Discorsi Fotografici
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Discorsi Fotografici nasce dall’esigenza di creare un punto di riferimento e discussione nel panorama italiano della fotografia tradizionale e digitale.In un processo da fotografo a fotografo, Discorsi Fotografici punta a realizzare un canale di informazione sulle ultime novità, tecniche, tendenze, e tutto ciò che riguarda lo sconfinato mondo del dipingere con la luce.Punto di forza dell’idea è la creazione di podcast audio e video in cui far interagire il fotografo professionista così come chi si avvicina per la prima volta a questa arte, creando una sorta di talk-show fotografico unitamente alla tradizionale informazione via web.
Autore: Discorsi Fotografici
Ultimo episodio: 01/12/25 13:17
Aggiornamento: 05/12/25 6:10 (Aggiorna adesso)
La nostra Carola Allemandi ha intervistato Alessandro Vasapolli in merito alla sua prima antologica, “Slipstream,” ospitata al Laboratorio-Museo Olivetti di Ivrea.
“Slipstream,” che significa “scia” o “traccia,” è il titolo perfetto per la ricerca di un artista che lavora all’intersezione tra sperimentazione tecnico-scientifica e fotografia. Vasapolli sfida la nostra percezione, che considera una soglia limitante, e cerca di catturare ciò che è invisibile all’occhio umano.
L’artista non usa la macchina fotografica per replicare la visione, ma la trasforma in un “osservatore non umano”autonomo, creando sistemi e apparecchiature personalizzate. Le sue immagini non sono manipolate, ma il risultato di un processo percettivo integrato nella macchina, documentando una realtà che esiste oltre i nostri sensi.
La mostra ripercorre oltre un decennio di lavoro attraverso i cicli Early Works, DéVoilées e Dance Notes, esplorando temi come lo sguardo negato e il movimento.
Vasapolli ci introduce al concetto di “realismo illusorio”, invitandoci a riconsiderare i confini della realtà. “Slipstream” è un viaggio nell’arte che si fonde con l’innovazione tecnologica, un dialogo con ciò che è sempre stato presente, ma inaccessibile alla nostra vista.
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In questo nuovo appuntamento al Fotobar, insieme a Francesco Carlini, analizziamo un periodo decisamente vivace per il mercato, ricco di anteprime e di conferme tanto nel settore action quanto in quello della fotografia tradizionale e mobile.
Partiamo subito con una preview molto attesa, quella della Insta360 Ace Pro 2, per capire quali passi avanti siano stati fatti rispetto alla generazione precedente e come si posizioni oggi nel competitivo mondo delle action cam.
Ci spostiamo poi sul versante mobile photography, dove l’asticella continua ad alzarsi: sotto la nostra lente finisce l’Oppo Find X9 Pro, proposto in un interessante kit con teleconverter Hasselblad, una soluzione che mira a fondere sempre di più l’esperienza smartphone con la qualità ottica professionale.
Spazio anche al mondo mirrorless APS-C con la Fujifilm X-T30 III, l’evoluzione di una delle serie più apprezzate dagli amanti del brand, che promette di coniugare compattezza e prestazioni aggiornate.
Chiudiamo infine con le importanti novità in casa Canon, discutendo della Canon R6 Mark III e dell’affascinante RF 45mm f1.2 STM, un’ottica che per focale e apertura ha già destato molta curiosità tra gli addetti ai lavori.
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Discorsi Fotografici celebra 15 anni di podcast!
Quindici anni di dialoghi, fotografie, storie e persone incontrate lungo il cammino. E per questa occasione, abbiamo scelto un luogo e un’artista che parlano in profondità del senso stesso delle immagini.
Siamo alla GAM di Torino, dove, nell’ambito della Terza Risonanza, è in corso, fino a 1 marzo 2026, la prima grande mostra antologica in un’istituzione italiana dedicata a Linda Fregni Nagler. È un’occasione preziosa per attraversare una ricerca che, da anni, esplora come le immagini vengono raccolte, guardate, conservate e reinventate.
La mostra riunisce oltre vent’anni di lavoro, intrecciando serie e opere che dialogano tra loro per comporre un racconto poetico del Novecento: una lunga notte rischiarata da lampi di incanto, in cui presenza e assenza, visibile e invisibile si inseguono. Al centro del percorso si incontrano due lavori emblematici: The Hidden Mother, l’installazione presentata alla Biennale di Venezia del 2013, e Vater, una serie inedita dedicata al Mensur, il duello rituale delle confraternite studentesche dell’area tedesca. Due opere diverse, ma unite dalla riflessione sul corpo, sulla memoria e sulle forme sottili — o esplicite — della violenza nella storia.
Intorno a questo nucleo, il percorso si apre a una costellazione di ricerche che mettono continuamente in discussione il nostro modo di leggere le immagini. Dalle fotografie di cronaca ingrandite e liberate dal contesto di Pour commander à l’air (pur comande’ a ler), agli oggetti e alle architetture reinterpretati nella serie Untitled; dalle immagini per lanterna magica di Smokes, clouds, explosions, fino ai lavori più recenti, che indagano il rapporto ambiguo tra umano e animale o arrivano addirittura a coinvolgere l’antimateria, grazie alla collaborazione con il fisico Michael Doser.
Attraverso l’atto del raccogliere, osservare e reinventare immagini, Linda Fregni Nagler ci invita a riflettere sui confini mobili tra documento e visione, memoria e immaginazione.
Ed è da questo territorio, ricco e complesso, che parte la nostra conversazione di oggi.
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n un momento storico in cui siamo continuamente circondati da immagini, la fotografia sembra essere diventata parte del nostro linguaggio quotidiano.
Ma cosa ci spinge davvero a fotografare? Perché sentiamo il bisogno di raccontare attraverso un’immagine, e che significato ha oggi questo gesto?
Ne parliamo con il nostro Enzo Dal Verme. Come ormai abbiamo imparato, Enzo è un fotografo e narratore di grande sensibilità, ha attraversato mondi molto diversi — dalla moda al reportage, dalle campagne umanitarie alla didattica — portando sempre con sé uno sguardo autentico, curioso e consapevole.
Con lui cercheremo di capire cosa significa dare un senso al proprio fotografare: come si intrecciano creatività e responsabilità, e in che modo le immagini possono ancora raccontare, ispirare e forse anche cambiare qualcosa.
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Ryuichi Watanabe è molto più di un negoziante di fotocamere: è una figura centrale nel panorama della fotografia italiana e internazionale, un vero e proprio cultore dell’immagine che ha saputo creare una comunità appassionata e competente intorno a New Old Camera. Nato a Hiroshima e arrivato a Milano per una carriera lirica, ha scelto invece di trasformare la sua passione per la fotografia in una missione culturale, diventando riferimento per fotografi di fama mondiale così come per appassionati di ogni livello. In questa intervista scopriremo la nascita e l’evoluzione di NOC, e la visione che anima oggi questo spazio unico.
Oggi abbiamo come ospite Giordano Suaria di NOC che ci racconterà questa e altre storie!
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La nuova puntata del podcast esplora un argomento affascinante e particolare: come si può raccontare una figura storica fondamentale per l’Italia e l’Europa, come quella di Giuseppe Mazzini, attraverso le (relativamente) poche fotografie che lo hanno rappresentato. L’episodio analizza come queste immagini abbiano contribuito a definire il “mito visivo” del pensatore e rivoluzionario. Ospite della puntata, è il professor Michele Finelli.
Michele Finelli è un saggista e studioso italiano, considerato uno dei massimi esperti di Giuseppe Mazzini. Specializzato nello studio del Risorgimento e del movimento repubblicano, Finelli ha dedicato a Mazzini svariate monografie ed è attualmente Presidente Nazionale dell’Associazione Mazziniana Italiana, oltre che membro del Consiglio di Amministrazione della Domus Mazziniana di Pisa.
Nel corso dell’intervista, la discussione parte da un’immagine specifica: il ritratto del 1847, il primo che si dice sia davvero piaciuto a Mazzini. Quell’immagine divenne la base per la celebre litografia di Calamatta del 1858. Mazzini, pur essendo un uomo d’azione e di pensiero, aveva una chiara consapevolezza dell’immagine che proiettava. Il ritratto divenne così un’immagine ufficiale per la propaganda, ma, al contempo, un’immagine chiave utilizzata anche dalle forze dell’ordine per la sua identificazione.
Parleremo anche dell’avvento della fotografia nel XIX secolo come strumento dei poteri governativi nel controllare e reprimere i movimenti sociali e di come oggi venga vista la storia del Risorgimento italiano.
Immagine di copertina: Ignoto, Ritratto di Mazzini (1847 ca.), fotografia all’albumina tratta dal dagherrotipo del dipinto di Emilie Ashurst (Roma, Museo centrale del Risorgimento, sez. icon./ Fot./ B/ Cass. B/ 253) – Tutti i diritti riservati
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Nella precedente puntata, Enzo ci aveva anticipato del suo incontro con Giovanni Gastel, un incontro che ha avuto un impatto decisivo sul suo percorso, un momento di svolta sia professionale che personale.
Riprendiamo il filo per scopriremo chi ha favorito quell’incontro, quali circostanze lo hanno reso possibile, ma anche cosa succede quando il lavoro di un fotografo viene stroncato da un gallerista… e poi, invece, riconosciuto e apprezzato da un grande maestro come Giovanni Gastel.
Che ruolo ha il confronto con altri professionisti? Quanto conta, davvero, il giudizio altrui nel processo creativo?
Parleremo anche dei Ritratti in silenzio, un progetto fotografico che non solo ha una forte componente estetica, ma che porta con sé una ricerca intima e profonda. Cosa significa infatti ritrarre il silenzio? Come si riesce a fotografarlo? E cosa accade nel momento in cui quel silenzio si manifesta davanti all’obiettivo?
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Ci sono momenti in cui il coraggio non fa rumore. Vive nei gesti silenziosi, negli sguardi che resistono, nelle mani che continuano a costruire anche quando tutto sembra crollare. È da questo sguardo che nasce la quinta edizione di Fotografica Bergamo Festival, dal titolo “Coraggiosi si diventa”.
Un invito a guardare il mondo attraverso le storie di chi, ogni giorno, sceglie di affrontare la realtà con cuore e determinazione.
Tra le mura del Monastero del Carmine e dell’ex Ateneo, la fotografia torna protagonista con tredici mostre che raccontano la forza di chi resta e di chi parte, di chi difende i diritti, di chi sogna e costruisce un futuro diverso.
Dal coraggio delle donne iraniane a quello dei migranti, dalle sfide climatiche alla resilienza quotidiana di chi non smette di credere nella bellezza: immagini che diventano atti di resistenza e di speranza.
Dietro questo racconto corale c’è la visione di Daniela Sonzogni, direttrice del festival, che insieme al team di Fotografica Bergamo guida un percorso condiviso, dove idee, sguardi e sensibilità diverse si intrecciano per dare forma a un’unica narrazione: quella del coraggio.
In questa puntata, parleremo con lei del significato profondo di questa edizione, del potere della fotografia come testimonianza del nostro tempo, e di quanto sia necessario, oggi più che mai, imparare a guardare.
Perché guardare è già un atto di coraggio. E coraggiosi, si diventa.
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Nel marzo del 2012 avevamo avuto il privilegio di pubblicare un’intervista a Oreste Pipolo, maestro della fotografia e voce visiva inconfondibile della Napoli più autentica. A dieci anni dalla sua scomparsa, le figlie Ivana e Miriam gli rendono omaggio con un progetto che ne celebra l’arte e il profondo legame con la città partenopea. Il libro “Napoli in Scena” non è soltanto una raccolta di scatti, ma una testimonianza viva del dialogo tra la fotografia di Pipolo e l’immaginario teatrale, in particolare quello di Eduardo De Filippo.
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Settembre si è confermato un mese ricco di novità, portando con sé il lancio di prodotti innovativi per il broadcast e il cinema, parleremo della Canon EOS C50, la Nikon ZR e la Fujifilm GFX Eterna 55.
In ambito fotografico, invece, ci focalizzeremo sulla nuovissima Ricoh GR IV e sull’evoluzione degli smartphone, fino a considerare come l’intelligenza artificiale stia trasformando il photo editing, anche grazie alle nuove funzionalità offerte da Google Photos.
Concluderemo il nostro approfondimento esplorando le sfide del mercato fotografico, dalla crisi di Kodak alle speculazioni su una possibile acquisizione delle licenze per la digitalizzazione delle pellicole Kodak da parte di brand come Sony, un tema che sta animando molte discussioni tra gli appassionati del settore.
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In questa puntata scopriamo una storia di riscatti e sostenibilità che parte da un luogo inaspettato: il carcere.
Parliamo del reportage ‘Made in Carcere’, che racconta una bellissima iniziativa a Lecce: un laboratorio di sartoria che offre alle donne detenute la possibilità di creare prodotti unici con tessuti di scarto.
In questa storia Enzo ci racconta come Luciana Delle Donne, ex dirigente bancaria, che ha lasciato tutto per creare questa impresa sociale, è riuscita a trasformare un’idea coraggiosa in una realtà di successo.
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In questo episodio rifletteremo su fotografia e propaganda partendo da una recente notizia: un fotoreporter, collaboratore dell’Agenzia di Stato turca Anadolu, punta l’obiettivo su un gruppo di palestinesi affacciati da un muretto che sventolano contenitori vuoti come per ricevere cibo. Ma c’è un problema: dall’altro lato del muretto, almeno per quello che si vede nell’inquadratura, non c’era nessuna distribuzione di cibo, ma solo il fotografo Fteya.
Il nostro Alessandro Luigi Perna torna ai microfoni di Discorsi Fotografici per commentare questa notizia, o meglio, partendo da questa notizia, espandere il discorso per parlare in generale del rapporto stretto tra fotografia e propaganda che c’è praticamente da quando è stata inventata la fotografia o poco dopo, dal momento che le guerre ci sono sempre state.
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In questo episodio, vi sveliamo il nostro verdetto sulla Sigma BF dopo averla messa alla prova sul campo. Era davvero all’altezza delle aspettative iniziali?
Ma non finisce qui! Parleremo anche del grande ritorno della Sony RX1R III, una compatta che sta già facendo discutere, e daremo un’occhiata alle ultime novità in casa Fujifilm. Inoltre, affronteremo un tema spesso trascurato ma cruciale: l’importanza dell’organizzazione dei menù delle fotocamere.
Infine, chiuderemo in bellezza con una nuova funzione di Photoshop chiamata Harmonize, che promette di rivoluzionare il flusso di lavoro creativo.
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Quali storie possono raccontare i volti? E cosa ci dicono su di noi, sul tempo che viviamo, su quello che abbiamo attraversato?
Dal 10 luglio al 5 ottobre 2025, il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino ospita “Ritratti. Collezione Florence e Damien Bachelot”, una mostra che attraversa il Novecento e arriva fino a oggi, mettendo al centro la fotografia come strumento per osservare l’identità umana da prospettive diverse — intime, sociali, politiche.
In questa puntata vi accompagneremo dentro l’esposizione, tra gli scatti di Lewis Hine, Nan Goldin, Bruce Davidson, Saul Leiter e molti altri. Lo faremo seguendo il filo delle emozioni, dei miti, della società e dell’attualità. Ma soprattutto, lo faremo con chi ha ideato e curato questa mostra: Tiziana Bonomo, fondatrice di ArtPhotò, esperta di fotografia e promotrice di percorsi culturali che intrecciano immagine, memoria e contemporaneità, intervistata da Carola Allemandi.
Un viaggio visivo che diventa racconto, riflessione e confronto sul nostro modo di guardarci e guardare gli altri.
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Torna Enrico Quattrini con un bellissimo lavoro che unisce mito e realtà, attraverso il territorio del Lazio.
Il punto di partenza è l’arrivo di Enea sulle coste laziali, come narrato nell’ottavo libro dell’Eneide di Virgilio. Le parole del dio Tiberino, “La tua patria è qui, i tuoi Penati qui staranno sicuri”, indicano la fine dell’esilio dell’eroe e l’inizio di un nuovo capitolo in una terra destinata a custodire le radici di Roma.
È proprio questo paesaggio, denso di storia e leggende, che Enrico ha esplorato e documentato nella sua pubblicazione, “Del Sogno di Enea”. Il percorso si snoda dalle spiagge di Pratica di Mare, prosegue lungo le rive dei laghi di Albano e Nemi, e si estende fino ai Colli Albani, rievocando un viaggio antico. Questo itinerario, seppur breve in termini geografici, si rivela vastissimo per la sua stratificazione storica e la sua risonanza simbolica.
Questo territorio, un tempo sacro e votato agli dèi, è stato teatro di riti arcaici, battaglie leggendarie, e ha visto il susseguirsi di fasti imperiali e barocchi, fino a giungere alle espressioni più contemporanee. È un luogo in cui il tempo ha lasciato tracce molteplici, spesso sfuggenti a uno sguardo superficiale.
La fanzine “Del Sogno di Enea”, intitolata al progetto fotografico vincitore del XIV Portfolio della Strega nel 2023, offre una narrazione visiva che è al contempo intima e ricca di immaginazione. Si tratta di un viaggio onirico tra i resti del mito e le complessità del presente, alla ricerca di ciò che ancora sopravvive della patria sognata da Enea.
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In questo episodio, Enzo Dal Verme affronta un tema molto attuale: il furto di immagini online e come difendersi dall’utilizzo non autorizzato delle proprie fotografie. La discussione è particolarmente pertinente alla luce di casi recenti, come la sentenza del tribunale di Torinoche ha riconosciuto un risarcimento di 126.000 euro al reporter Gianni Minischetti per l’uso non autorizzato sui social media delle sue foto di Oriana Fallaci scattate nel 1991.
Con Enzo esploriamo la possibilità di richiedere i danni in queste situazioni e offre una panoramica su come tutelare i propri diritti, inclusa la collaborazione con avvocati specializzati in diritto d’autore.
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Chiara Negrello, fotografa freelance e Ambassador Canon, è una delle voci più promettenti nel panorama della fotografia contemporanea. Chiara ha iniziato il suo percorso studiando fotografia a Firenze, per poi perfezionarsi a New York, dove ha frequentato l’International Center of Photography.
Il suo lavoro racconta storie di persone che affrontano disuguaglianze e ingiustizie, cercando di sensibilizzare e suscitare empatia attraverso le immagini. Le sue foto sono apparse su importanti testate come The New York Times, National Geographic, Vogue e molte altre, e le sue opere sono state esposte in mostre in Italia e all’estero.
Oltre al suo lavoro da fotografa, Chiara è anche insegnante. Attualmente vive nelle Filippine, dove continua a sviluppare progetti che combinano la fotografia e il video, sempre con l’obiettivo di influenzare positivamente le politiche sociali.
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Torna ai nostri microfoni, dopo diversi anni, Denis Curti, curatore della grande mostra A Sense of Wonder in corso a Brescia — aperta fino al 25 agosto 2025 – e con il quale rivivremo non solo la storia e l’arte di Meyerowitz, ma anche la rivoluzione del colore che ha cambiato la storia della fotografia d’autore.
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Torna l’appuntamento con la fotografia e la grande storia. Insieme ad Alessandro Perna partiremo da un suo libro fotografico, pubblicato da Namias Editore ed uscito nel 2024 per gli 80 anni del D-Day, per riflettere innanzitutto su quanto sia cambiata, in un solo semestre, la visione che l’Europa ha degli Stati Uniti e sull’evoluzione delle questioni razziali e di inclusione del genere femminile anche nell’epica della seconda guerra mondiale.
Una puntata che invita ancora di più alla riflessione su guerra, pace e società in questi periodi sempre più turbolenti.
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Padre Paolo Benanti, frate francescano del Terzo Ordine Regolare, è un teologo e docente di etica delle tecnologie presso la Pontificia Università Gregoriana. È presidente della Commissione AI per l’informazione per il Governo italiano e consigliere del Papa in materia di intelligenza artificiale. Di recente, è stato chiamato dal segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, a far parte del Comitato ONU di esperti sull’IA.
Nel suo ultimo libro, “Noi e la macchina. Un’etica per l’era digitale”, scritto insieme al professor Sebastiano Maffettone, Benanti esplora il tema della sostenibilità digitale, proponendo un approccio etico che mette la persona al centro del progresso tecnologico.
Padre Benanti ha partecipato alla quarta edizione del festival di fotografia nomade Molichrom, dove ha tenuto una conferenza intitolata “Il Futuro della Fotografia: Etica e Creatività nell’era dell’AI” e ci ha concesso un’interessantissima intervista sull’argomento
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Ci sono giornalisti che rincorrono le notizie, e altri che scelgono di ascoltarle con calma. E poi ci sono quelli che, tra una notizia e l’altra, si prendono il tempo per dialogare con i protagonisti della cultura: scrittori, musicisti, fotografi, artisti.
In questa puntata abbiamo il piacere di conversare con Leonardo Merlini, giornalista culturale di Askanews e autore di raffinati inviti alla lettura che ci guidano attraverso le opere di Kafka, DeLillo, Philip Roth e molti altri. Abbiamo parlato di come la letteratura e la fotografia possano intrecciarsi, aprendo spazi di riflessione e scoperta.
Ci siamo conosciuti a Venezia, città che apre simbolicamente questa puntata con le parole di Iosif Brodskij, tratte dal suo Fondamenta degli incurabili:
“Dopo tutto, eravamo ragazzi con la testa piena di libri, e a una certa età chi crede nella letteratura, pensa che tutti condividano o debbano condividere le sue idee e i suoi gusti.”
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In questa puntata torniamo nuovamente a New York, con un reportage pubblicato su Vanity Fair, dove Enzo ha incontrato Marc Balet, art director della rivista Interview, la pubblicazione fondata da Andy Warhol e diventata simbolo della New York creativa di quegli anni, tra arte, moda e cultura underground.
Enzo ci racconta com’è stato fotografarlo, ascoltarlo, e – in qualche modo – ritrovare, attraverso di lui, un pezzo di quell’epoca iconica.
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FUJIKINA Milan 2025 è il festival itinerante firmato Fujifilm che porta in scena un connubio unico tra tecnologia, cultura fotografica e – soprattutto – amore per la stampa su carta.
FUJIKINA non è soltanto un evento. È un’esperienza immersiva, dove il digitale incontra l’analogico, dove ogni immagine racconta una storia e ogni storia crea connessioni. Un luogo in cui la fotografia prende vita, si tocca, si respira.
In questa puntata, vi porteremo dietro le quinte di FUJIKINA insieme a quattro voci di Fujifilm Italia:
Giulia Marirossi, Marika Gherardi, Silvia Carapellese e Felice Ucchino.
Con loro scopriremo com’è nato questo progetto, come si vive dal vivo e perché – oggi più che mai – l’esperienza fotografica non si esaurisce nello scatto.
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Bentornati nel nostro podcast! Oggi vi portiamo a Torino, dove la fotografia torna protagonista con la sesta edizione di The Phair – Photo Art Fair, in programma da venerdì 9 a domenica 11 maggio 2025 alle OGR Torino, uno dei centri di cultura e innovazione più affascinanti d’Europa.
La fiera internazionale, punto di riferimento per appassionati, collezionisti e professionisti, riunisce alcune tra le più importanti gallerie d’arte e fotografia, offrendo un viaggio tra le opere di artisti affermati e nuove promesse.
Novità di quest’anno è il Talks Program – The Phair, un ciclo di incontri dedicati al collezionismo fotografico: privato, corporate e istituzionale. Un’occasione per dialogare con collezionisti, direttori di musei, art advisor e protagonisti del settore, e scoprire da vicino come nasce una collezione e come evolve il rapporto tra fotografia e mercato.
Per rafforzare il legame con il patrimonio artistico locale, The Phair ha avviato una collaborazione con la GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, scegliendo come immagine guida della fiera uno scatto del 1934 di Mario Gabinio: “Torino, giostra Zeppelin in movimento”. Un’opera d’archivio che sarà esposta in originale durante l’evento e che invita a riflettere sul valore della fotografia storica come forma d’arte e memoria collettiva
Ne parliamo col direttore di The Phair Roberto Casiraghi
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Nuovo appuntamento al Fotobar con Francesco Carlini, fotografo, editor ed autore su Tutti Fotografi e Fotografia.it.
Questa volta si parlerà soprattutto (ma non solo) della prova sul campo della nuova Fujifilm GFX 100RF! Più qualche novità da Nikon e Canon…
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“Camminando sulle rive del Gange nel silenzio delle cinque del mattino…”
Così si apre l’articolo di Enzo Dal Verme, pubblicato su Elle il 24 aprile 2025: un racconto intimo e potente del suo viaggio a Varanasi, la leggendaria città sacra dell’India. Un viaggio fatto di parole, ma anche – e soprattutto – di immagini.
È proprio dalle sue fotografie che nasce questa rubrica: un approfondimento che parte dagli scatti condivisi da Enzo sul suo canale Instagram, per dare voce alle storie dietro lo scatto.
Storie lontane e vicine, come quella che ascolteremo oggi.
In questa puntata, Enzo ci accompagna tra i Ghat – le celebri scalinate cerimoniali che si affacciano sul fiume sacro – alla scoperta di una delle città più antiche del mondo. Esploreremo le sue tradizioni, i riti legati al culto dei morti e il delicato equilibrio tra spiritualità e fotografia.
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Durante l’intervista a Riccardo Scotti in occasione della presentazione del modello GFX100S II, avevamo ipotizzato un probabile arrivo di una medio formato ad ottica fissa…
Con l’arrivo della GFX100RF, questa previsione si è concretizzata. Il nuovo modello amplia l’offerta nel segmento medio formato, introducendo una serie di innovazioni che ridefiniscono il concetto di compatta di lusso. La vera sfida è stata combinare le prestazioni del medio formato con un corpo macchina incredibilmente compatto, facile da trasportare e da utilizzare in ogni situazione, senza compromessi sulla qualità dell’immagine. Fujifilm è riuscita a sviluppare un sistema fotografico più accessibile e versatile, capace di offrire prestazioni elevate senza rinunciare alla portabilità.
Il cuore di questo risultato sta nell’ottimizzazione degli spazi: ogni componente è stato progettato per ridurre al minimo l’ingombro, mantenendo però standard professionali. Come spesso accade quando un prodotto rompe gli schemi, la GFX100RF non è stata accolta solo con entusiasmo: non sono, infatti, mancate critiche e perplessità. Abbiamo raccolto queste osservazioni e le abbiamo girate direttamente a Riccardo Scotti, che ha risposto punto per punto, approfondendo le scelte alla base di questo nuovo progetto.
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Torna Alessandro Luigi Perna, giornalista, curatore e autore del libro La Liberazione d’Italia. 80°, una straordinaria opera di fotogiornalismo che racconta la fine della Seconda guerra mondiale nel nostro Paese, in occasione dell’ottantesimo anniversario.
Il volume, pubblicato da Rodolfo Namias Editore, è il risultato di un lungo lavoro di ricerca negli archivi fotografici di Stato americani, polacchi e tedeschi. Le immagini, potenti e spesso inedite, si intrecciano con testi avvincenti per restituire tutta la complessità di un momento cruciale della nostra storia.
Alessandro Luigi Perna è anche l’ideatore del progetto History & Photography, con cui da anni porta la fotografia storica nelle scuole, nei musei e tra il grande pubblico, offrendo una narrazione originale, emozionante e profondamente documentata degli eventi che hanno segnato il Novecento.
Parleremo con lui del potere della fotografia come strumento di memoria collettiva, del modo in cui si può raccontare la guerra senza retorica, e di quanto sia importante, ancora oggi, rileggere criticamente il nostro passato per capire il presente.
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Tornano le Storie di Enzo Dal Verme. Questa volta conosceremo una vicenda che intreccia arte, lotta e speranza, raccontata attraverso un ritratto che ha un significato speciale.
In questa puntata, Enzo ci racconta una piccola storia legata a un ritratto, un artista e la lotta contro l’ingiustizia. Recentemente, un editore sudafricano ha chiesto di utilizzare uno dei suoi scatti per un libro, e si tratta di un’immagine dal grande valore simbolico. Il ritratto in questione è quello di Willie Bester, un artista africano che ha subito in prima persona la persecuzione durante l’apartheid. Questo scatto fa parte di un servizio fotografico realizzato in Sud Africa, che a sua volta rientra in una serie dedicata a quelli che lui chiama “eroi urbani”: persone straordinarie che, in tempi o momenti di grande difficoltà, sono riuscite a mantenere viva la loro identità e a dare voce alla loro resistenza. Storie, dunque, con un lieto fine.
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La fotografia svolge da sempre un ruolo scientifico, a volte con prospettive inattese: è il caso di alcune fotografie mediche che, una volta esaminate meglio, hanno svelato dettagli che rimettono in discussione certezze (quasi) assodate.
Nel libro Alzheimer S.p.A. Agnese Codignola analizza come la malattia di Alzheimer sia diventata un business miliardario. Indaga il ruolo delle grandi case farmaceutiche, la spinta alla medicalizzazione e la pressione per trovare a tutti i costi un farmaco risolutivo, spesso trascurando approcci alternativi e la complessità del fenomeno.
L’autrice, giornalista, intreccia ricerca scientifica, etica e interessi economici, mostrando come la gestione dell’Alzheimer rifletta dinamiche di profitto più che reali progressi terapeutici. Ne abbiamo parlato con lei, in questo avvincentissimo podcast che unisce fotografia, scienza e colpi di scena.
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A grande richiesta torna il Fotobar, con un ospite d’eccezione! Francesco Carlini, fotografo, editor ed autore su Tutti Fotografi e Fotografia.it ci parlerà di alcune novità, specialmente nel campo della fotografia con smartphone e con lui discuteremo di tendenze e futuro!
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I?n un recente suo articolo “Che eredità lasciamo con la fotografia?”, Enzo Dal Verme riflette sul potere delle immagini nel preservare momenti significativi e nel collegare diverse generazioni. Le fotografie non solo catturano istanti della vita di persone a noi care, ma rivelano anche i volti di coloro che hanno fatto la storia, contribuendo a definire la percezione che gli altri avranno dei nostri soggetti. Dal Verme sottolinea come i ritratti possano catturare aspetti unici di una persona in un determinato momento, creando un’eredità visiva che ispira e connette le persone nel tempo.
Abbiamo approfondito con lui queste tematiche, condividendo esperienze personali che evidenziano l’importanza della fotografia nella costruzione della memoria collettiva. Ha raccontato come le immagini, anche quelle scattate per scopi commerciali, possano acquisire valore nel tempo, documentando mode e tendenze che testimoniano l’evoluzione della società. L’intervista offre uno sguardo approfondito sul ruolo del fotografo nella creazione di un’eredità culturale attraverso le proprie opere, invitando tutti noi a riflettere su come le nostre fotografie possano influenzare e ispirare le generazioni future.?
L’articolo originale lo trovate a questo indirizzo: https:/ / www.workshop-ritratto.it/ articoli/ 2024/ 12/ 01/ che-eredita-lasciamo-con-la-fotografia/
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In questo episodio speciale, vi portiamo alla scoperta di una delle novità più interessanti nel panorama della fotografia istantanea: la Fujifilm Instax Wide Evo. Durante la presentazione ufficiale italiana, abbiamo avuto il piacere di intervistare Davide Maria Santini, Brand Manager Instax di Fujifilm Italia, per capire come questo modello ibrido riesca a unire la spontaneità dello scatto analogico con la versatilità del digitale. Un incontro tra passato e futuro che apre nuove possibilità creative per fotografi di ogni livello.
Con Santini abbiamo esplorato il crescente successo delle fotocamere ibride, le tendenze del mercato italiano e globale, e come la linea Instax stia evolvendo per rispondere a un pubblico sempre più attento alla qualità dell’esperienza fotografica. Dalla personalizzazione degli scatti fino alla creazione di una vera e propria community connessa, scoprite con noi come Instax Wide Evo sia molto più di una fotocamera: è uno strumento per raccontare storie e condividere emozioni.
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Giovanni Maria Sacco è un fotografo romano che ha saputo unire una solida carriera accademica a una profonda passione artistica. Pioniere dell’informatica negli anni Settanta, ha dedicato trent’anni all’insegnamento universitario, senza mai abbandonare la sua vocazione per la fotografia. Il suo lavoro esplora la bellezza nascosta tanto nel declino e nell’impermanenza delle cose quanto nella loro atemporalità, ispirandosi a concetti metafisici che trovano espressione nella sua ultima pubblicazione.
La sua produzione fotografica spazia dall’architettura – con una particolare predilezione per gli edifici razionalisti – alle rovine archeologiche, dalle industrie dismesse alla natura morta, senza tralasciare il ritratto e il nudo artistico. Le sue opere, esposte in Italia e all’estero, hanno ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, consolidando la sua posizione come uno degli autori più apprezzati nel panorama fotografico contemporaneo.
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Inauguriamo con piacere una nuova rubrica del nostro podcast, un progetto che si inserisce nel percorso di approfondimento e narrazione. A guidarci in questo spazio sarà Enzo Dal Verme, fotogiornalista di grande esperienza, già noto ai nostri ascoltatori per le sue precedenti partecipazioni e per i contributi pubblicati sul nostro Magazine.
Questa volta Enzo porta con sé qualcosa di diverso: un racconto fatto di immagini e storie, frutto del suo lavoro per alcune delle testate più prestigiose, in Italia e all’estero. Vicende di cronaca, cultura e vita vissuta, che ha scelto di condividere anche su Instagram, una piattaforma che fino a poco tempo fa guardava con distacco, ma che oggi è diventata parte del suo modo di raccontare.
È possibile acquistare, a prezzo scontato, il numero di Progresso Fotografico a questo link, inserendo il codice sconto “RITRATTO”
Ascoltiamolo in questa prima puntata!
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La presenza delle donne nella fotografia è stata a lungo marginalizzata per ragioni economiche e sociali, generando un divario significativo rispetto ai loro colleghi uomini. Fin dagli albori della fotografia, le donne hanno contribuito con importanti innovazioni tecniche e artistiche, ma il loro ruolo è stato spesso oscurato da un panorama dominato da uomini. Esempi come Gerda Taro, Dorothea Lange e Tina Modotti rappresentano eccezioni che evidenziano una realtà caratterizzata da accessi limitati, condizionati da stereotipi di genere e pregiudizi culturali.
Negli ultimi anni, tuttavia, la street photography femminile ha iniziato a ritagliarsi uno spazio crescente, grazie a iniziative e comunità specifiche. Progetti come Women in Street e Women Street Photographers hanno creato reti globali che connettono fotografe da tutto il mondo, offrendo loro visibilità e supporto.
Anche in Italia si sono sviluppate realtà importanti, come Women in Street Italy, fondata da Barbara Di Maio e Francesca Tiboni, che ha contribuito a trasformare il panorama della street photography, promuovendo una narrazione più inclusiva e valorizzando il talento femminile in questo ambito.
Ne parliamo con loro nella nuova puntata del Podcast!
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Alessio Romenzi lavora come fotografo freelance dal 2009, collaborando con agenzie prestigiose, l’ONU e la Croce Rossa Internazionale. Le sue fotografie sono state pubblicate su testate internazionali come The Guardian, Time Magazine, Newsweek, The New York Times e molte altre.
La sua mostra “L’Ultimo Ballo. Vite sospese al tempo della guerra”, in esposizione per il Festival Molichrom 2025 a Campobasso, esplora le storie di vita nelle zone di conflitto, raccontando con straordinaria intensità e umanità la trasformazione dell’umanità di fronte alla guerra.
Le immagini dell’autore vanno oltre la cronaca visiva, catturando momenti di profonda intimità in contesti di devastazione, ma anche storie di resistenza e speranza. Ucraina, Siria, Afghanistan, Palestina, Yemen, Iraq, Libia e Libano sono solo alcuni dei luoghi che ha documentato nel corso della sua carriera, portando alla luce la dignità delle persone che vivono nel cuore della guerra.
Ne parliamo con lui nella nuova puntata del Podcast!
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Isabella Quaranta è un’artista visiva che vive e lavora a Torino, sua città natale. Dopo la laurea in Scienze dei Beni Culturali Storico Artistici e un master in Fotografia Avanzata presso lo IED di Milano, ha sviluppato un linguaggio artistico unico, incentrato sull’autoritratto e il ritratto. Le sue opere ci trasportano in un mondo sospeso tra realtà e onirico, un universo fatto di luci e ombre, atmosfere rarefatte e attese cariche di introspezione.
Attraverso il suo lavoro, Isabella esplora la ricerca di sé, trasformando ogni immagine in un racconto visivo che mescola realtà e sogno, silenzio e mistero, introspezione ed energia.
Isabella ha saputo creare un’arte che parla di introspezione e scoperta personale. Nei suoi ritratti e autoritratti, luce e ombra danzano per descrivere attese metafisiche e visioni oniriche.
Nelle sue opere il tempo sembra sospeso e il confine tra reale e surreale si dissolve.
Ne parliamo con lei nella nuova puntata del Podcast!
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Abbiamo conosciuto la fotografa e content creator Genny Di Filippo che ha di recente pubblicato il lavoro “Per amore di Maria”, dedicato all’utilizzo della fotografia e della narrazione orale come pratiche per richiamare i ricordi. A partire dal 2021 ha iniziato a lavorare con sua nonna Maria nata nel 1936 a Catignano, un paese dell’entroterra abruzzese in provincia di Pescara, e che oggi quasi novantenne, fatica a tenere le fila di quello che accade nella sua quotidianità.
Per stimolarla a interagire e a ricordare accadimenti passati, ma anche per ricostruire parte delle radici familiari, ha registrato i suoi racconti e riorganizzato con lei l’archivio fotografico di famiglia, trasformando le testimonianze in una storia che utilizza il duplice linguaggio: fotografia e scrittura. Questo lavoro ha partecipato anche alla terza edizione del Cortona On The Move Award.
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Una delle più belle interviste della storia del nostro podcast risale ormai a 11 anni fa, quando ai nostri microfoni abbiamo ospitato l’allora Direttore della mitica rivista Fotografia Reflex Giulio Forti. Abbiamo deciso di riproporla anche in virtù di un panorama drasticamente cambiato, a nostro avviso in peggio, nel mondo dell’editoria fotografica di qualità.
La puntata gode anche di una versione audio rimasterizzata per adeguarla agli odierni standard.
Un recente articolo del Magazine ci parla anche dell’ultimo lavoro editoriale di Giulio Forti, il libro “Nikon. Una storia giapponese”
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Oggi abbiamo il piacere di ospitare Rossano Baronciani, docente, saggista e autore del recente libro “Il viaggio dell’anima. Un saggio sull’alterità”. In questa opera, Baronciani esplora il viaggio interiore dell’individuo attraverso l’arte, il cinema, la fotografia e la letteratura, ispirandosi al percorso di Ulisse nell’Odissea. Analizzeremo insieme come l’incontro con l’alterità e la parte in ombra di noi stessi possa condurre all’individuazione del Sé, superando le barriere e partendo in continuazione per nuovi viaggi di cui non sempre conosciamo la meta, ma che sempre ci riportano a noi.
Rossano Baronciani, docente e saggista, collabora con la rivista «Autoportret» di Cracovia e con «Discorsi fotografici Magazine». Fra le sue pubblicazioni Il viaggio dell’anima. Saggio sull’alterità (effequ 2024), Il tempo non esiste. L’uomo nell’eterno presente (effequ 2020), La società pornografica. Lo sguardo dall’illusione all’osceno (effequ 2016) e Nella tana del Bianconiglio. Saggio sulla mutazione digitale (effequ 2014). Si occupa di teatro in qualità di drammaturgo e librettista.
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Rena Effendi is an Azerbaijani photographer and documentary filmmaker, known for her work exploring social and environmental themes, often focusing on marginalized communities and the challenges of modernization. Born in 1977 in Baku, Azerbaijan, Effendi began her photographic career in the early 2000s, documenting her country’s transition from the Soviet era to a new phase of economic development and political conflicts. Her work is distinguished by its ability to reveal the human side of complex situations, creating a deep connection between the subjects of her photographs and the audience, encouraging reflection on contemporary social and environmental issues.
We met Rena Effendi during the Ethical Photography Festival in Lodi, and the following interview was kindly conducted by Giulia Marirossi from Fujifilm Italy.
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From September 19th to November 3rd, the Yeast Photofestival returns, full of exhibitions, events, and guided by highly relevant and interesting themes, as always linked to the world of food.
We speak with artistic director Edda Fahrenhorst who presents to us the artistic choices behind this and past editions of the festival, raising our awareness of the food production cycle and against food waste.
Yeast Photofestival was founded in 2021 with the aim of exploring and promoting a renewed relationship between humans and the environment through the language of photography and visual arts. The festival aims to be a place of cultural fermentation and transformation, where multimedia works are presented to tell stories of environmental respect and human biodiversity.
Since its first edition, Yeast Photofestival has identified photography as the meeting point between artistic innovation and culinary tradition, between the local ecosystem and the global landscape, to exorcise the fear of an apocalyptic climate future and point to new positive possible scenarios.
The festival seeks traces of a new world in both the past and the present. Quoting poet Franco Arminio, Yeast Photofestival is “the feast of the future on the tables of the archaic.”
“Food is identity” is the theme of the event, which each year is developed around a specific suggestion.
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Villa Pisani a Stra, lungo la Riviera del Brenta, è scenario perfetto per la grande monografica di Federico Garolla, a cura di Uliano Lucas e Tatiana Agliani, proposta con il titolo “Gente d’Italia. Fotografie 1948 – 1968”.
La sontuosa villa affrescata da Tiepolo, con il suo celebre labirinto e il magnifico parco, diventa il luogo della messa in scena di uno spaccato della nostra società nel secondo dopoguerra attraverso la sensibilità di Federico Garolla. Anni di ripartenza ma ancora carichi di difficoltà come rappresentato dalla difficile quotidianità di vita nei paesi della Riviera del fiume Brenta, dove la gente comune cercava di sottrarsi ad una stentata sopravvivenza. Quella efficacemente colta da un reportage di Garolla realizzato nel 1956 e che, riprodotto in grandi immagini, popola di ricordi il parco della Villa all’interno dello spazio delle scuderie.
Ne parliamo con Marco Minuz, organizzatore della mostra curata da Uliano Lucas e Tatiana Agliani.
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Dal 30 agosto al 30 settembre 2024 torna il Ragusa Foto Festival, ricco di mostre ed eventi e quest’anno dedicato al tema “Prendersi una pausa”
Ne parliamo con Massimo Siragusa, direttore artistico del Festival nonché apprezzatissimo fotografo ed editore.
Il suggestivo borgo di Ragusa Ibla, gioiello barocco e patrimonio Unesco, è lo scenario ideale per accogliere la dodicesima edizione di Ragusa Foto festival dal titolo “Prendersi una Pausa”.
Viviamo in un’epoca in cui il temporaneo ha il sopravvento sul permanente e siamo impossibilitati a guardare con chiarezza al futuro.
La tensione continua generata dalla velocità che contraddistingue la modernità, è diventata ormai un aspetto significativo della vita e sta determinando una trasformazione profonda nel rapporto sia tra gli esseri umani che tra l’uomo e l’ambiente.
Potersi concedere una pausa di riflessione, ricercare una sintonia con la natura, concedersi il lusso di costruire rapporti profondi. Abbattere le proprie difese e farsi coinvolgere dalle emozioni che la vita ci offre.
Sono varie le strade che possiamo percorrere per invertire una rotta, per offrirci una nuova opportunità e per orientarci in questi anni complessi.
La fotografia, strumento molto efficace per aiutarci nel processo di comprensione della realtà, è anche il linguaggio migliore per indicarci vie e metodi, per aprire nuovi orizzonti del pensiero, per invocare la necessità di un cambiamento e suggerirci altre prospettive di vita.
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Dal 19 settembre al 3 novembre torna lo Yeast Photofestival, ricco di mostre, eventi e guidato da tematiche attualissime ed interessanti legate come sempre al mondo del cibo.
Ne parliamo con Flavio & Frank che, insieme a Veronica Nicolardi, sono i direttori generali del Festival e che ci presenteranno le idee e anche le curiosità dietro l’organizzazione di un tale evento.
Yeast Photofestival nasce nel 2021 con l’obiettivo di indagare e promuovere un rinnovato rapporto uomo-ambiente attraverso il linguaggio della fotografia e delle arti visive. Il festival vuole essere un luogo di fermento e trasformazione culturale in cui proporre opere multimediali che raccontino il rispetto dell’ambiente e della biodiversità umana.
Dalla sua prima edizione, Yeast Photofestival individua nel medium fotografico il punto d’incontro tra innovazione artistica e tradizione culinaria, tra ecosistema locale e paesaggio globale, per esorcizzare la paura di un futuro climatico apocalittico e indicare nuovi scenari positivi possibili.
Il festival cerca nel passato e nel presente le tracce di un nuovo mondo. Citando il poeta Franco Arminio, Yeast Photofestival è “la sagra del futuro sui tavolini dell’arcaico”,
“Food is identity è il tema della manifestazione che di anno in anno viene declinato su una suggestione specifica.
La direzione artistica del festival è affidata a Edda Fahrenhorst.
La direzione generale del festival è affidata a Flavio&Frank e Veronica Nicolardi.
Yeast Photo Festival è promosso dalle Associazioni Besafe e OnTheMove.
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Francesco Carovillano lavora con le immagini da oltre 22 anni, i primi 10 come animatore 3D nel cinema d’animazione in Svezia ed Inghilterra ed i successivi come fotografo di paesaggio per riviste come National Geographic, Lonely Planet, GEO e per diversi enti nazionali del turismo in Europa.
La foresta di Fontainebleau si trova a 60 km a sud-est di Parigi ed è riconosciuta universalmente come la culla della pittura di paesaggio Francese ed Europea. Qui i pittori della ‘Scuola di Barbizon’ e gli Impressionisti hanno rivoluzionato il concetto della pittura nel mondo.
Ad essi, sempre nel 19esimo secolo, vi si sono uniti i pionieri della fotografia, che hanno fotografato a lungo nella stessa foresta, accanto ai pittori.
Il libro “Fontainebleau Intimate Landscapes” contiene 137 foto a colori e 10 saggi sull’arte, la natura, la fotografia e l’evoluzione dell’autore attraverso la foresta. La prefazione è di Bruce Barnbaum, pilastro della fotografia di paesaggio con una carriera di oltre 50 anni, autore di sette libri fra cui The Art of Photography e The Essence of Photography.
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Dans un contexte de crise climatique et de déclin de la biodiversité, plus de 4 000 m² de jardins urbains ont été détruits pour permettre la construction d’une piscine pour les Jeux Olympiques de Paris 2024. Ces jardins communautaires se trouvaient à moins de deux kilomètres du centre de Paris, à Aubervilliers, en Seine-Saint-Denis, le département français le plus densément peuplé et disposant du moins d’espaces verts.
Ce n’est que la première phase d’un programme de destruction plus large : au total, plus de 10 000 m² de jardins seront remplacés par une gare du Grand Paris Express et un nouveau quartier comprenant des hôtels et des bureaux. Pour s’opposer à ces plans de destruction, un collectif de défense des jardins (Défense des Jardins des Vertus) s’est formé, composé des citoyens dont les parcelles sont menacées de démolition. À la fin de l’année 2020, une lutte de plusieurs mois a commencé. Le mouvement d’opposition a pris de l’ampleur et a reçu le soutien de la presse.
Face à l’insuffisance des manifestations, le collectif a décidé d’occuper les jardins le 23 mai 2021, les rebaptisant “Jardins à Défendre” (en référence à la “Zone À Défendre”). Parallèlement, une action en justice a été lancée pour tenter d’annuler le permis de construire. Le 2 septembre 2021, la zone a été évacuée par la police pour permettre le début de la démolition. Cependant, en mars 2022, le tribunal a donné raison aux citoyens et a ordonné la suspension immédiate des travaux.
Malgré cette victoire, les jardins détruits ne seront pas restaurés, en raison de l’opposition du conseil municipal. Cette lutte à l’échelle locale (les jardins sont entretenus par des résidents à faible revenu du quartier) est liée à une prise de conscience plus large de la nécessité de préserver des environnements vivables face à des projets écocidaires.
L’interview
Bruno Serralongue est né en 1968 à Châtellerault, en France. Il vit et travaille à Paris et à Genève, où il enseigne à la Haute École d’Art et de Design. Après avoir étudié l’art à la Villa Arson à Nice, à l’École Nationale Supérieure de la Photographie d’Arles et l’histoire de l’art à l’Université Panthéon-Sorbonne à Paris, il a développé, depuis le milieu des années 1990, une pratique photographique engagée, centrée sur des thèmes tels que l’histoire du médium lui-même, son utilisation et son potentiel informatif.
Remettant en question l’objectivité du médium, il établit comme élément fondamental la responsabilité du photographe en termes de véracité des images produites. Son travail a fait l’objet d’expositions au Jeu de Paume (Paris) en 2010 et au Centre Georges Pompidou en 2019.
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Il Concorto Film Festival, giunto alla sua ventitreesima edizione, si svolgerà dal 17 al 24 agosto nel suggestivo Parco Raggio di Pontenure, un luogo che da anni accoglie cinefili e creativi da tutto il mondo.
Quest’anno, il Concorto Film Festival si distingue per una selezione di 45 cortometraggi provenienti da 28 paesi, con un’attenzione particolare alla rappresentanza femminile: ben 22 film sono diretti da registe donne. Questo non è solo un festival di cortometraggi, ma un vero e proprio crocevia di culture e storie, con oltre 2400 candidature ricevute, a testimonianza dell’interesse globale per il cortometraggio come forma d’arte.
In questa puntata, esploreremo non solo i film in concorso, che si contenderanno il prestigioso Asino d’Oro, ma anche le iniziative collaterali che arricchiscono il programma, come concerti dal vivo e proiezioni speciali. Inoltre, daremo uno sguardo alla giuria internazionale composta da esperti del settore, che avrà il compito di valutare i cortometraggi in gara.
Per approfondire questi temi e molto altro, accogliamo con piacere Virginia Carolfi, Communication Manager, Fundraiser e Film Programmer di Concorto Film Festival. Virginia ci guiderà attraverso la storia, le novità e le sfide di questo importante evento cinematografico.
Preparatevi a scoprire un festival che celebra la creatività e l’innovazione nel cinema contemporaneo, mentre ci immergiamo in storie che sfidano le convenzioni e ampliano i confini della narrazione visiva. Restate con noi per un viaggio attraverso il mondo del cortometraggio al Concorto Film Festival 2024!
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Filippo Cristallo, autore e fotografo di Avellino, ha iniziato il suo percorso artistico nella fotografia con una dedizione particolare al reportage, affascinato dalla sua ricchezza espressiva e narrativa. Le sue prime esposizioni sono iniziate con la mostra collettiva “12×12” nel 2013, seguita dalla presentazione del suo lavoro “My Mexico” al Circolo della Stampa di Avellino nel 2015.
Nel 2017, in collaborazione con Antonella Cappuccio, Cristallo ha presentato “Memorie di palazzo”, un progetto che ha suscitato grande interesse durante Fotografia Europea a Reggio Emilia e al Museo Antropologico Visivo di Lacedonia. Questo lavoro è stato ulteriormente esplorato al PAN di Napoli l’anno successivo, in concomitanza con la creazione di “Senza Tempo”, un altro progetto significativo esposto al Circolo della Stampa e accompagnato da un volume pubblicato da Edizioni Zerotre.
Nel 2021, insieme ad Antonella Cappuccio, ha pubblicato il libro “Memorie di palazzo”. Nel 2023, Cristallo ha pubblicato “Dia de muertos”, con un’introduzione di Antonella Cappuccio, un’opera che continua a esplorare il ricco panorama culturale del Messico. Il suo impegno e la sua visione sono stati riconosciuti alla fine del 2022 durante l’esposizione “Latino America Inspira” a Casa Argentina a Roma.
Con la pubblicazione del suo ultimo libro “Mexicans”, Cristallo offre un affresco intimo e dettagliato del Messico, catturando momenti di vita quotidiana e scorci culturali attraverso la sua fotografia in bianco e nero.
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In questa nuova puntata, immergiamoci insieme a Marika Gherardi, Trade Marketing & Communication Manager Fujifilm Italia, nel mondo affascinante di Fujifilm e scopriamo i segreti del suo successo duraturo. Esploreremo come la ricca storia dell’azienda nel campo delle pellicole abbia gettato le basi per la creazione di fotocamere digitali di altissima qualità, riconosciute in tutto il mondo per la loro resa dei colori straordinaria.
Parleremo di come Fujifilm si differenzia dai competitor, mettendo al centro dell’attenzione l’utente e le sue esigenze. Scopriremo come l’azienda ascolta attentamente i feedback dei fotografi professionisti e amatoriali, investendo tempo e risorse nello sviluppo di prodotti che superino le aspettative.
Analizzeremo l’impatto della serie X e delle Instax sul mercato, e come Fujifilm sia riuscita a conquistare un pubblico sempre più ampio, dai giovani ai professionisti più esigenti. Esploreremo anche il ruolo fondamentale dei social media e dei progetti educational nella comunicazione del brand e nella promozione della cultura fotografica.
Infine, scopriremo cosa rende Fujifilm un’azienda unica nel suo genere, e perché i suoi dipendenti sono così appassionati del proprio lavoro.
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Da poche ore Canon ha annunciato due prodotti che rivoluzionano il mercato come solo la casa giapponese sa fare. Abbiamo avuto l’onore ed il piacere di averle viste in anteprima e di aver intervistato Stefano Catalani che ci ha rivelato tutti i dettagli!
Curiosi? Scopritele insieme a noi nella nuova puntata del Podcast!
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Il corpo quale fil rouge delle 22 mostre con il tema Body of Evidence
Questa edizione, con il tema “Body of Evidence,” presenterà 22 mostre, di cui 4 collettive e 18 individuali, che esploreranno le varie forme ed espressioni del corpo.
Tra le mostre individuali spiccano “Sexual Fantasies” di Myriam Boulos, sulle fantasie sessuali femminili in Medio Oriente, e “The Last Safe Abortion” di Carmen Winant, entrambe alla loro prima esposizione in Italia. Altre anteprime includono “Restraint and Desire” di Ken Graves ed Eva Lipman, e “American Mirror” di Philip Montgomery, che affronta le fratture della società americana.
In collaborazione con Autolinee Toscane, Niccolò Rastrelli presenta “They Don’t Look Like Me,” dedicata ai cosplayer e presente anche al prossimo Lucca Comics. Tra le mostre collettive vi sono “The Body as a Canvas” curata da Lars Lindemann e Paolo Woods, “Corpi Celesti” curata da Nicola Lagioia e Chiara Tagliaferri in collaborazione con la Fondazione Alinari, “This Is the End” curata da Paolo Woods e Irene Opezzo, e “Cronache d’acqua – Immagini dal Nord Italia,” una produzione di Cortona On The Move con Intesa Sanpaolo e Gallerie d’Italia.
Novità di questa edizione è “Giro Giro Corpo,” una mostra pensata per i bambini e le loro famiglie, realizzata con Kublaiklan e SpazioB**K.
Il festival si svolgerà dall’11 al 14 luglio, con numerosi eventi, presentazioni, letture portfolio, talk e workshop e le mostre sono aperte fino al 3 novembre.
Ne parliamo con il direttore artistico Paolo Woods!
L’intervista
Paolo Woods è nato a Den Haag (NL) da genitori olandesi e canadesi. Cresciuto in Italia, ha vissuto a Londra, Parigi, Haiti e Costa d’Avorio.
È autore di otto libri e i suoi progetti sono regolarmente presentati nelle principali pubblicazioni internazionali, con recensioni su NYT, Le Monde, The Guardian. Ha tenuto mostre personali in vari paesi tra cui Francia, USA, Italia, Svizzera, Cina, Spagna, Germania, Olanda e Haiti, e numerose mostre collettive in tutto il mondo. Le sue foto fanno parte di collezioni private e pubbliche, tra cui il Musee de l’Elysée, Unipol, la Biblioteca Nazionale Francese, il FNAC, la collezione Sheik Saud Al-Thani, la collezione Servais. Ha ricevuto vari premi, tra cui due World Press Photo. È co-fondatore di RIVERBOOM, un collettivo e casa editrice che esplora i limiti del linguaggio fotografico.
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Cristina Mittermeier, fotografa, biologa marina e attivista, ha viaggiato per il mondo documentando la bellezza del pianeta e le culture dei suoi abitanti. Attraverso le sue fotografie, racconta storie di comunità legate alla natura e propone il concetto di “enoughness,” un approccio che valorizza ciò che già possediamo e il nostro impatto sul pianeta.
Mittermeier sottolinea l’importanza di utilizzare saggiamente le risorse limitate e di riconoscere l’interconnessione tra gli esseri umani e l’ecosistema globale. Co-fondatrice di SeaLegacy, si impegna per la salute degli oceani, essenziale per il clima e la vita umana.
La mostra curata da Lauren Johnston in collaborazione con National Geographic, alle Gallerie d’Italia di Torino, mira a sensibilizzare il pubblico sulla fragilità dell’ecosistema attraverso la fotografia.
Abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistarla e siamo rimasti veramente colpiti dalle sue parole, che dimostrano quanto Cristina non solo diffonda il suo messaggio ma lo viva anche in pienezza.
Cristina Mittermeier, photographer, marine biologist and activist, has traveled the world documenting the beauty of the planet and the cultures of its inhabitants. Through her photographs, she tells stories of nature-related communities and proposes the concept of “enoughness,” an approach that values what we already have and our impact on the planet.
Mittermeier emphasizes the importance of using limited resources wisely and recognizing the interconnectedness between humans and the global ecosystem. A co-founder of SeaLegacy, she is committed to ocean health, which is essential to climate and human life.
The exhibition curated by Lauren Johnston in collaboration with National Geographic, at the Gallerie d’Italia in Turin, Italy, aims to raise awareness of the fragility of the ecosystem through photography.
We had the pleasure and honor of interviewing her and were truly impressed by her words, which show how Cristina not only spreads her message but also lives it to the fullest.
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Discorsi Fotografici ha recentemente avuto il piacere di intervistare Giovanni Santi, un fotografo di grande talento e rinomato per la sua capacità di catturare l’essenza della realtà attraverso l’obiettivo. Giovanni ha condiviso le sue esperienze personali e professionali, rivelando le sue fonti di ispirazione e le tecniche che utilizza per creare immagini suggestive e evocative. Con una carriera ricca di successi e una passione palpabile per la fotografia, l’incontro con Santi ha offerto agli ascoltatori una preziosa occasione per scoprire i segreti di un maestro dell’arte fotografica.
L’intervista
Nato ad Anghiari il 6 gennaio 1965, tra il 1992 e il 1994, Giovanni ha collaborato con la Fondazione Internazionale OIKOS per lo sviluppo sostenibile di Siena, partecipando a vari seminari e iniziative, e ha conseguito un diploma di qualifica in Pianificazione e Progettazione Paesaggistica. Inoltre, ha completato un Master in Gestione della Qualità dell’Ambiente.
Nella sua carriera professionale, ha lavorato come consulente per lo Studio di Geologia e Geofisica di Siena, occupandosi di aspetti naturalistici e di ripristino ambientale. Parallelamente, dal 1996 ha intrapreso la carriera di fotografo, ottenendo successo nel reportage giornalistico e nella fotografia pubblicitaria.
Giovanni Santi è anche docente presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Siena, dove tiene seminari sul linguaggio della fotografia. Collabora con diverse riviste, tra cui “Primapersona-percorsi autobiografici” come photoeditor, e con testate come “Il Venerdì de La Repubblica” e “Il Manifesto”.
Ha realizzato vari progetti fotografici per il Ministero degli Esteri e ha pubblicato numerosi libri, tra cui “Tornare a vivere” sulla chiusura dell’Ospedale Psichiatrico S. Niccolò di Siena e “Transilvania: dei luoghi e degli uomini”. Ha esposto le sue opere in mostre personali in diverse città italiane e all’estero.
Giovanni ha curato reportage fotografici per la Regione Toscana e l’Università di Siena, ed è stato coinvolto in progetti di documentazione visiva per ospedali e istituzioni in Palestina e Cis-Giordania. Ha inoltre prodotto un cortometraggio sul deserto libico e ha co-curato una mostra fotografica sul Campo di Siena.
La sua carriera è stata oggetto di studio in una tesi di laurea discussa presso l’Università di Siena, dimostrando il suo impatto significativo nel campo della fotografia e della documentazione visiva.
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Fujifilm ha di recente lanciato due importanti novità, la GFX100SII e la X-T50. Ne parliamo con Riccardo Scotti, After Sales Service Manager per la divisione Imaging Solution di Fujifilm Italia.
Scopriamo insieme a lui le caratteristiche di questi prodotti ed il futuro di Fujifilm!
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La serie di monografie intitolata “The Shunyo Raja Monographies” è un ambizioso progetto in corso da ben nove anni. Questa trilogia si distingue per l’approccio originale con cui affronta il tema del delta del Bengala, un’area geografica considerata uno degli epicentri più critici del cambiamento climatico globale. Attraverso tre diverse prospettive concettuali, la trilogia offre una rappresentazione visiva delle profonde trasformazioni che interessano questa regione.
Uno dei problemi più urgenti è l’innalzamento del livello del mare, che, insieme all’innalzamento repentino dei fiumi, ha portato all’inondazione di numerose isole nel delta del Bengala. Questi eventi catastrofici hanno messo in pericolo la vita di milioni di persone, le quali rischiano di diventare rifugiati climatici a causa della perdita delle loro abitazioni e dei loro mezzi di sussistenza.
Il lavoro di questa trilogia non si limita a documentare i disastri naturali, ma si concentra sulla mappatura visiva delle conseguenze umane e ambientali di tali eventi. Rappresenta con grande dettaglio la traiettoria degli sfollati, mostrando il doloroso viaggio di coloro che sono stati costretti a lasciare le loro case. Allo stesso tempo, illustra le abitazioni distrutte, le scuole crollate e i paesaggi perduti, dipingendo un quadro commovente delle comunità devastate dall’erosione costiera, dall’innalzamento del livello del mare e dall’intensificarsi dell’attività ciclonica.
La trilogia “The Shunyo Raja Monographies” si propone quindi non solo come una testimonianza artistica, ma anche come un grido di allarme sull’urgenza di affrontare i cambiamenti climatici che stanno alterando drasticamente la vita e il territorio del delta del Bengala. Il progetto ci invita a riflettere sulle gravi implicazioni ambientali e umanitarie di questi fenomeni e sull’importanza di trovare soluzioni sostenibili per le popolazioni colpite.
Ne parliamo con l’autore in questa nuova puntata del podcast!
L’intervista
Arko Datto è un artista, educatore e curatore di Kolkata, India. Integrando nella sua pratica fotografia, video e installazione, sonda le questioni correlate all’immagine nell’era digitale, svolgendo contemporaneamente il ruolo di osservatore e commentatore di questioni critiche contemporanee.
I suoi progetti personali a lungo termine, i suoi saggi visivi e i suoi lavori sono stati pubblicati, tra gli altri, su TIME, National Geographic, The New Yorker, The Atlantic, Financial Times Magazine, M Le Monde, D La Repubblica. Per i suoi progetti ha ricevuto sovvenzioni dal Prince Claus Fund, dalla National Geographic Society, dall’IDFA Bertha Fund e dal Pulitzer Center for Crisis Reporting. La sua opera è stata esposta in tutto il mondo in sedi quali Den Hague Fotomuseum, Light Work, SFO Museum, Hamburger Bahnhof, Museum für Angewandte Kunst, Galleri Image, Unseen Amsterdam, Photo London, ecc.
Ha pubblicato tre libri fotografici: PIK-NIK (Edizioni Le bec en l’air, 2018), MANNEQUIN (Edizioni L’artiere, 2018), SNAKEFIRE (Edizioni L’artiere, 2021). Datto è stato ospite in residenze d’artista in programmi quali Light Work, Camargo Foundation, Docking Station e Rimbun Dahan. Ha co-curato la Chennai Photo Biennale 2021 ed è rappresentato dalla East Wing Gallery di Doha.
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In occasione della presentazione italiana delle due fotocamere Fujifilm: GFX100S II e X-T50, abbiamo avuto il piacere di intervistare Guglielmo Allogisi che dal primo aprile 2024 ricopre la carica di Chief Operating Officer FUJIFILM Italia S.p.A.
Un apprezzabile traguardo professionale che segue alla più importante riorganizzazione aziendale, infatti, Fujifilm ha deciso di creare due società differenti: Fujifilm Italia S.p.A. e FUJIFILM Healthcare Italia S.p.A.
In questa intervista scopriremo la nuova riorganizzazione societaria, ma conosceremo quali sono le ambizioni, i traguardi che Fujifilm vuole centrare limitatamente al mercato delle fotocamere, più in generale ci faremo guidare all’interno di un’azienda che mette la fotografia e le persone prima della tecnologia.
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Un evento meteorologico estremo si è abbattuto sull’Italia nord-orientale nell’ottobre 2018. Lo scirocco ha soffiato fino a 200 chilometri orari nelle valli dolomitiche, schiantando al suolo circa 14 milioni di alberi. La pioggia incessante ha fatto esondare i torrenti, trascinando a valle tronchi e detriti. Nel volgere di una notte, gli abitanti di alcune comunità montane di Trentino, Veneto e Friuli-Venezia Giulia si sono trovati con le cantine allagate e le case scoperchiate dal vento.
A oltre cinque anni di distanza, le conseguenze della tempesta Vaia sono ancora visibili e tangibili. I versanti di alcune montagne sono brulli. I boschi che restano sono invasi dal Bostrico tipografo, un coleottero parassita che si ciba di legno. Senza le piante, è venuta a mancare una protezione contro le frane e le valanghe. Mentre esperti e gente del luogo si rimboccano le maniche per riportare la situazione alla normalità, il danno economico complessivo è stato stimato in tre miliardi di euro.
Ne parliamo con l’autore in questa nuova puntata del podcast!
L’intervista
Matteo de Mayda (1984, Treviso, Italia) vive a Venezia. La sua ricerca visiva è focalizzata su cause sociali e ambientali.
Ha esposto il suo lavoro presso la Biennale di Venezia, MUFOCO, la Triennale di Milano, Camera Torino e il Design Museum di Londra.
Nel 2019 ha pubblicato Era Mare, un libro sul fenomeno dell’acqua alta a Venezia. Nel 2020 è stato selezionato da Artribune come miglior giovane fotografo italiano dell’anno. Nel 2021 è stato uno dei FUTURES talent selezionati da CAMERA (Centro Italiano per la Fotografia) e ha vinto l’Italian Sustainability Photo Award (ISPA) con There’s no calm after the storm. Nel 2022 ha vinto il British Journal of Photography International Award.
Le sue immagini sono state pubblicate su quotidiani e riviste italiane e internazionali, tra cui The New York Times, The Financial Times Magazine, Internazionale, Zeit e Vogue.
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Scalandrê – espressione dialettale romagnola che significa “fuori stagione, fuori fase” riferita a persone, animali o piante – è il titolo del primo libro di Marco Zanella, un progetto triennale su Cotignola, piccolo centro del Nord Italia di tradizione agricola.
Un’indagine su quella che è stata spesso definita la fine della civiltà rurale, a cavallo tra il mondo prima e quello dopo la pandemia; una realtà messa a dura prova dall’avanzare della nuova era digitale e dal confronto con un senso del tempo alienante: il ritmo naturale delle stagioni, delle feste e dei riti, che ha sempre scandito la vita di una comunità in contatto osmotico con la terra, rischia ora di essere stravolto e perso. In questo piccolo cosmo, la vita non sembra correre contro il tempo, ma su un binario parallelo, senza conflitti. Le immagini di Marco Zanella testimoniano l’impegno di una comunità a preservare antiche tradizioni e memorie collettive da un cambiamento accelerato.
Ne parliamo con l’autore in questa nuova puntata del podcast!
L’intervista
Marco Zanella è nato a Parma nel 1984. Si avvicina alla fotografia nel 2005, dopo che uno zio prematuramente scomparso gli regala le sue macchine fotografiche. Per alcuni anni studia fotografia a Milano e collabora con l’artista e amico Matteo Ferretti, anch’egli di Parma. Nel 2012 si stabilisce nello studio Cesura e diventa assistente di Alex Majoli, dove si forma come fotografo e stampatore fine-art.
Dal 2012 Marco viaggia spesso nel Sud Italia dove documenta le sue esperienze e i suoi incontri, alla ricerca di una visione personale di questo territorio. Lavora principalmente in Basilicata, Calabria e Sicilia.
Allo stesso tempo documenta la sua vita personale in Emila-Romagna, e il suo tempo allo Studio Majoli e a Cesura, in un diario visivo senza fine.
Nel 2018, grazie al fotografo e amico Daniele Casadio, si è avvicinato alla comunità del comune di Cotignola e al festival “Nell’ Arena delle balle di Paglia”; attualmente sta lavorando alla documentazione della vita quotidiana del paese, commissionata dal comune.
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Diversi mesi fa abbiamo avuto il piacere di ospitare ai nostri microfoni Nicola Moscelli, un fotografo con un progetto tutto particolare che narra la frontiera tra USA e Messico attraverso le immagini di Google Street View e altro materiale raccolto per far emergere le contraddizioni e le difficoltà che si creano quando una nazione crede di poter risolvere i problemi di frontiera eregendo muri.
I muri sono purtroppo una risposta comune per proteggere le economie nazionali e le opinioni pubbliche dalle crisi vicine, riflettendo le problematiche della globalizzazione. Il lavoro esplora il confine tra USA e Messico, anticipando le sfide delle future barriere. L’occhio di Google offre una prospettiva unica, mostrando una permeabilità del confine esclusivamente digitale.
Parleremo di questo progetto, il cui titolo è Dead End, ma anche di altri lavori. Abbiamo deciso di pubblicare l’intervista in podcast nel periodo in cui il libro relativo a Dead End è in dirittura di arrivo, come è possibile verificare sul suo sito.
L’intervista
Nato a Taranto nel 1980 e cresciuto a Bari, nel sud Italia, ha vissuto a Madrid, Vienna e Monaco prima di stabilirsi a L’Aia, dove attualmente risiede.
È un narratore e documentarista, utilizzan la fotografia e le arti visive per creare narrazioni con un particolare focus sull’ambiente e sul modo in cui l’umanità si relaziona ad esso.
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Partendo da un articolo apparso sul numero di settembre 2023 della rivista Tutti Fotografi, abbiamo voluto ospitare l’autore Massimo Pinciroli che ai nostri microfoni ha parlato di come poter costruire un vero e proprio studio fotografico in casa, con particolare riferimento alla teoria e tecnica nell’uso dell’illuminazione creativa.
Scopriamo insieme a Massimo come poter crescere nell’espressione fotografica anche con gli strumenti e con gli spazi che possiamo reperire nella nostra vita di tutti i giorni.
L’intervista
Massimo Pinciroli è un fotografo appassionato che ha trascorso gran parte della sua vita immerso nel mondo della fotografia. Fin da giovane ha dimostrato un interesse precoce per questo medium, prendendo in mano una macchina fotografica già all’età di cinque anni e guadagnandosi presto il titolo di “fotografo di famiglia”.
Con il passare degli anni, ha abbandonato le inquadrature amatoriali per dedicarsi seriamente allo studio e alla pratica della fotografia. A vent’anni, è stato notato da una rinomata multinazionale del settore fotografico, che lo ha ingaggiato per condurre sessioni di formazione in tutta Italia. In seguito, ha contribuito all’apertura di numerosi centri di sviluppo fotografico per una catena di grande distribuzione, fornendo formazione a personale non specializzato.
Con l’avvento del nuovo secolo, Pinciroli si è dedicato allo studio e alla diffusione della stampa a getto d’inchiostro, diventando un esperto nel campo. La sua passione per l’innovazione lo ha portato a sperimentare con le prime stampanti inkjet di grande formato e con le nuove soluzioni software, diventando un punto di riferimento per fotografi professionisti ed emergenti. Nel 2020, è stato nominato Epson Photo Evangelist per il suo impegno nella divulgazione delle tecniche di stampa fine art.
Negli ultimi quindici anni, Pinciroli ha ampliato i suoi interessi verso la ripresa fotografica, concentrandosi in particolare sulle tecniche di illuminazione. Le sue conoscenze in questo campo si sono tradotte in numerosi videotutorial e un intero videocorso sull’illuminazione fotografica, contribuendo ulteriormente alla sua reputazione di esperto nel settore.
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Biba Giacchetti ha collaborato per molti anni con il grande fotografo Elliot Erwitt, scomparso nel 2023 e che ha lasciato una enorme eredità espressiva ed artistica. La collaborazione di Biba non si è limitata al solo ambito professionale e lavorativo, ma l’ha vista a fianco ad Erwitt in moltissimi episodi della vita intensa, ironica e brillante del fotografo americano.
Scopriamo insieme a lei episodi noti e meno noti della vita di Elliot Erwitt accompagnati dalla consueta professionalità ed energia di Biba.
L’intervista
Biba Giacchetti, è stata nostra ospite in diverse occasioni in cui abbiamo avuto il piacere di conoscere il suo lavoro di curatrice e l’agenzia Sudest47. Grazie a lei, in Italia, abbiamo imparato ad apprezzare i lavori fotografici di Steve McCurry, Elliot Erwitt, Tina Modotti, solo per citarne alcuni.
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Dopo la prova in anteprima della nuovissima X100VI, pubblicata anche sul nostro Magazine, parliamo di questa piccola meraviglia della fotografia digitale con Riccardo Scotti, After Sales Service Manager per la divisione Imaging Solution di Fujifilm Italia.
Scopriamo insieme a lui perché siamo di fronte ad un importante miglioramento di una linea che già poteva essere considerata perfetta.
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Fino al 10 marzo a Palazzo Ducale a Genova la mostra “Steve McCurry – Children”, la prima esposizione tematica del celebre fotografo americano incentrata sul tema dell’infanzia, curata da Biba Giacchetti e Melissa Camilli dell’agenzia Sudest57
I bambini sono sempre stati un soggetto caro a McCurry, che li ha immortalati in diverse parti del mondo, catturando la loro energia, gioia e resilienza anche in contesti difficili. La sua celebre foto della “ragazza afgana” è un esempio emblematico della sua capacità di dare voce alle sofferenze dei bambini in zone di guerra.
“Steve McCurry – Children” presenta oltre 100 fotografie che raccontano la condizione dell’infanzia in tutto il mondo, con immagini di bambini profughi, lavoratori, che giocano o che semplicemente vivono la loro quotidianità. Le foto ci mostrano la diversità dei loro stili di vita, ma anche le sfide universali che affrontano, come la povertà, la guerra e la mancanza di istruzione.
Una mostra imperdibile per chiunque voglia conoscere il mondo attraverso gli occhi dei bambini e riflettere sulla responsabilità che abbiamo verso le nuove generazioni.
Ne parliamo con una delle curatrici: Melissa Camilli.
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Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una esplosione, perlomeno di interesse, riguardo tematiche inerenti all’intelligenza artificiale generativa, tanto da far sembrare l’avvento di strumenti come ChatGPT, Copilot ed altri una vera e propria nuova alba dell’umanità.
Abbiamo voluto riflettere insieme su quanto questo sia vero e quanto sia frutto di eccessivo entusiasmo, utilizzando anche tecniche di IA Generativa per produrre da zero interviste audio a fotografi ormai scomparsi…
Scopriamo insieme lo stato della IA, la sua futura applicazione in campo fotografico e gli esperimenti divertenti che ad oggi possiamo fare con un minimo sforzo per generare contenuti “impossibili”.
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Fabio Bucciarelli, noto per il suo lavoro in zone di conflitto come la Libia e la Siria, inizia come ingegnere delle telecomunicazioni ma decide di abbandonare la sua professione per dedicarsi alla fotografia, un’arte che ha scoperto a Barcellona nel 2006.
Un momento chiave della sua carriera è la guerra civile in Libia nel 2011, durante la quale riesce a documentare la morte di Muammar Gheddafi, ottenendo una fotografia iconica. Questo evento segna un punto di svolta nella sua carriera e attira l’attenzione internazionale sul suo lavoro.
Con lui parleremo del ruolo svolto dalla fotografia nella testimonianza della “verità”.
L’intervista
Fabio Bucciarelli è un fotografo, giornalista e autore internazionale noto per la sua copertura dei conflitti globali e delle terribili ricadute umanitarie che essi comportano. Con una carriera di oltre 15 anni, ha documentato i principali eventi globali, catturando immagini che riflettono la sua incrollabile empatia e il suo impegno nel raccontare le storie di coloro che sono stati colpiti da guerre, cambiamenti climatici e altre crisi dei diritti umani. Il suo lavoro è una potente chiamata all’azione, a sostegno di coloro le cui vite sono state sconvolte da questi problemi devastanti.
Ha realizzato reportage da zone di conflitto in tutto il Medio Oriente, tra cui la Libia durante la guerra civile e la caduta di Gheddafi, la Siria durante la battaglia di Aleppo, l’Iraq, Gaza, l’Iran, l’Egitto, la Turchia e l’Ucraina dall’inizio del conflitto nel 2014. Bucciarelli ha anche documentato le crisi umanitarie che si sono verificate in Africa, tra cui il Sud Sudan e il Mali. Oltre a occuparsi di conflitti e crisi umanitarie, ha raccontato una serie di eventi globali, tra cui i devastanti incendi in Brasile, le proteste contro il sistema economico neoliberista in Cile e la migrazione di massa dei centroamericani verso gli Stati Uniti. Nel 2020 e nel 2021 ha seguito per il New York Times la pandemia COVID-19 nel suo epicentro in Italia. Più di recente, è tornato in Ucraina per documentare l’invasione russa come inviato speciale del TG3/ Rai3, oltre che per importanti testate internazionali, tra cui Die Zeit e Il Fa
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Fabio Bucciarelli è un fotografo, giornalista e autore internazionale noto per la sua copertura dei conflitti globali e delle terribili ricadute umanitarie che essi comportano. Con una carriera di oltre 15 anni, ha documentato i principali eventi globali, catturando immagini che riflettono la sua incrollabile empatia e il suo impegno nel raccontare le storie di coloro che sono stati colpiti da guerre, cambiamenti climatici e altre crisi dei diritti umani. Il suo lavoro è una potente chiamata all’azione, a sostegno di coloro le cui vite sono state sconvolte da questi problemi devastanti.
Ha realizzato reportage da zone di conflitto in tutto il Medio Oriente, tra cui la Libia durante la guerra civile e la caduta di Gheddafi, la Siria durante la battaglia di Aleppo, l’Iraq, Gaza, l’Iran, l’Egitto, la Turchia e l’Ucraina dall’inizio del conflitto nel 2014. Bucciarelli ha anche documentato le crisi umanitarie che si sono verificate in Africa, tra cui il Sud Sudan e il Mali. Oltre a occuparsi di conflitti e crisi umanitarie, ha raccontato una serie di eventi globali, tra cui i devastanti incendi in Brasile, le proteste contro il sistema economico neoliberista in Cile e la migrazione di massa dei centroamericani verso gli Stati Uniti. Nel 2020 e nel 2021 ha seguito per il New York Times la pandemia COVID-19 nel suo epicentro in Italia. Più di recente, è tornato in Ucraina per documentare l’invasione russa come inviato speciale del TG3/ Rai3, oltre che per importanti testate internazionali, tra cui Die Zeit e Il Fatto Quotidiano
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CAMERA prosegue nella sua indagine sul ruolo delle donne nell’ambito della fotografia, dopo il successo delle mostre dedicate a Eve Arnold e a Dorothea Lange. Il nuovo progetto, intitolato “Fotografia è donna”, esplora l’universo femminile attraverso 120 immagini dell’agenzia Magnum Photos, spaziando dal dopoguerra a oggi. La mostra, allestita nella suggestiva residenza fortificata de La Castiglia di Saluzzo in provincia di Cuneo, presenta opere iconiche realizzate da autrici di fama internazionale come Eve Arnold, Cristina De Middle, Susan Meiselas, e altri celebri fotografi. Il percorso espositivo si focalizza sulla condizione femminile nel mondo, documentando le trasformazioni sociali degli ultimi settant’anni.
Il progetto “Fotografia è donna” è frutto della collaborazione tra il Comune di Saluzzo, la Fondazione Artea e CAMERA, con la curatela artistica affidata a Walter Guadagnini e Monica Poggi. La mostra conta sul sostegno di Magnum Photos e il contributo della Fondazione Amleto Bertoni. La Castiglia di Saluzzo sarà aperta al pubblico nei pomeriggi del venerdì e durante le giornate di sabato, domenica e festivi, offrendo un’opportunità di immergersi nell’affascinante panorama della fotografia femminile.
L’intervista
Storica della fotografia, dal 2019 Monica Poggi lavora presso CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia (Torino) come Responsabile mostre e Curatrice.
All’attività curatoriale affianca quella di scrittura, collaborando con giornali e riviste di settore.
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Il Museo di Palazzo Grimani, a Venezia, dedica la nuova mostra a David Seymour, protagonista della fotografia internazionale del Novecento, dal 6 dicembre 2023 al 17 marzo 2024.
Il progetto, in collaborazione con Suazes, ha debuttato con successo lo scorso anno con una monografica su Inge Morath, la mostra su “Chim” presenta circa 200 pezzi tra fotografie, documenti e riviste d’epoca, selezionati tra il 1936 e il 1956.
Le immagini comprendono i reportage più significativi di Seymour, come la Francia del 1936, la Guerra Civile spagnola, l’Europa post-Seconda Guerra Mondiale e il progetto “Children of War” del 1948 per l’UNICEF. La mostra offre uno sguardo sul “mondo” di Seymour attraverso 150 immagini, documenti e una sezione dedicata alla Maleta Mexicana, una valigia di tesori fotografici ritrovata nel 1995.
Ne parliamo con Marco Minuz, curatore della mostra e già ospite ai nostri microfoni!
L’intervista
Critico e curatore d’arte, giornalista, Marco Minuz ha al suo attivo esperienze in Nord Europa presso il Museo d’Arte Moderna di Stoccolma (Moderna Museet) che si espandono poi a la Biennale di Venezia, la Peggy Guggenheim di Venezia (progetto di intership) e la Fondazione Querini Stampalia di Venezia. Entra nell’albo dei giornalisti pubblicisti collaborando per anni con la redazione culturale di stato slovena. Collabora per varie riviste di arte e design e da anni è redattore del magazine bilingue “Illywords” del gruppo Illy Caffé.
Viene incaricato di gestire tutti gli aspetti del progetto, promosso dal Comune e dalla Provincia di Pordenone, della mostra (con relativo catalogo) dedicata a Harry Bertoia, attivando autonoma-mente prestiti con grandi musei americani ed europei (Vitra, Guggenheim di New York) e organizzando iniziative negli Stati Uniti d’America e in Canada.
Nel 2009 viene incaricato di seguire l’avvio della nuova Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Pordenone. In particolare segue la progettazione grafica dell’ente, sviluppa un progetto di partnership con aziende private, sviluppa un progetto di membership e segue tutta la pianificazione mediatica dell’evento organizzando eventi ad hoc (tra le quali la conferenza di presentazione del progetto presso il Museo d’Arte Contemporanea MACRO di Roma); progetta e realizza attività mirate per il target dei giovani (serate con videoarte); cura ed organizza sei mostre con relativo catalogo tra le quali cito Jim Goldberg, Italo Zannier, Alessandro Bergonzoni. Minuz realizza un fittissimo programma di conferenze, incontri, workshop con artisti, direttori, soggetti privati e istituzionali e sviluppa una rete di rapporti con molte importanti istituzioni museali e culturali europee.
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La fotografia negli ultimi decenni è passata attraverso tante rivoluzioni, una di queste riguarda proprio il mondo dell’editoria, dalle riviste patinate ai forum e ai blog. C’è ancora spazio per l’editoria tradizionale? C’è ancora tempo per godere di un lavoro di qualità tra i mille messaggi che ogni giorno ci scorrono davanti agli occhi? Ne parliamo con Paolo Namias, editore e direttore delle attività della Rodolfo Namias Editore, con all’attivo tante riviste di fotografia, presenti e passate, come Progresso Fotografico, Zoom, Tutti Fotografi…
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Parlare di fotografia utilizzando il media videografico, è questo il grande lavoro che Giulia Vannucci sta portando avanti da ormai 3 anni, nell’ottica di narrare l’opera e l’artista attraverso immagini in movimento. Con lei parleremo di cinema, arte, fotografia e futuro dell’espressione artistica attraverso tutti i media che possano avvicinare autori e fruitori.
L’intervista
Giulia Vannucci è un’artista indipendente, profondamente legata alla tematica del paesaggio, dell’archivio fotogra?co e della memoria.
Dal 2020 lavora al progetto “Video Ritratti di Fotogra?”, una serie di video documentari dedicati ad alcuni esponenti della fotogra?a italiana e internazionale.
Il progetto è stato pubblicato dalla rivista italiana Artribune (2020), proiettato presso Artecinema – International Film Festival (2021), Cineteca di Bologna (2022), National Gallery of Art di Washington e al Liverpool Indie Awards (Exploring a sense of place in the landscape, John Davies, 2023)
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At the third edition of the Nomadic Photography Festival “Molichrom”, we had the honor and pleasure of meeting and interviewing Japanese American photographer Michael Yamashita.
Starting in the footsteps of Marco Polo, his well-known work exhibited during the Festival in Campobasso, we retrace the story of a great photographer and the importance in never stopping, making storytelling the second soul of photography.
In occasione della terza edizione del Festival della Fotografia Nomade “Molichrom” abbiamo avuto l’onore ed il piacere di conoscere ed intervistare il fotografo americano giapponese Michael Yamashita.
Partendo dalle tracce di Marco Polo, suo noto lavoro esposto durante il Festival a Campobasso, ripercorriamo la storia di un grande fotografo e l’importanza nel non fermarsi mai, facendo della narrazione la seconda anima della fotografia.
L’intervista
Born in 1949 in San Francisco, California, and raised in Montclair, New Jersey. Yamashita graduated from Montclair Academy in 1967. He graduated from Wesleyan University with a degree in Asian studies, and after college in 1971, he traveled to Japan to teach English. After joining a photo club to work on his Japanese, he was inspired to pursue photography professionally. After living and shooting throughout Asia for seven years, he returned to the US where he started working for the National Geographic in 1979. Since then, he has traveled and photographed places as diverse as Somalia, Sudan, England, Ireland, and Papua New Guinea, Iraq, Afghanistan, and Iran, with special concentration on Asia & the Silk Road, including Japan, China and Tibet. He is also a frequent lecturer, including with TedX, teaches and conducts photo workshops across Asia and the United States.
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La città di Bergamo, circondata dalle sue storiche mura medievali, diventa il palcoscenico di un’esperienza visiva straordinaria. Il “FOTOGRAFICA. Festival di Fotografia Bergamo” torna in una quarta edizione, proponendo uno sguardo profondo sull’essenza umana attraverso l’arte della fotografia. Quest’anno, il festival si inserisce nel contesto di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, portando con sé una serie di mostre internazionali e prospettive uniche sulla fotografia contemporanea. Dal 14 ottobre al 19 novembre 2023, la città alta di Bergamo si illuminerà di emozioni, resilienza, solidarietà, e cultura.
Ne parliamo con Daniela Sonzogni, direttrice del Festival.
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Intesa Sanpaolo apre al pubblico dal 21 settembre 2023 al 18 febbraio 2024 alle Gallerie d’Italia – Torino la mostra “LUCA LOCATELLI. THE CIRCLE. Soluzioni per un futuro possibile” a cura di Elisa Medde, realizzata col supporto specialistico della Ellen MacArthur Foundation – la maggiore fondazione al mondo impegnata a sostenere la Circular Economy e di cui Intesa Sanpaolo è dal 2015 l’unica istituzione finanziaria con il ruolo di Strategic partner – e con la collaborazione della Fondazione Compagnia di San Paolo e della Fondazione Cariplo.
Ne parliamo con la curatrice, scopriremo quanto sia importante il rapporto tra artista e curatore e tutte le peculiarità della mostra di Luca Locatelli in un percorso tra fotografia, arte e comunicazione.
L’intervista
Elisa Medde è una storica dell’arte specializzata in fotografia e cultura visiva. Curatrice, editor, saggista e docente, la sua ricerca si è sviluppata nel rapporto tra editoria e istituzioni museali, riflettendo sulla relazioni tra immagine, comunicazione e le strutture di potere. Nel ruolo di panel speaker e docente prende parte con regolarità a seminari e conferenze intorno all’immagine fotografica, ospite di istituzioni in Europa e Stati Uniti (Red Hooks Lab, NYC; Westminster University, London; FotoDepartament, Saint Petersburg; Camera, Torino; MiCamera; Milano, Rencontres pour la Fotografie, Arles; Maison Européenne de la Photographie – MEP, Paris; HDK Valand in Gothenburg; Stockholm School of Photography; Fotofilmic, Vancouver, CA; Canon Foundation; KABK, Paesi Bassi; et al.). È lecturer presso il Master Photography di ECAL, Losanna e presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera. In qualità di esperto dell’immagine fotografica è stata nominator e membro di giuria di vari premi nazionali ed internazionali (Luma Rencontres Dummy Book Award; Cortona ON The Move; Lens Culture Award; Prix Elysée; The Leica Oskar Barnack Award; MAST Foundation for Photography Grant; Getxo Photo; Photo Vogue, Premio Fabbri et al). Suoi contributi sulla fotografia sono stati pubblicati su varie testate nazionali ed internazionali (ArtTribune, PhotoEye, Time Magazine, Foam Magazine, Something We Africans Got, Vogue Italia / L’Uomo Vogue, YET Magazine, C4 Journal, Flash Art et al). Lavora regolarmente con numeros* artist*, supportandone lo sviluppo di mostre e progetti editoriali (da ultimo Thomas Albdorf, Christiane Peschek, Fabio Barile, Sofia Masini, Andy Sewell, Marisol Mendez). Nel 2019 ha co-curato LOOKING ON – Sguardi e Prospettive sulla Nuova Fotografia Italiana per il MAR di Ravenna, dietro invito di Osservatorio Fotografico (ideatore del progetto). Dal 2012 al 2023 si è occupata della direzione artistica ed editoriale di Foam Magazine – International Photography Magazine, per il quale ha curato 33 edizioni come Editor in Chief. Sotto la sua guida, Foam Magazine è stato nominato dalla Lucie Foundation (NYC) per due volte Best Photography Magazine of The Year – nel 2017 e nel 2019. Dal 2021 è membro del Board of Directors di Salwa Foundation (Amsterdam), una fondazione che progetta programmi per artist* con un background migrante, offrendo un punto di ingresso per artist* emergenti nella scena culturale olandese. Elisa ha ricevuto il 2023 RPS Award for Photography Publishing da parte della Royal Photographic Society.
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In anteprima assoluta per l’Italia dal 8 settembre al 16 dicembre 2023, presso il centro culturale ed espositivo “la Casa di Vetro” di Milano in via Sanfelice 3, sarà possibile visitale la mostra “8 settembre ’43. La liberazione d’Italia – La sconfitta dell’Asse in Nord Africa e dei Nazifascisti in Italia negli archivi fotografici di stato americani, polacchi e tedeschi”.
Aperta dal mercoledì al sabato dalla ore 16.00 alle 19.00, l’esposizione è curata dal giornalista pubblicista Alessandro Luigi Perna, opinionista esperto di storia della fotografia e appassionato di storia contemporanea, e prodotta da Eff&Ci Facciamo Cose di Federica Candela, consulente e produttrice in ambito culturale, artistico e fotografico.
Scopriamo insieme al curatore la storia dietro la scelta del tema e delle fonti storiche e fotografiche che hanno portato a creare una mostra davvero unica nel suo genere.
L’intervista
Alessandro Luigi Perna è un giornalista pubblicista, un consulente editoriale, un consulente nella comunicazione (con servizio di ufficio stampa e pr), un curatore, organizzatore e consulente in campo fotografico, un ideatore e produttore di attività educational con la fotografia.
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Photo Digest è la nostra risposta alla crescente necessità di esplorare il mondo della fotografia in modo più concentrato e coinvolgente.
Immagini, analisi, tecnica, idee, ispirazioni, interviste, suggerimenti, trucchi; Photo Digest è più di una rubrica fotografica.
È una comunità di appassionati di fotografia che desiderano percorrere il mondo attraverso le parole degli altri per conoscerlo con occhi nuovi. Unisciti a noi in questo viaggio straordinario e preparati a essere ispirato, educato e sorpreso dalla bellezza e dalla potenza della fotografia.
In questa puntata scopriamo la nuova Leica Q3 insieme a Eolo Perfido, rinomato fotografo, Leica Certified Photographer e Leica Akademie instructor.
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Fino al 28 gennaio 2024 a Palazzo Roverella la più completa mostra mai organizzata in Italia sull’opera di Tina Modotti (1896-1942). Più di 300 opere tra immagini, filmati e documenti ricostruiscono il lavoro fotografico di una delle più importanti fotografe del XX secolo. Dalle architetture alle nature morte, dal racconto della quotidianità dei ceti popolari, dei contadini, degli operai, dei bambini e delle donne, alla mutazione delle periferie con l’arrivo della nuova modernità.
Se i suoi primi passi come fotografa risentono ancora dell’influenza del grande fotografo americano Edward Weston, di cui fu assistente e modella negli anni della rivoluzione Messicana, lo sguardo di Tina Modotti acquista presto una sua personalità sia nella scelta dei soggetti che nella loro rappresentazione.
Come spesso accade, dopo la sua morte nel 1942, la figura di Tina Modotti fu per molti anni dimenticata. Fino al 1977, data in cui il Moma di New York le dedicò un’importante retrospettiva che segnò la riscoperta della sua’opera confermandole il ruolo di grande protagonista del XX secolo.
Ne parliamo con il curatore Riccardo Costantini.
L’intervista
Riccardo Costantini, nato nel 1978, operatore culturale per Cinemazero, Le voci dell’inchiesta e Le Giornate del Cinema muto, ha insegnato “Didattica degli audiovisivi” presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Trieste, curatore di pubblicazioni monografiche sul cinema (Fellini, Bergman, Resnais, Losey, Moretti, Kezich, Pasolini…) e di saggi in volumi collettanei, ha tenuto conferenze in Italia e all’estero su temi legati all’audiovisivo.
Curatore di mostre fotografiche in Italia e all’estero (Pasolini, Tina Modotti, Tarkovskij…) e dei relativi cataloghi, si occupa anche di cinema documentario, sia sul versante autoriale che produttivo/ distributivo.
Cura progetti editoriali ed espositivi di singoli autori e collettivi.
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In questa puntata scopriamo la nuova linea Instax insieme a Davide Santini di Fujifilm!
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In questa puntata scopriamo la GFX100 II insieme a Riccardo Scotti, Product Manager di Fujifilm!
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Dal 13 settembre al 6 ottobre 2023, Terre des Hommes presenta presso lo Spazio Extra MAXXI di Roma la mostra Straordinarie. Protagoniste del presente con le fotografie di Ilaria Magliocchetti Lombi. Più di cento ritratti e voci di donne italiane, provenienti da molteplici ambiti della società contemporanea, testimoniano tanti modi diversi e tutti possibili di affermarsi e realizzare le proprie ambizioni nonostante e oltre pregiudizi e discriminazioni.
Ne parliamo con la curatrice, Renata Ferri, giornalista, fotografa, produttrice; con lei ripercorriamo non solo i temi della mostra ma anche quanto la fotografia possa ancora narrare con forza e con grazia le grandi storie della realtà che ci circonda.
L’intervista
Giornalista, dal 2005 Renata Ferri è caporedattore photoeditor di iO Donna, il femminile del Corriere della Sera. Dal 2010 al 2018 ha ricoperto lo stesso ruolo anche per Amica, il mensile femminile di Rcs Mediagroup.
Dal 1991 al 2005 ha diretto la produzione fotografica di Contrasto. Insegna in scuole di fotografia e corsi specialistici dedicati. Ha partecipato a numerose giurie italiane e internazionali, incluse due edizioni del World Press Photo (2011 e 2012). Dal 2010 al 2015 ha tenuto blog di storie fotografiche su ilpost.it
Cura progetti editoriali ed espositivi di singoli autori e collettivi.
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Nel mio lavoro è fondamentale lo stato d’animo interiore, la distanza, il silenzio, l’ombra, la memoria e le dissonanze, voci che arrivano da lontano e rimangono impresse nei miei scatti
Scopriamo insieme il delicato, consapevole e profondo lavoro che Davies Zambotti mette in ciascuna delle sue opere sempre a cavallo tra fotografia e cinema.
L’intervista
DAVIES ZAMBOTTI è una Regista/ Fotografa che ha lavorato in molti set cinematografici, tra cui “Sorelle Mai” di Marco Bellocchio, “I Galantuomini” di Edoardo Winspeare, “The International” di Tomy Tykwer.
Attraverso i suoi lavori personali, ricerca e analizza l impossibilità della certezza umana, utilizzando il video e la fotografia come un microscopio, una lente con cui poter osservare le ombre fra gli interstizi del quotidiano.
Dopo il Liceo Artistico ha studiato Pittura presso l’accademia “Albertina” di Torino,
Regia e Produzione Audio/ Video a Milano e partecipato ad una Masterclass tenuta da Marco Bellocchio.
Lavora fra Torino e Milano.
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Dal 21 giugno al 6 settembre 2023, presso l’Appartamento dei Principi a Palazzo Reale, è possibile visitare la mostra gratuita Mario Dondero. La libertà e l’impegno, promossa da Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale, in collaborazione con l’archivio Mario Dondero, con la curatela di Raffaella Perna.
Proprio con lei parliamo non solo della mostra, ma anche della straordinaria vita ed opera di Mario Dondero
L’intervista
Raffaella Perna insegna Storia dell’arte contemporanea all’Università di Roma La Sapienza. I suoi studi si sono concentrati sui legami tra arte e fotografia nel XIX e XX secolo, sui rapporti tra arte e femminismo e più in generale sul contributo delle donne nell’arte, la fotografia e la critica d’arte in Italia e in Nord America. Un ulteriore filone di ricerca ha riguardato la neoavanguardia a Roma tra la fine degli anni Cinquanta e i Settanta. Dal marzo 2022 è responsabile del progetto “Network Inter-universitario” promosso da La Fondazione Quadriennale di Roma, volto a favorire i rapporti tra l’istituzione e le università. È responsabile di unità del progetto PRIN 2020 Italian Feminist Photography (PI Federica Muzzarelli, Università di Bologna) e fa parte del Centro di ricerca FAF – Fotografia, arte, femminismo, che afferisce all’Università di Bologna. È autrice dei libri: Piero Manzoni e Roma (Electa, 2017), Pablo Echaurren, il movimento del ‘77 e gli indiani metropolitani (2016), Arte, fotografia e femminismo in Italia negli anni Settanta (2013), Wilhelm von Gloeden (2013), In forma di fotografia (2009). È nel comitato editoriale della rivista scientifica “Arabeschi. Rivista di Studi su letteratura e visualità” (Fascia A) e nel comitato di redazione della rivista scientifica “PianoB” (Fascia A). Dal 2018 dirige la collana editoriale “Quaderni della Fondazione Echaurren Salaris” pubblicata da Postmedia Books, Milano. Tra il 2019 e il 2021 è curatrice della rubrica “Arte e femminismi” edita dalla rivista “Flash Art” (Milano). Ha curato e co-curato numerose mostre in spazi pubblici e privati, tra cui: Ketty La Rocca. Se io fotovivo (Camera, Torino con M. Poggi); The Unexpected Subject 1978 Art and Feminism in Italy (Frigoriferi Milanesi, 2019, sponsor Dior), L’altro sguardo. Fotografe italiane 1965-2018 (Triennale di Milano e Palazzo delle Esposizioni, Roma, 2016, 2018), Ketty La Rocca (2018, PAC di Ferrara); Grandi fotografia a 33 giri (Auditorium Parco della Musica, Roma 2012).
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Durante il weekend inaugurale abbiamo avuto modo di visitare le numerose esposizioni dell’edizione 2023 del Cortona On The Move e cerchiamo di raccontarvi in breve un po’ tutti i temi, gli artisti, le impressioni che abbiamo avuto, confermando ancora una volta il ruolo importante che ormai ha assunto da anni questo Festival nel panorama internazionale.
Il Festival
Il Cortona On The Move è un festival internazionale di fotografia che si tiene ogni anno a Cortona, in Toscana. Il festival è stato fondato nel 2010 dall’Associazione Culturale Onthemove ed è dedicato alla fotografia di viaggio, al reportage e alla fotografia d’autore.
Il festival offre una varietà di eventi, tra cui mostre, proiezioni, workshop, incontri con fotografi e giornalisti, conferenze e premi. Le mostre sono ospitate in diversi luoghi della città, tra cui la Fortezza del Girifalco, Palazzo Baldelli e la stazione di Camucia.
Il Cortona On The Move è un evento importante per la fotografia italiana e internazionale. Il festival offre l’opportunità di vedere il lavoro di alcuni dei più importanti fotografi del mondo e di conoscere le ultime tendenze della fotografia. Il festival è anche un luogo di incontro e confronto per appassionati di fotografia, professionisti e studenti.
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Il nostro podcast dal 2010 ha ospitato fotografi di diversa fama, dai grandi nomi agli emergenti.
La missione di Discorsi Fotografici, da sempre, è proprio quella di dar voce a chiunque sappia raccontare di fotografia, di espressione, di passione per le storie importanti.
Alcuni grandi nomi hanno comunque sempre fatto parte della nostra lista desideri ed uno di questi era quello di Steve McCurry
Grazie a Eolo Perfido ed Antonella Catanese, durante una recente, calda, domenica romana siamo riusciti a coronare questo sogno avendo avuto la possibilità di passare parecchio tempo insieme al fotografo della “ragazza afgana”.
Non solo intervista quindi ma anche momenti di convivialità che meglio ci hanno fatto conoscere il carattere gentile, l’umanità e la professionalità di un uomo che ha segnato la storia della fotografia e l’ha cambiata per sempre.
L’intervista
Steve McCurry è tra i più famosi fotografi a livello internazionale. È noto per i suoi straordinari ritratti e reportage realizzati in tutto il mondo, con un’attenzione particolare all’Asia. McCurry ha una carriera di successo che si estende per oltre quattro decenni, ed è considerato uno dei fotografi più influenti del nostro tempo.
Uno dei suoi lavori più celebri è l’iconica fotografia della “Ragazza afgana”, scattata nel 1984 in un campo profughi in Pakistan durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan. Questo ritratto ha ottenuto un’ampia visibilità ed è diventato uno dei simboli più riconoscibili del conflitto e dell’oppressione delle donne.
Le sue fotografie sono state pubblicate su molte riviste internazionali, tra cui National Geographic, e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo lavoro. McCurry ha anche pubblicato diversi libri fotografici, tra cui “The Unguarded Moment”, “South Southeast”, “In the Shadow of Mountains” e “India”.
Steve McCurry ha dimostrato un impegno costante nel documentare la condizione umana e nel raccontare storie attraverso la fotografia. Il suo lavoro continua a ispirare fotografi e spettatori di tutto il mondo, offrendo un’opportunità di riflessione e comprensione sugli aspetti più profondi dell’esperienza umana.
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La 13° edizione di Cortona On The Move ci presenta quest’anno 30 grandi protagonisti della fotografia nazionale e internazionale, oltre ad esperti, giornalisti e appassionati da tutto il mondo. Larry Fink, Massimo Vitali, Dana Lixenberg, Chauncey Hare, Marco Garofalo, Irina Werning, Fabiola Ferrero sono solo alcuni dei nomi dei fotografi a cui saranno dedicate le 26 mostre allestite tra il centro storico, la Fortezza medicea del Girifalco e la “Stazione C”, accanto alla stazione ferroviaria di Camucia-Cortona.
Ne parliamo con Veronica Nicolardi e Paolo Woods, rispettivamente direttrice e direttore artistico del Festival
L’intervista
Veronica Nicolardi è da due anni la direttrice del Cortona On The Move dopo esserne stata parte integrante da più di 8 anni in qualità di Project Manager.
Paolo Woods, direttore artistico del festival Cortona On The Move, è un fotografo, regista, curatore e insegnante. Lavora principalmente su progetti a lungo termine che combinano la fotografia con il giornalismo investigativo. È fotografo collaboratore del National Geographic e il suo lavoro viene regolarmente pubblicato in tutto il mondo da riviste come Time, Le Monde, Geo, Internazionale, Newsweek, ecc.
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Nel corso degli ultimi vent’anni, abbiamo assistito a un’enorme crescita nella produzione di fotografie, resa più accessibile dalla semplicità degli strumenti e affascinante grazie all’attrazione dei social media. Tuttavia, abbiamo perso l’abitudine di creare e collezionare album fotografici, sia nel contesto vernacolare che in quello professionale e artistico, dimenticando a volte di celebrare le nostre creazioni.
Fortunatamente, ci sono ancora eventi che ci ricordano quanto sia meravigliosa la fotografia su carta, come avviene nell’ambito dell’OASIS Photocontest Roero 2023. Questo concorso internazionale di fotografia naturalistica, giunto alla sua 15ª edizione, conta sulla partnership di Fujifilm. La mostra che ne deriva è attualmente ospitata presso il Castello Roero di Monticello d’Alba e rimarrà aperta al pubblico fino al 30 luglio.
L’intervista
Felice Ucchino è Product and Sales Manager e CLP & Printing Solution di Fujifilm Italia, con lui a Roero abbiamo parlato di stampa fotografica e di quanto sia importante non fermarsi allo scatto in digitale.
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Sabine Weiss (1924-2021) è una delle principali rappresentanti della corrente del dopoguerra che in Francia viene abitualmente definita “la fotografia umanista” e di cui fanno parte fotografi come Robert Doisneau, Willy Ronis o Edouard Boubat.
Reportage, illustrazione, moda, pubblicità, ritratto d’artista, lavoro personale: Sabine Weiss ha approcciato tutti gli ambiti della fotografia come una sfida, un pretesto d’incontro e di viaggio, un modo di vivere e di espressione di sé. Questa retrospettiva a cui l’autrice ha dato il proprio contributo fino al suo ultimo respiro, testimonia la passione di una vita e mette in luce le dominanti di un’opera in empatia costante con l’essere umano.
L’intervista
Virginie Chardin è una curatrice freelance che si occupa di storia della fotografia. Ha curato le seguenti mostre: Willy Ronis a Parigi e Parigi a colori, dai fratelli Lumière a Martin Parr al Municipio di Parigi; Immagini di una capitale al Folkwang Museum di Essen; Denis Darzacq al Pavillon Carré de Baudoin; Pierre de Fenoÿl, una geografia immaginaria e Sabine Weiss al Jeu de Paume-Château de Tours; Antonin Personnaz al Museo delle Belle Arti di Rouen. È stata responsabile di progetti al Museo Nicéphore-Niépce, responsabile dei premi dei Rencontres d’Arles e delegata del Mese della Fotografia di Parigi. Ha scritto i libri fotografici Séeberger Frères, Ernst Haas e Sabine Weiss.
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Sperimentare, in una continua ricerca di ciò che non è immediatamente visibile all’occhio, è sempre fonte di grande meraviglia, come dimostrano le opere di Chiara Dondi.
Nella ricerca incessante che anima la pratica di Chiara il corpo svolge un ruolo chiave: racconta, traccia, scrive storie e microstorie, e la sua rappresentazione, che in questo caso è di un corpo “altro”, diventa strumento privilegiato per conoscere meglio il proprio, di corpo; come lo percepisce chi lo abita, e come viene percepito da chi ci si avvicina. Un esercizio di empatia che rende il lavoro di Chiara intrinsecamente contemporaneo e necessario, discostandosi dalla fiumana di immagini che esibisce corpi nudi senza profondità, e rendendo, tramite l’intervento diretto sulle fotografie, i suoi corpi parlanti.
L’intervista
Chiara Dondi è una fotografa di cinema con sede nel nord Italia.
Interessata alla pittura fin da bambina, durante gli anni accademici a Firenze ha scoperto la fotografia.
Tutta la sua produzione cerca di combinare la fotografia cinematografica con il suo passato di pittrice.
Dopo lo sviluppo, ogni foto viene accuratamente dipinta a mano con acquerelli.
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Il cielo notturno è diventato una tela sporca e sconosciuta a causa dell’illuminazione artificiale. La maggior parte delle persone non ha mai visto la Via Lattea, e in molte città, la maggior parte delle stelle è invisibile a occhio nudo. La luce blu emessa da luci pubbliche, finestre, lampioni e fari a LED danneggia l’ecosistema notturno e disturba il ciclo circadiano umano, favorendo l’insorgere di malattie come il cancro, il diabete e la depressione. Gli epidemiologi considerano la scomparsa della notte un fattore di rischio, equiparabile all’inquinamento, all’alcol e al fumo. Il Parlamento europeo chiede di ridurre l’uso della luce artificiale esterna entro il 2030. Anche nello spazio, i satelliti per le telecomunicazioni creano ostacoli per gli astronomi. La vita naturale è gravemente colpita, con gli uccelli migratori che deviano dalla rotta, le piante che non riconoscono più l’inizio dell’inverno e molti insetti a rischio di estinzione. Protege Noctem è un progetto che documenta gli sforzi di scienziati e cittadini per contrastare la scomparsa della notte e proteggere la sua biodiversità.
Ne abbiamo parlato con l’autore, Mattia Balsamini, durante le giornate inaugurali del Festival Fotografia Europea di Reggio Emilia
L’intervista
Nato a Pordenone, Mattia Balsamini si è trasferito a Los Angeles nel 2008, dove ha iniziato gli studi al Brooks Institute. Nel 2010 ha iniziato a lavorare presso lo studio di David LaChapelle come assistente di studio e archivista. Nel 2011, dopo aver conseguito la laurea con menzione d’onore, è tornato in Italia. Insegna fotografia all’Università IUAV di Venezia e fotografa ampiamente la tecnologia e le sue implicazioni sociali, concentrandosi sul lavoro come fattore di identità. Nel corso degli anni ha realizzato progetti personali ed editoriali in collaborazione con istituzioni come il MIT, la NASA, la Charitè University di Berlino e l’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Zurigo. Il suo lavoro è stato esposto alla Triennale di Milano, al MAXXI, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e all’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco.
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Grande Padre è un progetto nato dall’incontro tra gli sguardi sull’Albania del giornalista Christian Elia e della fotografa Camilla De Maffei, entrambi impegnati da anni a raccontare un paese vicino e allo stesso tempo troppo lontano nell’immaginario degli italiani. Grande Padre nasce per riflettere su quanto resta degli anni del regime nei comportamenti, nella quotidianità, nella memoria degli albanesi.
Nel dicembre del 1990, lentamente, iniziava la fine di un sistema che, dal 1945, aveva pervaso le vite di un popolo intero. Quanto di quei segni, di quegli strati resta ancora oggi nell’Albania che corre veloce – a volte freneticamente – verso un’idea di futuro in continua mutazione?
L’intervista
Dal suo sito web
Sono nata a Cles (Italia) nel 1981.
La mia pratica fotografica combina un approccio documentaristico con narrazioni personali, che non mirano a illustrare e descrivere letteralmente, ma piuttosto a interpretare attribuendo nuovi significati agli elementi quotidiani.
Dal 2009 ho concentrato il mio lavoro personale nei Balcani, con particolare attenzione alla Bosnia Erzegovina, alla Romania e all’Albania. In molti dei miei progetti a lungo termine il mio obiettivo è stato quello di osservare questi territori da un punto di vista emotivo, culturale e geopolitico e di esplorare e mettere in relazione i concetti di identità, memoria e paesaggio.
Combino i miei progetti personali con incarichi e commesse editoriali.
Dal 2011 insegno fotografia. Sono specializzata nel tutoraggio di progetti a lungo termine e tengo anche corsi di storia della fotografia, teoria dell’immagine ed estetica.
Sono cofondatrice ed insegnante di El Observatorio, uno spazio con sede a Barcellona dedicato alla creazione fotografica, un laboratorio didattico specializzato in fotografia e narrazione visiva.
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Andrea Falcon, fotografo e giornalista professionista, ha seguito Mario Appignani, detto Cavallo Pazzo, per tutto il 1994. Il suo lavoro è stato di recente pubblicato nella mostra Cavallo Pazzo / Mario Appignani – Frammenti di una Vita Underground, che intende riscoprire la figura di Mario Appignani e restituire la complessità del personaggio: attivista radicale, indiano metropolitano, invasore di piazze e stadi, sabotatore televisivo, scrittore di denuncia sociale, sodale di Pasolini, outsider picaresco e sentimentale, presenza trasversale nei territori della politica e dell’underground, leader di se stesso ma protagonista dimenticato della vita pubblica italiana, morto a soli 41 anni nel 1996 a Roma.
L’intervista
Dal suo sito web:
Ho iniziato a fotografare per gioco da ragazzo, con le macchine fotografiche che trovavo in casa. L’interesse e la ricerca si sono aggiunte nel 1986, quando ho iniziato a frequentare un circolo amatoriale del mio quartiere (Associazione Fotografica Tempo Reale) con la mia prima reflex. Con i miei nuovi amici ho scoperto il piacere di esporre le mie fotografie in mostre collettive o individuali e di partecipare ai concorsi.
Nel 1989 ho provato la soddisfazione di pubblicare le fotografie sui giornali. Ho iniziato a collaborare con il periodico Partire del Centro Turistico Studentesco e con la rivista di settore Fare Vela. Con quest’ultima ho cominciato a scrivere articoli, in principio solo per i servizi realizzati con le mie foto, diventando anche giornalista professionista. Per altri vent’anni, fino al 2013, ho lavorato esclusivamente per Il Giornale della Vela, collaborando occasionalmente con altri periodici tra cui L’Espresso, Album di Repubblica, No Limits, Viaggiare, Barche a Motore, Arte Navale, Buon Viaggio, Chi, TV Sorrisi e Canzoni, Class.
Per la vela e il mare ho seguito storie di ogni genere, dalle Olimpiadi alla Coppa America, dalle cronache locali in Italia ai campionati del mondo, coprendo eventi in Nuova Zelanda, Australia, Brasile, Stati Uniti, Barbados, Martinica, Portogallo, Spagna, Francia, Germania, Gran Bretagna, Svezia, Malta, Svizzera, Croazia, Grecia, Qatar, Tunisia, Senegal, Sudafrica e Bermuda.
La libera professione avviata nel 2014 è stata l’occasione per riprendere il viaggio nella fotografia che avevo iniziato anni prima, ma che avevo interrotto per dedicarmi principalmente al fotogiornalismo nel mondo del mare. La partecipazione alla WSP Masterclass 2014-2015 di Fausto Podavini, Giovanni Cocco e Paolo Marchetti, mi ha spinto ad allargare il mio interesse anche verso altre tematiche. Con il rinnovato linguaggio del reportage ho iniziato a lavorare con alcune ONG in Libano e in Nepal e a intraprendere progetti personali. La vela continua a essere una grande fonte d’ispirazione dei miei lavori, che sono stati pubblicati anche al di fuori delle riviste di settore come su 7 del Corriere della Sera, D di Repubblica, Riders, Undici, In Movimento, oltre che suoi quotidiani La Stampa, Il Secolo XIX e Il Messaggero.
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Quanto è importante la fotografia nella risoluzione di casi giudiziari, delitti e crimini anche a distanza di anni? Ne parliamo con uno dei più importanti giornalisti di inchiesta in Italia: Fabrizio Peronaci, direttore della sezione di Roma del Corriere.it. Con lui scopriremo che la fotografia non è solo un corredo fattuale ma anche fonte di ispirazione per l’apertura di nuove piste quando non per la risoluzione vera e propria del caso. Ripercorreremo alcuni grandi misteri che hanno visto e vedono come sfondo la città di Roma, con un particolare riferimento al lungo caso legato alla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori ed ai recenti sviluppi.
L’intervista
Laureato in Scienze politiche e giornalista professionista, Fabrizio Peronaci lavora dal 1992 al Corriere della Sera, nella sede di Roma, dove è caposervizio e si occupa di inchieste e multimedialità. Ha seguito, prima da cronista di nera e poi da responsabile del settore, i principali gialli ambientati nella Capitale. Considera un’informazione libera e coraggiosa pilastro essenziale di una democrazia. Nelle sue indagini, predilige le fonti dirette rispetto a quelle istituzionali. Ha pubblicato Mia sorella Emanuela (con Pietro Orlandi, 2011), Il Ganglio (2014), La Tentazione (2017) e Il figlio della colpa (2018). Ha creato un gruppo Facebook “Giornalismo investigativo by Fabrizio Peronaci” per aggiornare familiari e lettori sull’evoluzione dei casi seguiti. È l’autore di Morte di un detective a Ostiense e altri delitti. 1990-2000: 13 casi irrisolti nei quartieri di Roma e Il collezionista di ossa della Magliana e altri delitti, primi due volumi della collana “Fattacci di Roma” di Typimedia Editore. Di recente ha pubblicato “Il crimine del secolo. L’attentato al papa e i casi irrisolti della ragione di Stato” con Fandango Libri
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In occasione della prima edizione del festival che si pone come obiettivo quello di promuovere l’utilizzo dell’immagine e della fotografia per sensibilizzare al mondo della fotografia contemporanea, abbiamo avuto il piacere di ospitare tre importanti fotografi che terranno workshop e conferenze durante la manifestazione. Per maggiori informazioni ecco il link ai workshop di cui si parlerà in questa puntata.
Dal 2 al 11 giugno 2023.
L’intervista
Ivana Galli:
Musicista, fotografa, e scultrice – nasce a Venezia e ha quale forma d’espressione elettiva la fotografia, mestiere che inizia ad apprendere fin da giovanissima nel laboratorio fotografico del padre, ma nel suo percorso ha avuto modo di sperimentare nei più diversi campi dell’espressione artistica.
Ha nelle sue creazioni ben presente la lezione di ciò che di classico vi era da apprendere e di tutte quelle sottili trame compositive che rendono un’opera complessa ma al tempo stesso accessibile anche a chi non dispone dei necessari mezzi di lettura di quello che, molto genericamente, si intende quale arte contemporanea. Le sue opere non sfuggono all’astrattismo o all’essenzialità del segno o della plasticità, semplicemente riconoscono l’intrinseca bellezza di ciò che vi è rappresentato, mostrandolo senza timore o reverenza alcuna.
Vive e opera in provincia di Vicenza.
Andrea Burla:
Sul finire degli anni novanta, dopo diversi anni di fotografia astronomica, decise che era giunto il momento di trovare nuovi stimoli e dedicarsi a nuove avventure.
A partire dagli anni duemila una collaborazione con Fujifilm Italia ha permesso ad Andrea di potersi dedicare alla fotografia di paesaggio in maniera seria ed organizzata, realizzando viaggi fotografici, prove e recensioni, compresa l’organizzazione di eventi promozionali nazionali che di fatto hanno segnato l’inizio dell’attività divulgativa.
Successivamente ha avuto l’opportunità di poter condividere i suoi lavori anche con importanti riviste del settore: Landscape Photography Magazine, Digital Photographer Italia, Fotografare, ecc.
La fotografia paesaggistica è la sua grande passione perché gli consente di rimanere a stretto contatto con la Natura e di far provare quella sensazione di libertà, a tu per tu con la meraviglia che sta per riprendere; è un tipo di fotografia che ti costringe ad amministrare le condizioni che trovi sul momento, a pianificare attentamente, a studiare il territorio e, con un pizzico di fortuna, a portare a casa “lo scatto”.
Narrare e descrivere un luogo attraverso immagini di paesaggio è sempre alla base dei suoi progetti, porsi di fronte ad uno scenario naturale significa rallentare, fermarsi e concentrarsi sull’essenza del luogo, cercare di percepirne le sfumature, le sensazioni e trasferirle nelle immagini.
Official Photographer NISI Filters.
Enzo Dal Verme:
Attualmente residente a Milano, Enzo Dal Verme lavora nel settore fotografico da oltre 20 anni. I suoi lavori sono stati pubblicati su Vanity Fair, l’Uomo Vogue, Vogue Sport, Panorama, Marie Claire, Glamour, GQ, Gioia, Grazia, Flair, Amica, D di Repubblica, l’Espresso, The Times, Madame Figaro, Elle, Class, Max e molte altre riviste.
Dice di se: Sono un fotografo italiano, pubblicitario ed editoriale, ispirato dalla magia delle persone. Il ritratto è la mia passione e, anno dopo anno, l’ho esplorato in molte delle sue declinazioni. Lungo la strada, anche la moda e il reportage mi hanno tenuto molto occupato. Uno dei privilegi dell’essere fotografo è quello di poter fotografare una varietà di cose diverse: Mi sono divertito a fotografare anche l’interior design, lo still life e il cibo vegano, ma la mia passione è sicuramente quella di creare immagini d’impatto delle persone.
Scattare ritratti è il mio modo di indagare la realtà, ogni volta che fotografo qualcuno finisco anche per conoscere un po’ meglio me stesso. Potrei dire che guardo i soggetti dei miei ritratti come se stessi guardando me stesso espresso in una forma diversa. Siamo diversi, ma non così diversi…
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Biba Giacchetti ha curato il progetto “Muholi. A Visual Activist” in mostra al Mudec di Milano fino al 30 luglio 2023, attraverso cui porta in Italia una selezione di oltre 60 immagini, e 10 anni di lavoro introspettivo e fortemente impegnato a indagare e sostenere i diritti umani e, in particolar modo, quelli delle comunità LGBTQIA+.
La selezione speciale di oltre 60 autoritratti in bianco e nero, accuratamente scelti per il Mudec, trasmette messaggi indelebili. Per Zanele Muholi, la macchina fotografica diventa un’arma di denuncia e, allo stesso tempo, di salvezza, che decide di puntare su di sé. La bellezza delle composizioni e l’assoluto talento dell’artista sono solo mezzi per affermare la necessità di esistere, la dignità e il rispetto che spettano ad ogni essere umano, indipendentemente dalla scelta del partner o dal colore della pelle, e dal genere con cui si identifica. La sua arte investiga in modo instancabile temi come il razzismo, l’eurocentrismo, il femminismo e le politiche sessuali.
L’intervista
Biba Giacchetti, è stata nostra ospite già tre anni fa. In quella occasione abbiamo avuto il piacere di conoscere il suo lavoro di curatrice e l’agenzia Sudest47. Grazie a lei, in Italia, abbiamo imparato ad apprezzare i lavori fotografici di Steve McCurry, Elliot Erwitt, Tina Modotti, solo per citarne alcuni.
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Al Festival Fotografia Europea di Reggio Emilia abbiamo avuto l’onore ed il piacere di intervistare Walter Guadagnini, uno dei tre direttori artistici. Sentiamo dalle sue parole cosa significa questa iniziativa ormai consolidata a livello internazionale e quali sono i temi e le emozioni che ci attendono a Reggio Emilia fino al 11 giugno 2023!
L’intervista
Dal sito Camera:
Walter Guadagnini è da anni attivo sulla scena nazionale e internazionale attraverso un’attività che spazia dall’insegnamento alla scrittura all’organizzazione e alla cura di mostre. È titolare della cattedra di Storia di Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove insegna dal 1990. Ha pubblicato con Zanichelli il libro Una storia della fotografia del XX e del XXI secolo nel 2010 ed è ideatore e curatore di una collana di storia della fotografia edita da Skira in 4 volumi dal 2011 al 2014, dal titolo La Fotografia.
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Il Direttore Artistico del Photofest, Osvaldo Sponzilli, ci presenta le numerose iniziative di questa prima edizione del festival che si pone come obiettivo quello di promuovere l’utilizzo dell’immagine e della fotografia per sensibilizzare al mondo della fotografia contemporanea. La manifestazione prevede diversi eventi per stimolare l’interesse per la fotografia, tra cui workshop rivolti a fotografi amatoriali e professionisti, talk su temi di attualità legati alla fotografia, maratone fotografiche e incontri su tecniche fotografiche dimenticate.
Dal 2 al 11 giugno 2023.
Al centro della manifestazione sarà il “Trevignano Photo Challenge: Ambiente, Natura e Salute”.
Il progetto si inserisce nella settimana in cui si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente (5 giugno), la più grande piattaforma globale per sensibilizzare il pubblico ambientale, celebrata da milioni di persone in tutto il mondo.
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La tua storia in un rullino: 7 fotografi di 7 città realizzano il loro progetto su pellicola. Questo è 36 shots about, organizzato da Perimetro e Lomography, una open call che invita i fotografi di tutta Italia a raccontare una storia attraverso la fotografia analogica in un viaggio libero e personale di 36 scatti.
I fotografi selezionati avranno a disposizione 1 rullino Lomography 35mm e due mesi di tempo per dare vita al proprio racconto su pellicola.
L’intervista
Melissa Peritore e Ludovica Zen di Lomography ci raccontano la Open Call ed anche la storia della famosa azienda austriaca specializzata in fotografia analogica che si definisce “la figlia più ribelle della Fotografia, mossa da fiera passione e bruciante curiosità”
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Il lavoro di redazione e di photo editing deve allo stesso tempo conservare l’opera ed il linguaggio del fotografo ed adattarsi alle esigenze narrative richieste dal proprio giornale. Rosy Santella, photo editor di Internazionale, ci racconta l’intenso ed avvincente lavoro di selezione e preparazione delle immagini a corredo di un articolo in questa recente intervista.
L’intervista
Rosy Santella è photo editor di Internazionale dal 2010. Sul settimanale cura la sezione Portfolio, dedicata alla pubblicazione di reportage stranieri e italiani. Sul sito si occupa della segnalazione di progetti editoriali ed espositivi, e scrive sul blog Flash di libri, mostre e produzioni indipendenti. Dal 2016 è docente di editing nella Masterclass dell’associazione di fotografia Wsp di Roma, un percorso annuale di alta formazione per fotografi. Collabora con fotografi per la realizzazione di libri, produzioni editoriali e la partecipazione a concorsi e borse di studio.
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Con Alessandro Cristofoletti, fotografo trentino, ci interroghiamo sui rapporti tra soggetto e realtà circostante, sul divenire dei luoghi trasformati dalla presenza umana e sull’accettazione dell’imperfezione che permea le nostre esistenze, sia umane che soprattutto dal punto di vista della natura che ci circonda.
L’intervista
Dal sito ufficiale:
Sono un fotografo e scrittore italiano. Il mio approccio alla fotografia è avvenuto nel 2008, quando mi sono laureato in Scienze dei Beni Culturali all’Università di Trento, diventando poi autore di testi e immagini.
Il mio interesse è incentrato sui processi di costruzione delle relazioni. Ogni elemento, sia esso naturale o architettonico, individuale o collettivo, è causato o influenzato da ciò che gli sta accanto. Sono le relazioni tra le cose, oltre che le cose stesse, a costituire le fondamenta di sistemi complessi come i paesaggi, i contesti sociali e il tessuto urbano.
La mia ricerca parte da qui. Mi avvicino a ogni soggetto osservando il dialogo e i conflitti che instaura con l’ambiente circostante, ascoltando e ponendo domande che mi guidano nella composizione non solo dello scatto, ma anche della struttura narrativa in cui inserirlo.
Ogni mio progetto ha al centro una storia che rappresenta ciò che spesso si trova al di fuori o al di qua dell’inquadratura: tensioni e distensioni, punti di contatto e attrito tra soggetti che convivono e interagiscono all’interno della stessa realtà.
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L’intervista ad Enzo Dal Verme ci porta ad andare oltre l’oggetto e lo scopo della fotografia, per riflettere sul continuo divenire dell’esistenza catturato negli istanti in cui l’otturatore si apre e si chiude, restituendoci solo una parte del tutto e creando l’esigenza di andare sempre oltre ciò che vediamo.
L’intervista
Dal sito ufficiale:
Attualmente residente a Milano, Enzo Dal Verme lavora nel settore fotografico da oltre 20 anni. I suoi lavori sono stati pubblicati su Vanity Fair, l’Uomo Vogue, Vogue Sport, Panorama, Marie Claire, Glamour, GQ, Gioia, Grazia, Flair, Amica, D di Repubblica, l’Espresso, The Times, Madame Figaro, Elle, Class, Max e molte altre riviste.
Dice di se: Sono un fotografo italiano, pubblicitario ed editoriale, ispirato dalla magia delle persone. Il ritratto è la mia passione e, anno dopo anno, l’ho esplorato in molte delle sue declinazioni. Lungo la strada, anche la moda e il reportage mi hanno tenuto molto occupato. Uno dei privilegi dell’essere fotografo è quello di poter fotografare una varietà di cose diverse: Mi sono divertito a fotografare anche l’interior design, lo still life e il cibo vegano, ma la mia passione è sicuramente quella di creare immagini d’impatto delle persone.
Scattare ritratti è il mio modo di indagare la realtà, ogni volta che fotografo qualcuno finisco anche per conoscere un po’ meglio me stesso. Potrei dire che guardo i soggetti dei miei ritratti come se stessi guardando me stesso espresso in una forma diversa. Siamo diversi, ma non così diversi…
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