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Cominciare bene la settimana con poesie lette da poeti ed attori. Una alla volta, con testo incluso.
Autore: aa.vv.
Ultimo episodio: 01/04/07 12:41
Aggiornamento: 04/11/23 6:43 (Aggiorna adesso)
2. (28/10/06; 22.41) - Andrea Inglese

È passato molto tempo, da allora è passato, da quando molto altro, molto prima, ne passò, del tempo, lo stesso, troppo, ma diverso, alla finestra, o sui pavimenti, e si aggiunsero, di continuo, il tempo passato di prima, quasi più lento, con quello passato, dopo, ricordando che passa, e pioggia, dietro la finestra, che si sposta, passando dentro e fuori, spostando, da allora, da quel medesimo, cosa? giorno, gesto, attimo, mai all'opposto, che fosse invece all'indietro, risalendo, o fermando tutto, seduto su una sedia, e basta, nessuno che si allontani o si avvicini, e silenzio, serrando tutti i suoni, persino i colori, una sola calma, ma già c'è stato, c'è stato anche quello, passando via, da allora, come un altro, come un'altra volta, come un fesso, a passare, da allora, è sempre così che passa, da fessi.


Testi di Andrea Inglese da Le circostanze della frase (2007). Musica di Stefano Delle Monache - Volumi.
Canto V - Fabiano Alborghetti

Occorrevano quei riti alla forma di famiglia
allo stato fermo e ricco di famiglia benestante:
il bambino da lasciare nel recinto a piano terra

con lo scivolo ed i giochi, con le bolle in gommapiuma
poi ognuno alla funzione, certi acquisti nel carrello
da riempire in ogni spazio, certe marche che sapeva

esser meglio, come il detto chi più spende meno spende
e l'offerta raccoglieva, il tre per due con il regalo
con il punto che spedito mette in gara all'estrazione.

Occorre molto ripeteva, occorre avere
per sapere che felici non si accade e il prodotto è un senso primo
colma fitto ogni altro smarrimento: è una vita che lavoro

certe cose sono diritto come prendere il prodotto senza il marcio della rogna
senza essere fregati
e chi si fida di quei nomi, i mai sentiti alla tivù?

Poi la fame nominava: niente basta
mentre fuori nel parcheggio tra le auto tutte in fila il carrello accanto e pieno
scaricava nel baule, ogni sporta chiusa bene perché niente si smarrisse

perché nulla andasse perso, fosse preda d'altre mani...

(da Registro dei fragili)
- Silvia Caratti

I

Benedetto sia tu piccolo oscuro boia
che m'hai decapitata nell'affetto,
è così che sono morta e risorta a peggior vita
che a furia di scendere verso il basso
si finisce con il trovare un'altra superficie:
tutti i mondi sono sfere da trapassare.

II

L'addio è un attimo ma interminabile è il viaggio
se non si sa dove andare.
Il viaggio è non arrivare.

III

Ho perso tutte le mappe e le stelle in cielo
che bruciano anche da morte e esplodono
e generano mondi non dicono più niente.

Forse è adesso.
Forse si schiudono i sigilli.
- Alessandro Ansuini

Stessi nell'identico piano io sono noi e io sono una mano
vorresti camuffarti da guanto e indossarmi per la sera?
la televisione ci metterà il dentifricio sullo spazzolino
ci dirà dove dobbiamo andare
le bambine a letto comodamente tagliate a metà
e ripiegate in uno spazio minuscolo
e osserva: non è bellissima questa gabbietta?
Guarda i topi, come vanno sulla ruota
dagli un batuffolo d'ovatta.
Ne faranno nuvole.
L'altare della specie - Maria Grazia Calandrone

Era facile amarla ma era destinata
ad andarsene frettolosamente e insieme ad aderire
a certi preparativi che gli indizi rivelano
meticolosi. Di pomeriggio si prendeva cura del giardino
in silenzio. Non capivamo quello che pensasse, era
tranquilla. Oppure
trafficava su un notes. Tutte le notti ? rivestitosi
l'ultimo cliente ? comprava un dolce per la colazione della madre.

Nell'acqua viaggiano i rifiuti e vengono
trattenuti a intervalli regolari dalla grata sepolta
nel buio e nel silenzio che si formano molti metri sotto
l'aspetto superficialmente aereo dell'acqua
che dipende dall'attardarsi del sole alla sommità come una lacca
democratica, un getto straripante di ottimismo
anche nelle orticaie disossate dall'urto delle fabbriche.
Si chiama strada del canapificio e porta
in una mescolanza di fanghiglia e zolla
resistente all'imprimersi del cascame animale alla centrale
idroelettrica - è un sentimento interrotto, una deriva dei continenti e dei relativi disastri sommersi
nell'isola del corpo che finisce
alla porta del grande casamento: c'è soltanto un custode e controlla
l'andirivieni tra le due parti d'acqua e fiamma serpentina o forse trasmigrazione.

La trovammo in uno strano abbandono
come se tutti scissi i legamenti:
quasi niente dell'acqua del canale
nessun cattivo pensiero
nessuna ironia
non una goccia d'acqua nei polmoni, neppure
diatomee ? il corpo sostenuto da una luce critica
oltre il proprio abbandono - pulsava al sole come in preda a un'estasi.

25 ottobre 2004
- Silvia Molesini

Che la strada è la tessera
oggi che arrivano gli alleati
tessera d'incontro e tessera di scorno
che la strada è mondo e tempo a stento
e varrà quel che vale in quel preciso momento
il fare, il dire

Santo! Santino! Oggi che ti armistiziano
vai su e giù per le vie disamate, ti liquidano
dal preposto esercito, ti arrestano, vai in Algeria
ti arrestano, vai via
hai perso, hai quasi perso, resti tu
con la pelle inaridita, gli occhi bucati
il sudore appiccicante e la bocca cattiva
solo tu a cercare pezzetti di fienile
coperchi alla pioggia, mangime
in casa d'altri, in casa tua, vai
a salvarti.

Che la strada è la gogna
oggi che salgono i malintesi
e vanno a casa loro e fanno uno
per dieci, alla loro distrutta sorte aggiungono
la tua, che la strada è gogna e selciato e
sassolini
la strada sono bambini sfiniti che ti sputano

Santino era il bambino numero tre
gli han fatto un giro intorno ed è sparito.
Signori, su che piangete se
signori, su che piangete

che la strada che ha preso non è quella dei monti
santificata, e non è quella dei fasci e non è quella
del grande mare
ha visto Montecassino sfracellarsi due volte
siccome dovevano filmare
e nuvole a Vinca, mercenari mercenari
dove doveva andare?

Beppe! Bepino! Oggi che lo scavalcano
va su e giù per le vie disarmate, lo smettono
dall'esercizio di patria, lo sequestrano, va nel campo
lo fucilano, va via
ha perso, ha quasi perso, resti però tu
con le palle striminzite, le mani lacere
la schiena rotta ed i piedi stritolati
solo tu a cercare profumo di case
coperchi alla pioggia, mangime
in casa d'altri, in casa tua, vai
a salvarti.
Ipotesi - Alessandro Broggi


I.

I caroselli girano, e noi continuiamo a vedere immagini che non conosciamo ma che cominciamo a riconoscere, a forza di ripetizioni. Se un sentiero battuto passa attraverso una pozza di fango, procedi attraverso il fango: camminare intorno ai bordi aumenterebbe le dimensioni della pozza. Scelgo una donna. La prima volta che la noto, non ha nulla da aggiungere. Il tempo passa.

II.

Non è poi così difficile ripetere le cose. A. fa sul serio quello che dice e quello che fa, finge di scherzare e vive la sua vita (a sentire lei indifferentemente), e ci riesce al cento per cento. Scambiamo i saluti, nient'altro.

III.

Lucidamente aver continuato. Esterno giorno. La trovo che passeggia... lei piace, succede: sa cosa penso. La sua posizione non ha scopi immediati, altrimenti un'esperienza. Un'ipotesi. (Nel frattempo ha continuato a camminare...)



(da Quaderni aperti, raccolta di prossima pubblicazione nel IX Quaderno di Poesia Italiana di Marcos y Marcos, a cura di Franco Buffoni.)
- Biagio Cepollaro

calmati o il cuore ti scoppierà e non è metafora
poetica ma proprio sordo tonfo d'organo
risposta che travalica
domanda e nel vuoto degli occhi
si schianta
ora scrivi come hai sempre fatto
e non scherzare più col fuoco
della vita
o in una di queste mattine la piccola
storia sgangherata e sempre
pronta a rimangiarsi il cielo
finirà tra lo strepito del condominio
non come si chiude un volo
ma come un colpo di tosse

calmati e scrivi: fallo anche ora
in mezzo ai capelli bianchi
fallo come quando eri ragazzo
col terrore negli occhi
fallo anche solo per non crepare
non si tratta più di conoscere
si tratta ora nel pericolo
grande solo di portare a casa
la pelle: non c'è niente in questo
di cui ti devi vergognare: è così
e basta.

e ora che la voce si alza riesci
perfino a vedere nella finestra
di fronte l'onda del mondo
che s'appiana in risacca di pietra
e metallo: senza prodigio non vai
da nessuna parte ché quello
che non ti fu dato all'inizio
non cesserà mai di mancare

e lo hai sempre saputo di andare
storto nel mondo come uno
che anche correndo lo fa
con una corda al collo: ora
non dare strappi: fa colazione
fatti la barba siediti pure
ma fallo lentamente senza la stretta
non è colpa di nessuno se la voce
che ti dai è la sola che in piedi ti tiene

*
ora ti tocca prendere
questo dolore rancido
e portartelo ovunque
con te: puzza, certo,
come ogni cosa che viva
è andata a male senza
per questo sparire
ma non hai scelta:
è roba umana comunque

pensa che ognuno c'ha
qualcosa nascosta
del genere da qualche
parte e come te è fresco
di scoperta o peggio
morirà senza averlo mai
saputo

e pensa anche che all'aria
il sapore rancido
si seccherà
e un bel giorno per via
farai finta che quella
muta non ti appartiene:
tirerai dritto
come se il verme
fosse di un altro

quello che ti tocca
ora
è tenerti una tristezza
in più
come ad un certo punto
uno accetta gli anni
che ha
e si sente la faccia
più calda e pesante
come se appunto
fosse passato del tempo
a dispetto delle ridicole
mosse che faceva
per restare in quella buca
dove una volta
era caduto

ora lo sai che se non esci
è perché hai imparato
a giocare
non importa con che
pur di restare:
hai fatto il morto
insomma
per non morire

e adesso che sei fuori
a metà
senti come normalmente
il mondo sia lontano
ed è giusto così:
ognuno parla davvero
se lo fa
dal chiodo
che un bel giorno
l'ha fissato

altrimenti è tanto per fare
altrimenti è solido teatro

(da Lavoro da fare, 2006)

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