lo più voti di protesta e non voti di neonazisti”, aggiunge l’ex corrispondente da Roma di Spiegel e Suddeutsche Zeitung. La puntata di chiude con il messaggio Loredana, tra le fondatrici di “Se non ora quando”, ex responsabile nazionale politiche femminili della Cgil.
Memos di martedì 29/10/2019
Umbria, dal rosso al nero senza passare dal giallo. Le elezioni di domenica e la disfatta della coalizione Pd-M5S. Vince la destra di Salvini che allarga il suo potere in una roccaforte della sinistra. Il prossimo test, l’Emilia Romagna a fine gennaio. Memos ha ospitato il politologo Fabio Bordignon per un’analisi del voto; con Cristiana Alicata (ex militante del Pd, manager del settore food) e Andrea Morniroli (del Forum Diseguaglianze&Diversità e della cooperativa sociale Dedalus di Napoli) la conversazione si è concentrata sulla sinistra che non svolta e perde, come è successo anche in Umbria. Chiude la puntata di oggi Paola Natalicchio, giornalista e saggista, con un messaggio che potremmo intitolare “un geyser di ribellione”.
Memos di venerdì 25/10/2019
La mafia a Roma esiste. Anche se la Cassazione afferma il contrario per quanto riguarda i gruppi criminali di Carminati, Buzzi e degli altri imputati dei processi “Mondo di mezzo”. Ad affermare l’esistenza di organizzazioni mafiose sul territorio della capitale sono diverse ricerche universitarie e indagini sul campo. Ne ha parlato a Memos la sociologa Ilaria Meli, dottoranda in scienze sociali all’università "La Sapienza" di Roma. Ospite anche il procuratore generale di Roma Giovanni Salvi. Chiude la puntata il messaggio di Anna Stefi, vice-direttrice di Doppiozero (rivista online di cultura) e insegnante di filosofia.
Memos di giovedì 24/10/2019
24 ottobre 1929. Novant’anni fa l’inizio del crollo di Wall Street. Gli anni della Grande Depressione, la disoccupazione di massa, la povertà. Differenze e similitudini con la crisi del 2008. Memos ha ospitato l’economista Francesco Saraceno (Science-Po Parigi e Luiss di Roma), autore di “La scienza inutile” (Luiss). Con lui le testimonianze di due tra i più grandi economisti americani del ‘900: Paul A. Samuelson e John K. Galbraith intervistati da Radio Popolare nell’ottobre del 1999 in occasione di una trasmissione speciale sui 70 anni del crash di Wall Street. Chiude la puntata il messaggio di Giorgia Serughetti, sociologa dell’università Milano Bicocca.
Memos di mercoledì 23/10/2019
Prevenzione civile. Contro i disastri del riscaldamento climatico ci vuole prevenzione civile. Non è questione di soldi, di risorse, ma di cultura. Dei cittadini e, soprattutto della politica. Memos oggi ha ospitato il presidente del Consiglio nazionale dei geologi Francesco Peduto e Renzo Rosso, ordinario di costruzioni idrauliche e marittime e di idrologia al Politecnico di Milano. Il messaggio di oggi è a cura di Debora Migliucci, storica, direttrice dell’Archivio Lavoro della Cgil di Milano.
Memos di martedì 22/10/2019
La televisione è ancora la fabbrica del consenso? Che cos’è il servizio pubblico radiotelevisivo nell’epoca del web e dei social media? Sono alcune delle domande che Memos ha girato oggi a Sara Bentivegna, docente di comunicazione politica all’Università La Sapienza di Roma; e Roberto Zaccaria, presidente del Consiglio Italiano per i Rifugiati, giurista ed esperto di diritto dell’informazione e della comunicazione, presidente della Rai dal 1998 al 2002. Chiude la puntata di oggi il messaggio di Giorgia Bulli, ricercatrice in scienza politica all’università di Firenze, studiosa dei movimenti della destra in Europa.
Memos di venerdì 18/10/2019
Ergastolo e diritti umani, la lotta contro le mafie e il terrorismo e lo scopo rieducativo della pena. Memos ha ospitato oggi la costituzionalista dell’università Statale di Milano Francesca Biondi e il giurista, ed ex magistrato, Elvio Fassone. Biondi e Fassone hanno commentato la sentenza di dieci giorni fa della Corte Europea dei Diritti Umani contro le norme italiane sul cosiddetto ergastolo ostativo. Martedì prossimo, 22 ottobre, è attesa la pronuncia della Corte Costituzionale sulle stesse norme dell’ordinamento penitenziario italiano.
Memos di giovedì 17/10/2019
Università e depressione, accademia neoliberale e disagio psichico. Come stanno le persone che lavorano alla ricerca e all’insegnamento nelle università? Gli atenei sono ancora i luoghi privilegiati del confronto critico? Oppure vivono una condizione di sofferenza psichica, scoraggiamento, alienazione, ansia? Memos ha ospitato oggi Francesca Coin, sociologa all’università di Lancaster in Inghilterra; e Franco Palazzi, docente di filosofia all’università di Essex (GB). Chiude la puntata il messaggio, oggi a cura della sociologa Giovanna Procacci.
Memos di mercoledì 16/10/2019
Contro la povertà, un metodo da Nobel. E’ il metodo scientifico mutuato dalla medicina e applicato all’economia ad aver fatto vincere l’ambito premio a tre economisti del Mit e di Harvard Esther Duflo, Abhijit Banerjee e Michael Kremer. Duflo, 46 anni, è la premio Nobel più giovane in assoluto. “Gli economisti – sostiene la professoressa franco-americana - sono un po’ come degli idraulici, hanno il compito di riparare le tubature bucate dalle politiche pubbliche”. Memos ha ospitato Emiliano Brancaccio, economista all’università del Sannio, autore di “Il discorso del potere” (il Saggiatore, 2019). Brancaccio ha commentato i Nobel per l’economia di quest’anno e una nostra intervista a Esther Duflo, realizzata nel 2011 in occasione della presentazione a Milano di un suo libro. Chiude la puntata di oggi Loredana Taddei, tra le fondatrici di “Se non ora quando”, ex responsabile nazionale politiche femminili della Cgil.
Memos di martedì 15/10/2019
Disuguaglianza e giustizia sociale, le difficoltà delle sinistre di fronte alla crisi. Perchè in Europa la sinistra fatica ad ottenere consensi, salvo eccezioni, nonostante le società siano sempre più diseguali? Memos ne ha parlato con la sociologa e politologa Donatella Della Porta, della Scuola Normale Superiore di Pisa. Che cosa genera le disuguaglianze economiche, con quali politiche pubbliche si combattono? Un confronto a distanza tra l’economista Maurizio Franzini e il suo collega americano James Galbraith (Università del Texas, Usa). Chiude la trasmissione di oggi il messaggio di Paola Natalicchio, giornalista e saggista.
Memos di venerdì 11/10/2019
Le alternative possibili alle disuguaglianze. La redistribuzione del reddito non basta, bisogna cambiare i meccanismi di produzione della ricchezza. A Memos il fondatore del Forum Disuguaglianza e Diversità, Fabrizio Barca, racconta le 15 proposte elaborate dal Forum in oltre un anno di ricerche e studi. Barca ha anche commentato un paio di passaggi di un’intervista che abbiamo fatto all’economista americano James Galbraith (Memos la proporrà integralmente il prossimo 15 ottobre). Chiude la puntata di oggi un doppio messaggio, eccezionalmente doppio visto che ieri Memos non è andata in onda. Le autrici dei due messaggi sono Giorgia Serughetti (sociologa dell’università Bicocca di Milano) e Anna Stefi (vicedirettrice di “Doppiozero”, rivista online di cultura, e insegnante di filosofia).
Memos di mercoledì 09/10/2019
La scuola dei diseguali. Aumenta l’abbandono tra gli studenti che appartengono a famiglie povere. Il reddito familiare conta e influenza in modo determinante i percorsi formativi di intere generazioni. A Memos Misha Maslennikov, di Oxfam Italia, racconta i dati contenuti in un loro recente rapporto. Il commento è della storica Vanessa Roghi autrice di "La lettera sovversiva. Da don Milani a De Mauro, il potere delle parole" (Laterza, 2017).
Memos di martedì 08/10/2019
L’ultima strage di migranti, ieri a Lampedusa. Un naufragio a sei miglia dalla costa. Tredici donne morte, una decina di dispersi tra cui otto bambini, una ventina i superstiti. L’ignavia e la corresponsabilità dei governi europei, tra svolte promesse, annunciate e tradite. Memos ne ha parlato con la filosofa Donatella Di Cesare e il sociologo Stefano Allievi. Chiude la puntata di oggi il messaggio della politologa dell’università di Firenze Giorgia Bulli, dedicato allo studio della storia nella scuola.
Memos di venerdì 04/10/2019
Candidato/ a cercasi. Non un candidato/ a qualunque, ma soltanto chi è disposto a battersi per la giustizia sociale. E’ il programma dell’associazione “ticandido.it” che sponsorizza, promuove, sostiene – anche economicamente attraverso il crowdfunding - quei candidati alle elezioni che si fanno portavoci di politiche fondate sulla giustizia sociale. Memos ha ospitato uno degli ideatori di “ticandido.it”: è Mattia Diletti, ricercatore in scienza politica all’Università “La Sapienza” di Roma. Ospite anche una candidata sostenuta dall’associazione: Marwa Mahmood, consigliera comunale a Reggio Emilia. Il messaggio conclusivo della puntata di oggi è a cura di Michela Bonserio, portavoce di Greenpeace a Milano.
Memos di giovedì 03/10/2019
3 ottobre, giornata della memoria dei migranti morti nel tentativo di emigrare verso l’Italia. Sono state 19 mila le vittime nel Mediterraneo dal 2013 ad oggi. Memos ha ospitato in collegamento da Atene Tommaso Santo, capo missione Balcani per Medici Senza Frontiere, che ha raccontato la tragica situazione di Lesbo, dove oltre diecimila persone sono stipate in centri che ne possono ospitare al massimo 3 mila. Ennio Codini, giurista dell’università Cattolica di Milano, ha spiegato l’importanza dell’apertura di corridoi umanitari verso l’Europa. Oggi a Memos il messaggio conclusivo della puntata era a cura di Giovanna Procacci, sociologa che ha insegnato all’Università Statale di Milano, tra le fondatrici del Comitato 11 giugno a sostegno dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano.
Memos di mercoledì 02/10/2019
L’indagato Berlusconi. A Firenze il leader di Forza Italia, l’ex capo del governo, torna ad essere formalmente indagato come mandante esterno delle stragi di mafia del 1993-94. Capi d’accusa pesantissimi. Memos ha ospitato Marco Lillo, giornalista del Fatto Quotidiano, che ha ricostruito le ultime vicende giudiziarie; e Attilio Bolzoni, editorialista di Repubblica e grande esperto di mafia. Con oggi Memos riprende l’appuntamento con il “messaggio quotidiano”, il libero corsivo che chiude le puntate della trasmissione. L’autrice di oggi è Loredana Taddei, tra le fondatrici di “Se non ora quando”, ex responsabile nazionale delle politiche femminili della Cgil.
Memos di martedì 01/10/2019
Clima, cittadinanza, beni comuni: la nostra Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza, merita di essere aggiornata su questi temi? Memos ne ha parlato oggi con tre ospiti: Maurizio Viroli, filosofo della politica; Luigi Ferrajoli, giurista; e Francesco Ferrante, ecologista e vice-presidente del Kyoto Club.
Memos di venerdì 27/09/2019
Salvare il pianeta o salvare prima l’umanità? E’ il dilemma che Sergio, studente universitario di fisica, 23 anni, pone a tutti noi. Per lui è l’umanità che va salvata per prima. Sergio è uno delle migliaia di studenti e studentesse che oggi sono scesi nelle piazze italiane per chiedere ai governi politiche concrete contro il riscaldamento del clima. Memos ne ha parlato con Carlo Bordoni, sociologo e saggista, e con Matteo Colleoni, docente di Politiche urbane all’Università Bicocca di Milano.
Memos di giovedì 26/09/2019
Suicidio assistito, un primissimo passo della Consulta verso l’allargamento dei diritti. La sentenza nega la punibilità dell’aiuto al suicidio, anche se i giudici costituzionali hanno posto una serie numerosa di vincoli. Ora tocca al parlamento fare una legge coerente con i principi affermati dalla Corte costituzionale. Memos ha ospitato oggi il costituzionalista dell’Università di Pisa Andrea Pertici e la segretaria generale dell’associazione “Luca Coscioni” Filomena Gallo.
Memos di mercoledì 25/09/2019
Nazismo e comunismo, un’equiparazione improponibile. E’ il giudizio di molti storici sulla risoluzione del parlamento europeo che mette sullo stesso piano il nazismo hitleriano e lo stalinismo sovietico. Memos ha ospitato lo storico Luca Alessandrini, direttore dell’Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna. Ospite anche l’europarlamentare del Pd Massimiliano Smeriglio che non ha votato la contestata risoluzione.
Memos di martedì 24/09/2019
Giuseppe Conte, da “avvocato degli italiani” a “filosofo del nuovo umanesimo”. La trasformazione (trasformista?) del capo del governo, dal Conte 1 al Conte 2. A Memos l’analisi di Ida Dominijanni, giornalista e saggista. Lo storico della filosofia Michele Ciliberto (Scuole Normale Superiore di Pisa) racconta il significato di “nuovo umanesimo”, l’uso politico che ne ha fatto Conte e la modernità di questa espressione nel linguaggio di papa Bergoglio. Infine Jacopo Scaramuzzi, giornalista e vaticanista, interpreta il messaggio di Conte come una dichiarazione politica con la quale il capo del governo ribadisce la sua appartenenza al mondo cattolico.
Memos di venerdì 28/06/2019
Memos, ultima puntata della quinta stagione. Oggi con il fisico Francesco Sylos Labini, tra migranti e cervelli in fuga; con l’economista Gianfranco Viesti sugli ultimi sviluppi, critici, sui progetti per l’autonomia regionale; e con lo storico David Bidussa con il “gioco del complotto”. Grazie a tutti/ e i 163 ospiti di questa stagione e soprattutto un grazie speciale alle ascoltatrici e agli ascoltatori. A presto!
Memos di giovedì 27/06/2019
Morte sul Rio Grande. Di un giovane padre e della sua piccola di 23 mesi. La foto che li ritrae sulla riva del fiume ha fatto il giro del web in poche ore. Il padre e la figlia, migranti, vittime innocenti. Anche se la propaganda razzista li vuole colpevoli. Memos ne ha parlato con gli storici Anna Foa e Michele Ciliberto. Chiude la puntata il messaggio di Bruno Simili, vicedirettore della rivista Il Mulino, sulla SeaWatch3.
Memos di mercoledì 26/06/2019
“Apartheid climatico”. E’ il rischio concreto che corriamo di fronte alle risposte diseguali ai cambiamenti del clima. I ricchi trovano riparo, i poveri continuano a soffrire. La denuncia è stata fatta da Philip Alston, relatore speciale dell’Onu su povertà e diritti umani. Si tratta di un’anticipazione di un rapporto Onu che sarà pubblicato nei prossimi giorni. Memos ne ha parlato con Valerio Calzolaio, saggista e giornalista; Rossella Muroni, deputata LeU ed ex presidente di Legambiente. Di ambiente ci ha parlato anche Paola Natalicchio, saggista. Il suo messaggio per l’occasione si è trasformato in un vero e proprio reportage da Taranto, dall’ennesima crisi attorno all’Ilva.
Memos di martedì 25/06/2019
Esiste il dialogo in fondo al web? La vita digitale può prescindere da un sistema di relazioni? Sono le domande con cui è cominciata la puntata di Memos di oggi. Sostiene l’Istat: tra gli 11 e i 14 anni di età si sono ridotti i tempi di incontro con gli amici (nel 2018 solo il 32% ha incontrato gli amici tutti i giorni rispetto al 71% del 2003) e quasi parallelamente nello stesso periodo è aumentato l’uso di internet. Una diagnosi possibile: questa vita digitale può generare confusione emozionale (chi sono io, chi è l’altro) e cultura della chiusura (cerchie sempre più strette di simili), secondo quanto ha raccontato a Memos Felicia Pelagalli, psicologa che insegna alla Sapienza di Roma innovazione e trasformazione digitale. «Oggi si è sempre più calcificati nelle proprie visioni e non si dialoga», ha sostenuto il sociologo di Codici Stefano Laffi, ospite a Memos. La puntata di oggi è stata chiusa dal messaggio di Davide Mattiello, presidente della Fondazione “Benvenuti in Italia”, di Torino.
Memos di venerdì 21/06/2019
L’Europa sovranista e la paure generate dalla globalizzazione e dalla propaganda dei leader. L’economista Gianmarco Ottaviano, dell’università Bocconi, ha creato un sistema di coordinate che descrive la “relazione sovranista”. Da un lato c’è il voto verso la destra nazionalista e dall’altro ci sono quelle aree geografiche dove si sono verificati i danni maggiori prodotti dalla concorrenza internazionale. E’ una relazione che vale in Europa, ma anche negli Stati Uniti di Trump e nella Gran Bretagna della Brexit. L’analisi di Gianmarco Ottaviano è contenuta in un libro pubblicato di recente da Laterza dal titolo “Geografia economica dell’Europa sovranista”. Chiude la puntata di Memos il messaggio di David Bidussa, storico sociale delle idee, saggista e scrittore.
Memos di giovedì 20/06/2019
Beni comuni e diritti fondamentali. Prosegue la campagna di raccolta firme per una legge di iniziativa popolare. Il progetto punta ad introdurre nel nostro ordinamento la nozione di bene comune. Le firme si raccolgono fino all’8 agosto prossimo. Memos ha ospitato il giurista Ugo Mattei, tra i principali promotori della campagna (generazionifuture.org). Con Mattei, Memos ha ricordato il professor Stefano Rodotà a due anni dalla morte, il 23 giugno del 2017. Il grande giurista fu l’autore dodici anni fa di un progetto sui beni comuni a cui si ispira la campagna di oggi.
Memos di mercoledì 19/06/2019
Like&Money, la vita digitale degli utenti di Facebook stretta sempre di più nell’ecosistema di Mark Zuckerberg. Presentata ieri Libra, la criptomoneta che circolerà a partire dal 2020. Dopo i dati sulle preferenze, i gusti, le opinioni, la cassaforte di Zuckerberg custodirà anche i dati sulle nostre transazioni finanziarie. Il capitalismo delle piattaforme (come concepito dallo studioso canadese Nick Srnicek), e della sorveglianza (come teorizzato dalla sociologa statunitense Shoshana Zuboff) fa un passo avanti nella direzione di un maggiore controllo sugli utenti-cittadini (vedi anche Evgeny Morozov, Repubblica 19.6.19). Memos ne ha parlato con due economisti: Luca Fantacci, che insegna storia economica e del pensiero economico all’Università Bocconi; e Stefano Lucarelli, politica economica all’Università di Bergamo. Chiude la puntata il messaggio di Dino Amenduni, docente di comunicazione politica all’Università di Bari.
Memos di martedì 18/06/2019
«Sono fatti vergognosi, perché si sta trattando di condizionamenti dell’organo di autogoverno della magistratura da parte di consiglieri ed esponenti politici. Sono fatti che non hanno precedenti nella storia della Repubblica». Memos ha intervistato oggi il grande giurista e filosofo del diritto Luigi Ferrajoli sullo scandalo al Csm, le trattative segrete, le vendette, le nomine pilotate sulla base di interessi occulti di un gruppo di consiglieri e un paio di politici (gli esponenti del Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri). Nella seconda parte della puntata Memos è andato a Trastevere, nel cuore di Roma, due giorni dopo l’aggressione fascista al giovane che indossava la maglietta del Cinema America. Il racconto dello scrittore e giornalista Paolo di Paolo.
Memos di venerdì 14/06/2019
La destra nazionalista, xenofoba, razzista cambia nome al parlamento europeo. Il nuovo gruppo sovranista di Salvini, Le Pen, con i tedeschi di Afd e gli austriaci di Fpo si chiama “Identità e Democrazia” (il vecchio nome era “Europa delle Nazioni e della Libertà”). Memos ha ospitato la studiosa delle destre in Europa Giorgia Bulli, ricercatrice in scienza politica all’università di Firenze. A Memos anche la giornalista di Repubblica Alessia Càndito che ha seguito la prima udienza del processo a Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace. Chiude la puntata il messaggio di David Bidussa, storico sociale delle idee e saggista.
Memos di giovedì 13/06/2019
“Siamo sull’orlo di un tempo di guerra nella nostra democrazia”. Lo ha detto il presidente francese Macron ieri a Ginevra, nel discorso per i 100 anni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Disuguaglianze e rendite, voglia di autoritarismo tra i cittadini: l’Occidente, secondo Macron, non è stato in grado di trarre le conseguenze da questi fallimenti cambiando il modello di organizzazione del capitalismo. Memos ha ospitato Filippo Barbera, sociologo dello sviluppo all’università di Torino, per commentare Macron e l’intervista all’economista Julie Froud, teorica dell’Economia Fondamentale (che è anche il titolo di un libro pubblicato da Einaudi, 2019). Froud è stata ospite in questi giorni a Milano della Fondazione Feltrinelli per il Jobless Society Forum. Chiude la puntata di oggi Bruno Simili, vicedirettore della rivista Il Mulino.
Memos di mercoledì 12/06/2019
Dal decreto sicurezza-bis alle schedature dei magistrati, dall’inchiesta di Perugia sulla corruzione al Csm alle controriforme della giustizia. Memos ha ospitato oggi Armando Spataro, ex magistrato, da alcuni mesi in pensione dopo aver ricoperto l’incarico di procuratore capo a Torino. Ospite della puntata di oggi anche Paola Natalicchio, giornalista e saggista, che ci ha raccontato la sua esperienza di candidata alle europee con la lista “La Sinistra”.
Memos di martedì 11/06/2019
Negare le zone rosse e concedere la protezione umanitaria ai migranti. I giudici che lo permettono, con le loro sentenze, meritano di finire sotto osservazione del Viminale. Parola del ministro Salvini. «Ci chiediamo, col dovuto rispetto, se alcune iniziative pubbliche, alcune evidenti prese di posizione di certi magistrati siano compatibili con un'equa amministrazione della giustizia», ha detto la settimana scorsa il ministro dell’interno. A Memos ne abbiamo parlato con l’avvocata Claudia Moretti, uno dei legali che hanno seguito il ricorso contro l’ordinanza della prefetta di Firenze Laura Lega sulle zone rosse. Un’ordinanza bocciata dal Tar della Toscana la settimana scorsa e per questa ragione finita nel mirino di Salvini. Oggi a Memos abbiamo parlato anche di Enrico Berlinguer nel 35esimo anniversario della sua morte e in occasione dell’uscita di una nuova edizione dell’antologia di scritti e discorsi dello storico segretario del Pci. “Casa per casa, strada per strada” è il titolo del libro (Zolfo Editore) curato da Pierpaolo Farina, sociologo e dottorando all’Università Statale di Milano. Chiude la puntata il messaggio di Davide Mattiello, presidente della fondazione “Benvenuti in Italia” di Torino.
Memos di giovedì 06/06/2019
Quanti “spread” incombono sull’Italia? Non è solo lo spread finanziario a pesare sul paese del governo Conte-Salvini-DiMaio. Al rischio finanziario (tassi di interesse e procedure sul debito pubblico) si aggiunge un rischio sociale (povertà e disuguaglianze che non calano) e un rischio economico (struttura produttiva in declino, crescita del pil ridotta quest’anno allo 0,1% secondo il FMI). E se a questi rischi aggiungessimo anche il “rischio istituzionale”? Che cos’è? E’ quello che nasce in un paese dove il potere della magistratura, indipendente da tutti gli altri, è infettato da mercanteggiamenti e corruzioni come ha rivelato il caso Palamara. E’ “rischioso” un paese che mette a repentaglio l’autonomia della magistratura, che prepara dossier sui magistrati che criticano il governo (vedi Salvini)? Quanto rischia la democrazia? Memos ha ospitato oggi il politologo dell’università di Bologna Piero Ignazi.
Memos di mercoledì 05/06/2019
I pilastri indeboliti della Repubblica. Il caso Palamara svela i vizi di una magistratura sfregiata dalla corruzione. L’autodenuncia del vicepresidente del Csm David Ermini che ieri ha parlato di “degenerazioni correntizie”, “traffici venali”, “giochi di potere” all’interno del mondo delle toghe. Memos ha ospitato Alberto Vannucci, politologo e studioso della corruzione all’università di Pisa; e Riccardo Di Vito, presidente di Magistratura Democratica. Chiude la puntata di oggi il messaggio di Dino Amenduni, docente di comunicazione politica dell’Università di Bari.
Memos di martedì 04/06/2019
Pechino, la protesta e la strage di piazza Tienanmen 30 anni dopo. Furono centinaia, forse alcune migliaia, le vittime della repressione dell’esercito cinese. Di ufficiale sui morti tra gli studenti c’è sempre stato ben poco. Oggi, a distanza di 30 anni da quel 4 giugno 1989, le autorità cinesi rivendicano quel massacro. «E’ stata la scelta politica giusta» - ha detto il ministro della difesa Wei Fenghe - «da allora la Cina ha goduto di stabilità». A Memos Alessia Amighini, economista dell’Università del Piemonte Orientale e co-responsabile dell’Asia Centre dell’Ispi (Istituto di Studi di Politica Internazionale).
Memos di venerdì 24/05/2019
Gli strumenti della campagna elettorale. Social media, siti, manifesti, spot e trasmissioni. A mezzanotte si chiude, domenica si vota. Dino Amenduni, che insegna comunicazione politica all’università di Bari, fa un bilancio di questi ultimi mesi di caccia al voto, per le europee e per le amministrative. A seguire l’economista Alessandro Roncaglia con il suo “L’età della disgregazione” (Laterza, 2019), uno studio sul pensiero economico contemporaneo: dal retroterra classico (Smith, Ricardo, Marx) ai precursori (Keynes e Weber), dai giganti del secolo breve (von Hayek e Sfraffa) agli epigoni della sintesi neoclassica e dei neoliberismi.
Memos di giovedì 23/05/2019
23 maggio 2019: la memoria delle vittime delle stragi di Capaci e via D’Amelio e la storia “scabrosa e inquietante” (Roberto Scarpinato, pg di Palermo) dei processi, dalla trattativa stato-mafia al Borsellino-quater alla ‘ndrangheta stragista. Scarpinato invita a mettere da parte la “retorica di stato” che racconta le stragi come la vendetta mafiosa contro i giudici Falcone e Borsellino per il maxiprocesso degli anni ‘80. Va sostituita con una “storia per nulla semplice e rassicurante, anzi scabrosa e inquietante” come dimostra “la pluralità di risultanze probatorie che si vanno accumulando nei processi”. A Memos oggi riprendiamo il filo del racconto di Roberto Scarpinato (FQ online) e del cronista Saverio Lodato (antimafiaduemila.com), riproponiamo la nostra intervista a Nino Di Matteo del novembre scorso e torniamo su quanto accaduto questa mattina a Palermo, tra celebrazioni ufficiali (Vito Lo Monaco, Centro Pio La Torre) e non (Claudio Fava, commissione antimafia siciliana).
Memos di mercoledì 22/05/2019
Il futuro che sfugge, la politica ridotta a governance e il capitalismo che non tramonta mai. E’ il quadro non rassicurante che emerge dall’intervento di oggi a Memos della filosofa Donatella Di Cesare e del sociologo ed economista Mauro Magatti. Siamo partiti da due articoli recenti scritti da Di Cesare (“Il fallimento del futuro”, Lettura, 5.5.19) e Magatti (“Solitudine e fatica di vivere: la nuova minaccia globale”, Corriere, 30.4.19) per concludere che oggi “c’è bisogno di solidarietà e responsabilità” (Di Cesare) e di una “idea relazionale di libertà” (Magatti). Servono entrambe per superare “la privatizzazione del futuro” (Di Cesare) e la individualizzazione delle vite (Magatti) che stanno mettendo a rischio la democrazia.
Memos di martedì 21/05/2019
La punizione e la preghiera. Salvini ostenta minaccioso la sanzione pecuniaria sui salvataggi in mare e il rosario contro gli infedeli. Sono gli ultimi atti della propaganda prima del voto europeo del 26 maggio. Memos ha ospitato oggi lo storico, professore emerito alla Scuola Normale Superiore di Pisa, Adriano Prosperi.
Europa, elezioni 2019 (4)
Come sta la democrazia in Europa? Quarta e ultima puntata del nostro ciclo in vista delle elezioni europee del prossimo 26 maggio. Qual è stata la missione della democrazia europea? Da un lato assicurare la pratica delle libere elezioni (dopo gli anni bui dei fascismi e dei totalitarismi) e dall’altro offrire le garanzie del welfare e dei diritti connessi al lavoro, come tentativo di compensare alcuni effetti negativi del capitalismo. Ma questa missione sembra essersi dimezzata. La crisi economica di questo ultimo decennio ha scavato solchi profondi nel tessuto sociale dell’Europa: le disuguaglianze sono cresciute, il welfare ha fatto passi indietro per i tagli ai bilanci pubblici, il lavoro ha perso per strada diversi diritti. E’ rimasta in piedi solo la pratica delle elezioni e per questa ragione la missione della democrazia europea ha perso pezzi importanti. Memos ne ha parlato con lo storico Marcello Flores e con il politologo Yves Mény (“Popolo, ma non troppo”, Il Mulino, 2019).
Memos di giovedì 16/05/2019
Fascismi e populismi. Federico Finchelstein, storico argentino che insegna alla New School for Social Research di New York, ha studiato per vent’anni il fascismo e il populismo. Li ha osservati in tutte le loro manifestazioni geografiche, dall’America Latina all’Europa agli Stati Uniti. E nel tempo: dal Novecento agli anni Duemila. Qual è la relazione tra fascismi e populismi? Il professor Finchelstein sostiene che nel ‘900 il populismo ha rifiutato di vedere il fascismo come un alleato, mentre i populisti di oggi sono più vicini alle idee del fascismo. Memos ha ospitato il professor Finchelstein autore del libro “Dai fascismi ai populismi” (Donzelli, 2019). Per lo storico argentino c’è una lunga storia di reazione alla democrazia costituzionale e parlamentare, di cui il fascismo e il populismo sono due capitoli. «Il fascismo – sostiene Finkelstein – è una forma di dittatura, razzista, dove la violenza è un elemento centrale della sua concezione del potere. Il populismo - che emerge dopo il 1945 - è invece un processo di riformulazione storica dell’esperienza fascista in chiave democratica». In questi ultimi anni, se pensiamo alle esperienze di Trump negli Stati Uniti di Salvini in Europa e di Bolsonaro in Brasile, il populismo ha assunto una nuova forma. Ad esempio, racconta Finkelstein, «è tornato alla concezione del popolo che aveva il fascismo, il popolo come etnos. Questi populismi ritornano a certi elementi che sono centrali non al populismo ma al fascismo».
Memos di mercoledì 15/05/2019
Riace, Domenico Lucano e il processo. Tra quattro settimane, l’11 giugno, a Locri si svolgerà la prima udienza del procedimento giudiziario contro l’ex sindaco di Riace, l’autore di una politica dell’accoglienza diventata un modello. Abuso d’ufficio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sono i capi di imputazione. Lui, Lucano, da mesi gira l’Italia per perorare la sua causa – e quella di tantissimi altri – senza poter rimettere piede nella sua città. Memos oggi ha ospitato la giornalista Alessia Candito, per ripercorrere alcune tappe della vicenda giudiziaria; un sostenitore della causa di Lucano Maurizio Zavaglia; e il filosofo del diritto Mauro Barberis, per raccontare la posta in gioco nel processo in termini di principi e valori.
Memos di martedì 14/05/2019
Torre Maura, Casal Bruciato. L’estrema destra neofascista dà voce al disagio delle periferie o le usa per le sue operazioni di propaganda “mediageniche? Ospite a Memos il sociologo Pietro Castelli Gattinara dell’università di Oslo che - insieme a due colleghi - ha scritto un documentato articolo sulla rivista online Il Mulino. Nel testo si decostruisce il luogo comune che descrive la destra neofascista come capace di interpretare il malessere sociale delle periferie. Ma non è così, dicono i tre ricercatori. Ospite di Memos anche David Bidussa, storico sociale delle idee, con cui – a partire da Casapound – abbiamo parlato del linguaggio del fascismo, del fascismo storico e di quanto ereditato fino ad oggi. Bidussa ha analizzato il linguaggio politico del fascismo e di Mussolini in un libro appena pubblicato “Benito Mussolini. Me ne frego” (Chiarelettere, 2019). Chiude la puntata il messaggio di Davide Mattiello, presidente della fondazione “Benvenuti in Italia” di Torino.
Europa, elezioni 2019 (3)
Come sta la democrazia in Europa? Terza puntata del nostro ciclo in vista delle elezioni europee del prossimo 26 maggio. Se guardiamo all’Italia, ai fatti di questi giorni di Casal Bruciato, alla violenta aggressione dei rom, alla derisione delle vittime da parte di Salvini, se guardiamo a tutto questo dobbiamo concludere che la democrazia in Europa sta male. Occorrono riforme radicali. La sinistra è in grado di proporle? Memos ha ospitato Nadia Urbinati, docente di teoria politica alla Columbia University di New York. La professoressa Urbinati si occupa del pensiero democratico e liberale contemporaneo, delle teorie della sovranità e della rappresentanza politica. “Utopia Europa” è il titolo del suo ultimo libro (Castelvecchi, 2019). Ospite anche Colin Crouch, professore emerito all’Università di Warwick, in Gran Bretagna, ideatore all’inizio degli anni Duemila del concetto di post-democrazia. Ha pubblicato di recente “Identità perdute. Globalizzazione e nazionalismo” (Laterza, 2018).
Memos di giovedì 09/05/2019
Disinformazione elettorale. Quanto è diffusa la pratica delle fake news in campagna elettorale? Il leader del Pd Nicola Zingaretti ha denunciato una balla che sta circolando in rete da settimane: “il Pd, se vince le elezioni, chiederà una direttiva per ospitare 800 mila profughi libici”. Zingaretti si dice preoccupato: “la pratica delle fake news uccide la qualità della nostra democrazia”. Il leader del Pd esagera o le fake news sono un problema grave? Memos ha ospitato due studiosi: Sara Bentivegna, docente di sociologia della comunicazione all’Università La Sapienza di Roma, e Massimo Mantellini, pioniere dei blogger in Italia, studia e scrive di cultura digitale dalla metà degli anni ‘90. Di social network e politica ha parlato anche Giovanni Ziccardi, giurista informatico. Chiude la trasmissione con il suo messaggio Bruno Simili, vice-direttore della rivista Il Mulino.
Memos di mercoledì 08/05/2019
Il modello Lombardia. Un’imprenditoria criminale che manovra la politica, a sua volta disposta a mettersi a libro paga delle aziende. Diverse decine di arresti, quasi un centinaio gli indagati. Mezza Forzitalia lombarda è finita sotto accusa, anche il presidente leghista Fontana raggiunto dallo schizzo di fango dell’abuso di ufficio. L’inchiesta della procura antimafia di Milano è iniziata da due imprenditori, vicini ad alcune famiglie della ‘ndrangheta al Nord. Memos ha analizzato l’inchiesta milanese con l’aiuto di Alberto Vannucci, docente di scienza politica all’Università di Pisa e uno dei principali studiosi italiani dei sistemi di corruzione e dell’anti-corruzione. «C’è una continuità di fondo, uno spaccato già visto chiamato corruzione sistemica, ma con un diverso equilibrio di poteri», dice il professor Vannucci dell’ultima inchiesta della procura di Milano. «I veri motori del sistema in questa vicenda – aggiunge Vannucci - sono gli imprenditori. Sono loro a mettere a libro paga l’esponente politico che a sua volta deve mettere a disposizione la sua rete relazionale. Il politico – conclude il professore dell’Università di Pisa - si fa faccendiere, riceve una sorta di retribuzione fissa, fornendo relazioni, contatti, informazioni». Chiude la puntata di oggi il messaggio di Dino Amenduni, docente di comunicazione politica.
Memos di martedì 07/05/2019
Napoli, all’attacco della camorra. Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho ha chiesto un cambio di strategia nella lotta contro la camorra: «è necessario passare da una strategia di contenimento ad una di vero e proprio attacco alla camorra. Bisogna entrare nei quartieri dove si verificano agguati, stese, tentativi di omicidi in forze, con perquisizioni a blocchi, negli edifici». Le parole del procuratore antimafia arrivano dopo l’ultimo agguato di camorra avvenuto a Napoli in pieno giorno e in mezzo ai passanti. Il killer, la vittima designata, la bimba di 4 anni ferita e tuttora in coma. La scena di un delitto drammaticamente già visto su cui oggi bisogna intervenire con “la scuola, il lavoro, contro le disuguaglianze incancrenite”, dice Andrea Morniroli ospite oggi a Memos. Morniroli si occupa di politiche di welfare locale, è socio della cooperativa sociale Dedalus, fa parte del Forum Disuguaglianze&Diversità. Con lui a Memos anche la professoressa Gabriella Gribaudi, storica all’Università Federico II di Napoli, studiosa della camorra. La puntata di oggi si chiude con il messaggio di Debora Migliucci, storica, direttrice dell’Archivio Lavoro della Cgil di Milano.
Europa, elezioni 2019 (2)
Come sta la democrazia in Europa? Quarant’anni dopo le prime elezioni del 1979, finirà l’era del compromesso storico popolari-socialisti? Dieci anni di austerità, una crisi lacerante e una società sempre più diseguale, hanno fatto crescere le destre e i nazional-populismi. E’ in arrivo la riscossa delle sinistre? E i verdi, capitalizzeranno le piazze piene di questi mesi contro il cambiamento climatico? Sono alcune delle domande che Memos ha girato e girerà ai suoi ospiti in questo ciclo di trasmissioni che tutti i venerdì verranno dedicate all’Europa alla vigilia del voto del 26 maggio. Gli ospiti di stasera: Rosa Fioravante, studiosa delle ideologie della globalizzazione, filosofa, autrice di "La sinistra necessaria - Un dialogo fra generazioni” (Castelvecchi, 2017); e Alessandro Somma, giurista, insegna all’Università di Ferrara. L’ultimo suo libro “Sovranismi. Stato popolo e conflitto sociale” (Derive e Approdi, 2018).
Memos di giovedì 02/05/2019
Recinti rossi, crescono. Il governo Salvini-Di Maio, e i loro adepti a livello locale, scommettono sulla funzione pedagogica delle zone rosse. Delimitare, recintare, rinchiudere. La direttiva di Salvini ai prefetti del 17 aprile scorso è un insegnamento: “il buon vivere cittadino” - scrive il ministro nella direttiva – è possibile, basta alzare recinti attorno ai sospetti (siano essi balordi, migranti, etc.). La propaganda giallo-nera punta così a generare la speranza (ma è solo un’illusione) che una risposta ai “problemi della gente sulla sicurezza” sia sempre possibile. Una strada aperta, purtroppo, dai decreti Minniti-Orlando del governo Gentiloni. Memos ha ospitato il costituzionalista Andrea Pertici e lo storico Marcello Pezzetti. A loro Memos ha chiesto anche un’opinione sull’appello a difesa dell’insegnamento della storia nelle scuole lanciato nei giorni scorsi dalla senatrice a vita Liliana Segre, dallo storico Andrea Giardina e dallo scrittore Andrea Camilleri.
Memos di martedì 30/04/2019
Il futuro del lavoro. Innovazione tecnologica e automazione: cosa succederà al lavoro? Una ricerca dell’Ocse sostiene che il 14%% dei lavori di oggi potrebbe essere completamente automatizzato, mentre il 32% potrebbe subire cambiamenti significativi. Memos ha ospitato Stefano Scarpetta, economista, direttore all’Ocse per l’occupazione e le politiche sociali; e Daniela Palma, economista e ricercatrice all’Enea. Chiude la puntata di oggi il messaggio di Davide Mattiello, presidente della Fondazione “Benvenuti in Italia”.
Europa, elezioni 2019 (1)
Manca un mese alle elezioni europee del 26 maggio. Come sta la democrazia in Europa? Quarant’anni dopo le prime elezioni del 1979, finirà l’era del compromesso storico popolari-socialisti? Dieci anni di austerità, una crisi lacerante e una società sempre più diseguale, hanno fatto crescere le destre e i nazional-populismi. E' in arrivo la riscossa delle sinistre? Non sembrerebbe, stando ai sondaggi. E i verdi, capitalizzeranno le piazze piene di questi mesi contro il cambiamento climatico? Ci sarà un “effetto Greta”? Sono alcune delle domande che Memos girerà ai suoi ospiti, tutti i venerdì da oggi e fino al 17 maggio. Si comincia stasera con Monica Frassoni, co-presidente del Partito Verde Europeo, è stata deputata al parlamento di Strasburgo per due legislature; e con Lorenzo Marsili, co-fondatore del movimento per la democrazia in Europa, DiEM 25, insieme a Yanis Varoufakis (l’ex ministro dell’economia greco). Nelle prossime settimane Memos ospiterà la filosofa Rosa Fioravante e il giurista Alessandro Somma, gli storici Adriana Castagnoli e Marcello Flores, i politologi Nadia Urbinati e Colin Crouch.
Memos di mercoledì 24/04/2019
Vigilia del 25 aprile. I revisionisti della Festa della Liberazione e dell’antifascismo: da Salvini che andrà a Corleone a Tajani che ha lodato Mussolini, passando per le molte celebrazioni ufficiali negate (Lentate sul Seveso e Cumiana, nel torinese) o dimezzate (Trieste senza l’Anpi). Memos ha ospitato Gian Carlo Caselli, l’ex magistrato anti-terrorismo e anti-mafia: «scegliere Corleone il 25 aprile per una manifestazione antimafia – ha detto Caselli - è una scelta divisiva e va contro lo spirito del 25 aprile, della Resistenza che ci ha regalato la Costituzione e la democrazia». Se poi Tajani riabilita Mussolini, purtroppo non è il solo e non sarà nemmeno l’ultimo, allora si conferma l’utilità di libri come quello dello storico Francesco Filippi: “Mussolini ha fatto anche qualcosa di buono. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo” (Bollati Boringhieri, 2019) oppure degli storici Paolo Giovannini e Marco Palla sulla corruzione “Il fascismo dalle mani sporche” (Laterza, 2019). In chiusura di trasmissione il messaggio di Dino Amenduni, docente di comunicazione politica all’Università di Bari.
Memos di martedì 23/04/2019
Il referendum sulla Brexit e i britannici che lo hanno votato nel 2016 sono stati le cavie di un abuso contro la democrazia. E’ la denuncia della giornalista del Guardian, Carole Cadwalladr, autrice dell’inchiesta che un anno fa scoperchiò lo scandalo Cambridge Analytica. La settimana scorsa a Vancouver, in Canada, la cronista ha partecipato ad un Ted Talks (uno strumento ormai globale di comunicazione) con un intervento contro “gli dei della Silicon Valley”, in particolare Facebook, e l’abuso di potere sulla democrazia. A Memos oggi abbiamo riproposto quell’intervento (https:/ / www.ted.com/ talks/ carole_cadwalladr_facebook_s_role_in_brexit_and_the_threat_to_democracy) sezionandolo e commentandolo con l’aiuto del sociologo della comunicazione, Massimiliano Panarari. Qui l’articolo che Carole Cadwalladr ha scritto per il Guardian dopo il suo intervento a Vancouver (https:/ / www.theguardian.com/ uk-news/ 2019/ apr/ 21/ carole-cadwalladr-ted-tech-google-facebook-zuckerberg-silicon-valley).
Democrazie in Europa (4)
Democrazie in Europa, 1989-2019. I paesi di Visegrad, dalla transizione democratica alla conversione nazional-populista. Un “viaggio” di andata e ritorno durato trent’anni. Nel 1989 Polonia e Ungheria furono decisive nell’abbattere la Cortina di ferro, oggi invece sono determinanti nel costruire nuovi muri. Trent’anni fa, prima della caduta del Muro di Berlino, Varsavia e Budapest guidarono le transizioni democratiche dell’est; in questo 2019 gli attuali leader di Polonia e Ungheria, Jaroslaw Kaczy?ski e Viktor Orbàn, sono i fautori della conversione al nazional-populismo e delle democrazie illiberali. Oggi a Memos è andata in onda la quarta e ultima puntata di un ciclo dedicato all’Europa di 30 anni fa e a quella che a fine maggio andrà al voto. Ospiti: David Bidussa, storico sociale delle idee, è stato responsabile editoriale della Fondazione Feltrinelli. Angelo D’Orsi, storico, ha insegnato all’Università di Torino.
Memos di giovedì 18/04/2019
25 aprile, un prememoria per la Festa della Liberazione dal nazifascismo. A Milano c’è stata l’inedita visita di un arcivescovo al Campo della Gloria per onorare i partigiani. Non era mai successo, ma Mario Delpini due giorni fa lo ha fatto. E’ stata una risposta a Salvini e al neoqualunquismo del leader della Lega. Una risposta a quella sprezzante definizione di 25 aprile “derby tra fascisti e comunisti”. A Bologna, invece, la Magneti Marelli ha negato all’Anpi e al Comune la partecipazione ad un’assemblea di fabbrica. Insieme volevano ricordare un operaio partigiano, Gualtiero Marzocchi, ucciso nel febbraio del ‘45. Le proteste in città hanno fatto poi cadere il veto dell’azienda. Infine a Torino, ieri, è stato presentato il portale “Partigiani d’Italia”, con oltre 650 mila schede relative alle richieste di riconoscimento della qualifica di combattenti nelle file della Resistenza. Di tutto questo Memos ha parlato oggi con gli storici Fiorella Imprenti (segretaria generale Fondazione “Aldo Aniasi), Luca Alessandrini (direttore Istituto “Ferruccio Parri”, Bologna) e Giovanni De Luna (Università di Torino).
Memos di mercoledì 17/04/2019
Sono passati due mesi e mezzo da quando, ai primi di febbraio, oltre 600 psicoanalisti hanno scritto una lettera al presidente Mattarella. «Siamo molto preoccupati dell’Italia: è in atto un diffuso, impressionante, processo di disumanizzazione». A quella lettera ne sono seguite altre due. Molti dei firmatari sono psicoanalisti che lavorano con i migranti. Hanno visto crescere «quell’ossessione per il migrante dei nostri governanti», ad esempio nelle norme del cosiddetto “decreto sicurezza”. «È miope gestire l’immigrazione come ordine pubblico», dicono gli psicoanalisti. Quella italiana è una società malata, il razzismo è un fenomeno di questa malattia. Quanto è importante la denuncia degli psicoanalisti? In particolare, quanto è importante la denuncia fatta da coloro che lavorano con i migranti, da quegli psicoanalisti che si occupano della cura delle sofferenze psichiche, che mettono le mani nel disagio mentale di chi ha patito sofferenze degradanti l’umanità delle persone? Scrivono gli psicoanalisti nella lettera a Mattarella: «Non possiamo accettare il razzismo crescente che sfocia in atti di cui una nazione civile dovrebbe vergognarsi». Memos oggi ha ospitato Marco Garzonio, giornalista e psicologo analista-psicoterapeuta, presidente della Fondazione di cultura cattolica Ambrosianeum, autore di diversi libri, tra cui le importanti biografie di Carlo Maria Martini, lo storico arcivescovo di Milano; con lui a Memos anche la professoressa Chiara Volpato che insegna psicologia sociale all’università Milano Bicocca (autrice, tra gli altri, di “Deumanizzazione”, Laterza 2011). Chiude la puntata di oggi con il suo messaggio Paola Natalicchio, giornalista e saggista.
Memos di martedì 16/04/2019
Milano, Foggia. L’agguato al grossista della cocaina in centro città e la vendetta omicida di un pregiudicato contro un carabiniere. I due fatti non sono collegati. A tenerli insieme è solo il picco di violenza criminale raggiunto: sia quello delle seconde file mafiose legate ai traffici di droga (Milano) che quello di coloro che (a Cagnano Varano, nel foggiano) respirano la subcultura mafiosa. E’ un territorio – racconta il procuratore di Foggia Ludovico Vaccaro - «dove la criminalità è violenta e aggressiva come forse da nessun altra parte in Italia». Memos ha ospitato Luca Bonzanni, dottorando in studi sulla criminalità organizzata all’Università Statale di Milano, e Paolo Borrometi, giornalista e presidente di Articolo 21. A Memos anche il messaggio di Davide Mattiello, presidente della fondazione “Benvenuti in Italia”, sulla cosiddetta truffa palermitana degli “spaccaossa”, che in realtà – racconta Mattiello – è un caso di sfruttamento mafioso della disperazione umana.
Democrazie in Europa (3)
Democrazie in Europa, 1989-2019. I paesi di Visegrad, dalla transizione democratica alla conversione nazional-populista. Un “viaggio” di andata e ritorno durato trent’anni. Nel 1989 Polonia e Ungheria furono decisive nell’abbattere la Cortina di ferro, oggi invece sono determinanti nel costruire nuovi muri. Trent’anni fa, prima della caduta del Muro di Berlino, Varsavia e Budapest guidarono le transizioni democratiche dell’est; in questo 2019 gli attuali leader di Polonia e Ungheria, Jaroslaw Kaczy?ski e Viktor Orbàn, sono i fautori della conversione al nazional-populismo e delle democrazie illiberali. Oggi a Memos è andata in onda la terza puntata di un ciclo dedicato all’Europa di 30 anni fa e a quella che a fine maggio andrà al voto. Ospiti: Gabriele Nissim, saggista, giornalista si è occupato per tanto tempo della realtà culturale e politica dell’Europa orientale. Nel 1982 ha fondato l’Ottavo Giorno, un rivista dedicata ai temi del dissenso nei paesi dell’est europeo. Nissim ha inventato Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), l’associazione che promuove i Giardini dei Giusti nel mondo; e Gian Enrico Rusconi, professore emerito di Scienza politica all’Università di Torino, dove ha insegnato per molti anni. Religione, laicità, cittadinanza sono alcuni dei temi che hanno attraversato i suoi studi. Il professor Rusconi è uno dei principali studiosi della storia e della società tedesca.
Memos di giovedì 11/04/2019
Autonomia regionale e flat tax, per ora non se ne fa niente. Ma dopo le elezioni europee, se il governo resterà in piedi, entrambi i progetti potrebbero tornare in auge e dare un colpo alle fondamenta della repubblica. A sferrarlo, Salvini e il suo partito. Il vicepresidente del consiglio leghista, per una scelta tattica, non sta premendo per far avanzare i progetti sull’autonomia regionale, in particolare di Lombardia e Veneto. Salvini preferisce apparire nazionalista piuttosto che secessionista, in questa campagna elettorale. La flat tax, tanto voluta dal ministro dell’interno, per ora è solo un generico appunto per il futuro scritto nel Documento di economia e finanza (Def). Dopo le europee, e un eventuale affermazione elettorale della Lega, i due progetti potrebbero diventare, invece, il fulcro di un’offensiva contro alcuni principi fondamentali della repubblica: come l’unitarietà dello stato e la progressività delle imposte. Memos oggi ne ha parlato con Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari, e autore di un appello-monito contro i progetti sull’autonomia regionale: “Verso la secessione dei ricchi?” (Laterza, 2019, scaricabile gratuitamente dal sito della casa editrice). «La tassa piatta – racconta il professor Viesti - sarebbe molto più pesante (in termini di regressività dell’imposta, ndr) se accoppiata all’autonomia differenziata. Le regioni forti, infatti, avrebbero comunque la garanzia di un gettito fiscale per i loro servizi, mentre le altre dovrebbero fare i conti con un bilancio dello stato sempre più magro perché – causa flat tax – si incassa sempre meno». A Memos anche il vicedirettore della rivista Il Mulino Bruno Simili con il messaggio che chiude la puntata di oggi.
Memos di mercoledì 10/04/2019
L’odio e il degrado. Una settimana fa la cacciata dei cittadini rom e lo sfregio del pane a Torre Maura. A Memos Andrea Morniroli, della cooperativa sociale Dedalus, si occupa di politiche e azioni di welfare a livello locale, tra gli animatori del Forum Disuguaglianze &Diversità, collabora con l’Assessorato alla Scuola e Istruzione del Comune di Napoli; insieme a lui Mattia Diletti che insegna scienza politica all’università La Sapienza di Roma. Le parole contro l’odio, le politiche di welfare ordinarie contro le logiche dell’emergenza, da Morniroli e Diletti arriva anche il messaggio che ci sono tante “Torre Maura” sparse in giro per l’Italia. / / Chiude la puntata il messaggio di Dino Amenduni (docente di comunicazione politica all’università di Bari) con un’analisi degli ultimi sondaggi che danno la Lega in calo.
Memos di martedì 09/04/2019
L’immigrazione, tra risorsa e diritto. Quando l’invecchiamento della popolazione, il declino della fecondità, rendono benvenuto l’arrivo di immigrati. E poi le politiche per le famiglie, in Italia sono sempre di più uno strumento raro per fronteggiare il declino demografico. Di tutto questo Memos ha parlato oggi con l’economista Emanuele Felice (Università Chieti-Pescara) e la demografa Letizia Mencarini (Università Bocconi).
Democrazie in Europa (2)
Democrazie in Europa, 1989-2019. I paesi di Visegrad, dalla transizione democratica alla conversione nazional-populista. Un “viaggio” di andata e ritorno durato trent’anni. Nel 1989 Polonia e Ungheria furono decisive nell’abbattere la Cortina di ferro, oggi invece sono determinanti nel costruire nuovi muri. Trent’anni fa, prima della caduta del Muro di Berlino, Varsavia e Budapest guidarono le transizioni democratiche dell’est; in questo 2019 gli attuali leader di Polonia e Ungheria, Jaroslaw Kaczy?ski e Viktor Orbàn, sono i fautori della conversione al nazional-populismo e delle democrazie illiberali. Oggi a Memos è andata in onda la seconda puntata di un ciclo dedicato all’Europa di 30 anni fa e a quella che a fine maggio andrà al voto. Venerdì scorso, 29 marzo (ascolta il podcast), avevamo ospitato la storica dell’università di Padova Valentine Lomellini, stasera due grandi giornalisti e inviati come Massimo Nava (allora e oggi del Corriere della Sera) e Paolo Soldini (trent’anni fa inviato dell’Unità). Nava e Soldini hanno raccontato allora alcuni dei luoghi chiave di quella primavera-estate del 1989.
Memos di giovedì 04/04/2019
MMT, una teoria alternativa al neoliberismo? Si chiama Modern Monetary Theory (MMT) e negli Stati Uniti ha una sua co-autrice e convinta sostenitrice in Stephanie Kelton. L’economista, 49enne, della Stony Brook University di New York, promuove una teoria fondata sul monopolio pubblico della moneta da parte del governo. Se la moneta è sotto il controllo pieno del governo, lo stato non fallisce se contrae troppi debiti. Allora debito e disavanzo pubblico, secondo MMT, devono essere tenuti d’occhio ma non con i parametri “stupidi” alla Maastricht (3% deficit/ pil, 60% debito/ pil), ma guardando gli effetti sulle variabili ritenute importanti: occupazione, inflazione, diseguaglianze. Memos ha intervistato Stephanie Kelton, ieri a Milano ospite della Fondazione Feltrinelli per “Democrazia minima”. L’intervista è stata commentata dall’economista Riccardo Realfonzo.
Memos di mercoledì 03/04/2019
La politica trasformata dall’ansia da social network. Una vera e propria mutazione dell’era digitale rispetto al mondo analogico. Un’epoca in cui la democrazia è sempre più insidiata dalle tecnologie digitali: la profilazione dell’elettore da parte di algoritmi sofisticati ha raggiunto dimensioni da grande fratello. Memos ne ha parlato con Giovanni Ziccardi, docente di Informatica giuridica all’Università Statale di Milano. “La tecnologia per il potere” (Raffaello Cortina, 2019) è il titolo del suo ultimo libro. Chiude la puntata la giornalista e saggista Paola Natalicchio con un messaggio sull’unione civile tra le due militari della Marina Rosi e Lorella e il “carnevale nero” delle giornate di Verona del World Family Congress.
Memos di martedì 02/04/2019
Intercettati, sorvegliati, spiati, profilati. Sembra il destino obbligato della vita digitale di ciascuno di noi. Eppure questo corso normale degli eventi può essere fermato, la vita digitale può essere resa libera. Cosa racconta l’ultimo caso giudiziario di intercettazioni illegali e sospetti dossieraggi contro le vittime di queste intrusioni digitali? A Memos l’avvocato Emanuele Florindi, esperto di diritto informatico. Chiude la puntata di oggi il messaggio di Davide Mattiello, presidente della fondazione “Benvenuti in Italia”. Il messaggio parte da un ricordo delle vittime della strage di Pizzolungo (TP) il 2 aprile 1985, l’attentato mafioso contro il giudice Carlo Palermo in cui morirono una giovane madre, Barbara Rizzo, e i suoi due figli Giuseppe e Salvatore Asta, gemelli di sei anni.
Democrazie in Europa (1)
Democrazie in Europa, 1989-2019. I paesi di Visegrad, dalla transizione democratica alla conversione nazional-populista. Un viaggio di andata e ritorno durato trent’anni. Nel 1989 Polonia e Ungheria furono decisive nell’abbattere la Cortina di ferro, oggi invece sono determinanti nel costruire nuovi muri. Trent’anni fa, prima della caduta del Muro di Berlino, Varsavia e Budapest guidarono le transizioni democratiche dell’est; in questo 2019 gli attuali leader di Polonia e Ungheria, Jaroslaw Kaczy?ski e Viktor Orbàn, sono i fautori della conversione al nazional-populismo e delle democrazie illiberali...L’alleanza di Visegrad (fondata nel febbraio 1991) fu allora decisiva per l’integrazione europea, per l’unione tra est e ovest, quanto oggi sembra esserlo per la dis-integrazione e per la dis-unione del continente. Le prossime elezioni europee, con la sfida nazionalista e xenofoba lanciata dai paesi di Visigrad, diranno quanto è profonda la minaccia alla democrazia europea. Memos da oggi inizia un ciclo di puntate dedicato: 1) ad un anniversario importante (la dissoluzione della Cortina di ferro nella primavera-estate del 1989) e 2) alle elezioni europee del 26 maggio. Tutti i venerdì da oggi e fino al 17 maggio Memos ospiterà – nelle prime quattro puntate – il racconto di storici, studiosi, giornalisti su quanto successo trent’anni fa lungo la Cortina di ferro, tra Ungheria Polonia e l’allora Germania Est. Nelle rimanenti quattro puntate, da venerdì 26 aprile, ci occuperemo della campagna elettorale europea, con un’attenzione particolare ai temi dei diritti e della democrazia.
Memos di giovedì 28/03/2019
Quindici proposte di azione contro le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza. Il Forum Disuguaglianze e Diversità di Roma le ha elaborate in un lavoro di indagine e ascolto durato due anni (https:/ / www.forumdisuguaglianzediversita.org/ proposte-per-la-giustizia-sociale/ ). Le disuguaglianze vanno colpite non solo quando si verificano dividendo le persone, ma anche quando discriminano tra i territori, sostiene il Forum. Le proposte, che sono una sfida per ogni governo – e ancora di più per ogni forza politica di sinistra – vogliono curare alla radice le lacerazioni prodotte dalle disuguaglianze, andando a mettere le mani nei meccanismi che determinano la formazione e la distribuzione della ricchezza: “il cambiamento tecnologico, la relazione fra lavoratori e lavoratrici e chi controlla le imprese, il passaggio generazionale della ricchezza stessa”. Memos ha ospitato l’economista Elena Granaglia, tra le fondatrici del Forum, e la sociologa Chiara Saraceno. Chiude la puntata di oggi il messaggio del vicedirettore della rivista Il Mulino, Bruno Simili.
Memos di mercoledì 27/03/2019
Debito+recessione=austerità? E’ la terribile equazione della crisi. Il debito pubblico, in rapporto al Pil, sta crescendo ancora: siamo arrivati al 132,1%, secondo l’ultimo consuntivo dell’Istat riferito al 2018. L’economia italiana è in recessione, ha confermato l’istituto di statistica ai primi di marzo. A fronte di questa situazione si preparano a tornare le politiche di austerità? Memos ha messo a confronto due economisti: Carlo Favero, dell’Università Bocconi (autore con A.Alesina e F.Giavazzi di “Austerità”, Rizzoli 2019) e Emiliano Brancaccio, docente all’Università del Sannio (“L’austerità è di destra”, Saggiatore 2012). L’austerità è la cura di una malattia (l’alto debito pubblico) generata dall’irresponsabilità dei governi nella gestione della finanza pubblica, sostiene Favero. Per Brancaccio, invece, le “irresponsabilità politiche” non spiegano tutto. Esistono altre due variabili che possono suggerire una narrazione diversa sul debito pubblico. Si tratta, sostiene Brancaccio, dell’andamento dei tassi di interesse e dei tassi di crescita dell’economia. Se i tassi di interesse restano sistematicamente superiori ai tassi di crescita dell’economia, allora le politiche di rigore non servono a contenere il debito pubblico. In altre parole, l’austerità si rivelerà – secondo il professor Brancaccio – “inefficace o controproducente”. Nel corso della puntata Favero e Brancaccio si sono confrontati anche sulle tesi contenute nel saggio dell’economista dell’università del Sannio “Il discorso del potere” (Saggiatore, 2019). A Memos chiude la puntata di oggi Dino Amenduni, docente di comunicazione politica all’Università di Bari: elezioni europee, i candidati del centrosinistra sapranno coprire il territorio?
Memos di martedì 26/03/2019
Salvini e i lati oscuri della Lega: dai conti truccati allo sbarco del partito al Sud, dalla passione per l’estrema destra alla ricerca di un posto alla corte russa di Putin. A Memos Stefano Vergine, giornalista freelance, autore insieme a Giovanni Tizian de’ “Il libro nero della Lega” (Laterza, 2019). Chiude la puntata il messaggio di Debora Migliucci, storica, direttrice dell’Archivio lavoro della Cgil di Milano.
Lezioni di antimafia: Sabrina Natali e Nando dalla Chiesa
Decimo e ultimo incontro del ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Titolo: «Giornalismo e mafia. La forza della libertà di stampa». La lezione è stata tenuta da Sabrina Natali, attivista nel movimento delle agende rosse; impiegata grafica a Sassuolo. Sabrina Natali è autrice di un’importante opera di documentazione sul processo Aemilia, il processo che ha svelato la presenza della ‘ndrangheta in Emilia. Sabrina Natali ha trascritto il contenuto del dibattimento processuale e lo ha pubblicato sul sito processoaemilia.com. Insieme a lei sul palco dell’auditorium anche il professor Nando dalla Chiesa, presidente della Scuola di formazione “Antonino Caponnetto”. La lezione si è svolta il 15 marzo 2019.
Memos di giovedì 21/03/2019
“Chi è fascista”. E’ il titolo dell’ultimo libro (esce tra una settimana per Laterza) del professor Emilio Gentile, storico di fama internazionale, studioso del fascismo italiano. «...è fascista – scrive il professor Gentile - chi si considera erede del fascismo storico, pensa e agisce secondo le idee e i metodi del fascismo storico, milita in organizzazioni che si richiamano al fascismo storico...Inoltre è fascista chiunque ostenta idee, linguaggi, simboli, gesti che erano tipici del fascismo italiano». Emilio Gentile non ritiene che oggi il fascismo stia tornando. La sua è più una posizione scientifica che politica, tende a far emergere di più l’importanza dei riferimenti storici che non delle posizioni politiche. Ospite di Memos anche Roberto Cenati, presidente dell’Anpi provinciale di Milano. Sabato 23 marzo, alle 9:30, ci sarà la manifestazione antifascista al Cimitero Monumentale di Milano per protesta contro le iniziative dei gruppi neofascisti nella giornata del centenario della fondazione dei Fasci di combattimento, l’origine del fascismo italiano.
Memos di mercoledì 20/03/2019
Tra due mesi, a fine maggio, le elezioni europee. Le prime elezioni politiche continentali, dopo 40 anni. Infatti, dopo il primo voto nel 1979, e per i decenni successivi, l’elezione degli europarlamentari è stata soprattutto una questione nazionale, interna ai singoli stati. Oggi, invece, il voto di fine maggio contiene sfide europee: come si modificheranno gli equilibri politici? Che fine farà il bipolarismo compromissorio popolare-socialisti? Le destre nazionaliste e xenofobe diventeranno il nuovo decisivo polo della politica europea? La lunga vigilia elettorale è caratterizzata da alcuni fatti che rischiano di indebolire l’Europa: la vicenda Brexit, le pressioni dell’amministrazione Trump, la Cina e la sua ricerca di relazioni con i singoli stati dell’Unione (vedi il caso Italia-Cina). Memos ne ha parlato con Luigi Bonanate, professore emerito all’università di Torino dove ha insegnato Relazioni internazionali. Chiude la puntata di oggi Paola Natalicchio, giornalista e scrittrice, con il suo messaggio dedicato alla vicenda della Mare Jonio a Lampadusa e al decreto cosiddetto “sblocca-cantieri”.
Memos di martedì 19/03/2019
Quante saranno le liste di sinistra alle prossime elezioni europee? C’è chi, come Antonio Padellaro sul Fatto Quotidiano, ne ha contate otto. Ma mancano ancora diverse settimane prima della scadenza dei termini per la loro presentazione e quel numero potrebbe ridursi. «E’ chiaro che la nostra base, la comunità che sta fuori dal Pd, si aspetta una proposta meno frammentata», racconta a Memos Paola Natalicchio, giornalista e saggista, facendo riferimento ai contatti ancora in corso per tenere insieme da un lato Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista con Italia in comune-Verdi-Possibile. A Memos ospite anche Giuseppe Provenzano, vice direttore di Svimez, già membro della direzione del Pd: «Il partito democratico con Zingaretti – dice Provenzano – si è ricollocato senza ambiguità nel campo del centrosinistra». Provenzano è autore di “La Sinistra e la scintilla” (Donzelli, 2019). Chiude la puntata Davide Mattiello, presidente della fondazione “Benvenuti in Italia”, con il suo messaggio dedicato al nuovo filone di indagine aperto dalla procura di Reggio Calabria sull’omicidio del giudice Scopelliti nell’agosto del 1991.
Lezioni di antimafia: Baldessarro e Campesi
Nono incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Titolo: «Calabria, le inchieste difficili e le querele temerarie come nuova forma di intimidazione mafiosa». La lezione è stata tenuta da Peppe Baldessarro (52 anni, giornalista di Repubblica, ex direttore di Narcomafie, coautore del Dizionario Enciclopedico delle Mafie; fino alla fine del 2014 è stato redattore del “Quotidiano della Calabria”, dove si è occupato di cronaca politica, nera e giudiziaria. ) e Claudio Campesi (26 anni, con la passione per le inchieste sulle organizzazioni mafiose. Abita a Brescia, ma ha vissuto gli ultimi tre anni nella Piana di Gioia Tauro dove ha curato reportage sul caporalato ‘ndranghetista a Rosarno, sulla prostituzione gestita dalle organizzazioni criminali nigeriane). La lezione si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare il 5 marzo 2019.
Memos di giovedì 14/03/2019
25 anni fa nasceva la Seconda Repubblica italiana. Le elezioni del 27 marzo 1994, la vittoria di Berlusconi, con Fini e Bossi, e la sconfitta di Occhetto. La Prima Repubblica viene archiviata con l’inchiesta Mani Pulite e un biennio di stragi dal bilancio drammatico. A Capaci, via d’Amelio, via dei Georgofili, via Palestro vengono assassinati dalla mafia Falcone e sua moglie, il giudice Borsellino, gli agenti delle scorte, comuni cittadini a Firenze e a Milano. Che cosa hanno rappresentato le elezioni del 27 marzo ‘94? Cosa ci portiamo ancora dietro in eredità di quella svolta, o rivoluzione? A Memos ospite la giornalista e saggista Ida Dominijanni (autrice di «Il trucco. Sessualità e biopolitica nella fine di Berlusconi», Ediesse 2014) e la politologa Nadia Urbinati («La seconda vera Repubblica», Raffaello Cortina, 2016). Chiude la puntata il messaggio nella bottiglia, oggi a cura di Bruno Simili, vicedirettore della rivista Il Mulino.
Memos di mercoledì 13/03/2019
La Cina della discordia. Amministrazione Trump e Commissione europea in pressing sul governo Conte: “non firmi quel Memorandum con Pechino”. L’accordo dovrebbe essere siglato la prossima settimana quando il presidente cinese Xi Jinping arriverà in visita in Italia. “Non conterrà vincoli giuridici”, minimizza Conte. Cosa prevede, allora, l’intesa Roma-Pechino? Sono esagerate le reazioni di Washington e Bruxelles? Che fine ha fatto il rispetto dei diritti umani, un tema cruciale che sembra non interessare a Roma, ma neanche a Washington e a Bruxelles? Memos ha ospitato oggi Francesca Spigarelli, economista all’università di Macerata, dove dirige il China Center (un centro di ricerca multidisciplinare); e Filippo Fasulo, ricercatore all’Ispi, coordinatore scientifico del “Centro studi per l'impresa” della Fondazione Italia-Cina e borsista alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Il messaggio nella bottiglia di oggi è a cura di Dino Amenduni, docente di comunicazione politica all’università di Bari.
Memos di martedì 12/03/2019
Le azioni che cambieranno il clima. Sono quelle che porteranno alla transizione ecologica, al passaggio dalla civiltà fossile alla civiltà rinnovabile. Una transizione che richiederà sforzi umani e investimenti finanziari. «Basta l’1-2% del pil mondiale per avviare il passaggio verso le rinnovabili», sostiene il fisico Roberto Buizza, della Scuola Sant’Anna di Pisa, una vita passata a fare ricerca climatologica a Reading (GB), allo European Centre for Medium-range Weather Forecasts, un’istituzione intergovernativa che si occupa di previsioni meteorologiche a medio termine. Il professor Buizza, ospite oggi a Memos, sarà anche il coordinatore del primo centro di ricerca multidisciplinare italiano sul clima frutto della collaborazione tra la Scuola Sant’Anna e la Normale di Pisa con lo Iuss di Pavia.
Lezioni di antimafia: Attilio Bolzoni
Ottavo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. La lezione è stata tenuta da Attilio Bolzoni, giornalista di Repubblica. Si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare l’1 marzo 2019. Titolo: «Il caso Montante».
Memos di giovedì 07/03/2019
Uno sciopero globale di giovani e studenti per il clima. Manca una settimana al 15 marzo, alla giornata in cui il nascente movimento studentesco si mette alla prova su scala mondiale. Convocati cortei e manifestazioni in tantissime città del globo. La politica e gli elettori, le imprese e i lavoratori, le società e gli individui: tutti sono chiamati a comportamenti virtuosi per interrompere il surriscaldamento del nostro pianeta. Memos oggi ha ospitato Massimo Labra, biologo, docente del Dipartimento di Biotecnologie dell’Università Milano-Bicocca; e Renzo Rosso, ordinario di Costruzioni idrauliche e marittime e Idrologia al Politecnico di Milano.
Memos di mercoledì 06/03/2019
L’onda di Milano, il 2 marzo, la manifestazione contro il razzismo. Milano vista da Roma, Napoli, Torino e Bari: c’è uno specifico territoriale nel protagonismo milanese sui diritti e contro il razzismo? Da Roma, il politologo dell’università “La Sapienza” Mattia Diletti; da Bari, il comunicatore politico Dino Amenduni; da Torino, lo studente del Politecnico Marco Rondina; da Napoli l’operatore sociale Ciro Corona. Chiude la puntata di oggi con il messaggio nella bottiglia Paola Natalicchio, giornalista e scrittrice.
Memos di martedì 05/03/2019
La sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Bologna, la pena dimezzata al femminicida reo confesso perché in preda ad una “tempesta emotiva” causata dalla gelosia. Che cosa significa la decisione dei giudici bolognesi? E’ il ritorno al delitto d’onore? «E’ la dimostrazione – dice Elena Biagioni, avvocata dell’Associazione Donne in Rete contro la violenza (Di.R.e) – che c’è ancora tanto da fare per quanto riguarda la lotta contro gli stereotipi nelle decisioni giudiziarie. E’ il ritorno alla giustificazione – sostiene l’avvocato ospite di Memos - delle condotte basate su una volontà di possesso, sull’oggettivazione della donna». Ospite a Memos anche la magistrata Linda D’Ancona, giudice per le indagini preliminari al Tribunale di Napoli. «I giudici di Bologna – racconta la gip napoletana – hanno ritenuto di poter concedere le attenuanti generiche sulla base di più elementi. Ci sono la confessione, il tentativo di risarcire il danno, non solo la gelosia». La puntata di oggi si chiude con il messaggio nella bottiglia di Davide Mattiello, presidente della fondazione “Benvenuti in Italia”, di Torino.
Lezioni di antimafia: Luca Bonzanni, Ester Castano, Sara Manisera e Martina Mazzeo
Settimo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. La lezione è stata tenuta da Luca Bonzanni (dottorando di ricerca in Studi sulla criminalità organizzata all'Università Statale di Bergamo, collabora con il quotidiano L'Eco di Bergamo), Ester Castano (giornalista professionista, lavora per l’agenzia di stampa La Presse, scrive principalmente di criminalità di stampo mafioso al Nord), Sara Manisera (giornalista indipendente, collaboratrice di numerose testate italiane e internazionali, come Al Jazeera, Slate, Deutsche Welle) e Martina Mazzeo (giornalista nella redazione scuola dell’Agenzia di stampa nazionale DIRE; tutor del Laboratorio biennale di Giornalismo Antimafioso, collabora con il corso di Sociologia e Metodi dell’Educazione alla Legalità). La lezione si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare il 22 febbraio 2019. Titolo: «Giornalismo e antimafia: un confronto di esperienze».
Memos di giovedì 28/02/2019
Lo spirito dei tempi del salvinismo: dal progetto di modifica della legittima difesa, al caso Bakary a Melegnano, alla direttiva del Viminale chiamata “Scuole sicure”. Che cosa vuole affermare questo spirito dei tempi salviniano? Tre esempi: la vita delle persone vale quanto la proprietà privata (ddl legittima difesa); la solidarietà per chi subisce un atto di razzismo è condizionata al riconoscimento di una fede politica nel leader (vedi lo scontro tra la mamma di Bakary e il ministro dell’interno); le “scuole sicure” contribuiscono a manipolare in senso poliziesco l’immaginario sociale di genitori e studenti. Memos ne ha parlato con il giurista Luigi Ferrajoli, filosofo del diritto italiano tra i più conosciuti a livello internazionale, e con Leopoldo Grosso, psicologo e psicoterapeuta, presidente onorario del Gruppo Abele di Torino. Chiude la puntata di oggi Bruno Simili, vicedirettore della rivista Il Mulino, con il suo messaggio nella bottiglia dedicato all’appello di Liliana Segre contro la scomparsa della traccia di storia dall’esame di maturità.
Memos di mercoledì 27/02/2019
Leggere, scrivere e saper far di conto. Come siamo messi? Oltre il 70% degli adulti che vivono in Italia non ha le “competenze considerate necessarie per interagire in modo efficace nella società del XXI secolo”. E ancora. “La maggior parte della popolazione italiana (71,9%) è composta di persone che sono analfabeti funzionali o hanno capacità cognitive e di elaborazione minime”. Il 71,9%! Sono dati Ocse estrapolati da un lavoro di ricerca fatto dal professor Pier Giorgio Ardeni dell’università di Bologna e dell’Istituto Cattaneo. «Società con tali livelli di analfabetismo funzionale sono più facilmente manipolabili», ha detto il professor Ardeni, ospite a Memos, riprendendo il tema delle mistificazioni già denunciato dal grande linguista Tullio De Mauro. Memos ha ospitato anche Rosa Fioravante, filosofa, ricercatrice alla Fondazione Feltrinelli, studiosa delle ideologie della globalizzazione. «La nostra – racconta Fioravante - è una società con così tanto analfabetismo di ritorno e funzionale perché è una società diseguale». Conclude la puntata di oggi, con il suo messaggio nella bottiglia, Dino Amenduni, docente di comunicazione politica.
Memos di martedì 26/02/2019
La Repubblica salverà l’Europa dal nazionalismo e dal sovranismo risorgente. Il continente europeo rischia di naufragare in un isolazionismo tetro, xenofobo, islamofobo e antidemocratico. Le prossime elezioni europee hanno una posta in gioco altissima: da un lato il mantenimento della pace sul continente, dall’altro l’affermazione di un nazionalismo nero. La “Repubblica d’Europa” è la proposta di una battaglia politica per scongiurare la deriva del nostro continente ed è anche il titolo di un libro che esce in questi giorni (Add Editore, 2019). Gli autori sono un “consorzio” di otto persone che si firmano con l’acronimo gramsciano ISAGOR (IStruitevi, AGitatevi, ORganizzatevi). Due di loro, la costituzionalista Anna Matromarino e il presidente della fondazione “Benvenuti in Italia” Davide Mattiello, sono stati ospiti di Memos. A chiudere la puntata di oggi il messaggio di Debora Migliucci, storica, direttrice dell’Archivio del Lavoro della Cgil di Milano.
Lezioni di antimafia: Marika Demaria e Lorenzo Frigerio
Sesto incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. La lezione è stata tenuta da Marika Demaria (giornalista, Narcomafie) e (giornalista, Libera Informazione). Si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare il 15 febbraio 2019. Titolo: «Giornalismo e impegno civile: le esperienze di Narcomafie e Libera Informazione».
Memos di giovedì 21/02/2019
Recessione e questione salariale. Che fine faranno con la recessione i già bassi stipendi di chi lavora in Italia? Risolvere la questione salariale è anche un modo per uscire dalla recessione? Perchè il cosiddetto reddito di cittadinanza dovrebbe spiazzare l’occupazione reale? Salari bassi, competitività, produttività: tra credenze consolidate e ideologie di ferro. Di tutto questo parlano oggi a Memos l’economista Marta Fana e il sociologo Simone Fana. Entrambi sono autori di un articolo pubblicato in questi giorni su Jacobin Italia dal titolo “Il problema del Reddito si rivela il salario”. Chiude la trasmissione il messaggio di Davide Mattiello, parlamentare del Pd nella scorsa legislatura, membro della Commissione Antimafia, oggi presidente della Fondazione “Benvenuti in Italia”. Mattiello racconta di un libro appena pubblicato e scritto da otto persone, di cui lui è uno degli autori. Il titolo: “la Repubblica d’Europa” (Add Editore, 2019).
Memos di mercoledì 20/02/2019
Di Maio assolve Salvini dal processo per il caso Diciotti, ma rischia di condannare il M5S alla subalternità verso il Carroccio. Lega e M5S: potrebbe essere l’Europa il primo luogo di sperimentazione di un’alleanza politica tra i due partiti? Il leader leghista Salvini lascia intravedere l’ipotesi. A Memos ne abbiamo parlato con lo storico della filosofia Michele Ciliberto, docente alla Scuola Normale Superiore di Pisa, studioso di Giordano Bruno e Niccolò Machiavelli (autore di “Nicolò Machiavelli. Ragione e Pazzia”, Laterza 2019). La puntata di oggi si conclude con il “messaggio nella bottiglia” di Paola Natalicchio, giornalista e scrittrice, una denuncia della portata disegualitaria del progetto sull’autonomia regionale che “favorisce i favoriti”.
Lezioni di antimafia: Antonella Mascali e Antonio Roccuzzo
Quinto incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. La lezione è stata tenuta da Antonella Mascali (giornalista, Il Fatto Quotidiano) e Antonio Roccuzzo (tg La7). Si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare l’8 febbraio 2019. Titolo: «I Siciliani, il racconto della mafia negata».
Memos di giovedì 14/02/2019
La recessione, la manovra del governo giallo-nero e la nostalgia dell’austerità. Memos ne ha parlato con l’economista Riccardo Realfonzo. La manovra del governo Lega-M5S riuscirà a fare uscire l’economia italiana dalla recessione? Quale contributo dà alla crescita del Pil? Realfronzo ha calcolato gli effetti sul Pil della legge di bilancio approvata nel dicembre scorso. Scarsi, come sentirete. Il professore dell’Università del Sannio ha calcolato anche gli effetti di una manovra alternativa a quella Di Maio-Salvini. E ha fatto la seguente scoperta: maggiore è la spesa per investimenti, maggiore è l’effetto positivo sul Pil. Infine Realfonzo ha commentato il ritorno in auge dell’austerità nel dibattito scientifico economico. A Memos oggi siamo ritornati sul Franco Cfa, l’accordo monetario tra la Francia e 14 paesi africani, dopo le polemiche scatenate dalle affermazioni di Di Maio e Di Battista. L’economista dell’università Bocconi, Massimo Amato ci aiuta ad orientarci tra dati reali e sparate propagandistiche. Chiude la puntata di oggi il vicedirettore della rivista Il Mulino con il suo messaggio nella bottiglia su migrazioni e demografia.
Memos di mercoledì 13/02/2019
La secessione dei ricchi contro i poveri. Giovedì 14 febbraio arrivano in consiglio dei ministri le intese sulle richieste di maggiore autonomia delle regioni Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna. Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari, nei mesi scorsi (agosto 2018) ha lanciato l’allarme con una petizione che ha raccolto migliaia di firme: attenzione – sostiene il professore – il pericolo secessione è dietro l’angolo. E’ contenuto in particolare nei progetti delle due regioni a guida leghista, Lombardia e Veneto. Il professor Viesti è stato ospite oggi a Memos insieme allo storico Luca Alessandrini, dell’Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna. Sul rischio secessione Viesti ha scritto un libro dal titolo “Verso la secessione dei ricchi?”, scaricabile gratuitamente dal sito dell’editore Laterza. Conclude la puntata di oggi, con il suo messaggio nella bottiglia, Dino Amenduni, docente di comunicazione politica all’università di Bari. Amenduni torna sui risultati delle regionali in Abruzzo proponendo un’inedita analogia tra M5S e Pd.
Memos di martedì 12/02/2019
Regionali in Abruzzo, vince il “partito nazionale” della Lega di Salvini. Il Carroccio cresce oltre il 50% nei suoi voti assoluti rispetto alle politiche del 2018, mentre il M5S crolla: i voti per il partito di Di Maio si sono ridotti ad un terzo dell’anno scorso. Primo test elettorale dopo otto mesi di governo giallo-nero. A Memos la politologa Nadia Urbinati. Dall’Abruzzo all’Europa, con Cristina Carpinelli (del comitato scientifico del CeSPI) abbiamo parlato del Salvini nazional-sovranista europeo e del suo idolo Viktor Orbàn, il premier ungherese. Conclude la puntata di oggi la storica Debora Migliucci, direttrice dell’Archivio del Lavoro della Cgil di Milano, con il suo “messaggio nella bottiglia”.
Lezioni di antimafia: Cesare Giuzzi e Giampiero Rossi
Quarto incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. La lezione è stata tenuta da Cesare Giuzzi e Giampiero Rossi (entrambi giornalisti al Corriere della Sera) e si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare l’1 febbraio 2019. Titolo: «Cronache di mafia a Milano. Prima e dopo l’operazione Crimine-Infinito del 2010».
Memos di giovedì 07/02/2019
Recessione e nostalgia del boom economico. L’Istat ha confermato che l’economia italiana è entrata in recessione negli ultimi 6 mesi del 2018. Ma il ministro Di Maio soltanto un mese fa parlava di boom economico. Cosa c’è che non va? «Richiamare il boom – racconta a Memos lo storico Marcello Ravveduto – significa richiamare il mito della modernità». Il boom ha una funzione meta-economica anche per il politologo e sociologo Marco Revelli. «Il boom di inizio anni ‘60 – sostiene Revelli - divide i modernisti senza dubbi dai perplessi della modernità». “La nazione del miracolo” (Castelvecchi, 2018) è il titolo del libro del professor Ravveduto che racconta gli anni della svolta, all’inizio dei ‘60. La puntata di Memos si conclude con il messaggio di Linda Laura Sabbadini, statistica sociale e editorialista della Stampa, sul calo delle nascite nel 2018 rilevato dagli ultimi dati Istat.
Memos di mercoledì 06/02/2019
Povertà, reddito e cittadinanza. E il decreto del governo Conte. Quali problemi affronta e quali lascia insoluti il provvedimento sul cosiddetto “reddito di cittadinanza”? Memos ne ha parlato con la sociologa Chiara Saraceno e l’economista Massimo Baldini. Ospite della puntata di stasera anche la giornalista e scrittrice Paola Natalicchio: il fallimento dell’Unità, i debiti del Pd e il conto salato che pesa sulle spalle dell’ex direttrice Concita De Gregorio.
Memos di martedì 05/02/2019
Tra globalizzazione e nazionalismo, la terza via delle emozioni. E’ la tesi del sociologo e politologo britannico Colin Crouch, ospite di Memos, esposta in un suo libro uscito di recente in Italia con il titolo “Identità perdute. Globalizzazione e nazionalismo” (Laterza, 2019). «La partecipazione democratica – scrive Crouch – richiede un equilibrio tra ragione ed emozione. Quando l’ambito emotivo è messo troppo da parte, la politica diventa un esercizio asciutto e tecnocratico». Le identità perdute, secondo il politologo britannico, sono quelle degli operai americani che hanno perso il lavoro, dei cittadini tedeschi che tornano a pensare alla loro patria, degli agricoltori francesi messi in crisi dalle multinazionali. Sono identità “perdute” perché colpite dalla globalizzazione. A questa perdita – sostiene Crouch - la destra dell’alleanza tra conservatorismo e neoliberismo ha offerto una cura: il nazionalismo, l’identità nazionale. La puntata di Memos si conclude con il “messaggio nella bottiglia” di Davide Mattiello, ex parlamentare della Commissione antimafia, presidente della fondazione “Benvenuti in Italia”.
Lezioni di antimafia: Marilena Natale e Fabrizio Capecelatro
Terzo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. La lezione è stata tenuta da Marilena Natale (collegata da Aversa, Caserta), giornalista di +N, un network campano con sede ad Avellino (https:/ / www.piuenne.it/ ) e Fabrizio Capecelatro, direttore del quotidiano generalista online “CiSiamo.info” (https:/ / www.cisiamo.info/ ). La lezione si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare il 25 gennaio 2019. Titolo: «Rompere il silenzio in Campania: dal ciclo dei rifiuti alle denunce dei collaboratori di giustizia».
Memos di giovedì 31/01/2019
Riforme e Recessione. Modifiche alla Costituzione e clausole di salvaguardia sull’Iva. La maggioranza giallo-nera è alle prese con l’allargamento degli spazi di democrazia diretta (legge di iniziativa popolare e referendum propositivi) e con l’approfondirsi della crisi economica. Sulle riforme M5S e Lega cercano l’appoggio delle opposizioni. Sulla crisi il governo Conte annaspa e, mentre la recessione viene certificata dall’Istat, l’Ufficio parlamentare di Bilancio (organismo indipendente) teme il peggio: “sarà complesso evitare gli aumenti dell’Iva, a meno di non tagliare la spesa sanitaria”, è la sostanza di quanto scritto ieri nel Rapporto sulla politica di bilancio 2019 (http://www.upbilancio.it/ wp-content/ uploads/ 2019/ 01/ Rapporto-politica-di-bilancio-2019-_per-sito.pdf). A Memos il costituzionalista Andrea Pertici, dell’università di Pisa, e l’economista Maria Cecilia Guerra, dell’università di Modena. La puntata di stasera si chiude con il “messaggio nella bottiglia” di Bruno Simili, vicedirettore della rivista Il Mulino.
Memos di mercoledì 30/01/2019
La memoria della Shoah. Diego Baroncini, professore di italiano in una scuola media di Ravenna, ha provato a farla vivere ai suoi studenti attraverso un’esperienza particolare. A Memos il suo racconto e i commenti della storica Anna Foa. Ospite della puntata di stasera con il suo messaggio nella bottiglia Dino Amenduni, docente di comunicazione politica all’università di Bari.
Memos di martedì 29/01/2019
Ndrangheta e massoneria deviata. Dal processo di Reggio Calabria “Ndrangheta stragista” all’ultima operazione della Dda di Torino sulle ‘ndrine in Val d’Aosta, emerge la costante del rapporto tra organizzazioni mafiose e poteri occulti insediati all’interno di logge massoniche. Memos ne ha parlato oggi con Alessia Candito, giornalista del Corriere della Calabria, e con Davide Mattiello, presidente della Fondazione “Benvenuti in Italia” di Torino ed ex componente della Commissione parlamentare antimafia. La puntata di oggi si chiude con il “messaggio nella bottiglia” di Debora Migliucci, storica, direttrice dell’Archivio del lavoro della Cgil di Milano.
Giorno della Memoria
Nel Giorno della Memoria lo speciale di Memos che tiene insieme gli appunti, le interviste, le voci del viaggio ad Auschwitz con il Treno della Memoria.
Lezioni di antimafia: Gianni Barbacetto e Mario Portanova
Secondo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. La lezione è stata tenuta da Gianni Barbacetto e Mario Portanova, entrambi giornalisti del Fatto Quotidiano. La lezione si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare il 18 gennaio 2019. Titolo: «Mafia e giornalisti su al Nord».
Treno della Memoria, viaggio ad Auschwitz (2)
La puntata speciale di Memos con i passeggeri del Treno della Memoria ha ospitato oggi una conversazione tra due studenti – Eden Donetza e Alessandro Gazzetti – e una ricercatrice in scienza politica dell’università di Firenze, Giorgia Gulli. Il nome del male, dopo Auschwitz: come si riconoscono i sintomi dei nuovi fascismi, dei razzismi, degli autoritarismi? Cosa fare per contrastarli?
Treno della Memoria, viaggio ad Auschwitz (1)
Il Treno della Memoria, con i suoi oltre 600 tra studenti e insegnanti. E’ partito da Firenze il 20 gennaio scorso diretto a O?wi?cim, Auschwitz. Una visita nei luoghi della disumanizzazione, della cancellazione della dignità e della vita. Le vittime del nazismo ad Auschwitz sono state quasi un milione e mezzo. Bambini, donne e uomini. Principalmente ebrei, ma anche rom e sinti, oppositori politici e omosessuali. Il Treno della Memoria è arrivato alla sua XI edizione. E’ un progetto della Regione Toscana realizzato insieme al Museo della Deportazione di Prato. La puntata speciale di Memos di oggi ha ospitato le sorelle Andra e Tatiana Bucci, due sopravvissute alla Shoah. Entrambe furono arrestate il 28 marzo del 1944 e poi deportate ad Auschwitz dove arrivarono una settimana dopo, il 4 aprile. Avevano 4 e 6 anni. Con loro abbiamo parlato dei ricordi di allora e della Memoria della Shoah, ma anche delle inquietudini del presente.
Lezioni di antimafia: Nando dalla Chiesa
Primo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. La lezione è stata tenuta da Nando dalla Chiesa, sociologo all'Università degli Studi di Milano dove insegna, tra gli altri, nel corso di Sociologia della criminalità organizzata, unico in Italia. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare l’11 gennaio 2019. Titolo: «Giornalismo e mafia: tra integrazione e conflitto».
Memos di giovedì 17/01/2019
“Italia Occulta”. E’ il titolo dell’ultimo libro di Giuliano Turone (Chiarelettere, 2019). Il magistrato, giudice emerito della Cassazione, è autore di inchieste giudiziarie che hanno fatto la storia dell’Italia repubblicana: da quelle sul bancarottiere Michele Sindona all’assassinio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, alla scoperta degli elenchi della loggia massonica P2. Il sottotitolo di questo libro è: dal delitto Moro alla strage di Bologna, il triennio maledetto che sconvolse la Repubblica (1978-1980). Turone è stato ospite oggi a Memos. “Quel triennio maledetto – ha raccontato - è il periodo di maggior potere del sistema P2, dell’occulto al governo del paese”. Turone a Memos parla anche del caso Battisti, di cui si è occupato in passato come magistrato e in un libro del 2011. La puntata di oggi si conclude con il messaggio di Dino Amenduni, docente di comunicazione politica all’università di Bari.
Memos di mercoledì 16/01/2019
Stiamo rischiando un’involuzione fascista della società italiana? Il governo giallo-nero, in particolare la leadership leghista dell’esecutivo, è il motore di questa involuzione? Oppure è troppo azzardato accostare il nazionalismo populista e xenofobo di Salvini al fascismo? Com’è noto, nel campo democratico e antifascista esistono opinioni diverse su questo punto. Memos ne ha parlato con due storici: Giulia Albanese, docente di Storia contemporanea all’Università di Padova, e Alberto De Bernardi che insegna all’Università di Bologna. Con la professoressa Albanese abbiamo anche ripercorso alcune tappe del fascismo delle origini, quello nato a Milano proprio un secolo fa, nell’inverno del 1919.
Memos di martedì 15/01/2019
In attesa del voto sulla Brexit a Westminster, stasera a Memos lo storico delle relazioni internazionali David Ellwood e Andrea Mammone, storico dell'Europa alla Royal Holloway dell'università di Londra.
Memos di venerdì 11/01/2019
Le alleanze europee di Lega e Cinque Stelle. Con il viaggio dei giorni scorsi di Salvini a Varsavia e Di Maio a Bruxelles è iniziata la campagna europea per Lega e M5S. La destra leghista guarda a destra anche in Europa: dalla francese Le Pen all’Alleanza per la Germania, dai nazionalisti austriaci di Fpo agli xenofobi olandesi di Wilders. Ancora tutto in costruzione il percorso del M5S: Di Maio ha promesso la firma di un manifesto politico comune entro febbraio, ma non è ancora chiaro chi saranno i firmatari. A Memos ne abbiamo parlato con il filosofo della politica Roberto Castaldi. Ospite della trasmissione anche Samuele Mazzolini con il suo messaggio nella bottiglia, mentre Giuseppe Teri (vicepresidente della Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto”) ha presentato il nuovo ciclo di lezioni di antimafia che si tiene a Radio Popolare. Si parlerà, in una decina di incontri tutti i venerdì, di “Giornalismo e mafia”. Si parte oggi alle 21 con la prima lezione tenuta dal professor Nando dalla Chiesa. Una sintesi della lezione verrà trasmessa il venerdì successivo all’appuntamento in auditorium nel corso di Memos (https:/ / www.radiopopolare.it/ trasmissione/ lezioni-di-antimafia/ ).
Memos di giovedì 10/01/2019
Il governo Conte e la ricerca scientifica, due mondi a parte. Non basta la firma di Grillo sotto il manifesto del virologo Roberto Burioni contro le pseudoscienze; né sono sufficienti quelle poche decine di milioni di euro in più stanziati dal governo con la manovra per la ricerca e l’innovazione. «Purtroppo anche questo governo ha trattato l'università/ ricerca come un inutile fastidio», racconta a Memos Francesco Sylos Labini, fisico teorico, tra i fondatori di Roars (http://roars.it), associazione di informazione e dibattito sulla ricerca e la formazione. Ospite della puntata di oggi anche Matteo Cerri, medico, ricercatore in neurofisiologia dell'università di Bologna, membro del Topical team dell'Esa (un laboratorio dell'agenzia spaziale europea che si occupa di ibernazione). Scopo della ricerca del professor Cerri è lo sviluppo di una procedura che induca una sorta di letargo negli individui. Una procedura che potrà essere utile per gli astronauti che saranno destinati a lunghi viaggi di esplorazione nello spazio. Matteo Cerri ha appena pubblicato un libro di divulgazione scientifica dal titolo “A mente fredda” (Zanichelli, 2018).
Memos di mercoledì 09/01/2019
Beni comuni, una legge popolare. Tra dieci giorni parte la campagna di raccolta firme per una legge di iniziativa popolare sui beni comuni. Il prossimo 19 gennaio si terrà a Roma un’assemblea pubblica alla Casa Internazionale della Donne. Il testo di legge è quello scritto dieci anni fa da una Commissione del ministero della giustizia presieduta dal grande giurista Stefano Rodotà, un testo che da allora non è stato mai discusso in parlamento. Memos ha ospitato oggi il giurista Ugo Mattei (Università di Torino e University of California), tra i promotori della raccolta di firme. «La popolazione deve rendersi conto – racconta Mattei – che abbiamo una serie di risorse che appartengono a tutti e che vanno governate con grande saggezza, perché sono il futuro nostro e delle generazioni che verranno». Tra i primi sostenitori della campagna per i beni comuni (http://benicomunisovrani.it) Ugo Mattei ha citato Arci, Slow food, Fondazione Pistoletto, Libertà e Giustizia. La puntata di oggi si chiude con il messaggio nella bottiglia della giornalista e scrittrice Paola Natalicchio.
Memos di martedì 08/01/2019
La legge Salvini e il vigore dell’opposizione. Prima il sindaco di Palermo Orlando e poi un gruppo di regioni (Toscana, Emilia Romagna, Umbria): il no alla legge contro l’immigrazione è stato forse il primo vero atto di opposizione al governo Conte e alla maggioranza M5S-Lega. Un’opposizione in difesa dei princìpi costituzionali e della convivenza democratica. Memos ne ha parlato con la politologa Nadia Urbinati. A chiudere la puntata di oggi il “messaggio nella bottiglia” di Davide Mattiello, ex parlamentare della commissione antimafia e presidente della Fondazione Benvenuti in Italia di Torino.
Memos di venerdì 07/12/2018
“La scienza inutile. Tutto quello che non abbiamo voluto imparare dall’economia”. E’ il titolo di quel libro che mancava per chi è interessato alla conoscenza dei fondamenti del pensiero economico, per chi ha piacere nel veder coniugate le principali teorie economiche degli ultimi 150 anni con i casi della realtà. Memos ha parlato di “La scienza inutile” (Luiss, 2018) con il suo autore: Francesco Saraceno, economista, vice direttore dell’Osservatorio Francese sulla Congiuntura Economica (Ofce) di Sciences Po a Parigi. Ospite della puntata di oggi anche Bruno Simili, vicedirettore della rivista Il Mulino, che ha curato il “messaggio nella bottiglia”.
Memos di giovedì 06/12/2018
Le piazze del governo “giallo-nero”. La Lega ha scelto Roma e il M5S Torino. Sabato 8 dicembre Salvini e Di Maio cercano una ri-legittimazione popolare. Sono i riti del populismo sovranista, spiega a Memos la politologa Nadia Urbinati. Con lei abbiamo parlato della destra in Europa, delle lesioni inferte alla democrazia dal leader ungherese Orbàn con le silenziose complicità dei partiti centristi europei del PPE. E la sinistra, come intende reagire alla destra autoritaria e nazionalista? Cosa significano le richieste di “radicalità” che arrivano da aree culturali del riformismo europeo? Il riferimento è al rapporto “Uguaglianza Sostenibile” di cui abbiamo parlato nella puntata del 4 dicembre scorso. A Memos oggi anche la giornalista e saggista Ida Dominijanni con il suo “messaggio nella bottiglia”.
Memos di mercoledì 05/12/2018
Resistenza civile, disobbedienza, dissenso. Come opporsi al governo della paura di Salvini e del M5S. Le strade indicate dal giurista Gustavo Zagrebelsky e dalla presidente dell’Anpi Carla Nespolo portano alla disobbedienza e alla resistenza civile e culturale. Memos ne ha parlato con Adriano Prosperi, professore emerito di Storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Chiude la puntata di oggi il messaggio nella bottiglia di Dino Amenduni, docente di comunicazione politica ed elettorale all’Università di Bari.
Memos di martedì 04/12/2018
“Uguaglianza sostenibile” è il titolo di un programma di governo scritto da una trentina di studiosi ed esperti europei su richiesta del gruppo socialista al parlamento di Strasburgo (https:/ / tinyurl.com/ uguaglianza-sostenibile). E’ un documento di un centinaio di pagine presentato la settimana scorsa a Bruxelles. Nel documento si parla di “svolta radicale nelle politiche nazionali ed europee”, di “alternativa al neoliberismo e alla dinamica autoritaria”, si elencano cinque aree di azione: giustizia sociale, progresso socio-ecologico, ridefinire il capitalismo, potere alle persone, innescare il cambiamento. Uno degli estensori del documento, l’economista Fabrizio Barca, vede quel testo come una bozza di programma non solo dei partiti riformisti (come il Pd in Italia), ma anche dei soggetti a sinistra del Pd, un “documento terzo” su cui “trovare un’intersezione fra diversi percorsi”. Memos ne ha parlato oggi con Enrico Giovannini, uno degli autori del documento, economista ed ex ministro del lavoro nel governo Letta; e con Lorenzo Marsili, giornalista, saggista, direttore di European Alternatives, fondatore insieme a Janis Varoufakis di DiEM25 (Movimento per la Democrazia in Europa). Marsili segnala l’esistenza di un vero e proprio “ecosistema di documenti programmatici”: European New Deal Diem25 (https:/ / tinyurl.com/ EuropeanNewDeal), Green New Deal di Sanders e Ocasio-Cortez negli Usa (https:/ / tinyurl.com/ GreenNewDeal-Sanders-Ocasio); Universal Basic Services UCL London (https:/ / tinyurl.com/ UBS-UCL-London)
Memos di venerdì 30/11/2018
Le classi sociali e la società italiana. Con il sociologo dell’università di Torino Giovanni Semi Memos ha smascherato alcuni luoghi comuni sulla struttura sociale italiana. La reale differenza tra classe e ceto, la presunta scomparsa della borghesia sono stati alcuni degli oggetti dell’analisi del professor Semi. A Memos ospite anche l’economista della London School of Economics Valentino Larcinese che ci ha anticipato i contenuti di una sua prossima “lecture” dal titolo: “Salvare la democrazia dai politici”. A chiudere la puntata di oggi il messaggio nella bottiglia che Paola Natalicchio, giornalista e scrittrice, ha voluto inviare a tutta la sinistra.
Memos di giovedì 29/11/2018
Il decreto della paura. E’ quello contro l’immigrazione (cancellazione protezione umanitaria e Sprar, limitazioni del diritto d’asilo) e sulla “cattiveria urbana” (reato di accattonaggio, inasprimento Daspo) approvato ieri definitivamente dal parlamento. Ora tocca al presidente Mattarella, Costituzione alla mano, ricordare i principi fondamentali del diritto che quel testo stravolge in nome di un’urgenza immaginaria e propagandistica. “E’ una brutta cosa assecondare la paura e sfruttarla come capitale politico. Così sono state costruite le tragedie del Novecento”, racconta a Memos il professor Mario Ricciardi, filosofo del diritto all’Università Statale di Milano e direttore della rivista Il Mulino. Ospite oggi anche Claudia Torrisi, giornalista di Open Migration. Chiude la puntata con il messaggio nella bottiglia Samuele Mazzolini, presidente del movimento “Senso Comune” e ricercatore in teoria politica alla University of Bath, in Inghilterra.
Memos di mercoledì 28/11/2018
La transizione ecologica, come renderla socialmente equa e sostenibile? Il caso “Macron-gilet jaunes” ripropone la questione dopo che la tassa francese sui carburanti fossili ha scatenato dure proteste. A Memos ne abbiamo parlato con Rossella Muroni, deputata LeU ed ex presidente di Legambiente, e con Gianni Silvestrini, presidente del Kyoto Club. Altra domanda decisiva che Memos ha girato ai due ospiti: la democrazia è in grado di reggere l’urto dell’urgenza ecologica? No, se le risposte all’emergenza sono quelle egoistiche alla Trump, con il ritiro degli Usa dagli accordi di Parigi. Di quegli accordi si discuterà nei prossimi giorni a Katowice, in Polonia, dove si riunisce Cop24, la Conferenza Onu sul cambiamento climatico. La puntata di oggi è stata chiusa da Roberta Carlini, giornalista e saggista, e dal suo “messaggio nella bottiglia”.
Memos di martedì 27/11/2018
La protesta dei “giubbotti gialli” in Francia, tra tradizione e modernità. La definisce così il politologo francese Yves Meny, ospite oggi a Memos: di tradizionale c’è la “jacquerie”, la rivolta come repertorio consueto della politica francese fin dai tempi dell’ancien régime; di moderno invece c’è l’organizzazione del movimento attraverso i social network. A Memos oggi anche l’economista Loretta Napoleoni che vede alcune similitudini tra la situazione attuale dell’Europa, fatta di proteste e retoriche populiste di destra, e alcune vicende della storia europea di quarant’anni fa, in particolare l’avvento al potere di Margaret Thatcher e della sua rivoluzione neoliberista. Napoleoni sostiene – attraverso una citazione shakespeariana – che ci troviamo in un “nuovo inverno del malcontento”. A chiudere la puntata il “messaggio nella bottiglia” di Davide Mattiello, ex parlamentare della Commissione antimafia e oggi presidente della fondazione “Benvenuti in Italia” di Torino.
Memos di venerdì 23/11/2018
A cena con lo spread. Domani la cena tra il capo del governo Conte e il presidente della Commissione europea Juncker. Oggetto: la trattativa sulla manovra italiana, dopo la bocciatura di Bruxelles. Il convitato di pietra di quell’incontro sarà lo spread: l’esito di quella trattativa è infatti influenzato dall’andamento dello spread, dal comportamento dei mercati. Ma chi sono i soggetti determinanti nel definire il livello dello spread, chi dovrebbe sedere attorno al tavolo insieme a Conte e Juncker? L’economista Vladimiro Giacchè, presidente del Centro Europa Ricerche, ospite a Memos, ci ha aiutato a ricostruire la fisionomia dei soggetti che decidono – con i loro comportamenti – qual è il livello dello spread. Sono le banche, i fondi di investimento, i fondi pensione. Ospite della puntata, per il messaggio nella bottiglia, il vice-direttore della rivista Il Mulino che ci parla della crisi dei rifiuti.
Memos di giovedì 22/11/2018
L’Europa è alle prese con il “nazionalismo inglese” e il sovranismo xenofobo italiano. Da un lato la Brexit, dall’altro #lamanovradelpopolo appena bocciata dalla Commissione europea. Di fronte al rischio di dissoluzione dell’Unione, c’è un progetto che invece fa passi avanti: è quello franco-tedesco dell’esercito comune europeo. L’ha proposto due settimane fa il presidente francese Macron e qualche giorno dopo l’ha benedetto la cancelliera tedesca Merkel. Memos ne ha parlato con Fabrizio Coticchia, docente di scienza politica all’Università di Genova, studioso di politica internazionale e di problemi della difesa e della sicurezza; e con Andrea Mammone che insegna storia moderna dell’Europa alla Royal Holloway London. La puntata di oggi si chiude con il “messaggio nella bottiglia” di Ida Dominijanni, giornalista e saggista, contro la violenza maschile sulle donne e sulla giornata di mobilitazione del 25 novembre.
Memos di mercoledì 21/11/2018
La manovra del governo Conte non va. E la Commissione europea oggi l’ha bocciata chiedendo l’apertura di una procedura di infrazione. Troppo debito e sulle riforme strutturali si torna indietro, sostiene Bruxelles. Lo scontro è tutto politico: da un lato i residui dell’ortodossia dell’austerità (Juncker e Moscovici) e dall’altro gli epigoni del neo-nazionalismo xenofobo alla Salvini-Di Maio. A Memos ne abbiamo parlato con due economisti: Emanuele Felice e Fabio Masini. A chiusura della puntata di oggi il “messaggio nella bottiglia” di Dino Amenduni, comunicatore politico dell’università di Bari.
Memos di martedì 20/11/2018
Mariana Mazzucato è un’economista, insegna Economia dell’Innovazione e del Valore Pubblico alla University College London, dove ha fondato e dirige l’Institute for Innovation and Public Purpose. Quattro anni fa, con il suo libro “Lo stato innovatore”, ci ha insegnato a sfatare il mito di una presunta contrapposizione tra stato e impresa privata sui temi dell’innovazione. Il luogo comune descrive lo stato come pachidermico e inerte, mentre l’impresa privata come dinamica e innovativa. Non è così. Non è stato così, soprattutto negli Stati Uniti, ci ha raccontato la professoressa Mazzucato. Negli Usa le maggiori innovazioni nel campo della green economy, delle telecomunicazioni, della farmaceutica e delle nanotecnologie sono state tutte finanziate dallo stato. Mariana Mazzucato ha poi proseguito il suo lavoro di ricerca e studio seguendo il filone inaugurato con “Lo stato innovatore”. Se anche lo stato innova, allora chi sono i creatori della ricchezza, del valore? Chi sono, invece, coloro che usano il valore, lo estraggono dai beni ma non lo creano? Anche qui Mazzucato sfata il mito dell’impresa unico soggetto creatore di valore. Per la professoressa la creazione di valore è un processo collettivo che coinvolge più soggetti. Questo secondo capitolo di indagine teorica sui fondamenti dell’innovazione e del valore in economia è il cuore di un nuovo libro di Mariana Mazzucato, uscito in questi giorni nell’edizione italiana di Laterza, dal titolo: “Il valore di tutto. Chi lo produce e chi lo sottrae nell’economia globale”. Mariana Mazzucato in questi giorni sta girando l’Italia per discutere delle tesi del suo libro. Memos l’ha incontrata a Milano in una delle iniziative di Bookcity. In chiusura della puntata di oggi il messaggio di Linda Laura Sabbadini, statistica sociale ed editorialista della Stampa, sulla giornata del 25 novembre contro la violenza sulle donne.
Memos di venerdì 16/11/2018
Nino Di Matteo, ospite oggi a Memos, è stato uno dei pubblici ministeri del processo sulla trattativa Stato-mafia. Oggi è sostituto procuratore alla direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. Per rompere il muro di silenzio sulle vicende della trattativa ha scritto un libro, insieme a Saverio Lodato, dal titolo “Il patto sporco” (Chiarelettere, 2018). Quello sulla trattativa è stato un processo storico: 5 anni di dibattimento, oltre 5 mila pagine di motivazioni, e una sentenza di condanna. Secondo i giudici due ex boss di cosa nostra (Bagarella e Cinà, con i capi Riina e Provenzano nel frattempo deceduti), hanno ricattato lo Stato insieme a tre infedeli carabinieri dei Ros (Mori, Subranni, De Donno): o ci togli l’ergastolo, ci cancelli il carcere duro e ci dai altri benefici, oppure continuiamo con la stragi. Proprio così, perché la trattativa è avvenuta mentre – tra il 1992 e il 1994 – cosa nostra uccideva, compiva attentati e stragi. In un caso, hanno accertato i giudici di primo grado, mediatore del ricatto è stato l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, pure lui condannato. E’ una vicenda incredibile, per come l’ha ricostruita la sentenza della Corte d’Assise di Palermo: servitori infedeli dello stato (i tre dei Ros), insieme a boss di cosa nostra, ricattano almeno tre governi negli anni ‘92-’94 (Amato, Ciampi, Berlusconi) e nessuno dei massimi esponenti delle istituzioni ricattati denuncia il ricatto: né Amato, né Ciampi, né Berlusconi. Un coro di omertà istituzionale. Non solo. Uno dei tre capi di governo, Silvio Berlusconi, risulta finanziare cosa nostra proprio in quegli anni, in un patto di reciproco sostegno con la mafia. Incredibile. Ma vero. Ecco perché su tutta la storia della trattativa Stato-mafia, sulla portata della sentenza di primo grado dei giudici di Palermo, è in corso – come denuncia il magistrato Nino Di Matteo – una “grande rimozione”. E il libro “Il patto sporco” cerca di squarciare il velo di silenzio e oblio che ci separa dalla conoscenza dei fatti. Ospite oggi a Memos anche la giornalista e scrittrice Paola Natalicchio curatrice del quotidiano “messaggio nella bottiglia”.
Memos di giovedì 15/11/2018
E’ il tempo della frantumazione, dell’assenza di coesione. E’ la definizione del presente data dallo storico dell’università di Torino Angelo D’Orsi, ospite oggi di Memos. Ed è una definizione che nasce da una riflessione su tre fatti recenti, tutti e tre con protagonisti esponenti del governo-maggioranza “giallo-nera”. Si può governare agitando l’arma della provocazione (caso Pucciarelli-diritti umani), della cattiveria (caso sgombero Baobab) e della vendetta (caso DiMaio-giornalisti)? Al professor D’Orsi Memos ha chiesto anche un paio di opinioni su un’altra vicenda come la manifestazione pro-Tav di Torino di sabato scorso. Per alcuni, vedi Maurizio Molinari direttore della Stampa, quella piazza è stata la sfida della modernità contro il luddismo oscurantista di chi dal governo sa dire soltanto dei no. D’Orsi contrasta questa lettura: “è un insieme di luoghi comuni agghiacciante, tirare in ballo la battaglia per la modernità è un esempio di ideologismo, cioè di rappresentazione iperrealista della realtà”. Memos oggi ha ospitato anche il fisico Francesco Sylos Labini, presidente di Roars (http://roars.it), che ha descritto il preoccupante processo di desertificazione (finanziaria, sociale e culturale) della ricerca in Italia. In chiusura il quotidiano “messaggio nella bottiglia” oggi a cura di Samuele Mazzolini, presidente del movimento Senso Comune e ricercatore in teoria politica, insegna alla University of Bath, in Inghilterra.
Memos di mercoledì 14/11/2018
Disuguaglianza, un manifesto per combatterla. E’ stato scritto da un gruppo di economisti e pubblicato di recente. Michele Raitano, dell’università La Sapienza di Roma, è uno degli estensori del documento ed è stato ospite oggi a Memos. Raitano ha spiegato il contenuto del manifesto contro la disuguaglianza, le politiche richieste per combatterla. Ha commentato anche le ultime raccomandazioni sul lavoro fatte dal Fondo Monetario Internazionale all’Italia: ci vuole più contrattazione decentrata dei salari e costi certi per i licenziamenti, sostengono gli economisti del Fondo. A Memos oggi Debora Migliucci ha raccontato le attività dell’archivio del lavoro della Cgil di Milano, di cui Migliucci è direttrice. Infine, Roberta Carlini è stata l’autrice di oggi del “messaggio nella bottiglia”. La giornalista e saggista ci ha raccontato dello scontro sulla manovra tra il governo Conte e la Commissione europea.
Memos di martedì 13/11/2018
La questione settentrionale torna a condizionare il governo di Roma. Nello scontro Salvini-Di Maio pesano le pressioni sull’esecutivo delle imprese del nord. Il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi usa toni allusivi per avvertire Salvini: «si sta diffondendo e rafforzando l’idea che questo governo voglia affossare il nord», ha detto ieri il capo degli industriali lombardi. Memos ha ospitato oggi due politologi studiosi della Lega e del M5S come Roberto Biorcio (“Il M5S: dalla protesta al governo”, Mimesis 2018, con Paolo Natale) e Gianluca Passarelli (“La Lega di Salvini”, Mulino 2018, con Dario Tuorto). Chiude la puntata di oggi Davide Mattiello, presidente della Fondazione “Benvenuti in Italia”: il suo “messaggio nella bottiglia” è dedicato alla nuova Commissione parlamentare antimafia che si insedia domani.
Memos di mercoledì 07/11/2018
Trump perde la Camera, ma l’opposizione democratica non vince. Le elezioni di ieri negli Stati Uniti confermano il vigore del trumpismo: i repubblicani perdono il controllo della Camera dei Rappresentanti, ma rafforzano la loro maggioranza al Senato. La risposta all’estremismo di destra è caratterizzata dalle biografie resilienti delle candidate della sinistra e delle minoranze. Memos oggi ha ospitato Andrea Mammone, ricercatore alla University of Pennsylvania e storico alla Royal Holloway, Università di Londra; Francesco Saraceno, economista, vicedirettore del Centro di ricerca sulle Congiunture Economiche dell’università Science-Po di Parigi, insegna anche alla Luiss di Roma. Ospite con il “messaggio nella bottiglia” Dino Amenduni, docente di comunicazione politica ed elettorale all’Università di Bari.
Memos di martedì 06/11/2018
Enigate è il titolo di un libro inchiesta del giornalista Claudio Gatti. E’ una storia di corruzione internazionale che ha come soggetto principale l’Eni, la società petrolifera pubblica, accusata di aver pagato tangenti. Il libro (edito da Paper First) – ha scritto Milena Gabanelli nella prefazione - «sembra un film: c’è la corruzione internazionale, i faccendieri, una multinazionale, il dittatore di un Paese stremato che intasca la tangente, il depistaggio». Enigate parla anche di una grande ipocrisia, quella di chi si dice impegnato nello sviluppo economico di alcuni paesi africani e allo stesso tempo però sottrae loro risorse per “finanziare” la corruzione. Memos oggi ha ospitato l’autore del libro, Claudio Gatti. La puntata di oggi si chiude con il “messaggio nella bottiglia” di Linda Laura Sabbadini sulle pensioni, e su come “quota 100” finisca per favorire soprattutto gli uomini.
Barack Obama, dieci anni fa
Dall’archivio sonoro di Radio Popolare Memos ha estratto un brano di una lunga e storica diretta, quella per le elezioni presidenziali negli Stati Uniti del 2008. Sono le elezioni che portarono Barack Hussein Obama alla Casa Bianca, il primo presidente nero. Sono passati esattamente dieci anni, il 5 novembre del 2008, erano le cinque del mattino in Italia e dalla Cnn arrivano i primissimi dati che confermano la vittoria di Barack Obama. In studio Niccolò Vecchia e Raffaele Liguori.
Memos di venerdì 02/11/2018
Processo Aemilia, una sentenza storica. Il Tribunale di Reggio Emilia - con gli oltre 1200 anni di carcere decisi con la sentenza di due giorni fa - ha certificato ciò che studiosi e cronisti attenti hanno raccontato per anni: la presenza colonizzatrice della ‘ndrangheta al nord si è estesa all’Emilia Romagna. «Fra i condannati – ha scritto Attilio Bolzoni, cronista di mafia - troviamo figure di favoreggiatori e complici. Commercialisti, costruttori, rappresentanti degli apparati dello stato, anche giornalisti. Appalti, slot machine, droga, trasporti. I “servizi”, la ‘ndrangheta in Emilia ha fornito in questi anni i beni che richiedeva il mercato». Memos ne ha parlato con Enzo Ciconte, scrittore, docente universitario, insegna all’università di Pavia “Storia delle mafie italiane”; e con ..Rossella Canadè, giornalista alla Gazzetta di Mantova, autrice di “Fuoco Criminale”, un libro inchiesta sulla presenza ‘ndranghetista a Mantova. Chiude la trasmissione di oggi con il suo “messaggio nella bottiglia” Paola Natalicchio, giornalista e scrittrice.
Memos di mercoledì 31/10/2018
Piogge e venti violenti, distruzione e morti: da fenomeni rari ad eventi sempre più frequenti. E’ il cambiamento climatico, bellezza! Ma quando deve cambiare il nostro modo di pensare per evitare il collasso del nostro pianeta? Memos ne ha parlato con Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club (https:/ / www.kyotoclub.org/ ) e con il filosofo Orlando Franceschelli (autore di “In nome del bene e del male”, Donzelli 2018). Il “messaggio nella bottiglia” di oggi è a cura di Roberta Carlini, giornalista e saggista, che ci racconta dell’assenza finora di donne candidate alla segreteria del Pd.
Memos di martedì 30/10/2018
Angela Merkel dopo 13 anni di governo lascia la guida del suo partito, la Cdu, ma non la cancelleria di Berlino. E’ la fine di una lunga stagione politica, che segue alcune pesanti sconfitte elettorali (Baviera, Assia). Con lei finisce anche un ciclo politico, l’alternanza tra socialdemocratici e democristiani in Germania? Memos ne ha parlato con il politologo Piero Ignazi dell’università di Bologna. Merkel lascia nel pieno del ciclone delle destre sovraniste europee. Quanto ha contribuito la cancelliera a determinarlo? Ospite della trasmissione anche la copresidente dei verdi europei Monica Frassoni. Il successo dei verdi in Germania può essere un argine al sovranismo nazional-populista? Nella puntata di oggi abbiamo parlato anche di riarmo nucleare con il professor Alessandro Pascolini e di beni confiscati alle mafie con Davide Mattiello, presidente della Fondazione Benvenuti in Italia.
Memos di venerdì 26/10/2018
L’indifferenza, la neutralità, il non schierarsi, la marea d’odio. Sono parole che segnalano un’urgenza, un’emergenza nei confronti del ritorno dei fascismi. Sono parole che due persone sagge e illuminate hanno pronunciato in questi ultimi giorni: la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, e il presidente di Libera don Luigi Ciotti. “Bisogna lavorare contro la fascistizzazione del senso comune”, ha detto ieri la senatrice a vita Liliana Segre presentando la sua proposta di Commissione parlamentare sui fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo. “Fascismi e razzismi sono un pericolo reale. La neutralità, il non schierarsi, sono il grande pericolo di oggi”, la denuncia di don Ciotti dal palco di un convegno dell’Anpi il 22 ottobre scorso a Roma. Per commentare le parole di Segre e Ciotti Memos ha ospitato la storica Anna Foa. Nella puntata di oggi si è parlato anche di una sentenza del giudice del lavoro di Milano che ha dato ragione ad un lavoratore ingiustamente demansionato. A concludere la trasmissione di oggi il messaggio nella bottiglia di Bruno Simili, vicedirettore della rivista Il Mulino.
Memos di giovedì 25/10/2018
Un progetto di educazione civile alla Costituzione per giovani e studenti. Potremmo definirlo così il progetto presentato oggi dalla Fondazione “Roberto Franceschi” all’Umanitaria di Milano davanti a circa duecento studenti delle scuole medie superiori. A Memos ne abbiamo parlato con la presidente della Fondazione, Cristina Franceschi. Ospite anche il costituzionalista dell’Università di Firenze Stefano Merlini. Tutti i riferimenti al progetto sono rintracciabili qui https:/ / www.fondfranceschi.it/
Memos di mercoledì 24/10/2018
Lo scontro Roma-Bruxelles sulla manovra. Quello dei conti sembra sempre di più un pretesto per scatenare un vero e proprio scontro politico: da un lato i campioni di un sovranismo antieuropeo (Salvini-Di Maio), dall’altro i superstiti della storica alleanza social-popolare europea (Moscovici-Juncker). Ospiti a Memos due economisti: Laura Pennacchi, ex sottosegretaria al Tesoro nel primo governo Prodi, e Emanuele Felice, storico dell’economia all’università di Pescara. Sulla manovra anche il “messaggio nella bottiglia” di Dino Amenduni, esperto di comunicazione politica dell’università di Bari.
Memos di martedì 23/10/2018
Torniamo a parlare di corruzione a Memos perché uno studio di Transparency International Italia (insieme a Civico97 e Riparte il Futuro) fa notare alcuni buchi nella legislazione contro la corruzione. Nella puntata di oggi sono intervenuti Giorgio Fraschini, esperto legale di T.I.I., e Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso Pubblico. E a chiudere, come ogni giorno, il “messaggio nella bottiglia”: oggi a cura di Linda Laura Sabbadini, statistica sociale ed editorialista della Stampa, che si è dedicata al tema dei centri per l’impiego.
Memos di venerdì 19/10/2018
La percezione in Italia di mafia e corruzione. E’ l’oggetto di un’importante ricerca sociale fatta da Libera attraverso la raccolta di oltre diecimila questionari. Risultato: “la mafia – secondo il campione ascoltato da Libera - non è un fenomeno preoccupante e la sua presenza non è più socialmente pericolosa”. Memos ha ospitato Francesca Rispoli, dell’ufficio di presidenza di Libera e curatrice dell’intero rapporto. “Il dato allarmante che emerge – racconta Rispoli – è che c’è ancora un’importante sottovalutazione del fenomeno mafioso e corruttivo”. Ospite della puntata anche lo storico Marcello Ravveduto che ha curato il capitolo sulla rappresentazione delle mafie del Rapporto di Libera. Infine Paola Natalicchio, giornalista e scrittrice, chiude la puntata di oggi con il suo “messaggio nella bottiglia”.
Memos di giovedì 18/10/2018
Salvini capo della destra xenofoba e nazionalista europea? “Ci sto pensando”. Il leader leghista ha detto oggi che sta pensando se candidarsi alla presidenza della Commissione europea alle elezioni del prossimo maggio. “Amici di vari paesi europei – ha detto Salvini - me lo stanno chiedendo, proponendo. Maggio è ancora lontano. Vediamo, ci penso”. E’ plausibile un Salvini che lascia l’Italia per l’Europa? Quanto è solida al proprio interno la destra estrema europea? A Memos ne abbiamo parlato con Massimiliano Panarari, docente di marketing politico e comunicazione politica alla Luiss di Roma. Nella puntata di oggi il messaggio nella bottiglia è di Samuele Mazzolini, ricercatore in Teoria politica alla University of Essex.
Memos di mercoledì 17/10/2018
Rapporto Censis sul consumo dei media. Un consumo che è sempre più personalizzato nella scelta dei tempi e dei menu, grazie agli strumenti digitali. I ricercatori che hanno curato il rapporto, coordinati dal direttore Massimiliano Valerii ospite di Memos, parlano di “desincronizzazione dei palinsesti collettivi e personalizzazione dei palinsesti”. Lo smartphone è lo strumento più consumato dagli utenti, anche se i media maturi come tv e radio restano in cima alle classifiche di consumo. Il rapporto conferma il divorzio dell’utenza dalla carta stampata. Positivo invece il quadro per la radio. “La radio – racconta Valerii a Memos – è il mezzo che più e meglio degli altri ha saputo sfruttare qualsiasi vettore digitale per trasmettere il messaggio radiofonico”. Non solo, la radio è credibile. “La radio – sostiene Valerii del Censis - è il mezzo che sull’informazione gode di maggiore reputazione, in termini di credibilità, affidabilità, di rapporto fiduciario”. Sul rapporto del Censis Memos ha ospitato anche Francesco Siliato, grande esperto di comunicazione, audience e investimenti pubblicitari. Infine la giornalista e saggista Roberta Carlini è l’autrice di oggi del “messaggio nella bottiglia”.
Memos di martedì 16/10/2018
Le elezioni in Baviera: un voto di controprotesta. E’ la definizione data a Memos dallo storico Andrea Mammone, della Royal Holloway di Londra. In Baviera, sostiene Mammone, è svanito l’effetto sorpresa dell’estrema destra e un pezzo del voto di protesta che andava ad alimentarla. E così domenica scorsa una parte dell’elettorato ha votato la sua “controprotesta” contro la destra. Per commentare il voto bavarese ospite in trasmissione anche la politologa dell’università di Firenza Giorgia Bulli. La puntata di oggi ha ospitato Daniele Perotti e il suo “Lo impone il mercato” (Imprimatur, 2018). Davide Mattiello, ex parlamentare antimafia e coordinatore della scuola di politica della Fondazione Benvenuti in Italia, ha dedicato il suo “messaggio nella bottiglia” alla giornalista Daphne Caruana Cuntrera nel primo anniversario del suo assassinio.
Memos di venerdì 12/10/2018
Il ddl anticorruzione ha appena iniziato il suo iter in parlamento. Dopo i grandi annunci, ecco il testo. Memos ne ha parlato con il politologo e grande esperto di corruzione Alberto Vannucci e il costituzionalista Andrea Pertici. A Memos il giornalista Valter Rizzo commenta gli avvertimenti mafiosi contro Claudio Fava, presidente della commissione antimafia siciliana, e il procuratore capo di Caltanissetta Amedeo Bertone. Entrambi hanno ricevuto negli ultimi giorni una busta con un proiettile. Infine il messaggio nella bottiglia oggi a cura di Bruno Simili, vicedirettore della rivista Il Mulino, sulle elezioni di domenica prossima in Baviera.
Memos di giovedì 11/10/2018
Alla Lega di Salvini, sovranista di destra e nazionalista, piace ancora la secessione. E’ la “secessione dei ricchi”, come la chiama il professore Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari. Viesti l’ha individuata – lanciando l’estate scorsa una petizione - nel progetto della Regione Veneto di maggiore autonomia. Il Veneto del leghista Zaia, infatti, propone di calcolare i trasferimenti dallo stato alle regioni non solo sulla base dei bisogni speci?ci della popolazione e dei territori, ma anche del gettito ?scale e cioè della ricchezza dei cittadini. Più ricche sono le regioni, migliori saranno i servizi. “Un criterio incostituzionale”, sostiene il professor Viesti ospite della puntata di oggi di Memos. Il “messaggio nella bottiglia” di oggi è a cura di Ida Dominijanni, giornalista e saggista di Internazionale e Huffington Post. In onda oggi anche il messaggio di Linda Laura Sabbadini, che non eravamo riusciti a trasmettere lunedì scorso.
Memos di mercoledì 10/10/2018
La meccanica “giallo-nera” dello spread: il professor Andrea Boitani, economista alla Cattolica di Milano, commenta le proposte del governo e della maggioranza per fermare la crescita dello spread sui titoli di stato italiani. Salvini ha proposto agevolazioni fiscali per promuovere l’acquisto di titoli, il sottosegretario Siri starebbe pensando ad uno strumento ad hoc per le famiglie per finanziare la spesa per investimenti. La creatività finanziaria del governo è supportata da un volitivo “sulla manovra non torniamo indietro” espresso sia da Di Maio che da Salvini. A Memos oggi anche l’economista di Oxfam Chiara Mariotti, che si trova a Bali in Indonesia per seguire i lavori del Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale. Mariotti commenta le ultime stime al ribasso sulla crescita dell’economia mondiale del FMI. Infine il “messaggio nella bottiglia” di oggi è a cura di Dino Amenduni, esperto di comunicazione politica ed elettorale e docente all’università di Bari.
Memos di martedì 09/10/2018
Compassionevole, reaganiana. Di destra. E’ la politica sociale del governo Di Maio-Salvini, così come emerge dalle anticipazioni sul reddito di cittadinanza: con le formule impositive di inserimento nel mercato del lavoro e le affermazioni di Di Maio sui consumi immorali da bandire. Come si esce dalla povertà? Con il lavoro obbligatorio o con un reddito dignitoso? Chi sono i poveri? Memos ne ha parlato con l’economista Maria Cecilia Guerra e con la sociologa Chiara Saraceno. Ospite della puntata di oggi anche Marta Fana, economista e ricercatrice esperta di mercato del lavoro, che ci ha presentato “Jacobin”, una nuova rivista che uscirà ai primi di novembre in un doppio formato, cartaceo e digitale (jacobinitalia.it).
Memos di venerdì 05/10/2018
Una svolta nella transizione verso l’auto elettrica. Il voto del parlamento europeo di due giorni fa accelera l’uscita dai combustibili fossili. Il provvedimento approvato impone una riduzione delle emissioni del 40% entro il 2030, con l’obiettivo intermedio del 20% entro il 2025. Inoltre la norma prevede dei vincoli per le aziende: i veicoli elettrici o ibridi devono diventare entro il 2030 il 35% delle auto nuove vendute da ciascun costruttore. Memos ne ha parlato oggi con Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, e Giuseppe Berta, storico dell’economia all’università Bocconi. Il “messaggio nella bottiglia” di oggi è stato curato dalla scrittrice e giornalista Paola Natalicchio sulla scuola e la disabilità. Ospite anche il professor Nando dalla Chiesa che ci ha raccontato le ragioni di un importante riconoscimento ottenuto dall’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’università Statale di Milano: è stato scelto dall’Onu come osservatore alla prossima conferenza sulla criminalità organizzata di Vienna.
Memos di mercoledì 03/10/2018
L’Italia è un paese che ricorda i morti dell’immigrazione e che ha un governo che respinge i vivi. Oggi è il 3 ottobre, da due anni “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione”, una data scelta per ricordare i 368 morti del naufragio al largo di Lampedusa del 3 ottobre 2013. Memos ha ospitato il medico Orlando Amodeo, per trent’anni funzionario medico in Polizia, impegnato dall’inizio degli anni Novanta nei presidi sanitari di accoglienza dei migranti, fortemente critico nei confronti delle politiche restrittive sull’immigrazione messe in atto dagli ultimi governi, incluso il governo giallo-nero M5S-Lega; ospite anche il professor Ennio Codini, giurista dell’Università Cattolica di Milano, collaboratore della Fondazione ISMU (Iniziative e Studi sulla Multietnicità). La giornalista e saggista Roberta Carlini ha curato il quotidiano “messaggio nella bottiglia” di Memos, oggi dedicato alle fake news nella manovra economica del governo Conte.
Memos di martedì 02/10/2018
Non solo reddito di cittadinanza. A Memos oggi abbiamo parlato di Commonfare.net, un progetto europeo di welfare dal basso e contro l’impoverimento. Ospiti: l’economista dell’università di Pavia Andrea Fumagalli, e la giornalista e ricercatrice indipendente Cristina Morini. Partners del progetto: Università di Trento - Department of Information Engineering and Computer Science - Italia (capofila); Bin-Italia (Basic Income Network-Italia) - Italia (pilot Country); MITI (Madeira Interactive Technologicies Institute) – Portogallo; CMS - Centre for Peace Studies - Croatia (pilot country); Dyne.org - Olanda (pilot country)..Abertay University - United Kingdom; Fondazione Bruno Kessler (FBK) - Italy. A Memos il messaggio nella bottiglia oggi a cura di Davide Mattiello, ex parlamentare della commissione antimafia, oggi coordinatore della scuola di politica della Fondazione Benvenuti in Italia.
Memos di venerdì 28/09/2018
L’economista Francesco Saraceno in questa puntata di Memos è alle prese con i conti del governo e la qualità dei numeri della prossima manovra. Superare il fiscal compact, aumentando gli obiettivi di deficit/ pil, non garantisce che la manovra assicuri crescita ed equità, sostiene il professor Saraceno che insegna a Sciences Po a Parigi ed è autore di “La scienza inutile” (Luiss, 2018). A Memos David Bidussa, storico della Fondazione Feltrinelli, racconta alcune sue impressioni suscitate dall’immagine che ritrae Di Maio e i suoi ministri M5S ieri sera sul balcone di Palazzo Chigi: festeggiano la vittoria sul ministro Tria nel braccio di ferro sui numeri della manovra. Infine il messaggio nella bottiglia di oggi è a cura di Bruno Simili, vicedirettore della rivista Il Mulino.
Memos di giovedì 27/09/2018
Restituire ai cittadini il diritto ad un’informazione libera violato dagli interessi mafiosi. E’ il caso Catania al centro della puntata di oggi di Memos. Il sequestro, finalizzato alla confisca, dell’impero editoriale di Mario Ciancio “è come la caduta del muro di Berlino”, racconta Riccardo Orioles, direttore di “I Siciliani giovani”. Orioles è stato tra i fondatori dei Siciliani nel 1982, insieme allo storico direttore Pippo Fava, ucciso da Cosa nostra il 5 gennaio 1984. A Memos oggi Alessandro Sipolo, collaboratore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata (Cross) dell’università di Milano, denuncia come il decreto Salvini smantelli l’esperienza del servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Infine il “sovranismo bifronte” è l’oggetto del ..messaggio nella bottiglia di oggi a cura di Ida Dominijanni, giornalista e scrittrice.
Memos di mercoledì 26/09/2018
La lenta marcia del sovranismo contro le democrazie. A Memos lo storico ed economista dell’università di Pescara, Emanuele Felice. Simone Fana, studioso del mercato del lavoro, presenta il suo libro “Tempo rubato. Sulle tracce di una rivoluzione possibile tra vita, lavoro e società (Imprimatur, 2018). Infine, il quotidiano “messaggio nella bottiglia”, oggi a cura di Dino Amenduni, docente di comunicazione politica ed elettorale all’Università di Bari.
Memos di martedì 25/09/2018
Essere senza cuore. Un paese senza umanità. Quante volte in questi ultimi mesi abbiamo sentito queste espressioni. E’ il segno che si è superato un limite ritenuto invalicabile? A Memos ne abbiamo parlato con il professor Aldo Maggioni, responsabile del settore ricerca dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri. E con Massimo Arcangeli, linguista, sociologo della comunicazione, scrittore che insegna all’Università di Cagliari. Memos ha ospitato oggi il “messaggio nella bottiglia” di Linda Laura Sabbadini, statistica sociale ed editorialista della Stampa. Quest’anno tutti i giorni, dal martedì al venerdì, la trasmissione si chiuderà con un messaggio inviato da uno/ a dei suoi ospiti delle passate stagioni.
Memos di giovedì 28/06/2018
“Il Pd accetti di sciogliersi e dia vita ad una costituente di sinistra”. E’ un passaggio dell’intervista a Rosy Bindi, ospite oggi a Memos. Rosy Bindi è stata la presidente della Commissione antimafia nella scorsa legislatura. Con lei oltre che del Pd, che resta ancora il suo partito nonostante la decisione di non ricandidarsi, abbiamo parlato del nuovo governo M5S-Lega: “le scelte di questo esecutivo sull’immigrazione sono contro la Costituzione”. Nel corso dell’intervista Bindi ha raccontato del suo impegno attuale a favore della sanità pubblica, a 40 anni dalla legge che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale. La parte conclusiva è dedicata invece ad alcune sue considerazioni sulla mafia in Italia, i suoi intrecci con la politica e la necessità di conoscerla e studiarla per combatterla. Con la puntata di oggi si chiude questa quarta stagione di Memos. Grazie a tutti i quasi centonovanta ospiti che hanno lasciato una loro traccia in questa trasmissione e soprattutto grazie a tutti voi per esserci stati ascoltandola. Buona estate!!
Memos di mercoledì 27/06/2018
“Provare un sentimento di vergogna per la sconfitta della sinistra. Da qui dobbiamo ripartire”, racconta a Memos Paola Natalicchio, giornalista e scrittrice, ex sindaca di Molfetta a capo di una giunta di centrosinistra. “Bisogna ripartire dai lati del territorio”, non dal centro. Casi emblematici, anche se diversissimi tra loro sono la Napoli di De Magistris e la Milano, prima di Pisapia e oggi di Sala.
Memos di martedì 26/06/2018
Rischio “brexit” in Germania? La leader della Spd Andrea Nahles ha lanciato l’allarme. Nahles si è scagliata contro la destra bavarese del ministro dell’interno Horst Seehofer (suo alleato di governo della Csu) e del presidente della Baviera Markus Soeder (anche lui dell’ala conservatrice della Dc di Angela Merkel). “Stanno portando il paese verso una brexit tedesca”, ha detto la leader socialdemocratica due giorni fa ad una convention di partito a Bochum. Andrea Nahles accusa i democristiani bavaresi di forzare la mano del governo di Berlino con la richiesta di politiche ancora più restrittive sull’immigrazione. E’ un rischio reale? Perchè la leader Spd ha lanciato il suo allarme? Che cosa tiene insieme la destra conservatrice tedesca con la Lega di Salvini? A Memos il giornalista Michael Braun, corrispondente da Roma di TagesZeitung, quotidiano tedesco; e la politologa Nadia Urbinati della Columbia University di New York e dell’università Bocconi di Milano.
Memos di lunedì 25/06/2018
Dipende da noi. E’ stato il titolo di un incontro che si è svolto giovedì scorso, 21 giugno, alla Camera del Lavoro di Milano. “Dipende da noi e dalla politica la lotta alle organizzazioni mafiose”, ha detto il magistrato Nino Di Matteo, membro della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e fino a due mesi fa uno dei pubblici ministeri al processo di Palermo sulla trattativa stato-mafia. Di Matteo è stato ospite dell’incontro alla Camera del Lavoro insieme al suo collega della Dna e della procura di Palermo Francesco Del Bene. Nel ruolo di intervistatore dei due magistrati il professor Nando dalla Chiesa, sociologo e scrittore. L’incontro è stato organizzato da Wikimafia (la libera enciclopedia online contro le mafie) in collaborazione con la Cgil. A Memos ne abbiamo trasmesso una sintesi. La versione integrale è disponibile sul canale YouTube di Wikimafia (https:/ / www.youtube.com/ channel/ UCcxTwB0g07ycsFwD4aTcJ0w).
Memos di giovedì 21/06/2018
Il fisco del cambiamento. Dual tax più condono fiscale. E’ il progetto del governo Lega-M5S. Memos ne ha parlato con l’economista Maria Cecilia Guerra, ex sottosegretaria e viceministra del lavoro nei governi Monti e Letta, già parlamentare nella scorsa legislatura con il gruppo di Mdp. Secondo la professoressa Guerra il nuovo sistema fiscale con due aliquote rappresenterà un gigantesco trasferimento di risorse a favore di chi guadagna di più. Inoltre, il condono - con la chiusura di tutte le cartelle esattoriali sotto i 100 mila euro, come ha annunciato ieri Salvini - sarà di fatto “generalizzato”, sostiene Maria Cecilia Guerra ricordando che le cartelle sotto i 100 mila euro rappresentano l’86-87% del totale. Di fronte a Salvini che dice “dobbiamo liberare milioni di italiani” la professoressa Guerra risponde: “Non possiamo usare le persone che sono in vera difficoltà economica come scudi umani per andare incontro, invece, a persone che sono dei veri evasori”.
Memos di mercoledì 20/06/2018
Uguaglianza e discriminazioni. Dai temi della maturità di quest’anno (l’articolo 3 della Costituzione e una citazione da Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini) alle parole di Salvini contro migranti e romanì. A Memos il sociologo Mauro Magatti parla della nuova destra (“che nasce dal crollo dell’ordine liberale sorto nell’89”) e della sinistra riformista di oggi “orfana di una dimensione sociale”. Magatti è autore di “Cambio di paradigma. Uscire dalla crisi pensando al futuro”(Feltrinelli, 2017).
Memos di martedì 19/06/2018
L’escalation razzista di Salvini e la maggioranza della società italiana che sembra disposta a sostenerla, insieme al governo Lega-M5S. Perchè? Memos ne ha parlato con la sociologa Chiara Saraceno e con Samuele Mazzolini, ricercatore in Teoria politica all’università inglese dell’Essex. Gli ultimi sondaggi (SWG, http://sondaggipoliticoelettorali.it/ GestioneDomande.aspx) danno la Lega in forte crescita (29,2%) e una maggioranza del 57% favorevole alla decisione di Salvini e Di Maio di chiudere i porti italiani alle Ong con a bordo i migranti salvati nel Mediterraneo. L’escalation di dichiarazioni xenofobe e razziste di Salvini è iniziata con quel “la pacchia è finita” riferito a migranti e profughi in Italia ed è arrivata fino all’annuncio di ieri del censimento di rom e sinti. Perchè una maggioranza della società italiana ritiene accettabile questo messaggio xenofobo e razzista? Nel podcast le risposte di Saraceno e Mazzolini.
Memos di lunedì 18/06/2018
Il sistema Parnasi-Lanzalone rivelato dall’inchiesta della procura di Roma, l’urbanistica contrattata e il welfare urbano. Conversazione a tutto campo oggi a Memos con l’urbanista Paolo Berdini. Berdini è stato assessore all’urbanistica nella giunta di Virginia Raggi dall’estate del 2016 fino al febbraio 2017, quando si dimette in polemica con l’avvocato Luca Lanzalone diventato nel frattempo – su ordine dei vertici del M5S - consulente del Campidoglio sul progetto del nuovo stadio della capitale. La presenza di Lanzalone finisce di fatto per esautorare dal progetto l’assessore Berdini. Una settimana fa gli sviluppi dell’inchiesta sul nuovo stadio di Tor di Valle vedono Lanzalone come uno dei principali indagati per corruzione, insieme al costruttore Luca Parnasi.
Memos di giovedì 14/06/2018
Fine di un’epoca. Draghi ha chiuso i rubinetti del QE. Il programma di acquisti dei titoli pubblici dei paesi dell’eurozona è stata un’ancora di salvataggio per i più indebitati. E ora, cosa succederà? Chi favorirà la mossa del presidente della Bce? Frenerà l’uscita dalle politiche di austerità? Quanto costerà ai paesi più indebitati come l’Italia? Con la fine del QE (Quantitative Easing) si apre la lunga stagione della successione a Mario Draghi, il cui mandato ai vertici della Bce scade tra un anno. Memos ne ha parlato con l’economista Giovanni Dosi, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Memos di mercoledì 13/06/2018
L’Europa a pezzi e il tifo per le patrie politiche nazionali. Lo scontro tra centristi ortodossi alla Macron contro i sovranisti di destra di Salvini; le alleanze pericolose tra le diverse anime del partito popolare europeo (da Merkel a Orbàn a Berlusconi) e lo scontro domestico tra i dc tedeschi sull’immigrazione: da un lato la cancelliera Merkel, dall’altro il ministro dell’interno Seehofer che loda Salvini e spera in un alleanza con l’austriaco Kurz. Un quadro in movimento in attesa del test politico alle prossime elezioni europee della primavera del 2019. Memos ne ha parlato con Piervirgilio Dastoli, storico, presidente del Consiglio italiano del Movimento Europeo; e con Andrea Mammone che insegna storia dell’Europa alla Royal Holloway dell’università di Londra.
Memos di martedì 12/06/2018
Umanità, dignità, protezione, accoglienza, integrazione. E poi lotta al degrado, allo sfruttamento sul lavoro, alla discriminazione. Ritorniamo ai fondamentali di un discorso sulle migrazioni, dopo il rifiuto del governo Salvini-Di Maio di far attraccare in un porto italiano la nave Aquarius con a bordo 629 migranti. Memos ne ha parlato con Donatella Di Cesare, docente di filosofia teoretica all’Università La Sapienza di Roma (“Stranieri residenti. Una filosofia della migrazione”, Bollati Boringhieri 2017); e con Adriano Prosperi, professore emerito di storia moderna all’Università di Pisa e alla Scuola Normale Superiore (“Identità. L’altra faccia della storia”, Laterza 2016).
Memos di lunedì 11/06/2018
Stati Uniti, Europa: lo sfarinamento dell’Occidente dopo l’ultimo vertice G7 in Canada e nel pieno della prova muscolare nel Mediterraneo contro i diritti dei migranti. Memos ne ha parlato con Vittorio Emanuele Parsi, docente di relazioni internazionali all’università Cattolica di Milano; e con Fabrizio Onida, professore emerito di economia internazionale alla Bocconi di Milano. Ospite, per un focus sulle strategie della Cina di Xi Jinping, anche Diego Angelo Bertozzi, esperto di politica cinese e autore di “La belt and road initiative. La nuova via della Seta e la Cina globale” (Imprimatur, 2018).
Memos di giovedì 07/06/2018
Contrastare le disuguaglianze e “ascoltare i bisogni della gente” (come dice il capo del governo Giuseppe Conte) è la stessa cosa? Memos ha analizzato gli annunci del governo in materia di politiche contro le disuguaglianze e il percorso scientifico e politico che il Forum Disuguaglianze e Diversità di Roma ha avviato negli ultimi mesi. Ospiti di oggi: Andrea Morniroli, che si occupa di politiche e azioni di welfare a livello locale; e Rossella Muroni, deputata di Liberi e Uguali, sociologa, ex presidente di Legambiente. Entrambi fanno parte del comitato promotore del Forum Disuguaglianze e Diversità.
Memos di mercoledì 06/06/2018
Le virtù del fisco, secondo il governo Salvini-Di Maio: togliere le tasse ai più ricchi per lasciarle – in proporzione – ai più poveri. Per loro, i più poveri, ci sarà una ricompensa: la benevolenza del risparmio produttivo dei ricchi farà crescere l’economia e aumentare così l’occupazione e il reddito. Il governo Lega-M5S fa proprio un modello, sconfessato dall’analisi economica degli ultimi trent’anni, tornato in voga con Trump negli Stati Uniti e con Macron in Francia. Memos ne ha parlato con l’economista Francesco Saraceno, vicedirettore dell’OFCE (Centro di ricerca sulle congiunture economiche) di Science-Po a Parigi e docente alla Luiss di Roma. Saraceno è autore di “La scienza inutile” (Luiss, 2018).
Memos di martedì 05/06/2018
Le prime parole dell’avvocato Giuseppe Conte. Il discorso oggi in Senato del presidente del Consiglio è stato il primo intervento politico pubblico di Conte. Rivendicato il populismo del saper “ascoltare i bisogni della gente”, Conte ha seguito una sua traccia all’interno del sentiero definito da Di Maio e Salvini: basta con il “business dell’immigrazione e la falsa solidarietà”, “dare voce ai giovani e alle donne discriminate sul lavoro”, “combattere la corruzione e contrastare le mafie” (standing ovation per lui dai banchi di M5S e Lega). Dell’intervento di Giuseppe Conte oggi in Senato Memos ne ha parlato con la politologa Sara Gentile (Università di Catania) e con lo storico e sociologo Marco Revelli (Università del Piemonte Orientale).
Memos di lunedì 04/06/2018
Il governo Di Maio-Salvini e i diritti: tra la “pacchia” dell’immigrazione e l’”illegalità” delle famiglie arcobaleno. Sono gli inquietanti riferimenti al lessico politico dei ministri Salvini e Fontana di questi ultimi giorni. Memos ne ha parlato oggi con Marina Calloni, professoressa di Filosofia politica all’Università Milano-Bicocca, e con Luigi Ferrajoli, professore emerito di Filosofia del diritto all’Università di Roma Tre.
Memos di giovedì 31/05/2018
Salvini-Di Maio, accordo fatto. Stasera Mattarella riaffiderà l’incarico di formare il governo a Giuseppe Conte. Il totoministri impazza: rimosso il contestato Paolo Savona all’economia arriva Giovanni Tria, liberista di impronta berlusconiana. Savona va agli affari europei, a tenere alto il livello del “confronto” con Bruxelles e soprattutto con Berlino. Agli esteri il montiano Enzo Moavero Milanesi. A Salvini va il Viminale e a Di Maio il lavoro, ad entrambi la vicepresidenza del consiglio. A Memos ne abbiamo parlato con Sandra Bonsanti, giornalista e scrittrice, e con Simona Colarizi, storica all’università La Sapienza di Roma. Da Roma, l’inviato di Rp Luigi Ambrosio.
Memos di mercoledì 30/05/2018
Esercizi di stile, all’ombra del Quirinale. Cottarelli, il presidente incaricato, è stato messo in pausa da Mattarella per lasciare spazio al “dialogo” Di Maio-Salvini sul governo politico M5S-Lega. Di Maio è disposto a sacrificare Paolo Savona all’economia, Salvini no. Qualche ora (o giorni?) ancora prima che l’arbitro del Quirinale fischi la fine della partita. A Memos ne abbiamo parlato con Ida Dominijanni, giornalista di Internazionale, e Alessandro Somma, giurista dell’Università di Ferrara.
Memos di martedì 29/05/2018
Governo Cottarelli, finora nemmeno l’ombra. Fumata nera dal Quirinale. Intanto, il tiro al piccione contro i Btp italiani è proseguito anche oggi, con lo spread verso i titoli tedeschi che ha superato quota 300. Tutto ciò mentre tra le forze politiche, dopo M5S e Lega, ora anche il Pd chiede elezioni a breve, già a fine luglio. A Memos ne abbiamo parlato con Massimiliano Panerari, saggista e docente di analisi del linguaggio politico all’università di Modena e Reggio Emilia, e con Salvatore Biasco, economista dell’università La Sapienza di Roma.
Memos di lunedì 28/05/2018
L’euro e la Costituzione, l’euro e l’austerità. E’ possibile mettere in discussione il sistema della moneta unica senza violare la Costituzione? E’ possibile opporsi all’austerità senza uscire dall’euro? Memos ne ha parlato con il costituzionalista Andrea Pertici (Università di Pisa) e l’economista Luca Fantacci (Università Bocconi).
Memos Costituzione 70
Sesta e ultima lezione del ciclo di incontri sui 70 anni della Costituzione organizzato da Radio Popolare e Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto”, insieme all’Anpi di Milano. Titolo della lezione: "Antonino Caponnetto e lo spirito della Costituzione". Relatore: Nando dalla Chiesa, sociologo, scrittore. E' presidente onorario di Libera e presidente della Scuola di Formazione "Antonino Caponnetto". E' l'ideatore del primo corso universitario in Italia in Sociologia della Criminalità Organizzata, istituito dieci anni fa presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano. Ha scritto numerosi libri sulla mafia e l’antimafia, l’ultimo dei quali s’intitola: “Una strage semplice. La verità rimossa che portò a morte Falcone e Borsellino” (Melampo, 2017). Da segnalare una biografia di Antonino Caponnetto dal titolo “Io non tacerò” (Melampo, 2010) in cui Maria Grimaldi ha raccolto i discorsi, le lezioni, gli scritti e le interviste del giudice.
Memos di mercoledì 23/05/2018
L’Incaricato. Il giurista Giuseppe Conte ha ricevuto oggi l’incarico di formare il governo. Il presidente Mattarella glielo ha affidato dopo quasi due ore di incontro oggi al Quirinale. Molti devono essere stati gli ostacoli da superare e altri ce ne saranno ancora sulla lista dei ministri. Nel sue prime dichiarazioni da presidente del consiglio incaricato, Conte ha voluto mostrare un tono rassicurante e protettivo. Di chi vuole proporre una narrativa opposta a quella del “arrivano i barbari” raccontata dal Financial Times. “Mi propongo di essere l’avvocato difensore di tutti gli italiani”, ha detto in chiusura del suo primo intervento dal Quirinale. Memos oggi ha ospitato la politologa Nadia Urbinati e da Roma l’inviato di Rp Luigi Ambrosio.
Memos di martedì 22/05/2018
40 anni fa, tre leggi fondamentali nella storia dei diritti in Italia. Il 13 maggio del 1978 viene approvata la legge Basaglia, nove giorni dopo il 22 maggio 1978 la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza e il 23 dicembre dello stesso anno tocca alla legge che istituisce il servizio sanitario nazionale. La legge che porta il nome del grande psichiatra Franco Basaglia rivoluzionò il modo di curare la malattia mentale, fu una affermazione della dignità di persone che fino a quel momento venivano recluse nei manicomi, senza diritti. La legge 194 fu il risultato di una lunga battaglia del movimento delle donne per l’affermazione del diritto a scegliere del proprio corpo, una battaglia politica e civile contro la pratica degli aborti clandestini. La terza legge attuò trent’anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione l’articolo 32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività”. 1978, un anno di affermazione dei diritti mentre l’Italia si muove sull’orlo del precipizio della democrazia di cui la strage di via Fani e l’uccisione di Moro sono stati la manifestazione più grave e inquietante. Memos ne parlato oggi con lo storico Adriano Prosperi.
Memos di lunedì 21/05/2018
Ora tocca a Mattarella decidere. Salvini e Di Maio hanno indicato il nome del loro capo del governo: è Giuseppe Conte, 54 anni, di area M5S, professore di diritto privato all’università di Firenze e alla Luiss di Roma. Conte era stato indicato da Di Maio come ministro della pubblica amministrazione nella squadra di governo presentata prima delle elezioni. Spetta ora al presidente Mattarella decidere se incaricare Conte di formare il governo oppure se dire no al primo “premier esecutore” della storia dell’Italia repubblicana. A Memos ne abbiamo parlato con la sociologa Chiara Saraceno e lo storico dell’arte Tomaso Montanari, presidente di “Libertà e Giustizia”. Da Roma l’inviato di Rp Luigi Ambrosio.
Memos Costituzione 70
Quinta lezione del ciclo di incontri sui 70 anni della Costituzione organizzato da Radio Popolare e Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto”, insieme all’Anpi di Milano. Relatore: Luigi Ferrajoli, giurista e filosofo del diritto. Negli anni Sessanta è stato tra i fondatori di Magistratura Democratica, è stato magistrato alla pretura di Prato fino al 1975 . Dal 2014 è professore emerito di filosofia del diritto a Roma Tre. Teorico del diritto di fama internazionale, Ferrajoli ha pubblicato di recente un libro dal titolo “Manifesto per l’uguaglianza” (Laterza, 2018) in cui sostiene come il principio di uguaglianza sia la “principale fonte di legittimazione democratica delle pubbliche istituzioni”.
Memos di mercoledì 16/05/2018
Governo, chiuso il contratto tra Di Maio e Salvini. Ma manca ancora la loro firma sotto il testo. I leader di M5S e Lega aprono ora una nuova trattativa sul nome del presidente del consiglio. E il Quirinale aspetta le loro mosse, tra vincoli europei e silenzi sul rispetto dei diritti. A Memos ne abbiamo parlato con Roberta Carlini, giornalista e saggista, e Alberto Vannucci, politologo dell’Università di Pisa. Ospite anche l’inviato di Rp Luigi Ambrosio.
Memos di martedì 15/05/2018
Premier esecutore, contratto di governo, terza repubblica: la trattativa in salita per il governo Di Maio-Salvini arricchisce il lessico della politica. Anche il presidente Mattarella ci mette del suo. In questo caso, il capo dello stato più che il lessico tenta di irrobustire le prassi del Quirinale su poteri di nomina e moral suasion verso le forze politiche (i cosiddetti “paletti”). A Memos ne abbiamo parlato con il costituzionalista Andrea Pertici dell’università di Pisa.
Memos di lunedì 14/05/2018
Il governo Di Maio-Salvini ancora non c’è. I leader del M5S e Lega hanno chiesto oggi a Mattarella più tempo per trattare. Il Quirinale lo ha concesso. Ma Salvini è tentato dal far saltare il tavolo del “contratto di governo”. Irresistibile il richiamo di Berlusconi oppure irraggiungibile un’intesa con il M5S? Di Maio oggi si è mostrato sereno e fiducioso verso un accordo, Salvini invece no. Ancora una manciata di ore, o al massimo di giorni, per capire come si chiuderà la trattativa. A Memos stasera l’inviato di Radio Popolare Luigi Ambrosio e la politologa Nadia Urbinati.
Memos Costituzione 70
Quarta lezione del ciclo di incontri sui 70 anni della Costituzione organizzato da Radio Popolare e Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto”, insieme all’Anpi di Milano. “Costituzione, spartiacque della nostra storia” è stato il titolo della lezione tenuta da Gherardo Colombo, ex magistrato, scrittore, presidente della casa editrice Garzanti. In oltre 30 anni passati in magistratura, Colombo ha seguito alcune delle principali inchieste della storia giudiziaria italiana: dai fondi neri dell’Iri a Mani Pulite, dall’omicidio Ambrosoli ai processi Imi-Sir/ Lodo Mondadori, alla scoperta della P2. Dal 2007, da quando ha lasciato la magistratura, Colombo ha intensificato la sua attività di “educatore” alla cittadinanza attraverso centinaia di incontri nelle scuole con gli studenti di tutta Italia. E’ autore di diversi saggi dedicati alla cultura della legalità, alla Costituzione, alla sua esperienza di giudice. “Democrazia” (Bollati Boringhieri, 2018) è il titolo del suo ultimo libro.
Memos di mercoledì 09/05/2018
Peppino Impastato, la ribellione contro il potere mafioso. 40 anni fa l’omicidio voluto da cosa nostra. Attivista politico di Democrazia proletaria, cronista antimafioso attraverso la sua Radio Aut, demolitore della cultura mafiosa e dei suoi falsi miti attraverso la satira, Peppino Impastato aveva trent’anni quando è stato ucciso dai sicari del boss Gaetano Badalamenti, condannato poi nel 2002. Memos ha ospitato Umberto Santino, presidente e fondatore del Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato” di Palermo. Santino, insieme alla famiglia di Peppino (la madre Felicia e il fratello Giovanni), è stato tra i protagonisti delle denunce che hanno svelato i depistaggi sull’omicidio Impastato. Depistaggi, compiuti da pezzi della magistratura e dei carabinieri, che erano iniziati subito dopo la morte di Peppino per oscurare le responsabilità mafiose. Il Centro Siciliano di Documentazione (http://www.centroimpastato.com/ ) è un centro di ricerca sulla mafia, e un archivio di materiali e documenti, fondato nel 1977 da Umberto Santino e Anna Puglisi.
Memos di martedì 08/05/2018
Moro, 40 anni dopo l’uccisione dello statista democristiano da parte delle brigate rosse. “Un trauma con un’elaborazione mancata”, racconta a Memos lo storico Miguel Gotor, ex senatore, già componente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro. Gotor è autore di un libro sugli scritti dello statista democristiano durante la prigionia che s’intitola “Memoriale della Repubblica” (Einaudi, 2011). Ospite anche Francesco Grignetti, giornalista della Stampa, saggista. Grignetti ha ricostruito, attraverso vecchie e nuove fonti, i giorni della trattativa per salvare Moro. “Salvate Aldo Moro. La trattativa e la pista internazionale” (Melampo, 2018).
Memos di lunedì 07/05/2018
La scelta di Mattarella. Un governo “neutrale, di servizio” fino a dicembre per dare ancora tempo ai partiti. Se non troveranno un accordo politico e una maggioranza, allora si tornerà alle urne. Il capo dello stato ha offerto alle forze politiche anche un piano B: se il “governo neutrale” non otterrà la fiducia, le elezioni anticipate arriveranno tra l’estate e l’autunno prossimi. E’ l’ipotesi sfavorita da Mattarella. A Memos ne abbiamo parlato con il politologo Piero Ignazi e Ida Dominijanni, giornalista di Internazionale.
Memos di giovedì 03/05/2018
Il governo che non c'è, le consultazioni di Mattarella che riprendono, le elezioni che incombono come estrema soluzione alla crisi politica. Memos ne ha parlato oggi con il politologo Carlo Galli a conclusione di una giornata che ha certificato che la guida del Pd è di fatto ancora nelle mani di Renzi. La direzione del Pd di oggi si è conclusa con la votazione all'unanimità della relazione del reggente Martina che chiude ogni ipotesi di dialogo con il M5S.
Memos di mercoledì 02/05/2018
Gli effetti diseguali della crisi in Europa, anche tra i più poveri. Gli ultimi dati Eurostat, riferiti ai redditi 2016: in Italia i redditi del 10% più povero hanno subito un forte calo mentre in Germania e Francia sono diminuiti meno o sono rimasti stabili. A Memos ne abbiamo parlato con l’economista Massimo Baldini dell’Università di Modena che ha analizzato i dati dell’istituto statistico europeo. Ospite della puntata anche Elena Granaglia, economista dell’università di Roma Tre, che ci ha raccontato del Forum Disuguaglianze Diversità, nato due mesi fa a Roma da un’idea della Fondazione Basso.
Memos Costituzione70
Terza lezione del ciclo di incontri sui settant’anni della Costituzione organizzato da Radio Popolare e Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto”, insieme all’Anpi di Milano. “Costituzione, garanzia di democrazia nel contrasto ai poteri criminali e al terrorismo” è stato il titolo della lezione tenuta da Armando Spataro, procuratore capo della Repubblica di Torino. Spataro ha seguito nel corso della sua carriera inchieste importanti sul terrorismo rosso, su mafia e ‘ndragheta e sul terrorismo internazionale. Ha fatto parte del Csm tra il 1998 e il 2002, è stato dirigente nazionale dell’Anm. E’ autore di “Ne valeva la pena. Storie di terrorismi e mafie, di segreti di Stato e di giustizia offesa” (Laterza, 2011).
Memos di giovedì 26/04/2018
Amministratori pubblici e cronisti sotto tiro. Il rapporto di Avviso Pubblico, presentato la settimana scorsa a Roma, descrive un forte aumento delle minacce contro sindaci, assessori e consiglieri. Sono per lo più minacce mafiose. Le stesse che subiscono spesso i cronisti che raccontano gli intrecci di interessi tra organizzazioni criminali e politica. Memos ne ha parlato con il coordinatore nazionale di Avviso Pubblico Pierpaolo Romani, con il segretario dell’Usigrai (sindacato giornalisti Rai) Vittorio Di Trapani e con il giornalista Michele Albanese, cronista di ndrangheta, sotto scorta da quattro anni, uno dei primi firmatari dell’appello di don Ciotti “per chiedere ai direttori di tutte le testate italiane di riprendere le inchieste dei cronisti sotto tiro, di illuminare i luoghi della mafia e del malaffare”.
Memos di martedì 24/04/2018
Domani 25 aprile, Festa della Liberazione dal nazifascismo. Le torsioni della democrazia tra fascismi diffusi, razzismi e nazionalismi. La critica delle ideologie autoritarie, l’antifascismo. Memos ne ha parlato con lo storico Luca Alessandrini, direttore dell’Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna.
Memos di lunedì 23/04/2018
Il ricatto, i ricattatori e i ricattati. La minaccia allo stato da parte di cosa nostra e dei suoi intermediari. Cosa racconta la sentenza della Corte d’Assise di Palermo che ha condannato due ex boss della mafia (Bagarella e Cinà), insieme a tre alti ufficiali del Ros dei carabinieri (Mori, Subranni e De Donno) e all’ex senatore di Forza Italia Dell’Utri? In attesa delle motivazioni della sentenza, e degli altri gradi di giudizio, per i pm del processo sulla trattativa stato-mafia è il momento di allargare le indagini sulle stragi del 1992/ 93 alla ricerca di responsabilità di eventuali soggetti esterni a cosa nostra. Memos ne ha parlato con l’avvocato Alfredo Galasso, legale di parte civile in numerosi processi di mafia, tra cui il maxi-processo a cosa nostra della seconda metà degli anni ‘80.
Memos di giovedì 19/04/2018
Quinta e ultima puntata del ciclo che Memos ha dedicato all’analisi del voto del 4 marzo. Tra le parole di questa puntata: futuro, presente, visione, generazioni; sinistra, soluzioni, uguaglianza; sicurezza, mafie, corruzione, immigrazione. ..Ospiti: Leonardo Bianchi, giornalista e blogger, caporedattore di Vice Italia. E’ autore di “La Gente. Viaggio nell’Italia del risentimento” (Minimum fax, 2017); Ilaria Meli, dottoranda in sociologia all’Università La Sapienza di Roma. E’ stata ricercatrice presso l’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università Statale di Milano. (Le altre puntate di questo ciclo sono andate in onda il 22 e 29 marzo e il 5 e 12 aprile scorsi).
Memos di martedì 17/04/2018
Molestie sessuali e luoghi di lavoro. Violenza maschile contro le donne e magistratura. A Como c’è stata una recente sentenza del Tribunale civile (sezione lavoro) che potrebbe aprire un nuovo filone della giurisprudenza in materia di violenze e molestie contro le donne. Il tribunale civile lariano ha condannato un imprenditore per le sole molestie verbali contro una lavoratrice. Il datore di lavoro dovrà risarcire la lavoratrice con circa 150 mila euro. Secondo il legale della donna la sentenza è stata pronunciata solo sulla base delle molestie verbali, tutte a sfondo sessuale. E’ questa la novità. A Memos ne abbiamo parlato con l’avvocato Domenico Tambasco, legale della lavoratrice; con Loredana Taddei, responsabile politiche di genere della Cgil nazionale e con Linda Laura Sabbadini, statistica sociale e editorialista della Stampa.
Memos Costituzione70
Seconda lezione del ciclo di incontri sui settant’anni della Costituzione organizzato da Radio Popolare e Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto”, insieme all’Anpi di Milano. “Diritti e doveri nella Costituzione e nella realtà”, relatore Carlo Smuraglia, Presidente emerito dell’A.N.P.I. Smuraglia è stato partigiano combattente, professore ordinario di diritto del lavoro. E’ stato senatore, membro della Commissione antimafia, componente del Csm. Il suo ultimo libro: “Con la Costituzione nel cuore” (Edizioni Gruppo Abele, 2018).
Memos di giovedì 12/04/2018
Quarta puntata del ciclo che Memos dedica all’analisi del voto del 4 marzo. Tra le parole di questa puntata: democrazia, giustizia, sinistra; casa, partecipazione, immobilismo; territorio, mafie. Ospiti: Sabrina Garofalo, sociologa, ricercatrice presso il Centro di Women and Gender Studies “Milly Villa” dell’università della Calabria, autrice insieme a Ludovica Ioppolo di “Onore e dignitudine. Storie di donne e uomini in terra di 'ndrangheta” (Falco Editore, 2015). Pierpaolo Farina, sociologo, dottorando in Studi sulla Criminalità Organizzata all’Università degli Studi di Milano, con un progetto di ricerca sulle ragioni economiche, politiche e sociali della sopravvivenza del fenomeno mafioso nel XXI Secolo. Fondatore di Wikimafia, la libera enciclopedia online sulle mafie, e curatore del blog “Qualcosa di sinistra”. (Le puntate precedenti di questo ciclo sono andate in onda il 22 e 29 marzo e il 5 aprile scorsi).
Memos di mercoledì 11/04/2018
Il lavoro non è sicuro, nemmeno quando c’è. L’aumento delle morti bianche e la cultura della sicurezza che manca ancora. Sia tra le imprese, per le quali è solo un costo; sia tra le forze politiche, quando tagliano i fondi per i controlli di Asl e Regioni. Memos ne ha parlato con Sebastiano Calleri, responsabile salute e sicurezza sui luoghi di lavoro per la Cgil; e Lelio Demichelis, sociologo che insegna all’università dell’Insubria di Varese e autore di “Sociologia della tecnica e del capitalismo” (Franco Angeli, 2017).
Memos di martedì 10/04/2018
Stati Uniti, nuova recessione in arrivo? Quali segnali indicano la fine di un ciclo? I debiti federali o quelli delle famiglie e delle imprese americane? Quali effetti può avere sull’Europa, e l’Italia, che aspettano ancora di uscire dal tunnel della Grande Recessione del 2008? A Memos ne abbiamo parlato con l’economista dell’università Cattolica di Milano Andrea Boitani, autore di “Sette luoghi comuni sull’economia” (Laterza, 2017).
Memos Costituzione70
Prima lezione del ciclo di incontri sui settant’anni della Costituzione organizzato da Radio Popolare e Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto”, insieme all’Anpi di Milano. Relatore: Elvio Fassone, ex magistrato. Fassone è stato senatore per due legislature, ha fatto parte del Consiglio Superiore della Magistratura. E’ autore di “Una costituzione amica” (Garzanti, 2012).
Memos di giovedì 05/04/2018
Terza puntata del ciclo che Memos dedica all’analisi del voto del 4 marzo. Le parole di questa puntata: interregno, vecchio e nuovo, destra e sinistra; emozioni, paura, bisogni; partito, territorio, marketing, comunicazione. Ospiti: Dino Amenduni, comunicatore politico e pianificatore strategico di Proforma, agenzia di comunicazione di Bari. Insegna Comunicazione politica ed elettorale all'Università di Bari. Lorenzo Marsili, scrittore e attivista politico. E’ tra i fondatori del Movimento “Democrazia in Europa”, DiEM25. Ha fondato e dirige European alternatives, un'organizzazione transnazionale per la democrazia e l’uguaglianza. (Le puntate precedenti di questo ciclo sono andate in onda il 29 e il 22 marzo scorsi).
Memos di mercoledì 04/04/2018
Più anziani, meno giovani. La transizione demografica e l’economia che non cresce. L’immigrazione e le politiche per il welfare come antidoto alla crisi “secolare”. A Memos ne abbiamo parlato con il demografo Alessandro Rosina, l’economista Felice Roberto Pizzuti e la studiosa di statistica sociale Linda Laura Sabbadini. Il tema della puntata ha preso spunto da una recente ricerca della Banca d’Italia, “Il contributo della demografia alla crescita economica” (http://www.bancaditalia.it/ pubblicazioni/ qef/ 2018-0431/ index.html).
Memos di martedì 03/04/2018
Due mesi dopo la strage del nazista Luca Traini siamo tornati a Macerata. I sei feriti di quell’atto terroristico stanno meglio, mentre in città è cresciuta la xenofobia. A Memos il racconto di Giovanni Lattanzi, coordinatore nazionale del Gruppo di Umana Solidarietà, l’associazione che ospita due dei migranti rimasti feriti. Ospite anche Valerio Calzolaio, scrittore e giornalista che vive a Macerata, coautore di “Libertà di migrare” (Einaudi, 2016) con Telmo Pievani.
Memos di giovedì 29/03/2018
Seconda puntata di un ciclo che Memos dedica all’analisi del voto del 4 marzo. Le parole di questa puntata: protesta, disagio, disillusione, lavoro, malcontento, giovani, futuro, alleanze, cooperazione, sfruttati. Ospiti: Marta Fana, economista, dottoressa di ricerca all’Istituto di Studi Politici di SciencesPo a Parigi, autrice di “Non è lavoro, è sfruttamento” (Laterza, 2017); e Raffaele Alberto Ventura, autore di “La teoria della classe disagiata” (Minimum Fax, 2017), scrive su Linus e Eschaton.it, lavora a Parigi nell’industria culturale.
Memos di mercoledì 28/03/2018
Dall’Eni alle Poste, dall’Enel alla Cassa Depositi e Prestiti, come cambierà la geopolitica dei boiardi di stato con l’arrivo di un eventuale governo M5S e/ o Lega? Cosa sarà della Rai, con le nuove norme che danno più potere all’esecutivo sulla tv pubblica? E sulla rete Tim, cosa deciderà un governo Di Maio e/ o Salvini, quanto aiuterà Mediaset? Memos ne ha parlato con Gianni Dragoni, giornalista e curatore del blog “Poteri deboli”; e Marco Mele, giornalista e grande esperto di media e comunicazione.
Memos di martedì 27/03/2018
La guerra dei dazi. Lo scontro tra Stati Uniti e Cina, aperto dalla Casa Bianca con i dazi sui prodotti cinesi, è appena iniziato. Pechino ha subito risposto alla decisione americana imponendo le sue tariffe. Ma per il Wall Street Journal questi primi lampi di guerra commerciale sono accompagnati da negoziati “silenziosi” tra Washington e Pechino. Obiettivo: giungere ad una tregua. Perchè Trump ha paura della Cina Xi? Lo scontro Usa-Cina rappresenta il fallimento della globalizzazione targata Wto? Dietro lo scontro sui prezzi ci sono i divari negli standard sociali e ambientali con cui le merci del mercato globale vengono ..prodotte. Ospiti oggi a Memos due economisti: Leonardo Becchetti, dell’università di Roma Tor Vergata; e Fabrizio Onida, professore emerito di economia internazionale all’università Bocconi. Della Cina e dei suoi progetti di sviluppo tecnologico ci ha parlato il ricercatore dell’Ispi Filippo Fasulo.
Memos di lunedì 26/03/2018
Tre discorsi per due presidenze. La XVIII legislatura è iniziata la settimana scorsa con un inedito intervento di Napolitano e i discorsi dei neo-eletti presidenti di Camera (Roberto Fico, M5S) e Senato (Elisabetta Alberti Casellati, Forza Italia). Perchè Napolitano ha voluto stabilire – prima dell’inizio delle consultazioni – chi starà nella maggioranza e chi all’opposizione? Perchè Fico ha scelto il profilo del parlamentarista contro le invasioni di campo dei governi? Perchè Casellati ha preannunciato “un ripensamento del ruolo e dei compiti dello stato”? A Memos ne abbiamo parlato con Andrea Pertici, docente di diritto costituzionale all’Università di Pisa.
Memos di giovedì 22/03/2018
I giovani salveranno l’Italia. E’ il titolo di un libro, ma anche di un programma politico. Lo hanno scritto tredici persone, tre donne e dieci uomini, tutti sotto i quaranta. Sono ricercatori universitari, attivisti, storici, un sociologo, un economista, un giornalista. A tenerli insieme il progetto che va sotto il nome di “Senso comune”, nato poco più di un anno fa dopo l’elezione di Trump per affermare che: «il popolo non può essere lasciato alle forze della conservazione e della reazione», è scritto su senso-comune.it. Memos ha ospitato oggi Samuele Mazzolini, ricercatore in Teoria politica alla University of Essex, che ha scritto l’introduzione al libro; e Michelangela Di Giacomo, dottorato in Storia contemporanea, che ha curato uno dei sette saggi che compongono il volume (Imprimatur Edizioni, 2018). La trasmissione di oggi fa da apripista ad una serie di puntate di Memos che per alcune settimane, ogni giovedì, saranno dedicate al voto del 4 marzo. La sconfitta storica della sinistra, la vittoria del M5S, l’affermazione della destra salviniana, xenofoba e autoritaria. Saranno i dati comuni di partenza su cui sviluppare ragionamenti, opinioni e punti di vista differenti.
Memos di mercoledì 21/03/2018
Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Come ogni 21 marzo, dal 1996, è la giornata di mobilitazione indetta da Libera. Dall’anno scorso il 21 marzo è anche diventata una “giornata nazionale” riconosciuta con una legge dello stato. La piazza principale delle manifestazioni oggi è stata Foggia, colpita negli ultimi mesi dalla recrudescenza della violenza mafiosa. Decine le città mobilitate in tutta Italia. In Lombardia Mantova è stata scelta come piazza regionale per la storica sentenza del settembre scorso: la prima condanna per mafia al nord del boss della ‘ndrangheta Nicolino Grande Aracri. A Memos oggi i sonori della manifestazione di Foggia, un brano dell’intervento di Don Ciotti e poi, per parlare di Mantova e della Lombardia, Gian Antonio Girelli (presidente della speciale commissione antimafia della regione Lombardia) e Rossella Canadè (giornalista della Gazzetta di Mantova e autrice di “Fuoco criminale”, l’inchiesta sulla ndrangheta del mantovano).
Memos di martedì 20/03/2018
Democrazia e dati personali, elezioni e social network. Il caso Cambridge Analytica (CA), l’uso dei nostri dati e la propaganda high tech. Le inchieste giornalistiche di questi giorni sulla società britannica, da quella del New York Times all’Observer a Channel 4, hanno rivelato un mix di vecchi metodi e nuove tecnologie. Obiettivo dell’attività di CA: tentare di dirottare i risultati delle elezioni dagli Stati Uniti all’Australia, dal Brasile al Messico, alla Repubblica Ceca. Tutto secondo le richieste dei propri clienti. Ospiti della puntata: Juan Carlo De Martin, direttore del Centro Nexa su internet e società, docente al Politecnico di Torino; Ugo Mattei, giurista, insegna all’Università della California; Alessandro Politi, analista politico e strategico internazionale.
Memos di lunedì 19/03/2018
Memorie dell’antimafia: dall’esperienza della Commissione parlamentare presieduta da Rosy Bindi, alla fatica di leggere le “mafie che sparano” in Puglia, al lavoro di “(r)esistenza anticamorra” di Scampia. A Memos ne abbiamo parlato con Davide Mattiello, membro della commissione antimafia che ha concluso i suoi lavori di fine legislatura un mese fa. Ospite della puntata di oggi anche Francesca Rispoli, di Libera Puglia che sta organizzando la manifestazione principale della Giornata della memoria e dell’impegno per le vittime innocenti delle mafie. Il prossimo 21 marzo sarà Foggia ad ospitare l’evento centrale di una giornata che vedrà mobilitate decine di piazza in giro per l’Italia. Conclude la puntata Ciro Corona, presidente dell’Associazione Resistenza Anticamorra di Scampia che lavora con i minori a rischio, detenuti e migranti del quartiere napoletano. Corona ha raccontato la storia, sua e della sua associazione, in un libro “(R)esistere a Scampia. Da terra di camorra a terra di speranza” (Edizioni San Paolo, 2018).
Memos di giovedì 15/03/2018
Quarant’anni fa la strage di via Fani. Il 16 marzo del 1978 un commando delle brigate rosse rapisce Aldo Moro e uccide i cinque agenti della scorta: i due carabinieri a bordo dell’auto del presidente della Dc, Oreste Leonardi e Domenico Ricci, e i tre poliziotti che viaggiavano sull’auto di scorta, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. 55 giorni dopo Aldo Moro verrà fatto ritrovare cadavere in quella Renault 4 rossa in via Caetani a Roma. Tre mesi fa la Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro ha concluso i suoi lavori. Nella vicenda Moro – è scritto nella relazione finale - «non si intravvede una regia unica. Emerge come si sia innestata sull’operazione militare delle Br l’azione di una pluralità di soggetti che, per ragioni diverse, influirono sulla gestione e tragica conclusione della vicenda». Delle conclusioni della commissione d’inchiesta, delle verità che ancora mancano, abbiamo parlato con Miguel Gotor, membro della commissione parlamentare e storico che ha studiato a lungo le carte e i documenti del caso Moro. Ospite a Memos anche Franco Monaco, parlamentare cattolico democratico, tra i fondatori dell’Ulivo insieme a Prodi.
Memos di mercoledì 14/03/2018
L’Italia divisa nel voto, tra nord alla Lega e sud al M5S. Ma cosa c’è oltre il dualismo elettorale del 4 marzo? Un’Italia “unificata” nel disagio sociale, nelle disuguaglianze economiche, nella forbice giovani/ vecchi che si allarga anche quando si rischia di cadere nella povertà. A Memos lo storico Luca Alessandrini dell’Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna e l’economista Gianfranco Viesti dell’università di Bari.
Memos di martedì 13/03/2018
Lo spettro della destra estrema, razzista e sovranista, si consolida in Europa. La vittoria della Lega in Italia è solo l’ultimo tassello. Il consenso per i partiti nazionalisti e neofascisti in Europa potrebbe presto scavalcare quello per le forze politiche di ispirazione democratica e socialista, secondo alcune stime fatte sulla base di sondaggi e risultati elettorali. A Memos ne abbiamo parlato oggi con Andrea Mammone, storico dell’Europa e studioso dell’estrema destra alla Royal Holloway University di Londra.
Memos di lunedì 12/03/2018
Il Pd ricambia verso, dopo la sconfitta del 4 marzo? Opposizione o governo? E poi, per il nuovo segretario, primarie o voto dell’Assemblea nazionale? Oggi alla direzione del Pd sono andate in scena le dimissioni di Renzi: assente però l’ex segretario, anche se la sua presenza è ancora forte nel partito. Ospite a Memos la nostra Anna Bredice che ha seguito i lavori della direzione di oggi e il politologo dell’università di Bologna Piero Ignazi.
Memos di giovedì 08/03/2018
Meno donne nel prossimo parlamento. Il conto non è ancora definitivo, ma saranno circa il 25%. Al di sotto dal 30-32% della scorsa legislatura. Ne abbiamo parlato con la politologa Donatella Campus e la giornalista Ida Dominijanni. Insieme a loro l’analisi delle leadership maschili, tra affermazione (Di Maio e Salvini) e declino (Renzi e Berlusconi). E poi i commenti di Campus e Dominijanni sull’esito complessivo del voto del 4 marzo, muovendosi tra confini politici (destra e sinistra) e territoriali (nord e sud).
Memos di mercoledì 07/03/2018
I desiderata dell’autoproclamata Terza Repubblica: il voto degli elettori è solo post-ideologico; il concetto di destra e sinistra è ormai superato. Firmato: Luigi Di Maio, capo politico del M5S. E’ tutto scritto in una lettera pubblicata oggi da Repubblica in cui Di Maio annuncia che con il voto del 4 marzo è iniziata la “Repubblica dei cittadini”. Che cosa significa nel DiMaioPensiero voto post-ideologico? E il superamento dei concetti di destra e sinistra? Ne abbiamo parlato con Nadia Urbinati, politologa che insegna alla Columbia University di New York e all’università Bocconi.
Memos di giovedì 01/03/2018
La sinistra e l’audacia perduta della politica. La campagna elettorale e il vento di destra che porta razzismo e chiusura. L’ospite di Memos è stato oggi lo storico della filosofia Michele Ciliberto, della Scuola Normale Superiore di Pisa, uno dei massimi studiosi dell’umanesimo e del rinascimento. «A sinistra – dice il professor Ciliberto - la politica deve essere più audace e “pazza”. Pazza nel senso positivo di una saggia pazzia, come intendeva Niccolò Machiavelli». Michele Ciliberto, accademico dei Lincei e presidente dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, è autore di “Il Nuovo Umanesimo” (Laterza, 2017).
Memos di mercoledì 28/02/2018
La questione meridionale sotto il tappeto della campagna elettorale. Il vecchio dualismo nord-sud e il nuovo dualismo tra lavori e livelli di istruzione. Dalla crisi del 2008 l’Italia non uscirà con il lavoro precario e l’impoverimento dell’università. A Memos l’economista dell’università di Bari Gianfranco Viesti, autore di “La laurea negata” (Laterza, 2018).
Memos di martedì 27/02/2018
Europa e sinistre nella crisi. Perchè da quest’ultima stagione di elezioni (dall’Olanda all’Irlanda, dalla Francia alla Gran Bretagna, Germania e Austria) non sono uscite vincitrici? Vedremo cosa accadrà in Italia, ma finora una buona parte dell’Europa è segnata da governi centristi (Francia), conservatori (Gran Bretagna e Spagna) o di una destra autoritaria (dalla Polonia all’Austria passando per l’Ungheria). Solo in Portogallo e Grecia ci sono governi di sinistra. Ospiti a Memos l’economista Marta Fana e lo scrittore e attivista politico Lorenzo Marsili.
Memos di lunedì 26/02/2018
“Il neoliberismo è morto. Il vero pericolo in Europa è la destra autoritaria e razzista. I conservatori e i centristi cercano di adottarla, piuttosto che combatterla. La sinistra deve essere capace di sottrarre alla destra autoritaria quelle fasce di classe lavoratrice finite nelle sue braccia”. E’ una sintesi del pensiero di Paul Mason, giornalista e scrittore, editorialista del Guardian, autore di “Post-capitalismo. Una guida al nostro futuro” (Il Saggiatore, 2016). Mason è stato ospite nei giorni scorsi della Fondazione Feltrinelli a Milano. Memos lo ha intervistato.
Memos di giovedì 22/02/2018
La mafia, la violenza e l’afasia della politica. La Relazione conclusiva della Commissione parlamentare antimafia presentata ieri dalla presidente Rosi Bindi. A Memos ne abbiamo parlato con Nando dalla Chiesa, sociologo, professore di Sociologia della criminalità organizzata all’Università Statale di Milano.
Memos di mercoledì 21/02/2018
“Tutto un programma”, sei conversazioni sull’Italia e la politica alla vigilia delle elezioni del 4 marzo. Oggi il sesto incontro, con Carlo Galli. Storico delle dottrine politiche all’università di Bologna, Galli è anche presidente della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna. Nell’ultima legislatura è stato deputato eletto nelle liste del Pd, poi passato al gruppo di Sinistra Italiana e nell’ultimo anno a quello di Articolo 1-Mdp. Ha raccontato la sua esperienza di parlamentare in “Democrazia senza popolo. Cronache dal parlamento sulla crisi della politica italiana” (Feltrinelli, 2017).
Memos di martedì 20/02/2018
Polarizzati e diseguali, tra famiglie “Golden” e famiglie “Low Price”, come le definisce un’ultima indagine della Nielsen. L’Italia dell’impoverimento dei lavori nel racconto di Roberta Carlini, giornalista, autrice di “Come sono cambiati. Gli italiani e la crisi” (Laterza, 2016); e di Riccardo Staglianò, inviato di Repubblica e autore di “Lavoretti. Così la sharing economy ci rende tutti più poveri” (Einaudi, 2017). Ospite della puntata anche Christian Centonze, ricercatore Nielsen.
Memos di lunedì 19/02/2018
Elezioni, l’Italia e il ritorno del fascismo nel racconto dei media internazionali. Memos ha ospitato la politologa Nadia Urbinati, che insegna alla Columbia University di New York e alla Bocconi; e Andrea Mammone, storico dell’Europa alla Royal Holloway University of London, studioso della destra neofascista europea. Ospite della puntata di oggi anche la giornalista civica Rosy Battaglia, curatrice del documentario-inchiesta “La rivincita di Casale Monferrato”.
Memos di giovedì 15/02/2018
La quarta rivoluzione, il mondo digitale e la nostra vita nell’infosfera. Luciano Floridi è professore di filosofia ed etica dell’informazione all’università di Oxford. Dirige il laboratorio di Etica digitale, sempre ad Oxford. E’ autore di “La Quarta Rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo” (Raffaello Cortina, 2017). Il professor Floridi è stato ospite oggi a Memos. “Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione – scrive il filosofo Floridi - stanno cambiando la concezione che abbiamo di noi stessi. Siamo nel bel mezzo di una quarta rivoluzione, non meno profonda e radicale di quelle a suo tempo avviate da Copernico, Darwin e Freud”. Le prime tre rivoluzioni hanno avuto una caratteristica comune: spostare la centralità dell’umano (rispetto all’universo, al mondo animale, allo spazio mentale). E la stessa cosa, sostiene il professor Floridi, accade nella quarta rivoluzione: l’umano non è più centrale nel mondo dell’informazione; le tecnologie digitali sono spesso più brave di noi a fare ciò che facevamo in passato.
Memos di mercoledì 14/02/2018
“Tutto un programma”, sei conversazioni sull’Italia e la politica alla vigilia delle elezioni del 4 marzo. Oggi il quinto incontro, con Ida Dominijanni. Giornalista di Internazionale, saggista, Dominijanni ha insegnato in diverse università italiane e negli Stati Uniti. E’ autrice di “Il trucco” (Ediesse, 2014), un’analisi degli anni del berlusconismo italiano attraverso la lente della biopolitica.
Memos di lunedì 12/02/2018
Bilancio di una legislatura, stiamo meglio o peggio di cinque anni fa? E’ la domanda che si sono fatti a Sbilanciamoci per compilare una loro ricognizione sulle politiche dell’ultima stagione parlamentare, a tre settimane dalle elezioni del 4 marzo. E la risposta all’interrogativo l’ha data il giurista Luigi Ferrajoli, nell’introduzione al rapporto che sarà presentato fra tre giorni a Roma. “Sta meglio un’esigua minoranza di ricchi – scrive il filosofo del diritto - e assai peggio la grande maggioranza della nostra popolazione”. Memos oggi ha ospitato Grazia Naletto, co-portavoce di Sbilanciamoci, e il professor Luigi Ferrajoli.
Memos di giovedì 08/02/2018
I veleni nell’aria e le minacce spuntate della Commissione europea. Siamo arrivati all’ennesimo ultimatum di Bruxelles contro il governo italiano: Roma provveda alla riduzione dello smog nelle città più inquinate oppure ci saranno conseguenze legali. L’ultimatum è stato lanciato una settimana fa dal commissario all’ambiente Vella e dovrebbe scadere nei prossimi giorni. Cosa chiede l’Europa al governo italiano? Cosa rischia il governo Gentiloni? Ci sono altri paesi nella stessa situazione dell’Italia? A Memos ne abbiamo parlato con l’eurodeputata Elly Schlein (gruppo S&D), con il segretario nazionale di Legambiente Andrea Poggio e con Maria Grazia Midulla, responsabile clima ed energia del WWF.
Memos di mercoledì 07/02/2018
“Tutto un programma”, sei conversazioni sull’Italia e la politica alla vigilia delle elezioni del 4 marzo. Oggi il quarto incontro, con Christian Raimo, scrittore giornalista e insegnante.
Memos di martedì 06/02/2018
Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare.

Raffaele Liguori vi accompagna nel suo giro quotidiano di conversazioni.

Memos è andato in onda in onda sulle frequenze di Rp (e in streaming su radiopopolare.it)
Memos di lunedì 05/02/2018
Macerata, la tentata strage e il fascismo del terzo millennio. Dopo gli spari del neofascista Luca Traini e i sei immigrati rimasti feriti, la destra insiste con il falso teorema dell’invasione di migranti e della sostituzione etnica. E ora il razzismo della destra discrimina anche tra le vittime della violenza, italiane e straniere. Ne abbiamo parlato con il sociologo Stefano Allievi e lo storico Adriano Prosperi.
Memos di giovedì 01/02/2018
Elezioni, fatte le liste ora si va al voto. Con la nuova legge elettorale sulla scheda ci saranno coalizioni e partiti, alleanze di fatto e corse solitarie. Ma il voto sarà unico e blindato tra proporzionale e uninominale. E’ l’effetto trascinamento, così lo chiamano i tecnici. Sulla scheda si potranno mettere al massimo due croci, e tutte all’interno del rettangolo con il nome del candidato uninominale: una croce sul candidato e l’altra sul partito o su uno dei partiti che lo sostiene. Si può mettere anche una sola croce: o sul nome del candidato uninominale o sul simbolo del partito o di uno dei partiti che lo sostiene. Una legge complessa, dicono i tecnici con un eufemismo. Due di loro li abbiamo ospitati oggi a Memos: Fabio Bordignon, politologo all’università di Urbino; e Andrea Pertici, costituzionalista dell’università di Pisa.
Memos di mercoledì 31/01/2018
“Tutto un programma”, le conversazioni di Memos sull’Italia e la politica alla vigilia delle elezioni del 4 marzo. Un ciclo iniziato due settimane fa con la filosofa, ed ex deputata, Michela Marzano. Mercoledì scorso l’ospite è stato il fisico teorico e scrittore Carlo Rovelli. Questa settimana è toccato a Monica Cirinnà, senatrice uscente del Pd, prima firmataria del progetto sulle unioni civili, oggi ricandidata per i dem nel Lazio.
Memos di martedì 30/01/2018
Mafie a Roma, minaccia mortale per la legalità. Il racconto a Memos del Procuratore generale di Roma Giovanni Salvi. La forza delle organizzazioni criminali, anche mafiose, e la debolezza del tessuto civile e della struttura politica. Ospite anche Vittorio Martone, sociologo all’università di Torino, che ha analizzato il quadro descritto dal magistrato romano. Martone è autore di “Le mafie di mezzo. Mercati e reti criminali a Roma e nel Lazio” (Donzelli, 2017).
Memos di lunedì 29/01/2018
Davos, la dottrina Merkel contro la dottrina Trump. Quanto è profondo lo scontro tra protezionisti e globalisti che è andato in scena al World Economic Forum la settimana scorsa? La cancelliera tedesca paventa i pericoli della Grande Guerra, il presidente americano parla di un’Unione europea “ingiusta e scorretta” nelle sue pratiche commerciali. Una frattura ai vertici dell’elite globale che passa anche attraverso Pechino e New Dehli. A Memos ne abbiamo parlato con Carlo Galli, storico delle dottrine politiche all’università di Bologna; e Mario Pianta, economista all’università di Urbino. Ospite a Memos anche Roberto Romano, economista, ricercatore, autore insieme a Stefano Lucarelli di "Squilibrio. Il labirinto della crescita e dello sviluppo capitalistico" (Ediesse, 2018).
Memos di giovedì 25/01/2018
Il deragliamento di Pioltello, questa mattina intorno alle 7. Tre morti, oltre 40 feriti, di cui cinque ricoverati in gravi condizioni. Com’è stato possibile, su una linea ritenuta sicura da alcuni esperti e sindacalisti? Il problema della manutenzione, non risolto dall’automazione nei controlli. Il gestore della rete, RFI, abbozza un’ipotesi: a cedere sarebbe stata una rotaia a oltre due chilometri dal luogo dell’incidente. A Memos il racconto di un ex ferroviere, Piero Toti, le testimonianze di chi era a bordo del treno di Trenord partito da Cremona e diretto a Milano, la denuncia di una passeggera di un comitato di pendolari. Ospiti anche due sindacalisti: Stefano Malorgio, della Filt-Cgil Lombardia, e Adriano Coscia, dell’Orsa Lombardia.
Memos di mercoledì 24/01/2018
“Tutto un programma”, le conversazioni di Memos sull’Italia e la politica alla vigilia delle elezioni del 4 marzo. Un ciclo iniziato mercoledì scorso con la filosofa, ed ex deputata, Michela Marzano. Oggi secondo incontro con il fisico teorico Carlo Rovelli. Rovelli ha promesso il suo voto alle forze politiche che si impegneranno a risolvere quattro problemi fondamentali: la guerra, il riscaldamento climatico, le disuguaglianze e la presenza di arsenali atomici in giro per il mondo.
Memos di martedì 23/01/2018
La storia di Roberto Franceschi, ucciso a vent’anni da un proiettile sparato dalla polizia. Accadeva il 23 gennaio 1973 a Milano, davanti alla Bocconi, la sua università. A Memos Cristina Franceschi, sorella di Roberto; l’avvocato Marco Janni che ha seguito tutta la lunga vicenda processuale, tra menzogne e tentativi di occultare le responsabilità della polizia per la morte di Roberto. L’attore-regista Marco Brinzi racconta il contenuto di un suo monologo “Autobiografia di un picchiatore fascista”, tratto dall’omonimo testo di Giulio Salierno, che verrà rappresentato stasera all’Università Bocconi nel corso dell’iniziativa “A vent’anni la vita è oltre il ponte” in ricordo di Roberto Franceschi.
Memos di lunedì 22/01/2018
Chi ha paura in Europa del voto italiano? Cosa pesa di più nelle preoccupazioni europee: la gestione dei conti pubblici o il rischio di una vittoria di forze xenofobe, razziste e neofasciste? ..Il commissario europeo Pierre Moscovici la settimana scorsa si è detto preoccupato per i conti italiani. In Germania e in Francia, Merkel e Macron tifano per Gentiloni in questo inizio di campagna elettorale italiana. I mercati finanziari (Jp Morgan) danno le pagelle ai possibili governi del dopo voto in Italia: il più sicuro, secondo gli interessi della banca d’affari americana, sarebbe un governo a guida Pd. In classifica vengono poi le larghe intese, un governo della destra e per ultimo un esecutivo giallo-nero M5S, Lega e FdI. ..E nel resto d’Europa, come va? L’incertezza regna nella Londra della Brexit così come nella Berlino di una rinascente Grande Coalizione. L’unico leader saldo al suo posto è il presidente francese Macron, con il suo progetto di Europa, l’intesa di ferro con la Germania (il nuovo Trattato dell’Eliseo) e la globalizzazione della Francia, potenza tra le potenze (Cina, Stati Uniti, Russia). ..A Memos ne abbiamo parlato con il politologo Yves Meny, presidente della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Memos di giovedì 18/01/2018
Liste pulite, che fine ha fatto il codice di autoregolamentazione proposto dalla Commissione antimafia? E l’appello ai partiti del ministro Minniti sul “patto di civiltà” contro i voti mafiosi? Tra dieci giorni scadono i termini di presentazione delle liste per le elezioni del 4 marzo. A Memos Alberto Vannucci (professore all’università Pisa di Scienza politica) e Davide Mattiello della Commissione parlamentare antimafia (deputato Pd).
Memos di mercoledì 17/01/2018
Tutto un programma, sei conversazioni sull'Italia e la politica alla vigilia delle elezioni del 4 marzo. Prima ospite: Michela Marzano, professoressa di filosofia morale alla Sorbona di Parigi, deputata uscente, eletta nel Pd e poi passata al gruppo misto a metà legislatura. Marzano non sarà candidata alle prossime elezioni.
Memos di martedì 16/01/2018
Razzismo del terzo millennio. Dal leghista Fontana la conferma del tentativo della destra di voler sfondare un argine democratico. Nelle sue parole i concetti antiscienfici e fascistoidi di razza, la fake news dell’invasione degli immigrati. Memos ne ha parlato con Massimiliano Panarari, docente di comunicazione politica alla Luiss (Panarari è stato presidente dell’Istituto “Ferruccio Parri Emilia-Romagna” fino al novembre scorso). Ospite oggi a Memos anche Simon Levis Sullam, storico alla Ca’ Foscari di Venezia. 1938-2018: ottant’anni fa le leggi razziali del fascismo, la base su cui sarà fondato lo sterminio degli ebrei in Italia (“I carnefici italiani. Scene dal genocidio degli ebrei, 1943-45”, Feltrinelli 2015).
Memos di lunedì 15/01/2018
Lavoro, quando domanda e offerta non si incontrano. Al nord, in almeno quattro regioni, gli imprenditori dicono di non trovare i profili professionali che cercano. Lo ha raccontato il giornalista del Corriere della Sera Dario Di Vico, ospite oggi a Memos. Sono profili spesso molto specializzati e di nicchia, come lo “squadrabordista” o il “pressopiegatore” nella provincia di Pordenone, oppure profili più generici, come gli alberghieri in Sardegna. Ma la mancanza di lavoro stabile e qualificato spesso si scontra con imprese che non investono in formazione e ricerca, racconta l’economista Roberto Romano, dell’ufficio studi di Cgil Lombardia. Oppure con imprese disposte ad assumere solo a tempo determinato, come mostrano gli ultimi dati dell’Istat sull’occupazione. Ospite a Memos anche Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari.
Memos di giovedì 11/01/2018
Lavorare meno e riprendersi la sovranità sul tempo. In Germania il sindacato dei metalmeccanici Ig Metall ha proposto una riduzione dell’orario di lavoro da 35 a 28 ore settimanali. La vertenza con gli industriali è in corso. La proposta sindacale sostiene: riduzione volontaria dell’orario, e del salario, con alcune eccezioni. Ad esempio, per i lavoratori che riducono a 28 ore il loro orario, e hanno bambini o anziani a carico, la riduzione del salario – secondo Ig Metall - dovrebbe essere in parte compensata dal datore di lavoro. La piattaforma del sindacato tedesco è stata preparata dopo una campagna sui tempi di vita e tempi di lavoro durata circa due anni e dal titolo: “La mia vita – il mio tempo”. A Memos ne abbiamo parlato con Reinhard Bispinck, responsabile fino a pochi mesi fa dell’Istituto di Ricerche economiche e sociali della Fondazione Hans Boeckler di Dusseldorf, una importante fondazione legata al principale sindacato tedesco DGB. Memos ha ospitato anche i commenti della sociologa Chiara Saraceno e di Salvo Leonardi, ricercatore della Fondazione “Giuseppe Di Vittorio” (Cgil, Roma).
Memos di mercoledì 10/01/2018
Cetraro, stato di emergenza per ‘ndrangheta. Un comune di diecimila abitanti, in provincia di Cosenza, lo ha proclamato all’unanimità due settimane fa. Il sindaco Angelo Aita, ospite a Memos, racconta la vita a Cetraro e il tentativo di riscatto dal potere mafioso. Nella puntata di oggi Lucio Musolino, giornalista del Fatto Quotidiano, ha raccontato gli ultimi sviluppi dell’inchiesta Stige della Dda di Catanzaro, con quasi 150 arresti eseguiti ieri. Svelato un livello radicato di colonizzazione ndranghetista che arriva fino ai vertici di diverse istituzioni locali. Un commento del professor Enzo Ciconte, storico e uno dei massimi studiosi della ‘ndrangheta.
Memos di martedì 09/01/2018
Costituzione, da 70 anni in vigore. Attuale e inattuata, la Costituzione repubblicana, democratica e antifascista all’esame di due giuristi: Andrea Pertici dell’università di Pisa e Massimo Villone dell’università di Napoli.
Memos di lunedì 08/01/2018
Fuoco sui rifiuti. Gli incendi nei siti di stoccaggio e le mafie. Ne abbiamo parlato con Antonio Pergolizzi, responsabile dell’Osservatorio Legalità e Ambiente di Legambiente, e Gian Antonio Girelli, presidente della Commissione Antimafia del consiglio regionale della Lombardia. E’ possibile un’economia senza scarti? Lo abbiamo chiesto all’economista dell’università Tor Vergata di Roma, Leonardo Becchetti, uno dei principali sostenitori in Italia delle tesi sull’economia circolare.
Memos di giovedì 07/12/2017
Stasera vi abbiamo riproposto la puntata di Memos del 20 novembre scorso, Giornata internazionale dell’infanzia. Tre gli ospiti della puntata, il professor Ennio Codini – che sentirete presentare nei dettagli all'inizio della trasmissione – e poi Fosca Nomis, responsabile relazioni istituzionali di Save the Children. A conclusione della puntata, la storica Vanessa Roghi e il suo don Lorenzo Milani.
Memos di mercoledì 06/12/2017
I fascisti di Forza Nuova a Roma e lo squadrismo davanti alla sede di Repubblica e l'Espresso. E' successo nel pomeriggio di oggi. A Memos ne parliamo con Tommaso Cerno, condirettore di Repubblica e lo storico Luca Alessandrini, direttore dell'Istituto "Ferruccio Parri" di Bologna.
Memos di martedì 05/12/2017
Antifascismo, rimuovere l’oblio sulle parole della nostra Costituzione. Un nuovo discorso sul significato oggi di libertà, diritti, democrazia, uguaglianza. A Memos il giornalista Furio Colombo e lo scrittore Paolo Di Paolo.
Memos di lunedì 04/12/2017
Paura, rabbia, rancore. L’Italia, un paese intrappolato nell’interregno dell’incertezza. L’ascensore sociale è sbloccato, ma si muove solo verso il basso. E’ un pezzo della fotografia del paese contenuta nel rapporto Censis 2017 presentato la settimana scorsa a Roma. Memos ne ha parlato oggi con i sociologi Aldo Bonomi e Carlo Bordoni.
Memos di giovedì 30/11/2017
Fascismi, sconfiggiamoli a casa nostra. Cosa ha reso “plausibile il discorso fascista”? Dal bagnino di Chioggia all’irruzione contro l’associazione “Como Senza Frontiere”. A Memos gli storici Luca Baldissara e Adriano Prosperi.
Memos di mercoledì 29/11/2017
Sfruttamento e riscatto. Le parole della protesta degli studenti e dei ricercatori. Contro l’alternanza scuola lavoro e per la liberazione delle istituzioni pubbliche della formazione. La settimana scorsa ci sono stati cortei in diverse città italiane, altri se ne annunciano per il prossimo 16 dicembre. Per quel giorno il ministero dell’istruzione ha convocato gli “Stati Generali dell’Alternanza”. Che idea della formazione c’è dietro la pratica dell’alternanza scuola-lavoro? E soprattutto quale idea di lavoro risulta da queste pratiche? Perchè in Italia si disinveste dalla ricerca e si lascia la crescita e lo sviluppo nelle mani degli incentivi fiscali, anziché degli investimenti? A Memos oggi ne abbiamo parlato con Giacomo Cossu (Rete della Conoscenza), Franscesco Sylos Labini (fisico, ricercatore e presidente di Roars) e Gianfranco Viesti (economista e curatore della ricerca sugli atenei italiani “L’Università in declino”). La trasmissione si è conclusa con Maria Silvia Fiengo, editrice (Lo Stampatello), che ha raccontato l’iniziativa “Mille libri in omaggio alle scuole”.
Memos di martedì 28/11/2017
Bitcoin, quanto può far male se scoppia la bolla digitale? La moneta virtuale Bitcoin è oggetto di una sfrenata corsa speculativa. In un anno il suo valore è cresciuto del 900%. Un bitcoin vale oltre 8 mila dollari. Difficile calcolarne l’aumento di valore rispetto ai 0,00076 dollari che valeva un bitcoin nel 2009, all’atto della sua nascita digitale. Di bitcoin, del mondo digitale di cui fanno parte, Memos oggi ne ha parlato con l’economista Luca Fantacci, dell’università Bocconi (co-autore di “Per un pugno di bitcoin”, Bocconi Editore, 2016), e con l’avvocato Emanuele Florindi, esperto di diritto informatico (“Deep web e bitcoin”, Imprimatur, 2016). Ospite della trasmissione, ma per parlare della proposta di “moneta fiscale”, anche il giornalista economico Enrico Grazzini.
Memos di lunedì 27/11/2017
“Stati Generali della lotta alle Mafie”, si sono svolti a Milano la settimana scorsa. Organizzati dal ministero della giustizia, hanno partecipato decine di ospiti (studiosi, magistrati, giornalisti, sindacalisti, attivisti del movimento antimafia). La due giorni milanese è stata la parte conclusiva di un lavoro durato un anno e suddiviso in diversi tavoli di lavoro. E’ stato un bilancio dell’attività di contrasto alle mafie e delle analisi sulle mafie. Memos oggi ha ospitato il sociologo Nando dalla Chiesa (coordinatore della sessione sulle associazioni e i movimenti antimafia) e ha riproposto parti degli interventi dei magistrati Giuseppe Pignatone, Giovanni Melillo, Roberto Scarpinato e Nicola Gratteri.
Memos di giovedì 23/11/2017
Contro l’intreccio Mafie&Politici. Una parziale cassetta degli attrezzi per combattere la mafia: rifiutare i voti dei mafiosi, scegliere candidature trasparenti, formare gli amministratori pubblici. A Memos, nella giornata di apertura a Milano degli “Stati Generali della Lotta alle Mafie” ne abbiamo parlato con Davide Mattiello, deputato del Pd e membro della Commissione parlamentare Antimafia, e Pierpaolo Romani, coordinatore di Avviso Pubblico. Memos oggi ha ospitato anche il racconto di Giuseppe Lavorato, 79 anni, ex sindaco di Rosarno, una vita passata a combattere la ‘ndrangheta, che dopodomani sarà a Milano a presentare il suo libro “Rosarno. Conflitti sociali e lotte politiche in un crocevia di popoli, sofferenze e speranze” (Città del Sole Edizioni, 2016).
Memos di mercoledì 22/11/2017
Germania, zero. Italia, zero. Merkel e le trattative fallite per formare il nuovo governo. Per ora, non si vede una via d’uscita allo stallo politico in Germania, tra consultazioni, governi di minoranza, elezioni anticipate. La crisi politica tedesca rischia di assomigliare a quella italiana? A Memos Christiane Kohl, scrittrice e giornalista, per anni corrispondente dall’Italia del settimanale Der Spiegel; e Michael Braun, corrispondente da Roma del quotidiano Tageszeitung di Berlino. Ospite anche Fausto Pellecchia, analista e commentatore della politica italiana ed europea sulle pagine online di Micromega.
Memos di martedì 21/11/2017
Quando l’articolo 18 sopravvive al Jobs Act. Il caso Almaviva, l’azienda dei call center, con i 153 lavoratori reintegrati dopo i licenziamenti illegittimi e grazie alle vecchie norme dello Statuto dei Lavoratori. A Memos Lorenzo Fassina, responsabile del dipartimento giuridico della Cgil, e Domenico Tambasco, avvocato del lavoro. A cosa doveva servire il Jobs Act? Aumentare l’occupazione e favorire il lavoro stabile, sosteneva il governo tre anni fa. Un bilancio di quelle norme con Michele Raitano, economista dell’università La Sapienza di Roma.
Memos di lunedì 20/11/2017
I diritti dell’infanzia, la scuola e “la lettera sovversiva” di don Milani. Nella Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza Memos ha ospitato il giurista dell’Università Cattolica di Milano Ennio Codini che commenta una ricerca della Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multiculturalità) sulla presenza crescente in Italia di minori stranieri non accompagnati; Fosca Nomis, responsabile relazioni istituzionali di Save The Children, presenta l’VIII Atlante dell’infanzia a rischio sul rapporto tra disuguaglianze socio-economiche e scuola. Infine Memos ha ospitato anche la storica Vanessa Roghi autrice di “La lettera sovversiva. Da Don Milani a De Mauro” (Laterza, 2017).
Memos di giovedì 16/11/2017
Clima, preoccupati ma divisi sul futuro del pianeta, soprattutto gli europei. A Bonn è in corso Cop23, la conferenza annuale dell’Onu sul cambiamento climatico. L’appello dei 15 mila scienziati di 184 paesi a fare in fretta rischia di cadere nel vuoto. Con gli Stati Uniti che si sono sfilati dall’accordo di Parigi del 2015 e i paesi europei divisi è difficile che si facciano passi in avanti. Memos ne ha parlato oggi con Roberto Della Seta, co-presidente della Fondazione Europa Ecologia, e Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club. Ospite della puntata di oggi anche Ugo Mattei, giurista attivo nel movimento europeo dei beni comuni, autore insieme al fisico di fama internazionale Fritjof Capra di “Ecologia del diritto” (Aboca, 2017), come il diritto può contribuire ad affrontare la sfida del cambiamento climatico.
Memos di mercoledì 15/11/2017
Europa, prima gli armamenti e poi la democrazia. Firmato l’accordo tra ministri degli esteri e della difesa per avviare la cooperazione rafforzata sulla difesa militare comune. Sono 23 i paesi dell’Unione coinvolti (i non firmatari sono Danimarca, Portogallo, Irlanda, Malta e Gran Bretagna). L’accordo dovrà essere approvato dai leader di governo europei a dicembre. L’Europa che non riesce a rafforzare il processo democratico comune (l’unione politica) si avvia ad avere una difesa militare comune. Il paradosso francese, dal no di De Gaulle al sì Macron. Gli effetti sull’industria militare europea. I nuovi scenari della geopolitica continentale. A Memos ne hanno parlato Beda Romano, corrispondente del Sole 24 Ore da Bruxelles e Francesco Strazzari, docente di relazioni internazionali alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Sull’industria militare europea Fabrizio Coticchia, docente relazioni internazionali all’università di Genova: pace, conflitti, sicurezza internazionale sono le sue principali aree di studio.
Memos di martedì 14/11/2017
Riciclaggio legalizzato: dai paradisi fiscali alla deregulation societaria. Londra, la grande lavanderia del denaro sporco. Dai Paradise Papers alle mafie globali. A Memos ne abbiamo parlato con il giornalista del Sole 24 Ore Angelo Mincuzzi, in particolare di Londra e di quelli che Transparency International definisci nel suo ultimo rapporto i “nascondigli a cielo aperto” (“hiding at plain sight”). Sui Paradise Papers il racconto di Paolo Biondani, giornalista dell’Espresso, uno dei cronisti del Consorzio internazionale di giornalismo investigativo che ha rivelato centinaia di documenti su operazioni e società offshore di politici e super-ricchi globali.
Memos di lunedì 13/11/2017
Barcellona e Varsavia, capitali d’Europa. Fa più paura l’indipendentismo catalano o la secessione religiosa e nazionalista polacca? Due manifestazioni, sabato scorso, ci hanno ricordato i termini della questione. A Barcellona, in centinaia di migliaia sono scesi in piazza per chiedere la liberazione dei dirigenti indipendentisti arrestati. A Varsavia, decine di migliaia hanno partecipato ad un corteo che chiedeva “una Polonia bianca”, “una Polonia pura”. Catalogna, Spagna, Polonia. A fronte di quest’Europa i principali leader di governo del continente sembrano preoccuparsi soprattutto della tenuta dei confini in Spagna che non della democrazia in Polonia. Perchè? Memos ne ha parlato con Wlodek Goldkorn, giornalista e scrittore, per anni responsabile delle pagine culturali dell’Espresso. Ospiti di oggi anche Lorenzo Marsili, scrittore e membro del gruppo dirigente del movimento “Diem25” dell’ex ministro greco Varoufakis; e ..Alessandro Somma, professore di Diritto comparato all’università di Ferrara, già ricercatore al “Max Planck Institute” di Francoforte per la storia del diritto europeo.
Memos di giovedì 09/11/2017
Ostia, la periferia e il degrado della politica. I fascisti di Casapound e i clan delle mafie locali. Violenze e intimidazioni nel vuoto del governo di una città. A Memos Leonardi Bianchi, giornalista di Vice Italia, e Mattia Diletti, ricercatore di scienza politica all’università La Sapienza di Roma. Ospite anche lo storico Piero Bevilacqua sul fascismo strisciante del sindaco di Affile, Ercole Viri, dopo la condanna per il sacrario al gerarca fascista Graziani.
Memos di mercoledì 08/11/2017
Viaggio in Italia. E’ il resoconto di un diario di viaggio, scritto a più mani, attraverso l’Italia. A promuoverlo e a raccoglierlo è stata la rivista “il Mulino”, storica rivista bolognese di cultura e di politica. A Memos il vicedirettore della rivista Bruno Simili e l’economista Gianfranco Viesti. La tappa romana di questo viaggio è stata curata dal sociologo Vittorio Martone, dell’università di Napoli. Martone è autore di “Le mafie di mezzo” (Donzelli, 2017), una ricerca sui gruppi della criminalità organizzata a Roma. A Memos il sociologo ci racconta della coabitazione tra la destra neofascista di Casapound ed esponenti delle famiglie criminali, in particolare nel municipio di Ostia.
Memos di martedì 07/11/2017
Voto, non voto. Il test delle elezioni in Sicilia. Quello di domenica scorsa non è stata solo una prova per i partiti e i candidati presidenti, ma anche per la solidità della democrazia in Italia. La partecipazione dei cittadini alle elezioni ne è una misura. E il voto in Sicilia ha confermato la tendenza all’astensione dal voto di più della metà dell’elettorato. Come interpretarla? A Memos ne abbiamo parlato con lo storico Luca Alessandrini (Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna) e il politologo Fabio Bordignon (politologo dell’Università di Urbino). Legge elettorale e partecipazione al voto è stato poi l’altro tema della puntata di oggi. Ospite: il costituzionalista dell’Università di Pisa Andrea Pertici.
Memos di lunedì 06/11/2017
Le 26 ragazze nigeriane morte nel Mediterraneo. I loro corpi sono sbarcati ieri a Salerno. La loro fuga dall’inferno nigeriano a quello della prostituzione in Europa. A Memos ne hanno parlato Marco Russo, direttore della Caritas di Salerno e Raffaela Milano, direttrice programmi Italia-Europa di Save The Children. L’ultima tappa del viaggio delle 26 donne era partita dalla costa libica di Zwara. La Libia delle milizie, degli accordi con il governo italiano per bloccare i migranti. Andrea Varvelli, direttore Programma Nord Africa dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), ci ha aggiornato sugli ultimi sviluppi della situazione in quel paese.
Memos di giovedì 02/11/2017
Paesaggio abusivo, l’Italia del consumo di suolo. La settimana scorsa a Roma si sono svolti gli “Stati Generali del Paesaggio”, organizzato dal ministero dei Beni Culturali. Abusivismo, consumo di suolo, cemento, abbandono delle campagne sono stati alcuni dei temi. A Memos ne abbiamo parlato con Michele Munafò, responsabile dell’area territorio dell’Ispra che ha fornito i dati sulla cementificazione in Italia; dati commentati dalla presidente di Legambiente, Rossella Muroni. La trasmissione di oggi si è aperta con un racconto di Paolo di Paolo, scrittore e giornalista, sul paesaggio anomalo di Piazza del Popolo a Roma, con il restauro “asimmetrico” delle cupole gemelle di Santa Maria in Montesanto e Santa Maria dei Miracoli.
Memos di martedì 31/10/2017
Guerra per banche, Renzi lacera il Pd nella campagna contro il governatore della Banca d’Italia Visco. Dopo la dura mozione del Pd alla Camera contro Visco, venerdì scorso quattro ministri renziani (Boschi, Lotti, Del Rio e Martina) non hanno partecipato al consiglio dei ministri che doveva rinnovare l’incarico al governatore Visco. Perchè Renzi ha consumato un duro strappo con Gentiloni e Mattarella su Visco? Ne abbiamo parlato oggi a Memos con il politologo Piero Ignazi e i giornalisti Gianni Dragoni (Sole 24 Ore) e Giorgio Meletti (Fatto Quotidiano).
Memos di lunedì 30/10/2017
Elezioni in Sicilia, un voto nazionale. Domenica 5 novembre quattro milioni e mezzo di siciliani (quasi un decimo di tutto l’elettorato italiano) sono chiamati alle urne per eleggere i deputati all’Assemblea regionale e il presidente della regione. Il menu della campagna elettorale: coalizioni di interesse (come quella di destra dove Berlusconi si lamenta del “suo” candidato presidente Musumeci), liste di impresentabili, divisioni d’ordinanza a sinistra (Pd da un lato con Micari, Mdp e Sinistra Italiana dall’altro con Fava), Grillo ambiguo sulla mafia con un’improponibile “prima la mafia aveva una sua morale”. A Memos ne abbiamo parlato con il politologo Roberto Biorcio, la senatrice di Mdp Lucrezia Ricchiuti della Commissione Antimafia e i giornalisti Lirio Abbate (Espresso) e Antonio Roccuzzo (Tg La7, storico membro della redazione de “I Siciliani” di Pippo Fava).
Memos di giovedì 26/10/2017
Il biotestamento, una legge di civiltà che come altre – ad esempio quella sulle nuove cittadinanze – è bloccata in Parlamento. Ne abbiamo parlato con la segretaria dell’Associazione “Luca Coscioni”, Filomena Gallo. A Memos stasera abbiamo anche parlato della “rivoluzione demografica” in corso in Italia: l’invecchiamento progressivo della popolazione. Ospiti: l’antropologo Marco Aime e il demografo Gian Carlo Blangiardo.
Memos di mercoledì 25/10/2017
Si allarga la “macchia nera” sulla cartina d’Europa. Dopo Polonia e Ungheria, anche la Repubblica Ceca ha il suo leader di estrema destra, xenofobo. In Austria il popolare ultra-conservatore Kurz tratta con l’erede di Haider, Christian-Heinz Strache, per formare il governo di Vienna. A Berlino, ieri, nella seduta inaugurale del parlamento tedesco hanno dovuto cambiare in fretta e furia il regolamento per evitare che fosse un negazionista dichiarato della Shoah a tenere il discorso di apertura. E’ il risultato del boom di voti per l’Afd, il partito di estrema destra tedesco, terzo gruppo in parlamento e, per caso, anche con il deputato più anziano, Wolfgang Von Gottfried. Sarebbe stato proprio lui ad aprire la seduta al nuovo Bundestag. Di questo “filo nero” che lega un parte dell’Europa ne abbiamo parlato oggi a Memos con il sociologo Carlo Bordoni (autore di “Stato di Crisi”, Einaudi 2015, scritto con il grande sociologo Zygmunt Baumann, e di “Fine del mondo liquido”, Saggiatore 2016) e lo storico e politologo Marco Revelli (“Populismo 2.0”, Einaudi 2017).
Memos di martedì 24/10/2017
Al processo di Palermo sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia si torna a parlare di Berlusconi. Nelle intercettazioni finite tra le carte del processo il boss Giuseppe Graviano parla o meno di “Berlusca” (questa l’espressione usata da Graviano)? La procura palermitana ne è certa, ma la difesa di Dell’Utri si oppone. A Memos oggi ospite il giornalista del Fatto Quotidiano Marco Lillo e l’avvocato Alfredo Galasso, legale di parte civile in numerosi processi di mafia.
Memos di lunedì 23/10/2017
Il referendum consultivo in Lombardia e Veneto. “Aiutiamoci a casa nostra” è il vero principio dei presidenti leghisti Zaia e Maroni. Il leader veneto, ancora oggi, ha detto: “Chiediamo i nove decimi delle tasse”. E’ la storia del residuo fiscale, l’avanzo tra entrare e uscite delle singole regioni. Zaia vuole che le “tasse pagate dai veneti” restino a casa loro, e cioè in Veneto. Un obiettivo non percorribile, attraverso la Costituzione in vigore. Eppure viene ancora agitato, anche a seggi chiusi. A Memos oggi ne abbiamo parlato con Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, con Paolo Feltrin, politologo dell’Università di Trieste e con Fabrizio Tuzi, coordinatore del Dipartimento scienze umane e sociali del CNR.
Memos di giovedì 19/10/2017
Banche, Renzi a strascico contro la Banca d’Italia. La mozione della discordia del Pd contro il governatore Visco e i suoi critici. A Memos ne abbiamo parlato con Carlo dell’Aringa, deputato Pd e membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche ; e Stefano Fassina, deputato del gruppo “Sinistra Italiana Sel Possibile”.
Memos di mercoledì 18/10/2017
Settimo giorno di veleni nell’aria sopra i limiti di legge in Lombardia. A Pechino, primo giorno del Congresso del partito comunista cinese con il presidente Xi Jinping che ha definito la Cina uno dei principali soggetti della “sfida globale alla civilizzazione ecologica”. Due fatti, apparentemente lontani. Ma a tenerli uniti è il filo del cambiamento climatico e i modi per combatterlo. A Memos ne abbiamo parlato con Maria Grazia Midulla, responsabile clima e energia del Wwf Italia; Luca Mercalli, meteorologo; Giampiero Maracchi, climatologo all’università di Firenze; Andrea Goldstein, economista, ha lavorato all’Ocse e alla Banca Mondiale, oggi è direttore di Nomisma.
Memos di martedì 17/10/2017
Siamo fuori dal tunnel? L’economia italiana è in ripresa? Alcuni dati (dalla crescita del Pil al numero di occupati) potrebbero confermarlo. Ma dietro questi numeri ce ne sono altri (capacità produttiva, investimenti in capitale fisico, salari, ore lavorate) che indicano un quadro più fosco. La manovra del governo Gentiloni quanto aiuterà a portare l’economia italiana fuori dalla “stagnazione secolare"? A Memos ne abbiamo parlato con due economisti: Dario Guarascio e Gianfranco Viesti.
Memos di lunedì 16/10/2017
Austria, la corsa verso l’estrema destra fa vincere. Vince la destra dei popolari di Kurz, guadagnano voti gli eredi di Haider, i socialdemocratici restano fermi, ma anche per loro la svolta anti-immigrati ha pagato. Ne abbiamo parlato con la giornalista Andrea Affaticati. Cosa farà l’Europa se la destra nazionalista, xenofoba e razzista dell’Fpo di Strache entrerà nel governo a Vienna? Ci sono le condizioni perché si ripeta il moto di protesta di diciasette anni fa? Nel febbraio del 2000, quando nel governo guidato dal popolare Schussel entrarono gli uomini di Haider, i paesi dell’Unione Europea di allora decisero sanzioni diplomatiche contro Vienna. A Memos gli storici Piervirgilio Dastoli e Alberto De Bernardi.
Memos di giovedì 12/10/2017
La legge elettorale “Renzi-Berlusconi”. Un patto per favorire chi si coalizza, indurre i “piccoli” partiti (soprattutto a sinistra del Pd, ma anche della destra) a non correre da soli, svantaggiare chi non sceglie alleanze (soprattutto M5S). Un patto pre-elettorale di ferro, che ha sventato le insidie dell’emendamento “anti-Berlusconi” e approvato il “salva Verdini”. A Memos ne abbiamo parlato con Alberto Vannucci, politologo, e Andrea Pertici, costituzionalista.
Memos di mercoledì 11/10/2017
L’Isis, le mafie italiane e i traffici comuni. Ne parla l’ex viceprocuratore nazionale antimafia Vincenzo Macrì. in un’intervista al giornalista e documentarista Ruben Oliva. Dice il magistrato calabrese, grande esperto di mafie: «La presenza delle mafie in Italia, che trafficano con i terroristi islamici, ci garantisce una relativa tranquillità rispetto agli attentati terroristici che invece hanno colpito altri paesi». Parole importanti che però non hanno avuto finora alcuna reazione, da quando la video-intervista è stata pubblicata sul Corriere.it il 24 settembre scorso. A Memos ne abbiamo parlato con Ruben Oliva e Davide Mattiello, deputato, fa parte del gruppo del Pd, membro della Commissione parlamentare antimafia.
Memos di martedì 10/10/2017
Catalogna, la brusca frenata del presidente Puigdemont: oggi ha proclamato l’indipendenza, ma contemporaneamente ne ha sospesi gli effetti aprendo al diaologo con Madrid. Ne abbiamo parlato con i nostri Emanuele Valenti, da Barcellona, e Giulio Maria Piantadosi, da Madrid. Ospiti a Memos anche Mauro Barberis, filosofo del diritto all’università di Trieste, e Ettore Siniscalchi, giornalista scrittore, curatore del blog “Cose iberiche”.
Memos di lunedì 09/10/2017
La “secessione” religiosa dall’Europa: in Polonia la Conferenza episcopale cattolica e il partito di governo (a Varsavia si governa con un monocolore) hanno organizzato una marcia di preghiera contro l’immigrazione “dai paesi non cristiani”. Simbolicamente le quattromila “zone di preghiera” sono state collocate lungo i 3 mila e 500 chilometri di confini. I media polacchi hanno scritto di una partecipazione di un milione di persone in tutto il paese. A Memos ne abbiamo parlato con Cristina Carpinelli, collaboratrice dell’Osservatorio Sociale Mitteleuropeo, membro del Comitato Scientifico del “Centro Studi Problemi internazionali”; e con Alberto Melloni, storico del cristianesimo all’Università di Modena-Reggio Emilia, titolare della cattedra Unesco sul pluralismo religioso e la pace dell’Università di Bologna. Ospite anche Franco Monaco, deputato del Pd, esponente del cattolicesimo democratico in Italia.
Memos di giovedì 05/10/2017
Lavoro impoverito, a cottimo, precario: dai voucher al lavoro a chiamata, al lavoro gratuito. “Non è lavoro, è sfruttamento”, sostiene l’economista Marta Fana nel suo ultimo libro, da oggi in libreria. Fana racconta le forme “moderne” dello sfruttamento, la loro somiglianza a quelle di un passato antico che torna. Non solo, ci sono anche le responsabilità politiche di chi ha attuato – da destra, ma anche da pezzi importanti della sinistra - “un progetto politico – scrive Fana – per consolidare il potere di una parte della società su un’altra”. A Memos oggi ospite anche Cristina Franceschi, della Fondazione “Roberto Franceschi”, che racconta un progetto della fondazione “per il diritto al lavoro”, realizzato con gli studenti di alcune scuole superiori di Milano.
Memos di mercoledì 04/10/2017
Catalogna, il re e l’indipendenza. La monarchia spagnola in linea con il governo Rajoy: Felipe VI – nel suo discorso di ieri sera – ha condannato il governo catalano per il referendum, ha ignorato le violenze della Guardia Civil di domenica scorsa e non ha parlato mai di dialogo. E’ stato raggiunto il punto di non ritorno nei rapporti tra Madrid e Barcellona? Il parlamento catalano voterà unilateralmente l’indipendenza, nonostante i catalani siano spaccati in due, tra favorevoli e contrari, sulla rottura con Madrid? Il governo Rajoy sospenderà l’autonomia catalana? Ospiti a Memos Luca Bellizzi, rappresentante in Italia del governo catalano, il nostro Emanuele Valenti, lo storico Giacomo Demarchi e il giornalista Ettore Siniscalchi.
#Marisicuri
Ti ricordi il 3 ottobre? Centinaia di persone in preda al mare: uomini, donne e bambini. 3 ottobre. Una data simbolo. L’occasione per ripensare alle conseguenze delle politiche di oggi verso chi insegue il sogno di una vita pacifica e serena. Una canzone, uno speciale. Voci che raccontano il mare e le sue tragedie. Una campagna per rivendicare mari sicuri per chi li attraversa...#marisicuri è promossa da Q Code Magazine, Codici, Naga, Radio Popolare, Festival dei Diritti Umani, Open Migration, l’Orchestra di Via Padova, Katsushiro perso nel bosco.
Memos di lunedì 02/10/2017
Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare.

Raffaele Liguori vi accompagna nel suo giro quotidiano di conversazioni.

Memos è andato in onda in onda sulle frequenze di Rp (e in streaming su radiopopolare.it)
Memos di giovedì 28/09/2017
Ndrangheta in Lombardia, la colonizzazione. Seconda puntata di Memos dedicata a questo tema dopo gli arresti di Seregno. La sottomissione della politica locale agli uomini legati ai clan, la ‘ndrangheta utilizzata come “agenzia di servizi” dalla politica, come ha raccontato la pm di Monza Luisa Zanetti. Ne abbiamo parlato oggi con Martina Mazzeo e Mattia Maestri, ricercatori dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università Statale di Milano. Nella parte finale della puntata abbiamo ospitato Marco Bersani, di Attac Italia, per parlare della campagna “Stop Fiscal Compact”.
Memos di mercoledì 27/09/2017
Ndrangheta in Lombardia, la colonizzazione. L’inchiesta delle procure di Monza e Milano, con l’arresto del sindaco forzista di Seregno Edoardo Mazza, conferma il radicamento profondo dei clan al nord. Le organizzazioni mafiose impongono un rapporto di sottomissione alle amministrazioni pubbliche. Il racconto sul caso Seregno della senatrice Mdp Lucrezia Ricchiuti, ex vicesindaca di Desio, che aveva denunciato due anni fa la presenza mafiosa a Seregno. Ospiti della puntata anche la consigliera comunale, ed ex sindaca di Corsico, Maria Ferrucci e il presidente della commissione consiliare Antimafia del Comune di Milano David Gentili.
Memos di martedì 26/09/2017
Grecia, il disastro provocato dall'austerità. Il consiglio dei ministri finanziari dell'Unione Europea ha chiuso ieri la procedura di infrazione per deficit eccessivo nei confronti del governo greco. A quale costo è avvenuto il "risanamento dei conti"? A Memos la testimonianza sui costi sociali dell'austerità di un medico di un ospedale pubblico di Atene, Giorgos Vichas. Ospiti anche il giornalista greco Dimitri Deliolanes e l'economista Vladimiro Giacché, presidente del CER (Centro Europa Ricerche).
Memos di lunedì 25/09/2017
Germania, l’ultimo giro alla cancelleria per Angela Merkel. Il suo partito, la Cdu, è arrivato primo alle elezioni di ieri, ma non ha vinto. Ora Merkel deve trattare con verdi e liberali per formare un govrno, dopo la rovinosa caduta della Spd che ha deciso di passare all’opposizione e chiudere con la “grande coalizione”. Ospiti: Angelo Bolaffi, filosofo della politica e germanista; e Piero Ignazi che insegna Politica comparata e Politica estera dei paesi europei all’Università di Bologna.
Memos di giovedì 21/09/2017
Stati di eccezione, Catalogna e Spagna. Lo scontro tra i governi di Madrid e Barcellona sul referendum per l’indipendenza catalana. Intervista a Luca Bellizzi, delegato del governo catalano in Italia. Ospiti della puntata: Adriano Prosperi, storico, professore emerito di storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa; e Piervirgilio Dastoli, storico dell’integrazione europea e presidente del Consiglio italiano del Movimento Europeo.
Memos di mercoledì 20/09/2017
Fuga dalla ‘ndrangheta. Il riscatto delle donne dalla violenza delle famiglie mafiose. Storie di liberazione. Con Sabrina Garofalo, sociologa dell’Università della Calabria di Cosenza e Niccolò Zancan, inviato del quotidiano La Stampa.
Memos di martedì 19/09/2017
Banche, stenta a partire la commissione parlamentare di inchiesta sui “salvataggi” di Mps, Etruria e banche venete. Chi frena la ricerca della verità sui 20 miliardi di euro spesi per non farle fallire? Ospite il giornalista Gianni Dragoni (Sole 24 Ore e Servizio Pubblico). Intervista a Carlo dell’Aringa, deputato Pd e membro della commissione.
Memos di lunedì 18/09/2017
Il fascismo senza regime, da Salvini al bagnino di Chioggia. Con lo storico Giovanni De Luna e il giornalista-scrittore Christian Raimo.
Stefano Rodotà, la lezione di una vita
Diritto e diritti, proprietà e beni comuni, democrazia e nuove tecnologie, diritto corpo e amore, costituzione e internet. ..E’ la lezione civile e politica del professor Stefano Rodotà. Per ripercorrerla, ad una settimana dalla sua morte, Memos ha ospitato oggi Ugo Mattei e Juan Carlos De Martin. Due persone legate a Rodotà da una stima reciproca. Mattei, giurista dell’Università della California e dell’Università di Torino, ha condiviso con Rodotà la campagna sull’«acqua bene comune» che portò ai referendum del 2011. De Martin è ingegnere informatico del Politecnico di Torino, condirettore del Centro NEXA su Internet e Società, un centro di cui il professor Rodotà è stato uno dei garanti.
“Centrosinistra unito, ma solo per condividere politiche comuni”. Intervista con Sergio Cofferati
«Che stare insieme sia meglio che stare separati è un’ovvietà. Però per stare insieme bisogna condividere delle proposte di merito». Lo ha detto a Memos Sergio Cofferati, deputato europeo del gruppo dei Socialisti e Democratici anche se dal 2015 non è più iscritto al Pd. Cofferati, già sindaco di Bologna (2004-2009) e prima ancora segretario generale della Cgil (1194-2002), ha attraversato la storia politica del centrosinistra di questi ultimi vent’anni. E oggi ragiona anche del suo futuro. «Trovo stucchevole nella discussione di queste settimane, ancora adesso dopo i risultati elettorali – dice l’ex leader della Cgil - il politicismo che porta ad interrogarsi se il centrosinistra debba essere largo o stretto. La mia domanda, che è quella che tante persone mi fanno, è: stare insieme per fare cosa? Io vorrei che si discutesse di questo. Faccio degli esempi: penso che una forza di sinistra che considera il lavoro un valore sociale debba NON fare il Jobs Act. E quindi il Jobs Act va abolito. Se si è d’accordo, poi discutiamo insieme sul come fare. Altro esempio: la legge sulla “buona scuola” va modificata radicalmente; sulle tasse hanno introdotto la “flat tax”, io vorrei una progressività nell’imposizione fiscale come c’era ai tempi del ministro Visentini (tra la metà degli anni ‘70 e gli ‘80, ndr). Vogliamo fare queste cose? Se sono condivise, discutiamo insieme come farle e allora c’è l’unione». Nell’intervista a Memos Sergio Cofferati parla del leader laburista britannico Corbyn, dell’Europa e del lavoro, dei principi dimenticati dalle politiche dei governi europei (Dichiarazione di Philadelphia del 1944, Carta dei diritti fondamentali dell’UE del 2000).
“C’era un’alternativa al regalo di stato per Banca Intesa”. Intervista a Stefano Fassina sul crack delle banche venete
C’era un’alternativa al regalo del governo a Banca Intesa? Le banche venete (Veneto Banca e Popolare di Vicenza) potevano essere “salvate” prima e in un altro modo? Il governo ha deciso domenica scorsa per decreto di aiutare con oltre 5 miliardi di euro l’unico soggetto che si è offerto per rilevare le banche venete. Si tratta del gruppo Intesa San Paolo che si prenderà la parte ripulita dai crediti spazzatura delle due banche (cioè sportelli, asset vari e parte del personale) pagando la cifra simbolica di un euro. ..Come si è arrivati al crack delle due banche? C’entra la crisi finanziaria internazionale oppure il dissesto dei conti dipende dalla malagestione dei due istituti di credito? A Memos ne abbiamo parlato con Stefano Fassina, deputato di Sinistra italiana e consigliere comunale a Roma, ex viceministro dell’economia nel governo Letta, economista. «Il governo – sostiene Fassina - poteva entrare con un suo fondo nel capitale delle due banche e prendersi non solo le parti della “bad bank” (i crediti inesigibili o incagliati), ma anche gli asset redditizi e fare un’operazione che sarebbe potuta diventare vantaggiosa per i contribuenti. Invece, il governo ha scelto una strada che regala la parte migliore di quelle banche a Banca Intesa, ha scelto una strada che ancora una volta privilegia gli interessi forti di questo paese».
Ballottaggi, alleanze in crisi per vincitori e vinti
E’ un lungo elenco di città passate da amministrazioni di centrosinistra a sindaci di centrodestra il risultato prevalente dei ballottaggi di ieri. Genova è stato il caso più eclatante. La grande città del nord, da sempre con giunte di tradizione di sinistra o progressista, è finita nelle mani di un sindaco, Marco Bucci, che durante la campagna elettorale ha promesso di amministrare la città “come un’impresa”. Una sconfitta pesante per il centrosinistra genovese che pure si è presentato in una versione larga: Pd, Mdp bersaniano ed ex Sel, una lista arcobaleno con i rappresentanti delle comunità immigrate e gli attivisti LGBT. Ma anche l’alleanza dei vincitori a Genova scricchiola. La coalizione che ha sostenuto il nuovo sindaco Bucci, la destra classica forzitalia-lega-fratelliditalia, già un minuto dopo la vittoria non è riuscita a nascondere le proprie crepe. Divisi tra i berlusconiani di Forzitalia soddisfatti, ma non raggianti, per la vittoria genovese, come l’ex ministra Gelmini. E gli altri, i “salviniani” di Forzitalia (con Toti, presidente della regione Liguria in prima linea) insieme ai leghisti ortodossi, a celebrare le tenebre dell’avvenire tracciate dal segretario del Carroccio: “Ci vuole una pulizia di massa, via per via, quartiere per quartiere” (Salvini a Recco, il 18 febbraio scorso). Memos oggi ha ospitato lo storico Luca Alessandrini, dell’Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna, e il vicedirettore della rivista “Il Mulino”, Bruno Simili. Con loro abbiamo parlato della vittoria “dimezzata” della destra, della sconfitta del centrosinistra allargato e del Pd di Renzi, del voto complessivo delle città medio-piccole nell’Italia dell’impoverimento sociale e dell’insicurezza.
L’Italia e la crisi, tra banche industria e lavoro a dieci anni dall’inizio della Grande Recessione
La “Grande Recessione” è iniziata dieci anni fa. Tutto cominciò negli Stati Uniti con la crisi dei mutui ad alto rischio, trasformati in titoli spazzatura e venduti a mani basse sui mercati finanziari. Il 19 luglio del 2007 l’allora capo della Fed, la banca centrale americana, Ben Bernanke ammise per la prima volta che la crisi dei subprime avrebbe “chiaramente provocato delle perdite”. Bernanke, durante un’audizione alla commissione bancaria del Senato statunitense, riportò alcune stime di queste perdite: tra i 50 e i 100 miliardi di dollari. Due anni dopo, nel 2009, le stime sui costi della crisi per le banche erano già diventate superiori di oltre 30 volte. A dieci anni di distanza dall’inizio della Grande Recessione negli Stati Uniti, qual è il conto pagato dall’Italia? Memos ha ospitato oggi lo storico Giuseppe Berta e la statistica sociale Linda Laura Sabbadini. A dieci anni da quel luglio del 2007 in Italia si parla ancora di banche. Banche travolte dalla crisi globale, ma anche in diversi casi dalla malagestione clientelare locale. Ieri è stata approvata definitivamente dal parlamento la Commissione d’inchiesta sul sistema bancario italiano. Montepaschi, Etruria, CariFerrara, CariChieti, Banca Marche sono alcune delle banche di cui la commissione dovrà occuparsi. Ma quello delle banche è solo uno degli aspetti della crisi di questi dieci anni. Gli altri riguardano l’industria italiana decimata, il lavoro parcellizzato tra stabili e precari, la società frammentata dalle disuguaglianze. E poi l’espansione, anche a causa della crisi, del potere economico delle organizzazioni mafiose. Proprio oggi ne ha parlato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti nella sua relazione annuale.
Maturità 2017, una prova d’appello per la scuola italiana
Dal “profitto vile che fulmina il pesce” del poeta livornese Caproni alla rivoluzione digitale e il suo rapporto con il lavoro; dall’Italia del boom economico degli anni Sessanta alla relazione tra progresso materiale e civile; dai disastri alle ricostruzioni. E’ la maturità 2017. Sono i temi su cui per un massimo di sei ore si sono esercitati oggi poco più di mezzo milioni di maturandi. La scuola italiana è stata capace di prepararli allo sviluppo di queste tracce? Agli studenti è stata insegnata la storia italiana fino agli anni Sessanta? Hanno letto le poesie di Caproni? Messa in questi termini, la maturità diventa una prova non solo per i singoli studenti, ma anche per la scuola italiana: un test d’appello sulla capacità dell’istituzione di preparare i giovani all’esame degli esami. Memos ha ospitato oggi due delle fonti utilizzate dal Miur per le tracce: lo storico Piero Bevilacqua, per il tema sull’Italia del boom economico, e il genetista Edoardo Boncinelli citato per il tema “progresso e civiltà”. Ospite a Memos anche Marco Rondina, studente di ingegneria informatica del Politecnico di Torino. Da Rondina ci siamo fatti raccontare cosa devono aspettarsi quegli studenti che, dopo la maturità, decideranno di iscriversi all’università (l’anno scorso sono stati 280 mila su 500 mila maturandi).
Corruzione e cittadini monitoranti contro il malaffare
“Anticorruzione pop. E’ semplice combattere il malaffare se sai come farlo”. E’ il titolo di un libro appena uscito per le edizioni del Gruppo Abele. E’ un libro sulla corruzione. Non parla però solo di corrotti e corruttori, ma di ciò che ciascuno di noi può fare. Noi, potenziali “cittadini monitoranti”. Il volume, scritto da Leonardo Ferrante e Alberto Vannucci, mette insieme analisi, modelli, riflessioni e proposte sul tema della corruzione. Con un obiettivo: sconfiggere il sistema del malaffare in Italia. Un sistema così diffuso “da mettere in discussione non solo la nostra convivenza, ma il nostro stesso stare al mondo”, ha scritto don Luigi Ciotti nella presentazione. Anticorruzione pop è anche una miniera di riferimenti bibliografici, con una vasta letteratura sulla corruzione citata di volta in volta nelle note al testo. I due autori sono stati ospiti oggi a Memos. Leonardo Ferrante è referente nazionale del settore “Anticorruzione civica e cittadinanza monitorante” di Libera e Gruppo Abele. Alberto Vannucci, professore di scienza politica all’Università di Pisa. Dal 2010 coordina il Master universitario in “Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione”, costruito con Libera e Avviso pubblico.
Macron e la solida maggioranza di deputati e astensionisti
Le elezioni in Francia, ieri il secondo turno delle legislative. Ora l’era Macron può cominciare. Il partito del presidente della repubblica francese (En Marche) ha ottenuto una solida maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale, ma con una fragilissima partecipazione degli elettori. Soltanto il 43,4% degli elettori francesi è andato a votare (al primo turno solo il 50,2%). Le urne francesi hanno dato anche altre indicazioni: la destra gollista in parlamento ha quasi dimezzato la sua rappresentanza, il partito socialista si è frantumato (da 280 ad una quarantina di seggi); la sinistra di Melenchon ha quasi triplicato i seggi (da 10 a 27), ma è molto al di sotto dei voti che il suo leader aveva preso al primo turno delle presidenziali. Infine la destra xenofoba e nazionalista del Front National (da 2 a 7 seggi) con Marine Le Pen che entra per la prima volta in parlamento. Cosa farà Macron? Quali politiche proporrà per uscire dalla crisi? Molto è già stato annunciato durante i lunghi mesi di campagna elettorale, a partire dal tema del lavoro su cui Macron sembra voler proseguire la già contestata linea della “loi travail” di Hollande-Valls. Ma ora Macron è atteso alla prova delle decisioni. Sarà un Macron in continuità con le politiche di questi anni o di rottura? Memos ha ospitato oggi l’economista e sociologo dell’Università Cattolica di Milano, Mauro Magatti; e il politologo Marco Revelli dell’Università del Piemonte Orientale...«Su Macron ci sono indicazioni frammentarie e interpretazioni diverse», racconta a Memos il professor Magatti. «La sua è una figura emersa ad una velocità strabiliante. C’è chi pensa che Macron possa essere solo il continuatore della politica economica di questi ultimi anni, rappresentante del mondo della finanza, degli interessi francesi. C’è anche chi pensa, invece, che il nuovo presidente possa essere capace di iniziative più coraggiose, di aprire una svolta storica in Francia e in Europa. Credo – conclude Mauro Magatti - che siamo davanti ad un grande punto interrogativo». Per il politologo Marco Revelli «Macron rappresenta sicuramente una rottura. La Quinta Repubblica, nata tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio dei ‘60, è finita», sostiene Revelli. «Nasce oggi una nuova repubblica che non ha una propria costituzione. E’ questo il primo dato che emerge dalle elezioni. Il secondo è che Macron è un sovrano senza contrappesi in parlamento. La maggioranza assoluta che ha conquistato, con la sua lista En Marche e quella dei MoDem, è straripante. Tuttavia, questa maggioranza non corrisponde alla maggioranza sociale nel paese. Il livello altissimo di astensione, che sfiora il 60%, crea un problema di legittimazione. Ci si attende ciò che i francesi chiamano “il terzo turno”, quello che si gioca nelle piazze. Se non ci sono contrappesi istituzionali, l’unico contrappeso rimane la mobilitazione. E’ questa la grande incognita dell’autunno – conclude Marco Revelli - quando Macron dovrà tradurre in fatti il proprio programma. Un programma per certi versi socialmente “lacrime e sangue”».
Parlamento, leggi di fine stagione: processo penale approvato, cittadinanza in arrivo al Senato. Lista d’attesa per reato di tortura e codice antimafia
Si avvicina la fine della legislatura, al più tardi nel febbraio 2018. In alcuni casi l’approssimarsi delle elezioni sta accelerando i lavori del Parlamento. Progetti chiusi nei cassetti delle commissioni parlamentari da mesi, tornano in aula. Uno di questi progetti a cui è stato messo l’acceleratore è quello che riguarda la modifica di alcune norme sul processo penale. Questioni importanti per un paese che ha un livello di corruzione e illegalità “sistemico”, come si dice in questi casi. ..Il progetto sul processo penale è stato approvato definitivamente ieri sera alla Camera, preceduto da un voto di fiducia. Il testo introduce alcune novità sul voto di scambio politico-mafioso, tempi della prescrizione e uso delle intercettazioni. A Memos oggi ne abbiamo parlato con Davide Mattiello, deputato del Pd, membro della Commissione parlamentare Antimafia. Con Mattiello abbiamo visto anche lo stato di altri due progetti di legge importanti che restano però ancora fermi in parlamento: le modifiche al Codice Antimafia e l’introduzione del reato di tortura. ..Un altro testo che oggi arriva al Senato è quello sulla cittadinanza italiana. Un progetto che permetterà di superare, anche se solo in parte, i molti limiti della normativa attuale. Se verrà approvato, in Italia comunque non ci sarà l’introduzione dello “ius soli”, e cioè l’automatica acquisizione della cittadinanza italiana da parte dei figli di cittadini stranieri come conseguenza della nascita in Italia. Il progetto di legge in discussione al Senato prevede solo una forma “temperata” dello ius soli, cioè con alcuni limiti rispetto alle legislazioni dove quel diritto è pieno (dagli Stati Uniti al Canada, dall’Argentina al Brasile). A Memos ne abbiamo parlato con Ennio Codini, giurista dell’Università Cattolica di Milano, consulente della Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità)
Università, più matricole e meno soldi
Tra una settimana, il 21 giugno, iniziano gli esami di maturità. Sono 505 mila gli studenti coinvolti. Passata l’estate, più della metà di loro si iscriverà in una delle università italiane. Almeno così dicono i dati riferiti al passato. Gli ultimi del Miur del 2016 parlano di 283 mila matricole. Il 2016 è stato un anno di ripresa delle iscrizioni all’università, dopo anni di declino. Resta comunque lontano il record assoluto del 1993 quando furono 360 mila i nuovi iscritti. Da che tipo di università saranno accolte le future matricole? Non certo da un’istituzione florida, se si pensa ad esempio ai tagli dei finanziamenti pubblici di questi ultimi anni. Memos ha chiesto oggi a Francesco Sylos Labini e Gianfranco Viesti una descrizione dello stato di salute dell’università italiana, in particolare di quella pubblica. Sylos Labini è un fisico teorico, tra i fondatori dell’associazione ROARS che si occupa di valutazione e politiche della ricerca. Autore di “Rischio e Previsione. Cosa può dirci la scienza sulla crisi” (Laterza, 2016). Gianfranco Viesti, economista dell’Università di Bari, ha curato un volume scritto a più mani dal titolo “Università in declino” (Donzelli, 2016).
Clima, economia sostenibile, dignità del lavoro
Il vertice dei ministri dell’Ambiente del G7 di Bologna si è concluso come da copione: la dichiarazione finale non porta la firma dell’amministrazione Trump sui capitoli specifici che riguardano il clima e gli accordi di Parigi del 2015. Trump o non Trump, negli Stati Uniti grandi aziende multinazionali (da Apple a Exxon) e stati (in testa la California) si stanno muovendo comunque verso le fonti rinnovabili. Un movimento planetario che richiede un nuovo modello di sviluppo. Un sistema economico sostenibile in cui il rispetto della dignità del lavoro sia una delle componenti fondamentali. Di questi temi hanno parlato oggi a Memos Leonardo Becchetti e Gianni Silvestrini. Leonardo Becchetti è un economista che insegna all’Università “Tor Vergata” a Roma. E’ membro del Comitato Etico di “Etica Sgr”, fondo di investimento del gruppo Banca Popolare Etica. Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club. Il Kyoto Club è un'organizzazione non profit, costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali, impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti contenuti nel Protocollo di Kyoto e nell'Accordo di Parigi del dicembre 2015.
Voto per i sindaci, astensionismo crescente
La partecipazione in Italia alle elezioni dei sindaci si riduce sempre di più. E il voto di ieri in oltre mille comuni lo conferma. L’affluenza ieri è stata complessivamente del 60,07 rispetto alle 66,85% di cinque anni fa. «E’ così dal 1993, da quando fu introdotto l’attuale sistema elettorale nei comuni», ci dice Marco Valbruzzi, ricercatore dell’Istituto Cattaneo di Bologna. Valbruzzi ha raccontato a Memos i dati disaggregati della partecipazione al voto di ieri: l’affluenza cala in tutte le regioni, il calo è maggiore nelle regioni del nord rispetto al sud. Per i sindaci, in genere, la partecipazione al sud è maggiore rispetto al nord. L’Emilia Romagna è la regione dove ieri c’è stato il calo maggiore dell’affluenza (-10,99%), mentre la Liguria è quella in cui si è votato di meno (solo il 50,63%). Ospite oggi a Memos anche il politologo Piero Ignazi che ha analizzato il voto italiano: da quello per il M5S a quello per le coalizioni “tradizionali” (centrosinistra e centrodestra). ..Il professor Ignazi ha poi commentato alcuni dei dati emersi dal primo turno delle politiche francesi: l’affermazione del movimento En Marche! del presidente Macron e, soprattutto, il tracollo del partito socialista che, insieme all’insuccesso della France Insoumise di Melenchon, ha segnato il voto a sinistra.
Il conto salato della manovra d’autunno
In mezzo al guado: tra il tramonto definitivo dell’accordo sulla legge elettorale e l’ipotesi di elezioni anticipate. ..Qualunque sia l’esito dello scontro di queste ore tra Pd e M5S, dopo che anche oggi alla Camera si sono fatti rivedere i franchi tiratori, il prossimo ottobre arriverà «una manovra difficile». Lo dice a Memos la senatrice Maria Cecilia Guerra, presidente del gruppo Articolo1-Mdp. La senatrice Guerra ci ha dato alcune anticipazioni sull’entità della prossima legge di stabilità. Ospite della puntata di oggi anche l’economista della Luiss di Roma, Marcello Messori. Come votano i mercati finanziari? Per le elezioni anticipate o per Gentiloni in carica fino al 2018? «Gli investitori non vogliono l’incertezza», racconta Messori. Si rischia allora un nuovo “agosto nero” per i titoli di stato italiani, come quello del 2011? «Questo rischio c’è» sostiene Messori. «Temo – prosegue - che vi siano elevate probabilità che si concretizzi qualora il livello politico-istituzionale del nostro paese non sia in grado di dare segnali chiari. Il segnale più chiaro – sostiene l’economista della Luiss - sarebbe quello di votare alla scadenza naturale della legislatura, consentendo all’attuale governo di varare una legge di bilancio conforme agli impegni che l’Italia ha assunto con il Def (Documento di economia e finanza, ndr) e con l’Europa».
“Teheran, l’attentato che rischia di infiammare il Medioriente”
“Un attentato inedito per l’Iran che rischia di infiammare tutto il Medio Oriente”. Lo ha detto oggi a Memos Pejman Abdolmohammadi, docente di Relazioni internazionali del Medio Oriente all’Università di Genova e alla London School of Economics. La puntata di oggi di Memos ha seguito, insieme a Chawki Senouci, gli aggiornamenti sugli attentati di questa mattina nella capitale iraniana Teheran. Gli attacchi, rivendicati dall’Isis, hanno colpito il parlamento iraniano e il Mausoleo di Khomeini. ..Il professor Abdolmohammadi ha analizzato soprattutto gli aspetti interni iraniani, relativi alla sicurezza, alle ipotesi sull’identità – al momento ancora sconosciuta – degli attentatori, alle conseguenze sugli equilibri di potere nel paese del presidente Hassan Rohani. ..Ospite a Memos anche il direttore dell’Ispi (Istituto di studi sulla politica internazionale) Paolo Magri. I rapporti tra gli Stati Uniti di Trump e le potenze regionali nell’area a partire dall’Arabia Saudita, l’avversione della Casa Bianca verso l’Iran, il recente “bando diplomatico” contro il Qatar, sono stati alcuni dei temi analizzati da Magri insieme a Chawki Senouci.
Elezioni, in città resistono le coalizioni. Domenica al voto per i sindaci in oltre mille comuni. Cresce l’ipotesi di elezioni anticipate a settembre: come sarà la campagna elettorale estiva?
Una campagna elettorale in piena estate. Un fatto inedito per l’Italia. Per ora è solo un’ipotesi. Un’ipotesi legata all’accelerazione dell’iter della nuova legge elettorale in parlamento e alla voglia di elezioni anticipate che si muoverebbe sull’asse Renzi-Grillo-Berlusconi. La data delle elezioni potrebbe essere quella del 24 settembre. In questo caso, se mai si arriverà allo scioglimento delle Camere ai primi di agosto, la campagna elettorale si svolgerebbe nel pieno dell’estate. Potrebbe cambiare qualcosa nelle strategie comunicative dei partiti il fatto che gli elettori saranno presi tra viaggi, sdraio, ombrelloni, scarponi, felpe oppure stanziali sotto la canicola urbana? Cosa dobbiamo aspettarci: confronti tv tra leader e niente di più? Che ruolo avranno i leader di partito se la legge elettorale sarà quel particolare tipo di “proporzionale” che sta per uscire dal parlamento? Memos lo ha chiesto oggi ad Alessandro Amadori, sondaggista, docente di psicologia, comunicazione e leadership politica alla Cattolica di Milano. In attesa che si capisca quanto consistente sia l’ipotesi del voto a settembre, di certo c’è che già domenica prossima, 11 giugno, sarà un’importante giornata elettorale. Si vota per i sindaci. Sono coinvolti 9 milioni e 200 mila elettori, un quinto del totale in Italia. ..Tra le 25 città capoluogo di provincia ci sono comuni importanti: da Genova a Palermo, dall’Aquila a Parma, Catanzaro, Taranto, Verona. E poi ancora Monza, Como, Sesto San Giovanni; Belluno e Padova. La Spezia, Piacenza, Gorizia, Trapani. Marco Valbruzzi, ricercatore dell’Istituto Cattaneo di Bologna, ha curato un’indagine sul comportamento dei partiti a livello locale in questa vigilia delle elezioni. Valbruzzi – ospite oggi a Memos - è arrivato ad una conclusione particolare, tra le altre della ricerca: mentre a livello nazionale si assiste “ad una progressiva disaggregazione degli schieramenti – è scritto nell’indagine dell’Istituto Cattaneo - nel contesto locale si osserva un comportamento dei partiti orientato alla creazione delle coalizioni”.
Legge elettorale, un proporzionale per quattro. L’accordo Pd, M5S, Forzitalia e Lega. Una guida critica al testo con Andrea Pertici.
Tira aria di elezioni anticipate, forse in autunno se non addirittura entro la fine dell’estate. A mettere il turbo all’ipotesi di scioglimento anticipato delle Camere è stato l’accordo raggiunto dai principali gruppi in parlamento su una nuova legge elettorale. Renzi (Pd), Grillo (M5S), Berlusconi (Forza Italia) e Salvini (Lega) si sono messi d’accordo su un sistema proporzionale, con uno sbarramento del 5% per i piccoli partiti, con liste bloccate e quindi senza preferenze e, infine, con un solo segno sulla scheda da dare alla lista o partito. Se l’accordo trasversale a quattro reggerà fino alla fine, potremo dire addio alle coalizioni pre-elettorali e rivedere esaltata la figura del leader di partito (anziché di coalizione) come kingmaker della campagna elettorale. Memos oggi ha ospitato il costituzionalista Andrea Pertici, dell’Università di Pisa. Con l’aiuto del professor Pertici abbiamo visto prima alcune questioni generali dei sistemi elettorali: la differenza tra rappresentatività e governabilità, tra proporzionale e maggioritario; tra collegi uninominali e liste (con preferenze o bloccate). Poi siamo entrati in alcuni dettagli del testo attualmente in discussione in parlamento: la scheda elettorale, la soglia di sbarramento, il criterio di assegnazione dei seggi. La puntata di Memos è una guida critica al testo attuale del progetto di legge elettorale. Sarà il testo definitivo? La risposta è nelle mani di Renzi, Grillo, Berlusconi e Salvini.
Memos di giovedì 01/06/2017
Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare.

Raffaele Liguori vi accompagna nel suo giro quotidiano di conversazioni.

Memos è andato in onda in onda sulle frequenze di Rp (e in streaming su radiopopolare.it)
“Il mondo, le reti di baci e i sassi”. Carlo Rovelli e il suo ultimo libro
Carlo Rovelli è un fisico, uno scienziato, un filosofo della scienza. Fa parte dell’Istituto Universitario di Francia e dell’Accademia Internazionale di Filosofia delle Scienze. E’ responsabile del Gruppo sulla gravità quantistica del Centro di fisica teorica dell’Università di Aix-Marsiglia. Rovelli è riuscito in questi anni in un’impresa straordinaria: riuscire a catturare l’attenzione, la curiosità, di centinaia di migliaia di persone – sparse in tutto il mondo – sulla scienza e sul pensiero scientifico. Il suo libro “Sette brevi lezioni di fisica”, pubblicato nel 2014, è arrivato nelle mani di oltre un milione di persone, tradotto in più di quaranta lingue. In questi giorni è uscito un nuovo libro di Carlo Rovelli, “L’ordine del tempo” (Adelphi). Il tempo è il soggetto più indagato e studiato da Rovelli nel corso della sua vita di scienziato. Ed è forse il soggetto più misterioso, come Rovelli scrive nelle prime pagine del suo libro. «Il tempo è un mistero – racconta Rovelli a Memos - perché più lo studiamo più ci accorgiamo che è diverso dall’idea usuale che ne abbiamo. Di più, il tempo appare misterioso perché si lega in modo molto stretto a tante altre cose che non capiamo. Cose diverse tra loro: la nascita dell’universo, la struttura dei buchi neri, il funzionamento del nostro cervello, la nostra coscienza individuale. Quasi tutti i problemi aperti oggi nella scienza hanno a che fare con la natura del tempo». Il tempo è l’esperienza fondamentale della nostra vita di esseri umani. “Siamo esseri fatti di tempo”, scrive Rovelli. Eppure, più si studia il tempo - sia nelle cose grandi dell’universo che in quelle piccolissime delle particelle - più non lo si trova tra le variabili che spiegano il mondo...Carlo Rovelli a Memos ripercorre i passaggi principali del suo libro: dalle acquisizioni scientifiche che hanno portato allo sfaldamento della nozione di tempo, alla descrizione del mondo senza tempo, fino alla parte conclusiva e “più originale” - dice Rovelli - in cui l'autore si interroga su “come da questo mondo senza tempo possa emergere la nostra sensazione del tempo”. Infine, il capitolo conclusivo “La sorella del sonno”, la morte. In un libro sul tempo, Rovelli parla in prima persona del "tempo finito". «Penso - racconta a Memos – che la serenità consista nell’accettare a fondo la nostra finitezza, limitatezza, la nostra comprensione solo parziale delle cose. La nostra prospettiva che siamo sul mondo è parziale, finita, è un evento che dura meno di un secolo. Allo stesso tempo è quella che ci apre il nostro essere, è quindi anche un regalo. Credo che accettare la finitezza fino in fondo sia anche la chiave per vivere questa vita con serenità, senza avere paura del buio. Anzi, il buio – conclude Carlo Rovelli - è quel vuoto dentro cui si apre la radura illuminata dal nostro cervello che pensa il passato, il presente, il futuro e quindi ci fa esistere».
"Europe first", la sfiducia di Merkel a Trump
A che gioco gioca la cancelliera tedesca Angela Merkel? Quale futuro immagina per l’Europa? E poi: Trump è un “nemico” del vecchio continente o degli interessi tedeschi? Le parole di Merkel pronunciate domenica scorsa a Monaco di Baviera, durante un comizio elettorale della dc bavarese, hanno aperto tutta una serie di interrogativi. Su quali siano le reali intenzioni della cancelliera, i suoi progetti sull’Europa e sulla futura collocazione internazionale della Germania. Cosa ha detto la cancelliera due giorni fa? “I tempi in cui potevamo fare pienamente affidamento sugli altri sono passati da un bel pezzo, questo l’ho capito negli ultimi giorni. Noi europei dobbiamo prendere il nostro destino nelle nostre mani”. Tradotto: Merkel non si fida degli Stati Uniti di Trump. E lo ha capito al G7 di Taormina nei giorni scorsi. L’Europa si dia da fare – e la Germania è già in prima fila – per disegnare il futuro dell’Unione. «Sono parole forti, evidentemente pesate. La cancelliera non è abituata a parlare a vanvera. “L’Europa deve fare da sé” è sicuramente un messaggio per un esercito europeo», ha detto oggi a Memos l’economista Vladimiro Giacché, presidente del Cer (Centro Europa Ricerche) di Roma. L’altro ospite della puntata di oggi è stato lo storico e politologo, Gian Enrico Rusconi, studioso da anni della Germania. «Da quelle parole di Angela Merkel – racconta il professor Rusconi - emerge una totale identificazione della Germania con l’Europa. Merkel si è attribuita una nuova legittimità a parlare a nome dell’Europa. Secondo me i tedeschi hanno capito che devono abbandonare quella che fino a qualche settimana fa si chiamava austerità. Hanno colto, quasi istintivamente, la grande occasione costituita dal “nemico” (per modo di dire) Donald Trump. In questo modo la Germania ha ritrovato fiducia in se stessa. L’egemonia tedesca, fino a qualche settimana fa contestata, oggi ritorna fuori perfettamente rilegittimata». L’economista Giacchè e lo storico Rusconi sono intervenuti a Memos anche su altre questioni, comunque collegate alle dichiarazioni di Angela Merkel. Dal peso dello scontro commerciale tra Stati Uniti e Germania alla costruzione dell’esercito europeo; dal futuro del governo economico dell’Unione al ruolo del presidente francese Macron sulla scena europea e internazionale. Macron, un alleato obbligato, ma anche un concorrente insidioso per le aspirazioni globali della cancelliera tedesca.
“Cosa hanno veramente detto Falcone e Borsellino”
Decimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Giuseppe Teri che è stato insegnante a Milano e fa parte della Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e di Libera Milano. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 22 maggio 2017.
I “Sette Grandi” senza una leadership
Il vertice dei G7 (26-27 maggio) non è mai stato nei suoi oltre quarant’anni di storia così vicino ad alcune delle aree di crisi internazionali più gravi. Taormina è a due passi da quel Canale di Sicilia attraversato ogni giorno da centinaia di persone in fuga dalla disperazione, provocata dalla guerra e dalla povertà. Molti di loro, milletrecentoquaranta persone dall’inizio di quest’anno, sono morti durante la traversata. Taormina è lontana cinquecento chilometri dalla coste libiche e duemila da quelle siriane. Libia e Siria, due paesi in cui la guerra e i conflitti armati hanno fatto centinaia di migliaia di vittime dal 2011. Bisogna risalire al 1994, a Napoli, sempre in Italia, per ritrovare un vertice del G7-G8 più vicino geograficamente a zone di crisi. Allora, in quell’estate di ventitre anni fa, era la guerra di Bosnia a far sentire la sua eco a quattrocento chilometri di distanza. Il governo italiano ha scelto Taormina perché vuole che il vertice abbia al centro il grande tema planetario delle migrazioni, di cui il Mediterraneo rappresenta solo uno spicchio. Nel 2015 su 65 milioni di persone migranti, soltanto un milione ha attraversato il Mare Nostrum. A Taormina, però, sarà difficile che l’uomo dei muri, Donald Trump, riesca a concedere alcunchè agli altri leader, in particolare agli europei. Di fronte all’estremismo xenofobo di Trump, gli altri leader da Merkel a Macron, da May a Gentiloni appaiono dei campioni dell’accoglienza. Ma l’Europa all’interno del G7 nemmeno chiederà agli altri partner l’adozione di quei corridoi umanitari invocati dalle Ong che operano nel Mediterraneo. E così sul tema delle migrazioni il vertice del G7 rischia di non andare oltre le rituali dichiarazioni. E di dimostrare di non avere una leadership chiara su un tema cruciale. Vedremo comunque come andrà a finire. La riunione di Taormina sarà segnata da una presa di posizione sul terrorismo jihadista internazionale, a maggior ragione dopo la strage di lunedì scorso a Manchester. Già oggi, nel vertice Nato di Bruxelles, i 28 membri dell’Alleanza atlantica dovrebbero approvare l’ingresso nella cosiddetta coalizione contro l’Isis. Nell’agenda del G7 ci sono poi tutti gli altri temi dell’attualità internazionale: dall’economia globale al clima, dai rapporti con la Russia a quelli con l’Iran e la Corea del Nord. Memos oggi ha ospitato Andrea Goldstein, capo economista di Nomisma, il centro di ricerca su economia e politica italiana e internazionale di Bologna. Goldstein ha lavorato per diversi anni all’Ocse, all’Onu (presso la Commissione economica e sociale per l’Asia e il Pacifico) e alla Banca Mondiale.
Manchester, la strage e le elezioni in Gran Bretagna
La strage di Manchester e il voto in Gran Bretagna. ..L’attentato, con i suoi 22 morti alla Manchester Arena, è stato compiuto nel pieno della campagna elettorale, a sole due settimane dal voto del prossimo 8 giugno. Quanto peserà sulla partecipazione e sull’esito delle elezioni britanniche? Quello dell’8 giugno sarà il primo voto dopo la Brexit. E’ passato quasi un anno dal referendum vinto da chi voleva l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Fino a lunedì sera la prima ministra Theresa May sembrava avviata ad una pressochè scontata vittoria sui laburisti di Jeremy Corbyn. Sarà ancora così dopo la strage di Manchester? Memos ha ospitato oggi David Ellwood, storico della Johns Hopkins University di Bologna, e Andrea Mammone che insegna storia dell’Europa alla Royal Holloway University di Londra. «Secondo me – racconta Ellwood – l’attentato di Manchester non incide in alcun modo sulla campagna elettorale e sul voto. Anzi, i britannici in queste circostanze – forti dell’esperienza degli anni degli attentati dell’Ira – ostentano il loro rifiuto di farsi influenzare». «Nemmeno io – sostiene Andrea Mammone – penso che la strage di Manchester possa influire sulle elezioni e sul risultato già di per sé scontato», dice Mammone facendo riferimento al vantaggio di Theresa May nei sondaggi. Nel corso della puntata Ellwood e Mammone analizzano i programmi elettorali di conservatori e laburisti, i tentativi della premier May di prendere le distanze dall’eredità più dura del thatcherismo, le difficoltà del leader laburista Corbyn di trasformare in consensi per il suo partito i favori maggioritari degli elettori verso singole parti del suo programma (come l’aumento delle tasse sui più ricchi, la nazionalizzazione del settore dell’energia e delle ferrovie).
Falcone Borsellino: una strage sola, e semplice
La strage di Capaci, 25 anni fa. L’uccisione del giudice Falcone. La sete di vendetta, l’ostilità e la delegittimazione che la resero possibile. Non solo mafia, politica e servizi segreti. Ma anche l’intreccio di interessi tra Cosa nostra e gruppi al confine dell’economia legale. Ospite a Memos il sociologo Nando dalla Chiesa, autore di “Una strage semplice” (Melampo, 2017).
Alle origini della mafia siciliana, tra passato e presente
Umberto Santino, storico, fondatore insieme alla moglie Anna Puglisi del Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato”, è stato l’ospite di oggi a Memos. Il Centro palermitano è un punto di riferimento, anche a livello internazionale, sugli studi storici e sull’attualità della mafia siciliana. In queste settimane il Centro “Impastato” ha compiuto 40 anni dalla fondazione nel maggio del 1977. Umberto Santino ha appena pubblicato un libro che raccoglie anni di ricerche e di studi sulle origini della mafia siciliana. “La mafia dimenticata. La criminalità organizzata in Sicilia dall’Unità d’Italia al Novecento. Le prime inchieste. I processi. Un documento storico” (Melampo, 2017). A Memos Santino ha raccontato la storia del Centro di Documentazione, il suo legame con Peppino Impastato a cui il centro viene intitolato nel 1980, due anni dopo l’uccisione dell’attivista antimafia di Cinisi da parte di Cosa Nostra. ..Nel libro “La mafia dimenticata” Umberto Santino ricorda come il carattere essenziale della mafia siciliana, quello di essere una organizzazione di potere, sia stato descritto già a partire dalla fine dell’Ottocento, anche se per decenni è stato negato non solo dai mafiosi (“la mafia non esiste”), ma anche da alcuni studiosi della criminalità organizzata. Santino a Memos ricorda le “sviste” del sociologo tedesco Henner Hess e l’”infortunio” di Leonardo Sciascia all’inizio degli anni Settanta. L’intervento di Umberto Santino a Memos si apre con un ricordo di Giovanni Falcone, a 25 anni dalla strage di Capaci del 23 maggio 1992, in cui furono uccisi anche la moglie del giudice e magistrata Francesca Morvillo e tre agenti di scorta: Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.
Convivere con le diversità, senza muri. Con Guido Barbujani e Adriano Prosperi
Senza muri, ma anche senza pregiudizi, discriminazioni, ignoranza. La giornata di mobilitazione e di festa del 20 maggio a Milano, le sue parole d’ordine, sono state il riferimento implicito del confronto ospitato oggi a Memos tra Guido Barbujani e Adriano Prosperi. Barbujani, biologo e genetista, insegna genetica all’università di Ferrara. Prosperi, storico, scrittore e saggista è professore emerito di storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Due citazioni. La prima dal libro “Identità”, di Adriano Prosperi: «La ‘barbarie’ la troviamo a viso scoperto o celata sotto sinonimi. Tra questi sta conoscendo una fortuna crescente ‘identità’. E accanto a ‘identità, ‘radici’, ma anche ‘etnicità’, con gli antenati ‘nazione’ e ‘nazionalità’. Parole che sono diventate abituali nel nostro linguaggio ma che possono diventare pietre perché, come tutto ciò che serve a distinguere e a prendere coscienza di una separazione, contengono un potenziale violento pronto a giustificare aggressioni civili e guerre». La seconda citazione, da “Gli africani siamo noi. Alle origini dell’uomo”, di Guido Barbujani: «Non bisognerebbe affrontare le sfide del Ventunesimo secolo con l’armamentario concettuale e ideologico del Settecento, ma succede. La convivenza fra persone di provenienze diverse, portatrici di diverse esperienze, stili di vita e convinzioni, pone problemi complessi. Per una curiosa reazione, molti invocano soluzioni illusoriamente semplici – fili spinati, muri, quote di immigrati, fogli di via – rispolverando vecchissime teorie sull’insanabile differenza razziale fra popoli del nord e del sud». Da queste due citazioni ha preso avvio la puntata di oggi di Memos.
Il silenzio del banchiere e le bugie di papà Renzi
La tenuta del governo italiano, il governo guidato da Paolo Gentiloni, è nelle mani di un privato cittadino. L’affermazione di per sé ha dell’incredibile. Ed è probabile che sia così...Eppure sembra credervi il privato cittadino Federico Ghizzoni, nato a Piacenza il 14 ottobre del 1955, banchiere italiano, ex amministratore delegato di Unicredit, una delle principali banche europee. Il banchiere ha parlato, pur dicendo di voler restare in silenzio. Repubblica, 15 maggio: «Adesso non parlo», dice Ghizzoni al cronista che lo ha raggiunto sotto la sua casa di campagna nel piacentino. «Non parlo – aggiunge - perché non si può mettere in mano ad un privato cittadino la responsabilità della tenuta di un governo...E’ un caso della politica, sarebbe dovere e responsabilità della politica risolverlo». L’antefatto delle parole di Ghizzoni è noto. Tutto comincia il 9 maggio con le anticipazioni dell’ultimo libro (Poteri forti, o quasi) di Ferruccio De Bortoli, l’ex direttore del Corriere della Sera e del Sole 24-Ore. «Nel 2015 – scrive De Bortoli - l’allora ministra delle Riforme non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata». A fronte di queste affermazioni, la ministra Boschi – figlia dell’allora vicepresidente di Banca Etruria Pierluigi Boschi – smentisce tutto, anche per respingere le indirette accuse di un plateale conflitto di interessi: «non ho mai chiesto all'ex Ad di Unicredit, Ghizzoni, né ad altri, di acquistare Banca Etruria», scrive Boschi il 9 maggio sul suo profilo Facebook. De Bortoli, invece, conferma le sue affermazioni: “sono sicuro delle mie fonti”. Ecco quindi che le parole dell’ex ad di Unicredit Ghizzoni (“non si può mettere in mano ad un privato cittadino la responsabilità della tenuta di un governo”) diventano molto importanti. Sembra voler dire: se parlo e dico quanto so, cade il governo. Quindi se Ghizzoni parlasse non sarebbe per smentire De Bortoli. E il banchiere immagina addirittura che la tenuta del governo Gentiloni dipenda proprio dai suoi silenzi. Questa è solo una delle vicende di questi ultimi giorni che fanno pensare a quanto possa essere instabile la poltrona di Gentiloni a Palazzo Chigi. L’altra vicenda che può indebolire l’esecutivo è quella delle intercettazioni tra Renzi e suo padre Tiziano, pubblicate ieri dal Fatto Quotidiano e contenute nel libro di Marco Lillo “Di padre in figlio”. Le intercettazioni risalgono al 3 marzo scorso. Da quelle conversazioni pubblicate emerge che Matteo Renzi, nel pieno della sua campagna per le primarie, vive con particolare apprensione le vicende giudiziarie di suo padre sul caso Consip. E anche di alcuni suoi compagni di partito, come il ministro Luca Lotti. “Babbo devi dire tutta la verità ai magistrati”, dice Renzi a suo padre Tiziano. ”Non voglio essere preso in giro e tu devi dire la verità in quanto in passato la verità non l’hai detta a Luca (Lotti, ndr)”. Renzi è preoccupato di cosa deve dire suo padre ai magistrati e anche di cosa può tralasciare. Nella conversazione Tiziano Renzi parla di un incontro al Four Season con un gruppo di imprenditori ai tempi delle primarie del 2012 in cui era accompagnato da sua moglie Laura Bovoli. E Matteo Renzi dice: “Non dire che c’era mamma, altrimenti interrogano anche lei”. Renzi è preoccupato ancora oggi, e il suo post su Facebook ieri tradisce un nervosismo dannoso per chi è il leader del principale partito di governo. “Chi ha sbagliato – ha scritto ieri Renzi - pagherà fino all’ultimo centesimo, comunque si chiami. Spero che valga anche per chi – tra i giornalisti – ha scambiato la ricerca della verità con una caccia all’uomo”. In mezzo tra il caso Boschi-Ghizzoni-De Bortoli, da un lato, e le intercettazioni tra i Renzi, dall’altro, c'è un puntello sicuro per il governo Gentiloni: l’assenza di una nuova legge elettorale. In parlamento un accordo non riesce a formarsi e ciò di fatto allunga la vita dell’esecutivo. Memos oggi ha ospitato Carlo Galli, deputato di Mdp, politologo all’università di Bologna; e Alberto Vannucci, politologo dell’università di Pisa, ex presidente di Libertà e Giustizia.
Europa senza muri, quella dei capitali. Il caso K-Flex
La “Shengen” dei capitali non è mai stata messa in discussione. E per questa ragione, oggi chi vuole può fuggire dall’Italia e andare in Polonia. Come nella vera Shengen, l’area di libera circolazione delle persone in Europa (oggi messa in discussione), nessuno chiede la carta d’identità alla frontiera. L’Europa, quella dei capitali, non ha né muri né confini. ..La storia della K-Flex di Roncello, impresa italiana leader mondiale nella produzione di isolanti, è emblematica di questa libertà di movimento, per i capitali. In Brianza l’azienda ha cancellato 187 posti di lavoro per trasferirli in Polonia. Nell’era della globalizzazione, i licenziamenti alla K-Flex appaiono come una sorta di “moderna dismissione”. L’idea guida che porterà allo smantellamento dei macchinari nella fabbrica di Roncello è quella della competizione sui costi, in particolare sul costo del lavoro. Il lavoro in Italia costa di più del lavoro in Polonia. Quindi, la fabbrica si sposta in Polonia. Fa niente se in quel lavoro più “costoso” in Italia ci siano anche maggiori diritti e tutele, seppur decrescenti viste le norme sul Jobs Act. Memos oggi ha ospitato Antonio Lentini, 29 anni, ormai ex lavoratore della K-Flex. Con lui l’economista dell’università di Bari Gianfranco Viesti, uno dei maggiori esperti di politica industriale in Italia.
L’antimafia inventata dalle ragazze. La solidarietà in aula a Denise
Nono appuntamento del nuovo ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta dalle ragazze del Presidio “Lea Garofalo” di Libera Milano. Francesca, Irene, Lucia, Marilena e Paola fanno parte o hanno fatto parte del presidio “Lea Garofalo”, un gruppo di ragazze/ i che si è formato nel 2011 in modo spontaneo per dare solidarietà a Denise, figlia di Lea Garofalo, vittima di ‘ndrangeta, durante il processo di Milano in cui Denise ha testimoniato contro il padre, gli zii e il fidanzato. Nel 2011 erano tutte liceali. Ognuna ha una storia diversa rispetto al presidio: Paola e Lucia, insieme a Marilena, hanno fatto parte del gruppo che lo ha fondato. Paola studia beni culturali, Lucia è laureata in scenografia, Marilena laureanda in fisica e ricercatrice all’università di Vienna. Irene si è inserita nel presidio successivamente ed è attualmente la referente, studia lingue ed è da poco supplente in una scuola media della zona vicino a via Montello. Francesca si è inserita ancora dopo, studia economia e si impegna nel presidio. La loro lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare l’8 maggio 2017.
“L’intolleranza nell’epoca post-razziale”. Intervista con l’antropologo Marco Aime
“Pietà rabbiosa”. Di fronte alla strage di Centocelle a Roma, la reazione di alcuni abitanti del quartiere è sintetizzata da questo sentimento di pietà e rabbia insieme, come ha scritto Maria Novella De Luca oggi su Repubblica. La nostra Anna Bredice ha sentito ieri un abitante di Centocelle che diceva: “un fatto del genere non è accettabile anche se i nomadi non stanno simpatici a nessuno...i furti di motorini, di macchine sono all’ordine del giorno”. Pietà per le tre vittime, Elizabeth, Francesca e Angelica Halilovic. E insofferenza, rabbia mista ad odio, per i motorini rubati. «Quando si sente la parola “rom” – racconta l’antropologo Marco Aime, ospite oggi di Memos – scatta subito quel sentimento di rabbia, di antipatia, di rivalità caricata da tutta una serie di pregiudizi e luoghi comuni». Sulla strage di ieri, la procura di Roma indaga per omicidio volontario. L’ipotesi, non è chiaro ancora quanto solida, è che si sia trattato di una vendetta da parte di un’altra famiglia rom. Al di là dell’orribile omicidio di Centocelle, con Marco Aime abbiamo parlato di razzismo, intolleranza, xenofobia, discriminazioni. Qual è il segno di questi tempi? Come si spiega la voglia di muri? Come si difende la società aperta? «Noi non siamo di fronte a forme di razzismo classico, per intenderci quello del Novecento, il razzismo della Shoah», dice Aime. «Siamo in un’epoca post-razziale dove la discriminazione (se non vogliamo ancora chiamarlo “razzismo”) passa attraverso altri elementi che non sono più quelli della razza, ma della diversità e della cultura». ..Il superamento del concetto di razza è dovuto anche agli studi e alle parole nette, conclusive, che sono state scritte ad esempio in Italia dal biologo e genetista Guido Barbujani: nel genere umano le razze non esistono, gli africani siamo noi. Marco Aime: «Il razzismo “scientifico” - che Barbujani e altri hanno sconfessato – tendeva ad elaborare un modello teorico per cercare di dimostrare attraverso parametri “scientifici” che ci fossero delle differenze, se non delle gerarchie, tra le “razze”. Oggi, da dopo la scoperta del Dna nel 1961, la moderna genetica ci ha dimostrato – e Barbujani lo fa benissimo in molti suoi libri – come non sia possibile classificare l’umanità in razze per il fatto che tutti noi siamo il prodotto di centinaia di migliaia di anni di incroci e mescolamenti. I nostri geni – prosegue l’antropologo Aime - sono tutti stranieri. Dato 100 il totale dei geni di tutta l’umanità, 88 sono in comune a tutti. Il fatto che gli scienziati ci abbiamo dimostrato che non esistono le razze non vuol dire che i razzisti non esistano, perché il pretesto per discriminare l’altro sul piano della diversità viene comunque cercato. Molto spesso si tratta di un sentimento basato sull’ignoranza, come si dice “di pancia”, a cui poi si aggiunge un carico politico. Se si continua a ripetere che gli stranieri portano malattie, ci costano tantissimo, creano delinquenza – e i dati smentiscono tutto questo – alla fine nella vulgata comune queste cose fanno effetto». Marco Aime è autore, tra gli altri, di “Contro il razzismo” (Einaudi 2016), scritto a più mani anche con Guido Barbujani. Un altro libro di Aime “Senza sponda. Perchè l’Italia non è più terra di accoglienza” (Utet, 2015).
Macron e l’eresia greca di Tsipras e Varoufakis
La vittoria di Macron in Francia vista dalla Grecia di Tsipras. Memos ha ospitato oggi Dimitri Deliolanes, giornalista che è stato per anni corrispondente da Roma per la radiotelevisione pubblica greca. Tra i tanti auguri e congratulazioni per la vittoria, Macron ne ha ricevuto uno particolarmente caloroso da Alexis Tsipras, il capo del governo greco. “La vittoria di Macron – ha detto Tsipras - è un’ispirazione per la Francia e per l'Europa, sono sicuro che lavoreremo insieme in maniera stretta"...Macron, il neoliberista francese, e Tsipras, il capo della sinistra al governo in Grecia. «Già dopo il primo turno, Tsipras era stato uno dei primi leader europei a schierarsi apertamente in favore di Macron», racconta a Memos il giornalista Dimitri Deliolanes. «Tsipras – prosegue Deliolanes - lo ha fatto provocando anche un po’ di malumori nel suo partito e nell’opinione pubblica di sinistra greca. Il ragionamento di Tsipras è stato duplice. Primo: sicuramente il fatto che Le Pen sia schierata su posizioni xenofobe, estremiste di destra, non poteva interessare il premier greco. Secondo: Tsipras ha dimostrato di essere un europeista e Macron, pur essendo un neoliberista lontano dalla sinistra, potrebbe svolgere un ruolo positivo in Europa. Dovendo scegliere il male minore tra un’estremista di destra e un neoliberista europeista – conclude Deliolanes - Tsipras ha scelto Macron». Ma l’opzione pro-Macron di Tsipras non è l’unica, in Grecia. Un Macron neoliberista dal volto umano è quello che l’ex ministro greco Yanis Varoufakis ha appena descritto in un suo libro, uscito di recente in Inghilterra. Varoufakis parla del Macron ministro dell’economia francese, lo dipinge come una “colomba” rispetto ai “falchi” Merkel e Schäuble. Giugno 2015, sono i momenti più drammatici del negoziato tra l’Europa e il governo di Atene sul debito greco. Varoufakis è il ministro delle finanze di Tsipras e annota, durante i vertici a Bruxelles, alcuni comportamenti di Macron un po’ fuori dal coro dei difensori dell’austerità. Il ministro francese si spende, senza successo, per un accordo non punitivo della Grecia. «Recentemente – racconta a Memos il giornalista greco Deliolanes – ci sono stati dei contatti tra Varoufakis e Macron. Si parla della possibilità che Varoufakis entri in qualche modo, anche informalmente nello staff dei consiglieri del nuovo presidente francese. I rapporti sono molto cordiali ed effettivamente Varoufakis ha molta stima, malgrado le divergenze politiche tra i due». Ospite della puntata di oggi di Memos anche Lorenzo Marsili, giornalista, tra i fondatori insieme a Varoufakis del “Movimento per la Democrazia in Europa 2025”. Con lui non abbiamo parlato dell’ex ministro greco, ma solo del nuovo presidente francese. «Penso – dice Marsili - che sia una cosa positiva che Macron abbia rimesso l’Europa al centro, perché senza Europa saremmo degli stati alla deriva, in balia del potente di turno (i muscoli di Putin o i tweet di Trump). Questa Europa, però, non si salva continuando le politiche fallimentari degli ultimi anni, ma la si cambia solamente con un new deal, un nuovo patto economico e sociale, e soprattutto con una profonda democratizzazione. Il rischio – prosegue Lorenzo Marsili - è che Macron rappresenti solamente l’ultimo spasmo di un sistema liberale in crisi. Il rischio è che Macron non abbia la forza, e forse nemmeno la volontà, di fare quelle riforme radicali che sarebbero necessarie. Se sarà così andremo, purtroppo, verso una sempre più probabile disintegrazione dello spazio europeo. Se, invece, Macron riuscirà a mettere in campo politiche di rottura, a coinvolgere anche un establishment tedesco sempre restio ad ipotesi di trasformazione della zona euro, allora si aprirà senz’altro un’altra fase. Frenerei, comunque, l’entusiasmo – conclude Marsili - perché non è affatto scontato che Macron ci riesca, sia per il terreno politico e culturale da cui proviene, sia per il fatto che sarà un presidente relativamente debole. Macron non ha attorno a sé un partito forte e la sua maggioranza in parlamento sarà relativa».
Europa, partiti, destre: le incognite dell’era Macron
Memos anche oggi ha ospitato due commenti sulle presidenziali francesi e l’elezione di Emmanuel Macron. Romano Prodi, questa mattina su Repubblica, ha sostenuto che “quando i cittadini sono messi di fronte alla scelta secca tra Europa e non Europa prevale l’istinto di sopravvivenza e la scelta dell’Europa diventa maggioritaria. Questa logica – dice Prodi – si consolida anche in Francia”. Ma è proprio così? Lo abbiamo chiesto al sociologo inglese Colin Crouch (l’inventore del concetto di post-democrazia). «Il bivio – risponde Crouch – a cui si sono trovati di fronte i francesi è più ampio di quello prospettato da Prodi. Certo, c’era una scelta sull’Europa, ma anche contro la xenofobia. Il Front National non ha vinto, mentre dopo la vittoria della Brexit in Gran Bretagna e di Trump negli Stati Uniti sembrava fossimo di fronte ad un trionfo della destra estrema. Abbiamo visto, invece, nelle presidenziali in Austria e in quelle parlamentari in Olanda, uno stop ai movimenti xenofobi di destra. Restano forti, ma sembra che la gran parte delle popolazioni li respinga». Per Crouch, se la minaccia dell’estrema destra è superata, allora si può aprire la discussione su quale Europa si vuole. Un negoziato in cui Macron ha di fronte una strada in salita. A meno che non giochi la carta “pesante” dell’arma nucleare, dice l’altra ospite di oggi a Memos, la politologa Nadia Urbinati. «La trattativa tra la Francia e l’Europa ora dovrà essere aperta», racconta Urbinati. «Non credo che i rapporti tra la Francia e Bruxelles siano migliori di quelli dell’Italia. Anche la Francia ha dei seri problemi con le politiche di austerità. Macron parla di rispetto delle regole, ma se sarà così dovrà pagarne un prezzo alto. E’ chiaro che ci saranno trattative con l’Europa. Dobbiamo ricordare, in questo contesto, che la Francia oggi – con l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea – è l’unico paese dell’Unione che ha le armi nucleari, quindi ha una forza negoziale straordinaria rispetto agli altri paesi alleati». Crouch e Urbinati hanno descritto a Memos le ragioni della crisi dei partiti tradizionali. Una crisi evidenziata dal voto francese del primo turno, con l’esclusione di socialisti e gaullisti dal ballottaggio. «I vecchi partiti – dice Crouch - sono arrivati stanchi, si sono formati sulla base dei conflitti del Novecento, conflitti che oggi sono estranei alla popolazione. Forse il modello organizzativo, burocratico, non piace nemmeno alle nuove generazioni». Urbinati spiega che i partiti tradizionali si sono convertiti ad un doppio copione, a seconda dei momenti: «Oggi c’è bisogno dei partiti sicuramente nel momento elettorale, ma non necessariamente nella loro identificazione permanente», dice la politologa. «C’è una trasformazione in corso che va più nella direzione dell’audience che dei partiti organizzati. Il distacco che si crea tra il partito e le popolazioni viene poi colmato dal leader fa da “trait d’union” di tipo populista. Avremo, in pratica, partiti doppi: da un lato un partito organizzato nella forma tradizionale, ma solo per le elezioni, dall’altro il leader sostenuto da un’audience esterna». In attesa che si apra la discussione sull’Europa, abbiamo chiesto al sociologo inglese Colin Crouch, perché la sinistra non è riuscita a vincere né in Francia, né in Spagna, né sembra che ci riuscirà in Gran Bretagna? «Perché molti partiti socialdemocratici – risponde Crouch - come in Gran Bretagna e in Germania, hanno accettato il modello neoliberale del capitalismo finanziario deregolamentato. Quindi non potevano presentarsi come antagonisti di questo sistema. Per i partiti più radicali di sinistra, invece, c’è una sfida molto grande. La gente normale non è molto politicizzata. Accetta di sostenere una grande sfida, come quella che si può lanciare contro i poteri economici del mondo, solo se si sente parte di qualcosa di più generale, ad esempio di una classe. Ma le classi – prosegue il sociologo inglese - nel mondo industrializzato sono molto deboli. Non hanno un’identità chiara. C’è, invece, un’identità sociale che le persone possiedono e che può essere trasformata in un’identità politica: è la nazione, la razza. Ecco allora – conclude Crouch - che i partiti dell’estrema destra hanno avuto gioco facile nel dire “noi siamo un popolo, una nazione” che combatte contro le sfide globali. Ciò spiega perché la destra xenofoba ha guadagnato di più rispetto alla sinistra». Il sociologo inglese Crouch sembra attribuire alla destra xenofoba una capacità di mascherare, o semplicemente di confondere, la sua identità nazionalista e xenofoba dietro un’apparente critica al globalismo. E per questa ragione, secondo Colin Crouch, la destra estrema in Francia è riuscita ad avere maggiori consensi rispetto alla sinistra.
Macron salva la Francia e l’Europa dall’abisso lepenista
Memos ha ospitato oggi tre approcci diversi per commentare la vittoria di Macron alle presidenziali francesi. ..Lo storico Adriano Prosperi si è soffermato su un aspetto della festa di ieri sera per Macron al Louvre, a Parigi. La sfilata solitaria del nuovo presidente prima di arrivare sul palco, quella camminata solitaria di Macron sotto le luci dei riflettori e in mezzo ai suoi sostenitori. Poi il discorso del nuovo presidente, con quel “vi proteggerò, combatterò per voi, vi servirò con umiltà” che univa direttamente il capo al suo popolo. «Questo protagonismo del capo – sostiene il professor Prosperi - ha degli aspetti che noi giustamente guardiamo con inquietudine per il nostro passato. Però il protagonismo di chi prende il potere e garantisce che si impegnerà con onore, con la sua forza e la sua intelligenza, per proteggere il suo popolo è un dato positivo. E’ un dato che fa i conti con la crisi verticale dei vecchi partiti, che non più capaci di trasmettere altro che meccanismi spesso corruttivi e distorti. Il problema – conclude Prosperi - è poi il controllo su chi assume questo ruolo, ad esempio l’informazione. Credo, però, che l’interesse per la politica non possa che nascere da questa chiarezza del rapporto tra chi chiede il potere e chi deve rispondere alla sua domanda». Ospite a Memos anche il politologo francese Jean-Yves Dormagen che si addentrato nell’analisi del voto di ieri. «Se si fa un paragone con il 2002, il ballottaggio Chirac-Le Pen padre, si capisce che la situazione oggi è molto differente. C’è stato un voto utile per Macron, ma molto più debole di quanto non fosse stato quello di quindici anni fa per Chirac. Il risultato del Fronte Nazionale è stato abbastanza alto, anche se deludente per loro. Infine c’è stato il rifiuto di scegliere tra l’esponente dell’estrema destra e il candidato del fronte repubblicano: un terzo degli elettori non hanno votato o hanno votato scheda bianca/ nulla. Quest’ultimo – sostiene il politologo Dormagen - è un fatto nuovo per la politica francese. Inoltre va detto che Macron è minoritario nella società francese. Al primo turno ha fatto un risultato abbastanza basso, il 24% rispetto al 30% che in genere hanno ottenuto in passato i candidati che arrivano in testa. In più circa la metà dell’elettorato di Macron al primo turno aveva agito nella logica del voto utile, non di adesione al suo programma. Un’adesione bassa che si è ritrovata anche nei risultati di ieri: tra la metà e i due terzi di chi ha votato Macron lo hanno fatto per sconfiggere Marine Le Pen, ma non per adesione al suo programma. Se a questo dato – conclude la sua analisi il politologo francese - sommiamo anche il terzo di elettori astenuti o che hanno votato bianca/ nulla allora la candidatura Macron si rivela debole e rappresenta anche l’esaurimento del fronte repubblicano, cioè della convergenza di voti sul candidato opposto a quello del Front National». Infine, Memos ha ospitato anche l’economista Mario Pianta che ha espresso tutti i suoi dubbi sulla capacità di Macron di salvare l’Europa dal declino causato dalle politiche di austerità. «Macron – racconta Pianta - l’abbiamo già conosciuto come banchiere, in perfetta continuità con le politiche neoliberiste. Come ministro dell’economia ha sostenuto le liberalizzazioni, politiche dell’offerta, detassazione, riduzione della spesa pubblica. Si tratta di tutto ciò che è sbagliato e ha portato alla stagnazione, ad una crisi che dura da dieci anni. Nel caso della Francia Macron ha alimentato la deindustrializzazione, la crisi produttiva che ha diviso il paese tra le campagne, dominate da Le Pen, e le città più dinamiche che mantengono un voto centrista o progressista. Non c’è nulla nella sua carriera, nella sua cultura, che possa far pensare che Macron sposterà l’Europa su una direzione diversa dalle traiettorie che hanno causato la crisi attuale».
Macron Le Pen e il “ballottante ombra” Melenchon
Un voto per difendere la democrazia. E’ la posta in gioco nel ballottaggio presidenziale francese di domenica prossima. Da un lato Emmanuel Macron (il centrista liberale, europeista), dall’altro Marine Le Pen (la neofascista nazionalista). Il voto contro Le Pen, qualunque siano le convinzioni su Macron, sarà un voto contro “il più grande di tutti i pericoli”, ha scritto oggi il direttore di Le Monde Jerome Fenoglio. Si tratta, sostiene Fenoglio, “dell’irruzione, nel cuore della democrazia francese, della brutalità e della doppiezza della tradizione politica, e familiare, che incarna Marine Le Pen”. Edwy Plenel, ex caporedattore di Le Monde, oggi direttore di Mediapart (sito francese di informazione e giornalismo investigativo) ha motivato il suo voto per Macron con queste parole: “Per noi non sarà un voto per approvare il programma di Macron, ma per difendere la democrazia come spazio di libera contestazione, anche delle politiche del candidato di En Marche!. Con l’estrema destra identitaria e autoritaria, invece, sarebbe certa la rimessa in discussione di questo diritto fondamentale”. Memos oggi ha ospitato Paolo Franchi, giornalista ed editorialista del Corriere della Sera, che quattro giorni fa ha scritto di Jean-Luc Melanchon e del suo ruolo decisivo nel contenimento dell’avanzata di Le Pen al primo turno. Oggi il leader della sinistra francese rappresenta una sorta di “candidato ombra” del ballottaggio presidenziale francese. I voti della “Francia non sottomessa” sono infatti importanti – chissà quanto determinanti - per la sconfitta di Le Pen. Resta però l’incertezza su come si comporterà al secondo turno l’elettorato di sinistra, che non ha avuto da Melenchon l’indicazione chiara di votare per Macron. Un’incertezza che per lo storico Piero Bevilacqua, ospite oggi a Memos, andrebbe risolta con un voto a Macron. «Lo farei, anche malvolentieri – dice Bevilacqua - perché se vincesse Le Pen tutti i movimenti di destra, xenofobi, in Europa riceverebbero un incoraggiamento. Ci sarebbero conseguenze imprevedibili».
“Ong, il teorema del procuratore Zuccaro”. Intervista con il sociologo Stefano Allievi
Memos ha ospitato oggi il sociologo Stefano Allievi, dell’università di Padova, uno dei maggiori studiosi dell’immigrazione in Italia. A lui abbiamo sottoposto il teorema del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, con i sospetti e le insinuazioni del magistrato di collusioni tra le Ong che operano nel Mediterraneo e i trafficanti di migranti. Siamo partiti da un documento importante, anche perché pubblico: l’audizione di Carmelo Zuccaro davanti al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen. La data di quell’audizione è significativa: il 22 marzo 2017. Un mese prima dell’ultimo giro di polemiche contro le Ong innescate da quel post su Facebook di Luigi di Maio (vicepresidente della Camera, uno dei leader del M5S) il 21 aprile scorso: “Chi paga questi taxi del Mediterraneo? E perché lo fa?”, scriveva Di Maio attingendo a piene mani (insieme al blog di Grillo) dalle dichiarazioni del procuratore catanese del 22 marzo. Un mese per trasformare quel teorema, come lo definisce anche il professor Allievi, in una campagna contro le Ong e loro operazioni di soccorso e salvataggio di migliaia di migranti. «Ci sono due questioni in tutta questa vicenda», dice Stefano Allievi. «Una di metodo e una di merito. Sul metodo sono molto netto: un magistrato parla con gli atti, se ha dei sospetti se li tiene. Il giorno che avrà qualcosa di più di allusioni e sospetti parli. C’è poi – prosegue il sociologo – un elemento politico e strategico. Riguarda ciò che si deve fare per salvare le persone e anche per evitare che partano. Il disegno complessivo non va fatto dalle Ong, che fanno il loro mestiere di salvare vite, però questo disegno va ripensato e rivisto alla luce di quanto sta succedendo nel Mediterraneo in questi due anni». Allievi – come si può ascoltare dall’intervista a Memos - critica le tesi esposte dal procuratore Zuccaro in quell’audizione davanti ai parlamentari del Comitato Schengen. Su un punto specifico il sociologo dell’università di Padova invita le Ong ad una riflessione su una conseguenza indiretta dei loro soccorsi effettuati sempre più vicino alle acque libiche. «Lo scopo – dice il professor Allievi – è buono, cioè salvare vite umane. Di fatto, indirettamente, si compie anche un favore ai trafficanti che spendono molto meno perchè non hanno più bisogno di barconi grossi. Tutto questo è molto diverso dal dire che c’è un’associazione a delinquere (ndr, tra ong e trafficanti). Penso, anzi, che non ci sia affatto. Resta, però, il problema che andare sempre più vicini alle coste per uno scopo positivo – salvare vite umane – possa produrre di fatto, come effetto collaterale, una riduzione dei costi per i trafficanti».
Per una nuova legge contro la propaganda fascista
Dalla presidente della Camera Boldrini al sindaco di Milano Sala, dall’Anpi al Pd, da Sinistra per Milano ai dirigenti nazionali di Sinistra Italiana Fratoianni e Mdp Scotto. Tutti hanno espresso una forte condanna della parata fascista di sabato scorso, 29 aprile, a Milano, al Campo X del Cimitero Maggiore. Una parata, con tanto di saluti romani, “non autorizzata e clandestina”, l’ha definita la prefettura di Milano. Una parata “sfuggita” in un primo momento a Prefettura e Questura milanesi. Solo successivamente, domenica 30 aprile, la Prefettura ha annunciato con un comunicato: “per coloro che hanno effettuato il saluto romano, una volta identificati, si procederà alla denuncia all'Autorità Giudiziaria”. La nota della prefetta Luciana Lamorgese aggiunge che è stato “concordato con il questore di procedere all'identificazione dei partecipanti attraverso le immagini e i filmati disponibili”. Un impegno scritto a non lasciar correre. Un impegno che si è aggiunto – come dicevamo – alle condanne pronunciate nella stessa giornata del 30 aprile dalla presidente della Camera Laura Boldrini: "sono certa che le autorità competenti sapranno attuare tutti i provvedimenti necessari a dimostrare che lo Stato non si fa deridere dai nostalgici”. E del sindaco di Milano Giuseppe Sala: “la nostra città non merita azioni del genere per cui tutti quelli che sono denunciabili vanno denunciati. Chiedo ufficialmente – ha aggiunto il sindaco - a tutte le forze in consiglio comunale una ferma condanna e vediamo chi lo fa e chi non lo fa. Voglio – ha concluso Sala - che le autorità competenti procedano alla denuncia se ci sono gli estremi”. Parole nette, come la circostanza richiede. Memos oggi ha ospitato il presidente dell’Anpi milanese Roberto Cenati e il deputato del Pd Emanuele Fiano. Per discutere delle reazioni all’adunata fascista del 29 aprile a Milano, così come della richiesta al parlamento della presidente Boldrini di procedere all’approvazione di nuove norme contro la propaganda fascista e neonazista (Fiano è il primo firmatario di un progetto presentato alla Camera nel 2015).
Le intimidazioni mafiose: storie di imprenditori che resistono
Ottavo appuntamento del nuovo ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Gaetano Saffioti, imprenditore di Palmi (Reggio Calabria). La sua è una storia di liberazione, di riscatto dal potere criminale della ‘ndrangheta. Una storia “normale”, “semplice”, senza eroismi, ci tiene a sottolineare. Gaetano Saffioti, dopo anni di minacce, estorsioni, ricatti da parte degli uomini della ‘ndrangheta, decide nel 2002 di denunciare alla magistratura gli esponenti delle famiglie criminali che lo taglieggiano. Dopo quella denuncia – racconta l’imprenditore calabrese - «sono diventato un uomo libero», libero di scegliere anche di non abbandonare la sua Palmi: «ho voluto restare nella mia terra per dimostrare di essere una risorsa». Da quel 2002 Gaetano Saffioti vive sotto scorta con la sua azienda – oggi ritornata ad essere florida, dopo un primo momento di crisi – trasformata in quello che l’imprenditore calabrese ha descritto come un «un bunker, un avamposto in terra di ‘ndrangheta». La sua libertà di scegliere, la sua decisione di dire no alle vessazioni delle famiglie mafiose è lontana dai luoghi comuni dell’eroismo. «Non pensate che io sia un eroe o sia coraggioso. Io sono solo una persona normale», dice. «Se pensate di avere paura, la paura di ritorsioni, di perdita di denaro, degli affetti, del lavoro, sappiate che la paura non si vince con il coraggio. Per vincere la paura serve una paura più forte. Allora: cosa ti fa più paura? Le ritorsioni, perdere il lavoro oppure fa più paura avere sulla coscienza il non aver fatto niente per cambiare le cose e lasciare in eredità per chi verrà dopo di te questo mondo malato? Nel mio caso è stata la seconda cosa». La lezione di Gaetano Saffioti si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 26 aprile 2017.
Portella della Ginestra, settant'anni fa la strage del Primo Maggio
“Una strage per il centrismo e la conseguenza di una democrazia bloccata”. La strage di Portella della Ginestra, il primo maggio del 1947, per lo storico Umberto Santino si può sintetizzare con queste espressioni. Quest’anno ricorrono i 70 anni da quella strage, nel giorno della Festa dei lavoratori. Nell’area a metà strada tra i comuni di Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato e San Cipirello quel primo maggio del 1947 si erano ritrovate migliaia di persone, contadini, per la Festa dei lavoratori. Una manifestazione convocata anche per festeggiare una vittoria elettorale, quella del “Blocco del Popolo” (l’alleanza tra socialisti e comunisti) alle elezioni regionali del 20 aprile. Su quelle persone, per lo più contadini, si scatena un fuoco omicida a colpi di mitra. Undici morti, ventisette feriti, diversi dei quali moriranno nei giorni seguenti. Solo qualche mese dopo si saprà che i colpi erano stati sparati dal bandito Salvatore Giuliano e dai suoi uomini. Ospite oggi a Memos per ricordare il significato di quella strage di 70 anni fa, Umberto Santino. Storico, fondatore e direttore del Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato” di Palermo, Santino è autore, tra i tanti lavori, di “La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l’emarginazione delle sinistre” (Rubettino, 1997). In questi giorni è uscito un altro suo lavoro di ricerca e ricostruzione storica dal titolo “La mafia dimenticata. La criminalità organizzata in Sicilia dall’Unità d’Italia al Novecento. Le prime inchieste. I processi. Un documento storico” (Melampo, 2017). ..Nel corso della puntata Umberto Santino ricorda che la nascita del Centro siciliano di documentazione coincide con uno storico convegno tenuto a Palermo nel giugno del 1977 dal titolo “Una strage per il centrismo”, la strage di Portella della Ginestra. Il Centro di documentazione di Palermo celebra in queste settimane i suoi quarant’anni di storia. Nel 1980, a tre anni dalla fondazione, il centro sarà intitolato a Giuseppe Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978 a Cinisi (Palermo). Il Centro palermitano custodirà da quel momento la memoria del giovane militante della sinistra che dalla sua Radio Aut a Terrasini (Palermo) denunciava Cosa nostra, il traffico di droga, le speculazioni edilizie. Sulla storia di Peppino Impastato Memos oggi ha ospitato un lavoro di ricerca fatto da un gruppo di studenti dell’Istituto Tecnico “Giancarlo Vallauri” di Fossano (Cuneo). Si tratta di un servizio radiofonico in cui viene ricostruita la biografia di Impastato. Un lavoro coordinato da Gabriella Bertola, insegnante dell’istituto “Vallauri”.
La vandea lepenista e l’argine centrista di Macron
Memos ha ospitato oggi il politologo francese Yves Meny per commentare i risultati del primo turno delle presidenziali francesi. ..«La cosa più importante da notare – dice Meny – è che i principali partiti di governo sono stati cacciati via». Meny si riferisce alla sconfitta sonora del candidato del partito socialista Benoit Hamon, che ha raccolto il 6,3% dei voti, e al candidato repubblicano, erede della tradizione gollista, Francois Fillon, rimasto fuori dal ballottaggio con il 19,9% dei voti. Il politologo francese è ottimista sull’esito del ballottaggio, si dice convinto che a vincerlo sarà Macron «per un incrocio di talento e di fortuna». Meny affida a Macron il ruolo di «rinnovatore a fondo del sistema politico e partitico francese ingessato da anni. E’ un giovane leader – racconta il politologo - capace di portare aria fresca. Speriamo bene, penso che tra quindici giorni sarà eletto nuovo presidente». Una speranza che sembra fondata sulla tenuta, come nel 2002, del “fronte repubblicano”. Ma quel fronte oggi appare più liquido rispetto a quindici anni fa, quando Chirac fece il pieno dei voti (82,21%) nello scontro con Jean-Marie Le Pen. Ma per Meny la vittoria al ballottaggio resta altamente probabile. «Il movimento di Marine Le Pen – sostiene Meny – si è in un certo senso banalizzato, fa parte del paesaggio. Secondo me la vittoria di Macron è quasi certa, anche se non con i margini che Chirac ottenne nel 2002. Penso che tutti abbiamo tratto la lezione di allora. Chirac allora non fu capace di integrare quella grande maggioranza di francesi che avevano rifiutato il Front National. Macron, invece, ha capito la lezione e tutto il suo movimento è basato sull’idea di tenere insieme sia la destra che la sinistra». Ma il “rinnovatore” Macron non sembra in grado di rispondere a quelle richieste di cambiamento nelle politiche economiche e sociali (leggi austerità) che arrivano da buona parte dell’elettorato di sinistra e del partito socialista. Meny non è convinto e lo spiega in questo modo. «Macron – dice il politologo francese – è un tipico socialdemocratico, intelligente, brillante. Per la prima volta abbiamo un presidente che si affida ad un doppio liberalismo. E’ senz’altro più liberista nel campo economico e sociale rispetto ad Hollande o al partito socialista. Macron, però, ha anche un lato socialdemocratico. Per esempio: ha proposto di estendere la protezione dei sussidi di disoccupazione anche agli agricoltori e agli artigiani». A Memos è stato ospite oggi anche il politologo Maurizio Viroli. Viroli ha ragionato su alcune parole chiave pronunciate nei discorsi di ieri di Macron e Le Pen. Entrambi ieri hanno parlato di protezione, sicurezza. Macron di patria e patriottismo. Anche Le Pen ha usato il riferimento alla patria, ma coniugandola – dice Viroli – ad un’idea di nazionalismo.
Presidenziali francesi: un voto doppio, per la Francia e l’Europa.
La campagna elettorale è praticamente finita. Domenica 23 i cittadini francesi sono chiamati a votare per il primo turno delle presidenziali. Quindici giorni dopo ci sarà il ballottaggio decisivo. Sarà un voto per la Francia e allo stesso tempo per l’Europa. Per entrambe il pericolo vero si chiama Marine Le Pen. Tra tre giorni calerà il sipario sulla presidenza Hollande, cinque anni in cui l’ombra del crepuscolo non lo ha mai abbandonato. Anche nei momenti terribili degli attentati a Charlie Hebdo, al Bataclan e a Nizza. I candidati alle presidenziali di domenica sono 11. I primi cinque nei sondaggi sono, in ordine alfabetico: François Fillon (il repubblicano all’americana), Benoît Hamon (il socialista), Marine Le Pen (la neofascista xenofoba), Emmanuel Macron (il centrista europeista), Jean-Luc Mélenchon (la sinistra alternativa). Qual è la posta in gioco nel voto di queste presidenziali francesi? Memos lo ha chiesto a Yves Meny, politologo francese, presidente della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa; e a Marco Revelli, politologo e sociologo all’università del Piemonte Orientale. La puntata si è conclusa con le definizioni che Yves Meny e Marco Revelli hanno dato del populismo. Meny è coautore di un libro “Populismo e democrazia” (Mulino, 2004) che rappresenta una delle prima analisi del populismo contemporaneo. Revelli, invece, ha appena pubblicato uno suo lavoro di ricerca sociale e politologica, “Populismo 2.0” (Einaudi, 2017).
Theresa May e la restaurazione thatcheriana
Una stagione elettorale senza precedenti in Europa. Nel giro di cinque mesi andranno al voto i principali paesi del continente. La Francia (domenica prossima, per il primo turno delle presidenziali), la Germania (24 settembre) e ora anche la Gran Bretagna, l’8 giugno. Resta poi l’incognita dell’Italia, dove al più tardi si andrà ad elezioni nel febbraio del 2018. L’ultima ad aggiungersi a questa lista è stata la Gran Bretagna, con la prima ministra conservatrice Theresa May che ieri ha proposto a sorpresa la data dell’8 giugno per il voto anticipato, tre anni prima rispetto alla scadenza naturale della legislatura nel 2020. Ospite oggi a Memos David Ellwood, storico, esperto di relazioni internazionali, della Johns Hopkins University di Bologna. La decisione di May è una scelta solitaria, una scommessa per tentare di rafforzare il proprio potere. «E’ una decisione – racconta Ellwood - che ha preso in solitudine. May non è una giocatrice di squadra come era il suo predecessore Cameron. Lei fa tutto da sola. Pare che abbia consultato solo due ministri: quello per la Brexit e il ministro del Tesoro. Per David Ellwood. con la mossa delle elezioni anticipate, May punta a rafforzare il suo potere per compiere una sorta di restaurazione del thatcherismo. «May – sostiene il professor Ellwood - porta avanti una politica di liberalizzazioni e privatizzazioni su larga scala. Il che vuol dire un attacco, quasi una crociata, contro tutto ciò che è pubblico: dalla scuola all’università, al sistema sanitario e dei trasporti. Temo che il clamore della Brexit creerà una cortina fumogena dietro la quale si nasconderanno le manovre per le ulteriori privatizzazioni. E’ la continuazione del programma di Margaret Thatcher – conclude Ellwood - con l’assunto neoliberista che il mercato deve decidere tutto».
Libertà di espressione, sempre
Il caso del giornalista, blogger, Gabriele Del Grande, fermato in Turchia dieci giorni fa, è solo l’ultimo conosciuto attacco alla libertà di espressione. A Memos la giornalista-scrittrice Francesca Borri, il senatore Luigi Manconi, il segretario FNSI Raffaele Lo Russo e Danilo De Biasio, direttore del Festival Diritti Umani di Milano
Educare all’antimafia: il ruolo della scuola
Settimo appuntamento del nuovo ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Pietro De Luca e Pietro Maradei. Sono due presidi calabresi che insegnano all’Istituto Marignoni Polo di Milano (Pietro De Luca) e al liceo scientifico “Fortunato Bruno” di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza (Pietro Maradei). La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 10 aprile 2017.
Federico Caffè, a 30 anni dalla scomparsa. Storia di un liberale, riformista e antagonista
Il prossimo 15 aprile saranno 30 anni dalla scomparsa di uno dei maggiori economisti italiani del Novecento, Federico Caffè. Nella notte tra il 14 e il 15 aprile del 1987 il professor Caffè, 73 anni, esce di casa e di lui non si saprà più nulla. Viveva a Roma, a Monte Mario, con l’anziano fratello malato. Nel 1998 il Tribunale di Roma ne dichiarò la morte presunta. Caffè insegnava all’università di Roma. I suoi allievi, nel corso di oltre trent’anni, hanno formato un gruppo eterogeneo di economisti. Da un lato gli studiosi come Bruno Amoroso, Nicola Acocella, Marcello De Cecco che hanno esplorato con la ricerca critica, anche radicale, alcuni aspetti del capitalismo contemporaneo. Dall’altro, quegli allievi che hanno seguito una carriera nelle istituzioni finanziarie pubbliche e private, come Ignazio Visco (attuale governatore della Banca d’Italia) e Mario Draghi (dai vertici del Tesoro italiano a quelli di Bankitalia, di Goldman Sachs e per ultimo della Bce). Federico Caffè è stato un teorico della critica alle storture del capitalismo contemporaneo. E’ stato il massimo esponente italiano del pensiero keynesiano. Per ricordare la figura di Federico Caffè Memos ha ospitato oggi il giornalista del Sole 24 Ore Roberto Da Rin e l’economista Giorgio Lunghini. Da Rin racconta la svolta che c’è stata recentemente nei trent’anni di interrogativi sulla sorte di Federico Caffè. E’ contenuta in un libro dell’allievo prediletto di Caffè, Bruno Amoroso, uscito nel settembre del 2016 (Memorie di un intruso, Castelvecchi). In poche righe – racconta Roberto Da Rin - Amoroso fa capire di aver incontrato più volte Caffè dopo quel 15 aprile del 1987. Per Da Rin, dopo una verifica diretta con l’autore, cade così l’ipotesi del suicidio, insieme a quella del rapimento, che pure erano state fatte trent’anni fa. Ospite a Memos anche Giorgio Lunghini, economista all’Università di Pavia. Il professor Lunghini ci ha aiutato a ricostruire il profilo teorico di Federico Caffè. Chi era il grande economista scomparso? Era un liberale, un riformista oppure un antagonista? «Tutte e tre le cose insieme», risponde senza esitazioni Lunghini.
Arsenali pieni. In vista più guerra e meno pace
Gli arsenali tornano a riempirsi. A livello globale c’è una tendenza al rialzo delle spese militari. A sostenerlo sono diverse fonti. A volte le cifre non combaciano, ma la tendenza è evidente. “Il 2016 segna l’inizio di un decennio di spese militari in aumento”. Lo sostiene uno dei principali centri di ricerca sulle spese militari, l’IHS Markit britannico, in un rapporto di cui ha dato notizia nei mesi scorsi in esclusiva il settimanale francese “Le Point”. Gli ultimi dati del Sipri di Stoccolma, fermi ad un anno fa, hanno indicato lo stesso trend: il 2015 ha segnato un aumento delle spese militari globali dopo tre anni di stasi. In termini reali l’incremento complessivo è stato dell’1% per un totale della spesa di oltre 1600 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti sono il paese che spende di più per la difesa, oltre 600 miliardi di dollari. Un mese fa Trump ha proposto un aumento del budget del Pentagono da 54 miliardi di dollari, quasi il 10% in più. Crescono le spese militari in Cina, India, Gran Bretagna e Francia, anche se in percentuali molto diverse tra loro. Più controverso il dato della Russia: alcune fonti (IHS Markit) indicano una spesa militare in calo, altre (Sipri) in aumento. La spese militare russa resta comunque attorno alla cifra di un decimo del bilancio del Pentagono. Quanto all’Italia, la spesa militare è di oltre 20 miliardi l’anno, e in aumento. Memos oggi ha ospitato Alessandro Colombo, docente di relazioni internazionali all’università di Milano, e Gianandrea Gaiani, direttore della rivista Analisi Difesa. Perchè le spese militari aumentano? «Le spese militari – risponde il professor Colombo – sono un indicatore delle aspettative sul futuro. Quindi, quando crescono significa che le aspettative sul futuro si stanno deteriorando. E’ evidente che l’ordine internazionale costruito negli anni ‘90 è in fase di definitivo collasso. Inoltre, l’andamento delle spese militari nelle diverse regioni (ndr, Asia e Medioriente sono le aree dove crescono di più) ci dice quanto sia marcato il processo di regionalizzazione della sicurezza. Nel nostro contesto internazionale le dinamiche di pace e di guerra, che nel Novecento avevano avuto la tendenza a convergere, oggi sono tornate a divergere nettamente a seconda delle regioni».
25 aprile 2017, tra autoritarismi e fascismi. Intervista con il presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia
Memos ha ospitato oggi un’intervista con il presidente dell’Anpi, Carlo Smuraglia. Autoritarismi, fascismi, Costituzione, nuove forme dell’antifascismo: sono stati alcuni dei temi della conversazione con Smuraglia a due settimane dal 25 aprile, Festa della Liberazione dal nazifascismo. A Memos anche il racconto di un insegnante del liceo scientifico Enriques di Livorno. Maurizio Sciuto, professore di filosofia, è responsabile in quella scuola di un progetto sulla memoria e sull’attualità del “25 aprile”.
Il terribile binomio “immigrazione-sicurezza”
Immigrazione e sicurezza. Un binomio terribile. Anche il governo Gentiloni lo ha fatto proprio. Con i due decreti, i cosiddetti “decreti Minniti-Orlando”, l’esecutivo ha rilanciato l’accostamento tra immigrazione e sicurezza su cui xenofobi e razzisti fondano le proprie campagne. I due decreti-legge sono quelli approvati contemporaneamente dal consiglio dei ministri il 10 febbraio scorso e pubblicati sulla Gazzetta ufficiale circa una settimana dopo. I titoli dei due decreti sono sufficienti per capire dove vanno a parare: il primo, “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”, e il secondo “Disposizioni urgenti per l'accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonche' per il contrasto dell'immigrazione illegale”. ..“Poteri dei sindaci, vivibilità e decoro urbano, allontanamento, Daspo, arresto in flagranza”: sono alcune delle parole-chiave del decreto sulla sicurezza. Mentre il lessico delle modifiche delle norme sul diritto d’asilo e i rimpatri è fatto di “semplificazione, efficienza, identificazione, protezione, espulsione”. Solo per citarne alcuni. Per discutere dei due decreti, Memos oggi ha ospitato Paolo Oddi, avvocato. Oddi si occupa di diritto dell’immigrazione, fa parte dell’Associazione di Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI). Ospite anche il senatore del Pd Walter Tocci. Il tema dei due decreti, in particolare quello sull’immigrazione, incrocia temi e parole d’ordine della manifestazione del 20 maggio a Milano “per l’integrazione e la convivenza”. Milano come Barcellona è lo slogan del corteo che richiama la grande mobilitazione “per l’accoglienza” che ha invaso la capitale catalana il 18 febbraio scorso. Tra i promotori dell’appuntamento milanese c’è Pierfrancesco Majorino, assessore alle politiche sociali del comune di Milano. Majorino è stato ospite della parte conclusiva della trasmissione di oggi.
Lavoro, cercasi dignità e occupazione
«A febbraio 2017 […] rispetto a gennaio è salito il numero di lavoratori a termine, mentre calano i lavoratori a tempo indeterminato». Lo ha scritto l’Istat nel suo ultimo comunicato sugli occupati in Italia. In un intero anno (febbraio 2016-febbraio 2017) – scrive sempre l’Istat - il numero di lavoratori dipendenti occupati è cresciuto di 280 mila unità. La maggior parte di loro (178 mila) sono a termine. La tendenza indica dunque una crescita del lavoro a termine, per definizione precario. Da questi dati è iniziata la puntata di oggi di Memos. Accanto al lavoro precario che cresce, ci sono i casi di alcune proteste eclatanti di lavoratori. Tra i casi più recenti, di questi giorni: la Coca Cola di Nogaro, in provincia di Verona; la K-Flex di Roncello in Brianza. Ci sono poi i casi di sfruttamento alla Amazon di Castel San Giovanni (PC) oppure di truffa alla Ceva Logistics Italia di Stradella (PV). ..Memos oggi ha ospitato l’avvocato Domenico Tambasco, esperto di diritto del lavoro; Duccio Facchini, giornalista di Altreconomia che ha raccontato la sua inchiesta su Jobs Act e rischio licenziamenti in arrivo. Infine a Memos il sindacalista della Fiom Cgil di Bologna Michele Bulgarelli, tra i firmatari di due accordi sindacali alla Ducati e alla Lamborghini migliorativi delle norme previste dal Jobs Act su licenziamenti, demansionamenti e controlli a distanza.
Non solo euro, il potere della moneta fiscale
«Dentro l'euro ma anche oltre i vincoli dell'euro: senza compiere quel vero e proprio “salto nel buio” costituito dall’uscita unilaterale dall’euro, che provocherebbe effetti economici e politici non prevedibili e probabilmente disastrosi». E’ l’idea di fondo della proposta di “moneta fiscale” contenuta nella presentazione del libro “Per una moneta fiscale gratuita” (Micromega 2015, ebook gratuito). Un libro che porta diverse firme insieme a quella del grande sociologo e studioso, scomparso un anno e mezzo fa, Luciano Gallino. Gli estensori della proposta sono Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Enrico Grazzini e Stefano Sylos Labini. Le prime ipotesi di “moneta fiscale” risalgono al 2012, due anni dopo il professor Gallino e gli altri economisti lanciarono un appello “per uscire dall’austerità senza spaccare l’euro”. La settimana scorsa il Movimento Cinque Stelle ha deciso di inserire la “moneta fiscale” nel proprio programma. L’economista Gennaro Zezza l’ha spiegata con un articolo sul blog beppegrillo.it, prima del clamoroso errore di Luigi Di Maio sul “defunto psicologo Gallini”. Memos oggi ha ospitato uno degli estensori della proposta originaria di “moneta fiscale”, l’economista Stefano Sylos Labini. Ospite anche Luca Fantacci, economista dell’università Bocconi, esperto di moneta e finanza.
Il diritto di avere diritti in Calabria
Sesto appuntamento del nuovo ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Sabrina Garofalo, sociologa, collaboratrice di ricerca presso il Centro di Women’s Studies Milly Villa dell’Università della Calabria. Sabrina Garofalo si occupa di studi di genere, migrazioni, Mediterraneo, mafie ed antimafia. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 27 marzo 2017.
Pio La Torre e il riscatto sociale contro le mafie
Festival dei beni confiscati alle mafie a Milano, da oggi e fino a domenica 2 aprile (qui il programma e gli organizzatori). ..Come si è arrivati in Italia alla confisca dei beni dei mafiosi e al loro riutilizzo sociale? A Memos sono stati ospiti oggi Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre, e Ilaria Meli, ricercatrice dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’università di Milano. La storia della confisca dei beni dei mafiosi in Italia ha un punto di riferimento imprescindibile nella figura di Pio La Torre, ucciso da Cosa Nostra il 30 aprile del 1982, insieme al suo autista Rosario Di Salvo. Pio La Torre è stato dirigente del movimento contadino siciliano, dirigente regionale e nazionale del Pci, parlamentare in più legislature. Ha combattuto la mafia per tutta la vita. Dalla fine degli anni ‘40, quando guidava le proteste dei braccianti. Agli anni ‘70 da membro della commissione parlamentare antimafia, quando denunciava le collusioni con Cosa nostra di esponenti di primo piano della Dc: da Vito Ciancimino a Salvo Lima a Giovanni Gioia. Nel marzo dell‘81 presentò in parlamento la proposta di legge che gli costò la vita. «Uno spartiacque, una rivoluzione», l’ha definita oggi a Memos Vito Lo Monaco. Quel progetto prevedeva l’introduzione nel codice penale del reato di associazione di tipo mafioso e la confisca obbligatoria dei beni dei mafiosi. «Quella legge – racconta a Memos Lo Monaco - indica uno spartiacque tra un prima e un dopo. Il prima in cui si poteva negare l’esistenza della mafia e il dopo in cui non era più possibile farlo». La proposta di Pio La Torre diventerà legge cinque mesi dopo il suo assassinio. Il 13 settembre del 1982, dieci giorni dopo l’uccisione del prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa, il parlamento la approverà definitivamente. A Memos Vito Lo Monaco ha ripercorso i passaggi più importanti della biografia di Pio La Torre, mentre Ilaria Meli ha spiegato il significato delle due leggi fondamentali sui beni confiscati: quella del 1982 di La Torre e poi quella del 1996 sul riutilizzo sociale dei patrimoni confiscati ai mafiosi.
Referendum lavoro: "il governo ha temuto la sconfitta nelle urne”, Danilo Barbi (Cgil)
«Il decreto del governo per noi è un successo. Ma noi proseguiamo fino alla legge». La Cgil non smobilita. La sua campagna per i due quesiti referendari del prossimo 28 maggio va avanti. Aspetta l’approvazione definitiva del decreto del governo su voucher e appalti prima di considerare chiusa la partita. Soltanto dopo il voto finale del parlamento la Corte di cassazione deciderà se annullare o meno la consultazione del 28 maggio. Ospite di Memos Danilo Barbi, fino a due mesi fa segretario nazionale della Cgil, oggi in forze alla Cgil Emilia Romagna. «Il decreto del governo non è una svolta», dice Barbi. «Non è l’espressione di una nuova cultura di rispetto del lavoro, di cui ci invece ci sarebbe bisogno. Con quel decreto però è stata fermata una deriva». Nel corso della trasmissione di oggi Memos ha ospitato anche Matteo Moretti (Filctem-Cgil) che sta seguendo la vertenza sui 187 licenziamenti dei lavoratori della K-Flex di Roncello (MB) arrivata al 65 esimo giorno di sciopero consecutivo.
Legge elettorale, l’Italia deve attendere
I tempi della nuova legge elettorale si allungano. ..La discussione in aula alla Camera sarebbe dovuta iniziare ieri. Invece, resta ferma in commissione affari costituzionali. Dal 2005 ad oggi sono state votate dal Parlamento due leggi elettorali (Porcellum e Italicum) ed entrambe sono state dichiarate incostituzionali dalla Consulta. I precedenti, dunque, pesano. E anche questa è una ragione dei tempi che si allungano. Insieme al fatto che il principale gruppo parlamentare, il Pd, è nel pieno di uno scontro congressuale che finirà soltanto tra un mese, con le primarie del 30 aprile. Le leggi del recente passato (con l’Italicum entrato in vigore, ma mai applicato) sono state un esempio di come si possano approvare norme violando la Costituzione. Difficile, quindi, ispirarsi a quei modelli che sono stati sostanzialmente sistemi proporzionali con un premio di maggioranza alla coalizione (Porcellum) o al partito (Italicum) vincente. Ma il proporzionale sembra destinato a resistere. Al momento sono in ribasso le quotazioni per un maggioritario vecchio stile, come era stata la legge del 1994 che porta il nome dell’attuale presidente della repubblica, il Mattarellum. Ma il proporzionale del futuro, sarà “corretto con premio” o “liscio”? Anche qui il rischio di finire nel mirino della Consulta è alto, perché le bocciature del passato hanno preso di mira proprio i premi di maggioranza ritenuti dalla Corte costituzionale troppo generosi e distorsivi della rappresentanza. ..Un altro punto incerto è quello delle coalizioni o delle liste dei partiti. L’eventuale premio spetterà al partito o alla coalizione di partiti che prenderà più voti? E’ questa un’altra differenza sostanziale. Le forze politiche che pensano di creare maggioranze omogenee prima del voto sceglieranno la coalizione. Ma quali sono oggi i partiti che spingono per una coalizione? A destra nessuno sembra volerla. Meloni e Salvini tengono sulle spine Berlusconi: “se Forza Italia esce dal Ppe in Europa, l’accordo si trova domani”, sostiene la leader di Fratelli d’Italia Meloni. Ma a Berlusconi serve il Ppe per avere una patente di presunto moderato europeista. ..A sinistra la coalizione ampia del centrosinistra, al momento, la vuole soltanto Pisapia. Difficile un sì da Sinistra italiana e Possibile. Quanto a Bersani e gli scissionisti Pd molto dipenderà dal rapporto che vorranno stringere con il Campo progressista di Pisapia. Infine il Pd, in balia del congresso e delle ipotesi che potranno prevalere a seconda di chi (Emiliano, Orlando e Renzi) e di come (con quanti voti) vincerà le primarie. Tutto questo per dire che occorrerà aspettare ancora per avere una legge elettorale in Italia. Da qui ad allora non sono esclusi rimescolamenti di carte e ribaltoni nelle posizioni dei partiti. Per fare il punto sulla legge elettorale Memos ha ospitato oggi il costituzionalista Andrea Pertici, dell’università di Pisa.
Popolo, elites, oligarchie. Chi comanda in Europa?
La Dichiarazione di Roma è l’ultimo dei numerosi documenti ufficiali sull’Europa. L’ultimo in ordine di tempo. E’ stato firmato sabato scorso dai 27 capi di stato e di governo dell’Unione europea. Senza la Gran Bretagna, ormai già fuori di fatto dall’Europa, in attesa che lo diventi anche di diritto. ..Quel documento sarà anche il primo tra quelli necessari a tracciare il futuro dell’Unione europea? Due anni fa, le maggiori cariche istituzionali dell’Unione (i presidenti della Commissione, del Consiglio europeo, dell’Eurogruppo, dell’Europarlamento e della Bce) scrissero un corposo documento (vedi pagina Memos su radiopopolare.it) sul futuro dell’Europa economica e monetaria, con tanto di date e tempi per completarla. Che fine ha fatto? Quel documento sembra pressochè svanito dalla memoria corta dell’Europa. Il che conferma che nell’Unione di oggi contano di più i governi delle massime cariche istituzionali. Ma al di là delle gerarchie interne all’Unione (tra governi e organi comunitari), chi comanda oggi in Europa? La Dichiarazione di Roma si apre con le seguenti parole: “Noi, leader dei 27 stati membri...”. “Leader”, quindi capaci di guidare scelte e processi politici. Ma è realmente così? Memos ha girato la domanda a Giulio Azzolini, filosofo della politica all’università “La Sapienza” di Roma e autore di Dopo le classi dirigenti. La metamorfosi delle oligarchie nell’età globale (Laterza, 2017). La tesi di Azzolini, riferita non solo alle vicende regionali europee, è che “l’età globale ha inesorabilmente compromesso le condizioni di esistenza di una classe dirigente in senso proprio”. A comandare rischiano di essere solo “pochi giganti transnazionali”.
Europa, il sogno infranto 60 anni dopo Roma
“L’inganno delle celebrazioni”, scrive oggi Barbara Spinelli a proposito della riunione di sabato prossimo a Roma dei capi di stato e di governo dell’Unione europea. E’ l’inganno di “una oligarchia sovranazionale sempre più lontana dalla vita reale della gente”, sostiene l’eurodeputata della sinistra, grande esperta della storia del vecchio continente, figlia di uno dei fondatori dell’idea di Europa unita come Altiero Spinelli. A Roma dopodomani si celebrano i sessant’anni della firma del Trattato che il 25 marzo 1957 istituì la Comunità economica europea. Si celebra un grande passato, se lo si paragona al resto del novecento europeo: il secolo segnato nella sua prima metà dalle due guerre mondiali, dai nazionalismi e dai fascismi, dall’orrore della Shoah. L’Europa di oggi, invece, ha poco da celebrare. L’Ue è in preda del suo presente di disuguaglianze sociali e crisi economica, di egoismi e xenofobie, di rappresentanze politiche inaridite e poteri oligarchici rafforzati. ..I leader di oggi sono in grado di decidere alcunché sabato prossimo a Roma sul futuro dell’Europa? Basti pensare che tra i leader Ue ce ne sono alcuni (come Hollande) in uscita, altri (come Merkel) in attesa di un’incertissima riconferma e altri ancora in un precario incarico di governo (vedi Gentiloni). Sono in grado, loro, di decidere un futuro diverso e più giusto per l’Europa? Da questo interrogativo comincia la puntata di oggi di Memos con Andrea Baranes, della Fondazione Culturale Banca Etica e del gruppo di Sbilanciamoci.info, una piattaforma online di analisi e informazioni; e con Fabio Masini, vice-presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo, economista docente di Storia e teorie delle relazioni economiche internazionali all’Università di Roma 3.
Calabria, Italia: la ‘ndrangheta è una questione nazionale
«La ‘ndrangheta è un fatto nazionale da alcuni decenni. Molti noi lo sanno. Il problema è che non lo è diventato per la maggior parte delle persone». Enzo Ciconte, storico della criminalità organizzata all’università di Roma Tre e di Pavia, è stato ospite oggi a Memos. Il giorno dopo la manifestazione nazionale di Locri per la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, il professor Ciconte analizza alcune delle parole-chiave pronunciate ieri da don Ciotti. “Siamo tutti calabresi”, diceva il fondatore di Libera, oppure “la Calabria non è solo ‘ndrangheta, massoneria e corruzione”. Il professor Ciconte mette anche in una prospettiva storica i rapporti tra mafie e politica, mafie e massoneria non solo in Calabria, ma anche nel resto d’Italia (vedi E.Ciconte, Borbonici patrioti e criminali, Salerno Editrice 2016).
Locri, don Luigi Ciotti: “siamo tutti calabresi e sbirri”
«Oggi ci sentiamo tutti calabresi e sbirri. Siamo qui per sostenere e valorizzare quella Calabria che non accetta di essere identificata con la ‘ndrangheta, la massoneria e la corruzione». ..Sono le parole di don Luigi Ciotti questa mattina a Locri. Il fondatore di Libera ha parlato dal palco della manifestazione nazionale per la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. «Essere chiamato sbirro è un complimento e non un’offesa», ha detto don Ciotti riferendosi alle scritte anonime comparse ieri su alcuni muri della città. ..A Memos per raccontare la mattinata di Locri, il lavoro difficile dei gruppi antimafia della Calabria, è stata ospite Rosaria Anghelone del coordinamento provinciale di Libera Reggio Calabria, fondatrice del presidio di Mèlito Porto Salvo (RC). Ospite a Memos, da Verbania dove c’è stata la manifestazione regionale piemontese di Libera, il deputato Pd Davide Mattiello, della Commissione parlamentare antimafia.
Istituzioni e cittadini contro mafie e corruzione nella salute
Quinto appuntamento del nuovo ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Massimo Brunetti, responsabile trasparenza e prevenzione della corruzione alla Ausl di Modena; fa parte del Gruppo di coordinamento del progetto “Illuminiamo la salute” di Libera. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 13 marzo 2017.
Il futuro del nostro lavoro e del nostro corpo
Come sta cambiando l’idea del nostro futuro? Quali lavori resteranno, si modificheranno radicalmente o scompariranno? Anche il nostro corpo è destinato a cambiare? Sono alcune domande che Memos ha girato al futurologo americano Alec Ross, autore di “Il nostro futuro” (Feltrinelli, 2016). ..Ross, 45 anni, è stato consigliere per l’innovazione di Hillary Clinton, ha lavorato anche per l’ex presidente Obama. «Nel futuro – racconta a Memos - grazie all’intelligenza artificiale verrà sostituito non soltanto lavoro manuale e routinario, ma anche ed in modo crescente il lavoro cognitivo e non routinario, di persone che vanno al lavoro con giacca e cravatta». Ross parla di commercialisti, avvocati, anestesisti. Ci sono anche dei rischi, però. «Già oggi – dice Alec Ross - sta succedendo che stiamo creando più disoccupazione e allo stesso tempo più miliardari. I soggetti che stanno creando le tecnologie hanno quantità di soldi inimmaginabili in passato». Come il lavoro anche l’idea del nostro corpo, secondo Ross, è destinata a cambiare. «Due cose – dice Alec Ross - cambieranno il corpo così come lo conosciamo oggi. La prima riguarda il cosiddetto “xenotrapianto”. Oggi, grazie ai progressi della genetica, organi come polmoni o reni vengono fatti crescere ad esempio nei maiali usando del Dna umano. Ci sarà un momento in cui saremo in grado di trapiantare organi, come un rene, cresciuti in una fattoria di animali e poi impiantati in essere umani. La seconda cosa che cambierà – aggiunge il futurologo americano – riguarda il fatto che i nostri corpi non necessariamente dovranno avere una base chimica di carbonio. Sempre di più useremo la robotica per migliorare ciò che siamo dal punto di vista fisico».Come si governa il cambiamento? Alec Ross sostiene che sarà necessario «riscrivere il nostro contratto sociale, la relazione tra lo stato, il capitale e il lavoro, bilanciando gli interessi» dei vari soggetti coinvolti. Nell’intervista a Memos c’è anche un giudizio su Donald Trump. «Trump – sostiene Ross - ha vinto perché è stato attraente per un enorme numero di persone negli stati centrali degli Usa, con un basso livello di istruzione. Persone nelle quali ha acceso il fuoco del nazionalismo, dell’anti-immigrazione. Quando le persone sono giù, indebolite – conclude Alec Ross - spesso si profila un autoritario carismatico che finisce poi per piacere quando ci si trova in un clima di sfrenato nazionalismo».
K-Flex, 51esimo giorno di protesta
Memos è andata in onda oggi da Roncello (MB), dal presidio dei lavoratori e delle lavoratrici della K-Flex, l’azienda italiana che produce isolanti e che due mesi fa ha dichiarato 187 esuberi tra i quasi 250 lavoratori dello stabilimento brianzolo. La K-Flex, sostengono i lavoratori, è un’azienda sana. Ha una sessantina di stabilimenti in giro per il mondo, dalla Cina alla Russia agli Stati Uniti. Nel 2015 ha fatturato 320 milioni di euro. Ma la famiglia Spinelli, proprietaria della K-Flex fondata nel 1989, vuole ridimensionare drasticamente gli impianti di Roncello, trasferendo le produzioni in Polonia. Per protesta i lavoratori e le lavoratrici della K-Flex sono in presidio davanti ai cancelli della fabbrica da 51 giorni. Hanno montato diversi gazebo, con le stufe per riscaldarsi durante la notte, le macchinette del caffè. C’è anche una cucina che prepara pranzi e cene per tutti. Oggi è una giornata importante, perché a Roma c’è l’incontro al Ministero dello sviluppo economico (Mise) con i sindacati, i delegati K-Flex e la viceministra Teresa Bellanova. I rappresentanti dell’azienda, però, non ci sono. Per loro il luogo del confronto non è il Mise a Roma, ma l’Assolombarda a Milano. La puntata di oggi di Memos ha ospitato un collegamento con Gianfranco Viesti, economista dell’Università di Bari, grande esperto di politiche industriali. Perché le imprese delocalizzano? Solo per risparmiare sul costo del lavoro? Cosa possono fare le politiche pubbliche per frenare la fuga all’estero di una parte importante della manifattura italiana? Sono alcune delle domande fatte al professor Viesti. Al gazebo davanti ai cancelli della fabbrica ci ha poi raggiunto Luisa Perego della Filctem Cgil che insieme a Cisl e Uil sta seguendo la vertenza K-Flex.
Confindustria Sole24Ore, il capitale col trucco
Un intero gruppo dirigente sotto inchiesta, con accuse pesanti. La procura di Milano sta indagando sugli ex vertici del Sole 24 Ore per falso in bilancio e appropriazione indebita. I nomi sono quelli dell’ormai ex direttore Roberto Napoletano, degli ex vertici societari Benito Benedini e Donatella Treu. Il Sole 24 Ore è il gruppo editoriale di Confindustria. E’ la corazzata di carta, e digitale, da cui gli industriali hanno lanciato negli anni strali e diktat. Verso la politica, i sindacati, le istituzioni accusati a turno di ritardi, inefficienze, di non comprendere le esigenze delle imprese. Ora quella corazzata è scossa dalle fondamenta. Gli ultimi sviluppi dell’inchiesta dei pm di Milano rivelano quanto meno gravi episodi di “mala gestione”. I giornalisti, in sciopero ad oltranza negli ultimi giorni, hanno chiesto ai vertici del gruppo di evitare “soluzioni confuse”. Sotto gli occhi di tutti c’è un sistema di potere confindustriale che si sgretola e una lotta per la successione che sembra essere già iniziata. La coppia Vincenzo Boccia (presidente Confindustria) e Roberto Napoletano (ex direttore del Sole 24 Ore) è insidiata da un gruppo di ex, tra cui Alberto Bombassei e Alberto Vacchi, entrambi ex candidati alla presidenza di Confindustria negli anni anni scorsi. Nuovi equilibri politici e soluzioni imprenditoriali per il gruppo del Sole 24 Ore vanno comunque ancora tutti trovati. ..A Memos sono stati ospiti oggi il giornalista della Stampa Paolo Colonnello, cronista da anni a Palazzo di Giustizia di Milano; e Giuseppe Berta, storico, insegna all’Università Bocconi.
Europa, populismi in cerca d’autore
Chi sono i populisti? Cosa vogliono? Il populismo è lo spettro europeo di questa lunga stagione elettorale che comincia mercoledì prossimo con le elezioni olandesi e si concluderà al più tardi nel febbraio 2018 con quelle italiane. Tra i due estremi sono incluse le presidenziali in Francia di fine aprile, le politiche francesi del mese successivo, e le elezioni tedesche di settembre...In Europa i media continentali, a seconda degli orientamenti politici e culturali, hanno fatto rientrare un po’ di tutto nella categoria del populismo: da Marine Le Pen a Geert Wilders, da Beppe Grillo a Pablo Iglesias, a Jeremy Corbin, solo per citarne alcuni. «Populismo è un termine non solo abusato, ma ambiguo», racconta a Memos Nadia Urbinati, politologa alla Columbia University di New York. «Il termine populismo – prosegue Urbinati – può essere stiracchiato in modo tale da coprire situazioni anche contrapposte tra loro. Il populismo è fenomeno interno alla democrazia, non esterno. Interno perché si sviluppa all’insegna dei due grandi fondamenti della democrazia che sono la legittimità popolare dei governi e il principio di maggioranza». Per Urbinati l’anima populista si sta espandendo in Europa, con una caratteristica particolare in Italia. «L’Italia – dice la politologa della Columbia Univerity - si trova all’interno di questo processo in una situazione straordinariamente interessante. Se in altri paesi vediamo l’espressione del populismo in un solo partito, in Italia il populismo è trasversale a tutti i movimenti e partiti. Abbiamo visto in questi giorni il “Lingotto” che è stato una grandissima espressione e un esempio classico di populismo. Lo dico tecnicamente, usando il populismo in senso neutro e non polemico». Dell’ambiguità del termine populismo si dice convinto anche Massimo Villone, costituzionalista dell’Università “Federico II” di Napoli. «Nel termine populismo – dice a Memos - ci può essere un po’ di tutto. Bisogna capire di quale populismo si parla e da parte di chi. In Italia Matteo Renzi lo ha reso una pratica di governo. Tutto il suo modo di fare politica è l’essenza di almeno un’accezione di populismo. Per quanto riguarda la mia opinione di costituzionalista, il populismo è da guardare comunque con diffidenza. E’ qualcosa di non accettabile in principio, perché quando si realizza ci allontana dall’archetipo della democrazia».
Il Manifesto della comunicazione non ostile
Dieci princìpi per una comunicazione non ostile. Un manifesto vero e proprio per una rete che non odia. E’ un insieme di suggerimenti, molto concreti. Ad esempio, primo principio: “dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona”. Secondo principio: “le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano”. Terzo principio del manifesto: “mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quello che penso”. Gli altri princìpi potete leggerli su paroleostili.com. Il “Manifesto della comunicazione non ostile” è stato presentato a Trieste il 17 e 18 febbraio scorsi. Una conferenza pubblica, aperta, voluta dall’ideatrice del Manifesto, Rosy Russo, creativa ed esperta di comunicazione, fondatrice della scuola di comunicazione “UAUAcademy”. «Il Manifesto – racconta a Memos Rosy Russo – è stato scritto da più di cento mani, da persone della comunicazione, giornalisti, social media manager, politici. Tutti insieme, di fronte alla pesantezza delle parole in rete di questo ultimo periodo, ci siamo chiesti cosa possiamo fare». La risposta è stata il Manifesto e l’incontro di Trieste a cui hanno partecipato, tra gli altri, Laura Boldrini, Gianni Morandi, Deborah Serracchiani. Molti gli interventi nei vari gruppi di discussione su social media e scritture, giornalismo e mass media, giovani e digitale, bufale e algoritmi. A Trieste c’era anche Giovanni Ziccardi che insegna Informatica giuridica all’Università di Milano. Ziccardi – ospite oggi a Memos - si muove a suo agio dal mondo degli hacker a quello dei diritti umani nell’era digitale, alle espressioni dell’odio in rete (“L’odio online.Violenza verbale e ossessioni in rete”, Raffaello Cortina Editore, 2016).
“Reagire all’abuso dell’obiezione di coscienza”. Intervista a Emma Bonino nella Giornata internazionale della donna.
Emma Bonino, leader storica dei radicali italiani, è stata ospite a Memos nella Giornata internazionale della donna. ..«La storia delle donne immigrate e rifugiate in Italia – racconta Bonino – è una storia a volte dimenticata, come se non avessimo in questo paese centinaia di migliaia di donne immigrate, anche loro con esigenze di diritti e di regole chiare. In Italia, ad esempio, le badanti sono circa 700 mila». Emma Bonino difende i diritti delle donne dagli attacchi che provengono non solo dalla rimozione delle loro storie, ma anche dal non rispetto delle leggi. La legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, sostiene, deve essere difesa dall’abuso dell’obiezione di coscienza. «Chiunque – racconta Bonino - in Italia faccia studi da ginecologo per esercitare la professione nel nostro paese , sa perfettamente qual è il quadro legislativo, cosa consentono e prevedono queste leggi. Il punto è che a fronte dell’obiezione di coscienza, dall’altra parte c’è la legge che prevede tassativamente all’articolo 9 che il servizio debba essere garantito attraverso varie modalità, compresa la mobilità del personale. Quindi, credo che reagire a questo abuso sia un dato di equilibrio rispetto a diritti delle cittadine italiane sanciti per legge». Bonino dice di aver «molto apprezzato la decisione del presidente della regione Lazio Zingaretti di bandire un concorso per medici non obiettori della legge 194, così come la decisione di un ospedale della provincia di Rovigo di bandire un concorso analogo per biologi non obiettori della fecondazione assistita. La coscienza – conclude Emma Bonino - non è solo quella dei medici obiettori, ce l’hanno anche le donne!»
Corruzione: l’evoluzione della specie e il caso Consip
Il giudice e l’imprenditore. Gaspare Sturzo e Alfredo Romeo. Sono due dei protagonisti, su fronti opposti, dell’inchiesta Consip delle procure di Napoli e Roma. L’ipotesi di reato principale è la corruzione negli appalti pubblici della centrale degli acquisti per la pubblica amministrazione. Gaspare Sturzo è il gip del Tribunale di Roma che ha scritto l’ordinanza di convalida dell’arresto di Alfredo Romeo. Il Romeo, invece, è l’imprenditore napoletano accusato di aver corrotto il dirigente Consip Marco Gasparri per essere favorito nell’aggiudicazione degli appalti. ..Da alcuni stralci dell’ordinanza di Sturzo e dalla memoria difensiva di Romeo emerge un quadro della particolare della corruzione di oggi. Il gip Gaspare Sturzo – in un passaggio delle 60 pagine dell’ordinanza – ha scritto che l’imprenditore Alfredo Romeo «giustifica l’infiltrazione criminale in Consip come legittima difesa criminale rispetto alle condotte di altri (imprenditori e politici, ndr) volte alla sua esclusione». Secondo questa ricostruzione Alfredo Romeo avrebbe tentato di infiltrarsi alla Consip (secondo l’accusa commettendo il reato di corruzione) per ottenere appalti. Un’infiltrazione criminale che sarebbe stata rivendicata dall’imprenditore napoletano come una “legittima difesa” rispetto ai tentativi di escluderlo dagli appalti. Gaspare Sturzo, il giudice, e Alfredo Romeo, l’imprenditore, ieri si sono incontrati nel carcere di Regina Coeli per l’interrogatorio. Silenzio dell’imprenditore. Romeo ha parlato attraverso un documento dei suoi legali: “altro che privilegiato – sostiene l’impenditore – in Consip ero emarginato. Sono stato fregato più volte”. Sembra di essere ritornati al concetto di “dazione ambientale”, coniato da Antonio di Pietro all’inizio degli anni ‘90, prima che scoppiasse Mani Pulite. Dazione ambientale e legittima difesa criminale, dunque. Quali differenze ci sono tra la corruzione dell’inizio degli anni ‘90 e quella di oggi? ..Da questo interrogativo comincia la puntata di oggi di Memos. Ospite Elena Pulcini, dell’Università di Firenze dove insegna filosofia sociale. Pulcini è studiosa di antropologia politica. L’altro ospite è Alberto Vannucci che insegna scienza politica all’Università di Pisa. Tra i suoi filoni principali di ricerca ci sono le organizzazioni criminali e la corruzione politico-amministrativa. Vannucci dal 2010 coordina il Master universitario in “Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione”.
La forza della memoria: ricercare e documentare
Quarto appuntamento del nuovo ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Umberto Santino, fondatore e direttore del Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato” di Palermo...La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 27 febbraio 2017.
Una comunità antimafia: i social, la rete e l’università.
Terzo appuntamento del nuovo ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Pierpaolo Farina, blogger, sociologo, scrittore, ideatore di WikiMafia - libera enciclopedia sulle mafie - e di MafiaMaps; Martina Mazzeo, presidentessa di Stampo Antimafioso e ricercatrice presso CROSS, Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell'Università degli Studi Milano - Dipartimento di Scienze sociali e Politiche; Gianmarco Crescentini, referente di UniLibera Milano e responsabile per Libera Lombardia dei campi ..E!State Liberi. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 13 febbraio 2017.
“Stampubblica”, la maxi-fusione in arrivo e i rischi per il pluralismo.
In ritardo, ma sta arrivando. E’ la maxi-fusione tra il gruppo Espresso-Repubblica di Carlo De Benedetti e i quotidiani La Stampa-Secolo XIX della famiglia Elkann Agnelli. Annunciata un anno fa, dovrebbe perfezionarsi nelle prossime settimane. Mancano ancora i giudizi di Antitrust e AgCom. Quest’ultima minaccia un supplemento di indagine, secondo quanto scrive oggi il Fatto Quotidiano. Anche all’Autorità per le comunicazioni, quindi, si sarebbero accorti che l’operazione di concentrazione Espresso-Repubblica-Stampa è un pericolo per il pluralismo. La fusione tra il secondo e il terzo quotidiano “generalista” in Italia arriverà nel pieno di una stagione di elezioni, referendum, primarie. I delicati rapporti tra politica e media subiranno una scossa nel pieno degli appuntamenti centrali per una democrazia. Memos oggi ha ospitato Giovanni Valentini, storica firma di Repubblica, oggi al Fatto Quotidiano, autore di un libro uscito di recente dal titolo “La Repubblica tradita”. Valentini, tra i fondatori del quotidiano di Eugenio Scalfari, racconta il rischio per l’intero sistema dei media rappresentato dalla maxi-fusione Repubblica-Stampa. A Memos oggi anche Marco Mele, giornalista del Sole-24 Ore, esperto di media e comunicazione, che racconta l’altra faccia delle concentrazioni editoriali, quella permanente nel mercato pubblicitario in Italia che impedisce l’ingresso di nuovi gruppi.
Stati Uniti, Bill Binney, ex dirigente della NSA: “I servizi segreti usano i report come arma politica”
Bill Binney, ex direttore tecnico dell’americana NSA, è il protagonista del documentario “A Good American”, sull’11.9 e su come poteva essere evitato. Nello scontro Trump-007 Binney, a Memos, si schiera con il capo della Casa Bianca. Ospite della puntata anche Guido Olimpio, inviata negli Stati Uniti per il Corriere della Sera.
“Non chiudete i tribunali per i minorenni"
I diritti dei minori in Italia sono stati garantiti anche dall’esistenza di un tribunale ad hoc, composto sia da giudici togati che da giudici “onorari” (esperti di psicologia, antropologia, pediatria). C’è, però, un progetto di legge, in discussione in commissione giustizia al Senato, che smonta l’impianto dei tribunali per i minorenni. Quel progetto rischia di essere un pesante passo indietro nell’amministrazione della giustizia per adolescenti e bambini in Italia. «In Italia abbiamo un problema, e cioè che alcune competenze che hanno a che fare con le famiglie e i minori sono frammentate tra il tribunale dei minorenni, i giudici che si occupano di tutela e i tribunali ordinari», racconta a Memos Lamberto Bertolè, presidente del consiglio comunale di Milano, fondatore della cooperativa sociale Arimo che assiste gli adolescenti in difficoltà. «Di fronte a questa situazione – prosegue Bertolè – il parlamento, nella legge delega sulla giustizia civile in discussione al Senato, ha introdotto un capitolo sui minori che ci fa fare un grandissimo passo indietro (ndr, emedamento Donetalla Ferranti, Pd, gennaio 2016). Vengono soppressi il tribunale per i minorenni e le relative procure per varare delle sezioni specializzate all’interno dei tribunali ordinari. La toppa (la cancellazione tribunale minori) – dice Bertolè – è peggio del buco (la frammentazione). Invece di rispondere al problema, si sta stravolgendo il sistema. Si rischia così di disperdere un capitale di esperienze e specializzazioni che sono il punto di forza del nostro sistema della giustizia minorile». Ospite di Memos anche Melita Cavallo, per oltre quarant’anni in magistratura, è stata presidente del tribunale per i minorenni di Napoli, Milano e Roma. «E’ la centralità data al bambino – sostiene Cavallo – che qualifica il lavoro dei tribunali per i minorenni. I casi che arrivano al tribunale sono sempre casi che si sarebbero potuti intercettare prima. Da parte dei servizi sociali, della scuola, del pediatra di base. Nel momento in cui noi ci rendiamo conto della complessità dei casi, della loro delicatezza, e della rapidità con cui dobbiamo rispondere, il tribunale è il più attrezzato a rispondere. Essendo il tribunale per i minorenni un organismo specializzato, riesce ad individuare il percorso opportuno, più giusto, per il bambino ascoltandolo. Il tribunale per i minorenni ha la possibilità di dare ascolto, di accogliere, di comprendere il bisogno e la necessità di un bambino. E ciò può essere fatto solo da un tribunale specializzato. Non lo può fare un tribunale ordinario – conclude Melita Cavallo – che ha fatto sempre altro e che improvvisamente si trova a dover ascoltare un bambino».
Lavoro 4.0, c’è posto anche per te?
E’ in corso una rivoluzione tecnologica che porterà alla distruzione di milioni di posti di lavoro. In Gran Bretagna, ad esempio, nei prossimi vent’anni potrebbero scomparirne 15 milioni a causa dell’automazione (lo sostiene il governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney). La trasformazione tecnologica del lavoro è già in atto: le macchine sostituiscono le persone agli sportelli delle banche o ai caselli autostradali o al bancone del ristorante. E’ successo già in passato, si potrebbe obiettare, quando le macchine hanno sostituito per decenni le persone nelle fasi precedenti dell’industrializzazione. Una fase di distruzione a cui, però, ne è seguita un’altra di creazione di nuovi posti di lavoro...Cosa c’è di diverso nella rivoluzione tecnologica di oggi? Per Marta Fana, economista, dottoranda di ricerca in economia all’Istituto di studi politici di Parigi, ospite oggi a Memos, le differenze ci sono. «Secondo le analisi pubblicate fino ad oggi - sostiene Fana - sappiamo che la quarta o la quinta rivoluzione tecnologica toglierà più lavoro di quanto ne produrrà. Fino ad oggi le rivoluzioni industriali hanno aperto spazi a nuovi mestieri, lavori, mentre ciò che sembrerebbe oggi è che quello spazio espansivo potrebbe contrarsi». Marta Fana nel corso della puntata di Memos commenta anche un’altra trasformazione del lavoro, oltre a quella tecnologica. E’ la trasformazione demografica, antropologica, del lavoro. In Italia l’età media di chi lavora è passata da 38 a 44 anni nel periodo che va dal 1993 al 2016. I giovani sotto i 35 anni sono passati dal 41% al 22% del totale degli occupati.
Università, educare alla cultura della cittadinanza
A cosa serve l’università? Serve a formare futuri lavoratori oppure ad educare e istruire cittadini consapevoli? ..In che direzione si sta muovendo l’università in Italia? ..Memos oggi ha ospitato un professore e uno studente del Politecnico di Torino. Si tratta di Juan Carlos De Martin, informatico, autore di “Università futura - tra democrazia e bit" (Codice edizioni, 2017); e Marco Rondina, consigliere di amministrazione del Politecnico in rappresentanza degli studenti...Rondina è autore e interprete di un discorso, diventato virale sul web, in cui sul filo dell’ironia denuncia «un sistema universitario – racconta a Memos - bistrattato e non considerato abbastanza». A cosa serve, allora, l’Università? Il professor De Martin ricorda che «in Italia una riflessione attorno a questo interrogativo non c’è quasi mai stata. In altri paesi, soprattutto negli Stati Uniti, questa domanda se la sono posta. Invece, in Italia sembra scontato che l’università serva a preparare al lavoro. Ma questa è solo una delle missioni dell’università. Nel mio libro metto in evidenza che la formazione al lavoro è sicuramente una cosa utile e importante per la società, ma non è affatto l’unica missione. L’università serve soprattutto alle persone, nella loro interezza, come esseri umani e come cittadini all’interno di una democrazia».
Il lavoro, una scissione costante a sinistra
Memos ha ospitato oggi due storiche personalità che hanno animato la cultura del lavoro in Italia negli ultimi decenni. ..Giovanni Bianchi, oggi presidente del circolo Dossetti di Milano, è stato alla guida delle Acli tra la fine degli anni ‘80 e i primi anni ‘90. ..Antonio Pizzinato ha passato una vita nella Cgil, di cui è stato segretario generale tra il 1986 e il 1988. Insieme hanno vissuto le esperienze delle lotte operaie a Sesto San Giovanni, la Stalingrado d’Italia. Sempre insieme hanno condiviso l’esperienza politica dell’Ulivo, nella seconda metà degli anni ‘90. Sul piano delle appartenenze alle forze politiche, Giovanni Bianchi è stato iscritto alla Dc, poi presidente del Ppi fino ad approdare nel 2007 al partito democratico attraverso la Margherita. Antonio Pizzinato, iscritto giovanissimo al Pci, è entrato nel Pds, dopo lo scioglimento del partito comunista. Poi in Sinistra democratica, Sel fino ad arrivare alla neonata Sinistra Italiana.
Mani pulite, 25 anni dopo. Davigo, ex pm del pool: “sono state cambiate le leggi per fermarla”
Venticinque anni fa, il 17 febbraio del 1992, con l’arresto di Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano, inizia l’era di Mani Pulite. Le inchieste della procura milanese sulla corruzione scoperchiano un sistema del malaffare che ha riguardato partiti e imprese. «Alla fine è cambiato poco», dice oggi a Memos uno dei magistrati più impegnati in quelle inchieste. E’ Piercamillo Davigo, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, allora uno dei pm di Mani Pulite. Il Davigo-pensiero sulla corruzione è concentrato in un libro che uscirà la prossima settimana dal titolo: “Il sistema della corruzione” (Laterza 2017). Ospite della puntata di oggi di Memos anche la giornalista del Sole-24 Ore Serena Uccello. In un recente libro (“Corruzione”, Einaudi 2016) ha raccontato il sistema della corruzione in Italia attraverso un testimone diretto, Piergiorgio Baita, ex amministratore delegato della Mantovani Spa, al centro dell’inchiesta veneziana sul Mose.
Tante sinistre, un solo Renzi/2
Sono diverse le sinistre che si stanno preparando a questa lunga stagione politica che porterà alle elezioni. Al più tardi si voterà fra dodici mesi, anche se un anticipo del voto non può essere escluso. Che lo si voglia o meno, di fronte alle tante sinistre si para la figura di Matteo Renzi e del suo Pd. Alleato, concorrente, antagonista, rivale: Renzi resta un paradigma per le tante sinistre. Positivo, negativo, perfino neutro, che sia. Ieri Giuliano Pisapia, l’ex sindaco di Milano, ha presentato il suo Campo Progressista. Il prossimo fine settimana a Rimini ci sarà il congresso fondativo di “Sinistra Italiana”. A fine mese (dal 24 al 26 a Roma) Civati farà la sua “Costituente delle idee”. Un elenco parziale. C’è poi il congresso Pd, con il suo inizio accelerato rispetto alla scadenza naturale dell’attuale segreteria di dicembre 2017. Tempi più brevi con un Renzi forse dimissionario già nei prossimi giorni. Il dibattito interno, e soprattutto le conclusioni del congresso Pd (chi sarà il nuovo segretario, cosa farà l’attuale minoranza) finiranno per intrecciarsi con i lavori in corso nelle tante sinistre. Memos ha dedicato anche la puntata di oggi a questo tema (qui la puntata di ieri). Ospiti: lo storico Luca Alessandrini, direttore dell’Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna, e il politologo Roberto Biorcio dell’Università degli Studi di Milano.
Tante sinistre, un solo Renzi/1
In Italia ci sono tante sinistre. Per un solo Renzi. ..Il prossimo fine settimana a Rimini ci sarà il congresso fondativo di “Sinistra Italiana”. Oggi a Milano si presenta il Campo Progressista di Pisapia. A fine mese Civati farà la sua “Costituente delle idee”, D’Alema ha già il suo “Consenso per un nuovo centrosinistra”. ..Renzi, come si è visto alla direzione del Pd ieri, resta invece uno solo. Senza molta voglia di mischiarsi con altri. “Non partecipo a caminetti”, “non mi mettete nei pastoni dei tg”: due frasi della sua relazione di ieri. Alleato, concorrente, antagonista, rivale: Renzi, unico e - almeno fino al nuovo congresso del Pd - maggioritario nel suo partito, resta un paradigma per le tante sinistre. Paradigma negativo, neutro o positivo. “Il partito democratico è contendibile”, ha detto Renzi ieri in direzione. Contendibile da quale maggioranza alternativa? Anche la leadership del Pd nel centrosinistra è contendibile? Domande che Memos ha girato, insieme ad altre, agli ospiti di oggi della trasmissione: Carlo Galli, deputato del gruppo di Sinistra Italiana, politologo; e Miguel Gotor, senatore del Pd (della minoranza del partito), storico.
Mediterraneo, Matvejevic e le migrazioni
Pedrag Matvejevic è stato un grande intellettuale, cosmopolita, morto il 2 febbraio scorso, a Zagabria. Matvejevic era nato nel 1932 a Mostar, la città del “Ponte Vecchio” distrutto dalla guerra negli anni Novanta e poi ricostruito. Oggi Mostar è una città della Federazione della Bosnia Erzegovina, allora nel ‘32 del Regno di Jugoslavia. Matvejevic ha lasciato il suo paese all’inizio degli anni ’90, ai tempi della guerra nell’ex-Jugoslavia per andare ad insegnare letterature slave alla Sorbona di Parigi e poi alla Sapienza di Roma (l’Italia, di cui aveva ricevuto la cittadinanza onoraria). Ha cercato di tenere insieme le differenze delle culture, dei luoghi, mentre tutto andava nella direzione contraria. Pacifista ostinato in tempi di nazionalismi e guerre. ..Il Mediterraneo è stato il luogo di elezione del suo racconto. “Breviario Mediterraneo” è l’opera scritta nel 1987 che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo, tradotta in una ventina di lingue (in Italia da Garzanti). Per ricordare la figura di Pedrag Matvejevic Memos ha ospitato Melita Richter, sua amica, sociologa e saggista. Del Mediterraneo di oggi ha parlato a Memos anche il fotografo e giornalista Giulio Piscitelli. "Harraga. In viaggio bruciando le frontiere" è il titolo di un suo progetto fotografico appena pubblicato (ContrastoBook, 2017). E' un resoconto per immagini dei suoi viaggi lungo le rotte seguite dai migranti per raggiungere l'Europa.
L’Europa, Maastricht e i nazionalismi/3
Terza puntata di Memos dedicata all’Europa a 25 anni dalla firma del Trattato di Maastricht (il 7 febbraio del 1992). ..Maastricht e i nazionalismi europei. Da un lato il trattato diventato simbolo delle politiche di austerità. Dall’altro il pericolo della destra xenofoba e populista. Maastricht è anche il simbolo di quel rapporto distorto tra politica ed economia, con i governi quasi sempre subordinati all’agenda dettata dai poteri finanziari. ..Ospiti di oggi il politologo Yves Meny, presidente della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, è stato direttore dell’Istituto Europeo di Firenze; e l’economista Carluccio Bianchi che è stato preside della Facoltà di Economia dell’Università di Pavia dove ha insegnato per anni politica economica.
L’Europa, Maastricht e i nazionalismi/2
In questi giorni ricorrono i 25 anni della firma del Trattato di Maastricht che ha portato l’Europa alla moneta unica, ma non all’unità politica. Sempre in questi giorni, in queste ultime settimane, il nazionalismo della destra europea sta dando nuove prove della sua esistenza. Solo per citare un paio di occasioni: l’incontro di Coblenza, in Germania, del 21 gennaio scorso con Marine Le Pen, Geert Wilders, Fruke Petry e Matteo Salvini tutti allineati su uno stesso palco. E poi il 5 febbraio a Lione, l’avvio scenografico della campagna elettorale di Le Pen per le presidenziali francesi. Maastricht e i nazionalismi europei. Il simbolo dell’austerità e il pericolo della destra xenofoba e populista. ..Come salvare l’Europa dalle due minacce? E’ la domanda che Memos ha rivolto ai suoi ospiti di oggi (dopo la puntata di ieri): l’economista Salvatore Biasco e lo storico Adriano Prosperi.
Salvare l’Europa da Maastricht e dai nazionalismi/1
Il 7 febbraio del 1992 la firma del Trattato di Maastricht da parte dei dodici paesi della Comunità europea. Venticinque anni dopo, l’Europa di Maastricht è nel pieno di una crisi politica e istituzionale. Austerità e recessione, ridimensionamento del welfare e disuguaglianze. Sono le politiche di questi ultimi anni con i loro effetti disastrosi. E’ il neoliberismo europeo costruito sull’architettura di Maastricht. Quella dei parametri del 1992 (3% deficit-pil, 60% debito-pil, etc.) a cui si sono aggiunte una serie di strette successive sulle politiche di bilancio, dai nomi per lo più oscuri: “two packs”, “six packs”, “semestre europeo”. ..Come si può salvare l’Europa da “Maastricht”? Come si contrasta il nazionalismo di Le Pen e della destra “sovranista” europea? A cosa punta l’Europa delle due velocità di Angela Merkel? ..Sono alcune delle domande che Memos ha girato ai suoi ospiti di oggi: Pier Virgilio Dastoli, presidente del consiglio italiano del Movimento Europeo, è stato assistente parlamentare di Altiero Spinelli per dieci anni, tra il 1977 e il 1986; e Alessandro Somma, giornalista e professore di diritto comparato all’università di Ferrara.
Lotta alla corruzione e monitoraggi civico.
Secondo appuntamento del nuovo ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Rosy Battaglia, giornalista “civica”, ideatrice e curatrice di “Cittadini reattivi”, un progetto di inchiesta multimediale su ambiente salute e legalità (online dal 2013); e Leonardo Ferrante, referente nazionale del settore "Anticorruzione civica e cittadinanza monitorante" di Libera e Gruppo Abele, dal 2012 al 2015 coordinatore scientifico nazionale di Riparte il futuro, la campagna anticorruzione fondata dalle due associazioni e oggi progetto autonomo. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 30 gennaio 2017. Titolo: “Lotta alla corruzione e monitoraggio civico”.
Il grande risiko della sanità privata in Italia. Il caso Ieo-Humanitas-San Donato.
Nella sanità privata italiana si muovono pesci grandi e pesci piccoli. Il giro d’affari è di circa 4 miliardi di euro l’anno (2014, dati Mediobanca). L’offerta lanciata dai gruppi San Donato e Humanitas per acquisire l’Istituto europeo di oncologia (Ieo) fondato da Umberto Veronesi è un caso in cui a muoversi sono esclusivamente i pesci grandi. Il gruppo San Donato è la prima azienda sanitaria privata in Italia, con un fatturato 2014 di 1 miliardo e 872 milioni. Humanitas è la seconda azienda privata italiana delle cure e della ricerca: nel 2014 ha fatturato 548 milioni. Lo Ieo, la società preda, è la quinta in Italia (260 milioni nel 2014). ..L’offerta di acquisizione (di circa 300 milioni di euro) è un affare, se mai verrà concluso, di livello nazionale anche se gli attori e le loro strutture (ospedali, centri di ricerca, cliniche) sono tutti in Lombardia, eccetto un caso in Emilia Romagna. Allo Ieo il consiglio di amministrazione, insieme ai primari e ai dirigenti, hanno preso male l’offerta di San Donato e Humanitas, la considerano ostile. Una risposta ufficiale arriverà il prossimo 17 febbraio, quando si riunirà il cda Ieo. Si tratta di una vicenda che riguarda il cuore della sanità privata italiana, con risvolti anche europei. Inoltre si intreccia con altre partite aperte negli assetti della finanza italiana, con un filo che tiene insieme Intesa, Mediobanca e arriva fino al controllo delle Generali. Ospiti della puntata di Memos il giornalista Alessandro Da Rold, di Lettera 43, Valentina Cappelletti, della Cgil Lombardia e Francesco Longo, professor di management pubblico e sanitario all’università Bocconi.
Storia, le date condivise del “Calendario civile”.
“Calendario civile” è il titolo di una raccolta di saggi (pubblicata da Donzelli), sulle date che compongono una possibile storia civile degli italiani. Il sottotitolo chiarisce l’obiettivo di questo lavoro collettivo: “per una memoria laica, popolare e democratica degli italiani”. Lo storico Alessandro Portelli ha curato l’intera raccolta, ventidue saggi scritti da altrettanti autori, ciascuno per ogni data: dal 27 gennaio Giorno della Memoria di Adachiara Zevi al 12 dicembre della strage di Piazza Fontana di Gad Lerner, dall’8 marzo delle donne di Vittoria Franco al 21 luglio di Genova 2001 di Luigi Manconi e Federica Graziani. Portelli è stato ospite oggi a Memos insieme alla politologa Nadia Urbinati che ha scritto sul 12 maggio, quello del 1974 del referendum sul divorzio. ..«L’idea – racconta Alessandro Portelli a Memos - nasce da una considerazione. Credo sia necessaria una dimensione di ritualità se si vuole costruire una memoria e una identità. Un’identità che non sia compatta, unitaria e confusa, ma che sia capace invece di interrogarsi e di amministrare le divisioni e i conflitti»...Portelli spiega qual è la caratteristica dei singoli capitoli che compongono il “Calendario civile”. «Sono tutti saggi problematici. Nessuno ha assunto una dimensione celebrativa, né una dimensione decostruttiva. Penso, ad esempio, al saggio di apertura di Adachiara Zevi, sul Giorno della Memoria. E’ un saggio molto bello perché prende in discussione sia la necessità di questa giornata che le critiche e le perplessità che sono state sollevate. Tutte le date del “Calendario civile” - conclude Portelli - sono date di interrogazione, più che di affermazione.
Migranti sfruttati, la facilità del male.
Erano ammassati in quarantuno dentro un furgoncino diretto a Ventimiglia, il confine che i profughi tentano passare per arrivare nel Nord Europa. Il portellone del furgoncino era chiuso con un lucchetto, come fanno i fattorini per non farsi derubare del carico. Ma all’interno non c’erano merci, ma persone. Cittadini siriani, egiziani ed eritrei. ..E’ quanto ha scoperto un’inchiesta coordinata dalla procuratrice aggiunta della Dda di Milano, Ilda Boccassini. Individuata, come si dice in questi casi, un’organizzazione di egiziani, afgani, albanesi, sudanesi e tunisini. C’erano anche italiani nel gruppo degli sfruttatori. Si facevano pagare (anche cinquemila dollari) per trasportare i migranti, come pacchi accatastati uno sull’altro, dalla Sicilia al confine con la Francia. «Qui non stiamo parlando della necessità di grosse organizzazioni», ha raccontato Ilda Boccassini, ieri in una conferenza stampa. «Se io so – ha proseguito la pm - che ci sono degli sbarchi, dove c’è carne da macello disponibile a fare qualsiasi cosa pur di raggiungere il nord Europa, allora è facilissimo. E’ come andare in un supermercato e sapere che là posso trovare patate, detersivo e quant’altro». E’ la facilità del male. «Di fronte al dolore - ha aggiunto la magistrata - c’è la globalizzazione del male, persone senza scrupoli che si alleano fra di loro per trovare ricchezza». Questo è il quadro. Cosa facciamo per evitare “la globalizzazione del male”? Valerio Calzolaio, giornalista e scrittore, ospite a Memos, sostiene che bisogna “garantire corridoi umanitari e percorsi sicuri ed evitare migrazioni forzate”. In Italia, intanto, norme necessarie per l’integrazione, come la riforma della cittadinanza, sono bloccate da mesi in parlamento. Ne abbiamo parlato con Doris Lo Moro, senatrice Pd.
Giustizia, diritti: dall’Italia agli Usa di Trump.
La giustizia e i diritti. Dall’Italia dei grandi processi (25 anni fa, il 30 gennaio del 1992, la storica sentenza della Cassazione contro Cosa Nostra) ai diritti fondamentali negati per migranti e rifugiati negli Stati Uniti di Trump. Memos ha ospitato oggi Giovanni Salvi, procuratore generale a Roma, magistrato da quasi quarant’anni. Salvi è stato il pm in molti grandi processi: Ustica, Gladio, il memoriale Moro, il delitto Pecorelli. Prima di diventare procuratore generale a Roma nel 2015, è stato procuratore capo a Catania per quattro anni. La conversazione di oggi a Memos parte dalla storica sentenza della Cassazione che il 30 gennaio 1992, esattamente 25 anni fa, confermò le condanne per i vertici di Cosa Nostra. «Storica – racconta Salvi - non solo perché per la prima volta si arrivò ad una condanna definitiva di Cosa Nostra, ma anche per il metodo con cui si arrivò, quello che oggi chiamiamo il “metodo Falcone”». Giovanni Salvi, studioso del diritto, commenta anche le gravissime decisioni del presidente degli Stati Uniti Trump sul blocco temporaneo degli ingressi negli Usa per i cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana, il congelamento del diritto d’asilo per 4 mesi (e a tempo indeterminato per i soli cittadini siriani). «E’ un gravissimo errore strategico nella lotta al terrorismo di matrice radicale islamica – dice Salvi - Non si combatte questo terrorismo con misure di tipo militare o giudiziarie. Lo si combatte soprattutto vincendo la guerra nelle coscienze, facendo sì che venga ripudiato. Parlare alla pancia della nazione, come si tende a fare anche in Italia quando si collega l’immigrazione col terrorismo, è molto pericoloso perché si introduce un argomento irrazionale in un tema in cui i governanti hanno l’obbligo di essere razionali e contrastare la paura». Nel corso dell’intervista il pg Salvi parla dello stato della giustizia in Italia, sostiene le ultime critiche dell’Anm al governo sulla proroga degli incarichi di alcuni magistrati, anche se – a differenza del segretario dell’Anm Piercamillo Davigo - non ritiene che sia a rischio l’indipendenza della magistratura.
“Memoria, antidoto all’odio e al pregiudizio”
«Mio padre era una persona buona, disponibile verso gli altri. Se vedeva uno per strada a chiedere l’elemosina lo portava a casa a mangiare». E’ il racconto di Ornella, la figlia di Dante Coen, ebreo milanese nato ad Ancona il 24 agosto del 1910, arrestato a Milano il 26 luglio 1944, deportato nel campo di sterminio di Auschwitz e assassinato a Buchenwald il 4 aprile del 1945. ..Ornella Coen racconta a Memos di suo padre Dante, un uomo di cui non ha ricordi diretti. Quella mattina del 26 luglio del ‘44 «quando vennero a prelevarlo, non so se i fascisti o le Ss – racconta Ornella – avevo 33 giorni». La memoria pubblica di Dante Coen, in questi giorni, è stata affermata da una delle sei pietre d’inciampo posate una settimana fa in altrettanti luoghi di Milano. Quella di Dante Coen è stata posata sul marciapiede davanti alla sua casa, in via Plinio al numero 20. «E’ un giusto contributo – dice Ornella – alla memoria di mio padre e di tutte le persone che hanno sofferto, che sono state ingiustamente ammazzate». Ma quella pietra, dopo neanche quarantottore, è stata imbrattata con una vernice nera. «Ci sono delle persone – dice Ornella Coen – cattive e ignoranti che non si rendono conto nemmeno di quello che fanno. Sono un po’ stupide, hanno dei pregiudizi. Certamente, io mi sono sentita nuovamente orfana, due volte, non una sola volta». Ornella Coen, dopodomani 28 gennaio, sarà in prima fila ad aprire la catena umana organizzata per difendere la memoria di suo padre. La conversazione con la signora Coen si conclude con alcuni suoi riferimenti all’indifferenza e all’ignoranza ancora diffuse. Il suo è un appello: bisogna far capire «che cosa è stato l’odio e il pregiudizio nei confronti di qualunque minoranza».
Gli ostacoli alla verità sull’assassinio di Giulio Regeni. Una ricostruzione.
Un anno fa, il 25 gennaio 2016, Giulio Regeni, 28 anni, veniva sequestrato al Cairo, la capitale egiziana. Il suo corpo fu fatto ritrovare nove giorni dopo (il 3 febbraio) sul ciglio della strada che collega la capitale ad Alessandria. Un cadavere sfigurato, con i segni delle violenze e delle torture subite. Carlo Bonini, giornalista di Repubblica, è uno dei cronisti che hanno seguito la vicenda dell’assassinio di Giulio Regeni. Ha scritto più volte, nel corso di questi dodici mesi, dei numerosi tentativi di depistare le indagini da parte delle autorità egiziane. A Memos Carlo Bonini ricostruisce la storia degli ostacoli alla verità sulla morte di Giulio.
Trump, democrazia dispotica e globalizzazione.
La puntata di oggi di Memos è dedicata a Trump e al suo discorso di insediamento di venerdì scorso a Washington. Qual è l’idea di democrazia che emerge dalle parole del capo della Casa Bianca (“the time for empty talk is over”)? Il protezionismo in campo economico di Trump (“buy American and hire American”) rappresenta la fine della globalizzazione neoliberista? ..Ospiti della puntata di oggi lo storico della filosofia Michele Ciliberto, con la sua ipotesi di una “democrazia dispotica” in arrivo negli Stati Uniti. E lo storico Marcello Flores con l’idea che a fronte di una doppia globalizzazione - tecnologica e politica - Trump possa fermare la seconda, ma non la prima.
Lezioni di antimafia: Nando dalla Chiesa
Primo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Nando dalla Chiesa, sociologo all'Università degli Studi di Milano dove insegna, tra gli altri, nel corso di Sociologia della criminalità organizzata, unico in Italia. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 16 gennaio 2017. Titolo: «Antonino Caponnetto: dalla trincea di Palermo alle scuole di tutta Italia».
Trump, le destre europee e l’asse economico con Londra e Mosca.
Domani a Washington il giuramento di Donald Trump, il nuovo presidente degli Stati Uniti. Dopodomani a Coblenza in Germania, il vertice dei leader delle destre xenofobe e nazionaliste europee: ci saranno la francese Marine Le Pen, la tedesca Frauke Petry, l’olandese Geert Wilders e il leghista Salvini. Due eventi lontani, quasi contemporanei. Cosa li tiene insieme? Cosa c’è in comune tra i leader della destra estrema europea e Trump? A Memos risponde Piero Ignazi, professore di politica comparata all’Università di Bologna. Come cambieranno le relazioni economiche internazionali con l’arrivo Trump? Quale sarà il ruolo dell’Europa? Lo storico Giuseppe Berta a Memos racconta come Trump cercherà di costruire un nuovo asse economico tra Stati Uniti, Russia e Gran Bretagna.
Movimento 5 Stelle di lotta, e anche di governo?
Memos prosegue il suo giro tra le forze politiche in Italia in questo inizio d’anno. Siamo all’apertura di una stagione politica che porterà alle elezioni, al più tardi fra 12 mesi quando la legislatura arriverà alla sua scadenza naturale. Tra le forze politiche (dopo Pd e Sinistra Italiana) oggi tocca al Movimento Cinque Stelle. Il primo ospite della trasmissione è stata Laura Castelli, deputata M5S della commissione bilancio della Camera. Da Trump al clamoroso inciampo sul gruppo parlamentare europeo, dalla crisi globale all’euro, dalle ricette contro la crisi e alle alleanze. Ospite della puntata anche Aldo Giannuli, ricercatore in storia contemporanea all’università di Milano, consulente ed elettore del M5S.
Sinistra Italiana, lavori in corso: un confronto.
Memos ha deciso di fare una ricognizione su alcuni partiti in questo inizio d’anno e avvio della stagione politica che porterà alle elezioni. Tra una settimana, martedì 24 gennaio, dovrebbe arrivare la sentenza della Corte costituzionale sulla legge elettorale, il cosiddetto Italicum. Da allora partirà la corsa alla riscrittura di una nuova legge elettorale e poi si arriverà alle elezioni che - al più tardi - si terranno tra un anno, alla scadenza naturale della legislatura. Dicevamo già nella puntata di ieri che la politica in Italia è in una situazione di “surplace”, in attesa della decisione della Consulta. In questo stato di sospensione, Memos ha deciso di fare un giro all’interno di alcuni partiti. Ieri è toccato al Pd. Oggi a Sinistra Italiana, una forza politica che ha – sulla base delle elezioni del 2013 e della sua alleanza di allora col Pd - 31 deputati e 8 senatori. Tra un mese (dal 17 al 19 febbraio) si svolgerà il congresso fondativo di Sinistra Italiana, dentro il quale confluirà Sel e alcuni parlamentari che in questa legislatura hanno lasciato il Pd (come Fassina, D’Attorre e Carlo Galli). Gli ospiti di Memos sono Nicola Fratoianni, deputato, dell’esecutivo nazionale di Sinistra Italiana; e Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio, che ha fatto del coordinameto nazionale di Sel.
Il Pd e il riformismo renziano. Un confronto.
Non tira una buona aria in Europa per i partiti socialisti. E’ arrivato a questa constatazione anche il leader del Pd, Matteo Renzi. Nella sua intervista a Repubblica del 15 gennaio scorso, Renzi dice: “il Pd deve riflettere: a cosa serve un partito oggi? Come può la sinistra rispondere alla crisi? Come dobbiamo cambiare? Si guardi in giro: in Francia i socialisti non stanno benissimo. In Spagna per il Psoe abbiamo visto com'è finita, in Inghilterra con Corbyn il Labour non vince, in Germania la Merkel va al 42,9 per cento, superata solo da Adenauer, negli Usa Obama raccoglie risultati positivi nell'occupazione per 75 mesi e il Paese vota Trump”. ..Se non tira una buona aria per il riformismo, così come riconosce lo stesso Renzi, non è arrivato il momento di trarne qualche conclusione? Che cosa non ha funzionato? Cosa è andato storto al riformismo in Italia, nella versione del Pd di Renzi? Si pensi alla riforma costituzionale bocciata nel referendum del 4 dicembre scorso, oppure al Jobs Act e alla precarietà che aumenta. ..Memos ne ha parlato con Michele Salvati e Massimo Mucchetti. Salvati, economista, direttore della rivista “Il Mulino”, già parlamentare dei Ds nella legislatura dell’Ulivo (1996-2001), è uno degli ispiratori dell’idea di partito democratico in Italia e ha sostenuto le scelte di Renzi in quest’ultima stagione politica. Mucchetti, senatore del Pd, presidente della Commissione industria, giornalista, è stato tra i primi esponenti dei gruppi parlamentari del partito democratico a schierarsi per il “no” nel referendum costituzionale del dicembre scorso.
Referendum lavoro, il primo no è della Consulta
E’ di fatto aperta la campagna referendaria per l’abrogazione delle norme sui voucher e sulle limitazioni della responsabilità di appaltatori e appaltanti nei confronti dei lavoratori. Sui quesiti proposti dalla Cgil si dovrebbe votare tra il 15 aprile e 15 giugno prossimi, come prevede la legge sui referendum del 1970. Il condizionale, come si dice in questi casi, è però d'obbligo. Ci sono, infatti, due incognite: in caso di scioglimento anticipato delle camere il referendum verrebbe sospeso e rinviato ad un anno dopo le elezioni; nel caso in cui il Parlamento votasse una legge che va nella direzione dei quesiti, i referendum verrebbero annullati. Spetterà alla Corte di Cassazione decidere se quell'eventuale legge rispetta o meno le richieste contenute nei quesiti. In ogni caso bisogna aspettare ancora qualche settimana per avere la data del voto: entro il 10 febbraio la sentenza di ieri della Consulta dovrà essere pubblicata e comunicata ufficialmente, tra gli altri, anche al capo dello stato. Dopodichè, ogni momento sarà buono per il presidente Mattarella (dopo una deliberazione del consiglio dei ministri) per indire formalmente – con tanto di data – i referendum. Com'è noto la Corte costituzionale ieri ha ammesso soltanto due dei tre referendum richiesti dalla Cgil: è rimasto fuori (dichiarato inammissibile) quello che puntava ad abrogare alcune norme del Jobs Act, quelle che hanno cancellato la possibilità di reintegrare sul posto di lavoro il lavoratore licenziato senza giusta causa. Per discutere della decisione della Consulta, del merito dei quesiti referendari, dell'idea di lavoro che sta dietro norme come quelle dei voucher e del Jobs Act Memos oggi ha ospitato il giurista del lavoro Luigi Mariucci e l'economista Giovanni Dosi, direttore dell'Istituto di Economia della Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa.
Tullio De Mauro, le matite del professore e il suo grande dizionario
La puntata di oggi di Memos è un omaggio al professore Tullio De Mauro, scomparso una settimana fa. Vi ripropongo l'intervista a Memos del 9 dicembre del 2014 in cui il professore parla della scuola, della politica e di alcune parole-chiave.
Vivendi-Mediaset, la scalata televisiva
Siamo alla fine dell'era berlusconiana della tv in Italia oppure Berlusconi troverà le risorse (in senso lato) per salvarsi? Ne abbiamo parlato oggi a Memos con Stefano Balassone, produttore e autore televisivo, vicedirettore di Rai Tre durante gli anni della direzione di Angelo Guglielmi, consigliere di amministrazione della Rai tra il 19998 e il 2002. L'altro ospite è stato Carlo Vitagliano, dal 1981 è stato per trent'anni nel cuore della tv berlusconiana, Canale 5. La sua esperienza l'ha condensata in un libro: “Noi i ragazzi del Biscione. Nascita e trionfo della tv di Berlusconi” (Melampo, 2016). Il pretesto per parlare della vera o presunta fine della tv berlusconiana in Italia è la scalata di Vivendi a Mediaset, lanciata un mese fa con un massiccio rastrellamento di azioni del gruppo di Cologno Monzese. Nel giro di qualche settimane il finanziere francese Vincent Bolloré (patron di Vivendi) ha comprato sul mercato circa il 30% del capitale di Mediaset, con Berlusconi e i suoi che hanno denunciato il fine ostile del raid finanziere francese. Come andrà a finire? A cosa punta Bolloré? Ha senso usare il criterio della difesa dell'italianità di Mediaset per criticare la scalata? Dov'è finito, invece, il criterio della tutela antitrust dalle concentrazioni nel settore dei media?
Il ritorno di Memos
Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare, è tornato da oggi in onda. Dal lunedì al giovedì alle 13 (e riproposto poi alle 20) sulle frequenze di Rp, in streaming e in podcast. La trasmissione ha ospitato oggi il sociologo Nando dalla Chiesa per la presentazione del nuovo ciclo di "Lezioni di antimafia" (tutti i particolari li trovate qui). In questa puntata di apertura della nuova serie di Memos abbiamo ospitato anche lo storico della filosofia Michele Ciliberto.
Memos di domenica 08/01/2017
Fuoco sui rifiuti. Gli incendi nei siti di stoccaggio e le mafie. Ne abbiamo parlato con Antonio Pergolizzi, responsabile dell’Osservatorio Legalità e Ambiente di Legambiente, e Gian Antonio Girelli, presidente della Commissione Antimafia del consiglio regionale della Lombardia. E’ possibile un’economia senza scarti? Lo abbiamo chiesto all’economista dell’università Tor Vergata di Roma, Leonardo Becchetti, uno dei principali sostenitori in Italia delle tesi sull’economia circolare.
“Helicopter money”: e se i soldi contro la crisi arrivassero dal cielo? Intervista con Leonardo Becchetti
Si chiama “helicopter money”, l'ha inventata Milton Friedman 40 anni fa, ed è una ricetta estrema contro la crisi economica: lo stato stampa i soldi e li fa arrivare direttamente ai cittadini, senza l'intermediazione delle banche. Un'idea che piace a destra come a sinistra. Memos ne ha parlato con l'economista Leonardo Becchetti, dell'Università di Roma-Tor Vergata.
I vincoli dell'austerità sul futuro dell'Europa. Intervista con Emiliano Brancaccio e Chiara Saraceno
L'austerità rischia di essere il futuro prossimo dell'Europa, anche dopo averne segnato pesantemente il passato recente. La scossa della Brexit, per ora, non basta ad uscire dalla tenaglia della riduzione della spesa e dei salari. La conclusione del vertice informale dei 27 leader dell'Unione Europea, il primo dopo la Brexit, lo conferma indirettamente: “(...) molte persone esprimono insoddisfazione per lo stato attuale delle cose, a livello sia europeo sia nazionale. Gli europei si aspettano che noi facciamo di più in tema di sicurezza, lavoro e crescita, e speranza per un futuro migliore. Abbiamo bisogno di lavorare su questo, in un modo che ci unisca, non da ultimo nell'interesse dei giovani". Tradotto: “gli europei dicono che le cose non vanno bene, vogliono di più. Dobbiamo occuparcene”. Perchè l'Europa non riesce ad uscire dall'austerità, nonostante i danni provocati dalle sue politiche? Da questo interrogativo è iniziata la puntata di oggi di Memos con l'economista Emiliano Brancaccio e la sociologa Chiara Saraceno.
Austerità, la Brexit non cambia verso all'Europa. Intervista con Yves Meny e Adriano Prosperi
“Superare l'austerità”. Esponenti storici del riformismo in Europa, come Romano Prodi e il teorico della Terza Via Anthony Giddens, sono ormai d'accordo. Ma il nuovo direttorio europeo Merkel-Hollande-Renzi li ignora. Nemmeno la Brexit, per ora, scalfisce la dottrina dell'austerità. A Memos oggi il politologo Yves Meny e lo storico Adriano Prosperi.
Brexit, una scossa per l'intera Europa. Intervista con Colin Crouch e Massimo D'Antoni
La Brexit ha scosso l'intera Europa. Colpita anche l'ortodossia dell'austerità, in Gran Bretagna e nel resto del continente. Chi gestirà il passaggio storico dell'uscita della Gran Bretagna dalla Ue? A Londra, ci saranno i conservatori o i laburisti? A Bruxelles, Merkel e Draghi o il direttorio italo-franco-tedesco? Memos oggi ha ospitato il sociologo inglese Colin Crouch e l'economista Massimo D'Antoni.
Tra nuovo nazionalismo e sfiducia nell'Unione Europea. Intervista con Tana De Zulueta e Luca Fantacci
Memos ha ospitato oggi una conversazione tra la giornalista Tana De Zulueta e l'economista Luca Fantacci. I temi: il destino incerto di Cameron, le pressioni dei centri finanziari internazionali a favore di Londra nell'Ue, il nazionalismo inglese e il rischio spaccatura del Regno Unito. Tana De Zulueta è stata corrispondente in Italia per l'Economista e parlamentare italiana. Luca Fantacci insegna all'università Bocconi e si occupa di storia dei sistemi monetari e finanziari e storia del pensiero economico.
I cinque poli della politica italiana. Intervista con Nadia Urbinati
Dal M5S alle sinistre disomogenee, dal Pd di Renzi a quello non-renziano, fino alle destre lacerate nel doppio scontro Meloni-Salvini vs. Gelmini-Parisi. Quanti poli ha la politica italiana che si è vista alle ultime elezioni? Ospite di Memos la politologa Nadia Urbinati, nuova presidente di Libertà e Giustizia.
Elezioni, l'importante è vincere. E la partecipazione? Intervista con Geminello Preterossi
La sconfitta di Renzi, la vittoria del M5S. E la partecipazione che cala? Chi se ne fa carico? Lavoro, disagio sociale, esclusione, rischiano di rendere il voto “inaccessibile”. Memos ne ha parlato oggi con Geminello Preterossi, filosofo della politica.
Ballottaggi 2016: vincitori, vinti e Renzi
Due spunti ulteriori sui risultati di Roma e Torino arrivano dalle opinioni di Christian Raimo, giornalista e scrittore, e di Ugo Mattei, giurista, tra i promotori della campagna referendaria del 2011 per l'acqua bene comune.
Ballottaggi 2016: vincitori, vinti e Renzi
Tre spunti, tra i tanti, offerti dai ballottaggi per le comunali di ieri...1. Da Milano a Roma, da Torino a Napoli, la partecipazione ai ballottaggi di ieri è scesa intorno al 50%. A Napoli, addirittura al 36%. Che sia Raggi o Sala, Appendino o De Magistris nessuno ha fatto da traino ad un aumento, comunque inatteso, dell'affluenza ai ballottaggi di ieri. Perché?..2. il caso Torino: la neo sindaca Chiara Appendino, del M5S, si è presentata nel ruolo di custode di un'eredità cittadina, più che promotrice di una cesura col passato. Perché? ..3. il caso Milano: il neo sindaco Beppe Sala è un esempio di “desistenza” al renzismo, né alternativo né fedele esecutore del progetto politico di Renzi. E' stato questo il tratto distintivo di Sala nella fase finale della lunga campagna elettorale milanese, iniziata oltre sei mesi fa. Strategia elettorale o nuovo modello di governo della città?..Tre interrogativi che abbiamo girato a Luca Alessandrini, direttore dell'Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna, e Fabio Bordignon, politologo dell'Università di Urbino
“Non disperdere il patrimonio dei sindaci arancioni”. Intervista con Massimo Zedda
E' stato uno dei sindaci “arancioni” della stagione 2011-2012. Massimo Zedda era stato eletto cinque anni fa sindaco di Cagliari al ballottaggio. In queste ultime comunali si è ripresentato ed è riuscito a vincere addirittura al primo turno.Di arancione Zedda conserva la sua provenienza politica (Sel) e la scelta di guidare un alleanza “larga” di centrosinistra: pd, sel, rifondazione comunista, centro democratico con l'inclusione del partito sardo d'azione (in passato al governo anche con la destra). Un'alleanza forse troppo larga, dicono i critici da sinistra del sindaco-bis. Ascolta l'intervista al sindaco di Cagliari Zedda.
Ttip, trasparenza “vigilata” sulle carte. Intervista con Giulio Marcon
Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è un testo di alcune centinaia di pagine che Unione europea e Stati Uniti stanno negoziando dal 2013. La bozza di trattato riguarda la liberalizzazione di una serie di norme che riguardano il commercio e gli investimenti. Bruxelles e Washington hanno iniziato a negoziare questa bozza di trattato tre anni fa nella massima segretezza. Soltanto successivamente, e col contagocce, sono stati diffusi i contorni generali del trattato, a partire dalla fine del 2014. Il 2 maggio scorso Greenpeace è riuscita ad ottenerne alcune parti e a rivelarne il contenuto. “Con questi negoziati segreti – ha scritto l'associazione ambientalista - rischiamo di perdere i progressi acquisiti con grandi sacrifici nella tutela ambientale e nella salute pubblica”. Un messaggio preoccupante. Dopo le rivelazioni di Greenpeace, le carte del TTIP sono diventate ufficialmente consultabili, ma solo da pochi e a rigidissime condizioni. Chi si è avvicinato a quei documenti negli ultimi giorni è stato Giulio Marcon, deputato di Sinistra Italiana. In questa intervista ci racconta come è riuscito a leggere quelle carte e quali novità ha scoperto.
Il Cavaliere Nero e il passato che non passa. Intervista con Paolo Biondani
Il medico personale e l’amico fidato. Alberto Zangrillo e Fedele Confalonieri. Stiamo parlando di Silvio Berlusconi, costretto da alcuni giorni in ospedale, al San Raffaele di Milano, in attesa di un importante intervento chirurgico per correggere un’insufficienza aortica. Il medico Zangrillo è stato drastico: «chissà se ha voglia di tornare a fare il leader? Io lo sconsiglio», ha detto qualche giorno fa. Diverso il consiglio di Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, che è stato tra coloro che nel 1993 avrebbero volentieri fatto a meno della “discesa in campo” di Berlusconi: «la sua figura – dice oggi Confalonieri – è indispensabile, ma è giunto il momento in cui il partito deve iniziare a camminare con le proprie gambe». Confalonieri non discute la posizione del leader politico, non ci sono passi indietro da fare, semmai è da Forza Italia – secondo il ragionamento del presidente Mediaset – che bisognerà vedere se qualcuno avrà la forza e la capacità di fare un passo avanti. Da alcuni giorni, dal ricovero in ospedale di Berlusconi, si è intensificata la discussione pubblica sul suo futuro e su quello del suo partito. Una discussione che ha avuto come effetto inevitabile quello di sbiadire l’immagine del passato di Berlusconi. In particolare di quel passato giudiziario inestricabile rispetto alla vicenda politica del leader. Un promemoria sulle vicende giudiziarie di Berlusconi, utile anche alla discussione sul futuro del leader e del suo partito, è senz’altro “Il Cavaliere Nero” (Chiarelettere, 2015) scritto da due giornalisti, Paolo Biondani dell’Espresso e Carlo Porcedda. Di cosa si tratta? Da qui comincia l’intervista con Paolo Biondani.
L'affaire Briatore. Una storia molto italiana. Intervista con Andrea Sceresini
"L'affaire Briatore" è il titolo di una biografia, non autorizzata, di un “campione” dell'Italia berlusconiana che - nonostante il tramonto di Berlusconi - punta a sopravvivere al suo modello di riferimento.....Il libro (Melampo Editore, 2016) è stato scritto da due giornalisti, autori di diverse inchieste e reportage: Andrea Sceresini e Maria Elena Scandaliato.
Un voto locale per diverse interpretazioni nazionali (II parte)
Nel corso della trasmissione ci siamo occupati di due situazioni specifiche. Roma, con il suo voto di ieri e il ballottaggio tra M5S e il Pd: ne abbiamo parlato con Christian Raimo, scrittore e giornalista che vive nella capitale. E la Calabria: Lucio Musolino, inviato del Fatto Quotidiano, ci ha raccontato il voto di Platì, madrepatria della 'ndrangheta fuori dalla Calabria e il non-voto, la democrazia sospesa, in un'altra terra di mafia come San Luca.
Un voto locale per diverse interpretazioni nazionali (I parte)
E' possibile una lettura uniforme e nazionale del voto di ieri per i sindaci? Renzi, il capo del governo e leader del Pd, lo ha escluso: «si tratta di dinamiche locali, non c'è una lettura uniforme, il voto è stato a macchia di leopardo», ha detto commentando i risultati delle comunali. Nello speciale di oggi di Memos sulle elezioni siamo partiti proprio da qui raccogliendo le opinioni del politologo Fabio Bordignon, dell'Università di Urbino e dello storico Luca Alessandrini, direttore dell'Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna.
2 giugno, nascita di una repubblica
70 anni fa il referendum istituzionale tra monarchia e repubblica, il primo voto per le donne italiane e l'elezione dell'Assemblea costituente. E' la nascita di una repubblica. A Memos abbiamo tentato di fare un bilancio, certamente incompleto, della storia della repubblica italiana insieme agli storici Piero Bevilacqua e Guido Crainz.
L'Europa e i profughi, tra paura e nuovo razzismo. Intervista con Marco Aime.
L'antropologo Marco Aime, dell'Università di Genova, è stato ospite oggi a Memos. L'urgenza di decidere sull'accoglienza dei profughi e i freni della paura e del nuovo razzismo. Culto delle radici e delle tradizioni fomentano un nuovo richiamo alla purezza etnica. “Contro il razzismo” (Einaudi, 2016) è il titolo di un libro curato dal professor Aime e scritto con il contributo anche di altri autori.
Salute e autodeterminazione nelle cure. Intervista con Vittorio Angiolini.
Memos vi sta riproponendo le interviste sui Princìpi fondamentali della Costituzione trasmesse nella stagione 2014-2015. Ogni puntata ha per oggetto uno o più articoli della nostra Costituzione: la repubblica fondata sul lavoro, la sovranità popolare, i diritti inviolabili, la libertà, la solidarietà, l’uguaglianza, il ripudio della guerra, lo stato e la religione. La puntata di oggi con Vittorio Angiolini, professore ordinario di diritto costituzionale all’Università degli Studi di Milano, è sull'articol0 32 (la tutela della salute e il principio di autodeterminazione rispetto ai trattamenti sanitari).
Elezioni 2016: “decisive per la destra, importanti per Renzi”. Intervista con Piero Ignazi.
Qual è la posta in gioco alle prossime elezioni comunali del 5 giugno? A destra vincerà la linea di Salvini o quella di Berlusconi? A sinistra, dopo le alleanze “larghe” del 2011, come andrà a finire tra i candidati omogenei alla segreteria renziana del Pd e quelli che vi si oppongono o giocano partite autonome? ..E il M5S? «Roma sarà decisiva per dire chi guiderà la destra e quale rapporto questa destra avrà con il Pd e con il M5S», racconta a Memos Piero Ignazi, professore ordinario di Scienza politica all'Università di Bologna. «Il voto a Roma, Milano e Napoli – sostiene Ignazi – può essere interpretato come un voto pro o contro Renzi. Non direi la stessa per Bologna e per Torino». Infine, Ignazi propone due considerazioni particolari per Napoli e per Milano. ..«Napoli – dice il politologo bolognese - rappresenta un suicidio politico per il Pd, con la scelta di non candidare Bassolino. Una scelta fatta per ragioni ideologiche o di fedeltà al capo (Renzi, ndr)». ..Quanto a Milano il professor Ignazi esprime un rammarico per come è finita l'esperienza Pisapia. «Non è riuscita a diventare – dice – un'esperienza nazionale. Il caso milanese poteva essere una sfida interessante non solo per il mondo della sinistra fuori dal Pd, ma anche per il partito democratico stesso».
Comunali 2016, un dizionario delle politiche locali. Intervista con Duccio Zola e Leonardo Ferrante.
Dalla A di abitare alla V di vigilare. In mezzo gli altri 14 lemmi di un vero e proprio dizionario delle politiche locali. E' stato realizzato dal gruppo di ricercatori di Sbilanciamoci.info e si intitola “Sbilanciamo le città”. Ospiti a Memos Duccio Zola, ricercatore della Campagna Sbilanciamoci; e Leonardo Ferrante, referente per la segreteria nazionale di Libera dell'anticorruzione civica.
“Una riforma pasticciata e confusa”. Intervista con Gianfranco Pasquino.
Nuova puntata di Memos dedicata all'esame della legge di modifica della Costituzione, il progetto Renzi-Boschi approvato definitivamente dal Parlamento a metà aprile. ..Ad ottobre ci sarà il referendum su quel testo, per confermarlo o respingerlo. E la campagna referendaria è già cominciata. In queste ultime settimane Memos ha dedicato due puntate (28 aprile e 3 maggio) all'esame del testo di modifica della Costituzione con il giurista Andrea Pertici. Una terza puntata (10 maggio) ha ospitato un confronto tra Valerio Onida e Sabino Cassese, costituzionalisti...L'ospite di oggi è Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica all'Università di Bologna, visiting professor in questo periodo alla University of Chicago. “La Costituzione in trenta lezioni” (Utet, 2016) è il titolo del suo ultimo libro.
Lezioni di antimafia: Nando dalla Chiesa
Quattordicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Nando dalla Chiesa, sociologo all'Università degli Studi di Milano dove insegna, tra gli altri, nel corso di Sociologia della criminalità organizzata, unico in Italia. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 16 maggio 2016. Titolo: «Il cammino possibile dell'antimafia».
La felicità, misura possibile e alternativa dell'economia. Intervista con Stefano Zamagni
Esistono misure alternative al Pil per calcolare la ricchezza di un paese? La felicità è una di queste? L'economista Stefano Zamagni, così come molti altri studiosi, ci crede. Zamagni è stato ospite oggi a Memos.
Il nuovo che avanza: giornali di carta e tv generalista. Intervista con Stefano Balassone.
La svolta nello scontro per il controllo della Rcs. Urbano Cairo, e la sua piccola tv generalista La7, fermato dai vecchi padroni di via Solferino, Mediobanca e Pirelli. Tra Opa e contro Opa la battaglia continua. Oggetto: i giornali di carta (Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport). Protagonisti: i padroni della tv generalista e alcuni superstiti del salotto buono della finanza italiana. Tutto come in passato, come negli anni ruggenti dell'ascesa e del consolidamento dell'impero berlusconiano dei media. Ospite della puntata di Memos Stefano Balassone, produttore e autore televisivo, ex cda Rai ed ex vicedirettore di Rai Tre.
Il ripudio della guerra e il diritto d'asilo. Intervista con Lorenza Carlassare.
Memos vi sta riproponendo le interviste sui Princìpi fondamentali della Costituzione trasmesse nella stagione 2014-2015. Ogni puntata ha per oggetto uno o più articoli della nostra Costituzione: la repubblica fondata sul lavoro, la sovranità popolare, i diritti inviolabili, la libertà, la solidarietà, l’uguaglianza, il ripudio della guerra, lo stato e la religione. La puntata di oggi con Lorenza Carlassare, professoressa emerita di diritto costituzionale all'Università di Padova è sugli articoli 10 e 11 (il diritto d'asilo, le organizzazioni internazionali e il ripudio della guerra).
Disuguaglianze, cosa sono e come si combattono. Intervista con Maurizio Franzini e Mario Pianta.
Reddito e ricchezza finiscono sempre più in parti diseguali facendo diventare i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. E' il male del capitalismo contemporaneo. Gli economisti Maurizio Franzini (università La Sapienza di Roma) e Mario Pianta (Università di Urbino) ne hanno indagato le ragioni in un loro recente libro. Entrambi sono stati ospiti oggi a Memos.
Renzi e il renzismo contro tutti. Intervista a Michele Ciliberto.
Elezioni per i sindaci tra tre settimane e referendum costituzionale tra 5 mesi. Sono i confini del campo di battaglia tracciato da Renzi. “Alla fine vedremo chi sta con il popolo – ha detto il capo del governo - e chi nuota solo nell'acquario della politica politicante, fatta di talk, tv e autoreferenzialità”. Il mondo per Renzi si divide tra chi sta con il popolo e chi vive nell'acquario della politica politicante. Renzi e il renzismo contro tutti. ..Toni da battaglia finale, da scontro epocale, quelli usati da Renzi. Già lunedì scorso alla direzione del pd – parlando della campagna per il referendum costituzionale – il segretario del partito diceva: “andremo piazza-per-piazza per mettere le firme sulla richiesta di referendum”. Renzi e “il resto del mondo”, dunque. Su che campi si gioca lo scontro? Almeno tre: Renzi, i principi e la Costituzione; Renzi e i diritti; Renzi, la giustizia e i magistrati. Ospite oggi a Memos Michele Ciliberto, storico della filosofia che insegna alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Ciliberto è uno dei massimi studiosi in Italia di Giordano Bruno e del Rinascimento. E' stato per anni editorialista politico dell'Unità.
Referendum costituzionale: il confronto. Intervista con Sabino Cassese e Valerio Onida.
Terza puntata di Memos dedicata all'analisi delle parti principali del testo di revisione costituzionale, il cosiddetto progetto Renzi-Boschi. Gli ospiti di oggi sono stati Sabino Cassese e Valerio Onida. Il professor Cassese è stato giudice costituzionale dal 2005 al 2014, esperto e studioso di diritto amministrativo, ministro della funzione pubblica nel governo Ciampi tra il '93 e il '94. Cassese è favorevole al progetto di revisione costituzionale. Valerio Onida, costituzionalista, è professore emerito alla facoltà di giurisprudenza della Università degli Studi di Milano, è stato presidente della Consulta, giudice costituzionale dal 1996 al 2005. Il professor Onida è tra i 56 firmatari di un documento critico e contrario alla revisione costituzionale Renzi-Boschi.
Lezioni di antimafia: Franco La Torre
Tredicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Franco La Torre, figlio di Pio La Torre. Franco La Torre è storico ed esperto di cooperazione internazionale. E' stato membro dell’ufficio di presidenza di Libera, della Consulta antimafia della Provincia di Roma, del Comitato scientifico dell’Osservatorio della Legalità della Fillea-Cgil. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 6 maggio 2016. Titolo: «L’importanza di Pio La Torre nella lotta alla mafia».
Se il lavoro perde il filo. Innovazione, web, informazione. Intervista con Alessandro Gazoia e Riccardo Staglianò
La puntata di Memos di oggi cerca di inseguire il filo smarrito del lavoro che non c'è. Quello perso e superato dalle innovazioni tecnologiche, oppure quello che stenta a nascere dagli stessi cambiamenti. Tre domande. La prima: cosa tiene insieme le trasformazioni tecnologiche, il lavoro e l'informazione? La seconda: ..se l'innovazione tecnologica rischia di farci perdere alcuni dei nostri vecchi lavori, la stessa innovazione ci fa guadagnare il mestiere di comunicatori? Il gioco non è ovviamente a somma zero. Terza questione: cosa ci dicono del nostro presente espressioni come Smart working, Sharing economy, Social Network? Rappresentano nuove opportunità oppure, all'estremo opposto, sono tracce del nostro impoverimento? Gli ospiti di oggi: Alessandro Gazoia, saggista e scrittore (Senza filtro. Chi controlla l'informazione, Minimumfax, 2016) e Riccardo Staglianò, giornalista, inviato di Repubblica (Al posto tuo. Così web e robot rubano il lavoro, Einaudi, 2016).
Jobs Act, un anno dopo: un bilancio. Intervista con Giovanni Dosi e Michele Raitano.
Un anno di Jobs Act. Settimana più settimana meno siamo al primo anno dall'entrata in vigore di gran parte delle nuove norme sul mercato del lavoro. Stiamo parlando del contratto a tutele monetarie crescenti, del taglio alle garanzie contro i licenziamenti ingiusti, del demansionamento. Che cosa è successo in questo anno? Secondo Renzi e il governo il Jobs Act deve servire ad far crescere i posti di lavoro. E Renzi l'altro ieri a Firenze ha dato le sue cifre. “Da quando siamo al Governo – ha detto - ci sono 398 mila posti di lavoro in più (di cui 354 mila sono a tempo indeterminato innanzitutto grazie al JobsAct)”. La crescita dell'occupazione c'è stata. Ma cosa dicono nel dettaglio i numeri, da quelli dell'Istat a quelli dell'Inps? Ospiti della puntata di oggi ..Michele Raitano, economista, ricercatore di politica economica all'Università La Sapienza di Roma; e Giovanni Dosi, economista, direttore dell'Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.
“Lo squilibrio dei poteri costituzionali”. Intervista ad Andrea Pertici.
Seconda puntata del ciclo di trasmissioni che, all'interno di Memos, si sta dedicando alla revisione della Costituzione. Si tratta del progetto “Renzi-Boschi” approvato dal Parlamento con l'ultimo voto il 12 aprile scorso. Ospite anche di questa puntata Andrea Pertici, ordinario di diritto costituzionale all'Università di Pisa. «Non c'è dubbio – ha raccontato il professor Pertici – che il progetto contenga un rafforzamento del governo. E' un elemento di continuità rispetto a precedenti proposte di revisione costituzionale. Da questo punto di vista il testo (Renzi-Boschi, ndr) non presenta alcuna novità. Mentre nelle altre ipotesi di revisione si incideva direttamente sul governo, qui le modifiche dirette alla parte sul governo sono poche. Nel testo di modifica attuale, però, il rafforzamento dell'esecutivo si realizza mediante l'indebolimento del Parlamento. E' un modo di procedere criticabile. La costituzione degli Stati Uniti, una costituzione rigida che ha ormai una durata plurisecolare, dimostra che l'equilibrio tra i poteri si realizza se tutti i poteri sono forti. Negli Stati Uniti – fa notare Andrea Pertici - è forte sia il parlamento che il presidente. Qui, invece, si vuole rafforzare il governo indebolendo il parlamento, cosa davvero poco auspicabile».
Lezioni di antimafia: Riccardo Orioles
Dodicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Riccardo Orioles. Orioles è uno dei cronisti dello storico giornale “I Siciliani” di Pippo Fava, il giornalista scrittore ucciso dalla mafia il 5 gennaio dell'84. Orioles è stato autore di inchieste su corruzione, mafia e massoneria. Oggi è direttore di “I Siciliani Giovani”. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 18 aprile 2016. Titolo: «Il giornalismo della mafia, il giornalismo dell'antimafia».
Costituzione, la revisione. Prima parte. Intervista con Andrea Pertici.
Con oggi abbiamo iniziato un breve ciclo di trasmissioni dedicate alla revisione della Costituzione contenuta nel progetto “Renzi-Boschi”. Il testo con le modifiche è stato approvato definitivamente dal Parlamento, l'ultimo voto il 12 aprile scorso alla Camera. Nelle prossime settimane altre puntate di Memos saranno dedicate ai diversi profili, prospettive – oltre a quello più giuridico-costituzionale trattato oggi – con cui il progetto Renzi-Boschi può essere analizzato: da una prospettiva storica (la Seconda o Terza repubblica); oppure da un punto di vista più politico-politologico (il tema della partecipazione e della sovranità). I lavori sono in corso, e vi terrò aggiornati volta per volta (sulle pagine web radiopopolare.it/ memos oppure nel corso della trasmissione). L'ospite della puntata di oggi è il costituzionalista dell'Università di Pisa, Andrea Pertici.
Giustizia, questione di tempi. Intervista con Piergiorgio Morosini.
I tempi lunghi dei processi e i tempi brevi, brevissimi, delle prescrizioni. La giustizia in Italia è questione di tempi. Lo sottolineano i magistrati impegnati su corruzione e mafie, da Roberti (Dna) a Scarpinato (Palermo) a Gratteri (Catanzaro). E anche Davigo (Anm). Ospite a Memos Piergiorgio Morosini, magistrato, membro del Csm, già giudice a Palermo.
Dalla parte giusta della storia. Intervista con Adriano Prosperi.
I diritti dei rifugiati, i nazionalismi, la memoria del passato tragico dell'Europa che rischia di svanire. E poi gli apprezzamenti di Obama delle politiche per i rifugiati della cancelliera Merkel: un risarcimento per gli attriti del passato o un invito al governo di Berlino a seguire Washington nella crisi mediorientale? Infine il 25 aprile italiano e la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini. Sono i temi che Memos ha discusso con lo storico Adriano Prosperi, professore emerito di storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa.
Memos di giovedì 21/04/2016
Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare.

Raffaele Liguori vi accompagna nel suo giro quotidiano di conversazioni.

Memos è andato in onda in onda sulle frequenze di Rp (e in streaming su radiopopolare.it)
«Sulla crisi dei rifugiati l'Europa è al crepuscolo». Intervista con Barbara Spinelli.
«L'Europa è al crepuscolo perché sta dimostrando di non saper affrontare un problema, quello dei rifugiati, che in realtà non rappresenta un pericolo per le popolazioni europee». Barbara Spinelli, eurodeputata nel gruppo della Sinistra Europea, giornalista, scrittrice, è stata ospite oggi a Memos. Il suo è un ritratto-denuncia di un'Europa che, avendo smarrito il suo progetto originario, è incapace di affrontare la questione dei rifugiati. Spinelli sostiene che non serve fare appello ai valori dell'Europa. Per riconoscere i diritti dei rifugiati – sostiene l'eurodeputata - basta applicare le norme scritte nelle convenzioni internazionali firmate dall'Europa e presenti nelle costituzioni europee.
Università contro le mafie. Lavori in corso, Intervista con Alberto Vannucci.
Fate di più contro la mafia e la corruzione. ..E' la richiesta che la presidente della Commissione antimafia Bindi ha fatto alle università italiane. L'occasione è stata un seminario che si è svolto ieri alla “Statale” di Milano dal titolo “Le Università contro le mafie”. Gli atenei italiani erano rappresentati dal presidente della Conferenza dei Rettori Gaetano Manfredi e dall'ospite dell'incontro, il rettore dell'Università degli Studi di Milano Gianluca Vago. All'incontro alla Statale di Milano hanno partecipato anche tre docenti che in Italia rappresentano le punte più avanzate della ricerca sul tema della mafia e della corruzione. A partire dal sociologo Nando dalla Chiesa, dell'università milanese, a Isaia Sales, esperto di poteri criminali dell'università Suor Orsola Benincasa di Napoli, e ad Alberto Vannucci dell'università di Pisa. Il professor Vannucci è stato l'ospite di oggi a Memos.
Cultura, ricerca scientifica e patrimonio artistico. Intervista con Salvatore Settis.
L'ospite della puntata che vi riproponiamo oggi è Salvatore Settis, archeologo e storico dell'arte. Tema: l'articolo 9 della Costituzione, la promozione della cultura e della ricerca scientifica e la tutela del paesaggio e del patrimonio artistico. Memos vi sta riproponendo le interviste sui Princìpi fondamentali della Costituzione trasmesse nella passata stagione. Ogni puntata ha per oggetto uno o più articoli della nostra Costituzione: la repubblica fondata sul lavoro, la sovranità popolare, i diritti inviolabili, la libertà, la solidarietà, l’uguaglianza, il ripudio della guerra, lo stato e la religione.
Trivelle, comunali e Costituzione
La partecipazione politica alla prova di tre importanti scadenze. Dal referendum sulle trivelle del 17 aprile, con le contraddizioni del governo Renzi rispetto agli impegni di Cop21, alle comunali del 5 giugno fino al referendum costituzionale del prossimo autunno. Ospiti di Memos Gianni Silvestrini, direttore Kyoto Club, e Fabio Bordignon, politologo dell'Università di Urbino.
Panama Papers, la ricchezza nascosta delle nazioni. Intervista con Vincenzo Ruggiero e Fabio Natalucci
I patrimoni accumulati nei paradisi fiscali sono sempre più una leva per costruire carriere politiche. "E' la nuova ricchezza (nascosta) delle nazioni, dopo quella classica di Adam Smith", racconta a Memos il sociologo Vincenzo Ruggiero della Middlesex University di Londra. Ospite della puntata anche Fabio Natalucci, ethical hacker.
Panama Papers, punta dell'iceberg dell'elusione fiscale su scala globale. Intervista con Elisa Bacciotti e Vittorio Malagutti
Grandi società, multinazionali, ma anche individui. ..I Panama Papers hanno scoperchiato il vaso di pandora dell'elusione fiscale, parola elegante per definire la pratica del sottrarre redditi e patrimoni al fisco con l'aiuto di leggi compiacenti. ..Dai quasi 3 TB di documenti sfilati allo studio legale Mossack e Fonseca di Panama usciranno altri nomi, oltri a quelli che hanno invaso le cronache di questi ultimi giorni. Ospite a Memos Vittorio Malagutti dell'Espresso e Elisa Bacciotti di Oxfam Italia. «Dobbiamo considerare – racconta Bacciotti - che i dati emersi dai Panama Papers riguardano un solo studio legale, di un solo paradiso fiscale. Nel mondo sono invece decine gli stati che possono considerarsi più o meno paradisi fiscali e sono moltissimi gli studi legali come Mossack Fonseca».
Lezioni di antimafia: Gherardo Colombo
Undicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Gherardo Colombo, ex magistrato. Colombo è stato uno dei componenti storici del pool di Mani Pulite. Insieme a Giuliano Turone ha condotto le indagini che hanno portato alla scoperta della P2. Oggi è presidente della Garzanti Libri. ..La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 4 aprile 2016. Titolo: «Il ruolo della cultura per combattere efficacemente la mafia».
Bagnoli, dalla dismissione alla rottamazione. Lo scontro Renzi-De Magistris. Il racconto storico di Ermanno Rea.
“La più grande opera di recupero ambientale mai fatta, in Italia, anzi in Europa”. Il capo del governo Renzi ha presentato in questo modo ieri a Napoli il piano di “risanamento” dell'area di Bagnoli, la storica area dell'acciaieria dell'Italsider. E' un'area che la procura di Napoli ha messo sotto sequestro per disastro ambientale. Il governo, però, un anno e mezzo fa (novembre 2014) ha deciso di agire di imperio: è stato nominato un commissario che dovrà gestire i lavori (272 milioni di euro per la bonifica) bypassando i poteri del comune di Napoli a cui è stato concesso un posto nella cosiddetta Cabina di regia (governo, ministeri ambiente e infrastrutture, regione Campania). Il sindaco De Magistris a questa Cabina di regia non vuole partecipare. Accusa Renzi di aver usurpato i poteri del Comune. Ma ieri il capo del governo a Napoli (mentre una parte della città gli manifestava contro) ha fatto un annuncio impegnativo: “finiremo la bonifica entro il 2019”. Aggiungiamo noi: sperando che la procura dissequestri l'area. Tra Renzi e De Magistris lo scontro è aperto, e per il sindaco di Napoli è uno scontro istituzionale. De Magistris ha accusato il capo del governo di aver violato la Costituzione (sulla tutela del paesaggio, sulle competenze urbanistiche dei comuni). ..Quella di Bagnoli è un'area storica dello sviluppo industriale italiano. L'impianto siderurgico dell'Italsider è stato un luogo centrale della formazione di una cultura del lavoro, operaia, che avrebbe dovuto aiutare – come sostiene Ermanno Rea - a “bonificare il vicolo”, e cioè l'illegalità diffusa e radicata nella città di Napoli. Lo scrittore e giornalista Ermanno Rea, 89 anni, è stato ospite di Memos all'inizio di ottobre scorso. “La dismissione” (2002) è il titolo del suo libro dedicato proprio all'epilogo della storia industriale di Bagnoli.
"La crisi della democrazia mette in crisi la sinistra". Intervista con Luciana Castellina.
«Se non affrontiamo seriamente il problema della spoliticizzazione come causa prima della crisi della democrazia, e quindi della sinistra, non ne verremo fuori». Lo dice Luciana Castellina, ospite oggi a Memos. Castellina, 86 anni, è protagonista di una parte importante della storia della sinistra italiana. Militante nel Pci fino al 1970, quando fu radiata dal partito insieme al gruppo del Manifesto; la sua militanza politica ha attraversato i gruppi alla sinistra del Pci: il PdUP, Rifondazione comunista, Sel, la lista Tsipras. E' stata parlamentare a Roma e a Strasburgo. Oggi è presidente onoraria dell'Arci.
Caso Guidi. Renzi, il conflitto di interessi e l'emendamento sblocca lobby. Intervista con Andrea Pertici e Bruno Simili.
Renzi difende l'emendamento “sblocca lobby”, ma il governo cade in contraddizione rispetto agli impegni di COP21. Prevenire i conflitti di interessi, ma legge targata Pd che Renzi vorrebbe approvare anche subito, non basta. A Memos oggi il costituzionalista Andrea Pertici e il vicedirettore della rivista Il Mulino Bruno Simili.
Lezioni di antimafia: Piercamillo Davigo
Decimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione tenuta da Piercamillo Davigo - magistrato, consigliere della seconda sezione penale presso la Corte di Cassazione, ex pm del pool di Mani Pulite - si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 22 marzo 2016. Titolo: «Corruzione, anticamera della mafia al nord».
Leader 2.0, pressati dall'inquietudine degli elettori e volatili. Intervista con Donatella Campus e Mauro Calise.
I leader e l'essere giovani? Può servire, ma non è l'arma vincente. I leader e il culto dell'immagine? Il fisico e le espressioni ginniche non sono l'asset decisivo. I leader e l'antipolitica? Ci arrivano perché sono a corto di risposte. E' il quadro che emerge da alcune riflessioni fatte dai due ospiti di oggi a Memos, due politologi: Donatella Campus dell'Università di Bologna (Lo stile del leader, Laterza, 2016) e Mauro Calise (La democrazia del leader, Il Mulino, 2016).
Il dilemma libico tra processo politico e guerra. Intervista con Farid Adly e Alessandro Colombo.
«L'obiettivo è stabilizzare la Libia». Parola del ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni, in un'intervista oggi al Corriere della Sera. Stabilizzare, stabilizzazione. E' una complessa, complicata, rete di operazioni (politiche e diplomatiche) per cercare di dare una forma istituzionale e di governo alla Libia. Il premier designato libico Fayez Al Serraj non si è ancora insediato a Tripoli. A lui si è arrivati dopo una lunga trattativa, durata un anno e mezzo, tra il Congresso Nazionale di Tripoli e il Parlamento di Tobruk. La stabilizzazione della Libia, con l'atteso insediamento del governo di unità nazionale, appare come l'unica alternativa concreta ad una guerra, ad un intervento militare. Perché? E' lo stesso Gentiloni a spiegarlo. «L'Italia, insieme ai partner internazionali e regionali – dice il ministro degli esteri al Corriere - sostiene la determinazione del governo di accordo nazionale guidato da Fayez al Serraj di installarsi a Tripoli”. L'obiettivo è dunque stabilizzare il paese. «Tutto questo deve avvenire – prosegue Gentiloni - in tempi ragionevoli, altrimenti si rischia di far prevalere l'impostazione di chi sostiene che stabilizzare la Libia è una chimera e quindi bisogna far partire una campagna aerea massiccia contro le postazioni jihadiste». Attenzione, sembra dire Gentiloni, occorre fare in fretta con il governo di unità nazionale altrimenti arriveranno i bombardieri. Della Libia sull'orlo del dilemma tra opzione politica ed opzione bellica Memos ne ha parlato oggi con il nostro Farid Adly e Alessandro Colombo, ordinario di relazioni internazionali all'Università degli Studi di Milano.
Daesh-Occidente: tra le radici storiche del conflitto
Una settimana dopo gli attentati di Bruxelles, l'eco della parola guerra è stata la più acoltata. Come dopo il 13 novembre a Parigi: “siamo in guerra”, diceva allora il presidente francese Hollande. E' un atto di guerra l'attentato terroristico nelle città europee? E' guerra il bombardamento delle zone sotto il controllo di Daesh? ..Sono le domande a Germano Dottori e Guido Rampoldi con cui inizia la puntata di oggi di Memos. ..Germano Dottori, insegna Studi strategici alla Luiss di Roma. Guido Rampoldi, giornalista e scrittore, è stato inviato speciale della Stampa e di Repubblica. Oggi collabora con Il Fatto Quotidiano.
Terrorismo, servizi segreti e mafie. Intervista con Felice Casson e Claudio Fava
«Secondo l'intelligence italiana un eventuale intervento militare in Libia aumenterà il rischio di attentati in Italia». Lo dice a Memos il senatore Felice Casson, membro del Copasir. Per il vicepresidente della Commissione antimafia Claudio Fava la presenza delle mafie può invece garantire una “pax terroristica” sul territorio italiano.
«La vendetta contro l'Occidente di Daesh». Intervista con Yves Meny e Fabrizio Battistelli
L’idea della guerra pervade il lessico di media e leader politici in queste ore, dopo gli attentati di Bruxelles, le 31 vittime e le decine di feriti. “La guerra all’Europa“, hanno titolato diversi quotidiani questa mattina, riferendosi a quella dei terroristi che agiscono sotto le insegne di Daesh. “La guerra al terrorismo” è stata l’espressione utilizzata dal presidente francese Hollande. Il capo dell’Eliseo – dopo le bombe omicide e suicide di ieri – ha chiesto “una risposta mondiale ad una minaccia mondiale”. Memos ne ha parlato oggi con il politologo Yves Mény, presidente della Scuola Sant’Anna di Pisa, e il sociologo Fabrizio Battistelli, presidente dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo. Come si combatte il terrore di Daesh senza ricorrere alla guerra?
Gli attentati di Bruxelles: la diretta
La puntata di Memos di oggi ha seguito dalle 12:50 alle 13:30 il flusso della diretta di Radio Popolare con aggiornamenti sugli attentati di questa mattina a Bruxelles, all’aeroporto di Zaventem e al metro di Malbeek. Ospiti della diretta lo storico dell’integrazione europea Pier Virgilio Dastoli e Chawki Senouci.
Laicità, libertà religiosa e pluralismo confessionale. Intervista con Stefano Sicardi.
L'ospite della puntata che vi riproponiamo oggi è il costituzionalista Stefano Sicardi dell'Università di Torino. Tema: l'articolo 8, la libertà religiosa e il pluralismo confessionale. Nel corso della puntata il professor Sicardi si sofferma anche sul principio di laicità dello stato. Memos vi sta riproponendo le interviste sui Princìpi fondamentali della Costituzione trasmesse nella passata stagione. Ogni puntata ha per oggetto uno o più articoli della nostra Costituzione: la repubblica fondata sul lavoro, la sovranità popolare, i diritti inviolabili, la libertà, la solidarietà, l’uguaglianza, il ripudio della guerra, lo stato e la religione. La prossima puntata sarà con Salvatore Settis, archeologo e storico dell'arte sull'articolo 9: l'impegno della Repubblica a promuovere la cultura e la ricerca scienfitica e a tutelare il paesaggio e il patrimonio artistico e storico. La puntata con il professor Settis sarà riproposta il prossimo 4 aprile alle 13.
Lavoro debole, lavoro povero. Intervista con Marta Fana e Davide Mancino.
Il lavoro stabile non cresce in Italia. Gli ultimi dati dell'Inps lo confermano. Voucher, contratti a tempo determinato sono la forma prevalente di lavoro rispetto al contratto a tempo indeterminato. Ospiti di Memos oggi l'economista Marta Fana, dottoranda di ricerca a Sciences Po a Parigi, e il data journalist Davide Mancino.
“L'Europa rischia di sciovolare verso il nazionalismo”. Intervista con Colin Crouch.
«Il problema dei profughi è una prova per la nostra buona volontà, per la nostra tolleranza, per la nostra qualità morale in Europa». E' quanto pensa il sociologo e il politologo britannico Colin Crouch, ospite oggi a Memos. Crouch, 72 anni, è professore emerito all'università di Warwick, ha insegnato alla London School of Economics, a Oxford e all'Istituto Universitario Europeo di Firenze. «Dopo le due guerre mondiali – ricorda Crouch - molti paesi europei hanno accettato molti profughi. Eravamo paesi molto più poveri rispetto ad oggi. Sembra che sia più facile per una popolazione povera accettare i profughi che non per una popolazione ricca. Una società ricca sembra voler tenere tutto per sé e non condividere niente con nessuno. Questo è il problema morale che sta dietro questa vicenda dei profughi. E' un momento terribile per noi».
Clima, un pianeta sempre più caldo. Intervista a Giampiero Maracchi e Monica Di Sisto.
Un caldo anomalo avvolge il pianeta. Sabato scorso la Nasa, l'agenzia spaziale americana, ha comunicato a noi abitanti del pianeta Terra un dato importante sullo stato di salute del clima. Lo scorso mese di febbraio, sostiene la Nasa, è stato il più “anomalmente caldo”, secondo le statistiche dell'agenzia spaziale degli Stati Uniti le cui serie iniziano nel 1880. E' il secondo mese consecutivo in cui viene infranto tale record. Era accaduta la stessa cosa a gennaio. A parlarne oggi a Memos il climatologo Giampiero Maracchi e la vicepresidente di Fairwatch Monica Di Sisto.
Lezioni di antimafia: Ilaria Meli
Nono appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione tenuta da Ilaria Meli, ricercatrice dell’Osservatorio sulla crimininalità organizzata dell’Università Statale di Milano, si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 7 marzo 2016. Titolo: “La rivoluzione dei beni confiscati”. Ascolta la sintesi della lezione.
Repubblica-Stampa e Rizzoli-Mondadori: rischio omologazione, dai quotidiani ai libri. Intervista con Furio Colombo e Lidia Ravera.
Si profila una grande intesa nel mondo delle telecomunicazioni in Europa. Per ora è solo un'ipotesi. Si tratta della fusione tra Telecom Italia e Orange (ex France Telecom). Una operazione che metterebbe insieme attività diverse ma contigue: dalla telefonia alla connettività in rete, alla produzione di contenuti (tv, musica, cinema). E' solo un'ipotesi, per ora, niente di concreto, ma dà l'idea di cosa si muove nel settore delle comunicazioni. ..Qualcosa di concreto, e non un'ipotesi, è invece quanto sta avvenendo in Italia nel settore dell'editoria (giornali, libri, radio). E' un settore dove – come abbiamo visto anche a Memos negli ultimi giorni – è in atto una concentrazione di soggetti (Repubblica-Stampa, Mondadori-Rizzoli) e di risorse (la pubblicità). Operazioni rilevanti perchè vanno ad incidere su libertà e diritti in un campo fondamentale per la democrazia: l'informazione e la comunicazione. ..Degli ultimi casi, l'annunciata fusione Repubblica-Stampa e la vendita di Rcs Libri alla Mondadori, Memos ne ha parlato anche oggi. Ospiti della trasmissione: Furio Colombo, giornalista, ha lavorato sia alla Stampa che a Repubblica, è stato direttore dell'Unità, parlamentare per tre legislature; Lidia Ravera, scrittrice e giornalista, assessora alla cultura e alle politiche giovanili nella giunta Zingaretti della Regione Lazio.
Editoria: concentrazioni e diritti. Intervista a Nadia Urbinati e Marco Mele.
Nuova puntata di Memos sulle concentrazioni editoriali. Dall'annunciata fusione Repubblica-Stampa alle dismissioni del gruppo Rcs (libri e radio) verso la galassia Mediaset-Mondadori. La libertà di stampa, il diritto di informare e di essere informati in modo plurale: in gioco ci sono principi importanti nei risvolti di queste operazioni di mercato. Gli ospiti di oggi sono stati la politologa Nadia Urbinati e il giornalista Marco Mele.
Pluralismo, e democrazia, a rischio fusione. Intervista con Paolo Caretti e Massimo Mucchetti.
Espresso-Stampa-Repubblica, Mondadori e Rcs Libri: le ultime concentrazioni spingono pericolosamente l'editoria verso un panorama omologato e indifferenziato. Basta l'antitrust a risolvere una questione di pluralismo e democrazia? Memos ha ospitato il giurista Paolo Caretti e il presidente della commissione industria del Senato Massimo Mucchetti, ex direttore del Corriere della Sera e dell'Espresso.
La libertà di manifestazione del pensiero e il diritto al pluralismo. Intervista con Andrea Pertici.
L'ospite della puntata che vi riproponiamo oggi è il costituzionalista Andrea Pertici dell'Università di Pisa. Tema: l'articolo 21, la libertà di manifestazione del pensiero e il diritto al pluralismo. Memos vi sta riproponendo le interviste sui Princìpi fondamentali della Costituzione trasmesse nella passata stagione. Ogni puntata ha per oggetto uno o più articoli della nostra Costituzione: la repubblica fondata sul lavoro, la sovranità popolare, i diritti inviolabili, la libertà, la solidarietà, l’uguaglianza, il ripudio della guerra, lo stato e la religione. La prossima puntata sarà con il costituzionalista Stefano Sicardi e si occuperà dell'articolo 8: il principio dell'uguaglianza tra le religioni e del pluralismo confessionale. La puntata con il professor Sicardi sarà riproposta il prossimo 21 marzo alle 13.
Agnelli-Elkann-De Benedetti, la grande famiglia del capitalismo italiano
Il gruppo Espresso-Repubblica-Stampa diventerà un colosso dell'industria editoriale in Italia. Aumenterà la concentrazione nel settore e ridurrà il pluralismo nell'informazione. Ospiti di Memos gli economisti Sandro Trento e Gianfranco Viesti.
L'alternanza scuola-lavoro, formazione alla precarietà
Scuola e lavoro. Alternanza tra scuola e lavoro. La legge sulla cosiddetta “buona scuola” prevede una specie di apprendistato gratuito per gli studenti delle scuole superiori. Un periodo obbligatorio, che varia tra le 200 ore per i licei e le 400 ore per gli istituti tecnici, da spendere nel corso del triennio in attività fuori dalla scuola. Le ore di alternanza scuola-lavoro si aggiungono all'ordinario calendario scolastico. Spetta ai singoli istituti decidere i vari “percorsi formativi” extrascolastici. In questi giorni stanno diventando operative alcune delle disposizioni previste dalla legge sulla “buona scuola” proprio in tema di alternanza scuola-lavoro. ..Memos ne ha parlato con Christian Raimo, giornalista e scrittore. Raimo insegna storia e filosofia in un liceo classico romano. Ospite della trasmissione anche il segretario generale della Flc-Cgil Domenico Pantaleo.
Multidisciplinari, dalla scuola all'università. Intervista con Piero Bevilacqua e Ambrogio Santambrogio.
Favorire il sapere multidisciplinare e non solo quello specialistico. Farlo a partire dalle scuole e non solo – quando capita, raramente – praticarlo nelle università. E' quanto si ricava dalla doppia conversazione ospitata oggi a Memos con lo storico Piero Bevilacqua (Università La Sapienza di Roma) e il sociologo Ambrogio Santambrogio (Università di Perugia).
Lezioni di antimafia: Giuseppe Teri
Ottavo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione tenuta da Giuseppe Teri, insegnante di storia e filosofia al Liceo classico Virgilio di Milano, responsabile formazione di Libera Milano e tra gli animatori della Scuola di formazione “Antonino Caponnetto”, si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 22 febbraio 2016. Titolo: “La grande storia dell'educazione alla legalità”.
2015, l'anno dei record negativi: popolazione, nascite e speranza di vita in calo; boom della mortalità. Intervista con Gian Carlo Blangiardo e Angela Genova.
Il 2015 è stato un anno di cambiamenti importanti in Italia dal punto di vista demografico, come ha certificato l'Istat qualche giorno fa. Un anno di record, negativi per lo più. ..Cala la popolazione residente in Italia (per la prima volta, almeno dal 1952); le nascite toccano un nuovo minimo storico dall'Unità d'Italia (solo 488 mila); il tasso di mortalità (10,7 per mille) è il più alto dal secondo dopoguerra ad oggi; è diminuita la speranza di vita alla nascita, sia per gli uomini (80,1 anni con un calo dello 0,2) che per le donne (84,7 anni con un calo dello 0,3), un calo - scrive l'Istat - "mai visto di questa intensità dall'inizio della serie storica nel 1974". Memos ne ha parlato con Gian Carlo Blangiardo, un decano della demografia in Italia, docente all'Università Bicocca di Milano; e con Angela Genova, sociologa dell'Università di Urbino, esperta di politiche di welfare.
Europa, Gran Bretagna e il referendum. Intervista con David W. Ellwood e Tommaso Frattini
E' scattato ufficialmente da qualche giorno il conto alla rovescia che porterà il 23 giugno prossimo al referendum britannico sull'uscita dall'Unione Europea. Per l'Europa è una zavorra non indifferente, visti i tempi che corrono: la crisi economica da cui il continente non riesce ancora ad uscire; l'instabilità degli assetti del suo sistema finanziario (i crolli in borsa che hanno colpito le banche nelle settimane scorse ne sono una prova); le rischiose fughe in avanti di diversi paesi europei sul tema dei controlli alle frontiere contro i migranti (l'Austria ne è l'ultimo esempio in ordine di tempo); e infine, l'intensificarsi delle operazioni militari in Libia, un paese a rischio dissoluzione che si trova alle porte dell'Europa. ..In questo contesto il 23 giugno i sudditi britannici andranno a votare per decidere se restare o uscire dall'Unione europea. Memos ne ha parlato con David Ellwood, esperto di relazioni internazionali della John Hopkins University di Bologna, e con Tommaso Frattini, economista dell'Università degli Studi di Milano e collaboratore del Center for Research and Analysis dell'University College di Londra.
Il referendum costituzionale su Renzi. “Se lo perdo, lascio la politica”. Cosa si muove a sinistra del leader Pd? Intervista con Federico Fornaro e Massimiliano Smeriglio.
Si muove qualcosa a sinistra, dentro il Pd e fuori dal partito di Renzi? Nello scorso fine settimana a Roma la galassia che ruota attorno a Sel-Sinistra italiana (Cosmopolitica) si è data appuntamento per avviare un percorso che porti – da qui a dicembre - alla creazione di un nuovo partito. Ieri, il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha lanciato la sua candidatura per la segreteria del Pd. "La mia sarà una candidatura - ha detto Rossi - alternativa a Renzi ma con l'ambizione di superare la dinamica tra renziani e antirenziani. Per questo mi definisco convintamente rossiano". Il congresso del Pd è comunque ancora lontano. La segreteria di Renzi scade a fine 2017. Da qui ad allora, però, ci sono anche altre importanti scadenze, una in particolare l'ha posta Renzi: se perdo il referendum confermativo delle modifiche alla Costituzione “lascio la politica”. Lo ha detto due giorni fa all'assemblea nazionale del Pd a Roma. Lo aveva già anticipato a fine dicembre. Il referendum confermativo non è stato ancora fissato, molto probabilmente sarà il 9 o il 16 ottobre prossimi. Ad ottobre, quindi, se vincessero i “no” al pacchetto costituzionale Renzi-Boschi si aprirebbe una nuova stagione politica: via Renzi, via il governo Pd-Ncd e altri, e forse elezioni anticipate, Mattarella permettendo. C'è di che darsi da fare, se si vive in quell'area politica di sinistra che critica l'attuale presidente del consiglio. Ma gli avversari politici di Renzi sono pronti alla sfida? Come si spiegano la scelta del leader del Pd di mettere sul piatto un posta così alta sull'esito del referendum confermativo? Memos ne ha parlato con il senatore del Pd, Federico Fornaro, di area bersaniana, e con Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio, già deputato e coordinatore nazionale di Sel.
I rapporti tra Stato e Chiesa cattolica. Intervista con Marilisa D'Amico.
La puntata di oggi è con la costituzionalista Marilisa D'Amico e si occupa dell'articolo 7: i rapporti tra lo Stato e la Chiesa cattolica. Memos vi sta riproponendo le interviste sui Princìpi fondamentali della Costituzione trasmesse nella passata stagione. Ogni puntata ha per oggetto uno o più articoli tra i primi 12 della nostra Costituzione: la repubblica fondata sul lavoro, la sovranità popolare, i diritti inviolabili, la libertà, la solidarietà, l’uguaglianza, il ripudio della guerra, lo stato e la religione. La prossima puntata sarà con il costituzionalista Stefano Sicardi e si occuperà dell'articolo 8: il principio dell'uguaglianza tra le religioni e del pluralismo confessionale. La puntata con il professor Sicardi sarà riproposta il prossimo 7 marzo alle 13.
Inchiesta sanità in Lombardia, l'ultimo stadio della corruzione: “la privatizzazione di diritto dello spazio pubblico”. Intervista con Alberto Vannucci.
«La corruzione, nella sua essenza, è un saccheggio di risorse pubbliche a vantaggio di pochi. La corruzione è un abuso di potere pubblico per fini privati». Sono le definizioni di corruzione secondo Alberto Vannucci, politologo all'Università di Pisa, ospite di Memos. Vannucci ha una competenza particolare sul tema: da sei anni coordina il Master universitario in "Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione". Vannucci è anche presidente di Libertà e Giustizia. Dopo gli ultimi arresti in Lombardia e la nuova inchiesta della procura di Monza, c'è da chiedersi se non esista un vero e proprio "caso lombardo" legato alla gestione della sanità (visti i precedenti delle inchieste che hanno coinvolto l'ex presidente Formigoni e l'ex assessore regionale alla sanità Mantovani). Da qui comincia l'intervista con Alberto Vannucci.
«Tradita la mia idea di partito della nazione». Intervista con Alfredo Reichlin.
Alfredo Reichlin, storico dirigente del Pci e fondatore del Pd, è stato ospite di Memos. Unioni civili? «Una vergogna non averle ancora approvate». Renzi e il partito della nazione? «Tradita la mia idea di un partito che prende in mano il destino dell'Italia».
«Siria, terrificante laboratorio del disordine globale». Intervista con Alessandro Colombo.
«La Siria sta diventando un laboratorio terrificante del disordine internazionale». Lo sostiene Alessandro Colombo, ordinario di relazioni internazionali all'Università degli Studi di Milano. E' una valutazione che non dipende dalle recenti evocazioni della guerra fredda fatte, ad esempio, nei giorni scorsi dal Cremlino. «Non c'è traccia – dice il professor Colombo a Memos - di guerra fredda».....L'esperto di relazioni internazionali, ospite a Memos, ha messo invece in evidenza come «la cosiddetta "guerra al terrore" e la mobilitazione generale contro l'Isis si sia rivelata una colossale messa in scena». Nel corso della puntata di Memos è intervenuto anche l'economista Mario Pianta, dell'Università di Urbino e tra i fondatori del sito di informazione economica "sbilanciamoci.info". Con Pianta abbiamo parlato dell'Europa di fronte alla crisi siriana, in particolare di coloro che scappano da quel conflitto e cercano riparo nel nostro continente.
Lezioni di antimafia: Gian Carlo Caselli
Settimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” con la Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione tenuta da Gian Carlo Caselli, il magistrato che ha lavorato ed è stato responsabile di alcune delle più importanti inchieste contro il terrorismo e la mafia, si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare l'8 febbraio 2016. Titolo: “Le due guerre. Perché l'Italia ha sconfitto il terrorismo e non la mafia”. Ascolta la sintesi della lezione.
Debiti spazzatura, recessione e finanza cinese. Dietro i crolli bancari in borsa. Intervista con Luca Fantacci.
I crolli in borsa delle banche europee e la crisi della finanza anche in Cina. Ci sono similitudini con la crisi del 2008? Memos ne ha parlato con l'economista dell'Università Bocconi Luca Fantacci. “Dal 2008 ad oggi – dice - la massa di debiti spazzatura che causò il crack di allora non si è ridotta”.
Stepchild adoption, un diritto dalla parte dei bambini. Intervista a Melita Cavallo.
Melita Cavallo è stata presidente del Tribunale dei Minori di Roma fino a qualche settimana fa. Giudice minorile lungo tutta la sua attività professionale, ha lavorato anche al Tribunale dei Minori di Napoli e Milano. Ha difeso i diritti dell'infanzia, violati e calpestati da abusi, violenze, conflitti di ogni genere all'interno dei nuclei familiari. Melita Cavallo, in pensione dal dicembre scorso, custodisce un patrimonio di conoscenze e di esperienze dirette sulla famiglia e i suoi cambiamenti nel corso degli ultimi quattro decenni. ..E' stata ospite di Memos per parlare della sua esperienza e per dire la sua sul disegno di legge sulle unioni civili che si sta votando in Senato. “Chi chiede lo stralcio delle norme sulla stepchild adoption – racconta la giudice – non ha letto la Costituzione e le convenzioni internazionali firmate dall'Italia”.
Oltre il pianeta Sala c'è vita? Intervista con Luca Alessandrini e Alessandro Gilioli.
C'è vita oltre pianeta Sala? Probabilmente diversi elettori delle primarie del centrosinistra a Milano se lo stanno chiedendo in queste ore. Per gli altri elettori, quelli del centrosinistra del 2011 e che non hanno votato alle ultime primarie milanesi la domanda è senz'altro retorica: per loro, per definizione, ci deve essere vita oltre il pianeta Sala. ..A Memos ne abbiamo parlato con Luca Alessandrini, storico, direttore dell'Istituto Ferruccio Parri di Bologna, e Alessandro Gilioli, giornalista dell'Espresso e autore del blog “Piovono Rane”.
Milano, le primarie del centrosinistra, la vittoria di Giuseppe Sala. Intervista con Aldo Bonomi e Marco Vitale.
“Pisapia è stato un liberatore di Milano dall'affarismo più becero della destra. Vedremo presto se Sala è capace di smarcarsi veramente da quella Milano dell'affarismo”. Sono le parole con cui Marco Vitale, economista, e sostenitore di Sala, commenta i risultati delle primarie del centrosinistra a Milano. Vitale non è un sostenitore qualunque dell'ex manager di Expo perché nel suo curriculum politico c'è l'appoggio convinto dato a Giuliano Pisapia nel 2011 contro Letizia Moratti. L'economista milanese, infatti, fu tra i firmatari dell'appello per Pisapia proposto da Piero Bassetti, lo storico primo presidente della Regione Lombardia ed ex parlamentare Dc, e dal costituzionalista Valerio Onida. Era il cosiddetto Gruppo del “51%” formato da professionisti, banchieri, manager, imprenditori, economisti, architetti, sociologi, tutti a sostegno di Pisapia. Di quel gruppo faceva parte anche il sociologo Aldo Bonomi. ..Sia Vitale che Bonomi sono stati ospiti di Memos per commentare i risultati del voto di sabato e domenica scorsi.
L'assedio. L'Italia tra mafie e corruzione. Intervista con Enzo Ciconte.
L'ultima relazione semestrale al Parlamento della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) contiene alcune novità nell'analisi del fenomeno mafioso. Memos ne ha parlato con uno dei maggiori esperti di criminalità organizzata, in particolare della 'ndrangheta, come Enzo Ciconte. Il professor Ciconte insegna "Storia della criminalità organizzata" all'Università di Roma Tre e “Storia delle mafie italiane” all'Università di Pavia. E' coautore – insieme a Francesco Forgione e Isaia Sales – di un “Atlante delle mafie. Storia, economia, società, cultura” giunto al terzo volume (Rubbettino Edizioni).
Il cardinale Scola, le feste religiose musulmane e la laicità. Intervista con Piero Coda e Giulio Giorello.
«Integriamo le feste musulmane con le nostre». Il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, lo ha proposto qualche giorno fa durante un suo intervento all’Istituto dei Ciechi, a Milano. E' sufficiente questa sorta di “par condicio” tra le feste religiose per assicurare il pluralismo religioso? Oppure la garanzia del pluralismo, non solo religioso, si fonda sulla laicità? Ne abbiamo parlato oggi a Memos con monsignor Pietro Coda, teologo e preside dell’Istituto Universitario “Sophia”, e Giulio Giorello, filosofo della scienza all’Università degli Studi di Milano.
Lezioni di antimafia: Martina Panzarasa
Sesto appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” con la Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione tenuta da Martina Panzarasa, dottoranda di ricerca in Sociologia e Metodologia della Ricerca Sociale all’Università Statale di Milano, si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 25 gennaio 2016. Titolo: “La ‘ndrangheta mette radici alle porte di Milano. Il caso di Buccinasco, la “Platì del nord”. Ascolta la sintesi della lezione curata da Lele Liguori.
La libera scelta dell'amore. Intervista con Stefano Rodotà.
Stefano Rodotà è uno dei più acuti giuristi europei. ..I suoi studi e le sue ricerche sono dedicati all'affermazione dei diritti. ..Con l'ultimo suo lavoro (“Diritto d'amore”, Laterza, 2015) chiude un capitolo di una ricerca sul rapporto tra le regole e la vita iniziata alcuni anni fa. ..Diritto e amore, come normare l'imprevedibile? Rimuovendo i vincoli impropri del diritto – sostiene Rodotà - che nella nostra storia hanno costretto, ristretto l'amore in uno spazio di non libertà. L'amore come libera scelta. Ma si può definire l'amore? Problema irresolubile, per il professore. Nell'intervista Rodotà parla anche di matrimonio egualitario, unioni civili, del conflitto tra la Costituzione aperta nei principi ai nuovi diritti e la sua lenta attuazione. Una lentezza che dipende - secondo il giurista – da una ”assoluta debolezza culturale”. Perentoria la conclusione di Rodotà: “non c'è alcuna ragione che si opponga al riconoscimento pieno dei diritti delle coppie dello stesso sesso”. Un manifesto di analisi giuridica e culturale sulla libertà dell'amore.
La memoria delle vittime della Shoah e la memoria delle responsabilità dei carnefici. Intervista con Anna Foa.
Il 27 gennaio del 1945, settant'uno anni fa, le truppe sovietiche entrano nel campo di sterminio di Auschwitz: è la fine della Shoah, lo sterminio nazista degli ebrei. Il Giorno della memoria è una ricorrenza internazionale. E' stata istituita con una risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il primo novembre 2005. In Italia la giornata della memoria delle vittime della Shoah è stata dichiarata con una legge del 2000. La storica Anna Foa è stata ospite oggi di Memos. Cosa è cambiato in questi anni nel modo di ricordare la Shoah? Cosa sarà la memoria dello sterminio degli ebrei quando inevitabilmente svaniranno le testimonianze dirette dei sopravvissuti? E' possibile allargare la giornata della memoria agli altri genocidi del Novecento? Perchè la memoria sulle responsabilità dei carnefici della Shoah – si pensi al caso italiano - appare fragile? Sono tante le domande che abbiamo girato ad Anna Foa (docente di Storia moderna all'Università La Sapienza di Roma). La professoressa Foa interverrà al “Festival Fare Memoria” il prossimo 3 febbraio con una relazione intitolata: “Le donne e la Shoah: è possibile un discorso di genere?”. L'intervento di Anna Foa si terrà nel Salone Marchettiano di Chiari (Brescia), in via Ospedale Vecchio, 6, alle 20:45.
Esiste un piano B per l'Europa? Intervista con Pier Virgilio Dastoli e Giovanni Dosi.
L'Europa dell'austerità e dei controlli ai confini. E' l'Europa che abbiamo conosciuto in questi anni, fino ad oggi. Ma esiste un piano B per l'Europa? In realtà ce ne sono diversi, alcuni autenticamente critici verso l'austerità e i nuovi muri, altri che appaiono invece ispirati dalle convenienze del momento, in attesa che passino la verifica dei fatti. C'è poi un piano A, rivisitato: è il piano dei “cinque presidenti”, presentato qualche mese dalle massiche cariche istituzionali europee: il presidente della Commissione, del Parlamento, del Consiglio, dell'Eurogruppo e della Bce. Un piano sostanzialmente fedele all'Europa vista fin qui, accompagnato dal classico menu: più austerità, meno welfare, più flessibilità, meno garanzie. A Memos ne abbiamo parlato con Giovanni Dosi, economista alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, e Pier Virgilio Dastoli che insegna politiche ed istituzioni dell'Unione europea all'Università Roma-Tre.
La Repubblica, una e indivisibile. I principi fondamentali della Costituzione. Intervista con Enzo Balboni.
La puntata di oggi è con il costituzionalista Enzo Balboni e si occupa di un gruppo di articoli, il 5, 6 e 12: l'unità della Repubblica, le autonomie locali e i suoi simboli. Memos vi sta riproponendo le interviste sui Princìpi fondamentali della Costituzione trasmesse nella passata stagione. Ogni puntata ha per oggetto uno o più articoli tra i primi 12 della nostra Costituzione: la repubblica fondata sul lavoro, la sovranità popolare, i diritti inviolabili, la libertà, la solidarietà, l’uguaglianza, il ripudio della guerra, lo stato e la religione. La prossima puntata con Marilisa D'Amico sull'articolo 7 (i rapporti tra Stato repubblicano e Chiesa Cattolica) andrà in onda lunedì 8 febbario alle 13.
Il lavoro e i suoi diritti. E la finanza capitalistica. Chi riforma chi? Intervista con Danilo Barbi e Luca Fantacci.
Il lavoro è stato riformato secondo gli interessi dell'impresa e della finanza capitalistica. E' ciò che è accaduto, in questi anni sia in Europa che in Italia, quando si sono modificate le regole del mercato del lavoro. E' possibile, invece, riformare il capitalismo e la finanza tenendo conto degli interessi del lavoro e i suoi diritti? ..Memos ne ha parlato oggi con Danilo Barbi, della segreteria nazionale della Cgil, e con l'economista Luca Fantacci, dell'Università Bocconi. Entrambi hanno partecipato al convegno della Cgil del 2 dicembre scorso a Roma su “Riforma del capitalismo e democrazia economica”che è anche il titolo di una raccolta di scritti di studiosi, sindacalisti, economisti edito da Ediesse.
Disuguaglianza ereditaria e bonus fiscale. Intervista con Maria De Paola e Franco Moscacci
La disuguaglianza si può ereditare? L'economista dell'Università della Calabria Maria De Paola ha raccontato a Memos perchè sì. I meccanismi attraverso i quali la disuguaglianza si trasmette da una generazione all'altra sono sostanzialmente due. Il primo riguarda gli investimenti in capitale umano: in Italia, ad esempio, la probabilità di laurearsi – sostiene la professoressa De Paola – è molto maggiore per coloro che hanno almeno uno dei due genitori laureati. E con il grado diverso di istruzione si trasmettono le differenze anche nella distribuzione del reddito. Il secondo meccanismo dipende da quelle che vengono definite le “connessioni sociali”. Pur in assenza di dati specifici, esistono delle “evidenze”: «si è notato in Italia – ma anche in altri paesi - che a parità di istruzione le condizioni socio-economiche di partenza continuano a contare, cioè il loro reddito è ancora influenzato dalla famiglia di provenienza. Sembrerebbe che il canale di trasmissione di queste diseguaglianze di reddito non passi solo attraverso l'istruzione, ma anche attaverso altri canali, come le relazioni sociali, il background delle relazioni sociali delle famiglie di provenienza». Ospite di Memos anche lo statistico Franco Mostacci, giornalista, blogger (francomostacci.it). Mostacci ha raccontato quanto diseguale, e a danno dei più deboli, sia stata la distribuzione dei costi della crisi in Italia. Ed anche quanto il governo – con il tentativo di combattare la disuguaglianza con provvedimenti redistributivi (ad esempio, il bonus fiscale da 80 euro) - abbia finito per favorire le famiglie più ricche rispetto a quelle povere.
La campagna d'Europa del governo Renzi: flessibilità nei conti, banche, gas russo. Intervista con Massimo D'Antoni e Alessandro Politi.
Di sicuro c'è anche la voglia di acquisire facili consensi dietro la decisione di Renzi di alzare la voce con la Commissione europea. Secondo una lettura populistica dello spirito di questi tempi attaccare Bruxelles oggi rende, fa guadagnare consensi in patria. E Renzi dà credito a questa lettura. Ma le ultime mosse del capo del governo italiano esprimono anche una difficoltà di Roma su più fronti: il controllo dei conti pubblici, l'approvazione della legge di stabilità da parte della Commissione europea e il rischio di dover essere costretto a stangate salatissime l'anno prossimo. Poi ci sono i maggiori rischi a cui sono esposte le banche italiane in difficoltà a causa della nuova direttiva europea sui salvataggi bancari “made in Germany”. Infine, la tensione tra Roma e Berlino sul gas russo, con il governo tedesco accusato da Renzi di sostenere con una mano le sanzioni alla Russia (che danneggiano le imprese italiane) e con l'altra di negoziare con Mosca il raddoppio del gasdotto North Stream (dove le imprese italiane sono escluse). ..A Memos ne abbiamo parlato oggi con l'economista Massimo D'Antoni e l'analista strategico Alessandro Politi.
Lezioni di antimafia: Giuliano Turone
Quinto appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” con la Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione tenuta da Giuliano Turone, giudice emerito della Corte di Cassazione, si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare l'11 gennaio 2016. Titolo: “Mafia, poteri occulti, finanza d'avventura”. Ascolterete la sintesi della lezione curata da Lele Liguori.
Unioni civili, perchè manca il coraggio delle riforme? Intervista a Vittoria Franco e Adriano Prosperi.
La discussione di questi giorni sul progetto di legge sulle Unioni civili fa capire quanto coraggio manchi al ceto politico maggioritario in Italia. Coraggio che servirebbe ad affermare e allargare la sfera dei diritti. Il progetto sulle Unioni civili rischia, infatti, di arenarsi a pochi giorni dall'inizio delle votazioni, previste per il 26 gennaio in Senato. La causa: l'opposizione dei settori più conservatori della maggioranza: Ncd e cattolici del Pd. E' un progetto, come è noto, che non prevede i matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma dà solo la possibilità alle coppie omosessuali di dichiarare la loro unione all'ufficiale dello stato civile. Ne conseguono alcuni diritti: l'assistenza ospedaliera, la reversibilità delle pensione. Lo scontro di questi giorni è invece sulla possibilità di adottare il figlio del partner. Ora, se si guarda a questa discussione con un po' di distacco, l'Italia di oggi (il ceto politico dell'Italia di oggi) sembra più vecchio – più conservatore – di quanto non fosse quarant'anni fa. Siamo lontani dall'Italia degli anni '70, quando si approvavano leggi fondamentali per l'affermazione dei diritti civili come la legge sul divorzio, sull'interruzione volontaria di gravidanza, la riforma del diritto di famiglia, la legge Basaglia. Allora si misero le mani su questioni laceranti: l'indissolubilità del matrimonio, gli aborti clandenstini, i rapporti familiari tra coniugi, la logica della costrizione nell'affrontare la malattia e il disagio mentale. Perchè negli anni '70 si “cambiava verso” sui diritti civili e oggi, invece, sembra che si faccia un po' di fatica, per usare un eufemismo? Inizia da questo interrogativo la puntata di oggi di Memos con Vittoria Franco, studiosa di filosofia, senatrice nelle passate legislature prima dei Ds e poi del Pd; e con Adriano Prosperi, storico, professore emerito di storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa.
La Costituzione di Renzi: perché no? Intervista con Nadia Urbinati e Massimo Villone.
Ancora una manciata di settimane e il progetto di Renzi di modifica della Costituzione riceverà il sì definitivo del Parlamento. Mancano soltanto gli ultimi due voti, le seconde votazioni di Senato e Camera, e poi – prevedibilmente da aprile – scatteranno i termini per richiedere il referendum confermativo. Le modifiche scritte nel progetto Renzi-Boschi vanno a toccare parti importanti della Costituzione: cambiano i poteri e la composizione del Senato che non darà più la fiducia al governo; si modifica l'iter parlamentare delle leggi e si crea una corsia preferenziale in parlamento per i disegni di legge del governo. Memos ne ha parlato con due studiosi della Costituzione dal punto di vista politologico e giuridico: Nadia Urbinati, che insegna scienza politica alla Columbia University di New York, e Massimo Villone, costituzionalista all'Università di Napoli. Entrambi fanno parte del Comitato del No che si è appena costituito. «Questo progetto di modifica della Costituzione – racconta Urbinati – introduce quello che dai principi degli anni '60 i conservatori italiani, la destra, hanno sempre desiderato avere: il gaullismo. Un gaullismo che poi è stato metabolizzato anche all'interno del Pd nella forma di un premierato forte, legato ad un riforma elettorale altrettanto forte con uno sbilanciamento maggioritarista. Tale sbilanciamento – conclude Urbinati - rischia di spostare il baricentro della nostra repubblica dal parlamento (la rappresentanza democratica) all'esecutivo, con la sua maggioranza e il suo leader. C'è, dunque, una visione mono-archica, monarchica, della repubblica».
Renzi e la sfida referendaria: “se perdo, lascio la politica”. Intervista con Luca Alessandrini e Christian Raimo.
«Con un gesto di coraggio e dignità, dico che se perdo il referendum sulle modifiche alla Costituzione smetto di fare politica». Matteo Renzi lo ha ribadito questa mattina, dopo averlo già detto un paio di settimane fa nella conferenza stampa di fine anno del capo del governo. Renzi si gioca il tutto per tutto, una sfida alla ricerca di un plebiscito sul suo modello di seconda o terza repubblica: una democrazia decidente o, forse meglio, un governo “comandante” (che comanda anziché governare). Memos ne ha parlato oggi con due ospiti: Luca Alessandrini, storico, direttore dell'Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna; e Christian Raimo, scrittore, giornalista e insegnante di storia. Per entrambi la sfida lanciata da Renzi non è nient'altro che un ricatto. Nel corso della puntata di oggi Alessandrini e Raimo discutono anche del destino di tutta l'area politica del centrosinistra non renziano che potrebbe trovarsi di fronte alla responsabilità di gestire un eventuale, non si sa quanto probabile, “vuoto renziano” nel caso vincessero i no al referendum confermativo sulle modifiche costituzionali. La puntata si conclude sul caso Milano, la lettera-appello di Pisapia (con Zedda e Doria) all'unità del centrosinistra (Pd e Sel). Infine, le primarie del centrosinistra milanese con i tre principali candidati tutti interni o prossimi al partito democratico. L'interrogativo sorge spontaneo: in terra ambrosiana si sta sperimentando una versione di sinistra del partito della nazione?
Il lavoro e il suo diritto. I principi fondamentali della Costituzione. Intervista con Enzo Balboni.
La puntata di oggi è con Ignazio Masulli sull’articolo 4: il lavoro e il suo diritto. Memos vi sta riproponendo le interviste sui Princìpi fondamentali della Costituzione trasmesse nella passata stagione. Ogni puntata ha per oggetto uno o più articoli tra i primi 12 della nostra Costituzione: la repubblica fondata sul lavoro, la sovranità popolare, i diritti inviolabili, la libertà, la solidarietà, l’uguaglianza, il ripudio della guerra, lo stato e la religione. La prossima puntata con Enzo Balboni sugli articoli 5, 6 e 12 (l'unità nazionale e i simboli della repubblica) andrà in onda lunedì 25 gennaio alle 13.
Migranti, profughi: l'effetto domino dell'egoismo europeo
La libera circolazione delle persone è un pilastro fondamentale dell'Unione Europea. Peccato, però, che si stia facendo di tutto per sgretolarlo. La Svezia, la Danimarca – e prima ancora l'Austria, la Germania, la Francia – hanno deciso di sospendere le regole di Schengen e ripristinare i controlli ai confini. Per non parlare dei muri fatti costruire dal governo ultra-conservatore ungherese. “Fino a quando non avremo una soluzione europea saranno necessarie misure da parte dei singoli Stati Membri”, ha detto nelle ultime ore il segretario di stato tedesco all'immigrazione Ole Schroeder. Una dichiarazione di resa, fatta dal principale governo europeo, quella di Berlino. Ognuno per sé e tutti di fatto – volenti o nolenti – al servizio dei seminatori d'odio, degli xenofobi, degli indifferenti. Memos ne ha parlato oggi con Cecile Kyenge, deputata europea del Pd, ex ministra dell'integrazione del governo Letta nel 2013.
Banche, la Grande Scommessa: da Shangai, Wall Street ad Arezzo. Intervista con Andrea Baranes.
C'è un filo che lega la Cina e gli Stati Uniti alla profonda provincia italiana. E' il filo della finanza intrecciato in una trama fittissima, e globale, di vecchie pratiche e nuovi algoritmi per rendere gli scambi e i movimenti di capitale sempre più rapidi. La Grande Scommessa, l'azzardo del denaro sregolato, si gioca su più tavoli ma tutti interconnessi: da Shangai ad Arezzo passando per Wall Street. Certo, ci sono differenze tra il mercato azionario cinese e Banca Etruria, tra i colossi finanziari americani (too big to fail) e gli obbligazionisti subordinati italiani (too naive not to fail). Ma che cosa li tiene insieme? Memos oggi ne ha parlato con Andrea Baranes, presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Rete Banca Etica e portavoce di Sbilanciamoci.
Italia: tante crisi, un solo paese. Intervista con Roberta Carlini.
La Grande Recessione ha provocato tante crisi: tra le generazioni, tra i generi, tra le professioni. Ciascuno è stato colpito in modo diverso e messo alla prova nella sua capacità di rispondere alle difficoltà del momento. Il libro di Roberta Carlini “Come siamo cambiati. Gli italiani e la crisi” (Laterza, 2015) è un'indagine documentata e accurata sugli effetti della crisi, su come ha influito sulle nostre vite di giovani, donne e uomini. Roberta Carlini, giornalista, condirettrice del settimanale Pagina 99, ospite oggi a Memos, parla di questi anni di crisi come di un'“età del ferro”: «è un'età – dice - molto dura in cui ci sono stati molti cambiamenti. Sono stati anni difficili, non tanto e non solo perché c'è stata una crisi economica, ma perchè anni di contrazione delle attività, delle visioni del futuro, della capacità di guardare avanti, anni così lunghi non potevano che segnare alcune generazioni».
Lezioni di antimafia: Armando Spataro
Quarto appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” con la Scuola di Formazione politica “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione tenuta da Armando Spataro, procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Torino si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 14 dicembre 2015. Titolo: “I maxi processi: da Palermo a Milano un'unica storia”. Ascolterete la sintesi della lezione curata da Lele Liguori.
“Una lettera saggia per il centrosinistra e per il governo del paese”. Intervista con Arturo Parisi.
Arturo Parisi, tra i fondatori del Pd e prima ancora dell'Ulivo insieme a Romano Prodi, approva la lettera-appello dei sindaci Pisapia, Doria e Zedda all'unità di tutto il centrosinistra come condizione necessaria per vincere contro la destra. Parisi, ospite oggi a Memos, parla anche dell'Europa e dei suoi leader: Merkel, e ancor di più Hollande – sostiene l'ex ministro della difesa - sono leader nazionali senza una statura europea.
L'incubo Marine Le Pen e Donald Trump. Intervista con Mario Del Pero e Carlo Galli.
Il Front National di Marine Le Pen primo partito in Francia anche nelle urne e non solo nei sondaggi. Il candidato alle primarie repubblicane Donald Trump, con scarse probabilità di vincere, alza la posta delle dichiarazioni razziste: le frontiere Usa devono essere chiuse per i musulmani. Un incubo pensarli, una presidente della repubblica francese e l'altro presidente degli Stati Uniti. Ma al là delle probabilità di vittoria, scarse, i casi Le Pen e Trump sono acrivibili alla capacità dell'Occidente in crisi di generare mostri politici. Dove nasce il loro successo? Quale destra rappresentano? Qual alternativa offrono le sinistre in Europa e i liberal, i progressisti americani? Memos ne ha parlato con Mario Del Pero, docente di Storia internazionale e Storia della politica estera statunitense all’Istituto di Studi Politici-SciencesPo a Parigi; e con Carlo Galli, politologo all'Università di Bologna, deputato del nuovo gruppo parlamentare “Sinistra italiana-Sel”.
Principi fondamentali, conversazioni sulla Costituzione. Con Stefano Rodotà.
Memos vi ripropone in questa stagione le interviste sui principi fondamentali della Costituzione trasmesse tra febbraio e i giugno scorsi. Ogni puntata ha per oggetto uno o più articoli dei primi 12 della nostra Costituzione: la repubblica fondata sul lavoro, la sovranità popolare, i diritti inviolabili, la libertà, la solidarietà, l'uguaglianza, il ripudio della guerra, lo stato e la religione. La puntata di oggi è con Stefano Rodotà e l'articolo 3: l'uguaglianza e la solidarietà. La prossima puntata con Ignazio Masulli sull’articolo 4 andrà in onda lunedì 11 gennaio alle 13.
Cop21, i costi della transizione e i rifugiati climatici. Intervista con Pia Saraceno e Valerio Calzolaio.
La riduzione delle emissioni di gas serra è strettamente legata ai costi necessari per ridurle e ai costi di adattamento al cambiamento climatico. Chi paga? Con quale criterio deve avvenire la ripartizione di questi costi? Come si stabilisce l'inquinamento prodotto da un singolo paese: sulla base della CO2 complessiva oppure su quella per abitante? Nel calcolo delle emissioni inquinanti di un paese si considerano solo quelle relative alle produzioni effettuate nel paese o si calcolano le emissioni per la produzione di beni consumati in un paese e prodotti altrove? Memos ne ha parlato con Pia Saraceno, economista, docente di Economia dell'Energia e Gestione dei beni ambientali all'Università Cattolica di Milano. Nella puntata di oggi abbiamo parlato anche dei “rifugiati climatici”, cioè di quelle persone forzate a scappare per emergenze legate ai cambiamenti del clima prodotti dalle attività umane. Valerio Calzolaio, giornalista e scrittore che da tempo si occupa di loro, è stata ospite a Memos.
Cambia il clima? Cambi anche il modello di produzione. Intervista con Giorgio Lunghini.
Parigi, la 21esima conferenza mondiale sui cambiamenti climatici promossa dall'Onu. Siamo arrivati alla terza giornata. La conferenza si chiude tra dieci giorni. Si punta a siglare un accordo vincolante per giungere alla riduzione delle emissioni di gas serra. L'obiettivo centrale è mantenere l'aumento medio della temperatura globale entro i due gradi centigradi. Ne abbiamo parlato oggi a Memos con l'economista Giorgio Lunghini. Siamo partiti da una constatazione di base: parlare dei cambiamenti climatici implica prendere in considerazione anche un cambiamento del modello di produzione prevalente oggi nel mondo.
“Dopo Parigi ci vuole realismo politico per affrontare il dilemma sicurezza-libertà”. Intervista a Massimo L. Salvadori.
Massimo L. Salvadori è professore emerito dell'Università di Torino, ordinario di storia delle dottrine politiche. I suoi principali campi di ricerca sono stati il Novecento, la democrazia, la sinistra. In questa intervista parla dei dilemmi del dopo attentati di Parigi del 13 novembre scorso. Salvadori definisce un dilemma il rapporto tra sicurezza e libertà, quando la realtà è determinata dall'insicurezza. Un dilemma che lo storico scioglie in favore della sicurezza. C'è poi anche un dilemma, quello delle alleanze, che Salvadori risolve in nome della realpolitik: secondo lo storico l'Unione Europea non ha alternative nel sostenere la Turchia di Erdogan, nonostante il governo di Ankara reprima gli oppositori e attacchi la libertà di stampa.
Lezioni di antimafia: Nando Benigno
Terzo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” con la Scuola di Formazione politica “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione tenuta da Nando Benigno, coordinatore nazionale della Scuola “Antonino Caponnetto” si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 23 novembre 2015. Titolo: “I delitti degli anni '80 e la società civile milanese”. Ascolterete la sintesi della lezione curata da Lele Liguori.
Guerra, valori, abiura, civiltà. Le parole ricorrenti del dopo Parigi 13/11. Intervista con Marcello Flores.
Marcello Flores insegna Storia comparata e Storia dei diritti umani nell'Università di Siena, dove dirige anche il Master europeo in Human Rights and Genocide Studies. Sono passate due settimane dagli attentati di Parigi, la strage che ha fatto 130 morti, 352 feriti, un centinaio dei quali ancora in ospedale di cui 30 – fino a due giorni fa – erano ancora ricoverati nei reparti di terapia intensiva. Abbiamo sentito in queste settimane molte affermazioni che riassumono lo spirito del momento. Eccone alcune: “Siamo in guerra”, “E' l'11 settembre della Francia”, “Gli islamici moderati prendano le distanze dai terroristi”, “La ferocia dei terroristi che colpisce i luoghi della vita quotidiana, i nostri stili di vita, e non i simboli”. Lo storico Marcello Flores, ospite oggi a Memos, analizza queste frasi anche alla luce delle contraddizioni che ciascuna di esse contiene: le alleanze belliche che confliggono al loro interno (vedi il caso di Turchia, Francia e Russia), le richieste di abiura a senso unico (verso gli “islamici moderati” e perché non anche verso i sostenitori dei regimi totalitari, ad esempio delle monarchie arabe del petrolio); infine la civiltà dei diritti “repubblicani”, nata dalla rivoluzione francese, colpita dal terrorismo fondamentalista e allo stesso tempo disattesa dalle elites che governano i paesi occidentali.
“L'Occidente dell'establishment e il fondamentalismo religioso contro i valori di democrazia e laicità”. Intervista a Paolo Flores d'Arcais.
Paolo Flores d'Arcais, filosofo, direttore di Micromega, ospite oggi a Memos, ha un'idea precisa dello scontro in atto tra l'Occidente e Daesh, il cosiddetto stato islamico. Al presidente francese Hollande che dichiara lo “stato di guerra” Flores d'Arcais replica che l'Occidente non vuole capire la natura di questa guerra. «E' una guerra – dice il direttore di Micromega – contro la modernità illuminista e contro ciò che dalla modernità illuminista in poi è stato promesso: una democrazia coerente, radicale, di sovranità uguale per tutti. Il fondamentalismo islamico lancia la propria sfida globale contro questa modernità illuminista. E' questa la radicalità dello scontro. Purtroppo, gli establishment occidentali non sono quelli che possono davvero combattere questa guerra, perché in larga misura, e da molti punti di vista, sono la “quinta colonna”, non rappresentano la civiltà nata dai lumi che diventa democrazia. Gli establishment occidentali sono, invece, coloro che la calpestano in continuazione e quindi non hanno credibilità e interesse per reggere questo scontro nei termini in cui si pone. Lo vogliono reggere solo come scontro geopolitico, di interessi nazionali. Ma è molto più di questo».
Usiamo la ragione contro il terrorismo. Lorenzo Cremonesi e Leonardo Becchetti discutono la proposta di Carlo Rovelli.
Il 18 novembre scorso Memos ha ospitato il fisico Carlo Rovelli. Nel corso della trasmissione Rovelli ha spiegato la sua “proposta per la Mesopotamia”: usiamo la ragione, trattiamo con il nemico, togliamo il cosiddetto stato islamico «dalle mani più estremiste e fanatiche», diceva Rovelli, e permettiamo la nascita di uno stato sunnita nella regione. Per discutere della proposta di Carlo Rovelli Memos ha ospitato oggi Lorenzo Cremonesi, inviato speciale del Corriere della Sera, grande conoscitore del Medioriente; e Leonardo Becchetti, economista, autore del “Manifesto per l'economia civile”, un programma contro la globalizzazione delle disuguaglianze, degli “scartati” e degli “esclusi”.
Principi fondamentali, conversazioni sulla Costituzione. Con Valerio Onida.
Memos vi ripropone in questa stagione le interviste sui principi fondamentali della Costituzione trasmesse tra febbraio e i giugno scorsi. Ogni puntata ha per oggetto uno o più articoli dei primi 12 della nostra Costituzione: la repubblica fondata sul lavoro, la sovranità popolare, i diritti inviolabili, la libertà, la solidarietà, l'uguaglianza, il ripudio della guerra, lo stato e la religione. La prossima puntata, con Stefano Rodotà e l'articolo 3: l'uguaglianza e la solidarietà.
Lezione di antimafia: Mario Portanova.
Secondo appuntamento del ciclo "Lezioni di antimafia" con la Scuola di Formazione politica Caponnetto e coordinato da Lele Liguori. La lezione tenuta da Mario Portanova si è svolta nell'Auditorium di Radio Popolare il 9 novembre 2015. Ascolterete la sintesi della lezione curata da Lele Liguori.
Carlo Rovelli, una proposta per la Mesopotamia
Carlo Rovelli, fisico, lavora al Centro di fisica teorica di Luminy a Marsiglia dove dirige il centro di ricerca in gravità quantistica. Si occupa di storia e di filosofia della scienza. Oggi, però, con lui non parliamo di scienza, ma di una sua – cito tra virgolette - “proposta per la mesopotamia”. In questi giorni, dopo le stragi di Parigi, Rovelli ha scritto un testo ampio – di una decina di pagine – in cui, esaminando le tessere del puzzle mediorientale – meglio sarebbe dire mesopotamico – e ricomponendole in una proposta, traccia una possibile via d'uscita per mettere fine allo stato di guerra da cui è nato e in cui prospera Daesh, il cosiddetto stato islamico.
Alain Touraine: diritti, dignità contro la guerra di civiltà
I francesi non vogliono rischiare un Patriot Act americano...Alain Touraine, sociologo francese di fama internazionale, è sicuro che il suo paese non attraverserà una delle pagine più buie della storia dei diritti civili negli Stati Uniti.  ..Il professor Touraine, 90 anni, oggi è stato ospite di Memos. Il grande sociologo è venuto a trovarci nella sede di Radio Popolare. ..Iniziamo l’intervista parlando del presidente francese Hollande, delle sue dichiarazioni davanti al parlamento riunito a Versailles dopo le stragi di Parigi di venerdì scorso: “siamo in guerra”, “saremo impietosi”, “la repubblica distruggerà il terrorismo”, ha detto con tono marziale il capo dell’Eliseo. Era inevitabile questo tono, professor Touraine? «In parte sì, perché Hollande ha poche possibilità di vincere le prossime elezioni presidenziali. Durante tutti questi anni di presidenza, Hollande ha avuto meno del 20% dei consensi. In un certo modo è una drammatizzazione. C'è un aspetto strategico politico e personale, voler apparire come una persona di fronte al nemico di Daesh, una minaccia contro la repubblica». Alain Touraine definisce “drammatica” la situazione, la definisce una minaccia che va presa sul serio.
Parigi, l'eclissi della ragione. Intervista con Adriano Prosperi e Alessandro Politi.
Tre giorni dopo la strage di Parigi. Oggi a Memos sono stati ospiti Adriano Prosperi, storico alla Scuola Normale Superiore di Pisa e Alessandro Politi, analista strategico. Due punti di vista su quella strage, le sue cause, le sue implicazioni. «Mi è sembrata – ha raccontato il professor Prosperi - una discesa di un gradino molto alto nella cupezza di questi tempi, nello smarrimento per tutti. Una sensazione di freddo e di cupezza spaventosa». Politi indaga le ragioni della tempistica di quella strage. «Una delle ipotesi che è andata per la maggiore – dice - è quella del tentativo di impedire la visita del presidente iraniano Rohani in Francia e in Italia. E' possibile, ma allo stesso tempo direi che è chiedere troppo ad un attentato terroristico».
Michela Marzano: basta paura e confusione sui diritti
Vigilantes anti-gender. A ciò sono state piegate alcune istituzioni della Repubblica per tentare di placare un'ossessione omofoba e coltivare la paura delle differenze. Prima scena: Padova, gabinetto del sindaco Massimo Bitonci, della Lega. Così viene motivata la decisione di impedire alla filosofa e deputata del Pd Michela Marzano di presentare il suo libro “Papà, mamma e gender” in una sala comunale. “Il consiglio comunale, con mozione 2015/ 0070 approvata il 5 ottobre 2015 ha impegnato sindaco e giunta comunale a vigilare affinché non venga introdotta e promossa la ‘teoria del gender’ e affinché venga al contempo rispettato il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità”. Seconda scena: Milano, mozione del Consiglio regionale della Lombardia, approvata un mese fa, il 6 ottobre: “Il Consiglio regionale della Lombardia (...) impegna la Giunta regionale (…) a fare in modo che la teoria del gender non venga introdotta negli istituti scolastici”. Sono solo due casi che coinvolgono istituzioni pubbliche in una campagna di intolleranza, satura di pregiudizi e luoghi comuni, attorno a temi fondamentali: stiamo parlando dell'educazione alla civiltà, alla non discriminazione, alla libertà. L'ultima a finire impigliata in questa rete è stata Michela Marzano con il suo “Papà, mamma e gender” (Utet). Dopo il no del sindaco leghista Bitonci, la filosofa ha ricevuto l'invito da parte del rettore dell'università di Padova a presentare il suo libro in un'aula dell'università. «Mi ha fatto piacere rendermi conto che Padova è anche un'altra cosa rispetto al sindaco Bitonci», racconta Michela Marzano ospite oggi a Memos.
Italia, superpotenza culturale. L'arma spuntata della politica estera di Renzi. Intervista con Germano Dottori e Alberto Negri.
“Non saremo mai una superpotenza economica, nemmeno militare, ma siamo una superpotenza culturale”.E’ la frase ripetuta come un mantra dal capo del governo Matteo Renzi nei suoi ultimi viaggi internazionali (Cile, Peru, Colombia, Arabia Saudita). L’Italia di Renzi ha finito così per essere rappresentata all’estero da un’attività di promozione di un nuovo brand, lo potremmo chiamare il “thought in Italy” da sostituire all’ormai datato “made in Italy”.....Ecco di cosa si tratta. La crisi durissima di questi anni ha colpito la manifattura italiana e il “made in Italy” che ne è stato il fulcro. Vista la crisi occorreva cercare un nuovo marchio. E Renzi lo ha trovato: ha sostituito all’orgoglio patrio per la manifattura, per ciò che viene fatto, prodotto, costruito in Italia (il “made in Italy”, appunto), l’orgoglio per ciò che viene pensato ideato creato in Italia, il “thought in Italy”, se così lo vogliamo chiamare. Renzi pensa alla cultura, al capitale umano, al patrimonio artistico: «se manterremo il ruolo di superpotenza culturale – ha scritto il capo del governo su Facebook un mese fa – tra 20 anni l’Italia sarà una guida per il mondo».Nel frattempo, però, la politica estera italiana resta chiusa tra il sogno di diventare guida, superpotenza culturale, e la necessità concreta di fare affari, oggi. A Memos ne abbiamo parlato con Alberto Negri, inviato speciale del Sole-24Ore e Germano Dottori, docente di studi strategici alla Luiss di Roma.
Uguaglianza e pensiero critico. In ricordo di Luciano Gallino. Intervista con Michele Ciliberto.
Con Luciano Gallino, morto domenica scorsa a Torino all'età di 88 anni, è scomparso uno dei sociologi italiani più autorevoli. Professore emerito dell’Università di Torino, Gallino aveva iniziato la sua attività professionale all’Olivetti di Ivrea. Era stato Adriano Olivetti a volerlo nel 1956 all’Ufficio studi relazioni sociali dell’azienda. Adriano Olivetti era il fondatore di quella “impresa responsabile” (dal punto di vista sociale) a cui Gallino aveva dedicato poco più di un anno fa un libro-intervista. In quel volume il professore contrapponeva il modello dell'impresa Olivetti degli anni '50 all'impresa “irresponsabile” di oggi. Luciano Gallino era esperto di nuove tecnologie e del loro rapporto con la formazione, oltre che uno studioso delle trasformazioni del mercato del lavoro; era un critico della globalizzazione finanziaria di questa epoca (“Finanzcapitalismo”, “Il colpo di stato di banche e governi”, “L'attacco allo stato sociale”, sono i titoli di alcuni suoi libri sul tema). Il suo ultimo lavoro, pubblicato di recente, è intitolato: “Il denaro, il debito e la doppia crisi spiegata ai nostri nipoti” (Einaudi, 2015). Scrive Gallino: «Quel che vorrei provare a raccontarvi, cari nipoti, è per certi versi la storia di una sconfitta politica, sociale, morale: che è la mia, ma è anche la vostra (...) Abbiamo visto scomparire due idee e relative pratiche che giudicavamo fondamentali: l'idea di uguaglianza e quella di pensiero critico». Da queste parole di Gallino comincia il ricordo del grande sociologo oggi a Memos. Ospite è Michele Ciliberto, storico della filosofia alla Scuola Normale di Pisa.
Principi fondamentali, conversazioni sulla Costituzione.
Memos vi ripropone in questa stagione, a partire da oggi, le interviste sui principi fondamentali della Costituzione trasmesse tra febbraio e i giugno scorsi. Ogni puntata ha per oggetto uno o più articoli dei primi 12 della nostra Costituzione: la repubblica fondata sul lavoro, la sovranità popolare, i diritti inviolabili, la libertà, la solidarietà, l'uguaglianza, il ripudio della guerra, lo stato e la religione. Gli ospiti della puntata che vi riproponiamo oggi sono Carlo Smuraglia, giurista, prendente dell’Anpi, e il costituzionalista Paolo Caretti. Tema: le radici della Costituzione nella Resistenza e l’articolo 1. La prossima puntata, con Valerio Onida e l'articolo 2, andrà in onda lunedì 23 novembre alle 13.
La sentenza Mannino e la trattativa stato-mafia. Intervista con Salvatore Borsellino
«Sono anni – dice Borsellino - che lotto per la verità e la giustizia per la strage di via d'Amelio. Da anni sostengo che ad accelerare l'assassinio di mio fratello è stato il fatto che si era messo di traverso rispetto a questa trattativa, non appena l'aveva conosciuta. E a quel punto per portare avanti quella trattativa è stato necessario eliminarlo. Ieri mi sono sentito mancare il terreno sotto i piedi, ho pensato in un primo momento che questo significasse un cadere di tutte le ipotesi sulla trattativa». Salvatore Borsellino solo in un secondo momento racconta di essersi sentito meno disorientato. «Esaminando poi, e leggendo più nel dettaglio sulla sentenza, ho visto che non si nega l'esistenza della trattativa, ma solo che Mannino vi abbia partecipato. Implicitamente la sentenza ammette l'esistenza della trattativa, anche se dovremo leggerne le motivazioni». In ogni caso Salvatore Borsellino non nasconde l'amarezza per le conseguenze la sentenza Mannino potrà avere. «Di una cosa mi sono reso conto, ieri: non basteranno gli anni che ancora mi restano da vivere per vedere la verità e la giustizia sulla strage di via d'Amelio. L'Italia è un paese in cui a decenni di distanza non si è ancora arrivati alla verità sulle tante stragi di stato. Gli anni della mia vita che mi restano non mi permetteranno di vederla, la verità. Ma questo non significa che verità e giustizia alla fine non verranno fuori».
Renzi, i commissari e la sinistra. Intervista con Luca Alessandrini.
Piovono commissari sulla politica italiana. E a mandarli è il capo del governo Renzi. Negli ultimi giorni si è parlato molto di commissari, anche per alcune coincidenze temporali come la decadenza di Marino da sindaco di Roma e la fine dell'Expo. La cacciata di Marino dal Campidoglio ha portato alla nomina al suo posto, come prevede la legge, di un commissario prefettizio al comune di Roma, Francesco Paolo Tronca, fino ad un attimo prima prefetto di Milano Quasi contemporaneamente la chiusura dell'Expo milanese è stata accompagnata dalla celebrazione del rito ambrosiano dei grandi eventi e del suo sacerdote, Giuseppe Sala (amministratore delegato di Expo Spa) che è stato anche commissario unico del governo per l'Expo. Sala sta riempiendo le cronache politiche di questi giorni anche perchè da commissario del governo si appresterebbe a diventare candidato sindaco di Milano. E gli altri commissari, chi sono? Un paio di mesi fa il governo ha nominato il prefetto di Roma Franco Gabrielli commissario unico per il Giubileo. E ancora, un altro commissario: Raffaele Cantone, il magistrato anticamorra. Il governo Renzi lo ha voluto a capo dell'autorità anticorruzione nel giugno del 2014, mentre lo scandalo per l'inchiesta della procura di Milano sulle tangenti all'Expo (con i redivivi Greganti e Frigerio) rischiava di bloccare sul nascere il grande evento. Ecco, dunque, la squadra dei commissari renziani. Cosa rappresentano? Sono i tecnici che riempiono un vuoto della politica, come si diceva qualche tempo fa, oppure sono solo emissari, mandatari di una politica che invece conta e che sta al centro della scena? Memos ne ha parlato oggi con Luca Alessandrini, direttore dell'Istituto Ferruccio Parri di Bologna.
A chi serve il lavoro “debole”? Intervista con Walter Cerfeda
I lavoratori poveri in Italia sono cresciuti di quasi il 50% tra il 2008 e il 2013. Lo ha raccontato il presidente dell'Inps Tito Boeri nella sua relazione annuale presentata al parlamento l'8 luglio scorso. I lavoratori poveri in Italia sono 2 milioni e 640 mila tra i dipendenti e 756 mila tra gli autonomi. Lo dicono i dati dell'Istat riferiti al 2011 e contenuti in un rapporto del Cnel del 2014. Sono soprattutto i giovani a subire questa condizione di lavoro a rischio povertà. Sono lavoratori e lavoratrici “deboli”, indeboliti nella possibilità di “assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”, come recita l'articolo 36 della nostra Costituzione. Ma il lavoro “debole” è anche quello con meno diritti e garanzie: è debole il lavoro più facilmente licenziabile, demansionabile, controllabile come è quello che risulta dalle nuove norme contenute nel Jobs Act. A chi serve, allora, il lavoro debole? A quale idea dello sviluppo di un paese risponde? Memos ha girato queste e altre domande ad un sindacalista di lungo corso come Walter Cerfeda, 68 anni, presidente dell'Ires-Cgil (Istituto di Ricerche economiche e sociali) della Marche, una vita passata nel sindacato da Matera a Torino, da Roma a Bruxelles, ai vertici della Confederazione europea dei sindacati (Ces).
Lezione di antimafia: Nando dalla Chiesa
Prima appuntamento del ciclo "Lezioni di antimafia" con la Scuola di Formazione politica Caponnetto e coordinato da Lele Liguori. La lezione tenuta da Nando dalla Chiesa si è svolta nell'Auditorium di Radio Popolare il 26 ottobre 2015. Ascolterete la sintesi della lezione curata da Lele Liguori.
Il caso Marino e le divisioni nel Pd. Intervista con Walter Tocci.
La vicenda di Ignazio Marino, il sindaco dimissionario di Roma, è sempre più vicina ad una nuova svolta. E' questione di ore per l'atteso annuncio di Marino, la sempre più probabile revoca delle dimissioni. Il caso Marino ha raccontato molto in questi ultimi mesi della storia di un intero partito, il partito democratico. Ci sono state divisioni, spaccature, riposizionamenti tra i vari esponenti del Pd proprio sulla figura del sindaco della capitale. Ma non è stata solo la vicenda Marino a dividere il partito in quest'ultima stagione: su jobs act e “riforme” costituzionali lo scontro è stato duro. Le tensioni nel Pd non hanno mai messo in discussione la tenuta del segretario Renzi, hanno provocato solo qualche abbandono (l'ultimo di ieri, di Corradino Mineo). Negli ultimi giorni, però, c'è stato chi – come il prodiano Franco Monaco – ha evocato lo spettro di una scissione. Come sta, allora, il Pd? In che condizioni si trova il partito nato otto anni fa, il 14 ottobre del 2007 con l'elezione alle primarie di Walter Veltroni primo segretario? Memos ne ha parlato oggi con Walter Tocci, senatore della minoranza pd, romano, ex vicesindaco della capitale negli anni '90 con le giunte Rutelli. «Il Pd – dice - è stato un grande sogno, un partito mai visto in Italia. Purtroppo, nessuno dei leader si è mai curato di organizzare un partito moderno, fuori dagli schemi dei partiti novecenteschi. Mancando un progetto di partito sono venuti avanti fenomeni spontanei che hanno creato una forma curiosa di partito, il partito in franchising. Da un lato un leader che si occupa del brand, del marchio e dall'altro i notabili locali che si gestiscono il potere. I notabili non disturbano le scelte del leader, e il leader non mette in discussione le manovre di potere a livello locale».
Angela Merkel, è in bilico il potere della cancelliera? Intervista con Angelo Bolaffi.
Vacilla il potere della cancelliera tedesca Angela Merkel? Tre mesi fa, nel pieno della crisi greca, niente lo avrebbe fatto supporre. La cancelliera tedesca aveva avuto la forza di imporre la sua linea a tutta l'Europa con un nuovo piano di austerità scaricato sulla spalle del governo di Atene, e dei greci. I sondaggi davano Merkel e la Cdu-Csu in crescita: a metà agosto avevano raggiunto il massimo dalle elezioni del 2013 del 42,6%. Oggi la situazione è diversa. Gli ultimi sondaggi danno la Cdu-Csu al 36,9%, un crollo rispetto ad agosto, anche se il partito della cancelliera resta saldamente il primo in Germania. Cosa è successo in questi tre mesi? Due fatti molto importanti. Il primo, lo scoppio dello scandalo Volkswagen, la truffa sui dati delle emissioni inquinanti delle auto prodotte dal colosso di Wolfsburg. Il secondo: la guerra intestina alle dc tedesche (la Cdu nazionale e la Csu bavarese) sulle politiche di accoglienza dei profughi in fuga dalla Siria decise dalla cancelliera Merkel. Il capo della Csu e presidente della Baviera, Horst Seehofer, ha minacciato di bloccare unilateralmente il flusso di profughi che entrano nel land dal confine austriaco se il governo di Berlino non interverrà nei prossimi giorni con misure analoghe. Vacilla, dunque, il potere di Angela Merkel? Lo abbiamo chiesto ad Angelo Bolaffi, germanista, filosofo della politica, ospite oggi a Memos. «Se la Germania dovesse entrare in crisi – dice Bolaffi - allora non ci sarà un piano B e il discorso europeista è destinato a finire. Dobbiamo sapere che storicamente esiste una connessione tra Europa e questione tedesca, dai tempi di Bismarck. Allora esisteva in senso negativo: la Germania era il problema dell'Europa. Da anni, invece, la Germania è diventata, potrebbe diventare, la soluzione del problema. Se questo dato dovesse entrare in discussione, certamente si aprirebbero scenari non proprio tranquillizzanti, né augurabili, e che nessuno può escludere».
Unicredit: perchè Palenzona, indagato dalla Dda di Firenze, non viene “dimissionato”? Intervista con Giorgio Meletti.
Succede che il numero due di una delle maggiori banche d'Europa finisca indagato con l'accusa di aver aiutato un imprenditore in odore di mafia. Succede che il numero due della stessa banca resti saldamente al suo posto, almeno finora, nonostante sia indagato. Perchè nessuno chiede le sue dimissioni? ..Mettiamoci i nomi a questa storia. La grande banca europea in questione è Unicredit. Il numero due è Fabrizio Palenzona, vicepresidente. L'imprenditore in odore di mafia è Andrea Bulgarella, trapanese trapiantato in Toscana considerato dal Ros dei Carabinieri vicino al capo di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro. Le indagini sono della procura antimafia di Firenze e le ipotesi di reato a carico di Palenzona sono: associazione per delinquere, truffa e appropriazione indebita aggravati dal favoreggiamento alla mafia. Gli avvocati di Palenzona definiscono la vicenda un “clamoroso travisamento della realtà”. Memos ha ospitato oggi Giorgio Meletti, giornalista economico del Fatto Quotidiano. Perchè nessuno, di quelli che contano sui destini di Unicredit, chiede le dimissioni di Fabrizio Palenzona? «Palenzona – ricorda Meletti – è uno degli uomini più potenti d'Italia. Per farlo fuori dal vertice di Unicredit ci vuole qualcuno che sia più potente di lui, ma in questo momento a Unicredit qualcuno più potente di lui non c'è».
Lezioni di antimafia. Presentazione del ciclo che inizia stasera nell'Auditorium di Rp.
Il ciclo “Lezioni di antimafia” che inizia oggi è un progetto della Scuola di Formazione Politica “Antonino Caponnetto” che Radio Popolare ha accolto e ha deciso di promuovere. L'idea è semplice quanto impegnativa: per combattere le mafie bisogna conoscerle, studiarle, uscire dai luoghi comuni e dalle rappresentazioni semplicistiche. Le lezioni cercheranno di raggiungere questo obiettivo. Si comincia stasera, come dicevamo, con l'introduzione al corso di Nando dalla Chiesa, che è anche presidente della Scuola “Antonino Caponnetto”. Le lezioni verranno poi trasmesse – in una sintesi ampia – il lunedì successivo all'appuntamento in Auditorium, a partire dalle 12:50 circa nello spazio di Memos. Il ciclo è aperto a tutti ed è gratuito. Vi terremo informati sulle prossime lezioni attraverso il nostro nuovo sito radiopopolare.it e in onda. Infine, con l'avvio delle “Lezioni di antimafia” cambia il palinsesto di Memos: il lunedì sarà dedicato, in modo alternato, alla trasmissione della sintesi delle lezioni in Auditorium e alla riproposizione del ciclo di “Principi fondamentali”, le conversazioni sulla Costituzione. Si parte lunedì 2 novembre alle 12:50 con la prima lezione di antimafia e lunedì 9 novembre alle 13 con la prima delle interviste sulla Costituzione.
Rosarno, il riscatto di una generazione. Intervista con Serena Uccello.
«Con “Generazione Rosarno” ho cercato di raccontare quella che può essere in questo momento la nuova frontiera della lotta alle mafie». Serena Uccello, giornalista del Sole 24 Ore, autrice di inchieste sulla criminalità economica parla in questo modo del suo ultimo libro, edito da Melampo. «Rosarno – dice - è una terra straordinaria e di grandi contraddizioni: da un lato c'è un'associazionismo che lavora sui quartieri, con i migranti e che ha una vocazione all'impegno molto forte; dall'altro c'è un'assenza altrettanto forte di qualsiasi percezione dello stato e di ciò che significa lo stato». La “Generazione Rosarno” raccontata da Serena Uccello è quella degli studenti del liceo “Raffaele Piria”. Sono ragazzi e ragazze che si portano sulle spalle il peso di vivere in quella Calabria terra di 'ndrangheta e che allo stesso tempo sono protagonisti di un riscatto possibile. «Il liceo Piria – dice - rappresenta la presenza dello stato. Quella scuola è stata trasformata rispetto alla condizione di abbandono in cui si trovava e questa trasformazione è stata l'esempio più chiaro di cosa può fare lo stato quando decide di agire, di strappare un luogo alla criminalità organizzata».
Bergoglio, il Sinodo e i “family day”. Intervista con Iacopo Scaramuzzi.
La Chiesa di Jorge Maria Bergoglio farà da sponda ai vari “Family Day” oppure sarà un argine alla protesta dei cattolici conservatori contro l'allargamento di diritti fondamentali agli omosessuali? Per capirlo bisognerà leggere le conclusioni del Sinodo sulla famiglia, la grande assise della Chiesa cattolica (oltre trecento tra cardinali, patriarchi, arcivescovi, vescovi e sacerdoti) convocata ai primi di ottobre dal Papa e che si chiuderà nel prossimo fine settimana. Ma in attesa delle conclusioni ufficiali si possono fare delle ipotesi. In questo ci aiuta il vaticanista Iacopo Scaramuzzi che è stato ospite oggi a Memos. «Credo – dice Scaramuzzi - che la Chiesa di Bergoglio non sarà a fianco, per usare un'immagine, del Family Day (FD). Un esempio: nel 2007 il cardinale Camillo Ruini, spalleggiato da Benedetto XVI, fu un protagonista del FD in piazza San Giovanni. Pochi mesi fa, invece, c'è stato un FD e monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei molto vicino a Papa Francesco, ha tolto l'adesione dei vescovi italiani a quella manifestazione. La differenza tra quanto accaduto nelle due date, 2007 e 2015, dà la sensazione di quanto la Chiesa di Bergoglio non intenda fare di questi temi una battaglia del proprio pontificato. Dico sempre che Papa Francesco non la pensa in modo significativamente diverso dai suoi predecessori su tematiche come aborto, omosessualità, contraccezione. La differenza è che mentre i suoi predecessori insistevano molto su questi temi, ne facevano il centro dottrinale, magisteriale del loro pontificato, Papa Francesco, invece, parla di immigrati di poveri di ecologia nove volte su dieci. Bisognerà vedere se il Papa avrà un seguito». Iacopo Scaramuzzi ha appena pubblicato un libro dal titolo: “Tango Vaticano. La Chiesa ai tempi di Francesco”. (Edizioni Dell'Asino).
Austerità addio? La finanziaria 2016 di Renzi rinvia la svolta. Intervista con Guglielmo Epifani.
La legge di stabilità del governo Renzi, a quasi una settimana dall'approvazione del Consiglio dei ministri, non è ancora arrivata in Parlamento. Non esiste quindi ancora un testo ufficiale a disposizione delle Camere. Lo conferma a Memos Guglielmo Epifani, deputato del Pd, presidente della Commissione attività produttive. La svolta dell'uscita dall'austerità, più volte promessa da Renzi, neanche quest'anno è arrivata con la legge di stabilità. Epifani, però, vede ugualmente dei segnali “espansivi”: «C'è un carattere espansivo – dice Epifani - perchè la legge di stabilità evita che scattino le cosiddette clausole di salvaguardia, cioè l'aumento dell'Iva e delle accise, e lo fa non attraverso tagli di spesa, ma grazie ad un aumento della flessibilità sul debito concessa dall'Europa». Cosa manca a questa manovra? «La vera critica da fare alla finanziaria – racconta Epifani - riguarda il Mezzogiorno. In questi anni la distanza tra il Sud e il resto del paese è aumentata. Il Sud si sta lentamente desertificando. Occorre dotarsi di strumenti – legati ai fondi europei – che garantiscano chi vuole fare impresa nel Mezzogiorno». Renzi aveva annunciato lo stop all'austerità, ma non è così. Perchè? «Secondo me è successo questo: attorno all'austerità si sono costruiti strumenti di controllo, una cultura, una politica, e poi ci si è resi conto che paesi che hanno particolari difficoltà (evidente è il caso della Grecia) muoiono. Quindi si sta superando nei fatti una logica di pura e rigida applicazione di quei trattati, ma senza dirlo. C'è una specie di doppia coscienza: da una parte si dice che c'è un rispetto delle regole e dall'altra non si fa così».
Genova 1989, il blocco del porto. La protesta dei camalli contro la privatizzazione. Intervista con Antonio Benvenuti.
L'anno del crollo del Muro di Berlino segna una svolta anche per i lavoratori portuali in tutta Italia. Genova, in particolare, diventa il centro di una mobilitazione nazionale che durerà alcuni mesi. Il governo di Ciriaco De Mita, il leader della Dc di allora, vuole di fatto privatizzare un lavoro che da decenni sta sotto le insegne del “servizio pubblico”. Sarà una protesta lunga, con il porto sotto la Lanterna bloccato per mesi. In questa storia ci sono tutti gli ingredienti delle grandi trasformazioni del lavoro di quell'epoca: la globalizzazione dei traffici, i cambiamenti tecnologici, la pressione degli interessi delle grandi compagnie private di navigazione. Antonio Benvenuti, ospite oggi a Memos, è il console dei camalli del porto di Genova ed è un protagonista di quella protesta del 1989. Benvenuti è diventato socio della Compagnia dei lavoratori del porto nel 1974. «Allora – racconta il console dei camalli - diventare socio della Compagnia era un ruolo ambito. Si faticava molto, ma si guadagnava bene, più di un operaio dell'Ansaldo. La legge italiana, il codice della navigazione, garantiva l'esclusiva del lavoro portuale nelle mani delle Compagnie di lavoratori». E' sarà proprio quell'esclusiva a finire nel mirino di un decreto del gennaio dell'89 firmato dall'allora ministro della Marina mercantile Giovanni Prandini: «il governo provò a minare il punto economico dell'esclusiva – dice Benvenuti - togliendo una quota di lavoro che nel frattempo si era espansa, come il lavoro sui piazzali e sui magazzini. Ciò significava spaccare l'organizzazione del lavoro, metterla in discussione». Nella puntata di oggi di Memos Benvenuti racconta la protesta, le fratture con i sindacati confederali e poi, a partire da giugno dell'89, gli accordi con le compagnie di navigazione che porteranno alla conclusione dello sciopero.
Ttip, Tpp: i trattati della nuova globalizzazione americana. Intervista con Marcello De Cecco.
Un trattato già firmato (Tpp) e un altro ancora in alto mare (Ttip). In gioco c'è la riscrittura delle regole della globalizzazione economica e gli Stati Uniti sono gli attori principali su entrambi i tavoli. Una decina di giorni fa Washington ha chiuso l'accordo con il Giappone e nove paesi dell'area del Pacifico, Cina esclusa. Siamo invece ancora nella fase delle trattative con l'Unione Europea. E' finita l'era del Wto, l'organismo multilaterale di 161 paesi fondato vent'anni fa? Perchè gli Stati Uniti preferiscono trattare accordi di libero scambio “bilaterali”, con specifiche aree del mondo, e non muoversi all'interno di intese globali, multilaterali? Memos ne ha parlato oggi con Marcello De Cecco, economista prima alla Scuola Normale di Pisa e poi alla Luiss di Roma. A proposito del Ttip, De Cecco ha un'idea precisa, lo ha scritto di recente e lo ha confermato a Memos: “l'obiettivo del trattato è fungere da veicolo per indebolire definitivamente le strutture dello stato sociale a vantaggio delle grandi imprese, europee e specialmente americane”. Perchè gli Stati Uniti escludono la Cina dagli accordi di libero scambio nell'area del Pacifico? «E' un modo nuovo di guardare alla Cina, alle liberalizzazioni cinesi. Finora sono andate bene a Washington, ma ad un certo punto – racconta De Cecco – è accaduto che qualcuno (negli Stati Uniti, ndr) si è rifatto un paio di conti e ha realizzato di avere il fiato dei cinesi sul collo. Hanno pensato che il “comunismo capitalistico” cinese di oggi possa essere più pericoloso del “comunismo semplice” del passato». Ma gli Stati Uniti possono fare a meno della domanda di beni dalla Cina? «C'è un'opzione alternativa che consiste nel sostituire la domanda cinese con il riarmo, anche perchè si è visto che in Cina è finita la fase di crescita al 10% annuo. Direi che messa in questi termini la situazione è preoccupante, lo abbiamo già visto in passato con la corsa agli armamenti si va a finire male».
Corruzione vs. diritti e Costituzione. Intervista con Alberto Vannucci.
Alberto Vannucci insegna Scienza politica all'università di Pisa. La corruzione politico-amministrativa e le organizzazioni criminali sono i suoi principali campi di ricerca. Dal 2010 coordina il Master universitario in “Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione”, progettato con “Libera” e “Avviso pubblico”: «stiamo cercando insieme di formare dei “professionisti dell’etica”, come li definisce don Luigi Ciotti, capaci di unire passione civile e competenze». Vannucci, ospite oggi a Memos, è anche presidente di Libertà e Giustizia. La conversazione inizia dal tema della corruzione, reso ancora di più attuale – se mai ce ne fosse stato bisogno - dagli arresti di ieri alla Regione Lombardia con il numero due della giunta Maroni, Mario Mantovani, accusato di corruzione aggravata, concussione e turbativa d'asta. «La corruzione è un depredare risorse comuni ad opera di pochi», spiega Vannucci utilizzando una definizione sociologica. «Risorse che a volte si quantificano in termini di bilancio, altre volte sono risorse di altro tipo, risorse politiche, di consenso». Perchè il saccheggio della corruzione prosegue fino a diventare sistematico? «Molto semplicemente perchè una parte significativa della nostra classe dirigente è artefice diretta o beneficiaria di questo saccheggio, quindi ha tutto l'interesse ad esserne connivente». E le modifiche alla Costituzione, cosa c'entrano con la corruzione? «C'è un modello di governo dei processi decisionali - che si sta applicando con le modifiche alla Costituzione ma anche con le nuove norme sulla scuola, la Rai – che prevede una verticalizzazione del potere. Un potere che si scioglie sempre di più dai controlli, sia dal basso che dagli organi istituzionali. Tutto ciò è perfettamente coerente – e non dico che sia questo il principale movente dei proponenti - con il modello di gestione e con le aspettative e gli interessi di questa rete di corruzione sistemica».
Roma, l'oblio sui bisogni della città e gli “scontrini fumanti” dell'ex sindaco. Intervista con Christian Raimo.
Che cosa insegna la vicenda di Roma di questi ultimi mesi: dalle dimissioni del sindaco Marino, tornando indietro all'inchiesta “mafia-capitale”, alle elezioni romane del 2013? Memos lo ha chiesto a Christian Raimo, giornalista scrittore e insegnante, romano. «Quella di Roma – dice - è una vicenda che mette insieme molte delle debolezze della politica italiana: la debolezza di una città grande, estesa, difficile da amministrare; la debolezza dei partiti (pd, sel) che non riescono a fare da traduttore di quelle che sono le istanze di cambiamento; la debolezza di una riforma morale della politica che non può essere fatta a colpi d'accetta; e infine, la debolezza di una domanda di politica dal basso che però non riesce a trovare una sintesi». Raimo descrive Roma come una città con due facce: «c'è una città con il centro storico, sempre più turistica, gentrificata, più disneyland, in cui vivono poco meno di un milione di persone; c'è poi un'altra città, di due milioni di abitanti, che è un'immensa periferia che ormai arriva ai confini del Lazio. Negli ultimi anni c'è stata un'emigrazione enorme verso la periferia, con una conseguente cementificazione, senza che fosse accompagnata da una rete di trasporti e di servizi». Chi ha amministrato Roma, il sindaco Marino, conosceva questa città? «Marino aveva toccato punti importanti: la lotta all'abusivismo commerciale, il contrasto alla mafia, alla corruzione e al consociativismo. Non è che non ha fatto nulla. Però non ha toccato i centri nevralgici dei problemi: la disuguaglianza, ad esempio. Se vado a Boccea (periferia romana, ndr) e chiedo a dei ragazzi cosa fanno il sabato pomeriggio loro mi rispondono che vanno “a Roma” e non “in centro”. C'è quindi un'idea che la città sia altro, e quest'idea riguarda due milioni di persone».
Napoli, vent'anni fa la dismissione dell'Ilva di Bagnoli. Intervista con Ermanno Rea.
«La dismissione dell'Ilva ha riguardato non solo una fabbrica, ma forse una città intera». E' il giudizio che Ermanno Rea - autore del celebre romanzo “La dismissione” - ha riproposto oggi a Memos a distanza di vent'anni dalla chiusura di Bagnoli. Che differenza c'è tra Bagnoli e la Torino del 1980, la Fiat dei 35 giorni di sciopero che abbiamo raccontato lunedì scorso con Diego Novelli? «La classe operaia è stata umiliata in entrambi i casi – dice Rea - con la differenza che la Fiat non è morta mentre l'Ilva sì. La classe operaia a Napoli è stata completamente spazzata via, non ha più avuto voce in capitolo e una parte cospicua della città è stata messa allo sbaraglio». ..Rea racconta l'origine della storia centenaria della fabbrica dell'acciaio napoletana: «L'Ilva nasce all'inizio del secolo scorso con una missione salvifica rispetto alla città: dare lavoro ed essere un argine contro la camorra. E anche successivamente – nel dopoguerra - la fabbrica doveva compiere la sua missione di bonificare il vicolo, la Napoli sottoproletaria dell'illegalità diffusa. C'era una classe operaia estesa che portava nella società napoletana un elemento di ordine, di razionalità, di onestà e attaccamento al lavoro che contrastava con la città del vicolo». Perchè è stata chiusa la fabbrica di Bagnoli all'inizio degli anni '90? «E' difficile dirlo. Che la fabbrica prima o poi potesse essere chiusa o delocalizzata lo capisco. La chiusura di Bagnoli avrebbe aperto la possibilità di riutilizzare aree di enorme valore immobiliare che facevano gola a molti. Ma ciò che mi colpì fu il modo brutale con cui fu chiusa, proprio mentre poteva essere rilanciata». Ermanno Rea ha una sua spiegazione “sistemica” del fallimento di Bagnoli che spiega così: «l'Italia è colpevole di non essere riuscita a diventare un paese unito. E' prevalso un incallito anti-meridionalismo della classe dirigente. Ma anche Napoli è colpevole quando si ripiega su se stessa e coltiva la cultura della sovvenzione».
Contratti di lavoro ad personam? A cosa serve cancellare il contratto nazionale? Intervista con Luigi Mariucci.
Che fine farà il contratto nazionale di lavoro? Sembra proprio che gli industriali non ne vogliano più sapere e per questa ragione hanno fatto saltare le trattative con i sindacati sul nuovo modello contrattuale. «Eppure, negli anni '60 – quando il contratto nazionale fu introdotto - gli industriali lo richiedevano come forma di garanzia contro la concorrenza sleale», ci racconta Luigi Mariucci, giurista del lavoro all'Università Ca' Foscari di Venezia. Erano gli anni della crescita e del boom economico. Oggi non è più così e di fronte alla crisi gli industriali vogliono recuperare competitività riducendo i salari. E' la ricetta di sempre, ripetuta come un mantra negli ultimi 30 anni. E allora ridimensionare il contratto nazionale – garanzia di una retribuzione minima per i lavoratori - diventa uno strumento per arrivare a quella riduzione dei salari. Ma in gioco – insieme ai salari – c'è un intero sistema di diritti e di garanzie custoditi nel contratto nazionale di lavoro. «Sono i diritti sociali del lavoro – sostiene il professor Mariucci – fondamento dello stato sociale di diritto su cui è basato il nostro patto costituzionale».
“Lo spirito di questa nuova Italia della politica: più potere ai nominati, meno alla stampa e ai cittadini”. Nadia Urbinati, politologa.
Proviamo a mettere in fila alcuni provvedimenti votati in parlamento negli ultimi mesi, o ancora in discussione (dalla legge elettorale alla delega sulle intercettazioni alle modifiche alla Costituzione). Fatto? Ecco, se li si considera in maniera combinata allora si può arrivare ad una constatazione, preoccupante: e cioè che tutti contengono una tendenza a restringere il campo di espressione – in senso lato - dell'opinione pubblica, dei cittadini. Una serie di “bavagli” (chiamiamoli così) alle nostre possibilità di farci sentire, contare, essere nelle condizioni migliori per scegliere. E' questo il tema della puntata di oggi di Memos con Nadia Urbinati, politologa alla Columbia University di New York. «Non so – racconta Urbinati a Memos – se sia un progetto malevolo o con una regia centrale, tenderei ad escluderlo. Però, lo spirito del nostro governo, e di questa fase della politica italiana, è un po' quello di consolidare il potere di coloro che sono stati nominati, eletti; moderare il “ficcanasismo” della stampa affinchè non metta troppi paletti alla politica; e infine, limitare la voce dei cittadini attraverso il suffragio».
Questione di gender, questione di diritti. Intervista con Nicla Vassallo.
Attenzione: la teoria del gender esiste! E' uno strumento di conoscenza che serve “ad evidenziare la differenza tra appartenenza biologica (femmine e maschi) e ruoli socio-culturali (donne e uomini)”. In quanto strumento di conoscenza delle differenze la teoria del gender può contribuire a superare pregiudizi, stereotipi, quasi sempre alle base di discriminazioni e negazione dei diritti. La destra cattolica, invece, vuole mettere al bando la teoria del gender: “proteggete e preparate i vostri figli a fronteggiarla”, ha scritto in un vademecum per i genitori il Forum delle associazioni familiari dell'Umbria, uno dei molti soggetti attivi in Italia che vedono negli insegnamenti al rispetto delle differenze un virus da combattere.« I nostri figli dovremmo educarli alla teoria del gender», racconta Nicla Vassallo, filosofa dell'Università di Genova, ospite oggi a Memos. “Più conosciamo e più siamo liberi di scegliere”, sostiene Vassallo autrice di un saggio “Il matrimonio omosessuale è contro natura. Falso!” (Laterza, 2015) che punta a smontare pregiudizi, stereotipi, luoghi comuni sulla cultura delle differenze.
Torino, 35 anni fa lo sciopero alla Fiat e la Marcia dei “40 mila”. Intervista con Diego Novelli.
“Quel maledetto 1980”. Diego Novelli ha definito così quell'«anno che cambiò l'Italia» (dal sottotitolo del suo “1980”, pubblicato nel 2014 da Editori Riuniti). Novelli, sindaco di Torino dal 1975 al 1985, una vita dentro il Pci, giornalista all'Unità e ad Avvenimenti, è stato ospite oggi a Memos. Di quel “maledetto 1980” Novelli ci racconta una pagina importante, di cui è stato testimone diretto: i 35 giorni di sciopero alla Fiat, la storica protesta dei lavoratori contro i licenziamenti decisi dal Lingotto e poi l'epilogo di quella lotta con la marcia “antioperaia” per le strade di Torino di quadri, capiufficio, capireparto. «Quella precedente al 1980 è una fase di grandi speranze e di aperture – ricorda Novelli – che viene poi stroncata con tutti i mezzi nel 1980: con la mafia, la criminalità comune (la banda della Magliana), con i servizi segreti deviati, la P2, e poi il terrorismo nero e quello rosso». E' in questo quadro che Diego Novelli legge la storia di quella protesta operaia alla Fiat e le ragioni del suo fallimento.
Lavoro, l'Italia riparte. Ma a termine. Intervista con Marta Fana e Domenico Tambasco.
Una ripresa fragile dell'occupazione. Gli ultimi dati dell'Istat, riferiti al mese di agosto, descrivono un aumento dell'occupazione in Italia. Crescono gli occupati tra luglio e agosto di quest'anno (+69 mila), crescono anche tra il secondo e il terzo trimestre sempre di quest'anno (+91 mila), aumentano anche nell'anno tra agosto 2014 e agosto 2015 (+325 mila). Ma in due casi su tre (i dati riferiti al solo 2015) sono soprattutto i lavori a termine a crescere. «Si tratta di dati che ci dicono che la ripresa del mercato del lavoro è labile», racconta Marta Fana, economista dottoranda a SciencesPo a Parigi ospite oggi a Memos.«E' una fragilità – sostiene Fana - che si vede soprattutto dal tasso di occupazione che in Italia resta al 56%: su 100 persone in età lavorativa ci sono solo 56 occupati». Che cosa ha determinato questo aumento, fragile, degli occupati? Il Jobs Act, la decontribuzione per i nuovi assunti, la timida ripresa di questi mesi? Marta Fana ricorda che – da un punto di vista dell'analisi economica – non è ancora possibile fare uno studio empirico rigoroso. «Occorrerà aspettare la fine degli sgravi sui neoassunti», sostiene Fana che però fa notare come l'aumento maggiore dei contratti a tempo indeterminato nel 2015 si sia avuto nei primi mesi dell'anno, dove la decontribuzione ha pesato più del Jobs Act, entrato in vigore a fine marzo. Ospite oggi a Memos anche l'avvocato, giuslavorista, Domenico Tambasco con il quale abbiamo rifatto il punto sulle novità introdotte dal Jobs Act: «I pilastri della nuova legge sono la flessibilità in uscita (con la liberalizzazione dei licenziamenti) e la flessibilità nella gestione del personale (con il demansionamento)».
Sanità, i tagli “inappropriati” alla salute. Intervista con Nerina Dirindin e Felice Roberto Pizzuti.
Con la salute non si scherza, nemmeno quando si deve mettere mano al bilancio della sanità pubblica. Eppure, il taglio delle cosiddette “spese sanitarie inappropriate” - così come è stato congegnato dal governo – appare quanto meno bizzarro, perchè i risparmi di oggi rischiano di provocare maggiori costi domani, oltre che maggiori iniquità. Per tagliare il bilancio sanitario di un centinaio di milioni di euro, il governo ha previsto che su oltre 200 delle 1700 prestazioni sanitarie pubbliche possa scattare la tagliola dell'inappropriatezza: se la Tac che ti ha prescritto il tuo medico non era necessaria, inappropriata, allora te la paghi tu. Questo il criterio. Ma come si decide l'appropriatezza di una prestazione? Che fine farà la prevenzione, visto che i medici rischiano una sanzione se autorizzano una risonanza magnetica non necessaria? Memos ha ospitato oggi Nerina Dirindin, senatrice del Pd, studiosa di sistemi sanitari. Dirindin contesta – e per questa ragione non li ha votati – gli ultimi tagli decisi dal governo e approvati con la fiducia dal Parlamento nell'agosto scorso. «L'appropriatezza – dice Dirindin – è un criterio fondamentale a tutela della salute dei cittadini, mentre il governo lo usa per risparmiare soldi nel pubblico scaricando i costi sui cittadini». L'effetto di queste misure - oltre a pesare sui cittadini più deboli – finisce per essere un incentivo alla sanità privata, spiega Dirindin. Ospite della trasmissione di oggi anche l'economista Felice Roberto Pizzuti.
Pietro Ingrao, le eresie di ieri. E quelle di oggi? Intervista con Miguel Gotor.
I funerali di Pietro Ingrao si terranno domani a Roma, in piazza Montecitorio, davanti al Parlamento. E' il luogo simbolo, e la sostanza, delle istituzioni democratiche. E Ingrao-uomo delle istituzioni, presidente della Camera tra il 1976 e il 1979, è uno dei profili di una biografia lunga un secolo. Da qui comincia la puntata di oggi con Miguel Gotor, storico, senatore del Partito democratico. Gotor ricorda come Ingrao, uomo delle istituzioni, decise di rinunciare alla sua carica di presidente della Camera nel '79 per dedicarsi alla sua ricerca sullo “Stato, culla o prigione”. «Lo Stato per Ingrao – racconta Gotor – può essere una gabbia o il luogo in cui le disuguaglianze, le differenze sociali, possono essere stemperate». Ingrao è stato un eretico nel proprio campo, sostenitore di un “diritto al dissenso” nel proprio partito, il Pci, quando il dissenso suonava come infedeltà, tradimento. Ma per Gotor, Ingrao non ha mai commesso «un peccato di infedeltà perchè il suo avvicinamento al Pci non avvenne mai su basi ideologiche o infatuazioni ideali. L'eresia si definisce rispetto ad una ortodossia. Ingrao, secondo me – conclude lo storico - ha fatto la sua lotta politica sempre ai bordi ma all'interno dell'ortodossia comunista italiana».
“Salvare il capitalismo”, per il 99% e non per le oligarchie. Intervista con Robert Reich.
Robert Reich, economista, ex ministro del lavoro dell'amministrazione Clinton dal 1992 al 1996, ha appena pubblicato un libro, uscito in Italia con il titolo “Come salvare il capitalismo”. Il sottotitolo dell'edizione americana (“for the many, not the few”) specifica che l'obiettivo di Reich è un salvataggio del capitalismo orientato a favore di quel 99% della popolazione che oggi subisce la concentrazione delle ricchezze, l'influenza schiacciante dell'élite finanziaria sulla politica. Salvare il capitalismo per Robert Reich è una questione di democrazia. Qual è la terapia contro la disuguaglianza? Reich propone di mettere le mani laddove le disuguaglianze si generano, e cioè nei meccanismi fondamentali del capitalismo: si tratta delle leggi che regolano i contratti, la proprietà intellettuale, i fallimenti e che assicurano rendimenti crescenti alla grandi corporation e a Wall Street. Sono leggi che l'establishment finanziario riesce ad imporre ad una politica fin troppo “sensibile” a quegli interessi particolari. Per Reich soltanto la forza di un movimento politico capace di contrapporsi all'establishment finanziario permetterà di riscrivere quelle leggi “for the many and not for the few”. Ospite della puntata di oggi di Memos anche l'economista internazionale Salvatore Biasco.
Caso Volkswagen, così fan tutte? Intervista con Sandro Trento e Raimondo Orsini.
L'imbroglio della Volkswagen (VW) è un caso globale, perchè coinvolge soggetti di dimensione mondiale: il governo americano (attraverso l'Epa, l'agenzia per la protezione ambientale) che denuncia la truffa; l'azienda tedesca che imbroglia, e ammette l'imbroglio, è il primo produttore mondiale di auto; il governo di Berlino attraverso il land tedesco della Bassa Sassonia, azionista di VW. Sotto traccia c'è uno scontro tra Washington e Berlino che permette agli Usa, vittima della truffa, di acquisire un “credito” - fino a prova contraria - nei confronti della Germania. Un credito che potrebbe pesare in dossier aperti importantissimi tra Europa e Stati Uniti, come ad esempio le trattative per il Ttip (il trattato euro-americano su ambiente, salute, alimentazione, diritti). In cosa consiste l'imbroglio Volkswagen? Quanto era diffuso il doppio standard dei test in laboratorio e su strada? Quanto è a rischio il modello tedesco di cogestione di alcune grandi imprese (privato-pubblico con i sindacati nella governance dell'azienda)? Lo scandalo VW accelererà i tempi della conversione dell'industria dell'auto verso i motori “puliti”? Memos oggi ne ha parlato con l'economista Sandro Trento e con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione Sviluppo Sostenibile.
Napoli trent'anni dopo l'omicidio di Giancarlo Siani. Con Ottavio Ragone e Biagio De Giovanni.
Napoli sta ricordando in queste ore un suo cittadino, un giovane di 26 anni, cronista del Mattino, ucciso dalla camorra il 23 settembre del 1985 per aver scritto e denunciato gli affari delle cosche. Stiamo parlando di Giancarlo Siani. Trent'anni dopo l'omicidio Siani Napoli è ancora un territorio dove la camorra può mostrare il suo potere criminale. Oggi a Memos con Ottavio Ragone, capo della redazione napoletana di Repubblica, abbiamo ricordato la figura di Giancarlo Siani, “giornalista precario, senza contratto”, testimone civile del degrado sociale e politico di quegli anni. E poi con il filosofo Biagio De Giovanni, già rettore dell'Università degli studi di Napoli “L'Orientale”, abbiamo visto la Napoli di questi giorni, una città in cui ancora oggi “la camorra è un dato costitutivo”, per usare le parole recenti della presidente della Commissione antimafia Rosi Bindi. “La camorra di oggi non è più quella di trent'anni fa – racconta De Giovanni - . E' una camorra polverizzata a fronte di una politica che non ha più la forza di un tempo. La città oggi si trova in uno stato tossico di violenza diffusa che non ha a Napoli”.
L'Europa frana sulla conta dei rifugiati. Intervista con Colin Crouch.
Soltanto tre anni fa all'Unione Europea veniva assegnato il premio Nobel per la pace e oggi l'Europa rischia di finire nell'abisso dell'egoismo. L'Europa premiata per il suo “contributo alla costruzione di un continente di pace e di riconciliazione” (come recita la motivazione del Nobel), oggi riserva barriere di filo spinato e guardie armate a chi arriva ai propri confini dopo essere scappato dalla guerra. Non basta l'inattesa mossa della cancelliera tedesca Merkel, l'accoglienza offerta per qualche giorno ai rifugiati tra i binari della stazione di Monaco di Baviera. Non basta per compensare le liti successive, e di questi giorni, sulle quote di accoglienza. Domani ci sarà il vertice dei leader europei per decidere sulle quote. “E' l'ultima possibilità per l'Europa per dare una risposta coerente e solidale alla crisi”, ammoniva ieri l'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati. Com'è possibile? Colin Crouch, sociologo, professore emerito all'Università di Warwick in Gran Bretagna – ospite di Memos – dà una sua risposta: “è il risultato – racconta nella trasmissione di oggi - di un'Europa pensata solo come unione economica di stati e non come un progetto politico e sociale”.
Tsipras raddoppia. E la Grecia spera, fino a quando? Intervista con Massimo D'Antoni.
Il nuovo governo Tsipras si insedierà nei prossimi giorni, dopo la vittoria di Syriza nelle elezioni di ieri. Una vittoria importante perchè conferma che c'è ancora una maggioranza dell'elettorato disposta a dare fiducia al leader della sinistra greca. La situazione economica e sociale in Grecia resta però drammatica e il durissimo “Memorandum” – l'accordo firmato proprio da Tsipras con le istituzioni europee – prevede nuove, massicce dosi di austerità. E Tsipras dovrà somministrarle ai suoi concittadini. Cosa accadrà nelle prossime settimane? Quanta austerità può ancora sopportare la società greca? Esistono cosiddetti “Piani B”, di cui una parte della sinistra europea sta discutendo da tempo (da Varoufakis a Melenchon, da Lafontaine a Fassina), che propongono l'uscita dall'euro: possono funzionare come alternative all'austerità o rischiano di frantumare il progetto europeo nelle vecchie logiche degli stati nazionali? Memos ne ha parlato oggi con Massimo D'Antoni, economista all'Università di Siena. D'Antoni è anche il responsabile italiano di un progetto internazionale sullo studio dell'economia. Si chiama CORE (vedi progetti.unisi.it/ core-econ/ ) e attraverso un nuovo libro di testo punta cambiare il modo in cui l'economia viene insegnata nelle università.
Eurexit 4, alle origini della crisi non solo greca. Intervista con Mariana Mazzucato.
Dalla crisi in Grecia alla Cassa Depositi e Prestiti in Italia. E' lunga la strada che porta da un estremo all'altro, ma Mariana Mazzucato – ospite oggi a Memos – la percorre tutta d'un fiato. Il vero problema dell'Europa, secondo l'economista dell'Università del Sussex, è quello di avere una classe dirigente che ha sbagliato la terapia contro la crisi: anziché investire ha pensato solo a tagliare. E sulla Grecia è stata sbagliata anche la diagnosi: a mandare in crisi Atene non è stato un problema di liquidità (carenza di prestiti per spendere), ma di solvibilità (incapacità di crescere per finanziare investimenti). I sistemi virtuosi del Nord-Europa, invece - secondo Mazzucato – fanno vedere che se ci sono banche pubbliche capaci di prestare denaro a lungo termine alle aziende, allora si stimola innovazione e crescita. Ci vogliono investimenti e non tagli, ripete l'economista. Perchè allora la Troika, il governo tedesco, hanno sempre chiesto altro alla Grecia? Il ragionamento di Mazzucato porta ad individuare due ragioni: per soddisfare gli interessi finanziari delle banche (i soldi dati ad Atene sono serviti per lo più a ripagare la banche tedesche e francesi) e per seguire l'onda del populismo pensando di contenerlo (far vedere che l'Europa è in grado di punire i “fannulloni”). E in Italia, come si può seguire la ricetta virtuosa degli investimenti? Chi sono i privati che mettono i capitali? I soldi pubblici sono quelli della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), una cassaforte dal oltre 300 miliardi di euro sotto il controllo del governo? Mazzucato: «L'attuale ecosistema italiano, tra pubblico e privato, è parassitico: è tutto basato su sussidi e incentivi ai privati ai quali il governo non chiede ulteriori investimenti. Quanto alla Cdp si tratta di un'istituzione che dovrebbe essere trasformata in una banca con un ruolo simile a quello giocato dalla Kfw (Banca della Ricostruzione, ndr) tedesca. Il governo Renzi avrà il coraggio di farlo?».
Eurexit 3, uscire dall'austerità senza spaccare l'euro. Intervista con Barbara Spinelli e Stefano Sylos Labini.
Proposte respinte, controproposte avanzate e bocciate, nuove proposte offerte come ultima chance prima di un presunto baratro. E' una partita politica complessa quella che si sta giocando tra Atene e Bruxelles, passando per Berlino e Francoforte. Da oggi il secondo piano di aiuti della Troika (Commissione europea, Bce, Fmi) alla Grecia non esiste più. E' scaduto ieri 30 giugno, non è stato rinnovato, così come il governo greco ha lasciato scadere – senza pagarla - la rata del prestito ottenuto dal Fmi. Esisterà un terzo piano di aiuti alla Grecia da parte delle istituzioni internazionali? Sarà solo un piano europeo, senza il Fmi, come vorrebbe il governo Tsipras (attraverso il fondo salva-stati, Esm)? Il governo tedesco vuole aspettare il referendum di domenica prossima in Grecia prima di compiere qualunque nuovo passo verso Atene: la cancelliera Merkel spera che l'esito referendario spazzi via il governo Tsipras. Secondo i calcoli della cancelleria di Berlino, senza Syriza al governo in Grecia sarà più facile trattare con Atene. Un azzardo che trova consenziente anche il presidente francese Hollande. Cosa si sta giocando la leadership europea di oggi (Merkel e Hollande, insieme a Draghi e Juncker) attorno alla “scommessa greca”? «Secondo me – racconta a Memos Barbara Spinelli, europarlamentare della Sinistra Unitaria – si stanno giocando il futuro democratico dell'Unione europea. E' un momento democratico dell'Unione, un momento introdotto da Tsipras, fondamentale per l'Unione perchè può mettere fine a quella che sembra un'incompatibilità fra l'Unione europea e la vita democratica dei paesi membri». Ospite a Memos oggi anche Stefano Sylos Labini, ricercatore all'Enea, coautore di un libro-proposta dal titolo: “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro”.
Eurexit 2, l'Europa delle porte girevoli? Intervista con David W. Ellwood e Emiliano Brancaccio.
Tradito da un referendum? Il presidente della Commissione europea Juncker ha detto di sentirsi “tradito” dalla decisione di Tsipras di indire il referendum sulla proposta dei creditori del governo di Atene. Eppure non ha avuto lo stesso effetto - su Juncker - l'annuncio del referendum sull'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. E' vero, Cameron non è Tsipras. E in effetti non tutti i referendum sono uguali nell'Europa delle “sliding doors”, quelle porte girevoli attraverso le quali si può uscire dall'Unione europea (Gran Bretagna) o essere espulsi dall'euro (Grecia). Memos ne ha parlato con David W. Ellwood, storico dell'Università Jonh Hopkins di Bologna. Ospite della trasmissione di oggi anche l'economista Emiliano Brancaccio. L'uscita dall'euro di un paese – sostiene Brancaccio – è tutt'altro che un percorso definito e scontato. Soprattutto non è chiaro se l'uscita dall'Unione monetaria europea sia una decisione in capo solo al paese “uscente”, che rinuncia ad utilizzare una valuta, oppure se sia possibile un'espulsione decretata dalle istituzioni europee. Interrogativi, che almeno per oggi, non sfiorano il “falco” Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco: “la Grecia – avrebbe detto in una riunione con i suoi parlamentari della Cdu - potrebbe restare nell'euro anche se prevalesse il 'no' al referendum di domenica prossima”.
Eurexit 1, quando l'Europa lascia se stessa alla deriva. Intervista con Alberto Gallo e Luca Fantacci.
Può apparire bizzarro, ma più che di Grexit bisognerebbe parlare in questi giorni di Eurexit. E' l'Europa (o meglio i vertici di questa Europa, Merkel Juncker e Draghi) che sta rischiando di abbandonare se stessa, di lasciarsi andare alla deriva. E' l'Europa che esce da se stessa, se così si può dire. Altro che Grecia che rischia di uscire dall'euro! Da qualunque parte la si guardi è difficile trovare una giustificazione - di quanto sta accadendo in questi giorni - nella ragione sociale dell'Europa vista fin qui, così come l'hanno definita nei decenni i vari Spinelli e Prodi, Schuman Delors e Mitterand oppure Adenauer Schmidt e Kohl. Eppure, di queste “icone dell'Europa” (tutte al maschile), Merkel Hollande Juncker & Co. si sentono eredi politici. Ma evidentemente non basta. La Grecia – e la sua sfida politica contro l'austerità – sta provocando un'amnesia continentale: ai leader di oggi è svanita la memoria degli ultimi 70 anni di storia dell'Europa. L'Europa uscita distrutta dalla guerra e l'Europa spezzata dalla cortina di ferro. A Memos oggi sono stati ospiti Alberto Gallo, direttore dello “European Macro Credit Research”, il centro studi della Royal Bank of Scotland, una delle principali banche mondiali; e Luca Fantacci, economista all'Università Bocconi, studioso e analista critico del capitalismo finanziario di questi ultimi anni.
Le grandi manovre sulle telecomunicazioni: Renzi, Telecom Italia, i francesi di Vivendi e Mediaset. Intervista con Gianni Dragoni.
La frontiera di Ventimiglia questa volta è rimasta aperta: nessun ostacolo, nessuna barriera. Anzi, potremmo dire che sono stati srotolati tappeti rossi per consentire un facile e agevole passaggio dalla Francia all'Italia. Non parlo di persone, ma di capitali. Perchè da ieri il colosso francese delle comunicazioni, Vivendi, è diventato il primo azionista, l'azionista di riferimento, di Telecom Italia. Un'operazione complessa preparata da mesi e che ieri ha avuto la certificazione conclusiva. La società francese Vivendi, controllata dal finanziere Vincent Bollorè, ha il 14,9% di Telecom Italia. E' la prima volta che Telecom Italia ha come azionista di riferimento un soggetto non italiano. Memos di oggi ha ospitato il giornalista del Sole 24 Ore Gianni Dragoni (insieme a Patrizio Bianchi, economista, e Alfonso Fuggetta, informatico del Politecnico di Milano) per descrivere i pezzi di un puzzle che sta ridefinendo i confini di un vero e proprio intreccio “politico e industriale”. Si tratta delle relazioni tra le società che producono o gestiscono contenuti (Vivendi, Mediaset) e le società che controllano le infrastrutture su cui quei contenuti possono essere scambiati (Telecom Italia e gli altri operatori della telefonia e, forse in un futuro non lontano, anche la Cassa Depositi e Prestiti). Gli interessi del momento si concentrano attorno allo sviluppo del progetto del governo – atteso da anni - sulla banda ultralarga: in gioco ci sono oltre 6 miliardi di euro di fondi pubblici per portare nelle case e negli uffici connessioni dalle tre alle dieci volte più veloci di quelle massime attuali. Cosa faranno Renzi e la governativa Cassa Depositi e Prestiti appena rinnovata nei suoi vertici aziendali? E cosa farà il francese Bollorè in stretto contatto con un vecchio amico di Mediaset come Tarak Ben Ammar? La partita è già cominciata.
Il sistema “mafio-corruzione”: come cambiano i poteri criminali in Italia. Intervista con Roberto Scarpinato.
Roberto Scarpinato è il procuratore generale di Palermo. Si è occupato di alcuni dei più noti processi di mafia degli ultimi 25 anni: da quello a carico di Giulio Andreotti (l'Andreotti complice della mafia fino al 1980), a quelli per gli omicidi Lima, Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa e poi le indagini sui progetti di eversione sottostanti alla stragi del '92/ 93. Scarpinato ha un'idea precisa della storia d'Italia: non la si può conoscere fino in fondo se non si conosce anche il suo lato “osceno”, fuori dalla scena, cioè la criminalità del potere. Il magistrato racconta in questa intervista a Memos le trasformazioni della mafia in questi anni, i suoi mutamenti attraverso il passaggio dalla prima alla seconda repubblica. Le mafie si sono trasformate anche a causa della crisi economica. Ma le mafie non si possono combattere fino in fondo se non si combatte la corruzione. «Assistiamo – racconta Scarpinato – ad una proliferazione di sistemi criminali che noi chiamiamo “mafio-corruzione”: l'incontro a mezza strada, nella “terra di mezzo”, tra colletti bianchi che appartengono al mondo politico-amministrativo, finanziario e aristocrazie mafiose che gestiscono gli affari utilizzando soprattutto lo strumento della corruzione, e la violenza solo come extrema ratio». Scarpinato denuncia le “gravissime ricadute sociali di una corruzione che comporta tagli allo stato sociale”. «E' inutile che ci giriamo attorno – dice il magistrato - con l'alto commissariato, con i piccoli aggiustamenti, qui ci vuole un intervento radicale», che significa far aumentare il rischio penale della corruzione: non basta alzare le pene, occorre aumentare il rischio di scontarle concretamente.
Accordo Grecia, cosa manca all'Europa per firmarlo? Intervista con Alessandro Politi.
Siamo vicini ad un accordo sulla Grecia. Mancano ancora pezzi importanti, come la gestione del debito di Atene: verrà ristrutturato, in parte, oppure no? Molto dipenderà, ancora una volta, dal governo di Berlino. L'ospite di oggi a Memos è Alessandro Politi, analista politico e strategico. «La cancelliera tedesca Merkel – sostiene Politi - non è il solo kingmaker del momento. In queste ore c'è anche la Bce che sta diventando molto più importante, anche del Fondo monetario internazionale. La crisi di oggi è iniziata come crisi economico-finanziaria, perchè l'assalto all'euro è stato di tipo finanziario dopo il crack del 2006. Dopodichè oggi quella crisi – apparentemente solo greca – è diventata la crisi del progetto politico europeo. Perfino la clausola di solidarietà del Trattato di Lisbona è stata completamente ignorata nello spirito e nella lettera. Se l'Unione europea non è capace di esprimere un progetto politico allora diventerà una grande Bosnia».
Papa Bergoglio e la sua ultima enciclica: ecologia integrale, dialogo parziale.
L'enciclica di papa Bergoglio “Laudato Si” letta da un sociologo, Luciano Gallino, e da un filosofo, Orlando Franceschelli. Gallino affronta la denuncia del papa sul “salvataggio a ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, che (...) riafferma un dominio assoluto della finanza”. «La presa di posizione del papa – sostiene il sociologo – è un fatto positivo. In Europa, comunque, siamo di fronte ad un grave paradosso: da una lato c'è una letteratura sterminata, molto rigorosa, che racconta che il dominio della finanza è una dittatura che non si era mai vista; dall'altro i governi e le istituzioni europee continuano ad avallare e sostenere il dominio della finanza». Il filosofo Franceschelli si sofferma invece su un doppio aspetto: l'appello di Bergoglio alla cura della “casa comune”- che il filosofo definisce condivisibile - e i riferimenti al dialogo, anche con i non credenti, che per Franceschelli invece presentano aspetti contraddittori. «Bergoglio fa sorgere il timore – sostiene il filosofo – che, cito, “una spiritualità che dimentica Dio creatore e Onnipotente” sia condannata a essere una spiritualità che non produce una sensibilità ecologica. Bergoglio sembra sostenere che chi ragiona al di fuori della dottrina biblica della creazione è condannato poi ad una vita che sia meno felice, meno dotata di senso e ad avere una minore sensibilità ecologica».
Calvino e la Resistenza, Malala e il diritto allo studio. E' la maturità 2015.
Mezzo milione di studenti alla prova dell'esame di maturità. Primo test oggi, lo scritto di italiano. Le tracce del Miur (il ministero dell'istruzione) non hanno ignorato la ricorrenza del 70esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Due le tracce: l'analisi del testo dal primo romanzo di Italo Calvino - “Il sentiero dei nidi di ragno” - e la storia del generale dell'esercito regio Dardano Fenulli, passato con la Resistenza dopo l'8 settembre e tra le vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Tra i temi proposti per l'argomento scientifico un brano tratto dal libro “Dove sei? Ontologia del telefonino” del filosofo Maurizio Ferraris. Il professor Ferraris è stato uno degli ospiti di oggi a Memos. Alla puntata hanno partecipato anche gli storici Alberto De Bernardi, dell'università di Bologna, e Angelo D'Orsi dell'università di Torino.
Renzi, il velocista si è fermato. Intervista con Fabio Bordignon.
Dal 40,8% a molto meno. Mettiamola così. La parabola di Renzi, ad un anno dal successo alle elezioni europee, è in discesa. Lo dicono anche gli ultimi risultati dei ballottaggi per i sindaci. Brucia la sconfitta a Venezia, non solo per i renziani, ma anche per la minoranza del partito: il candidato sconfitto dalla destra, il senatore Felice Casson, è infatti uno dei maggiori esponenti di quella minoranza composita del Pd. L'ospite di oggi a Memos è Fabio Bordignon, sociologo, insegna all'Università di Urbino, fa parte di Demos, l'Istituto di ricerca politica e sociale fondato da Ilvo Diamanti. E' l'autore di: “Il partito del capo. Da Berlusconi a Renzi” (Maggioli, 2013). «Il velocista si è fermato – racconta Bordignon – ed è la prima volta che succede. Sia alle elezioni regionali che agli ultimi ballottaggi per le comunali c'è stato un netto passo indietro. E' venuto meno il mito del leader invincibile, un mito autoalimentato dalla stessa narrazione renziana».
Grecia e profughi: perchè l'Europa ha bisogno di trasformare la politica in emergenze?
Oggi proviamo a mettere insieme i pezzi di un ragionamento che portano da Atene, dal governo Tspiras, alla frontiera franco-italiana di Ventimiglia, dalla stazione centrale di Milano alle stanze della Commissione europea di Bruxelles. L'ospite di Memos è Mario Deaglio, economista, ha insegnato per anni economia internazionale all'Università di Torino. A lui abbiamo girato un paio di interrogativi che tengono insieme la vicenda greca di questi mesi con la frontiera di Ventimiglia di queste ultime ore, dove alcune decine di profughi sono stati respinti dalle autorità francesi. Com'è possibile che i 5 miliardi di euro che il governo di Atene deve al FMI e alla Bce (1,5 miliardi entro il 30 giugno più altri 3,5 miliardi il 20 luglio) stiano rischiando di far saltare la moneta unica, quando sono stati spesi centinaia di miliardi di euro di denaro pubblico dall'inizio della crisi? Com'è possibile che alcune centinaia di persone – richiedenti asilo degne di ogni rispetto e aiuto – stiano mettendo in subbuglio un intero continente da mezzo miliardo di persone, quale è l'Unione europea, con la Francia che respinge i profughi, l'Italia che annuncia “piani B” dal sapore ritorsivo e Bruxelles che non riesce ad imporre agli stati membri un giusto criterio di solidarietà nell'accoglienza dei richiedenti asilo?
Aumenta l'occupazione in Italia. Migliora anche il lavoro? Intervista con Ignazio Masulli.
Gli ultimi dati dell'Istat raccontano che in Italia in un anno (aprile 2014-aprile 2015) sono stati creati 261 mila posti di lavoro. Dunque l'occupazione aumenta, ma migliora anche il tipo di lavoro collegato a questi nuovi posti? Si tratta di buona occupazione, con una buona remunerazione? Sono alcune delle domande fatte all'ospite di oggi di Memos, lo storico del lavoro Ignazio Masulli che ha insegnato per anni all'Università di Bologna. Masulli mette in evidenza una contraddizione tra gli ultimi dati sul lavoro e le previsioni sulla crescita dell'economia: com'è possibile che possa aumentare così tanto l'occupazione – si chiede Masulli – se l'economia cresce solo di uno “zero virgola”? Su questi temi il professore bolognese ha scritto un libro dal titolo “Chi ha cambiato il mondo? La ristrutturazione tardo-capitalistica dal 1970 al 2012” (Laterza, 2014). Masulli ricostruisce la grande trasformazione del lavoro negli ultimi trent'anni, la svolta neoliberista, la delocalizzazione. Si tratta di un'analisi che permette di comprendere come gli appelli alla modernità – che ad esempio giustificano provvedimenti come il Jobs Act - siano strumentali, perchè i cambiamenti a cui alludono sono solo il frutto di una regressione verso il passato come la precarietà nei diritti, lo sfruttamento del lavoro sottopagato, la disuguaglianza delle opportunità.
Il renzismo è contendibile, per ora solo da destra. Intervista con Luca Alessandrini.
Le ultime elezioni regionali hanno dato un doppio segnale ai vertici del Pd. Primo: il crollo nella partecipazione alle urne è stato più forte nelle “regioni rosse”(Toscana e Marche), sia rispetto alle politiche del 2013 che alle europee del 2014. Secondo: il tracollo nei voti assoluti per il Pd (oltre due milioni, complessivamente) è stato particolarmente forte in una regione “ostile” come il Veneto (-65,8%, rispetto alle europee). Una regione, quella veneta, che invece avrebbe dovuto testimoniare – nella logica del “partito della nazione” - la capacità del Pd di acquisire consensi, se non proprio di vincere, anche in territori “avversi”. Ma così non è stato. Il renzismo diventa in questo modo contendibile, l'era del “41%” delle europee sembra lontana. Infatti, nelle sue regioni (come l'anno scorso in Emilia Romagna) il renzismo non riesce a rafforzare la partecipazione al voto e in alcuni casi (Umbria) vince solo dopo un testa a testa con gli avversari; e poi, in una della regioni simbolo della destra del nord, non riesce a guadagnare posizioni. Visto però quanto è successo in Liguria, in Veneto, e poi il boom di voti della Lega, la conclusione – parziale – è che il renzismo sia diventato contendibile solo da destra. Purtroppo – speriamo solo per ora - solo da destra. L'ospite di oggi di Memos è Luca Alessandrini, direttore dell'Istituto Parri di Bologna, storico.
Memos, 2 giugno: Festa della Repubblica e della Costituzione
Oggi è il 69esimo anniversario di quella data storica del 2 giugno del 1946, il referendum monarchia-repubblica, la vittoria dei sì per la repubblica. Quel 2 giugno è anche la data dell'affermazione di nuovi diritti: è la prima volta del suffragio universale, con il voto alle donne. Nella storia, allora quasi centenaria, dello stato unitario italiano le donne poterono votare per la prima volta. La Festa della Repubblica è anche festa della Costituzione repubblicana, perchè quel 2 giugno del 1946 – contemporaneamente al referendum istituzionale – si svolsero anche le elezioni dei rappresentanti dell'Assemblea costituente che nel giro di un anno e mezzo (fino al dicembre del 1947) scrissero e approvarono il testo della Costituzione. Ne approfittiamo allora in questa giornata per riprendere alcuni dei principi più importanti che sono stati scritti in quella costituzione. In questa puntata di Memos ripercorriamo il filo di un racconto che abbiamo svolto negli ultimi mesi attraverso il ciclo di “Principi fondamentali”, le trasmissioni che tutti i lunedì hanno raccontato la Costituzione. Ospiti della ricostruzione di oggi sono: Paolo Caretti, Lorenza Carlassare, Marilisa D'Amico, Ignazio Masulli, Valerio Onida, Stefano Rodotà e Carlo Smuraglia.
La Repubblica del non voto? La partecipazione in calo, anche alle ultime regionali. Intervista con Alberto Vannucci.
Affluenza media intorno al 50%, dai 16 (Campania) ai 32 (Toscana) punti in meno rispetto alle politiche di due anni fa. In calo la partecipazione anche rispetto alle europee dell'anno scorso e alle regionali di cinque anni fa. Sono i dati principali dell'affluenza alle elezioni nelle sette regioni in cui si è votato ieri. La partecipazione più bassa c'è stata in quelle che una volta si chiamavano le “regioni rosse” (Toscana, Umbria e Marche); l'affluenza è stata, invece, costante – almeno rispetto alle europee dell'anno scorso - nelle due regioni del sud (Campania e Puglia), mentre è calata rispetto alle politiche del 2013 e alle regionali del 2010. Stiamo diventando la Repubblica del non-voto? Memos ne ha parlato con Alberto Vannucci, docente di scienza politica all'Università di Pisa e - da poche settimane - presidente dell'associazione “Libertà e Giustizia”.
Crisi greca, tra azzardo morale e dono. Intervista con Leonardo Becchetti.
Siamo al'ennesimo conto alla rovescia sulla Grecia. Tra pochi giorni il 5 giugno il governo Tsipras dovrà rimborsare 300 milioni di euro di debiti al Fondo Monetario. E poi altri 336 milioni il 12 giugno, e poi 560 il 16 e altri 336 il 19 giugno. Totale 1 miliardo e 532 milioni. Questo solo per il mese di giugno. Sempre il governo Tsipras sta aspettando da mesi di avere 7 miliardi e 200 milioni di euro da Fmi Bce e Commissione europea, come ultima tranche del pacchetto di prestiti da 240 miliardi di euro che complessivamente sono stati dati alla Grecia dal 2010. Il fatto è che per avere questi 7 miliardi di euro la ex Troika (oggi chiamata Brussels Group) vuole un ennesimo piano di austerità fatto – tra le altre cose – di aumenti dell'Iva, aumenti dell'età per andare in pensione, rigidi obiettivi di bilancio. Su questo si sta trattando da mesi e ancora si tratta in queste ore: da un lato il governo greco, dall'altro Fmi Bce e Commissione europea. Cosa succede se il 5 giugno non si arriva ad un accordo? La Grecia non avrà i soldi per pagare il fondo monetario? E poi? Ospite di oggi a Memos Leonardo Becchetti, economista, insegna all'Università di Roma Tor Vergata.
Il diritto di sapere. Per una legge sulla trasparenza delle amministrazioni pubbliche. Intervista con Raffaele Fiengo e Guido Scorza.
Oggi parliamo di un diritto di tutti noi cittadini. Un diritto che in Italia, però, ancora non esiste, mentre esiste in quasi un centinaio di paesi in tutto il mondo. E' il diritto di conoscere tutti gli atti delle amministrazioni pubbliche, in modo libero. E' un diritto ad avere una pubblica amministrazione trasparente “come una casa di vetro”, si dice. L'esistenza di questo diritto rafforza la democrazia di un paese: essere informati è un prerequisito della libertà dei cittadini di poter scegliere, decidere e anche di poter osservare i propri doveri in maniera consapevole. In Italia da tre anni l'«Iniziativa per il diritto di accesso alle informazioni della pubblica amministrazione» fa campagna per l'approvazione di una legge che introduca questo diritto nel nostro ordinamento. FOIA è l'acronimo che definisce questa campagna e si ispira alla legislazione degli Stati Uniti, al Freedom of Information Act (Legge sulla Libertà di Informazione). Due tra i promotori dell'”Iniziativa” sono stati ospiti nella puntata di oggi di Memos: Raffaele Fiengo, giornalista, e Guido Scorza, avvocato.
La “rivoluzione” irlandese e il sì ai matrimoni omosessuali. Intervista con Giulio Giorello.
Giulio Giorello, filosofo e matematico, ordinario di filosofia della scienza all'Università degli Studi di Milano, conosce molto bene la storia e la cultura irlandese. Giorello è d'accordo nel definire una rivoluzione la vittoria dei sì al referendum sui matrimoni per le persone dello stesso sesso. «Questa rivoluzione ha radici lunghe – sostiene Giorello - E' stata una vittoria esemplare non solo per gli omosessuali, ma per tutti: abbattere una discriminazione significa mettere le premesse per abbattere altre discriminazioni. E' una vittoria importante non solo per le isole britanniche, ma anche per l'Europa». Giorello a Memos si sofferma sulle differenze che esistono in Europa nell'affermazione dei diritti, all'interno di paesi di tradizioni e culture cattoliche prevalenti esistono. «L'Irlanda è un paese più pluralista dal punto di vista religioso di quanto si dica. Quanto alla cultura cattolica non è una struttura rigida, ma in evoluzione. Una religione non è mai un'idea definita una volta per sempre, ma evolve. Parafrasando Darwin direi che è un organismo vivente. Molto di questa religione dipende da ciò che fanno coloro che si riconoscono in essa. L'esempio irlandese può essere di grande aiuto per i più coraggiosi dei cattolici italiani».
Principi fondamentali, articoli 41-43. Conversazioni sulla Costituzione. Con Massimo Luciani.
Quindicesima puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Esaurito il ciclo dei primi dodici articoli, quelli che la Costituzione stessa definisce i “Principi fondamentali”, Memos sta proseguendo da alcune settimane con l'esame di altri importanti articoli della nostra Carta. Il tema di oggi sono gli articoli dal 41 al 43: l'impresa, la proprietà privata e i limiti posti dalla Costituzione. Ospite: Massimo Luciani, ordinario di Diritto costituzionale all'Università La Sapienza di Roma. In questi articoli i costituenti hanno fatto riemergere il carattere speciale della Costituzione italiana, e cioè la centralità della persona e del lavoro rispetto ad altre dimensioni della vita collettiva. Impresa e proprietà private sono garantite dalla Repubblica, ma la legge può prevedere dei limiti in nome dell'utilità sociale e dell'interesse generale. Siamo di fronte ad una concezione dell'impresa da parte dei costituenti opposta a quella che si affermata negli ultimi tre decenni attraverso il pensiero neoliberista. «I costituenti – racconta il professor Luciani – sapevano perfettamente che il mercato non è qualcosa di naturale. Il mercato esiste se ci sono regole e un potere pubblico che ne garantisca il rispetto. Inoltre, i costituenti quando parlano di “utilità sociale”, come nell'articolo 41, si riferiscono ad un concetto dinamico di utilità, ad una sorta di progetto di trasformazione sociale che vada nella direzione indicata dall'articolo 3, la riduzione delle differenze economico-sociali. Gli ultimi anni, invece, sono andati nella direzione opposta: le disuguaglianze anziché ridursi sono aumentate, il solco tra ricchi e poveri è aumentato non solo in termini di ricchezza, ma anche delle capacità culturali, dell'istruzione».
Le stragi di Capaci e via d'Amelio, dove si intrecciano mafia e politica. Intervista con Davide Mattiello.
Davide Mattiello è un deputato eletto come indipendente nelle liste del Pd e fa parte della Commissione Antimafia. E' un parlamentare alla prima legislatura. Ha 43 anni ed è nato a Torino e in Piemonte si è svolta gran parte della sua attività politica e civile: prima nella Gioventù Operaia Cristiana, poi nell'associazione Acmos che a Torino si occupa di “inclusione democratica” e formazione, poi in Libera Piemonte di Don Ciotti e alla Fondazione Benvenuti in Italia. Ha raccolto in un libro (“L'onere della prova”, Melampo, 2015) alcune riflessioni sulla stagione delle stragi del '92-93 e documenti della Commissione Antimafia di allora, in particolare le conclusioni contenute nella relazione finale. «Oggi – racconta quella relazione del '93 - sono superate le condizioni oggettive che hanno favorito quel processo che si è definito di coabitazione. Il tragico spartiacque è costituito dalle stragi di capaci e di via D’Amelio». Per Davide Mattiello «la verità sui fatti compresi tra il 1989 e il 1994 e la capacità di assumere questa verità sul piano politico, facendola diventare spartiacque tra il mondo mafioso e il mondo democratico, è una condizione necessaria per la liberazione dell’Italia». L'intervista a Memos con il deputato Mattiello tocca anche il tema del rapporto tra mafia e politica, un rapporto che non si esaurisce con le figure criminali di Cosa Nostra ma che passa anche attraverso gli impresentabili delle liste regionali della Campania e i “personaggi dal passato e presente equivoco” denunciati dal giudice Scarpinato.
Le vite degli altri, viste da un ufficiale giudiziario. Intervista con Giuseppe Marotta.
Giuseppe Marotta è l'ospite di oggi di Memos. E' un ufficiale giudiziario. Lavora presso la Corte d'Appello di Milano. Ha 49 anni e da venti rovista nelle vite degli altri, i suoi “clienti”, perchè - con in mano una sentenza di un giudice - deve far eseguire uno sfratto oppure un pignoramento. Il suo è un racconto di un mestiere difficile, perchè difficili sono le vite di chi incontra quando l'ufficiale giudiziario Marotta, atteso o all'improvviso, si presenta sull'uscio di casa di un debitore incallito che non paga l'affitto o di una coppia di giovani che da un giorno all'altro ha perso il lavoro e non riesce più a mettere insieme i soldi per pagarsi una casa. Giuseppe Marotta ha raccolto le sue storie in un libro che si intitola “Sfrattati” (Corbaccio). Nonostante le difficoltà di un lavoro per lo più odiato dai suoi “clienti”, Marotta ci racconta che in passato, all'inizio della sua carriera di ufficiale giudiziario, aveva pensato di cambiar mestiere. «Poi, col passare del tempo – ci dice – ho focalizzato l'attenzione sulla “funzione sociale” dell'ufficiale giudiziario: riuscire a mediare nelle situazioni complicate, riuscire ad utilizzare “a fin di bene” quel potere che la legge ci affida, saper ripristinare il diritto senza danneggiare il debitore. Tutto ciò mi dà la voglia di continuare».
Principi fondamentali, articoli 35-38. Conversazioni sulla Costituzione. Con Gaetano Azzariti.
Quattordicesima puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Esaurito il ciclo dei primi dodici articoli, quelli che la Costituzione stessa definisce i “Principi fondamentali”, Memos sta proseguendo da alcune settimane con l'esame di altri importanti articoli della nostra Carta. Il tema di oggi sono gli articoli dal 35 al 38: il lavoro e i suoi diritti. Ospite: Gaetano Azzariti, ordinario di Diritto costituzionale all'Università La Sapienza di Roma. Il lavoro è il fondamento della Repubblica italiana, visto l'articolo 1 della Costituzione. Non solo. Il lavoro è un diritto legato alla persona e la Repubblica ne promuove “le condizioni che rendono effettivo questo diritto” (art.4). Gli articoli della puntata di oggi sono quelli che aprono il Titolo III della prima parte della Costituzione, che si intitola i “Rapporti economici”. Il professor Azzariti fa notare che in apertura di questa parte i costituenti hanno scelto di mettere non l'impresa, ma il lavoro, come ulteriore segnale della sua centralità. «Ancor prima dell'impresa, dell'iniziativa economica privata – racconta Azzariti – i costituenti hanno posto in apertura di questo “titolo” il lavoro e le sue tutele, sottolineando così – ancora una volta – la dignità del lavoratore».
Babel è tra noi? Crisi, confusione, democrazia. Intervista con Ezio Mauro.
Babel è il titolo di un libro (pubblicato una settimana fa dall'editore Laterza) che ospita un dialogo tra Ezio Mauro, direttore di Repubblica, e Zygmunt Bauman, sociologo polacco, pensatore di fama mondiale, autore di quella definizione diventata celebre della “modernità liquida”, utilizzata per descrivere le società contemporanee dell’Occidente. Il dialogo racconta «la ricchezza e la confusione delle fasi tipiche di passaggio», come quelle che stiamo vivendo. Crisi, capitalismo, democrazia, diritti, pubblica opinione, vita digitale: sono alcuni degli oggetti della conversazione a distanza tra Mauro e Bauman. Ezio Mauro li ha raccontati oggi a Memos, nella prima presentazione pubblica del libro. Siamo partiti dalla descrizione che gli autori fanno del presente, che Bauman definisce l'interregno: «siamo sospesi – sostiene Mauro – tra il “non più” e il “non ancora”. Il grande convertitore di questo passaggio, da una fase ad una nuova che ancora non sappiamo che forme avrà, è la crisi. Uno degli elementi che ho discusso con Bauman – racconta Mauro - riguarda una caratteristica della crisi: la crisi non mette in discussione il “vangelo” che ci ha portato dentro questa situazione, parlo del liberismo assoluto, del liberismo trasformato in atto ideologico». L'intervista con Ezio Mauro prosegue attorno ad un interrogativo: siamo sicuri che “Babel” sia tra noi, che il presente sia solo quell'interregno della confusione che voi descrivete? Il presente sembra dare, invece, dei segnali forti e chiari sui propri confini, senza confusione: quasi un miliardo di persone muore per fame, poche meno soffrono di obesità; la terra si sta surriscaldando per colpa delle attività umane; le disuguaglianze crescono per colpa di un capitalismo che non funziona. Sono segnali chiari che richiedono azioni altrettanto chiare. L'intervista prosegue sul podcast...
Expo, biografia di una nazione divisa tra nord e sud. Intervista con Isaia Sales.
Isaia Sales, sociologo, insegna Storia della criminalità organizzata all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. E' stato anche parlamentare dei Ds, sottosegretario con Ciampi al ministero del Tesoro durante il primo governo Prodi, consigliere economico di Bassolino, ai tempi della presidenza della regione Campania. A Memos racconta che la vicenda Expo può essere osservata tenendo presente il rapporto tra Nord e Sud in Italia. Da un lato, secondo Sales, l'Expo di Milano rappresenta il risultato della storia d'Italia degli ultimi vent'anni, un'Italia (quella di Berlusconi e la Lega) ristretta nel quasi esclusivo orizzonte settentrionale. Dall'altro, Sales ricorda che Expo, “se ben interrogata, ci parla dell'Italia di oggi”, ancora immersa nell'intreccio corruzione-grandi opere. Nella puntata di oggi abbiamo parlato con Sales anche delle prossime elezioni regionali nella “sua” Campania, dello scontro sulle liste inquinate da candidati impresentabili, della “rimozione del governo Renzi verso l'Italia del Sud” (così l'ha definita Roberto Saviano).
“Sinistre dimesse”. Spinelli dopo Civati. Intervista con Michele Ciliberto.
La settimana scorsa le dimissioni di Pippo Civati dal Pd. Ieri l'annuncio con cui Barbara Spinelli ha lasciato la “lista Tsipras”, una lista nella quale era stata eletta europarlamentare un anno fa. E' la “sinistra dimessa”, sia quella del campo della sinistra riformista che quello della sinistra per l'alternativa, come si sarebbe detto qualche anno fa. Dimissioni dalla propria area di appartenenza, quelle di Spinelli e Civati, con motivazioni che colgono due punti critici dei rispettivi campi: quello dell'identità della sinistra per l'alternativa (tra vecchi partiti e nuove coalizioni, per usare il lessico di Stefano Rodotà) e quello della democrazia interna ad un partito riformista come il Pd (con Civati che denuncia l'insofferenza verso le minoranze e Renzi che replica rivendicando un principio maggioritario, “cesaristico” secondo la definizione di Nadia Urbinati). Memos ne ha parlato oggi con Michele Ciliberto, storico della filosofia alla Normale di Pisa, per anni commentatore della politica italiana dalle pagine dell'Unità.
Principi fondamentali, articoli 33 e 34. Conversazioni sulla Costituzione. Con Andrea Morrone.
Tredicesima puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Esaurito il ciclo dei primi dodici articoli, quelli che la Costituzione stessa definisce i “Principi fondamentali”, Memos prosegue con l'esame di altri importanti articoli della nostra Carta. Tema di oggi, gli articoli 33 e 34: la scuola. Ospite: Andrea Morrone, ordinario di Diritto costituzionale all'Università di Bologna. La conversazione con il professor Morrone ruota attorno ai principi generali della Costituzione che si applicano anche alla scuola: la centralità della persona nelle sue relazioni sociali, l'uguaglianza, il pluralismo, la cultura. In questo disegno la scuola pubblica ha un ruolo centrale, è “un organo costituzionale”, come lo aveva definito Piero Calamandrei, uno dei più autorevoli costituenti, fondatore del Partito d'Azione. Punto centrale dell'intervista è la parte dell'articolo 33 che riguarda il rapporto tra scuola pubblica e scuola privata, in particolare quel “senza oneri per lo stato” riferito all'istituzione delle scuole private. Anche qui può valere un'altra citazione di Calamandrei: «...il mandare il proprio figlo alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto farselo pagare? E' un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese» (discorso al Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale, Roma 11 febbraio 1950).
Governo delle città, sinistra civica, Pd. Intervista con Felice Casson.
Felice Casson è senatore del Pd e candidato sindaco per il centrosinistra a Venezia. Due mesi fa ha vinto, a sorpresa, le primarie superando il candidato ufficiale del Pd. Casson fa parte di quella minoranza eterogenea del partito democratico che non ha sostenuto la segreteria Renzi. Memos ha parlato con lui delle vicende di cui è stata protagonista negli ultimi giorni proprio la minoranza pd (dalla proteste sulla fiducia all'Italicum fino alle dimissioni di Civati). Altro tema: il governo delle città travolte dalle inchieste sulla corruzione. Il caso di Venezia è clamoroso, con le indagini sul Mose che portarono un anno fa all'arresto del sindaco Giorgio Orsoni. Infine con Casson ci siamo soffermati su Milano e il governo della “sinistra civica” di Giuliano Pisapia. P.S.: purtroppo, un pessimo collegamento telefonico ha più volte interrotto la conversazione con Casson, rendendo difficile l'ascolto. Sorry!
Europa, migranti, austerità. Intervista con Barbara Spinelli.
Meno di tre settimane fa la strage nel Canale di Sicilia, con oltre settecento persone naufragate e morte mentre cercavano di arrivare in Italia. Da allora c'è stato un vertice straordinario dei leader europei con l'annuncio di voler combattere i trafficanti di essere umani e l'ipotesi di un intervento armato in Libia (la cosiddetta “operazione di polizia internazionale”). Di quest'ultima ipotesi si occuperà lunedì prossimo, l'11 gennaio, il Consiglio di sicurezza dell'Onu. A richiedere un intervento dell'Onu, anche dei caschi blu, era stata due settimane fa – tra gli altri - l'eurodeputata Barbara Spinelli (del gruppo della Sinistra unitaria). Da qui inizia l'intervista di oggi di Memos con la giornalista e scrittrice che da anni si occupa di diritti civili, democrazia, Europa. Con Spinelli abbiamo parlato anche del caso greco e del ruolo della Germania. Nel suo ragionamento Spinelli vede un filo conduttore che tiene insieme le debolezze europee sui migranti con le stesse “debolezze” che riguardano le politiche di austerità: è l'assenza di solidarietà.
Renzi e l'Italicum: un plebiscito per il governo del leader? Intervista con Bruno Simili.
Cosa succederà con la nuova legge elettorale approvata, ieri alla Camera, dalla sola maggioranza renziana del Pd? Siamo di fronte all'introduzione “di fatto” dell'elezione diretta del capo del governo? Perchè tanta urgenza nel volerla approvare, a costo di una raffica di voti di fiducia che hanno preoccupato anche gli osservatori più sensibili alla causa di Renzi? Sono alcune delle domande che Memos ha girato oggi a Bruno Simili, vicedirettore della rivista Il Mulino, storica rivista di cultura e politica che da Bologna ha diffuso in tutto il paese, in oltre sessant'anni, una parte rilevante della cultura democratica e progressista italiana. La nuova legge elettorale rappresenta una svolta nella politica italiana, perchè imprime una decisa accelerazione nel rafforzamento dei poteri del governo sul parlamento, senza prevedere contrappesi istituzionali al ruolo accresciuto dell'esecutivo. Con Bruno Simili (curatore della versione digitale del Mulino, http://rivistailmulino.it) Memos ha parlato anche delle trasformazioni del Pd impresse dalle svolte di Renzi.
Principi fondamentali, articolo 32. Conversazioni sulla Costituzione. Con Vittorio Angiolini.
Dodicesima puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Esaurito il ciclo dei primi dodici articoli, quelli che la Costituzione stessa definisce i “Principi fondamentali”, Memos prosegue con l'esame di altri articoli della nostra Carta. Tema di oggi, l'articolo 32: la salute, diritto dell'individuo e interesse della collettività . Ospite: Vittorio Angiolini, ordinario di Diritto costituzionale all'Università di Milano. La conversazione con il professor Angiolini parte dalla descrizione del “diritto fondamentale alla salute” che i costituenti hanno voluto riconoscere in capo alla persona. A questo diritto spetta un primato assoluto rispetto all'”interesse” alla salute riconosciuto all'intera collettività: si tratta di un interesse che sta alla base dei trattamenti sanitari obbligatori, previsti per legge. L'articolo 32 prevede anche un divieto a quei trattamenti sanitari che non rispettano la “persona umana”: è la fonte del diritto al rifiuto delle cure stabilito dalla giurisprudenza (caso Englaro). Secondo Vittorio Angiolini, però, il diritto al rifiuto delle cure è altro rispetto all'eutanasia:«il diritto al rifiuto delle cure non implica un diritto di morire – come ha stabilito la Cassazione - ma soltanto di lasciarsi morire».
Marchionne Beat: “confessioni di un drogato da capitale”. Intervista con Sandro Trento.
Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo Fiat Chrysler (FCA), ha presentato ieri un documento “visionario” sul futuro mondiale del settore dell'auto e a cui ha voluto dare un titolo cult della beat generation (ispirandosi a William Burroghs) : “Confessions of a Capital Junkie”. Cosa sostiene Marchionne, qual è la dipendenza da capitale annunciata nel titolo? E' la dipendenza, la necessità e anche lo spreco di capitale fisso che – spiega Marchionne – hanno tutte le grandi aziende automobilistiche nel mondo: uniamoci – dice nella sostanza l'ad di FCA – perchè divisi consumiamo troppo capitale fisso e bruciamo valore per gli azionisti. Unendo le piattaforme di base “avremo benefici impossibili da ignorare”. Memos ha chiesto oggi a Sandro Trento, economista dell'Università di Trento, di commentare le parole del capo azienda della Fiat Chrysler: «Marchionne con questo documento dice agli altri leader mondiali dell'auto “possiamo risparmiare corposi investimenti in ricerca e sviluppo, 5 miliardi l'anno, se noi condividiamo alcuni componenti del prodotto”. Si tratta di componenti come i sistemi di trasmissione, i freni che non sono visibili al consumatore, che non rientrano nei criteri di scelta». Quanto è rappresentativa questa visione di Marchionne nel capitalismo italiano, a quali attori sta parlando, cosa ispira questa proposta? Le parole dell'amministratore delegato Fiat sono l'occasione per raccontare nella puntata di oggi di Memos le caratteristiche del capitalismo italiano, la permanenza dei suoi vizi (i pochi investimenti, il sistema delle relazioni), il peso della crisi e le possibilità di recupero dopo i danni provocati dalla recessione di questi anni. Sandro Trento è autore di: “Il capitalismo italiano”, 2012, Il Mulino.
La povertà e il lavoro che non basta per uscirne. Intervista con Chiara Saraceno.
Il prossimo primo maggio entrano in vigore le nuove norme sugli ammortizzatori sociali volute dal governo Renzi. Ci saranno nuove tipologie di sussidio per chi perde il lavoro, nuovi acronimi (Naspi, Dis-Call, Asdi) per definirli. In che direzione si sta muovendo il welfare italiano? Verso una copertura universalistica, per tutti, oppure verso una suddivisione degli aiuti per categorie? Chiara Saraceno, sociologa, ne ha parlato oggi a Memos: «la Naspi, il sussidio per i lavoratori dipendenti che perdono il lavoro, si muove verso una logica universalistica – sostiene la professoressa Saraceno – Limitazioni sono poste, invece, nell'indennità per i collaboratori coordinati e continuativi (Dis-Call) che ad esempio esclude le partite Iva. Ci sono poi altri provvedimenti come l'Asdi (assegno di disoccupazione per chi ha esaurito i benefici previsti dalla Naspi) che vanno nella direzione della categorializzazione». Oltre all'aiuto e ad un reddito per chi perde il lavoro, c'è poi il tema del sostegno per coloro che si trovano in povertà. Saraceno sostiene che un assegno per tutti i sei milioni di cittadini italiani che vivono in povertà assoluta costerebbe 7 miliardi, meno dei 10 miliardi utilizzati dal governo per finanziare lo sconto fiscale da 80 euro che esclude tutti i cittadini incapienti». Chiara Saraceno ha appena raccolto in un libro una sua ricerca sulla povertà e il lavoro: “Il lavoro non basta. La povertà in Europa negli anni della crisi» (Feltrinelli).
La Seconda Repubblica attraverso la biografia del Parlamento, tra svolte e spallate alla Costituzione materiale. Intervista con Giovanni Innamorati.
Cosa è stata, ed è, la cosiddetta “Seconda Repubblica” italiana? E' una storia lunga vent'anni ed è stata raccontata da Giovanni Innamorati, giornalista, cronista parlamentare dell'agenzia Ansa, attraverso il suo libro “Il Parlamento. Biografia non autorizzata” (Melampo Editore). Dalla legge elettorale del 1993 (il Mattarellum) alla caduta del governo Berlusconi nel 2011, alla rielezione di Napolitano nel 2013, la storia della politica istituzionale italiana è fatta di svolte e colpi inferti alla Costituzione materiale del paese. La Seconda Repubblica non nasce da un cambiamento classico di regime o di costituzione, ma da modifiche sostanziali agli equilibri di potere stabiliti dalla nostra Costituzione del 1948. E' quanto si ricava dalla cronologia di fatti e avvenimenti che Giovanni Innamorati ha ricostruito oggi a Memos.
Principi fondamentali, articolo 21. Conversazioni sulla Costituzione. Con Andrea Pertici.
Undicesima puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Esaurito il ciclo dei primi dodici articoli, quelli che la Costituzione stessa definisce i “Principi fondamentali”, Memos prosegue con l'esame di altri articoli della nostra Carta. Inseriremo arbitrariamente nei princìpi fondamentali della Repubblica alcune parti del testo della Costituzione che trattano temi rilevanti come la libertà di espressione, il diritto alla salute, la libertà della ricerca e dell'insegnamento tra scuola pubblica e scuola privata; la tutela del lavoro, la libertà di impresa e i suoi limiti. Tema di oggi, l'articolo 21: la libertà di manifestazione del pensiero. Ospite: Andrea Pertici, ordinario di Diritto costituzionale all'Università di Pisa. «Con l'articolo 21 – racconta Pertici - ci troviamo tra i diritti fondamentali della Costituzione. La libertà di manifestazione del pensiero non è tra i princìpi – che sono qualcosa di ancor più generale rispetto ai diritti – ma in realtà proprio all'interno dei princìpi fondamentali ci sono molti richiami da cui discende poi l'articolo 21. Per esempio: l'articolo 2 fa riferimento alla “Repubblica che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo”: si tratta di una clausola che va ad abbracciare tutti i diritti che sono nella prima parte della Costituzione. Quindi l'articolo 21 è già annunciato e fortemente radicato nei primi dodici articoli, nei princìpi fondamentali».
I conti dell'Europa con la sua storia e la strage di migranti. Intervista con Giovanni De Luna.
L'Europa è inadeguata a capire il mondo che è nato con la fine del Novecento. E dentro quel mondo c'è la globalizzazione, gli spostamenti di milioni di persone. E' la sostanza del giudizio che lo storico Giovanni De Luna ha espresso oggi a Memos, nel giorno in cui i leader europei devono decidere come comportarsi nei confronti di migranti, profughi, richiedenti asilo dopo l'ultima strage nel canale di Sicilia. De Luna ricorda le radici dell'Europa e le differenze rispetto ad oggi. «L'Europa che nasce dopo la guerra 70 anni fa aveva un profilo culturale molto netto, un investimento etico molto forte. Tutto ciò è il contrario dell'Europa di oggi che invece è un continente esangue, estenuato, una sorta di federazione di consigli di amministrazione di aziende o di banche. Se si vuole affrontare oggi un'emergenza come quella delle migrazioni occorre tornare a quello spirito di allora». In chiusura della trasmissione di oggi lo storico Giovanni De Luna si è anche soffermato sull'anniversario del 25 aprile e sul carattere fondamentale della Resistenza che - in un suo libro uscito di recente – chiama la “Resistenza perfetta” (Feltrinelli).
Un permesso per vivere. Proibire non serve. Intervista con Livio Pepino.
Permettere, anziché proibire. L'ultima strage nel Mediterraneo conferma che le politiche dell'immigrazione attuate finora e basate sul contenimento, limitazione, proibizione dell'immigrazione non servono a realizzare l'obiettivo per cui sono state decise. “Le frontiere non sono mai state così chiuse – ha raccontato a Le Monde un politologo belga, Francois Gemmene – e ciononostante non ci sono mai stati così tanti migranti”. Perchè allora le politiche proibizioniste sembrano inscalfibili? Memos ne ha parlato oggi con Livio Pepino, ex magistrato, oggi co-direttore scientifico di Diritto, immigrazione e cittadinanza, una rivista trimestrale promossa dall'Associazione Studi giuridici sull'Immigrazione (Asgi) e da Magistratura Democratica. Pepino dà la seguente definizione di proibizionismo: «Il proibizionismo è una politica di stop agli ingressi degli stranieri in un territorio. In gran parte d'Europa e in Italia abbiamo politiche di stop “sostanziale”, perchè dal punto di vista formale sono concessi degli ingressi attraverso delle quote, anche se si tratta di quote molto ristrette». Livio Pepino è autore di un libro, appena uscito per i tipi di Edizioni Gruppo Abele, dal titolo “Prove di paure” che affronta anche le questioni dell'immigrazione.
L'Europa senza rigore. Urgenze umanitarie dopo l'ultima strage del Mediterraneo. Intervista con Piervirgilio Dastoli.
“Siamo di fronte a crimini di guerra e sterminio in tempo di pace, commessi dall'Unione europea, dai suoi 28 stati, dagli europarlamentari e anche dall'alto commissariato dell'Onu. Il crimine non è episodico ma ormai sistemico , e va messo sullo stesso piano delle guerre e delle carestie prolungate”. Sono alcune frasi che ho preso dall'articolo di Barbara Spinelli, deputata europea del gruppo della sinistra unitaria, pubblicato questa mattina in prima pagina sul Sole 24 Ore, il quotidiano della Confindustria. Barbara Spinelli racconta così la strage di migranti nel Mediterraneo dell'altro giorno. E da qui comincia l'intervista di oggi a Memos. L'ospite è Piervirgilio Dastoli, europeista per storia politica e culturale, è stato assistente di Altiero Spinelli, fa parte del Movimento Federalista Europeo. «Abbiamo un dovere di solidarietà – racconta Dastoli - nei confronti di decine di migliaia di persone che fuggono ad una morte certa e l'Europa, fondata sui principi della democrazia e dei diritti, non può fare a meno di aiutare queste persone».
Principi fondamentali, articoli 10 e 11. Conversazioni sulla Costituzione. Con Lorenza Carlassare.
Siamo arrivati al decimo appuntamento di “Principi fondamentali. Conversazioni sulla Costituzione”. “Principi fondamentali” è un supplemento settimanale di Memos – ogni lunedì - dedicato alla Costituzione, in particolare ai suoi principi fondamentali, a quei primi 12 articoli della nostra Carta. Nella puntata di oggi ci occupiamo di due articoli – l'articolo 10 e l'articolo 11 – i cui principi sono direttamente collegati alle vicende di cui si sta discutendo in queste ore dopo l'ultima strage di migranti che si è compiuta nel mare Mediterraneo. L'ospite di oggi è Lorenza Carlassare, professoressa emerita di diritto costituzionale all'Università di Padova. La conversazione di oggi parte dal diritto d'asilo riconosciuto ai cittadini stranieri così come stabilito dall'articolo 10 della Costituzione. «Sul diritto d'asilo l'Italia non ha mai fatto ciò che doveva. Ricordo – racconta Carlassare - ciò che accadde dopo il golpe di Pinochet in Cile e la caduta di Allende. C'erano allora moltissime persone, cittadini cileni, che venivano perchè era loro impedito l'esercizio delle libertà democratiche. Loro, alcune decine di persone e non migliaia come accade oggi, erano detenuti in campi di prigionia, non potevano uscire: quindi non abbiamo mai mantenuto fede ai nostri principi nemmeno quando era possibile. Adesso la situazione è diventata molto peggiore, però in realtà i diritti non glieli abbiamo mai riconosciuti». Con la puntata di oggi di Memos si conclude il ciclo dedicato ai primi dodici articoli della Costituzione italiana. Non si chiude qui, invece, l'appuntamento con “Principi fondamentali”: abbiamo, infatti, deciso di proseguire con altre puntate - sempre di lunedì - per occuparci di quei principi importanti che si possono trovare nelle altre parti della Carta costituzionale (la libertà di espressione e la tutela del lavoro, solo per fare un paio di esempi). L'appuntamento è dunque per lunedì prossimo, 27 aprile!
Mani Pulite, storia di una speranza. Intervista con Gherardo Colombo.
«Ho scritto questo libro contro il rischio che cali l'oblio su Mani Pulite». Sono le parole di Gherardo Colombo a Memos. «Ho cominciato a fare il magistrato nel 1974 - racconta Colombo - e in oltre trent'anni mi è successo più volte di avvicinarmi a questo sistema della corruzione: prima con la scoperta della loggia P2 nel 1981 e dei fondi neri all'Iri nell'84-85 e poi con Mani Pulite. Una constatazione che ho potuto fare, e che è stata via via confermata nel tempo, è stata quella per la quale per quanti sforzi si facessero non c'era niente da fare: prima di Mani Pulite le indagini quasi non si riusciva ad iniziarle. Se i processi per la P2 e i fondi neri dell'Iri fossero rimasti a Milano, e non trasferiti a Roma, sono sicuro che Tangentopoli sarebbe stata scoperta in anticipo di anni, rispetto al 1992». Gherardo Colombo racconta così a Memos la storia del suo impegno di magistrato, di membro del pool di Mani Pulite, che ha raccolto in un libro uscito in queste settimane dal titolo: “Lettera ad un figlio su Mani Pulite” (Garzanti).
Disuguaglianze alimentari: in un mondo squilibrato affamati e sovrappeso coesistono. Intervista con Alessandro Bànterle.
Com'è possibile che a fronte di 800 milioni di persone affamate nel mondo ci sia oltre un miliardo e mezzo di persone sovrappeso? E' il mercato, bellezza! Come funziona, allora, il mercato del cibo, com'è strutturato, come si decide quanto produrre e come si formano i prezzi? Memos ne ha parlato con l'economista Alessandro Bànterle che insegna economia e politica alimentare all'Università degli Studi di Milano.
In memoria di Ion Cazacu. Con Florina Cazacu.
Ion Cazacu fu ucciso dal suo datore di lavoro che gli diede fuoco perchè non sopportava che Ion rivendicasse i propri diritti. Cazacu aveva 40 anni quando il 14 aprile del 2000 morì per le ustioni che coprivano gran parte del suo corpo. Veniva dalla Romania, era ingegnere, ma a Gallarate trovò solo un lavoro da piastrellista. “Di questa infamità vergognosa noi, spettatori spesso indifferenti, siamo del tutto colpevoli”: sono le parole di Dario Fo che insieme a Florina Cazucu, figlia di Ion, ha scritto un libro che racconta la storia dell'ingegnere venuto dalla Romania. “Un uomo bruciato vivo” (Chiarelettere) è il titolo del libro. Florina è stata ospite oggi a Memos.
Principi fondamentali, articolo 11. Conversazioni sulla Costituzione. Con Luigi Bonanate.
Nona puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Ogni lunedì Memos racconta uno dei primi dodici articoli della nostra Carta fondamentale. Tema di oggi, l'articolo 11: il ripudio della guerra. Ospite: Luigi Bonanate, ordinario di Relazioni internazionali all'Università di Torino. «E' uno degli articoli più belli della nostra Costituzione», sostiene Bonanate. «La discussione nell'Assemblea Costituente – racconta il professore - fu quasi unanimemente concorde sulla formulazione dell'articolo 11. Togliatti insistette moltissimo sull'importanza delle denuncia più radicale possibile della guerra. La Dc di sinistra, di Dossetti e altri, fu assolutamente consenziente con questa impostazione. Insieme andarono alla ricerca del verbo più perentorio e più forte che si potesse immaginare e “ripudiare” rappresentava il rifiuto totale, senza scappatoie, della guerra». Di Luigi Bonanate sul tema vi segnalo: “Guerra e pace”, Franco Angeli, 1994 - Una storia del pensiero politico degli ultimi due secoli sul tema della guerra e della pace...“La guerra”, Laterza, 2011 - Una ricostruzione della guerra in tutte le sue dimensioni: antropologica, strategica, storiografica, filosofica.
La trappola dell'austerità sull'Italia e l'Europa. Intervista con Gustavo Piga.
Gustavo Piga, economista, insegna all'Università di Roma Tor Vergata. E' stato tra i promotori della campagna per il referendum contro il “fiscal compact”, l'accordo del 2011 tra i governi europei che impone bilanci strutturali in pareggio e automatismi ferrei per tagliare i deficit e ridurre i debiti pubblici. Piga analizza la trappola dell'austerità in cui è ancora avvolta la politica economica di Renzi, stando alle ultime anticipazioni sui documenti del governo. Parla del caso greco come di un “azzardo coraggioso che può risvegliare l'Europa” grazie alle pressioni che il governo Tsipras sta cercando di esercitare sulle prassi e le norme dell'Europa dell'austerità.
Principi fondamentali, articolo 9. Conversazioni sulla Costituzione. Con Salvatore Settis.
Ottava puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Ogni lunedì Memos racconta uno dei primi dodici articoli della nostra Carta fondamentale. Tema di oggi, l'articolo 9: cultura e ricerca scientifica, tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico. Ospite: Salvatore Settis, archeologo e storico dell'arte. Settis è stato per undici anni (dal 1999 al 2010) direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa. «Il contenuto di questo articolo 9 – racconta il professor Settis – è molto innovativo. “E' il più originale della Costituzione”, diceva Ciampi quando era presidente della Repubblica, ed io sono d'accordo. E' interessante notare che i due proponenti dell'articolo 9 siano stati Concetto Marchesi, deputato comunista, anziano professore di latino, e Aldo Moro, giovanissimo giurista democristiano». L'articolo 9 è anche l'espressione dell'incompiutezza della Costituzione repubblicana, tradita dal degrado e dalla svendita del nostro patrimonio storico-artistico. «L'articolo 9 – sostiene Settis – segnala uno dei casi massimi in cui si assiste ad un preoccupante divorzio fra l'altezza dei principi e il pessimo livello delle pratiche amministrative e politiche a cui stiamo assistendo».
Principi fondamentali, articolo 8. Conversazioni sulla Costituzione. Con Stefano Sicardi.
Settima puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Ogni lunedì Memos racconta uno dei primi dodici articoli della nostra Carta fondamentale. Tema di oggi, l'articolo 8: il principio dell'uguaglianza tra le religioni e del pluralismo confessionale. Ospite: Stefano Sicardi, ordinario di diritto costituzionale all'Università degli Studi di Torino. ..«Nel costruire la Costituzione – racconta il professor Sicardi - ci si trovava di fronte ad un fatto compiuto: i Patti Lateranensi. L'esistenza di quei patti rendeva difficile ripartire da zero nella definizione dei rapporti tra Stato e Chiesa cattolica, tra lo Stato e le altre confessioni religiose. Allora, la soluzione compromissoria che fu trovata per gli articoli 7 e 8 faceva coesistere elementi differenti. Ad esempio: si dice che le confessioni religiose sono ugualmente libere (art.8), ma ciò non significa che siano uguali. Le religioni sono uguali solo nelle loro manifestazioni; sono invece diverse – da quella cattolica – per quanto riguarda i rapporti con lo stato: da un lato abbiamo un sistema concordatario (chiesa cattolica), dall'altro solo le intese (per tutte le altre religioni)».
Pisapia e Renzi: centrosinistra, rottamazione, rotazione. Intervista con Maurizio Viroli.
La decisione di Pisapia di non ricandidarsi a sindaco a Milano porta ad un inevitabile confronto tra il valore politico dell'esperienza milanese e le prospettive del centrosinistra, anche a livello nazionale. Nella puntata di ieri di Memos abbiamo definito Pisapia e Renzi come leader “vincenti” nel centrosinistra, anche se alla guida di alleanze politiche molto diverse, e per certi aspetti divergenti. Con Maurizio Viroli, politologo, professore emerito all'Università di Princeton vediamo oggi le differenze tra Pisapia e Renzi su alcuni punti specifici: l'idea che i due leader hanno delle alleanze politiche, nella grande area del centrosinistra; la pratica della formazione e della selezione della classe dirigente: “rottamazione renziana vs. rotazione alla Pisapia”. «La rottamazione – racconta Viroli – è l'atto di una persona che si ritiene migliore dei dirigenti politici che sono al potere, che governano il partito, che determinano la politica nazionale. La rotazione, invece, è una procedura che avviene per regole. Mentre chi rottama si sente migliore di chi è rottamato, la rotazione è semplicemente il cambio delle elites politiche che avviene sulla base di regole definite in precedenza e che indicano che è terminato il tempo per cui si è stati chiamati a servire la cosa pubblica».
Pisapia-Renzi e Cuperlo-D'Alema: i vincenti e i perdenti nel centrosinistra di oggi?
L'annuncio di Pisapia che non si ricandiderà a sindaco di Milano, il conflitto aperto nella minoranza Pd tra Cuperlo e D'Alema e il contrattacco di Renzi verso i “rottamati”: sono i fatti del lungo fine-settimana politico appena trascorso. Fatti importanti che si giocano tutti in casa del centrosinistra. Nella puntata di oggi di Memos, insieme a Luca Alessandrini, storico dell'Istituto Parri di Bologna, e a Paolo Segatti, sociologo politico dell'Università degli Studi di Milano, abbiamo provato a fare una ricognizione sullo stato del centrosinistra proponendo una particolare aggregazione. Da un lato i “vincenti” Pisapia e Renzi, leader diversissimi che hanno dalla loro parte un'affermazione nel proprio campo. Dall'altro i “perdenti” Cuperlo e D'Alema, in minoranza nel loro partito, sconfitti nella corsa alla guida del Pd e del paese. Infine c'è lo spazio politico a cui ambisce la “coalizione sociale” lanciata dal leader della Fiom Landini. Si tratta ovviamente di gruppi eterogenei, con elettorati che sulla carta si sovrappongono ampiamente. Alessandrini e Segatti ne analizzano caratteristiche, punti di forza e contraddizioni.
Principi fondamentali, articolo 7. Conversazioni sulla Costituzione. Con Marilisa D'Amico.
Sesta puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Ogni lunedì Memos racconta uno dei primi dodici articoli della nostra Carta fondamentale. Tema di oggi, l'articolo 7: i rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. Ospite: Marilisa D'Amico, costituzionalista all'Università degli Studi di Milano. Vi segnalo due titoli di D'Amico, attinenti al tema di oggi: “Laicità per tutti”, con A. Puccio, Franco Angeli, 2009; “La laicità è donna”, L’Asino d’Oro Edizioni, 2013. L'articolo 7 ha avuto un'origine molto controversa, inizialmente con una forte spaccatura nell'Assemblea Costituente tra i democristiani, da un lato, e il fronte dell'opposizione di socialisti, comunisti e azionisti, dall'altro. Oggetto dello scontro: l'introduzione nella Costituzione repubblicana di quei Patti Lateranensi firmati da Mussolini e dal cardinale Gasparri. Uno scontro ricucito in seguito dalla “svolta” di Togliatti che - con il sì del Pci al testo diventato poi quello definitivo – permise all'articolo 7 di essere approvato con una larghissima maggioranza (350 contro 149). In quell'articolo non c'è alcun riferimento esplicito al principio di laicità, come invece lo si può ritrovare nella costituzione francese. Ciononostante, secondo Marilisa D'Amico è possibile ricostruire le tracce indirette di quel principio di laicità: sia attraverso la lettura congiunta di altri articoli della Carta sia attraverso alcune sentenze della Consulta.
Il tunnel della stagnazione secolare. Intervista con Paolo Onofri.
Paolo Onofri, economista dell'Università di Bologna, è stato consigliere economico di Prodi e Ciampi alla fine degli anni '90. Attualmente è anche segretario generale dell'associazione Prometeia, uno dei maggiori centri di ricerca e analisi macroeconomica in Italia. L'intervista a Memos comincia con una sua valutazione della strage di ieri in Tunisia da una particolare prospettiva, quella più volte sottolineata dalla stesso Prodi: la debolezza strutturale dell'Europa nei confronti dei paesi della costa sud del Mediterraneo. «L'Europa – dice Onofri – avrebbe dovuto sostenere una politica uniforme di investimenti in quell'area al fine di aumentarne il livello di sviluppo e anche la domanda di nostri prodotti, oltre a ridurre le differenze tra i redditi delle due sponde del Mediterraneo. Ho l'impressione, però, che questo tipo di strategia sia ormai passata, non più percorribile». La conversazione con Onofri si concentra poi sulla crisi economica in Europa, le difficili condizioni per la ripresa e quella che viene definita la “stagnazione secolare”. «Si tratta – dice Onofri – di una stagnazione strutturale, e cioè di uno stato dell'economia, in Europa così come negli Strati Uniti, in cui la crescita - una volta usciti dalla recessione – è minore dei cicli precedenti».
Storia criminale. L'Italia della corruzione e delle mafie nelle carte delle procure. Oggi Firenze, soltanto ieri Mafia-Capitale. Intervista con Francesco Grignetti e Gaetano Savatteri.
Francesco Grignetti è un giornalista della Stampa. Gaetano Savatteri è giornalista e scrittore. Insieme hanno curato un libro uscito di recente dal titolo “Mafia capitale. L'atto d'accusa della Procura di Roma” (Melampo). La conversazione con Memos comincia dalle ultime rivelazioni dell'inchiesta di Firenze su tangenti e appalti in alcune delle principali “grandi opere” italiane. Grignetti e Savatteri raccontano le differenze e le similitudini rispetto all'inchiesta di “Mafia Capitale” che, pochi mesi fa, scoperchiò una cupola criminale a Roma nella gestione di appalti e denaro pubblico. L'organizzazione mafiosa era composta da criminalità di strada, colletti bianchi, burocrazia pubblica e imprenditori. L'intervista con i due giornalisti ripercorre i passaggi principali dell'inchiesta romana. La fonte esclusiva è quel documento importante - ricco di analisi e descrizioni – che è l'ordinanza con cui la giudice romana Flavia Costantini, a fine novembre 2014, accettò le richieste di arresto della procura guidata dallo storico magistrato antimafia Giuseppe Pignatone.
Le svolte pericolose di Renzi: dalla Costituzione alla scuola, dalla Rai alla legge elettorale. Intervista con Nadia Urbinati.
C'è un tratto comune nelle riforme del governo Renzi ed è un tratto che deriva da una concezione “dirigenziale” del potere. Che si parli di Costituzione o di scuola, di Rai o di legge elettorale, il segno delle riforme renziane sembra portare in un'unica direzione. E' questa la conclusione della conversazione di oggi a Memos con Nadia Urbinati. Urbinati insegna teoria politica alla Columbia University di New York. «Sia le modifiche alla Costituzione che la nuova legge elettorale – sostiene Urbinati – delineano una forma di repubblica che si allontana dalla forma parlamentare che abbiamo oggi. Il baricentro non è più il parlamento, ma l'esecutivo ovvero la maggioranza. Si rafforza quella parte del parlamento che si lega al governo. C'è una verticalizzazione del sistema che va più verso l'esecutivo che verso l'organismo deliberante per eccellenza, cioè il parlamento. Tutto ciò ha come conseguenza anche la modifica del potere della cittadinanza : se il baricentro non è più il parlamento, il nostro voto viene a cambiare assumendo solo la funzione di delega per costruire una maggioranza». Secondo Urbinati anche i progetti del governo sulla scuola e la Rai presentano caratteri simili e cioè «l'accentramento delle funzioni dirigenziali secondo il modello della “governance”, cioè secondo il modello di gestione delle corporations e delle aziende private. Sulla nuova Rai Renzi parla espressamente di “capo-azienda”. Quanto alla scuola la figura del preside diventa simile a quella degli amministratori delegati nelle aziende private».
Principi fondamentali. Conversazioni sulla Costituzione: gli articoli 5, 6 e 12. Con Enzo Balboni.
Quinta puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Ogni lunedì Memos racconta uno dei primi dodici articoli della nostra Carta fondamentale. La puntata di oggi riguarda un gruppo di articoli (5, 6 e 12): il principio dell'Unità nazionale e il suo simbolo (la bandiera); e poi le autonomie locali e la tutela delle minoranze linguistiche. Ospite: Enzo Balboni, costituzionalista, insegna diritto pubblico comparato all'università Cattolica di Milano. «L'articolo 5 – racconta il professor Balboni – è importante perchè fonda non soltanto il principio di autonomia, ma soprattutto il pluralismo istituzionale: è l'idea che non c'è una sola verità, non c'è un solo indirizzo politico-amministrativo che possa andar bene per tutto il paese. Secondo questo principio pluralistico i soggetti legittimati - come comuni e regioni – possono avere degli indirizzi politico-amministrativi diversi da quelli dello stato».
La scuola, quanto buona e per chi?
E' attesa per oggi la decisione del governo sulle nuove regole per la scuola, il progetto cosiddetto della “buona scuola”. Le assunzioni dei precari, i nuovi criteri per la definizione delle carriere degli insegnanti, gli sconti fiscali per le famiglie che mandano i propri figli alle scuole private: sono alcuni dei punti principali del progetto fin qui conosciuto del governo Renzi. Oggi è stata anche una giornata di protesta degli studenti con manifestazioni da Milano a Roma. Ce ne hanno parlato il nostro Roberto Maggioni e Danilo Lampis, portavoce nazionale dell'Unione degli Studenti (Uds). Ospite della trasmissione anche Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd.
Il “lungo berlusconismo italiano”, sessualità e biopolitica. Intervista con Ida Dominijanni.
Ida Dominijanni, giornalista e saggista, ha lavorato a lungo al “manifesto”, ha insegnato Teoria femminista in varie università italiane e straniere. Attualmente si trova negli Stati Uniti, dove insegna alla Cornell University di Ithaca, nello stato di New York. E' uscito di recente un suo libro dal titolo: “Il Trucco. Sessualità e biopolitica nella fine di Berlusconi” (Ediesse). E' il racconto del berlusconismo italiano in una chiave che supera (va oltre) le interpretazioni “classiche”. «L'interpretazione maggioritaria a sinistra – ricorda Dominijanni a Memos – è che Berlusconi sia stato una grande anomalia rispetto al modello della liberaldemocrazia. E' una cosa vera, non la contesto. Ma ancora più vero è il fatto che lui, Berlusconi, sia stato un esperimento del tutto sintomatico del neoliberalismo e della biopolitica». L'opposizione ha usato le leve giuste per contrapporsi al berlusconismo? Dominijanni racconta i limiti dei tentativi di contenimento del sistema-Berlusconi: «La sinistra avrebbe dovuto proporre un'altra estetica, un'altra passionalità, anche prendendo l'eredità dei movimenti degli anni '60-'70. Invece, abbiamo passato vent'anni ad appellarci solo alla legge». Per Dominijanni il sentiero di ricerca di questo suo lavoro porta ad una contraddizione. «Cerco di spiegare in questo libro – dice la giornalista e saggista - com'è stato possibile che una rivendicazione come quella della politicità della sessualità, che è stata propria dei movimenti di libertà del '68, ma soprattutto del femminismo, sia diventata nel corso del tempo un'arma del potere politico. C'è un rovesciamento: da un'istanza di liberazione si passa ad un uso della sessualità da parte di un potere politico».
La politica: tra rabbia e compassione, diritti e coraggio. Intervista con Michela Marzano.
Michela Marzano è una filosofa e deputata del Pd. Insegna a Parigi, all'Università Descartes. Di recente è uscito un suo libro che si intitola: “Non seguire il mondo come va” (Utet). E' un racconto – curato con la giornalista Giovanna Casadio - di un'esperienza, la sua esperienza di parlamentare alla prima legislatura. Marzano parla del disorientamento che ha provato nello scoprire, ad esempio, quanto pesino le logiche dell'appartenenza rispetto a quelle della competenza, quando ci si aggira tra le aule e le commissioni parlamentari. Ma il suo libro contiene anche le indicazioni e gli strumenti per ridare un ordine alla politica: la compassione e il coraggio, i diritti e la giustizia, la capacità di ascolto e il rispetto. L'intervista con Marzano inizia da un commento all'approvazione del progetto Renzi-Boschi di modifica della Costituzione. Il voto della Camera, a cui Marzano ha partecipato, è avvenuto pochi minuti prima di andare in onda.
Principi fondamentali, articolo 4. Conversazioni sulla Costituzione. Con Ignazio Masulli.
Quarta puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Ogni lunedì Memos racconta uno dei primi dodici articoli della nostra Carta fondamentale. Tema di oggi, l'articolo 4: il diritto al lavoro e il dovere (ovviamente non coercitivo, come sentiremo) di svolgerlo. Ospite: Ignazio Masulli, storico. Masulli è stato ordinario di Storia del Lavoro all'Università di Bologna. I suoi studi riguardano le trasformazioni strutturali del mondo del lavoro – con riferimento alle rivoluzioni industriali tra Otto e Novecento - e alle modificazioni più recenti del sistema produttivo e del lavoro. Il titolo del suo ultimo lavoro è: "Chi ha cambiato il mondo? La ristrutturazione tardocapitalista, 1970-2012" (Laterza, 2014). Si tratta di un'analisi su come si è affermato il pensiero neoliberista in tutto l'Occidente. «La rilettura della Costituzione – racconta il professor Masulli - serve a ritrovare il senso della cittadinanza, del patto sociale. Un senso che non si costruisce sulle leggi del mercato, ma in base ai diritti e ai doveri, a cominciare da quelli del lavoro».
Rai e reddito di cittadinanza, le vie del dialogo del Movimento 5 Stelle. Intervista con Roberto Fico.
Roberto Fico, deputato, uno dei massimi dirigenti del Movimento 5 Stelle, è l'ospite di oggi a Memos. Fico è il presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai. Il M5S, attraverso il suo leader Beppe Grillo, proprio ieri ha annunciato che sulla riforma della Rai e sull'introduzione del reddito di cittadinanza sono disposti a “dialogare con tutti, anche con il Pd”. E di questi temi Roberto Fico ha parlato nel corso della puntata di oggi di Memos.
Flessibili, dal lavoro alla pensione. Intervista con Felice Roberto Pizzuti e Domenico Tambasco.
Nuove norme in arrivo per le pensioni in Italia. Il governo Renzi modificherà alcune delle regole dell'attuale legge Fornero e lo farà nel prossimo autunno. “E' all'ordine del giorno con la prossima legge di stabilità”, ha detto il ministro del lavoro Poletti. Di cosa si tratta? Un'anticipazione è arrivata dal presidente dell'Inps Tito Boeri: “le nuove norme dovrebbero permettere ai lavoratori di andare in pensione prima dei termini previsti dalla legge Fornero, ma con un assegno più basso”. E' la flessibilità, bellezza, anche nel sistema pensionistico! Felice Roberto Pizzuti, economista dell'Università La Sapienza, esperto di previdenza, ha raccontato a Memos cosa c'è dietro l'intervento del governo sulle pensioni e quali sono le conseguenze per i lavoratori. Di flessibilità in flessibilità, dalle pensioni al lavoro, Memos oggi è tornato sulle tracce del cosiddetto Jobs Act. Il giuslavorista Domenico Tambasco (già ospite della puntata del 19 febbraio scorso) ci racconta le conseguenze delle nuove norme sul demansionamento. Sono norme contenute in uno dei decreti legislativi del governo sul lavoro, in particolare in quello che riduce - anche se solo parzialmente - le decine di tipologie contrattuali esistenti oggi in Italia.
Mediaset e Lega, le uniche ditte ora in movimento della destra in Italia. Intervista con Eric Jozsef.
Silvio Berlusconi tra meno di una settimana, il 9 marzo, finirà di scontare la pena per la condanna definitiva per frode fiscale. L'ex capo del governo si libera così di un peso, ma altri ne restano: l'incandidabilità fino al novembre del 2019 e poi un partito, Forza Italia, logorato da uno scontro, oramai lungo, tra i vari gruppi e cerchie di potere. Nella paralisi del partito l'unica cosa che si muove, in quella che era la galassia della destra berlusconiana in senso stretto, sono le aziende del leader di Forza Italia: tra cessioni di partecipazioni per far cassa (quasi l'8% di Mediaset) e gli annunci di campagne acquisti (Rcs Libri e RaiWay), Fininvest e Mediaset stanno cercando in queste ultime settimane nuove posizioni di potere e di influenza, non solo economica e finanziaria. L'altro polo in movimento nella destra italiana è quello leghista, con un Matteo Salvini che non si capisce ancora se brilli di luce propria o di quella riflessa dalla debolezza politica di Berlusconi. Il lessico profondo, viscerale, della destra salviniana – al di là delle incipriature mediatiche - resta quello ruvido del ceppo originario del Carroccio: un lessico fascistoide o fascista dove impera la cultura del capro espiatorio da individuare e colpire (“gli immigrati, terroristi o portatori di malattie”) e del popolo da discriminare su base etnica (“i rom ladri”). Di tutto questo Memos ha parlato oggi con Eric Jozsef, giornalista, corrispondente da Roma del quotidiano francese Liberation, autore di un libro uscito di recente che si intitola: “Il vero Berlusconi. L'uomo, l'imprenditore, il politico”(Cavinato). E' un libro-intervista a Dario Rivolta, dirigente di Forza Italia della prima ora, capo dello staff di Berlusconi per una decina d'anni, fino al '94, tra i fondatori di Forzitalia.
Principi fondamentali, articolo 3. Conversazioni sulla Costituzione. Con Stefano Rodotà.
Terza puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Ogni lunedì Memos racconta uno dei primi dodici articoli della nostra Carta fondamentale. Tema di oggi, l'articolo 3: l'uguaglianza. Ospite: Stefano Rodotà, giurista, professore emerito all'Università La Sapienza di Roma dove ha insegnato per anni Diritto Civile. Lo studio dei diritti attraversa tutta la storia della ricerca scientifica del professor Rodotà. “Solidarietà, un'utopia necessaria” (Laterza, 2014) è il titolo del suo ultimo libro. «L'articolo 3 è un articolo straordinario», dice Rodotà. «Se noi, ancora oggi, lo confrontiamo con gli articoli delle altre costituzioni - a cominciare dalla costituzione tedesca del 1949 e dalle altre successive costituzioni – notiamo che non c'è alcun articolo che sia così forte, lungimirante e che abbia innovato profondamente rispetto alle parole chiave dell'eredità della Rivoluzione francese (libertà, eguaglianza, fraternità)». Il professor Rodotà racconta anche dei vuoti presenti nei principi fondamentali della costituzione italiana, in particolare di quel principio della “laicità della repubblica” affermato invece nella costituzione francese. Ma è soprattutto sull'articolo 3 che Rodotà si sofferma in questa puntata di “Principi fondamentali”: «L'articolo 3 della nostra Costituzione, insieme ad altri, ha la virtù di cui parlava Piero Calamandrei: aver creato una “costituzione presbite”, una costituzione capace di guardare lontano. Oggi un articolo come il 3 della nostra Costituzione, sull'uguaglianza – in un momento in cui tragicamente il mondo è prigioniero delle disuguaglianze – mi sembra una guida sicura».
Europa, la grande trattativa è iniziativa. In gioco non solo la Grecia. Intervista con Giovanni Dosi.
Il governo Tsipras ha presentato il suo piano per ottenere i finanziamenti europei. L'Europa ha dato ad Atene una prima risposta positiva. Più critici i rilievi di Bce e Fmi. E' il punto di partenza di una trattativa tra Atene e i governi europei che dovrebbe durare due mesi (entro fine aprile) e trasformare la proposta greca in un vero e proprio accordo. Sarà una trattativa in cui in gioco non c'è solo la Grecia, ma anche il futuro dell'Unione Europea. Ospite di Memos è Giovanni Dosi, economista, direttore dell'istituto di Economia della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. Dosi, insieme ad altri 300 economisti europei, ha firmato un appello ai governi europei (vedi Memos del 10 febbraio scorso) a favore del governo greco: «una politica di minacce, di ultimatum, di ostinazione e di ricatti – scrivono gli economisti - significherebbe agli occhi di tutti il fallimento morale politico ed economico del progetto europeo». A Memos Dosi definisce, anche con un po' di ironia, un successo il progetto di Atene: «E' un documento che solo i migliori democristiani italiani di cinquant'anni fa sarebbero riusciti a scrivere così! E' un documento importante per la Grecia perchè quegli aspetti contenuti nel progetto, e che sembrano concessioni, in realtà sono cose che la Grecia deve fare in ogni caso, con o senza l'Europa: far pagare le tasse, eliminare il contrabbando, eliminare i prepensionamenti generosi nel pubblico impiego e nelle banche. Se Tsipras avesse detto “aumentiamo l'iva”, allora sarebbe stata una sconfitta». Gli altri governi europei, alla fine, accetteranno il progetto di Atene o un compromesso su quel testo? «Secondo me sì, a meno che non prevalga l'isteria rigorista tedesca. Alla fine, tutti lo sappiamo, la Grecia non riuscirà a pagare il proprio debito. Quindi i prossimi mesi di trattativa dovranno essere dedicati alla ristrutturazione generale del debito greco».
L'ultimo treno per l'industria italiana. Finmeccanica vende Ansaldo Breda ed esce dall'industria ferroviaria. Intervista con Stefano Sylos Labini.
Un altro colpo per l'industria italiana. La Finmeccanica – società statale, il più grande gruppo italiano dell'alta tecnologia (difesa, aerospazio e sicurezza) – ha venduto ai giapponesi della Hitachi la Ansaldo Breda e la Ansaldo Sts. L'Italia esce così da un settore strategico come quello dell'industria ferroviaria. Alla Breda lavorano 2 mila persone. Alla Sts sono in 4 mila. Gli stabilimenti si trovano a Pistoia, Napoli e Reggio Calabria. E' singolare - anche se i due eventi non sono strettamente collegati - che ieri, quasi contemporaneamente, mentre il governo italiano diceva un altro sì al progetto dell'alta velocità ferroviaria Torino-Lione (nel vertice Renzi-Hollande), la Finmeccanica annunciasse l'uscita dell'Italia dall'industria dei treni. Memos oggi ha ospitato Stefano Sylos Labini, studioso di economia ambientale ed energia, ricercatore dell'Enea. Sylos Labini è autore, insieme a Giorgio Ruffolo, di un libro uscito un paio d'anni fa dal titolo: “Il film della crisi. La mutazione del capitalismo” (Einaudi, 2012). La tesi del libro: la crisi che stiamo attraversando non è una crisi qualunque. Dopo di essa le cose non torneranno piú come prima, perché è avvenuta una mutazione profonda del capitalismo, sostengono Sylos Labini e Ruffolo. E il caso Finmeccanica-Hitachi è anche un segno di questa mutazione.
Le mani del governo Renzi sulle banche popolari. Intervista con Elio Lannutti e Giulio Sapelli.
La trasformazione in società per azioni delle maggiori banche popolari italiane (dieci in tutto), decisa dal governo per decreto, ha scatenato numerose reazioni contrarie: la destra che parla di “colpo di mano”, l'opposizione di M5S e Sel che paventa prossime scorrerie in Italia da parte della speculazione internazionale. Ma alla decisione del governo è seguita anche un'inchiesta della magistratura: la procura di Roma indaga per insider trading, per capire chi ci ha guadagnato in Borsa utilizzando le informazioni riservate sull'operazione “Banche Popolari Spa”. «Ci sono troppi banchieri e pochi prestiti in Italia»: per Renzi è questa la ratio del decreto. Un provvedimento che aprirà di fatto i forzieri delle banche popolari ai capitali dei grandi gruppi bancari, non solo italiani. Gli ospiti di Memos di oggi sono: Elio Lannutti, presidente di Adusbef (l'associazione che difende gli utenti del sistema bancario), ex parlamentare dell'Idv; e Giulio Sapelli, storico dell'economia dell'Università Statale di Milano.
Principi fondamentali, articolo 2. Conversazioni sulla Costituzione. Con Valerio Onida.
Seconda puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Ogni lunedì Memos racconta uno dei primi dodici articoli della nostra Carta fondamentale. Tema di oggi, l'articolo 2: dai “diritti inviolabili” ai “doveri inderogabili”. Ospite Valerio Onida, Presidente emerito della Corte Costituzionale, giudice della Consulta dal 1996 al 2005, ha insegnato diritto costituzionale all'Università Statale di Milano (La Costituzione, Il Mulino, 2007). Articolo 2 Cost.: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».
Jobs Act, ad un passo dal via. L'articolo 18 non c'è più. Intervista con Domenico Tambasco.
E' questione di giorni e il Jobs Act sarà legge dello stato e verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Un passaggio storico: si chiude un pezzo rilevante della storia dei diritti di chi lavora in Italia e si chiude con una riduzione delle garanzie per i lavoratori contro i licenziamenti arbitrari. Il “totem ideologico dell'articolo 18” - come l'aveva definito il capo del governo Renzi – di fatto scompare. Memos ha ospitato l'avvocato Domenico Tambasco, un giuslavorista, specializzato nella difesa dei lavoratori, legale dell'Associazione “Tribunale per i diritti degli immigrati”, collaboratore di Micromega. Tambasco descrive, anche attraverso casi specifici, i cambiamenti sostanziali che arriveranno con le nuove norme.
Nazareno, chi? Il patto non esiste, ma in tv si vede. Intervista con Marco Mele.
La Tv in Italia? Sembra essere cambiato poco dall'apice del berlusconismo televisivo, dieci anni fa. Rispetto ad allora gli interessi, non solo televisivi, di Berlusconi continuano a spadroneggiare. Colpa del patto del Nazareno? «Non ce n'è bisogno», racconta a Memos Marco Mele, giornalista del Sole 24 ore che da anni scrive di tv e media. «Il patto del Nazareno c'entra poco. C'entra, invece, il fatto che esiste una cultura di governo – anche in questo governo di centrosinistra – che non va a smuovere gli assetti del sistema televisivo nazionale. Accade di default, senza che ci sia bisogno del patto». L'ultima vicenda è quella che riguarda i canoni per i diritti d'uso delle frequenze televisive su cui il governo è intervenuto, un paio di giorni fa, per confermare uno sconto ad hoc su quel canone a favore di Rai e Mediaset. «L'unica cosa certa – dice Mele – è che oltre al favore a Mediaset si rischia di aggravare la situazione delle tv locali, con un danno al pluralismo». A Memos Marco Mele fa alcune ipotesi attorno alle ragioni delle ultime mosse in casa Fininvest, in particolare la cessione di quasi l'8% delle azioni Mediaset. E infine la riforma della governance della Rai, invocata ancora l'altro ieri da Renzi, ma che ancora non esiste, nemmeno sulla carta.
Grecia, ultima chiamata dall'Europa? Intervista con Andrea Boitani e Gabriele D'Ottavio.
L'ultimatum lanciato dai 18 ministri della finanze dei paesi dell'euro alla Grecia (il diciannovesimo paese euro) è una richiesta di capitolazione: o accettate le vecchie regole dell'austerità (contenute nel famigerato Memorandum della Troika) oppure non ci sarà spazio per nuovi piani. Dall'Eurogruppo, di fatto, è come se fosse partita una richiesta ad Atene di arrendersi di fronte alla Troika. Il governo Tsipras, infatti, se vorrà rispettare la sua principale promessa elettorale di fine dell'austerità, non potrà accettare una proroga del Memorandum. Le posizioni in campo appaiono inconciliabili, ma lo spazio per trattare è ancora aperto. “Raggiungeremo un accordo entro 48 ore”, diceva ancora ieri sera il ministro delle finanze greco Janis Varoufakis con un sfoggio di ottimismo tattico. Della situazione greca, del peso schiacciante esercitato dal governo tedesco nella trattativa, del ruolo defilato assunto invece dai governi di Parigi e Roma, Memos ne ha parlato oggi con Andrea Boitani, economista dell'Università Cattolica di Milano, e con Gabriele D'Ottavio, storico, ricercatore all'istituto italo-germanico della Fondazione Bruno Kessler di Trento.
Principi fondamentali, articolo 1. Conversazioni sulla Costituzione. Con Carlo Smuraglia e Paolo Caretti.
Inizia oggi un ciclo di trasmissioni dedicate alla Costituzione. “Principi fondamentali, conversazioni sulla Costituzione”: è il titolo di questa serie che tutti i lunedì, all'interno di Memos, ripercorrerà i primi 12 articoli della nostra Carta fondamentale. Ne parleremo mettendoli alla prova della loro attualità, confrontandone il significato che avevano voluto darne i costituenti con il significato che hanno assunto oggi. Si comincia con l'articolo 1. Ospiti Carlo Smuraglia, presidente dell'Anpi, partigiano, giurista; e Paolo Caretti, costituzionalista dell'università di Firenze (I diritti fondamentali. Libertà e diritti sociali, Giappichelli, 2011). Articolo 1 Cost.: «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».
Lampedusa, il dovere di aiutare. Perchè l'Europa non vuole permetterselo? Intervista con Cécile Kyenge.
Cécile Kyenge è una deputata europea. E' stata ministra dell'Integrazione nel governo Letta dall'aprile 2013 al febbraio 2014. Era dunque una ministra del governo italiano quando fu decisa l'operazione Mare Nostrum, dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, in cui morirono 366 persone. Un'operazione che era mirata principalmente al soccorso in mare dei migranti e che poi è stata abbandonata e sostituita – dal primo gennaio di quest'anno – con la cosiddetta operazione Triton, limitata al solo pattugliamento di una zona ristretta di mare. Perchè Mare Nostrum è stata abbandonata? Perchè il governo italiano non l'ha fatta diventare un perno della sua politica sull'immigrazione? Perchè, poi, l'Europa non vuole permettersi il dovere del soccorso in mare dei migranti? «Perchè oggi – dice Cécile Kyenge, ospite di Memos - visto che non abbiamo una politica comune europea, prevalgono logiche ideologiche, economiche che portano ciascuno a voler proteggere il proprio territorio, a chiedere una chiusura delle frontiere». Kyenge difende la decisione del governo di cui faceva parte. «L'Italia, dopo la strage del 2013, aveva fatto vedere qual era la strada da percorrere. Mare Nostrum, come operazione italiana, doveva avere una vita breve, perchè doveva servire come passaggio verso un allargamento su scala europea dei suoi principi. Mare Nostrum era una sfida all'Europa: senza il primato della vita anche nelle politiche dell'immigrazione non esiste una soluzione». Perchè poi il governo italiano chiude Mare Nostrum? «Per logiche interne, politiche, visto che a gestire la questione c'era il ministro Alfano – dice Kyenge -. E anche per pressioni esterne, neanche velate, di commissari europei che si occupavano di immigrazione e che accusavano Mare Nostrum di aprire le porte dell'Europa ai migranti».
Un promemoria storico per Charlie Hebdo, ad un mese dagli attentati di Parigi. Intervista con Adriano Prosperi.
E' passato un mese dalla manifestazione di Parigi dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo e nel supermercato ebraico di Porte de Vincennes. Sono state centinaia di migliaia le persone che sono scese in piazza contro la violenza terroristica, per ricordare le 17 vittime e per affermare i valori repubblicani di libertà. Nessun bavaglio alla satira, la libertà di critica non può essere limitata. Memos oggi ha ospitato Adriano Prosperi, storico alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Prosperi – che ha appena pubblicato un articolo sul magazine online Eutopia – ha raccontato le radici storiche di quella che definisce “la pratica dell'irrisione deliberata concentrata sull'immagine di Maometto”. Ripercorre gli anni della propaganda religiosa di matrice cristiana, nel XVI secolo, con lo scontro a colpi di immagini dissacranti tra la chiesa romana e quella riformata. E prima ancora la propaganda della chiesa medievale contro gli ebrei con “l'odio antigiudaico che si diffuse in Spagna fino all'espulsione degli ebrei del 1492”. Contemporaneamente la Costantinopoli islamica del sultano era terra di cultura e di tolleranza religiosa, dove si rifugiavano cristiani ed ebrei perseguitati. Una situazione che cambia radicalmente – secondo il ragionamento di Prosperi – col passare dei secoli, fino all'apparizione sulla scena di quel volto violento dell'islamismo. “Chi cerca i responsabili della versione violenta e terroristica del Jihad – scrive Prosperi - deve guardare non al testo del Corano, ma all'imperialismo francese e inglese del Settecento e dell'Ottocento e a quello americano del Novecento”.
Doppio appello: firme contro il TTIP e 300 economisti per la Grecia. Con Alberto Zoratti e Mario Pianta.
Una raccolta di firme contro i negoziati per il Trattato Transatlantico tra Unione Europea e Stati (TTIP). E' stata lanciata da “stop-ttip.org”: in Italia aderiscono, tra gli altri, Attac, Fairwatch, Movimento Consumatori, Legambiente, Cgil Funzione pubblica. A Memos Alberto Zoratti, presidente di Fairwatch. “Per il rispetto delle decisioni del popolo greco” è, invece, il titolo di un documento scritto da 300 economisti internazionali ed inviato ai governi europei e alle istituzioni internazionali. Ospite di Memos oggi uno dei firmatari: Mario Pianta, economista all'Università di Urbino, animatore del sito sbilanciamoci.info.
Renzi e le modifiche alla Costituzione: a sua immagine e somiglianza? Intervista con Enzo Balboni.
Enzo Balboni è ordinario di istituzioni di diritto pubblico all'Università Cattolica di Milano. E' un costituzionalista e appartiene a quel filone cattolico-democratico della dottrina giuridica italiana. Delle modifiche alla Costituzione proposte dal governo Renzi, e in discussione alla Camera, ha un giudizio critico anche se non vede il rischio di una “deriva autoritaria”. In quel testo, però, ravvisa l'impronta decisiva del progetto politico di Renzi di voler rafforzare i poteri del governo, anche sul Parlamento. «Certamente i poteri del governo nel processo legislativo aumentano – sostiene Baldoni - Tutta la vicenda della riforma costituzionale è sotto un segno “politico”: Renzi chiede il consenso sulle modifiche alla Costituzione nello stesso modo in cui chiede i voti su tutti gli altri provvedimenti del suo governo. Renzi si sente sicuro di vincere la partita e per questo ha annunciato, attraverso il ministro Boschi, che ci sarà comunque il referendum confermativo. Un fatto inedito, una sfida alla maggioranza». Il peso del governo negli equilibri istituzionali potrebbe aumentare ancora di più. Infatti, oltre alle modifiche costituzionali, vanno considerati anche gli effetti fortemente maggioritari che avrà la futura legge elettorale, se sarà approvata nella forma in discussione oggi alla Camera, il cosiddetto Italicum. Quel progetto di legge elettorale dà una maggioranza assoluta ampia alla lista che vince le elezioni e quindi al governo che viene sostenuto da quella maggioranza. Ma su questo punto Balboni non se la sente di parlare di rischio di “svolte autoritarie o – dice il professore – cose di questo tipo”.
In Italia la questione criminale è una questione nazionale? Intervista con Anna Canepa e Marcello Ravveduto.
"La corruzione ha raggiunto livelli inaccettabili. La lotta alla mafia e alla corruzione sono priorità assolute." Sono le parole del presidente della Repubblica Mattarella nel suo discorso di insediamento davanti alla Camere. Provate ad affiancarle a queste altre parole, pronunciate dal presidente della Corte d'Appello di Milano Giovanni Canzio all'inaugurazione dell'anno giudiziario, una decina di giorni fa. «A seguito della pratica neutralizzazione del diritto penale delle societa` e dei mercati finanziari ad opera soprattutto della controriforma del 2002, manca tuttora un adeguato controllo di legalita` della governance dell’economia e della finanza». Canzio ci ricorda che da oltre dieci anni manca un “adeguato controllo di legalità” (altro che priorità!) su economia e finanza, cioè sui principali strumenti che le mafie utilizzano per espandere il loro potere criminale. Eppure coesistono queste parole, le prime con le seconde. Memos ne ha parlato oggi con Anna Canepa, sostituta procuratrice nazionale antimafia, segretaria generale di Magistratura Democratica.e con Marcello Ravveduto, storico dell'Università di Salerno.
La montagna del debito greco può partorire un'Europa diversa da quella dell'austerità? Intervista con Luca Fantacci.
Il nuovo governo di Atene sta chiedendo ai leader europei di considerare il caso greco non un caso nazionale, ma di tutto il continente. Il viaggio nelle capitali d'Europa di Tsipras e del suo ministro Varoufakis ha un obiettivo: aprire un negoziato a livello europeo sul debito di Atene, un debito da considerare politicamente come un obbligo, una responsabilità di tutta l'Europa visto il fallimento delle politiche di austerità. Operazione molto difficile. Ma le prime reazioni non sembrano negative. Da Roma a Parigi, da Londra a Francoforte, nessuno ha sbattuto la porta in faccia a Tsipras. Se alla disponibilità di ascolto seguirà anche un cambio nelle politiche, molto dipenderà dalle posizioni del governo tedesco. Ma per ora il viaggio di Tsipras non prevede una tappa a Berlino. A Memos ne abbiamo parlato oggi con Luca Fantacci, economista, storico dell'economia all'Università Bocconi. «L'egemonia tedesca in Europa si è sfaldata – sostiene Fantacci -. Gran parte dei paesi europei, non solo la Grecia, non crede più che la politica attuata finora sia stata benefica. Quindi Berlino ha già perso la sua capacità di persuasione. Il governo tedesco può continuare a mantenere una propria leadership in Europa se sarà capace di rimodulare le sue proprietà in modo tale da essere veramente credibili come priorità condivisibili a livello europeo tra paesi debitori e paesi creditori».
Mattarella, l'inclusivo. In bianco e nero. Intervista con Stefano Ceccanti e Andrea Pertici.
Il giuramento e l'insediamento al Quirinale del nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Con un discorso di 31 minuti, pronunciato alla Camera davanti al parlamento riunito in seduta comune, il nuovo presidente ha iniziato oggi il suo settennato. Mattarella, l'inclusivo. Potremmo definirlo così, sentito il suo discorso di oggi. Un presidente che ha l'obiettivo di tenere dentro tutti nel patto repubblicano: “un'unità nazionale che serve a ridare speranza al paese” per superare le “ferite sociali” provocate dalla crisi. Mattarella non remerà contro le modifiche costituzionali (le riforme di Renzi) in discussione in Parlamento: “desidero esprimere l'auspicio che questo percorso sia portato a compimento”. Il nuovo presidente della Repubblica si è definito “arbitro imparziale” e, come garante della Costituzione, ha spiegato cosa significa applicarla. “Significa – ha detto Mattarella – garantire il diritto allo studio, al lavoro, ripudiare la guerra e promuovere la pace, garantire il diritto al pluralismo dell'informazione, ricordare la Resistenza al nazifascismo, garantire le sfere sociali, economiche, personali ed affettive dei diritti civili, lottare per la legalità e contro la corruzione e le mafie”. Nel lessico presidenziale di Mattarella non compare mai la parola laicità, in 31 minuti di intervento. Nel suo discorso cita il Papa, una sola volta, ed è il Bergoglio che lancia accuse contro i corrotti. Alla fine del suo discorso Mattarella è stata salutato da tre minuti di applausi durante i quali è rimasto immobile, anche nell'espressione del volto, con le braccia allungate lungo il corpo e le dita puntate sul banco davanti a lui. Un'immagine in bianco e nero del nuovo presidente. Gli ospiti di Memos oggi sono due costituzionalisti: Stefano Ceccanti, della Sapienza di Roma, e Andrea Pertici, dell'Università di Siena.
Mattarella al Quirinale. L'arbitro senza fischietto? Intervista con Nicola Fratoianni e Davide Zoggia.
Sergio Mattarella è il dodicesimo Presidente della Repubblica. Domani si insedierà al Quirinale. Mattarella l'ha voluto Renzi, l'ha accettato la minoranza del Pd, l'ha votato anche Sel. A destra l'hanno subìto Alfano e Casini, mentre Berlusconi ne è rimasto travolto. L'arbitro, l'ex democristiano-popolare-ulivista-pd, rischia però di non avere il fischietto, almeno in questa prima fase del suo mandato. Mattarella ha ricevuto un'investitura diretta dal capo del governo Renzi, quasi personale. Troppo, per un presidente che sarà presto chiamato a dire la sua senza condizionamenti sui progetti di riforme costituzionali presentati dal governo Renzi e in discussione in Parlamento. Memos ne ha parlato oggi con Nicola Fratoianni, coordinatore e deputato di Sel, e con Davide Zoggia, deputato Pd, ex responsabile organizzativo del partito democratico durante la segreteria di Guglielmo Epifani.
Memos, speciale Quirinale
La puntata di oggi di Memos è una puntata speciale sull'elezione del Presidente della Repubblica. Oggi è il giorno delle prime votazioni per il Quirinale. In questa puntata: le ultime da Roma nel racconto degli inviati di Radio Popolare e un commento del costituzionalista, ex parlamentare del pd, Roberto Zaccaria.
La svolta Tsipras alla prova dell'ossessione europea sul debito. Intervista con Marcello Messori.
Il governo greco guidato da Alexis Tsipras è da oggi nel pieno delle sue funzioni. «La rinegoziazione del debito greco con gli alleati è una nostra priorità. Siamo – ha detto Tsipras - per una soluzione percorribile, equa e a vantaggio di tutti». Una nuova gestione del debito, l'uscita dall'ossesione dell'austerità di questi anni, è la svolta politica che il nuovo governo greco chiede all'Europa. Ospite di Memos oggi è Marcello Messori, economista, con un’esperienza teorica e operativa nel campo dell’economia monetaria. Ha lavorato, una decina d'anni fa, alla Fondazione Di Vittorio. Da nove mesi è presidente delle Ferrovie dello Stato. Messori fa parte di un gruppo di lavoro che si è appena insediato a Palazzo Chigi, e presieduto dal sottosegretario Sandro Gozi, che si chiama “Gruppo di riflessione strategica sulle politiche e gli affari europei”. Il suo è un punto di vista destinato ad avere un'influenza sulle scelte del governo italiano. «Credo che la situazione greca – sostiene Messori - sia la cartina di tornasole dell'Europa. E' evidente che l'economia greca non sarà in grado di restituire a condizioni date il proprio debito pubblico, perchè questo richiederebbe per circa una generazione il mantenimento di avanzi di bilancio consistenti. Non dobbiamo neanche drammatizzare la possibilità di una ristrutturazione del debito pubblico greco. Si tratterebbe della quarta volta. Ci sono già stati allungamenti delle scadenze e riduzione dei tassi sul debito pubblico greco negli ultimi. A mio avviso la ristrutturazione è necessaria».
27 gennaio, Giorno della Memoria. Le vittime, i carnefici. Intervista con Michele Battini e Simon Levis Sullman.
Settant'anni fa, il 27 gennaio, le truppe sovietiche entrano nel campo di sterminio di Auschwitz: è la fine della Shoah, lo sterminio nazista degli ebrei. Memos oggi ha ospitato Michele Battini, storico all'Università di Pisa, ex presidente tra il 2009 e il 2012 del Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici nell’Università di Pisa. Battini ha fatto parte del Comitato Scientifico dell’Istituto Nazionale per la Storia della Resistenza “Ferruccio Parri” di Milano. «Parlare di memoria condivisa della Shoah in Italia – dice - mi sembra un concetto problematico. Esistono invece tante memorie, stratificate, che si riferiscono ad aree sociali, geografiche, generazionali». L'altro ospite di Memos è Simon Levis Sullman, storico all'Università Ca' Foscari di Venezia. E' il tema delle responsabilità nella Shoah quello che Levis Sullman racconta, in particolare la responsabilità degli italiani. “I carnefici italiani. Scene dal genocidio degli ebrei” (Feltrinelli, 2015) è il titolo di un suo ultimo libro in cui smonta il falso mito degli “italiani, brava gente”.
Chi saprà ascoltare in Europa il nuovo governo Tsipras? Intervista con Piero Bevilacqua e Gian Enrico Rusconi.
Quali conseguenze avrà la storica vittoria di Syriza in Grecia? La svolta ad Atene - con il primo governo europeo contrario alle politiche di austerità e allo stesso tempo favorevole all'euro - come verrà accolta a Bruxelles e Berlino? Le forze politiche e i governi guidati da leader dell'area del cosiddetto socialismo europeo (vedi Hollande e Renzi) saranno politicamente sensibili al caso greco, alla sinistra di Syriza al governo? Sono alcuni degli interrogativi che Memos ha girato ai suoi ospiti di oggi: Piero Bevilacqua, ordinario di storia contemporanea all'università La Sapienza di Roma. Ha osservato gli eventi di questi ultimi anni della Grande Recessione, anche in Europa, come una manifestazione di una crisi strutturale del capitalismo (“Il grande saccheggio”, 2011, è il titolo di un suo recente libro edito da Il Mulino). L'altro ospite è Gian Enrico Rusconi, professore emerito di scienza della politica all'università di Torino. Studioso della società tedesca e della storia della Germania, in particolare del Novecento. Ha insegnato anche alla Freie Universitaet di Berlino (“Cosa resta dell'Occidente”, 2012, Laterza).
Aspettando Atene - 4. L'Italia, la sinistra e l'euro. Intervista con Gianfranco Pasquino e Roberto Pizzuti.
Gli ospiti di oggi, a conclusione di questo ciclo di quattro trasmissioni dedicate all'euro e la sinistra, sono il politologo Gianfranco Pasquino e l'economista Roberto Pizzuti. «Il progetto dell'unione europea è una cosa buona, nata male ed eseguita anche peggio», dice Pizzuti. «Serve a tutti l'Europa, anche alla Germania. Nessuno ha un'alternativa migliore, sia dal punto di vista economico che politico». Lapidario, Pasquino: «L'euro è stata una conquista non sufficientemente accompagnata da tutte quelle altre riforme che erano necessarie ». ..(Sul tema vi segnalo un articolo di Roberto Pizzuti su Sbilanciamoci.info http://tinyurl.com/ pizzuti-grecia).
Aspettando Atene - 3. L'Italia, la sinistra e l'euro. Intervista con Patrizio Bianchi.
«Restiamo nell'euro, ma giochiamo una partita per capire dove l'euro, ma soprattutto l'Europa, non ha funzionato». Patrizio Bianchi, economista di scuola prodiana, ex rettore dell'università di Ferrara, si presenta così di fronte al dilemma dei pro e contro la moneta unica, un dilemma che attraversa anche la sinistra. «Credo che una sinistra, non so se riformista o altro, un movimento che ha la giustizia sociale come cardine del proprio pensiero debba ripartire dal volere un'Europa in cui la giustizia sociale sia al centro. E poi – prosegue il professor Bianchi - ci vuole un'Europa con un sistema di governo in cui tutti contiamo allo stesso modo: non ci può essere un “furbino” che mi viene a bacchettare sulle mani perchè ha studiato una parola in più». Secondo Patrizio Bianchi dalle elezioni greche può arrivare un messaggio forte per tutta l'Europa: «Mi auguro che la Grecia, calpestata dalla politica europea di questi anni, sia talmente forte da dire che dobbiamo riprendere a ragionare sul significato di Europa, di vita comune, ma anche sul significato della politica. E' la politica che c'è in gioco. Se crediamo che l'Europa non sia solo l'euro, allora bisogna costruirla su basi politicamente solide».
Aspettando Atene - 2. L'Italia, la sinistra e l'euro. Intervista con Salvatore Biasco e Emiliano Brancaccio.
Gli ospiti di questa seconda puntata di Memos, dedicata alla sinistra e l'euro a pochi giorni dalle elezioni in Grecia, sono due economisti: Salvatore Biasco, dell'università La Sapienza di Roma, e Emiliano Brancaccio, dell'università del Sannio di Benevento. «L'euro ormai c'è, non ne possiamo uscire – dice Biasco - . L'uscita dalla moneta unica sarebbe catastrofica dal punto di vista analitico, indipendentemente dalle opzioni politiche che ciascuno può mettervi dentro. Occorre operare in modo che l'Unione europea esca dall'ossessione della politica dell'offerta di questi anni e apra spazi ad una politica della domanda». Diverso il quadro di riferimento di Brancaccio. «Proseguendo con le attuali politiche di austerità e precarizzazione del mercato del lavoro – dice l'economista - l'assetto dell'Eurozona risulta insostenibile. Se si va avanti di questo passo l'Eurozona è destinata all'implosione».
Aspettando Atene - 1. L'Italia, la sinistra e l'euro. Intervista con Sergio Cesaratto.
Le elezioni in Grecia di domenica prossima saranno un referendum sulle politiche di austerità di questi ultimi anni in Europa. I sondaggi – a pochi giorni dal voto - danno ancora in vantaggio il partito di sinistra Syriza, di Alexis Tsipras, che di quelle politiche è da sempre un oppositore convinto. “Siamo come una cavia”, ha detto nei giorni scorsi Dimitris Liakos, uno dei consiglieri economici di Tsipras. Al di là dell'espressione poco felice, l'esperimento politico che potrebbe iniziare in Grecia è quello di un'alternativa di sinistra alle politiche di austerità, un'alternativa in in chiave “europeista”. Per quanto raccontato finora, Tsipras non vuole l'uscita della Grecia dall'euro. Syriza, il suo partito, è lontano dalla retorica anti-europea che, invece, viene brandita dalla destra: in Francia e Gran Bretagna da Le Pen e Farage, in Germania e in Italia da Pegida e Salvini. In Italia, contemporaneamente alla lunga campagna elettorale greca, si è aperto a sinistra un dibattito sull'euro che coinvolge politici ed economisti: bisogna uscire o restare nella moneta unica? Come restarci contrastando l'austerità? Oppure, quali passi vanno compiuti per liberarsi dei vincoli della moneta sovranazionale? Memos dedicherà le puntate di questa settimana alla discussione in corso. L'ospite di oggi è Sergio Cesaratto, economista dell'università di Siena. «Le mie simpatie – dice - vanno con le posizioni più radicali, con chi dice “meglio fuori dall'euro”. Io non credo, come pensano quelli della lista Tsipras, che quest'Europa cambierà mai». Partendo da questo assunto Cesaratto spiega l'insostenibilità non solo dell'euro, ma di qualunque progetto di unione monetaria. «Un'unione monetaria – sostiene l'economista – per di più tra paesi disomogenei, impedisce la svalutazione della moneta e blocca di fatto il conflitto sociale e distributivo tra salari e profitti. In questo modo causa un vulnus alla democrazia».
«W la République 3». Intervista con Luciano Canfora e Massimo Cacciari.
Luciano Canfora è uno storico, un filologo. Insegna all'Università di Bari. E' stato uno degli ospiti di oggi a Memos, che torna sui fatti di Parigi della settimana scorsa. «Il concetto di scontro di civiltà – dice - lo trovo primitivo, rozzo, non ha alcun valore scientifico». Per Canfora sono altre e più profonde le radici di quanto accaduto a Parigi la settimana scorsa. «La sconfitta dell'ipotesi socialista nel mondo arabo, dovuta a vari fattori compresa la scelta delle grandi potenze occidentali di contrastare comunque il socialismo in tutte le sue forme, ha avuto come effetto inevitabile che grandi masse, per esempio del mondo islamico, riconoscessero la religione come àncora alternativa al modello occidentale. E' un gigantesco passo indietro rispetto al livello del XX secolo. Inoltre è strettamente connesso al fatto che, sconfitto il socialismo, per larghe masse l'alternativa è il fanatismo religioso. L'Occidente non può limitarsi a piangere, ma deve chiedersi quali sono le proprie responsabilità nel causare questa deriva. E' ammirevole che milioni e milioni di francesi si siano radunati, ma sarebbe bello evitare di dover fare funerali e molto meglio sarebbe prevenire le derive politiche». Massimo Cacciari, filosofo, è l'altro ospite della puntata di oggi e punta in particolare sull'Europa. «Le retoriche, come quelle di questi giorni sui valori, coprono sempre dei vuoti politici. In Europa si è affermata negli anni un'unica religione: quella tecnico-scientifica, quando va bene; quando invece va male quella della pecunia. Hai voglia di affermare valori, idee: da noi diventano pura retorica». Lo scontro è dunque politico, sulle scelte che si sanno o non si sanno compiere. Le civiltà non c'entrano.
Napolitano, l'abdicazione del presidente. Intervista con Claudio Sardo.
Annunciate da tempo, oggi sono arrivate le dimissioni di Napolitano. Il presidente della Repubblica lascia. “Ho il dovere di non sottovalutare i segni dell'affaticamento”, aveva detto nell'ultimo discorso di fine anno. Ospite di Memos oggi Claudio Sardo, giornalista politico, ex direttore dell'Unità. Con lui abbiamo ripercorso alcune tappe della lunga presidenza Napolitano.
“W la République 2”. Intervista con Michela Marzano, filosofa e deputata del Pd.
Memos è dedicata anche oggi ai “fatti di Parigi” - un'espressione generica, ma che serve a tenere insieme la catena di eventi della settimana scorsa: la strage nella redazione di Charlie Hebdo, l'assalto al supermercato Cacher e la manifestazione dell'altro ieri a Parigi. Ospite di Memos è Michela Marzano. E' deputata del Pd, insegna filosofia morale alla Sorbona di Parigi. «Oggi sono in discussione – dice Marzano - i valori repubblicani di libertà, uguaglianza e fratellanza. Gli attentati sono in qualche modo il frutto della decostruzione di questi valori. Gli attentatori erano cittadini francesi, nati con quei valori che, forse, noi stessi anche come insegnanti siamo stati poco capaci di trasmettere. E' difficile parlare di fraternità, solidarietà, in un mondo che lascia per strada molte persone. E' difficile difendere, spiegare il significato della libertà quando le persone non hanno la libertà di portare avanti la propria esistenza». Marzano parla anche della crisi della laicità, del ruolo e delle responsabilità della sinistra. «Credo che (in alcuni casi, ndr) sia venuta meno la capacità, e forse anche la voglia, da parte della sinistra di costruire il famoso progetto per la difesa di questi valori. E' una sconfitta, come l'aveva sottolineato già Norberto Bobbio. In “Destra e Sinistra” Bobbio scrisse che la battaglia per l'uguaglianza non era stata vinta e che si doveva ancora ragionare in termini di uguaglianza-disuguaglianza. Bobbio aveva ragione: la battaglia contro la disuguaglianza non era stata vinta negli anni '90 e ancora meno è stata vinta oggi. Non si può rinunciare a questa coppia di concetti e credo che occorra ancora approfondire la questione dell'accesso egualitario alla democrazia (e cioè all'istruzione, alla salute, al lavoro). E per questa ragione si sente ancora la mancanza di sinistra».
«W la République». Intervista con lo storico Giovanni De Luna e l'economista Massimo D'Antoni.
Centinaia di migliaia di francesi in piazza a Parigi in una domenica di difesa delle libertà repubblicane, dopo le stragi di Charlie Hebdo e del supermercato Cacher. In testa al corteo, i leader d'Europa a braccetto insieme a Abu Mazen e Netanyahu. «Un evento che ci fa riflettere sull'identità profonda dell'Europa», ha raccontato a Memos lo storico Giovanni De Luna. «Mi ha colpito l'imponenza della manifestazione e la presenza dei 40 capi di stato. Ieri in piazza non c'era l'Europa dell'euro, della Bce, tutta appiattita su un pragmatismo economicistico e che non riesce a parlare alle emozioni della gente». Cosa teneva insieme i 40 capi di governo? «Credo una profonda sensazione di inadeguatezza», dice il professor De Luna. «Tutti loro esprimono un senso di inadeguatezza rispetto alle sfide che il post '900 ci sta ponendo. La dimensione identitaria o religiosa che assumono i conflitti in questo post '900 è un qualcosa che sfugge ai giochi tradizionali tra le grandi potenze. Certo – conclude De Luna - esisterà sempre il problema delle risorse, delle materie prime, del petrolio così come sarà difficile da smaltire completamente il problema dell'imperialismo e del colonialismo, ma non saranno più questi i problemi centrali. Ne esistono degli altri rispetto ai quali siamo smarriti, lo siamo noi come opinione pubblica e lo sono soprattutto i nostri governi». Ospite di Memos oggi anche Massimo D'Antoni, economista dell'Università di Siena. «Non vedo una contrapposizione tra un paradigma economicistico e i valori, come sosteneva De Luna. Semmai – dice D'Antoni - bisognerebbe chiedersi di quale economia e di quali valori è espressione oggi l'Europa. Dovremmo chiederci se le scelte economiche che sono state compiute non siano scelte che vanno in contrasto con alcuni valori fondanti dell'Europa. Nella piazza parigina di ieri c'è stata una forte affermazione del valore della libertà, però non dobbiamo dimenticare il valore dell'uguaglianza e della fratellanza».
“Je suis Charlie”. Violenza e libertà, dogma e laicità. Intervista con il filosofo Salvatore Natoli.
Ventiquattro ore fa la strage di Parigi, l'assalto alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo con le sue 12 vittime (il gotha della satira francese, giornalisti, ospiti, agenti di polizia). Nessuna rivendicazione scritta, finora. L'unica firma della strage sta, per ora, nelle grida dei terroristi armati inneggianti alla vendetta compiuta in nome del profeta Maometto. Memos oggi ha ospitato il filosofo Salvatore Natoli e a lui ha proposto alcuni temi di riflessione sull'attentato di ieri: la violenza che uccide le parole, simbolo di libertà; le parole che possono essere anche carnefici quando istigano all'odio; i dogmi imposti come verità contro la laicità della cultura e delle istituzioni; la religione brandita come un'arma e, infine, la richiesta di abiura “religiosa” fatta ai musulmani al posto di una condanna “civile” e “repubblicana”.
La sinistra e il vento della storia. Intervista a Franco Cassano
L'intervista che ascolterete doveva essere trasmessa alle 13 del 7 gennaio ed è stata registrata intorno alle 10 dello stesso giorno...Ma quella mattina del 7.1 intorno alle 12 le notizie da Parigi sulla strage nella sede del settimanale satirico “Charlie Hebdo” hanno sconvolto il nostro palinsesto. Per lasciare spazio ad una doverosa diretta sulle notizie dalla capitale francese l'intervista a Cassano non è mai andata in onda sulle frequenze di Rp. Ve la propongo ora nel formato di un podcast. Qui di seguito il testo di presentazione. ..Franco Cassano è un sociologo all'Università di Bari. Conosciuto per il suo “pensiero meridiano”, un'espressione con la quale quasi vent'anni fa sintetizzò – in un libro – il suo tentativo di reinterpretare la questione meridionale su scala globale, Cassano oggi è anche deputato del Pd. A Memos dice la sua sulle ultime vicende della politica. La norma salva-Berlusconi: «è stata una manna – dice Cassano - per chi vuole creare problemi per l'elezione del prossimo presidente della repubblica. Renzi voleva un partito unito per il Quirinale, ora questa vicenda lo sta ridividendo». Cassano ha pubblicato di recente un libro (“Il Vento della Storia. La Sinistra nell'Era del Cambiamento”, Laterza) che lancia un appello alla sinistra, con un approccio riformista: «la sinistra guardi il mondo – dice a Memos – e osservi come sta cambiando. Le disuguaglianze si sono accresciute a seguito di quest'ultima fase neoliberista del capitalismo, ma il capitale è anche andato ad investire nei paesi arretrati: grandi soggetti come Cina, India e parte dell'America Latina si sono messi in movimento. Bisogna fare attenzione – aggiunge Cassano – a non mantenere una distanza abissale da questi processi. Non basta dire dei “no”, occorrono anche dei “si” se si vogliono affrontare i problemi, come ad esempio quello della disuguaglianza».
Gramsci e la questione meridionale, rovesciata. Intervista a Nando Dalla Chiesa.
Il Nord colonizzatore del Sud, l'industria settentrionale che impone i suoi diktat al meridione agricolo. E' la vecchia “questione meridionale” rappresentata e descritta in decenni di storiografia italiana. Ma i fatti di questi ultimi anni raccontano una storia rovesciata: «il peggio del Sud che va alla conquista del Nord con il consenso delle classi dirigenti del Nord». Sono le parole con cui Nando Dalla Chiesa sintetizza la nuova questione meridionale. “Il peggio del Sud” sono i poteri criminali della 'ndrangheta che si sono insediati in modo stabile in diverse aree del Nord. Nando Dalla Chiesa insegna Sociologia della criminalità organizzata all'Università di Milano. Ha appena pubblicato un libro: “Antonio Gramsci. La questione meridionale” (Melampo Editore). E' un libro che raccoglie gli scritti di Gramsci sulla questione meridionale insieme ad altri testi – sempre di Gramsci – sul Risorgimento italiano e sul ruolo degli intellettuali. E' un tentativo di rispondere a molte domande di oggi (il rapporto tra legalità e illegalità, tra stato di diritto e poteri criminali) andando a cercare delle risposte in alcune pagine di Gramsci. A Memos Dalla Chiesa racconta anche la novità del suo approccio ai testi gramsciani: l'aiuto maggiore alla comprensione delle radici del fenomeno criminale di oggi arriva più dai testi sul Risorgimento e sugli intellettuali che non da quelli propriamente conosciuti come gli scritti su “la questione meridionale”. «Sono convinto – dice Dalla Chiesa a Memos – che nella produzione di Gramsci sulla storia della cultura italiana, degli intellettuali, ci sia molto materiale importante per capire cosa sta accadendo oggi. Ci sono fenomeni che possono essere interpretati soltanto con uno sguardo profondo sulla storia del paese. Serve ad avere una maggiore coscienza delle cose che bisogna fare. Continuiamo a dire che non basta la risposta giudiziaria e repressiva, ma se non andiamo a fondo nelle cose allora anche la risposta culturale rischia di rimanere inadeguata».
Europa, democrazia e lo “spettro” Tsipras. Intervista con Miguel Gotor e Luca Fantacci.
Lo spettro Tsipras inquieta i mercati finanziari. Due giorni fa l'ipotesi di elezioni anticipate in Grecia si è fatta più probabile, e con essa quella di una vittoria della sinistra di Alexis Tsipras. Tanto è bastato per far cadere tutte le borse europee. Non un crollo epocale, ma un tonfo comunque rumoroso, un segnale importante. Dunque, i mercati non vogliono Tsipras al governo ad Atene. E' un po' come prendere in ostaggio la democrazia? «E' il compimento di un processo di lungo periodo – risponde a Memos Miguel Gotor, senatore del Pd e storico - Un lungo periodo di predominio e di presa del potere dei grandi capitali finanziari che aspirano – e a volte ci riescono – a controllare, influenzare il gioco politico». Il senatore del Pd parla anche delle responsabilità storiche che a sinistra, nel campo riformista, ci sono state nella cessione ai mercati finanziari di un pezzo della sovranità politica. Quanto a Tsipras, Gotor dice di sperare che la sinistra riformista in Europa sappia cogliere lo spazio politico contro l'austerità che dovesse aprirsi con l'eventuale vittoria di Syriza in Grecia. Ospite a Memos oggi anche Luca Fantacci, economista all'Università Bocconi. Perchè i mercati finanziari temono di più Tsipras al governo ad Atene che non la mafia a Roma, viste le reazioni di questi giorni? «I mercati finanziari sono miopi – dice Fantacci -. La mafia fa PIL nel breve periodo e danni nel lungo; le politiche di Tsipras, invece, farebbero male (soprattutto agli investitori) nel breve, ma farebbero bene (anche agli investitori) nel lungo periodo». L'economista spiega cosa significa la ristrutturazione del debito greco proposta da Tsipras, quali interessi colpirebbe. Luca Fantacci è autore di un libro, tra gli altri, scritto insieme a Massimo Amato: “Come salvare il mercato dal capitalismo. Idee per un'altra finanza” (Donzelli). Il blog di Luca Fantacci e Massimo Amato: http://bit.ly/ 1upiB4b
La mia, una storia complessa. Intervista a Umberto Veronesi.
Umberto Veronesi, oncologo, ha appena compiuto 89 anni. Da un paio di mesi ha lasciato la direzione scientifica della sua creatura, l'Istituto Europeo di Oncologia di Milano. Una struttura che ha fondato nel 1994 dopo aver lavorato per un quarto di secolo all'Istituto dei Tumori, sempre di Milano dove – in modo solitario – sperimentò la sua terapia contro il tumore al seno. E' lì, in quell'ospedale, che inizia la sua storia di oncologo. «La mia – dice Veronesi a Memos – è una storia complessa. Prima di essere chirurgo ero un anatomopatologo, facevo autopsie ed esami al microscopio. La mia passione per il mondo femminile nasce da giovanissimo quando ho perso mio padre e sono cresciuto con mia madre». Veronesi racconta l'inizio contrastato della sua sperimentazione per la cura del tumore al seno. «La presentai ad un congresso dell'OMS a Ginevra. Ricevetti fischi, ingiurie, fui trattato proprio male. Allora, oltre quarant'anni fa, la mastectomia era un dogma assoluto». Il professore ricorda come a quei tempi l'intervento chirurgico parziale che lui proponeva fosse considerato un'eresia. A Memos Veronesi ripercorre le tappe della sua autobiografia (“Il mestiere di uomo”, Einaudi) attraverso i suoi principi (pensiero scientifico autonomo e trasgressivo, etica laica, autodeterminazione) e i diritti che vorrebbe si affermassero nelle società contemporanee (il diritto di non soffrire, alla cura, il diritto all'amore universale, alla genitorialità - omo ed etero -, il diritto di scegliere il momento conclusivo della propria vita).
La scuola, la lingua, la politica. Intervista a Tullio De Mauro.
Tullio De Mauro è il decano dei linguisti italiani. E' professore emerito di Linguistica generale all‘Università “La Sapienza” di Roma. Alle spalle ha una sterminata produzione scientifica, tradotta in molte lingue, e moltissimi riconoscimenti accademici. Il professor De Mauro ha una storia anche di impegno civile e politico: è stato assessore alla cultura nella regione Lazio a metà degli anni '70, ministro della pubblica istruzione nell'ultimo governo Amato, tra il 2000 e il 2001. La conversazione con Memos parte proprio dalla scuola, in una prospettiva storica per arrivare poi all'oggi. «Rispetto a 50 anni fa la scuola è migliorata. Elementari e medie – oggetto di ripensamenti anche radicali negli anni '70 e '80 – sono tra le migliori al mondo. Le superiori, invece, sono rimaste ferme all'idea gentiliana di un secolo fa, quando l'obiettivo era quello di formare un piccolo gruppo di quadri intermedi e dirigenti». Renzi oggi promette “la buona scuola”, basterà professore? «Non basta parlare genericamente di scuola. Mi piacerebbe, invece, che Renzi individuasse i punti precisi su cui intervenire, e di cui però non c'è traccia nei documenti del governo: da un lato la scuola superiore, dall'altro i livelli pessimi di competenze della popolazione adulta, sia nella comprensione dei testi scritti che nella capacità di utilizzazione di strumenti scientifici». De Mauro parla di Renzi e della sua lingua («ha abbandonato recentemente i toscanismi degli inizi») e critica gli annunci di cambiamenti radicali: «in un paese invecchiato e con antiche tradizioni prospettare cambiamenti da un giorno all'altro significa raccontare una favola». A Memos il professor De Mauro racconta del suo essere uomo di sinistra: «è una parola che per me ha ancora un senso. Chiedere parità di accesso all'istruzione, redistribuzione della ricchezza, sono cose di sinistra». Infine De Mauro ci parla dell'Europa delle cento lingue (il suo ultimo libro:“In Europa sono già 103”, Laterza), dell'austerità di Merkel e di quella di Berlinguer.
Legalità violate e politica: anche il caso Roma docet. Intervista a Piergiorgio Morosini.
Piergiorgio Morosini è un magistrato. E' consigliere al Csm. E’ stato giudice delle indagini preliminari al Tribunale di Palermo, ha scritto l'ordinanza con cui l'anno scorso sono stati rinviati a giudizio gli imputati del processo sulla trattativa stato-mafia. Morosini è stato anche segretario di Magistratura democratica. Ospite di Memos ha raccontato la sua idea sulla legalità violata: le mafie prosperano grazie alle relazioni strette con la politica, ma la politica resta la soluzione principale del “problema” mafioso, dipende dalla politica la possibilità di ripristinare in Italia un senso di legalità diffuso. Cosa ne pensa dell'inchiesta di Roma su “Mafia Capitale”? Morosini è colpito dalle rivelazioni di questi giorni. «E' un'indagine paradigmatica rispetto ai sistemi di criminalità organizzata presenti oggi in Italia. E' antistorico – dice il magistrato - pensare oggi ad organizzazioni mafiose presenti solo in alcune regioni del sud. Le mafie sono presenti in ogni angolo del nostro paese». L'inchiesta dei magistrati della Procura di Roma rivela, secondo Morosini, un carattere particolare di questa mafia della capitale: «E' una nuova forma di associazione mafiosa: la componente del controllo capillare del territorio – che era stata decisiva nella formulazione originaria dell'articolo 416-bis all'inizio degli anni ottanta – è un requisito che va evaporando, mentre si rafforza il requisito dei rapporti sistematici con la pubblica amministrazione e con il circuito economico-finanziario della capitale. In altre parole – conclude Morosini – emerge che a contare è soprattutto il capitale sociale», più che il controllo del territorio.
L'Italia, un paese in bilico. Intervista allo storico Alberto De Bernardi.
Un paese in bilico, incerto su come muoversi e verso dove andare. Un paese e una politica in bilico tra le difficoltà di uscire da un secolo passato, quello del mondo industriale, fordista, e di entrare in un secolo nuovo. E' la tesi dello storico dell'Università di Bologna, Alberto De Bernardi, autore di “Un paese in bilico” (Laterza), ospite di Memos. Con De Bernardi ci siamo soffermati soprattutto su un aspetto dei dilemmi della politica di oggi, sollecitati dall'attualità di questi giorni. La destra in Italia, dopo Berlusconi, può essere la destra di Matteo Salvini, segretario della Lega Nord? «Oggi ci troviamo in una situazione abbastanza paradossale: c'è una destra, all'opposizione, che non vuole andare alle elezioni subito perchè sa di non esistere più, oggettivamente». De Bernardi pensa che oggi sarebbe difficile vedere in Europa un partito composto da un'estrema destra alla Salvini con dentro pezzi di quella destra che stava con Berlusconi nel Partito popolare europeo. «Un'alleanza di questo tipo – dice De Bernardi - è più un desiderio che un fatto. Per costruirla ci vuole tempo, leadership, che a mio parere non può essere quella di Salvini». Alberto De Bernardi è autore, tra gli altri, di “Discorso sull'antifascismo” (Mondadori, 2007) e “Storia dell'Italia Unita” (Garzanti, 2010).
Petrolio, prezzi di bassa stagione. Perchè sono crollati in questi ultimi mesi?
Un crollo di quasi il 40% in tre mesi: il prezzo del petrolio è sceso sotto i 70 dollari a barile. E' una delle cadute più precipitose degli ultimi anni. Perchè? Ugo Bardi, chimico fisico all'università di Firenze, racconta a Memos che il mercato e i prezzi del greggio si comportano un po' come il livello del mare prima di uno tsunami: «Si ritira, cioè i prezzi si abbassano, prima della tempesta». Quale sarebbe la tempesta in arrivo? «Il sistema – dice Bardi – non è in grado di sussistere a questi prezzi per un motivo molto semplice: una grande quantità di petrolio che si estrae oggi ha un costo elevato, di oltre 100 dollari al barile. E in un mercato con prezzi di circa 70 dollari nessuno può permettersi di vendere a lungo, rimettendoci». Cosa succede allora? «Che il prezzo non può stare per troppo tempo sui 70 dollari senza mandare in bancarotta una frazione consistente dei produttori di greggio». Ugo Bardi cura un blog (http://ugobardi.blogspot.it) che raccoglie analisi e studi sullo sfruttamento delle risorse e i cambiamenti climatici. Ospite a Memos oggi anche Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24 Ore. «La causa del calo dei prezzi del greggio è un eccesso di offerta rispetto alla domanda – dice Negri –, un eccesso dovuto anche alla forte presenza sui mercati, superiore alle aspettative, di shale gas e shale oil. Ma la caduta dei prezzi è frutto anche e soprattutto di una scelta politica: l'Opec, e cioè l'Arabia Saudita, insieme agli Stati Uniti hanno deciso da tempo di inondare i mercati di petrolio. In questo modo tengono nel mirino l'economia russa e quella iraniana, legate all'export di greggio. E, com'è noto, Russia e Iran sono due nemici di Washington, ma anche di Riyad».
La scuola tradita dai tagli, l'articolo 3 della Costituzione e Don Milani. Intervista a Marco Rossi Doria, maestro elementare.
Marco Rossi Doria ha insegnato nelle scuole primarie, in Italia e all'estero; mentre insegnava ha fatto anche l'educatore sociale. Tra la fine del 2011 e l'inizio del 2014 è stato sottosegretario all'istruzione nei governi Monti e Letta. La scuola tradita è la scuola pubblica vandalizzata dai tagli alle spese che hanno raggiunto gli 8,4 miliardi di euro l'anno durante l'ultimo governo Berlusconi. Rossi Doria racconta a Memos la sua esperienza di oggi, nel lavoro di formatore di ragazzi adulti: «Costruiamo con loro un progetto di impresa che sia anche una opportunità di sviluppo locale in una situazione di crisi prolungata in cui né il welfare né il credito privato dà soldi a questi ragazzi che si battano per la sopravvivenza e per la comunità». Il punto di vista di Rossi Doria per affrontare il lavoro nella scuola si fonda su due principi: l'articolo 3 della Costituzione, quello che affida alla Repubblica, allo stato, il compito di rimuovere gli ostacoli all'uguaglianza; e Don Milani, il prete di Barbiana, l'ispiratore della scuola comunitaria, inclusiva negli anni '50 e '60. «La differenza con allora – dice Rossi Doria –, con la scuola che Don Milani combatteva, è che quella scuola bocciava i ragazzi mentre oggi li promuove ma non li aiuta, favorendo così l'abbandono scolastico». Il maestro Rossi Doria racconta le cifre preoccupanti di oggi della cosiddetta dispersione scolastica, il fallimento formativo della scuola: «Stiamo migliorando, ma troppo lentamente. Dieci anni fa eravamo ad un grado di fallimento formativo del 23-24%. Oggi siamo arrivati al 17,2%, una cifra tra le più alte tra i paesi europei e dell'Ocse».
Per il bene comune, di tutti. L'acqua e il suo diritto. Intervista con Ugo Mattei
Che cos'è un bene comune? Chi decide cos'è un bene comune? Come lo si gestisce? Sono alcune delle domande che Memos ha girato a Ugo Mattei. Giurista, docente di diritto civile all'Università di Torino e di diritto internazionale comparato all'Università della California, Mattei è stato tra gli estensori dei quesiti referendari del 2011 sull'acqua bene comune. Ha appena scritto un libro, insieme alla giurista Alessandra Quarta: “L'acqua e il suo diritto” (Ediesse). Mattei ricorda che i referendum del 2011 avevano l'obiettivo primario di sottrarre i beni comuni alla gestione dei privati. Ma il semplice passaggio alla proprietà pubblica non è sufficiente a garantire una corretta gestione dei beni comuni. La gestione di questo tipo di beni, e di un bene comune per eccellenza come l'acqua, ha bisogno della partecipazione dei cittadini. «Un'azienda bene comune – dice Mattei – deve contenere nel suo statuto un obbligo esplicito: gli amministratori devono governare quel bene in modo ecologico e sociale! L'altra caratteristica di questo tipo di aziende riguarda il controllo della comunità sull'amministrazione». Come lo si può realizzare? «Nell'azienda di gestione dell'acqua del Comune di Napoli - che ho presieduto fino ad un mese fa, la Abc - accanto al consiglio di amministrazione c'è un comitato di sorveglianza composto da utenti, lavoratori, rappresentanti del mondo ambientalista e del consiglio comunale».
«La catastrofe». Intervista allo storico Luca Alessandrini sul voto, e il non-voto, alle regionali in Emilia-Romagna.
Luca Alessandrini è il direttore dell'Istituto Parri di Bologna. Al “Parri” si fa ricerca, formazione e conservazione del patrimonio storico e culturale del '900 italiano. Alessandrini è un osservatore acuto della politica e a lui Memos ha pensato di girare alcune domande sulle elezioni regionali di domenica scorsa in Emilia-Romagna. Elezioni storiche per un dato fondamentale: per la prima volta, in una consultazione elettorale nella “regione rossa”, è andato a votare solo poco più di un elettore su tre (il 37%). Un'astensione mai vista prima, tra le più basse in assoluto in Italia. La regione con una tradizione pluridecennale di partecipazione alla politica, al voto, per la prima volta si è ritrovata culla dell'astensionismo. «Questo risultato è una catastrofe – dice Alessandrini a Memos – Non è solo un fatto grave o gravissimo, ma è una catastrofe che segna la fine di un mondo...Una regione che è abituata ad avere percentuali di votanti enormi, in questo modo vuole testimoniare una grande insoddisfazione. E' grave perchè in questa regione c'era un nesso tra la vita quotidiana e l'andamento elettorale, ora quel filo si è spezzato». Alessandrini parla di un effetto Renzi che è venuto meno, del declino del modello economico emiliano, della rottura del rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni, soprattutto quando le istituzioni tagliano i servizi su cui quella fiducia era stata costruita.
«...da qualche parte bisogna pur cominciare». L'educazione al genere contro la violenza maschile sulle donne.
Il 25 novembre è la “Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne”, così proclamata dall'Onu nel 1999. Memos ha ospitato Silvia Carboni, psicologa, responsabile minori della Casa delle Donne di Bologna (http://casadonne.it). «La violenza ha radici molto profonde e si tratta di radici culturali – dice Carboni - Come sappiamo, la cultura si tramanda, viene costruita e decostruita sin da quando i bambini sono in fasce. Ed è da lì che si trasmette un'idea di quello che deve essere il maschile e il femminile e i rapporti tra i generi». Carboni racconta il lavoro rivolto all'educazione ai sentimenti, agli affetti, alla diversità tra i generi a cui lei partecipa come psicologa. Si tratta di incontri con ragazzi e ragazze delle scuole primarie e secondarie e con gli insegnanti per la loro formazione. «Le leggi sono importanti – racconta Silvia Carboni - ma da sole non bastano, ci vuole anche un lavoro culturale rispetto alla destrutturazione degli stereotipi di genere: altrimenti la mentalità patriarcale o sessista rimarrà sempre presente».
“Isis. Lo stato del terrore”. Intervista a Loretta Napoleoni
Loretta Napoleoni è un'economista. Studiosa da anni del terrorismo a livello internazionale, in particolare delle forme di finanziamento dei gruppi terroristici attraverso l'economia criminale. “Isis. Lo stato del terrore” è il titolo del suo ultimo libro (Feltrinelli). A Memos Napoleoni ricostruisce la storia delle origini del gruppo del cosiddetto “stato islamico”, i suoi sponsor internazionali, la formazione dello stato nella forma di un nuovo Califfato. «Rispetto ad altre esperienze di gruppi terroristici – sostiene Napoleoni - nel caso dello stato islamico abbiamo la costituzione di uno stato vero e proprio, quindi il controllo del territorio non è limitato ad una città, ad una piccola regione o ad un settore economico, ma ad un territorio vasto oggi quanto il Texas». Napoleoni descrive l'Isis attraverso la categoria della modernità quando si riferisce alla propaganda e ai metodi di finanziamento. In particolare la propaganda è fatta di un doppio messaggio, dice Napoleoni a Memos. «C'è un messaggio che l'Isis manda all'Occidente attraverso la barbarie, la paura, il terrore. Poi c'è un messaggio diretto al mondo musulmano che è del tutto diverso, è un messaggio positivo, seducente che dice "aiutateci a costruire il vostro stato"».
L'Europa sull'orlo del precipizio di una nuova recessione. "Un suicidio annunciato". Intervista con l'economista ed ex ministro Vincenzo Visco.
Rischia grosso, l'Europa. Il Fondo monetario internazionale un mese fa sosteneva che le probabilità di una nuova recessione per l'Europa sono salite del 35-40%. Se dovesse accadere si tratterebbe della terza recessione in quasi sette anni, dall'inizio della prima crisi nel 2007-2008. La terza probabile recessione europea preoccupa anche gli Stati Uniti: «il mondo non può permetterselo», diceva qualche giono fa al G20 il capo del Tesoro americano Jack Lew. Vincenzo Visco è stato al ministero dell'economia italiano negli anni decisivi della costruzione europea, la fine degli anni '90. Il suo è un punto di vista autorevole. «E' ormai acquisito – ha detto a Memos - che le politiche di austerità con le quali si è tentato di far convergere le economie europee hanno solo peggiorato la situazione. Siamo di fronte ad un suicidio annunciato». Per Visco le responsabilità della crisi europea sono tutte imputabili al governo tedesco e rispondono alla «volontà di potenza del governo di Berlino». Ma l'Europa oggi rischia anche una crisi istituzionale per gli effetti che potrebbe avere l'inchiesta giornalistica internazionale sul Lussemburgo, sugli accordi segreti tra quel governo e le multinazionali per pagare meno tasse. Juncker, presidente della Commissione europea, è stato capo del governo lussemburghese per vent'anni. Dell'austerità, di Juncker abbiamo parlato con Eleonora Forenza, deputata del gruppo della Sinistra Unitaria al parlamento europeo. Ospite di Memos anche Vittorio Malagutti, caporedattore dell'Espresso, il settimanale che fa parte del Consorzio Internazionale di Giornalismo Investigativo (I.C.I.J.), tra gli autori dell'inchiesta sul Lussemburgo (LuxLeaks).
Grandi opere, piccole idee. Dalla Tav al decreto sblocca-Italia.
«Una nota puntuale» sui costi della linea ferroviaria Torino-Lione. L'ha chiesta qualche giorno fa il Presidente del consiglio Renzi al vicepresidente della commissione trasporti della Camera Stefano Esposito (Pd). Sì, proprio così! Il capo del governo ha bisogno che qualcuno gli faccia due conti sui costi della Tav. E sono conti quanto mai incerti, almeno quelli circolati negli ultimi tempi. Conviene ancora la Torino-Lione? Se lo chiediamo a Paolo Beria, ricercatore in economia dei trasporti del Politecnico di Milano, la risposta è no. Beria è stato ospite della puntata di oggi di Memos. Ma allora perchè si insiste tanto nella “grande opera”? «C'è una concezione sbagliata nella politica secondo la quale – dice Beria – la grande opera porta voti. Ecco perchè si sceglie questa strada rispetto a quella di interventi “minori” che invece possono impattare di più sulla vita dei cittadini». Accanto a grandi opere inutili, in cantiere, ci sono grandi opere che aspettano da anni di essere almeno pensate. Sono quelle che dovrebbero curare il dissesto del nostro territorio (frane, crolli, esondazioni...). Ma costano troppo, si dice. «Non è vero – sostiene Salvatore Settis a Memos - Secondo l'associazione nazionale costruttori questa “grande opera” assolutamente necessaria potrebbe durare vent'anni con una spesa di un miliardo e duecento milioni l'anno. L'assenza di questa “grande opera”, invece, costa circa 3 miliardi e mezzo ogni anno in danni procurati dal mancato intervento». Salvatore Settis, archeologo, storico dell'arte, da anni si batte per la difesa del paesaggio e del territorio. “Paesaggio Costituzione cemento. La battaglia per l'ambiente contro il degrado civile” (Einaudi) è il titolo di un suo libro del 2010.
Dentro il Pd. Intervista con Anna Ascani e Elly Schlein.
Il partito democratico è in affano, l'immagine di Renzi è offuscata. Il calo dei consensi per il Pd nei sondaggi ne è una dimostrazione. Memos ne ha parlato con due parlamentari del Partito democratico: Anna Ascani, deputata a Montecitorio, renziana, e Elly Schlein, deputata a Strasburgo, civatiana. Le difficoltà (temporanee?) del Pd coincidono con un contrasto sempre più forte tra la realtà di queste ultime settimane (dal territorio che cade a pezzi, alle proteste sociali, al rancore xenofobo di alcune periferie) e la narrazione renziana con le sue parole d'ordine. "La volta buona", infatti, non è ancora arrivata; e il "verso" non è stato ancora cambiato...
Democrazie multiple. L'intervista al filosofo della politica Alessandro Ferrara.
Danilo De Biasio ha intervistato per Memos Alessandro Ferrara, filosofo della politica all'università di Roma Tor Vergata. Democrazia o democrazie? E' democrazia quella della Russia di Putin? E l'Egitto post-Murbarak, post-primavere, post-Morsi, è democratico? Sono alcuni degli interrogativi da cui parte l'intervista ad Alessandro Ferrara.
L'ignoranza rischia di divorare il nosto futuro. Intervista al fisico Francesco Sylos Labini.
I tagli alle spese pubbliche per la ricerca scientifica stanno desertificando un campo fondamentale per lo sviluppo e il benessere di una società. E' il senso della lettera aperta che un gruppo di scienziati europei ha inviato ai governi dell'Unione e a tutti i cittadini del continente. Uno dei promotori di questo appello, Francesco Sylos Labini, è stato ospite oggi a Memos. Sylos Labini è un fisico, è ricercatore al Centro Enrico Fermi di Roma e svolge le sue attività all’Istituto dei Sistemi Complessi del Cnr. «Il governo italiano, come molti altri governi, ha un orizzonte temporale breve – dice Sylos Labini - L'investimento in ricerca e sviluppo, invece, si traduce in innovazione tecnologia e nuova occupazione in un tempo molto più lungo, decennale. E allora per rendere attraenti e competitivi i nosti paesi si preferisce tagliare il costo del lavoro, anzichè investire in ricerca. Ma questo modello di sviluppo per l'Europa non ha futuro». Ecco il link alla lettera-appello: http://openletter.euroscience.org/ open-letter-italian/
Do you remember Bolognina? La svolta di Occhetto, il 12.11.89, attraverso le parole di un testimone.
«Tutto è possibile». Fu la risposta di Achille Occhetto, l'ultimo segretario del Pci, al cronista dell'Unità Walter Dondi che voleva sapere se il Partito comunista si stesse avviando ad una svolta storica come il cambiamento del suo nome. Era il 12 novembre del 1989 e quella risposta di Occhetto, ribadita per tre volte di fronte all'insistenza del cronista, fu l'inizio della fine del Partito comunista italiano. A Memos la testimonianza dell'allora cronista dell'Unità Walter Dondi che raccolse quelle parole di Occhetto passate poi alla storia come “la svolta della Bolognina”. Da allora cominciò una nuova “diaspora” nella sinistra italiana che arriva fino ad oggi. Alessandro Gilioli, giornalista dell'Espresso e blogger su “Piovono rane”, l'ha ricostruita in un libro uscito l'estate scorsa: “La diaspora. Dov'è oggi la sinistra italiana” (Imprimatur Editore).
Marc Augé e il tempo senza età
Marc Augé è un intellettuale europeo. E' nato a Poitiers, in Francia, 79 anni fa. Augé è un etnologo e un antropologo. La sua ricerca si è svolta per diversi anni tra l'Africa e il Sudamerica. Il suo lavoro di antropologo si è poi concentrato - a partire dall'inizio degli anni '90 - sull'analisi della complessità delle società contemporanee. Celebri alcune sue definizioni a cominciare da quella dei “non-luoghi”. In queste ultime settimane è uscito in Italia (Cortina Editore) un libro in cui Marc Augé parla di sé, della sua età e del tempo che passa. Il titolo è: “Il tempo senza età. La vecchiaia non esiste”. «La vecchiaia non esiste – spiega Marc Augé a Memos – significa che colui che va avanti con gli anni non è necessariamente diverso da ciò che era prima. Ho l'impressione che andando avanti con gli anni ci rendiamo conto che ciò che abbiamo conosciuto quando eravamo piccoli, i nostri genitori e i nostri nonni, li riscopriamo in maniera diversa perchè sentiamo – come loro – che c'è una sorta di “fabbricazione dell'età” che non corrisponde a ciò che noi siamo. Allo stesso modo direi che non c'è una saggezza particolare legata all'età e non credo nemmeno che noi si sia realmente diversi da ciò che eravamo da più giovani». Nell'intervista a Memos Augé parla anche di Berlino e l'Europa, la solitudine e la comunicazione.
Germania über alles: l'Europa 25 anni dopo il Muro.
La festa di Berlino per i 25 anni della caduta del Muro ha confermato la potenza della Germania in Europa. Quella di ieri è stata una festa "tedesca": sul palco delle autorità la cancelliera Merkel, il presidente della repubblica tedesca Gauck, il presidente del Parlamento europeo, il tedesco Schultz. Nessun leader europeo è arrivato ieri a Berlino: nè Renzi, nè Hollande, nè altri. Assenti anche esponenti di rilievo dell'amministrazione Obama. Unici ospiti internazionali: Michail Gorbaciov e Lech Walesa. La festa "tedesca" non è il segno di un isolamento della Germania. «Certamente - dice lo storico Marcello Flores ospite di Memos - la Germania ha tutto l'interesse a celebrare una propria festa mettendo al centro la propria riunificazione. Ma in questo vedo anche un errore dell'Europa che non è riuscita a mettere in rilievo un fatto importante. La caduta del Muro ha significato molto di più della riunificazione tedesca: la fine della guerra fredda, del comunismo, di un mondo che per 70 anni aveva caratterizzato i rapporti europei».
La perfida Bruxelles, Renzi e il "commissario" Juncker
Lo scontro tra il capo del governo Renzi e il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker è una storia con diverse contraddizioni. La prima: Juncker, quando attacca Renzi, parla anche a nome del governo Merkel. Il presidente eterodiretto. Un'ipotesi verosimile, secondo Sandra Zampa, deputata, vicepresidente del Pd e ospite della puntata di oggi. La seconda contraddizione è quella che vede Renzi in un doppio ruolo: in Europa è l'«antagonista» dei burocrati e dell'austerità e in Italia è il difensore del definitivo affossamento dell'articolo 18. "Il governo Renzi è austero quanto il resto d'Europa - sostiene Fabio Sdogati, economista al Politecnico di Milano - . Se non lo fosse avrebbe già adottato politiche espansive che sono possibili anche con un bilancio in pareggio".
Giustizia, storia di una magistrata.
Linda D'Ancona è in magistratura da 25 anni. E' consigliera di Corte d'Appello a Napoli. Da 12 anni si occupa di lavoro. Sotto le sue mani passano decine di cause. La conversazione con D'Ancona parte da un commento sul caso Cucchi e sulle accuse di Renzi ai giudici: "lavorate troppo poco e se sbagliate non pagate". D'Ancona poi racconta come è cambiata nel tempo l'attività di un magistrato che segue le cause di lavoro, le difficoltà dovute alle modifiche continue delle norme. Sull'articolo 18, e il progetto del governo Renzi, D'Ancona sostiene che "le norme contenute nel progetto di legge delega, per ciò che si conosce al momento, non sembrano più essere rispondenti ai principi di uguaglianza sostanziale e di solidararietà sociale affermati dagli articoli 2 e 3 della Costituzione".
Lo Stato innovatore è possibile. Intervista all'economista Mariana Mazzucato.
Mariana Mazzucato è una delle maggiori esperte a livello internazionale di economia dell'innovazione. La sua attività di ricerca si svolge allo Spru (Science policy research unit) dell'università del Sussex. Ha lavorato anche all'università di Denver, alla Bocconi, alla London School of Economics e alla Open University. Nel suo ultimo libro "Lo stato innovatore" (Laterza) cerca di smontare quel luogo comune per il quale lo stato è solo burocrazia oppressiva. Un altro mito da sfatare è quello della Silicon Valley intesa come esclusiva incubatrice di innovazione per il capitale privato. "In realtà - sostiene la professoressa Mazzucato a Memos - quello che ha creato Silicon Valley sono stati decenni di investimenti pubblici che hanno finanziato, ad esempio, l'algoritmo di Google, le tecnologie dell'Iphone, Internet, il Gps, il touchscreen, Siri. Sono stati finanziati tutti dallo stato americano". E in Italia? "Renzi è tornato dalla Silicon Valley proponendo di modificare l'articolo 18, ma questo tipo di modifiche del mercato del lavoro non hanno avuto un grande ruolo nel successo di Silicon Valley".
Il Testimone, Napolitano al processo sulla trattativa stato-mafia
La testimonianza di Napolitano al processo sulla trattativa stato-mafia. Ci vorrà forse ancora del tempo per capire tutte le implicazioni di quelle 86 pagine di trascrizione delle risposte date dal Presidente della Repubblica a giudici, pubblici ministeri e avvocati del processo palermitano. I vertici dello stato in quel biennio 1992-93 (Napolitano era presidente della Camera) erano consapevoli di due cose: che la minaccia allo stato arrivava dai corleonesi di Cosa nostra e che quella minaccia conteneva un ricatto. E' forse questa consapevolezza - certificata solennemente oggi in un processo da chi allora si trovava ai vertici dello stato - a dare alla testimonianza di Napolitano un significato importante. A Memos ne abbiamo parlato con lo storico Enzo Ciconte, dell'università di Roma Tre. Un contributo anche da Salvatore Lupo, storico della mafia dell'università di Palermo.
"La realtà non è come sembra, è una meraviglia". Intervista con Carlo Rovelli.
Carlo Rovelli, è un fisico. Insegna all'università di Aix-Marsiglia, in Francia. E' l'ispiratore di una delle principali linee di ricerca sulla gravità quantistica. Rovelli, e la sua equipe, sta lavorando ad una teoria che possa spiegare il funzionamento dell'universo oltre i fondamenti della relatività generale di Einstein e della meccanica quantistica. "Viviamo di ciò che non sappiamo, il nostro lavoro si basa sul futuro. Stiamo ripensando a come è fatto lo spazio, il tempo e la materia". Rovelli, nell'intervista a Memos, parla anche del rapporto tra scienza e religione, scienza e potere. "Oggi i finanziamenti per la ricerca pura diminuiscono. Chi sta al governo in Europa, negli Stati Uniti, nel mondo, chiede agli scienziati di fare cose che sono utili immediatamente e di non occuparsi dello sviluppo della conoscenza". Rovelli ha appena scritto due libri di divulgazione scientifica: "Sette brevi lezioni di fisica" (Adelphi) e "La realtà non è come ci appare" (Raffaello Cortina).
L'Italia ce la farà? Dialogo sul renzismo con lo storico della filosofia Michele Ciliberto
Michele Ciliberto è uno storico della filosofia. Insegna alla Scuola Normale di Pisa. E' un intellettuale, ma non si riconosce in quella rappresentazione del ceto intellettuale dominante fatta da Renzi: un ceto - secondo il capo del governo - assimilabile a quei pensionati che guardando i lavori di un cantiere ripetono "non ce la faranno, non finiranno mai". Ciliberto racconta quelle che per lui sono le luci e le ombre del pensiero renziano e lo fa attraverso alcune contrapposizioni: nuovo-vecchio, democrazia-populismo, politica-tecnocrazia, diritti-opportunità, sinistra-destra. Nella contrapposizione giovane-vecchio Ciliberto vede una delle modalità standard di presa del potere: "quella dell'autorità del capo che si libera della tradizione, guarda al futuro e che taglia i ponti con un passato che non può che essere negativo".
Europa, ultimo appello
Da Bretton Woods a Maastricht e...ritorno, per fare uscire l'Europa dalla recessione e da quell'anemia democratica che la caratterizza da anni. Oltre 300 economisti hanno lanciato un appello al governo italiano perchè promuova una conferenza "costituente" europea (sul modello di quella del 1944 che a Bretton Woods, negli Stati Uniti, gettò le basi per la ripresa del commercio tra i paesi capitalistici ancora coinvolti nella seconda guerra mondiale). Paolo Pini - economista dell'Università di Ferrara e ospite di Memos - è uno dei promotori dell'appello che parte da una constatazione: "la politica post-crisi finanziaria dell'UE è fallita". Nella trasmissione di oggi ci siamo occupati anche della proposta di introdurre una "moneta complementare all'euro", proprio così. Stefano Sylos Labini e altri economisti l'hanno studiata. Ce ne ha parlato uno di loro, Marco Cattaneo.
Il mondo è cambiato, le politiche no.
Sei anni anni fa, tra il settembre e l'ottobre del 2008, iniziava la crisi del secolo. Con il crack di Lehman Brothers, una delle maggiori banche d'affari del mondo, si è arrivati ad un passo dal fallimento rovinoso della finanza americana, aiutata solo dal denaro pubblico dei contribuenti negli Stati Uniti. La crisi è stata poi esportata in Europa con la disoccupazione e la recessione. "In Italia ha voluto dire la perdita di oltre il 20% della produzione delle nostre industrie", sostiene Gianfranco Viesti, economista dell'Università di Bari. "Il mondo è cambiato - dice Viesti - Oggi ci vuole un'industria più intelligente, a maggiore innovazione e capitale umano". Noi, in Italia, ci stiamo attrezzando? "No, ma lo stanno facendo il governo tedesco, francese, americano e persino quello inglese che sembra così liberista. Ci vuole una capacità da parte degli imprenditori nell'innovazione, ma anche e soprattutto una intelligente politica pubblica". La Legge di Stabilità del governo Renzi sta andando in questa direzione? "No, il nostro governo è convinto che l'Italia uscirà dalla crisi lasciando lavorare un po' più le imprese e riducendo loro le tasse". Il mondo è cambiato, le politiche no.
Lavori in piazza, la storia di Alessio Branciamore
Alessio Branciamore, 32 anni, è il segretario regionale toscano del Nidil, il sindacato della Cgil che si occupa dei lavoratori precari. A Firenze sta lavorando per la manifestazione della Cgil di sabato 25 a Roma contro il Jobs Act del governo Renzi. Branciamore, ex studente del Movimento anti-Gelmini del 2010, oggi è anche un iscritto al Partito Democratico. Chi ci sarà sabato in piazza San Giovanni? Quali lavoratori/ trici? Tipici, atipici, precari? Quale risposta alla pretesa di Renzi "io tutelo chi non ha diritti, tu difendi i privilegi"?.
Europa, la Commissione di Berlino
L'impronta del governo tedesco sulla nuova Commissione europea. Oggi il sì del Parlamento di Strasburgo ai nuovi commissari. "Il presidente Juncker è un mediatore, è filoeuropeo, farà di sicuro meglio dell'uscente Barroso", sostiene Piero Ignazi, politologo dell'Università di Bologna. Ma l'austerità resta il profilo prevalente della nuova Commissione. "Il governo di Berlino è forte della potenza economica della Germania - dice Ignazi - la cancelliera Merkel non ha dei meriti propri, anzi è un politico di basso profilo, capace solo di conservare lo status quo". Le alternative? "Troppo labili - per Ignazi - le speranze legate alla Spd tedesca o alla Francia di Hollande, anche se da Parigi possono arrivare sorprese". Renzi e Tsipras? "L'Italia resta un paese debole, la Grecia è irrilevante perchè economicamente sfasciato. Entrambi non possono essere perni di un'alternativa", conclude Ignazi.
Conflitto di interessi: interessa ancora?
E' un principio fondamentale di civiltà giuridica, ma l'Italia non riesce ancora ad avere una vera legge sul conflitto di interessi. Di giorni ne son passati più di tremila dall'approvazione della vecchia legge Frattini, foglia di fico per il mega conflitto berlusconiano. Renzi, due anni fa, aveva promesso: "se vado al governo cambio la legge in cento giorni". Ma oggi in Parlamento non riesce a fare passi avanti una vera proposta di riforma della vecchia legge. Per Andrea Pertici, costituzionalista dell'Università di Pisa "il conflitto di interessi dovrebbe essere una norma costituzionale, entrare nel processo delle riforme". In Italia, con Berlusconi, conflitto di interessi ha voluto dire soprattutto televisione. E oggi la Tv è sottoposta ad un vero e proprio terremoto, secondo Stefano Balassone, ex vicedirettore di Rai Tre, ex consigliere Rai e studioso del mercato televisivo: "tra Sky, Mediaset e Rai - dice - chi rischia di più oggi è proprio la tv di Berlusconi".


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